2018-1 Oratorio di Anghiari

Page 1

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI FEBBRAIO - MARZO 2018

N. 1

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Sommario

In copertina - Personaggi anghiaresi Alipio Ricceri*

Alipio Ricceri.............................................................. La vita... stampata (editoriale)..................................... Calendario liturgico feb-mar 2018.............................. Acqua Santa - Stazioni Quaresimali............................ Orario S. Messe prefestive e festive............................ Montauto (ft) - Festa per Valeria................................. Mercato del Ceppo - Indifferenziata............................ La galaverna - Classica Valtiberina............................. La tranquillità (vignetta), I migliori anni.................... Chiesa di S. Agostino in Anghiari............................... Le vostre offerte per il 2018........................................ La ‘resa’ dell’olio - Scuola di Viaio............................ Incontro con il Sindaco............................................... Concerto di Natale- Notizie da Monterchi.................. I Re Magi a Valealle.................................................... Lieti eventi, Bimbi di oggi: Matilde - Davide, Gabriele.. Note dalla Misericordia - Un GRAZIE enorme.......... Un anno di grandi risultati, Una pioggia di medaglie.. Un nuovo progetto per e con la scuola!!!.................... Le vostre offerte per il 2018 (elenco).......................... Gli ‘operai’ del presepe............................................... Mons. Ercole Agnoletti............................................... Un po’ di Poggiolino a Firenze.................................... La Propositura di S. Maria delle Grazie (ab).............. Le ceste (mr)................................................................ Aneddoti anghiaresi..................................................... Una giornata diversa - Rinati dall’acqua e dallo Spirito.... Tradizioni della Valle (em).......................................... Giona, il profeta indispettito (tbv)............................... Elfi sul ponte - Il 10 dicembre 1967 bufò!.................. Il maestro Flavio.......................................................... Le veglie di una volta... (fm)....................................... All’insegna dell’arte e della bellezza (Orteip)............ Presepi in Valdichiana (aa).......................................... Bambinelli - Madonna di Loreto................................. Compagnie - Col di Bidone, Valle di Chio.................. Quattro mulini............................................................. Auguri a Gabriella ed Augusto.................................... Bimbi di oggi: Mattia - Emma.................................... Le due pietà (mm)....................................................... Orfani del Calendario.................................................. Notizie dalle parrocchie di Monterchi (mr)................. Dalle parrocchie - Natale a San Lorenzo.................... Alimentazione e ambiente (rs).................................... Gente della vita anghiarina (az).................................. Dalla Bas: Festa della Toscana 2017........................... Da Tavernelle: La catechesi dei segni - La recita per la befana Una giornata speciale - Liborio Lamagna (ap) .......... Morta la Benita moglie del Boriosi (az)...................... Spetézza! (em)............................................................. Appendice alla Cronachetta........................................ Tombola a Tavernelle - Primo millennio ai miei tempi Morte di Enrico (Fico) Ghignoni (az)......................... Storielle di Anghiari (cm) - Vocabolario per persone colte... Altro paesano scomparso il Camerelli (Jannot)..... I lettori ci scrivono - Oculista (vignetta)..................... Il Monci galeotto - Festa al Fosso............................... Sul filo della memoria: Ancora in crescita................ Sul filo della memoria: Gennaio, febbraio e... marzuolo! Cronachetta novembre dicembre 2017........................ Sinodo diocesano (ab).................................................

A

lipio Ricceri fu l’ultimo fedele servo-custode della Confraternita a beneficio della quale esso amorevolmente dedicò tutta la sua operosa vita che ebbe fine il 2 gennaio 1966, fra l’unanime cordoglio di tutta la Fratellanza. A ricordo del 50° anno del suo servizio prestato nell’Istituzione, il 27 novembre 1955, in occasione della Festa della Misericordia, gli venne offerta una medaglia d’oro a meritato riconoscimento del suo attaccamento verso l’Opera Pia e dell’encomiabile zelo con il quale ebbe sempre a disimpegnare i compiti che gli furono affidati.

N

atale Ricceri (verrà sostituito dal nipote Alipio) aveva assunto la mansione di ‘aiuto-bidello’ nel 1864, confermandosi ‘bidello’ nel 1870. Nel 1880 lo stesso Natale Ricceri, che da 7 anni gratuitamente suppliva il padre Paolo, servo-custode titolare, specialmente in casi di lunghe gite, alle quali, essendo quest’ultimo in età avanzata, non poteva partecipare, dichiarò di voler continuare -sempre gratuitamentetale supplenza. Il servo-custode della Misericordia

I

nsieme al Cappellano, faceva parte dell’organico del “personale interno” della Confraternita un confratello con l’incarico specifico del mantenimento e della custodia dell’intero materiale sociale e che al tempo stesso doveva accudire al disbrigo di tutte le mansioni d’ordine richieste per l’esecuzione e la pratica attuazione delle opere inerenti la vita sociale dell’Opera Pia. Oltre alle mansioni sopra accennate, il servocustode accomunava quella di “rappresentanza” dell’Opera Pia e come tale doveva essere presente in ogni servizio nei trasporti funebri (come “crucifero” = portatore della Croce) e nelle celebrazioni alle quali partecipava la Misericordia con le sue insegne sociali, indossando l’uniforme di prescrizione.

Nella foto Alipio Ricceri, ultimo fedele custode della Confraternita di Misericordia di Anghiari, in servizio dal 1904, per anni 62. *Tratto da: Loris Babbini - Alberto Benedetti, La Misericordia di Anghiari, Stabilimento Tipo-Litografico di Mario Gennaioli, Sansepolcro, 1987, pag. 145 e segg.

2

2 3 4 5 5 6 6 7 7 8 5 10 10 11 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 23 24 25 25 26 30 30 31 31 32 32 32 33 33 34 35 36 36 37 38 39 39 40 41 41 41 42 42 43 44 45 45 46 47


l'editoriale di enzo papi

La vita… stampata

I

l giornale, anche se è di carta inchiostrata, ha una sua vita. Per il lettore sono pagine da sfogliare dove ognuno trova qualcosa di quello che cerca e gli interessa: e il giornale così svolge la sua funzione. È atteso e dà notizie, idee, un clima familiare e piacevole. Per noi che lo facciamo è la voglia di comunicare secondo la sensibilità di cui siamo capaci; ma sempre generosa e in buona fede. Facciamo cioè del nostro meglio; cercando, fra l’altro, di coprire tutte le attese e il desiderio di notizie che il lettore ha. Si va come a tentoni in una stanza buia, ma con idee chiare in testa: devo arrivare laggiù e ci arriverò! Così quando dal lettore ci torna la notizia, per esempio, “ma come? La chiesa di don Quinto stavolta non c’è?”, siamo contenti. Vuol dire che c’è fra i lettori chi aspetta la rubrica di don Quinto; c’è chi è interessato alle vicende storico-artistiche delle chiese, grandi o piccole, del nostro territorio. Se poi il Palterre va forte -e arriva materiale- significa che la rubrica risponde egregiamente ad una attesa di notizie assai quotidiane, ma molto apprezzate. Perché quotidiane! Semplici, ordinarie. Come è, giustamente, tanta gente. Le notizie del Palterre nella stampa quotidiana non sarebbero notizie: e verrebbero, con sufficienza stupida, cestinate. Per noi sono un onore: ci dicono che il lettore ci vuol bene, ci aspetta e ci dà credito per quello che siamo. Vi paresse poco, oggi, in questo 2018.

P

er un giornale tutto questo è vita. Potrei raccontare altre reazioni, tipo “Sono abbonato e vi leggo!”. Non importa che per noi non ci sia abbonamento, ma solo una offerta responsabile: questo dichiararsi abbonato però ci dà un senso di utilità importante perché dentro di noi significa dire “Sono con voi; mi piacete”. Essere utili agli altri è cosa positiva. Non è raro, girando per Anghiari, che qualcuno -a partire dalla vignetta della testata fissa- ti dica “Lei è quello dell’editoriale?” Ecco: incontri per strada -o a una riunione- uno con il pinzo stretto e due baffi ricurvi e pensi a quello dell’editoriale in carne ed ossa! Allora L’ Oratorio, per noi della redazione, non può che essere un piacevole problema; perché coinvolge responsabilità e impegno: la famiglia dei lettori va sostenuta e curata nelle sue aspettative. Ci interroghiamo allora sulle rubriche da proporre, sulla grafica più adatta all’occhio per rendere più leggibile e gradevole il testo. Impaginazione: è un disegno, cioè un’arte anche questa! Il progetto tipografico, quello che gli addetti chiamano menabò, non è pura formalità tecnica, ma risponde ad un desiderio formativo e di relazione coi lettori; anche questo!

F

iniamo con il disegno e le novità per il 2018, quindi! Lo spirito paesano che ci ha spinti, per tanto tempo, ad insistere in copertina con scorci disegnati, sfumati o anche dipinti di Anghiari, lo rafforziamo, da questo anno, con copertine dedicate a personaggi, noti a tutti i lettori, perché fanno parte ormai della narrativa e dell’affetto popolare. La prima del ‘18 la dedichiamo ad Alipio Ricceri: a pagina due, in contro-copertina, troverete sempre la descrizione del personaggio del bimestre; assieme al sommario del giornale stesso. L’editoriale, che era in questa pagina, passerà allora sulla tre. In penultima di copertina -per tutto l’anno- troverete sempre la Pagina di Approfondimento ecclesiale di don Alessandro Bivignani, figlio di questa terra e, ancora, il prete più giovane della Diocesi. Parlerà del Sinodo della Diocesi e del suo stato di avanzamento. Il Sinodo è tema che vuole la nostra attenzione. Nelle pagine centrali comparirà poi una nuova rubrica formativa: Uomini e donne come noi. Incontri con la Bibbia, per la penna di Teresa Bartolomei. Come dire: andiamo a scuola dalle grandi figure della Sacra Scrittura. Buona lettura per tutto il 2018 (ma anche dopo!!!).

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaelisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

3


CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di febbraio 2018

Mese di marzo 2018

1 febbraio giovedì: Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli a pregare per le vocazioni. 2 febbraio venerdì: Presentazione di Gesù al Tempio; Candelora. Primo Venerdì del Mese. Santa Messa in Propositura alle ore 18:00. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:15 circa S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, S. Messa con adorazione. 3 febbraio sabato: San Biagio vescovo e martire. La tradizione lo considera guaritore del mal di gola. Santa Messa in Propositura alle ore 18:00 durante la quale verrà benedetta la gola dei presenti. 4 febbraio domenica: Domenica V° del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 6 febbraio martedì: Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 “ Ora di guardia con recita del Rosario” 10 febbraio sabato: Giornata del malato e dell’anziano. In Propositura alle ore 15:30 recita del S. Rosario, alle ore 16:00 S. Messa alla presenza dei malati e degli anziani della parrocchia. Tutti i fedeli sono invitati a partecipare e a collaborare a questa celebrazione liturgica a cui seguirà un momento conviviale. 11 febbraio domenica: Domenica VI del Tempo Ordinario; Beata Vergine Maria di Lourdes. S. Messe secondo l’orario festivo. Nel 1858 Maria apparve a Bernardette Soubirous a Lourdes in Francia. Grazie a questa apparizione è nato un intenso movimento di conversione, di preghiera, di carità e di un’attenzione particolare verso i malati. 14 febbraio mercoledì: Mercoledì delle Ceneri. INIZIO DEL TEMPO DI QUARESIMA. Alle 18:00 in Propositura e alle 21:00 nella chiesa di Tavernelle, S. Messa e imposizione delle Ceneri quale simbolico gesto di penitenza. Durante il periodo quaresimale, alle ore 17:30,in Propositura, “ Via Crucis” e nello stesso periodo benedizione delle famiglie (Acqua Santa) secondo l’orario affisso nelle varie chiese. 15 febbraio giovedì: Madonna del Conforto. Festa grande nel Duomo di Arezzo con Messe continue. 18 febbraio domenica: I Domenica di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo. 25 febbraio domenica: II Domenica di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1 marzo giovedì: Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 2 marzo venerdì: Primo Venerdì del mese: nella chiesa di Micciano alle ore 20:15 circa S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Alle ore 21:00, nel Santuario del Carmine, Santa Messa con adorazione della Madonna. 4 marzo domenica: III Domenica di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo. 6 marzo martedì: Primo Martedì del mese. In Propositura alle 17 “Ora di Guardia” con recita del S. Rosario. 11 marzo domenica: IV Domenica di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo. 18 marzo domenica: V Domenica di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo. 19 marzo lunedì: San Giuseppe, sposo della Vergine Maria. “Servo fedele e saggio”, il Signore gli ha affidato la sua famiglia. 25 marzo domenica: Domenica delle Palme. Inizio della Settimana Santa: alle ore 9:00 Santa Messa nella chiesa di Badia. Alle ore 10:30 circa inizio della Messa solenne con benedizione delle Palme nella piazzetta della chiesa di Badia. A seguire, processione dei fedeli fino alla chiesa di Propositura dove continua la liturgia della Messa. Alle 18:00 Santa Messa nella chiesa della Croce. 26 marzo lunedì: Lunedì Santo: alle 21:00 in Propositura liturgia penitenziale e Sacramento della Confessione in preparazione alla Pasqua. 29 marzo giovedì: Giovedì Santo. Ultima Cena di Gesù. Santa Messa in Cena Domini e lavanda dei piedi in Propositura alle ore 18:30, a Tavernelle alle ore 17:00 e a Micciano alle 19:00. La chiesa celebra l’istituzione della SS. Eucarestia. Alle ore 21:00 in Propositura ad Anghiari, nella chiesa di Tavernelle, e nella Pieve di Micciano, Ora di Meditazione. Inizia il “TRIDUO PASQUALE”. 30 marzo venerdì:Venerdì Santo. Celebrazione della Passione e Morte di Gesù. Alle ore 11:30 dalla Chiesa di sant’Agostino processione verso la Propositura per portare il simulacro di Gesù Morto. Un invito in particolare ai giovani e ai bambini ad essere presenti a questa celebrazione. Alle ore 15:00 a Tavernelle e a Micciano commemorazione della morte di Gesù e adorazione della Croce. Alle ore 19:00 in Propositura solenne liturgia “in Passione Domini”. Al termine, tradizionale processione lungo le strade del paese. In questo giorno celebriamo e meditiamo la Passione di Nostro Signore Gesù che culmina con la sua morte. 31 marzo sabato: Sabato Santo. Gesù nel Sepolcro, giorno aliturgico, giornata di silenzio e di riflessione. Inizio della Veglia Pasquale “in Resurrezione Domini” con Sante Messe alle ore 22:00 a San Lorenzo, alle 23:00 in Propositura e a Micciano. Veglia e Santa Messa.

L’imposizione delle Ceneri Mercoledì 14 febbraio 2017

4


UNITÀ PASTORALE ANGHIARI

S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Percorso in preparazione al Sacramento del Matrimonio Propositura di Anghiari

Programma degli incontri con inizio alle ore 21:00 1) Venerdì 26 gennaio 2018 2) Venerdì 2 febbraio 2018

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Informazioni in parrocchia: 0575-788041

Quaresima 2018

Da giovedì 15 febbraio inizierà la visita e la benedizione delle famiglie della Comunità di Anghiari. Verrà seguito il programma degli anni ... E DI MONTERCHI passati. Gli avvisi saranno comunque esposti alle porte delle chiese. Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo

Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

Feste mobili

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

Sabato 6 gennaio, in tutte le nostre chiese, è stato annunciato il giorno di Pasqua, 1 aprile, da cui dipendono le feste mobili dell’anno: le Ceneri, inizio della Quaresima, il 14 febbraio; l’Ascensione del Signore, il 13 maggio; la Pentecoste, il 20 maggio; la prima domenica di Avvento, il 2 dicembre.

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Stazioni Quaresimali

Primo Venerdì del mese

Le Stazioni Quaresimali nascono a Roma dopo il 320 quando il Papa, andando una volta alla settimana per tutte le basiliche di Roma, propose a tutto il popolo cristiano di Roma di prepararsi alla Pasqua. Erano le famose “Stazioni”. Questi momenti dovevano servire al ripensamento della propria vita e per prepararsi alla Pasqua. Noi oggi facciamo le Stazioni Quaresimali per preparare il popolo di Dio a predisporsi in maniera degna all’incontro col Cristo salvatore nella notte di Pasqua. Gli incontri si svolgeranno nei giovedì di Quaresima nelle chiese del vicariato di Anghiari e Monterchi.

Al Santuario del Carmine, alle ore 21:00 recita del Rosario e S. Messa con meditazione A Micciano, S. Messa alle ore 20:00, per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza In Propositura alle ore 18:00 S. Messa 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Festa per Valeria

Tra storia e leggenda

I

Montauto

l giorno 15 novembre Valeria Olandesi ha conseguito la sua seconda laurea presso l’Università degli Studi di Siena, Corso di Laurea in Igiene Dentale, con la bella votazione di 110 e lode discutendo la tesi “Potestà e limiti dell’esercizio professionale dell’igienista dentale tra presupposti giuridici e indicazioni giurisprudenziali.” Relatrice è stata la professoressa Vilma Pinchi. Grande festa con gli amici per l’esame e poi, con i familiari, in giro per Siena in una giornata indimenticabile. La Redazione manda volentieri tantissimi auguri a Valeria che abita nella zona della Giardinella e la mamma Franca aggiunge: «Congratulazioni da parte di tutta la tua famiglia!»

T

ra Tevere ed Arno, su un’alta vetta rocciosa, in posizione dominante, sorge un castello che dal nome del luogo, Monte Acuto, Montaguto, ha preso il nome di Montauto. Quello che oggi ancora esiste non è che una minima parte di ciò che è stato nella sua lunga storia. Nel terzo decennio del XIII secolo più d’una volta fu ospitato nel castello, allorché era diretto o proveniva dalla Verna, il frate Francesco d’Assisi che aveva stretto amicizia con il Signore del luogo, il Conte Alberto di Guglielmino. Egli si soffermava in preghiera nella cappellina, davanti alla rozza pietra d’altare tutt’ora esistente. Nel 1226, allorché ritornava dalla Verna dopo aver ricevuto le Stigmate, annunciò al Conte Alberto che quella era l’ultima visita perché di lì a poco sarebbe morto. Il Conte gli richiese di lasciargli un suo ricordo; Francesco rispose che non poteva, perché non possedeva che la veste che aveva indosso. Allora tutta la notte le donne del castello vegliarono per tessere una nuova veste di lana che gli fu donata al mattino; a sua volta Francesco donò la sua veste. La veste delle stigmate fu conservata amorevolmente nella cappella in un secondo altare in faccia al primo (ora inesistente per l’avvenuta riduzione della cappella) e avvolta in un tessuto d’oro fino al 1503, oggetto di venerazione da parte di molti pellegrini. Talvolta veniva portata al piano dove, in aderenza ad una casetta colonica, era stata costruita una seconda cappella, in maniera d’essere visibile a una moltitudine di persone anche sull’aia. Vuole la leggenda che, oltre a l’abito, S. Francesco lasciasse ai Barbolani un dono miracoloso: ogni volta che uno di essi sarebbe stato per morire, per tre notti avanti l’evento si sarebbero visti dei segnali luminosi muoversi sopra il Castello. Ai primi del 1600 fu fatto un vero e proprio processo, chiamato appunto, il processo dei lumi e furono raccolte testimonianze in proposito: furono accertate varie decine di casi in cui tale fenomeno si era verificato. Presso Montauto, nella località di Cille, possiamo ancora osservare le tracce dell’antica strada romana che da Arezzo, attraversando il Tevere tra Anghiari e Pieve S. Stefano, conduceva a Rimini. Il Castello di Montauto fu residenza feudale di uno dei rami dei Conti di Galbino che nei secoli XII e XIII furono protagonisti, insieme ai monaci Camaldolesi delle vicende storiche e dell’organizzazione del territorio della Val Tiberina con la fondazione di Anghiari.

Mercato del Ceppo con appendice

I

n giro per Piazza nel ‘Mercato del Ceppo’ abbiamo intervistato un po’ di anghiaresi: Francesco Maggini, Luciana Cheli, Rina Senesi, Giovanni Padelli, Walter Meozzi e Angiolo e Giovanna Biserni. Ecco il riassunto: Per il Mercato del Ceppo si comprava soprattutto qualche indumento per rivestirsi, poi qualcosa anche per i ‘citti’. Oltre ai polli e ai conigli di ogni mercato, si portavano in particolare ‘caponi’ e ‘billi’. Poi si poteva comprare qualche caramella, due cavallucci e qualche melangola. *** l vin brûlé naturalmente non si faceva come si intende oggi, ma era un rimedio contro il raffreddore. Si scaldava un bicchiere di vino con un po’ di zucchero e ci si immergeva un ferro rovente, ad esempio una chiave. Poi si prendeva un fiammifero e si dava fuoco all’alcool che si era formato e quindi si beveva. Funzionava, ma comunque s’era più allegri.

I

Il calabrone

io la penso così

Indifferenziata - Dovendo sostare per forza in un caffè dell’Umbria, anzi nel territorio della Repubblica di Cospaia, ho dato un’occhiata al giornale di là. Nel Corriere di quella regione, del 4 dicembre 2017, ho trovato questa notizia: A Terni la raccolta differenziata è al 75%. E da noi? Mi sa che siamo ancora indietro! Certo il Comune deve fare la sua parte. Non ci piove. Però guardando i cassonetti e i cestini sparsi nel territorio, quante bottiglie di plastica e di vetro, quanti barattoli di acciaio per i cibi conservati e quanta carta e cartoni nell’indifferenziata!

Nota a cura di Franco Talozzi.

6


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

La galaverna

Classica Valtiberina

pettacolo il 10 dicembre 2017: tutto il territorio di Anghiari era invaso dalla galaverna. Di solito siamo abituati a delle belle brinate ma la brina prende principalmente il suolo e si eleva per pochi metri, mentre la galaverna riesce a riempire di aghi di ghiaccio anche le piante più alte. Dobbiamo però precisare che comunque sono fenomeni che si assomigliano molto. Al mattino, alle ore 7:15, la temperatura era di -6 gradi e già dalla sera prima era tutto sereno e si avvertiva che i venti in quota si stavano orientando da sud. Questo ha permesso un aumento del tasso di umidità nell’aria che a contatto con il cuscinetto freddo, al suolo, ha generato un contrasto notevole di due masse di aria con il risultato del fenomeno della galaverna da terra fino alle piante più alte. Anche in tarda mattinata, proprio per la copertura del cielo, il fenomeno è rimasto intatto. Una precisazione: qualcuno mi ha chiesto come mai vengono previste delle ondate di aria artica ed invece arriva un aumento di temperatura notevole come quello che dal 10 all’11 dicembre è stato di diciotto gradi! Tutto dipende dalla strada che fanno i fronti artici nel giungere nei nostri mari. Questo di cui parliamo, che ha portato su di noi un forte vento da sud, deriva dal fatto che l’aria perturbata è scesa dalla Spagna. Pertanto la relativa zona depressionaria che si è formata ha richiamato venti caldi dal deserto tra Tunisia, Algeria e Marocco i quali, anticipando il sistema frontale, arrivano nel Mediterraneo causando un notevole rialzo termico. Poi, al passaggio dei venti da sud, arrivano quelli occidentali e poi quelli da maestrale e tutto ritorna a posto. Se il fronte scende dalle Baleari forma sempre una zona depressionaria che invia il vento da scirocco anche se è un po’ più blando su di noi. Se il fronte scende dalla valle del Rodano allora ci prende più direttamente con aumento sì delle temperature, che precedono il fronte, ma in maniera più moderata. Poi, con l’arrivo su di noi del vento artico in quota in maniera più diretta, nel nostro territorio arrivano anche nevicate con temperature al di sopra dello zero termico.

[da fb] Ieri sera [2 dicembre 2017], al teatro comunale, splendido concerto operistico con Noemi Umani, stella in ascesa della lirica italiana e vanto di Anghiari. Un grande applauso anche agli altri interpreti, all’orchestra diretta da Marco Ferruzzi, agli organizzatori e agli sponsor, che hanno consentito l’alto livello dello spettacolo. GRAZIE A TUTTI! Fabiano.

S

I migliori anni… 13 Gennaio!! Una data qualunque??? No, per me, è un giorno “SPECIALE” e per tale occasione desidero con tutto il mio affetto fare gli auguri di Buon Compleanno alla carissima Maestra Malvina. Il tempo è trascorso veloce... sono diventata grande, non sono più quella bambina con il grembiulino bianco e il fiocco rosa che tutte le mattine, con grande gioia, incontrava l’abbraccio affettuoso della Maestra Malvina presso la scuola Elementare del mio “CARO” Anghiari. Quanti ricordi di quei giorni lontani affollano la mia memoria! Anni di vita sereni, ricchi di studio, di grande crescita sotto la guida attenta e premurosa di una così valida Insegnante “UNA GRANDE MAESTRA DI VITA”. Ben diversa è la realtà scolastica di oggi, nella quale, le Insegnati, pur volendo esprimere tutto l’amore e l’apertura verso il mondo degli Alunni, ne sono impediti dal grande carico di lavoro a loro richiesto. Credete: gli insegnamenti dettati dal Cuore di un tempo, rimangono “INDELEBILI”, in quei bambini seduti sui banchi di scuola... io c’ero! Noi che si entrava in classe la mattina... «Buongiorno Maestra» e si recitava la Preghiera. Auguri Maestra dalla sua Antonella Comanducci

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico. UbiBanca: IT90 F031 1171 3100 0000 0003 389. Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Chiesa di S. Agostino nel centro storico di Anghiari Quinta e ultima parte

C

oncludiamo la ricerca sulla Chiesa di S. Agostino con la presentazione delle altre tre cappelle ubicate lungo la parete di sinistra della navata. Iniziamo dalla controfacciata, dove esiste un’ampia nicchia parzialmente tamponata e collocata tra due colonne che sostengono l’orchestra in cui ci dovrebbero essere frammenti di pitture antiche che risultano scomparse nelle pareti delle cappelle che stiamo per visitare. La Prima Cappella a sinistra è dedicata alla Madonna delle Grazie, come si legge sull’arcata d’ingresso, collocata sotto una finestra murata. È attualmente completamente disadorna, la mensa dell’altare di pietra, così pure i due gradini senza candelieri e senza tabernacolo e senza nessuna immagine nello spazio tra le quattro colonne aderenti alle pareti e sormontate da un baldacchino con frontespizio in stucco. L’antico altarecappella, dedicato alla Madonna, fu innalzato nel 1465 da Mazzone di Gregorio di Vanni, figlio del celebre uomo d’armi anghiarese Mazzone di Gregorio, dal quale ebbe origine la famiglia dei Mazzoni, nella seconda metà del Quattrocento. Questo personaggio è citato spesso nei manoscritti del Taglieschi. Contribuì con una consistente somma di danari alla ricostruzione della zona absidale, dove esistevano stemmi della sua casata, nonché alla copertura del tetto di questo sacro edificio concluso nel 1472. Morì nel 1504. Questa cappella, ricostruita sul tardo Settecento, passò alla famiglia Miccioni. La Seconda Cappella a sinistra è dedicata a S. Nicola di Tolentino, frate agostiniano (1245-1305), grande taumaturgo, canonizzato nel 1446. Fondata nel 1452 da Michelangelo di Duccio, è sempre appartenuta alla famiglia Ducci di Catenaia, abitante in Anghiari dal 1392. Nella nicchia è venerata la statua lignea color nero di San Nicola, con le braccia allargate, adornata lateralmente e in alto con decorazioni a stucco. La mensa dell’altare in pietra è ricoperta ed adornata con legno dorato nel prospetto. Un bellissimo tabernacolo ligneo dorato, stretto da due gradini, sostengono quattro candelieri. Alle pareti laterali c’è lo stemma della famiglia Ducci, due catene incrociate con due stelle e croce. Sotto c’è un’epigrafe sulla quale si leggono le due date 1848-1874, a ricordo dei restauri effettuati dalla famiglia patrona di questa cappella. A destra dell’altare, in pessimo stato di conservazione, si intravvede un frammento di dipinto quattrocentesco con una “scena di mietitura”, con alcune figure di contadini al lavoro nei campi, in abiti contemporanei. LaTerza Cappella a sinistra, fondata nel 1465 dal Priore del convento Andrea Carroccio, fu dedicata all’inizio a S. Antonio Abate, qui venerato prima di S. Agostino. Andrea di Carroccio, proveniente da una famiglia di

Perugia venuta ad Anghiari nel 1360, fu priore e teologo per lunghi anni di questo convento di S. Agostino, n o n c h é Provinciale dell’Ordine in Umbria dal 1485, come riferisce il Ta g l i e s c h i . Questa cappella è passata alla f a m i g l i a Giusti, della quale compare lo stemma sul pilastro dell’arco, in rilievo di pietra (sec. XV), in forma di scudo a mandorla e tralci di vite con grappoli avvinghiati a un palo. Nel 1515 i Giusti concessero l’uso di questa Cappella alla Compagnia della Madonna del Soccorso, istituita il primo aprile dello stesso anno a seguito della predicazione del frate agostiniano Aurelio da Castiglione, come riferisce sempre il Taglieschi nei suoi Annali. La

8


Le nostre chiese... Cappella rimase comunque sempre a disposizione del convento, che vi seppelliva i suoi frati. Di questa Società di S. Maria del Soccorso abbiamo già accennato nella seconda parte di questa ricerca, esattamente nel riferire il contenuto del verbale della Visita Apostolica del 1583. L’altare di questa cappella è il più antico e importante, è stato realizzato in pietra e stucchi parzialmente dorati e policromi. È databile al 1515, secondo i suddetti Annali del Taglieschi, ma alcune parti furono aggiunte nel Settecento. Cinquecentesco è il corpo principale, con le lesene decorate con motivi classicheggianti. Lo spazio centrale della nicchia, dove c’è il dipinto della Madonna del Soccorso, è circondato da quattro piccole nicchie che ospitavano forse statuette oggi scomparse. Su una tavoletta posta in alto nel cornicione, sovrastante il dipinto, è leggibile uno scritto a penna, con caratteri corsivi, che oltre a riportare la data esatta della ristrutturazione settecentesca dell’altare, ci fa conoscere la devozione popolare degli anghiaresi verso la Madonna del Soccorso. La scritta recita: “Questo quadro fu fatto da noi Giacinto Carboncelli e Jacopo Vallensi, confratelli della Compagnia del Soccorso, con il suo ornamento di stucchi, tutto per sua devozione e fu speso dai medesimi soldi 28 / cioè soldi 20 la pittura e soldi 8 nelli stucchi. Questo dì 10 settembre 1748. Tutto per memoria dei suoi propri danari”. Il culto alla Madonna sotto il titolo del Soccorso è presente soprattutto nelle chiese agostiniane ma pure in altre (anche a Monterchi una bella statua robbiana è dedicata alla Madonna del Soccorso). Deriva da una leggenda o novellistica medievale diffusa soprattutto in Umbria, Marche e Toscana, che narra di una madre che, infastidita dal figlio disubbidiente, gli grida: “Che ti porti via il diavolo”. In altra versione la leggenda racconta sempre di una donna che avrebbe dedicato al diavolo la vita del figlio concepita nel peccato. Comparso il demonio per prendere il figlio, la madre pentita invoca la Madonna che appare scacciando satana con un bastone e accogliendo il bimbo tra le sue braccia. Questa tradizione popolare ha dato origine all’immagine e alla devozione alla Madonna del Soccorso di cui esiste un dipinto su tela del 1502 firmato da Gerino da Pistoia e conservato nel Museo Civico di Sansepolcro. Questa immagine sul nostro altare, risalente al 1515, è una copia o meglio un’imitazione di quella di Sansepolcro, che prima di essere collocata nel Museo Civico biturgense era venerata nella chiesa di S. Agostino di quella città. La tela della Madonna del Soccorso

di Anghiari mostra alcune varianti: si presenta con un ampio mantello bordato da una larga fascia dorata chiusa al petto da una testa di cherubino e con il capo coperto da un velo. Differenti sono anche la veste e l’acconciatura della donna inginocchiata nonché il paesaggio sullo sfondo, più verde e abitato rispetto a quello di Sansepolcro, che si presenta roccioso. Questo dipinto di Anghiari, molto interessante da un punto di vista iconografico, è tuttavia considerato di qualità inferiore rispetto a quello di Sansepolcro. La figura del demonio è naturalmente fantastica e mostruosa. Sulla parete sinistra di questa cappella è incastonato un tabernacolo in pietra scolpita e dipinta del secolo XV per la custodia degli olii santi. Nel vasto spazio del transetto di sinistra ricoperto da una volta a botte e illuminato da due finestre, una verso occidente e l’altra verso nord, non esiste più l’altare elencato nel passato ma c’è un bel confessionale ligneo raramente usato. Terminiamo la nostra incompleta ricerca su questa storica chiesa di S. Agostino con un accenno al rilievo in terracotta policroma non invetriata raffigurante l’Adorazione dei pastori, murato qui nel Settecento a sinistra della parete absidale, ma proveniente da un altare non più esistente, che potrebbe essere stato quello che nella citata Visita Apostolica del 1583 è indicato con il titolo della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa terracotta del XVI secolo è attribuita a Santi Buglioni (1497-1576), collaboratore ed erede della bottega di Benedetto Buglioni. Questo rilievo presenta con semplicità l’atto di adorazione del Bambino adagiato in terra da parte di Maria inginocchiata a destra e di S. Giuseppe in piedi alle sue spalle e di due pastori disposti simmetricamente a sinistra. Sullo sfondo appare un rilievo roccioso sul quale un pastore è risvegliato dall’annuncio dell’Angelo. A destra si scorge una povera capanna. Nell’altra pagina e dall’alto. La prima cappella, entrando, a sinistra, è dedicata alla Madonna delle Grazie. La seconda cappella è dedicata a San Nicola da Tolentino. La terza appella è dedicata alla Madonna del Soccorso. In questa pagina, in alto: ‘Natività’ di Santi Buglioni.

Le vostre offerte per il 2018

validi, da un po’ di tempo non ha fatto pervenire la sua offerta. Ma il problema non è tanto l’offerta in sé ma il sapere che apprezzano il nostro lavoro e sapere che il giornale arriva e non che, per motivi vari, non viene consegnato dalle poste. Fateci sapere qualcosa, per noi sarà sufficiente. Per le offerte invece, oltre al bollettino postale, potrete utilizzare il C/C bancario senza spese (giroconto) o consegnandole ai collaboratori della parrocchia e all’Elida in Piazzetta delle Legne. Certo teniamo bene a mente il sostegno economico che giunge dalla Banca di Anghiari e Stia che è fondamentale per le nostre attività editoriali. A tutti voi grazie!

I

n questo numero, a pag. 16, trovate il primo elenco delle vostre offerte per il 2018. Altre, già pervenute, verranno pubblicate nei prossimi numeri. Vorremmo segnalare e menzionare il gruppo di lettori che ci fanno avere le loro offerte molto generose e che fanno sì che il giornale possa essere preparato, stampato e inviato senza gravare sul bilancio della parrocchia. Poi c’è il numeroso gruppo di lettori che non fa mai mancare la sua offerta e anch’esso sostiene le nostre iniziative. Infine c’è un gruppo di famiglie al quale viene inviato il giornale, che, presupponiamo per motivi

9


La ‘resa’ dell’olio

Incontro con il Sindaco

nticamente l’olio non veniva centrifugato e, una volta raccolto, veniva messo in dei grandi recipienti. Prima passava il mugnaio che prendeva la sua ‘molenda’; poi veniva il padrone a prendere la sua parte; infine il contadino al quale, naturalmente, siccome l’olio galleggia, gli toccava anche una buona percentuale di acqua. Però non era tutto negativo perché stando lì, si formava la morchia che veniva usata per ungere il formaggio. Quando furono installate le prime centrifughe ci fu molto malcontento fra i coloni della zona, perché la resa che prima raggiungeva anche il 30/32% (c’era dimolta acqua) scese al 20/22%!

o scorso 16 Novembre, a San Lorenzo, nei locali della scuola materna, il Sindaco Alessandro Polcri ha incontrato i residenti di questa comunità e di tutta la valle del Sovara, da Tortigliano fino a Tavernelle, per parlare con la cittadinanza ed ascoltare i problemi di questa zona, che a dire il vero non sarebbero pochi, e per poter eventualmente risolvere almeno quelli più importanti, tenendo sempre presente il bilancio del Comune, che a quanto pare non è dei più rosei. Abbiamo parlato del problema del cimitero di San Lorenzo, che ha bisogno di essere allargato, avendo esaurito la sua capacità ricettiva; abbiamo parlato del problema delle cave dismesse, lasciate praticamente in condizioni a dir poco disastrose, con il territorio devastato e in uno stato di abbandono totale e di varie altre problematiche ugualmente importanti, come le strade delle frazioni (alcune in condizioni piuttosto precarie), di cartelli stradali, ecc. ecc. Al termine della riunione è intervenuto il professor Lucacci, chirurgo molto conosciuto nella nostra zona, il quale alla fine della serata ci ha intrattenuto per parlare dei rischi della salute per i fumatori, e per spiegarci un suo progetto per effettuare dei controlli gratuiti per scoprire le persone a rischio diabete, che con dei semplici accorgimenti sulla loro dieta, potrebbero evitare questa grave patologia. Gli abbiamo augurato di poter portare avanti questo suo progetto, per il bene di tutti gli abitanti della nostra vallata. Terminata quindi la riunione, con cura abbiamo rimesso a posto tutte le sedie, cercando di ricollocarle là dove le avevamo prese, per non creare alcun disagio per la scuola materna. Abbiamo convenuto, parlando fra di noi, che era stata una serata positiva, ed abbiamo ringraziato il Sindaco per questa sua iniziativa, augurandoci che ne possano essere fatte altre in seguito e sperando che qualcuna almeno delle nostre richieste possa essere esaudita. Bene, qualche giorno dopo su di un giornaletto della Valtiberina, non vale la pena nemmeno di citarne il nome, ci è capitato di leggere (testualmente): “ ..la mattina quando i genitori hanno accompagnato i bambini alla scuola materna hanno trovato i locali in pessimo stato, cartacce e cicche di sigarette da tutte le parti, ed un odore nauseabondo di fumo.” Siamo rimasti allibiti da tanta falsità. Tutto rigorosamente inventato, per colpire la persona del Sindaco per questa iniziativa. Abbiamo chiesto una immediata smentita, ma non è mai arrivata. Caro direttore di questo giornaletto locale, che pessimo modo di fare giornalismo: quando una notizia non c’è, la si inventa di sana pianta, cercando di colpire con queste affermazioni delle persone che onestamente si impegnano a cercare possibili soluzioni ai problemi che quotidianamente si presentano. La comunità di San Lorenzo è composta da persone civili e non da barbari maleducati che lasciano cicche e cartacce per terra, e l’odore nauseabondo a cui ha fatto riferimento probabilmente era quello delle sue vergognose menzogne. Questa precisazione è doverosa, al fine di tutelare l’immagine degli abitanti della nostra frazione, che si sono profondamente offesi dalle falsità che Lei ha pubblicato. I partecipanti alla riunione In alto la chiesetta di San Lorenzo, disegnata da Luca Pucci, punto di riferimento della zona.

A

La scuola di Viaio

Scuola di Viaio, Anno 1963. La scuola si trovava in un locale di proprietà della famiglia Procelli a Viaio (Bardellone). Altre sedi, sempre a Viaio, sono state l’abitazione della famiglia del fabbro Berghi e quella del Procelli alla Chiassa. In alto la maestra Malvina, e quindi da sinistra e sotto: Carla Donnini, Simonetta Rosati, Adriano Meozzi, Rina Cerboni e, dietro, la piccola Paola Olandesi, che quel giorno era a scuola, ma che non frequentava. Moreno Olandesi, Olinto Ruggeri e Paolo Lazzeroni Fernando Olandesi, Ilia Geppetti e Renato Cerboni da Montedoglio.

L

10


Concerto di Natale Il 29 dicembre in Propositura

Notizie da Monterchi di Matteo Romanelli

Il 17 gennaio, come da tradizione, è stata celebrata a Monterchi la tradizionale Festa di S. Antonio Abate. La storica fiera, tra le più importanti della Val Cerfone, si è invece tenuta nei giorni di sabato 20 e domenica 21, con alle ore 15:30 la Benedizione degli animali e dei mangimi nel piazzale del Mercatale.

A

nche quest’anno hanno allietato la serata Il Coro città di Piero, la Corale Domenico Stella e la Corale “Don Vittorio Bartolomei diretti da Paolo Fiorucci e da Bruno Sannai. Insieme al coro i solisti Chiara Chialli, Stella Peruzzi e Andrea Sari, ottimi professionisti che sono ormai un punto cardine della manifestazione. La parte musicale, come avviene da qualche anno, è opera dell’ensamble orchestrale “la Scala di Seta”, un insieme molto valido di giovani musicisti che, coadiuvati da alcuni Professori, rappresentano la nota più lieta del concerto. Secondo il mio punto di vista è stato un buon concerto anche se a tratti il pubblico, non particolarmente numeroso, è apparso un po’ annoiato e distratto durante l’esecuzione del pezzo tedesco che ha messo in risalto l’orchestra ma che andava avanti a fatica per il pubblico. Credo che per concerti di Natale sarebbe molto meglio ritornare alla tradizione della nostra musica: quanti concerti natalizi abbiamo visto in questo periodo in tv e sempre ha prevalso la tradizione dei pezzi delle nostre opere e dei pezzi natalizi, i più conosciuti, che riescono ad entusiasmare il pubblico e nello stesso tempo mettere in risalto ancor di più il coro che è stato bravissimo ma mi è sembrato soffocato dal programma scelto. (fm)

Anche quest’anno, nella mattinata di sabato 16 dicembre, per iniziativa dell’assessore al Sociale, si è svolta presso la mensa della scuola la festa dei nonni e degli anziani, con la collaborazione delle varie Associazioni paesane. Alla celebrazione della S. Messa da parte dell’Arciprete don Quinto Giorgini è seguito il pranzo sociale e lo scambio degli auguri per le festività natalizie. Migliaia di persone hanno visitato anche quest’anno il Presepe Vivente organizzato intorno alla chiesa di Le Ville e quello artigianale e tecnico nell’antica cripta della chiesa arcipretale di Monterchi. Nel giorno dell’Epifania, dedicato alla Santa Infanzia, dopo la solenne Benedizione ai bambini e fanciulli, fuori dalla chiesa, la Befana, organizzata dalla Pro Loco monterchiese, ha distribuito a tutti la tradizionale calza.

Nella foto in alto il pubblico si complimenta con gli esecutori del Concerto in Propositura.

Chiesa della Croce A breve inizieranno i lavori per dotare la chiesa della Croce di un nuovo impianto di illuminazione

I

I Re Magi a Valealle

Re Magi sono arrivati anche a Valealle. Nella foto, con don Romano, Giandomenico Baggi, Michele Nocentini e Massimo Ricci. In questa occasione la S. Messa festiva è stata celebrata nella chiesetta di Valelle dove tutta la Comunità della Pieve di Sovara, e non solo, si è ritrovata per questa giornata di festa. Al termine della Messa, a cui avevano assistito devotamente, i Re Magi sono entrati in chiesa e dopo aver reso omaggio al SS. hanno deposto i loro doni davanti al presepe allestito dai volonterosi della Comunità di Valealle.

11


Lieti eventi

nell’anno 1929 che fu anche quello del “Nevone”

L

a sera andarono a dormire, ma la nonna ‘Concia’ sentiva già i dolori alla pancia. Stava iniziando un temporale fortissimo. Il nonno Chjochj le disse «Non fare scherzi stanotte, eh!» Dopo qualche ora, verso le due, mentre la tempesta infuriava la nonna iniziò ad avere fortissimi dolori, forse stava iniziando a partorire! Come fare? Lasciò la nonna con sua mamma e armato di coraggio, e anche di una rivoltella, si incamminò sotto un tremendo temporale notturno, tagliando per i boschi, arrivando dopo più di un’ora al Mulino. Lì il fratello Gaspero e Tonio avevano un baroccio. Il nonno cominciò a picchiare alla porta, fra pioggia, vento, tuoni e lampi. Nessuno rispondeva. Era notte fonda e il temporale sembrava aumentare l’intensità. E lui picchiava sempre più forte alla porta chiamando: «Gaspero!, Tonio!, Aprite!» Alla fine qualcuno si affacciò. Il nonno spiegò cosa stesse accadendo. Ma il barocciaio rispose: «Dove vuoi che andiamo con questo tempo? Sei matto? Torna domattina così ti portiamo ad Anghiari.» E richiuse. Il nonno li richiamò con insistenza, piangendo e supplicandoli. Sua moglie stava partorendo il suo primo figlio. Aveva bisogno della levatrice. Dopo tanta insistenza, uno dei due fratelli decise di scendere e attaccare il cavallo al baroccio. Che ci voleva già tempo. Il nonno era conosciuto da tutti per la serietà e religiosità, tutti avevano stima di lui. Forse anche per quello gli dettero aiuto. Intanto il tempo passava, e il temporale non smetteva e non diminuiva. Partirono in quelle condizioni verso Anghiari. Arrivarono, ancora era notte, a casa della levatrice, l’Erminda. Le spiegarono la situazione e lei comprese subito. Ma disse: “come si fa ad uscire con

questo tempo? È impossibile! Aspettiamo che si calmi un po!”. E il nonno piangendo supplicò la levatrice di andare ora. Aveva convinto il barocciaio apposta... e ora? Insomma, la convinse. Partirono, questi tre sciagurati, verso casa nostra, a La Banca. Le strade erano brutte, e quella notte sotto il temporale erano quasi fiumi. Fu un viaggio pericoloso. Andavano lentissimi, perché era veramente difficile procedere. Sul far giorno il temporale si quietò. Arrivarono a casa e corsero tutti in camera. Ma io, nel frattempo, ero già nato. 1° dicembre 1929. Racconto fatto due giorni fa [N.d.R. 1° dicembre 2017], dal mio nonno Checco, in occasione del suo compleanno. Nel racconto i nomi “nonno” e “nonna” si riferiscono ai miei bisnonni Santi detto Chjochj e Erminda detta Concetta o Concia -tutti e due nella foto, in un classico ritratto che usava qualche decennio fa-.

bimbi di oggi

Q

bimbi di oggi

uesto è Davide di 6 anni con la sua mac c h in in a radiocomandata, insieme alsuofratellino Gabriele nato il 19 giugno 2016. Abitano per la strada che va alla Motina, in via del Comune, con la mamma Romina e il babbo Samuele che lavorano entrambi a Pieve Santo Stefano. Prima del suo arrivo Davide non ne voleva sapere di un fratello, adesso sono inseparabili amici!

C

iao a tutti sono Matilde e in questa foto avevo 7 mesi ed era il giorno del mio Santo Battesimo. Insieme al babbo Stefano e alla mamma Eleonora viviamo a Mezzavia di Anghiari. Il nonno materno Giuseppe abita vicino a me mentre i nonni paterni Peggy e Franco abitano a Sansepolcro.

12


NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Le offerte novembre-dicembre 2017 Le amiche del “tombolo” – In memoria di Bruno Zanchi 55 “Gli amici di sempre” In memoria del Dott. Pietro Martini 425 Radziwonik Roberta – In memoria di Lamagna Liborio 10 Rossi Mario – La famiglia alla memoria 50 Bozzi Lina - La famiglia alla memoria 205 Poggini Gianfranca 1 5 Ghignoni Enrico 5 Baracchi Francesco 1 0 Martini Pietro - La famiglia alla memoria 500 Berni Pilade - La famiglia alla memoria 290 Nocentini Santi 4 0 Rossi Ave - La famiglia alla memoria 205 Bigioli Velia - La famiglia alla memoria 170 Radziwonik Roberta – In memoria di Francia Loris 20 Cuccardini Benita - La famiglia alla memoria 155 Cambi Claudio 1 5 0 Cambi Gianna 2 0 0 Cecconi Mery - La famiglia alla memoria 170 Anonimo – In memoria di Lamagna Liborio 1.500 Radziwonik Roberta – In memoria di Cecconi Mery 10 Tavanti Angiola Maria - La famiglia alla memoria 60 Loretta e Giuseppina – In memoria di Grazi Aurora 20 Famiglia Bruttini – In memoria di Grazi Aurora 10 Ferraro Vincenza 10 Giglini Renato - La famiglia alla memoria 50 Mondani Lidia 2 0 Fornacini e Scarselli 5 0 Leonardi Artesina - La famiglia alla memoria 125 Comunità di Santo Stefano 150 Consonni Eva - La famiglia alla memoria 100 Marionnaud – Offerte raccolte durante le Feste Natalizie 100 Giorni Luigino 5 0

Un “GRAZIE” enorme a tutti i nostri volontari

Q

uello che si è appena concluso è stato un anno di crescita e di sviluppo per la Misericordia di Anghiari. Senza nascondere le molte difficoltà di vario genere, la nostra Misericordia è riuscita infatti a garantire i servizi ordinari e di emergenza, in qualche caso incrementandoli, offrendo prestazioni di qualità ed efficienza. Tutto ciò richiede sforzi di personale e mezzi di rilevante entità, ed è per questo che faccio appello a tutti coloro che hanno un po’ del proprio tempo da dedicarci in modo che anche nell’anno in corso si possa mantenere l’alto livello di qualità dei servizi offerti; in questo modo potremo dare risposta alle nuove esigenze che, soprattutto nel settore sociale (in particolare per gli anziani e le persone sole), si manifestano sempre più pressanti. Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alle attività della Misericordia di Anghiari nel 2017 ed in particolare i volontari che si dedicano alla turnazione dei servizi, coloro che si impegnano nell’area amministrativa, chi si occupa della manutenzione dei mezzi, il gruppo dei formatori, il Collegio dei Probiviri, i revisori dei conti, i volontari che tengono aperto il nostro prezioso museo storico e tutti i colleghi del Magistrato che si impegnano nel governo di questa bella associazione. Un ringraziamento particolare, personalissimo e anche a nome di tutto lo staff della Misericordia al completo, lo voglio rivolgere a Quinto, prezioso collaboratore che al momento ha dovuto sospendere l’attività per motivi di salute, ma che da tantissimi anni e fino a ieri “ha sposato” la Misericordia (non me ne voglia la Maria), il garage e tutti i suoi automezzi. Grazie, Quinto. Ma non pensare di cavartela così; ti aspettiamo, perché per te sono pronti nuovi lavori in Sede. A presto. IL GOVERNATORE Massimo Redenti

Elenco Nuovi Soci Bouanane Fatima Donati Sarti Cesarina Elfridi Beatrice Er Rahhaly El Assan Fornacini Ralio Galas Carla (Volontaria) Giorni Diego Giorni Franco Giorni Matteo

Giorni Ottavio Lacrimini Marco (Volontario) Ligi Fabrizio (Volontario) Pasquetti Luca (Volontario) Rufini Jose’ Luis (Volontario) Scarselli Anna Maria Serafini Giulio (Volontario) Spagna Alessandra Venturini Gianluigi

PRIMVM QVÆRITE REGNUM DEI 13


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Un anno di grandi risultati!!!

Una pioggia di medaglie

S

C

Record storico di donazioni nel 2017 e 1° posto in provincia

Premiati i nostri donatori di sangue più attivi e gli ultimi iscritti

i è concluso da poco l’anno 2017 e per il Gruppo Fratres Donatori di Sangue di Anghiari è stato veramente pieno di soddisfazioni, sotto tutti i punti di vista. Nel mese di febbraio abbiamo riproposto, presso un noto ristorante della zona, il tradizionale Veglione di Carnevale che da quest’anno abbiamo voluto chiamare il “Carnevale dei Bambini”, perché dedicato principalmente a loro. È stato un vero successo: hanno partecipato tanti bambini mascherati rendendo ancora più carina e colorata la serata, con musica dal vivo che ci ha fatto concludere la serata con balli sfrenati!!!!!!!!!! Nel mese di luglio si è svolta, poi, la tradizionale Festa Estiva del Donatore con la V edizione della gara podistica Trofeo Fratres-Città di Anghiari-Trofeo “Adriano Giorni”, con più di duecento partecipanti, gli stand gastronomici e la serata danzante ai giardini del Campo della Fiera. In settembre, poi, abbiamo avuto l’onore di ospitare la IX edizione della Festa della Fratres Provinciale. Nell’ultima parte dell’anno, infine, hanno avuto luogo le giornate del Donatore con il convegno medico del sabato dal titolo “Tumori: alimentazione e ambiente”, su un tema attuale che ha suscitato interesse e partecipazione nella popolazione, la S. Messa della domenica, seguita dalla novità del Corteo di tutti i partecipanti per le vie del centro storico, al suono della banda musicale di Anghiari (vedi foto), il tradizionale pranzo degli auguri presso il ristorante “Il Borghetto” di Sansepolcro e le premiazioni dei donatori più attivi. Durante l’anno abbiamo organizzato, inoltre, due splendide gite in collaborazione con il Gruppo Fratres di Caprese Michelangelo: quella primaverile a Ravenna e Cervia con relativa succulenta mangiata di pesce e quella estiva, di tre giorni, con meta le Dolomiti. Entrambe sono state un vero successo con un elevato numero di partecipanti. L’anno si è definitivamente concluso nel migliore dei modi, con la strabiliante notizia di aver raggiunto nei dodici mesi la storica cifra delle SETTECENTOSESSANTASEI donazioni, che fa del nostro gruppo il primo tra i ventisei della provincia. Che dire… Un vero RECORD!!!!!!! Il Consiglio Direttivo ringrazia tutti i soci che hanno permesso di raggiungere questi risultati e l’intera popolazione anghiarese per l’attiva partecipazione ad ogni evento proposto. Carlo Leonardi

14

ome da tradizione, anche quest’anno, durante il pranzo sociale, sono stati ufficialmente riconosciuti l’impegno e la generosità dei nostri tanti iscritti. Una cerimonia semplice ma comunque per noi tanto significativa, per rendere giustamente onore al merito e sperare che tanti altri seguano il loro esempio. Tre bronzi (Salvatore Frosina, Enrico Lorini, Andrea Manenti), nove argenti (Claudio Baggi, Mirco Banelli, Aurelio Boriosi, Luciano Cimbolini, Massimo Foni, Pietro Ganganelli, Ivan Giovagnini, Italo Pennacchini, Cosimo Vo l p e ) , s e t t e ori (Maurizio Cagnacci, Manola Lodovici, Lorenzo Mondani, Massimo Polverini, Massimo Puleri, Mara Rossetti, Silvia Rossi) ed infine tre croci d’oro per le oltre cento donazioni (Giorgio Papini, Elena Lorenza Maria Pernici, Tuzio Tuti). Subito dopo sono stati presentati ufficialmente ai tanti soci presenti, i ventidue nuovi e giovani volontari dell’anno 2017, ai quali è stato consegnato un simpatico omaggio come segno di benvenuto e di riconoscenza. Questi i loro nomi in ordine di iscrizione: Claudia Buccoli, A. Maria Bennati, Anna Montecalvo, Miriana Caci, Morena Manfredi, Daniela Fontecchia, Cinzia Giuseppina Varisco, Mirko Matteagi, Mauro Monini, Francesco Guiducci, Franco Cirri, Vittorio Bianchini, Christian Draghi, Francesca Marri, Duccio Guelfi, Mirtha Alexandra Vera Menacho, Nico Garaffini, Matteo Boncompagni, Gabriele Boriosi, Giovanni Piccini, Daniele Umani, Valeria Locci. Il Consiglio Direttivo Nelle tre foto in alto i donatori Giorgio Papini, Elena Pernici e Tuzio Tuti, premiati dalla dott.ssa Vannini con Croce d’Oro (foto Rostow).


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Un nuovo progetto per e con la scuola!!!

Per parlare ai nostri giovanissimi di solidarietà e di volontariato sociale

D

opo qualche anno di pausa, si riallacciano i legami tra il nostro Gruppo Fratres ed il mondo della scuola, con l’unico obiettivo di concorrere alla sensibilizzazione delle nuove generazioni per prepararle ad essere un domani dei cittadini attivi... Molto ricco di iniziative il relativo progetto, concordato da tempo con la dirigenza scolastica e che abbraccia gran parte dell’anno, fin quasi al termine delle lezioni. Riportiamo di seguito il resoconto di quella già realizzata in prossimità del Santo Natale: un mercatino interno all’edificio scolastico che ha coinvolto i nostri volontari, i bambini di tutti gli ordini di scuola, le insegnanti, genitori e nonni. Nei prossimi mesi il progetto continuerà con incontri informativi con tutti gli alunni ed un Concorso rivolto alle classi, la cui premiazione sarà effettuata durante la Festa Finale che si terrà nella prossima primavera. “È giunto ormai al secondo anno il mercatino di Natale che si è svolto in collaborazione fra l’Istituto Comprensivo di Anghiari, il Gruppo Donatori di Sangue Fratres e la Misericordia. Nel pomeriggio del 13 dicembre scorso la palestra della scuola primaria di via Bozia si è animata di luci e di colori e il mercatino ha preso il via! Bellissimi i manufatti realizzati dagli alunni delle scuole d’infanzia di Anghiari capoluogo, San Leo e San Lorenzo e della scuola primaria di Anghiari, a dimostrazione che davvero la creatività e l’inventiva di alunni, insegnanti e genitori… non ha confini! Da segnalare, infatti, la grandissima partecipazione delle famiglie sia nella fase di preparazione dei manufatti sia poi nella fase dell’acquisto. Un caloroso grazie per la collaborazione dimostrata, a testimonianza dell’attaccamento alla scuola, va a tutti i genitori, al gruppo Fratres e alla Misericordia di Anghiari, importanti realtà che operano nel nostro territorio da decenni. La bellissima serata si è conclusa con una

super tombola o rg a n i z z a t a dagli alunni della scuola media: ricchi premi in palio… tutti rigorosamente re a l i z z a t i a mano! Artigianale anche “L’Albero del Donatore”, singolare albero di Natale dove al posto delle palline erano state messe gocce di sangue dipinte e anziché nastri luccicanti, frasi e pensieri scritti dai bambini per ricordare a tutti, ancora una volta, l’importanza della donazione del sangue. Continua così la positiva collaborazione fra Istituto Comprensivo, Gruppo Fratres e Misericordia con l’obiettivo di sempre: avvicinare i nostri giovanissimi per educarli agli importanti temi della solidarietà e del volontariato sociale. “ Cristina D. Nella foto in alto, la sala della Misericordia in occasione di uno dei passati incontri con gli studenti e, sotto, una parte dei tanti oggetti offerti nel mercatino scolastico.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI SOCIALI 1) VEGLIONE DI CARNEVALE PER GRANDI E BAMBINI: SABATO 10 FEBBRAIO, dalle ore 20:30, presso il Ristorante “L’Isola Che Non C’è” di Fighille, in collaborazione con la locale Confraternita di Misericordia ed i genitori della scuola primaria. CENA + BALLO, con musica dal vivo. 2 ) ASSEMBLEA SOCIALE ORDINARIA: Sabato 10 Marzo, Sala della Confraternita di Misericordia (g.c.). Ore 15:30: Prima Convocazione. Ore 16:30: Seconda Convocazione. ORDINE DEL GIORNO: Relazione sociale del presidente ed approvazione bilanci consuntivo 2017 e preventivo 2018. Nomina dei nuovi soci benemeriti. V I A S P E T T I A M O N U M E R O S I! ! !

15


Le vostre offerte per il 2018 Ada Acquisti, Mura di sopra Adamo Grazi, San Tommaso-Mezzavia Alberta Catacchini, IL Fosso Alessandro Bartolomei, Fontebrina Alessandro Fanciullini, Al Borgo Alessio Acquisti, Fighille Alfonso Sassolini, Casanova Spicchi Alighiero Padelli, Sabino Amedeo Corsi, San Giustino Angiolina Bartolomei, Bagnaia Angiolo Madiai, Polveriera Angiolo Stocchi, Via di San Leo Anna Arrighi, Via per Arezzo Anna Maria Alberti, Monterchi Anna Maria Fontanelli, Arezzo Anna Maria Noferi, Piazzetta Croce Anna Nocentini, Polveriera-S. Stefano Antonietta Olivieri, Grosseto Antonio Rinaldi, Montebello Antonio Zineddu, Tavernelle Armando Babbini, Giardinella Armando Zanchi, Arezzo Augusto Ghignoni, Infrantoio Brunera Falsetti, Calabria Brunetta Nannicini, Tavernelle Bruno Polverini, Pocaia Carla Donati Sarti, Casa Donati Carla Gallai, Arezzo Carla Mondani, Infrantoio Carla Tenca Rossi, Casargo LC Carla Zanchi, Via Nova Carlo Brizzi, Roma Carlo Cherici, Mercatale Cesare Ceppodomo, Borgo della Croce Cesarina Donati Sarti, Serafino Chiara Natalini, Tavernelle Claudio Cambi, Campo della Fiera Conforta Leonardi, Tavernelle Cosetta Cestelli, Cerbaia Daniela Fedi, Perugia Dino Concu, San Leo Dino Corsi, Via di San Leo Diva Lanzi, Tubbiano Domenica Pernici, Cavriglia Domenico Romani, Monterchi Don Giovanni Gnaldi, Castello Donatella Tavanti, Tavernelle Elbano Meazzini, Arezzo Elena Leonardi, I Fabbri Elena Pieracci, I Fabbri Elena Primitivi, Infrantoio Elena Sassolini, Terrato Elio Papini, Il Casotto Ermindo Pernici, Ponte Carletto Ernesto Dragoni, La Croce Eugenio Guadagni, Osteria Tavernelle Fabio Gigli, Casa Bruna Fabrizio Morelli, La Casaccia Fabrizio Nicchi, Borgo della Croce

Faliera Tanfi, Mura di sopra Faliero Dini, Al Borgo Fam. Ferrini Buscosi, Renicci Famiglia Papi, Il Borgo Fernando Olandesi, Giardinella Fosco Cardinali, Le Chiasse-Viaio Francesco Maggini, Ponte alla Piera Francesco Tavernelli, Tavernelle Franco Giorni, San Leo Franco Panichi, Tavernelle Frido Camaiti, Via di Pino Giancarlo Guiducci, Impruneta Gianrico Cristini, Crocifissino Gina Monini, Via di San Leo Ginetta Ligi, Monterchi Gino e Lucietta Ortalli, Piazza Baluardo Giorgia Babbini, Gubbio Giorgio Alberti, Motina Giorgio Camaiti,. Il Colle-Motina Giovanna Cheli, Giardinella Giovanni Bianchini, Palazzo del Pero Giovanni Sassolini, Terrato Giuliana Vallecchi, Grassina Giuliano Primitivi, Il Borgo Giuseppa Sbragi, Polveriera-S. Stefano Giuseppe Cagnacci, La Banchina Giuseppe Fastacchini, Roma Grazia Del Pia, Molinello Grazia Giabbanelli, Campo della Fiera Graziano Lazzeroni, Viaio Graziella Martini, Via Nova Guido Tofanelli, Infrantoio Ione Mari, Via del Carmine Italo Del Barba, La Palazza Ivo Senesi, Tavernelle Lando Cangi, San Prucino Laura Taddei, Scarpaia-Tavernelle Lidia Mondani, Botteghino-Carmine Lidia Tavernelli, Talsano Lilli Cerboni, Bernocca Lina Bilancetti, Argentina Una persona Loris Guadagni, Bibbiena Luciana Cheli, Infrantoio Luciano Cecconi, Infrantoio Luigi Monini, Le Cascine Marcella Pernici, S. Giovanni V.no Margherita Pacini, Giardinella Maria Baglioni, Bernocca Maria Elisei, San Leo Maria Guadagni, Infrantoio Mariano Marsupini, San Giuliano AR Marino Del Pia, Via di San Leo Mario Mariani, Bagnolo di Sotto Mario Senesi, Sezzano Mario Senesi, Via Nova Mario Zanchi, Chiani Maris Zanchi, Il Fosso Massimo Foni, Ca’ de’ Frati

16

Massimo Pernici, Via Garibaldi Maura Coleschi, Fossatino-Ponte Maura Guadagni, Terrato Michele Bruni, La Stazione Moreno Zanchi, Il Fosso Nada Foni, Acquedotto Nella Magri, Cerbaia Nidia Matteucci, Pisa Oliviero Panichi, Tavernelle Onelio Crociani, Viaio Orietta Cesari, Via del Carmine Ottavio Cangi, San Giustino Ovidio Mondanelli, Giardinella Palmiro Giuliattini, Molin Bianco Pamela Zanelli, Il Ghetto-San Leo Paola Antoniucci, La Fossa Paola Roselli, Cordoni Paolo Cerofolini, Bagnaia Paolo Cesarini, Motina Paolo Massimetti, Il Borgo Paolo Monini, San Leo Pierluigi Gallai, Castello Piero Plini, Monteloro Pietro Giabbanelli, Giardinella Polcri Gianna, Maraville Primo Del Sere, Il Borgo Primo Zanchi, Il Fosso Renato Bidossi, Arezzo Rita Antoniucci, Peneto AR Rita Cungi, Ripalta Roberta Tenti, Roma Rosanna Merendelli, Borgo della Croce Santi Carboni, Infrantoio Santi Comanducci, Intoppo Saura Cambi, Via del Mangoni Serena Tofanelli, Via di San Leo Sergio Cangi, San Rocco Silvana Cherici, Campo della Fiera Silvana Rossi, Trafiume Silvano Paceschi, Firenze Silvano Spigoli, Terrarossa Silvia Del Pia, Infrantoio Simone Boncompagni, Via di San Leo Simone Sassolini, Stati Uniti Stefania Merendelli, Infrantoio Stefano Comanducci, I Chiusini Teresa Bartolomei, Portogallo Vally Fastacchini, Arezzo Valter Giorni, Infrantoio Vanni Fanciullini, Via del Carmine Vasco Coleschi, Terrarossa Vincenzina Ruscetti, Borghetto di Sopra Vittoria Catacchini, Arezzo Walter Meozzi, Carmine Jannine Boselli da Nizza manda la sua offerta in memoria di nonna Ida Paceschi e Armano Zanchi in memoria del fratello Antonio (Tonino).


Gli operai del presepe

Chiesa di Sant’Agostino

Chiesa della Propositura

Chiesa di Tavernelle

Chiesa di Santo Stefano

Santuario del Carmine

Chiesa della Maddalena

Chiesa della Croce

Chiesa della Badia

Operai sÏ, ma anche ideatori dei presepi che avete potuto vedere nelle nostre chiese. In questa pagina alcuni dei gruppi che si sono impegnati per questo 2017. Nel 2018 ne metteremo altri. A sinistra in alto e poi in senso orario. Rita: Sant’Agostino. Linda, Sabrina, Mario, Loris e Giampaolo: Propositura. Luigi, Stefano, Augusto, Senio, Piero e Fabrizio: Santo Stefano. Marilena, Giovanni, Teresa e Caterina; Maddalena. Monia e Settimia: Badia. Sirio e Anna: Croce. Francesca, Cinzia e Franca: Carmine. Massimo, Claudio, Lorenzo e Maurizio: Tavernelle.

17


MONS. ERCOLE AGNOLETTI*

E

11 maggio 1920 – 20 novembre 2007 Proposto della Basilica Cattedrale di Sansepolcro, Direttore dell’Archivio Storico Diocesano

rcole Agnoletti nasce a Galeata (attualmente in provincia di Forlì-Cesena, allora in provincia di Firenze) l’11 maggio 1920. Terminate le scuole elementari compie gli studi medi e ginnasiali nel Seminario Vescovile di Sansepolcro e quelli liceali, filosofici e teologici nel Seminario Arcivescovile di Firenze. Viene ordinato prete a Sansepolcro il 17 marzo 1945 dal vescovo mons. Pompeo Ghezzi. Inizialmente svolge il ministero parrocchiale a Rondinaia e Poggio alla Lastra (comune di Bagno di Romagna) e successivamente a Pieve S. Stefano. Nell’ottobre 1964 viene nominato canonico della Basilica Cattedrale di Sansepolcro e archivista della Curia vescovile. Tra il 1964 e il 1966, inoltre, collabora attivamente con il vescovo Abele Conigli per l’applicazione in diocesi delle riforme operate dal Concilio Vaticano II. In seguito è anche rettore del Seminario Vescovile di Sansepolcro, Vicario Generale della Diocesi (1978-1986) e proposto del Capitolo della Cattedrale. In qualità di direttore dell’Archivio Vescovile, dal 1964 al 1995, ha curato il riordino dell’intero archivio capitolare, pagando personalmente alcuni significativi interventi di restauro e organizzando l’allestimento attuale, inaugurato nel 1986. Don Ercole ha garantito la conservazione dell’intera documentazione, ha redatto repertori parziali che permettono di orientarsi nella ricerca, ha aperto al pubblico in maniera regolare e continuata la consultazione dei documenti. Oggi, l’Archivio Vescovile di Sansepolcro, proprio grazie al suo lavoro, si trova in condizioni ben diverse da quelle da lui trovate nel 1964. Inoltre don Ercole ha costituito la Biblioteca Vescovile, collocata all’interno dell’episcopio, occupandosi personalmente del trasferimento dei 13.700 volumi dal palazzo del Seminario all’episcopio, con un lavoro terminato nell’ottobre 1991. Ai libri del Seminario ne aggiunse altri, molti di proprietà personale, insieme ad una collezione di videocassette: nacque così la Biblioteca Vescovile, che oggi conta ben oltre 20.000 volumi, essendo stata arricchita delle biblioteche personali di don Armando Aputini, don Duilio Mengozzi e don Alberto Gallorini. L’intitolazione della Biblioteca Vescovile a don Ercole Agnoletti potrebbe rappresentare il riconoscimento della Diocesi e della città all’opera di tutela dei beni culturali da lui promossa. Lasciata Sansepolcro nel gennaio 1995 per trasferirsi a Rufina, ha continuato a seguire la vita culturale alto tiberina. Anche a Rufina ha vissuto il suo servizio sacerdotale e il suo impegno culturale. Il 21 aprile del 1995 il comune di Sansepolcro gli conferisce il riconoscimento di Cittadino Benemerito con questa motivazione: “Per aver saputo coniugare la propria testimonianza di fede e di servizio alla comunità di Sansepolcro con il profondo amore per la sua storia e la sua arte, collaborando con le istituzioni cittadine e offrendo un contributo intelligente

18

Testamento spirituale di don Ercole Agnoletti Sansepolcro, 9 dicembre 1990 Testamento spirituale steso di mia mano, nella piena facoltà di volere e di disporre. Nelle tue mani, o Signore, affido la mia vita. Sono tuo perché mi hai voluto. Mi hai voluto perché mi hai amato prima che fossi. Usami misericordia per quanto non ho risposto al tuo volere. Mi perdonino anche gli uomini, che avevano il diritto di imparare da me come si ama Dio e il prossimo. Mi affido alla tua misericordia, o Signore, perché tu sei la mia salvezza. Nella tua squisita bontà mi hai voluto Sacerdote, sebbene pieno di miseria. Ma tu, che sei capace di suscitare figli di Abramo anche dalle pietre, non hai temuto della mia nullità. La tua grandezza si misura meglio quando operi con uno strumento inutile. Più passano i miei anni, più avverto la mia miseria e la tua grandezza nell’amore. Grazie, o mio Dio! Fai che ti lodi in eterno, nel tuo regno, per riparare al tempo che non ho speso per te. Lo spero, Signore, perché tu sei buono. A tutti coloro che ho conosciuto sulla terra, e non ancora saliti al loro Signore, un arrivederci in cielo. Ercole Agnoletti


e determinante alla conoscenza degli eventi passati ed alla conservazione e valorizzazione di un prezioso patrimonio artistico che la sua instancabile opera ha salvato da sicura dispersione”. Nel 1996 è tra i soci fondatori dell’Associazione Storica dell’Alta Valle del Tevere, e nel 1997 invia un primo articolo per Pagine alto tiberine, cui ne seguirà un secondo nel 1999. Un paio di anni dopo, la malattia gli impedì di continuare a studiare antiche carte, ma nel 2007 Pagine alto tiberine ha voluto rendere omaggio a don Ercole pubblicando due suoi brevi saggi in precedenza consegnati alla redazione. Muore a Firenze, all’età di 87 anni, il 20 novembre 2007; le esequie sono celebrate nella Basilica Cattedrale di Sansepolcro il 22 novembre 2007. È sepolto nel cimitero di Rufina. Storico, archivista, bibliotecario: in una parola, raccoglitore di memorie. Così vogliamo ricordare don Ercole, che fu, prima di tutto, un prete. È opportuno ricordarlo perché per lui lo studio della storia era una forma di ministero, la raccolta di documenti, libri, opere d’arte era una trasmissione dell’identità di una Chiesa particolare da una generazione all’altra. Questo ci fa capire meglio il suo modo di fare, di schedare, di studiare; ci dice in quale modo approcciarci alla sua produzione. L’Agnoletti

non si interessò tanto alle interpretazioni storiografiche, all’analisi delle fonti, neppure all’apologia, quanto alla notizia in sé: una notizia da raccogliere e tramandare. È stato lo storico delle piccole cose, delle vicende di paese o, meglio, di parrocchia; il raccoglitore di spigolature, altrimenti destinate a perdersi col naturale avvicendarsi delle generazioni. Così nascono volumi quali Memorie religiose inedite di Sansepolcro (1970), Spigolature di archivio (1971), Piccole storie (I-II, 1984, 1987, Le memorie di Sansepolcro e Personaggi di Sansepolcro (1986). Nella sua ampia produzione si distinguono per impegno almeno tre opere, per un totale di 6 volumi: I vescovi di Sansepolcro (I-IV, 1972-1975), Sansepolcro nel periodo degli abati (1976) e Viaggio per le valli alto tiberine toscane (1980). Più che storico in senso proprio don Ercole è stato il custode della memoria, o meglio della tradizione di una chiesa locale, una tradizione da lui accolta, amata e trasmessa ad altri –contemporanei e posteri- attraverso migliaia di pagine e pagine. La storiografia di don Ercole non nasce da interessi di studio, ma dall’amore per una Chiesa, una terra, un popolo. Tratto dal pieghevole stampato in occasione del decimo anniversario dalla morte. Sansepolcro, 20 novembre 2017.

Un po’ di Poggiolino a Firenze per la trasferta di ‘Tovaglia a Quadri’

I

n occasione della convention annuale di Aboca, sabato 4 novembre 2017, presso il Teatro del Sale a Firenze, è andata in scena l’edizione del 2016 di Tovaglia a Quadri, dal titolo: “Poderi forti”. È accaduto spesso che lo spettacolo tutto anghiarese (dai suoi attori, agli autori, al regista, al compositore delle musiche e all’organizzazione) venisse richiesto al di fuori della piazza del Poggiolino, ma il più delle volte non sembravano occasioni adatte: Tovaglia è come una pianta che è bella nel suo ambiente, e fuori di lì rischia di sfiorire o, addirittura, morire. Ma questa volta, proprio di una pianta si parlava e di “contrasti” che sembravano fatti apposta per l’occasione. Un’occasione doppiamente ghiotta, perché il Teatro del Sale (nella foto) è il celebre ristorante-spettacolo dello chef Fabio Picchi, noto volto televisivo. E allora tutta la compagnia si è messa al lavoro, per riprendere la memoria e riadattare al suo posto una storia piena di ironia e questioni anche serie riguardanti la salute. Così, ridendo, scherzando e cantando (le musiche arrangiate come sempre dalla fisarmonica di Mario Guiducci), questo pezzo della storia di Anghiari del passato (e di oggi) ha sorpreso i commensali e il pubblico proveniente da tutta Italia che, nonostante la fame (si andava in scena dalle 12 alle 13,15, e senza portate a fare da intermezzo!), ha applaudito e ascoltato fino alla fine. Qualcuno si è prenotato per la versione estiva, altri chiedevano a Piero e Miriam se erano attori professionisti. La risposta non c’è e non ci sarà mai: Merendelli&Pennacchini (che hanno curato e riadattato al luogo “straniero” le pietre del Poggiolino) li chiamano

“anghiaresi professionisti”, perché dentro la ‘Tovaglia’ si trasformano in eroi locali con sfumature universali riconosciute da tutti. Maris, Marta, Ada non hanno tremato né si sono spaventate al contatto con il pubblico, Ermindo ha polemizzato con Stefania ed Elisa sulle questioni del tabacco come se fossero a casa loro, Fabrizio ha fatto pensare, Gnacco e Rossano hanno fatto ridere aggressivi e poetici con i loro fratelli “Botolini”. Gabriele è ormai un giovane attore, il cameo del Finzi è esilarante e amaro, Valbo-Conte ci ha riportato ai tempi della mezzadria, Sergio ha improvvisato le sue clownerie, Mario ha orchestrato storie di Anghiari e musiche toscane, mentre Cecilia, con il suo consueto sorriso e il suo magnetismo, ha gestito la sala come se davvero fosse l’osteria di Anghiari. Una trasferta trionfale che ci rende orgogliosi, anche se una cosa un po’ è mancata: i bringoli d’Anghiari. Ma per quelli è bastato attendere il fine settimana successivo con San Martino. In attesa dei bringoli estivi della Tovaglia a Quadri 2018, la n. 23.

19


Come nasce una chiesa, anzi come nasce la nostra chiesa più importante

La Propositura di Santa Maria delle Grazie

A

tutt’oggi non siamo stati ancora in grado di localizzare le vestigia della prima Chiesa Abbaziale di Anghiari, che rappresenta l’ “antenata” dell’attuale Chiesa Propositurale. Sappiamo che nel 1104, quando i Camaldolesi si insediarono ad Anghiari, in breve tempo poterono disporre di una Chiesa funzionale, presumibilmente adiacente al loro Monastero (Conventone) e lì rimasero per circa duecentotrent’anni, fino a quando nel 1337 ne furono scacciati dai Perugini nuovi dominatori, per poco, di Anghiari. Non sappiamo neanche la consistenza di questa Chiesa, probabilmente un riadattamento della antichissima Cappella dedicata a S. Giovanni da rintracciare fra l’attuale Palazzo Comunale e il Conventone, ed invece ben conosciamo le limitate dimensioni dell’edificio che ne prese il posto a partire dalla metà del Trecento e che corrisponde all’attuale Badia. Le proporzioni modeste della Badia furono quasi subito un problema per i Camaldolesi, Signori di Anghiari, ma forse non fu il solo: già nel frattempo, con la cessione dei lotti edificabili e lo sviluppo edilizio che i Camaldolesi avevano promosso, il baricentro della cittadina si era spostato verso nord – ovest. L’apertura della nuova porta di S. Martino, la piazza del Borghetto con le case torri delle famiglie nobili che sorgevano, avevano prefigurato un nuovo centro più aperto verso le strade di collegamento alla Val Tiberina, alla Val Sovara fino ad Arezzo e in direzione Micciano e oltre. Poi lo straordinario intervento urbanistico dei Tarlati, che portava Anghiari oltre la porta di S. Martino, disegnando la Piazza del Mercatale con la Fonte e la Dritta verso il Borgo, proiettava definitivamente il centro verso Ovest, oltre il Fosso della Ruga di S. Martino che fino allora era parso invalicabile. E la Badia Camaldolese si era spostata invece dal lato opposto, ad oriente, dove l’ultimo cerchio di mura aveva bloccato gli sviluppi urbani alla Porta S. Angelo, lontano dalla piazza del Mercatale che divenne presto il cuore

pulsante delle attività economiche del centro. Cresceva nel frattempo l’importanza presso gli Anghiaresi della “nuova” Chiesa di Sant’Agostino, che originariamente fuori dalle mura, si veniva poi a trovare all’interno e proprio a ridosso del Borghetto, dal lato delle espansioni urbane dal 1200 in poi. La sola navata di Sant’Agostino (di quasi 200 mq.) era molto più grande dell’intera Badia ( attorno ai 150 mq.) e non stupisce che la Comunità avesse in seguito deciso di “predicare” ai fedeli nella Chiesa di Sant’Agostino e non nella Badia (troppo piccola). Già nel 1480, quando fervevano i lavori di costruzione delle cappelle e del transetto dentro S. Agostino, l’Abate di S. Bartolomeo, Don Ugolino dell’Antella, fiorentino, “per consiglio del Padre Maggiore di Camaldoli, di molti Gentiluomini Fiorentini e di tutto il Pubblico di Anghiari, fu esortato e consigliato a fabbricare una nuova Badia, sotto il titolo di San Bartolomeo, perché quella esistente (la Badia attuale) era piccola e non capace di ricevere il popolo di Anghiari nelle solennità, processioni e predicazioni” (L. Taglieschi, Priorista). Ci vorranno altri 150 anni per “individuare” una concreta soluzione a questo problema. Fu subito chiaro che la localizzazione della nuova Badia avrebbe dovuto essere fuori dalle mura, a nord-ovest, verso la Piazza del Mercatale, ormai “baricentro” di Anghiari. La Badia, anche se ormai gli Abati Camaldolesi non rappresentavano più alcun potere politico ma eran solo dei Commendatari non direttamente impegnati nella realtà locale, era pur sempre la Chiesa della massima autorità religiosa per i fedeli anghiaresi, quindi doveva trovarsi in una posizione più baricentrica e “dominante”. Dopo molti contrasti e tentativi andati a vuoto la scelta dell’area attuale sembrò rispondente alle esigenze richieste: nella zona alta, ben visibile da quasi tutto il centro e ben collegata alla Piazza del Mercatale da una breve salita che ne esaltava la rilevanza, in ossequio al gusto scenografico seicentesco. Oltre al Fosso, il sito

20


prescelto si ricollegava da un lato ai percorsi collinari verso Arezzo e Montauto e dall’altro alla porta S. Angelo e alla Valtiberina. La vicinanza alla Torre-Campano suggerì a qualcuno di sfruttarla come torre campanaria della futura Chiesa, ma poi fu prescelta una localizzazione un po’ più discosta dal centro murato. A quel tempo la Chiesa più grande era quella di S. Francesco ovvero della Croce, da poco terminata, la cui aula superava i 250 mq., una superficie superiore a S. Agostino, ma insufficiente per la realtà anghiarese; la Comunità Anghiarese, che aveva da sempre sofferto una situazione di limitatezza di spazio ecclesiale, dette pertanto indicazione di superare i 400 mq. di superficie onde poter accogliere le esigenze dei fedeli. In quel momento i fedeli Anghiaresi intendevano soprattutto venerare la Madonna, sentita quanto mai vicina alla sensibilità del suo popolo. Il 16 dicembre 1627 Michele di Jacopo Ciocchi, Capomaestro, venne in Anghiari per nove giorni, mandato da Firenze dal Magistrato dei Capitani di Parte Guelfa, per fare il disegno della nuova Chiesa dedicata alla Madonna, situata nel Fosso, e fu pagato dallo stesso Lorenzo Taglieschi con scudi 8 il giorno, più scudi 42 per il disegno, con la cassa dell’Opera, istituita appositamente per la costruzione. Armando Babbini

Le ceste

per la raccolta alimentare

N

el periodo dell’Avvento avete trovato esposte nelle nostre chiese, all’ingresso o all’interno della navata centrale, alcune ceste in vimini con la presenza di un cartello che “chiedeva” generi alimentari da poter poi distribuire ai più bisognosi della nostra comunità. Uno dei compiti della nostra parrocchia, anche attraverso l’operato della Caritas, è quello di aiutare direttamente quelle famiglie che hanno difficoltà ad assicurarsi un minimo decoroso sostentamento primario, ed ecco quindi le ceste che hanno chiesto pasta, scatolame, formaggi, olio… Ma nel significato di queste ceste leggiamo anche un messaggio altrettanto importante, sicuramente meno materialistico ma forse ancora più profondo. Papa Paolo VI, nel primo incontro nazionale con la Caritas, nel 1972, affermava che “Al di sopra dell’aspetto puramente materiale della vostra attività, deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica”. E quindi ciascuna mano che ha posato nella cesta un pacco di pasta, un barattolo di fagioli, una fetta di formaggio, una bottiglia di olio… ha anche indicato a tutto il resto della comunità la strada giusta per percorrere la vita buona del vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica puntuale e ricorrente la testimonianza della carità; le ceste in vimini ci hanno quindi richiamato alla fede che si rende operosa per mezzo della carità, distintivo cristiano, amore che diventa dinamicità della vita, forza di servizio, consapevolezza di responsabilità. Tutti noi dobbiamo far sì che anche le famiglie

Nell’altra pagina una veduta di Anghiari con la Propositura in primo piano vista da ovest in un disegno di Loris Babbini. Sempre di Loris il disegno della facciata in questa pagina.

sofferenti possano sentire il calore di Dio tramite le nostre mani aperte verso la cesta di vimini; tutti noi, nessuno escluso, dobbiamo essere capaci di vedere e far vedere la povertà, di anticiparla e di prevenirla, di proporre vie di soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. E questa povertà, non è solo mancanza di risorse economiche; si parla anche di altre forme di povertà, di malattie, di invalidità, di solitudine… Ma, cosa hanno visto le ceste in chiesa? Hanno visto mani protese, cariche di generi alimentari e di speranza, portatrici di un forte significato pedagogico nella fiducia che tante altre mani vuote decidano finalmente di compiere anche loro quel piccolo grande gesto che parla di Dio, che annuncia una speranza, che contiene un messaggio di amore che non può e non deve rimanere inascoltato. Ed allora, riempiamole queste ceste!!! (mr)

Nella foto una parte degli alimenti raccolti durante il periodo dell’Avvento 2017 e che saranno consegnati alle famiglie bisognose.

21


V

Aneddoti anghiaresi

ittorio nasce ad Anghiari (AR), podere Terrarossa, il giorno 11 ottobre 1899 da una famiglia di contadini mezzadri: il padre è Luigi CHIASSERINI (1870- 1921), la madre Maria Ortenzia PASQUETTI. I nonni sono Giovan Battista Chiasserini e Filomena BACCI. Nel 1917 viene chiamato alle armi (“ragazzo del ’99), dapprima a Torino, quindi al fronte sul Piave, sul Montello, fino alla fine della guerra e l’ingresso a Vittorio Veneto. Viene quindi inviato in Dalmazia, a Sebenico, dove rimarrà 14 mesi. Nel 1919 muore il padre Luigi. Viene perciò congedato per necessità familiari (nuovo capofamiglia). Negli anni Trenta, per mantenere la famiglia va a lavorare nelle Paludi Pontine, vicino a Littoria. Vi rimane per tre anni; la paga è di 16 lire al giorno. Effettua lavori di disboscamento e di sistemazione stradale. Torna a casa solo una volta. Passa la sua vita successiva come mezzadro e poi come piccolo proprietario terriero, infine come pensionato. Muore all’Ospedale di Arezzo il 26 novembre 1989. Riposa nel cimitero di Arezzo.

Due messaggi da Wilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli. * Sig. Direttore, ho letto nell’ultimo numero dell’Oratorio il suo invito a ricordare qualche episodio su Anghiari. Mi sono tornati in mente alcuni aneddoti che mi raccontava il babbo Vittorio, “ragazzo del ‘99” , quando insieme si rammentava la vita di un tempo nelle nostre campagne, intorno ad Anghiari. Era bello, soprattutto, ascoltare le espressioni e i modi di dire in “anghiarese”, cosa difficile da tradurre in “italiano” perché non si rende il sapore, la spontaneità e la brillantezza del parlato. Le parole tipiche e l’accento del nostro territorio sono così caratteristici che sarebbe un peccato dimenticarli. E l’Oratorio fa bene a mantenere viva anche questa tradizione. Lascio a Lei giudicare se possono interessare ai lettori dell’Oratorio. La saluto cordialmente. Wilmo Chiasserini * Sig. Direttore, ad integrazione degli aneddoti che Le ho inviato, aggiungo alcune informazioni su Vittorio Chiasserini. Per i dovuti diritti d’autore (!!!). Cordiali saluti. Wilmo Chiasserini Nelle foto a sinistra: Vittorio, il primo a sinistra, con alcuni commilitoni; come “ragazzo del ‘99”, nel 1917 fu chiamato alle armi, destinazione 1° Reggimento Artiglieria Montagna, Deposito di Torino, Caserma Alfieri. Nel giugno del 1917 partì per il fronte, dapprima a Montebelluno e di lì sul Montello. A destra la consegna del diploma di cavaliere di Vittorio Veneto nel 1983 ad Arezzo.

Gli aneddoti

N

egli anni sessanta il grano si mieteva ancora con la falce dalle nostre parti. A fine giugno alcune giornate sono particolarmente calde e così i ragazzi venivano mandati a portare “da bere” ai mietitori. Naturalmente tutti si conoscevano e si sapeva vita morte e miracoli di ciascuno. Tra i mietitori c’era un uomo notoriamente amante del vino, spesso alticcio. Quel giorno il ragazzo che gli portò da bere, forse inavvertitamente o forse per scherzo, gli versò acqua nel bicchiere. E lui infuriato gli gridò “Con quella lavitici i piedi”.

Q

uando il grano veniva ancora battuto nelle aie dei contadini con le vecchie trebbiatrici, azionate dai vecchi trattori, la paglia non veniva pressata ma spedita con una lunga scala agli addetti al pagliaio.

Fare un pagliaio era cosa non semplice perché bisognava saper calcolare l’ampiezza e l’altezza in proporzione a quante “manne” c’erano da trebbiare. Ed era spesso anche una sfida fra contadini, che finiva con sfottò e “coglionelle”. Una volta il figlio di quello che tirava su il pagliaio, in piedi sulla macchina, passava le “manne” all’uomo che le imbucava. Accortosi che il babbo non aveva calcolato bene, gli urlò: “Cuccalo babo, ché c’è resto ‘na manna sola”! 2 dicembre 2017

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri 22


Una giornata diversa

Rinati dall'acqua e dallo Spirito

la colletta alimentare 2017

I nuovi nati che hanno ricevuto la Vita nuova di Cristo risorto nel sacramento del Battesimo: Matilde Maria Menici di Stefano ed Eleonora Grazi è stata battezzata da don Marco, domenica 17 settembre 2017, nella chiesa della Propositura ad Anghiari.

Mia Maria Di Biase di Luca e Vania Flamini è stata battezzata da don Marco, domenica 24 settembre 2017, nel Santuario del Carmine.

S

abato scorso la nostra catechista Stefania ci ha portato al super mercato Penny di Sansepolcro per fare la Colletta alimentare. Mattia e Daniele davano le buste alle persone che entravano. Io e Federico mettevamo i prodotti negli scatoloni. La raccolta alimentare è importante per aiutare le persone povere. Spero che i bambini poveri ottengano alimenti importanti per la salute. Questa esperienza mi è piaciuta perché ho potuto aiutare persone bisognose. (Rocco)

Sofia Zanchi di Tommaso e Loredana Randazzo è stata battezzata da don Marco, sabato 14 ottobre 2017, nella chiesa di Tavernelle.

Gioia Bartolini di Celestino e Chiara Piccini è stata battezzata da don Marco, sabato 21 ottobre 2017, nel Santuario del Carmine.

Martina Graziotti di Riccardo e Lucilla Rossi è stata battezzata da don Marco, domenica 17 dicembre 2017, nella chiesa della Propositura ad Anghiari.

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto. Così non verrà dispersa nessuna copia

Tradizioni della Valle La Donella, abitante a Petreto alto, nella zona della Valle di Pieve di Chio, è anche lei a conoscenza del significato di burgilucco; allertata da don Alessandro, ci ha aperto la chiesetta di Petreto dedicata a San Clemenziano. Lei dice che il dolce tipico di Petreto è la mantovana. Ma qui, aggiungo io, ci vuole un incontro con le massaie anghiaresi dove la mantovana è di casa e ha tradizione sicura. Magari si potrebbe fare proprio per la festa di San Clemenziano. «No, no, blocca subito la Donella: per San Clemenziano dolci non ci sono: panini con la porchetta, salame, prosciutto sì, ma niente dolci. San Clemenziano si festeggia per l’Ascensione, ma siccome c’è già la festa alla Noceta, è stata spostata e don Alessandro ci dirà la data precisa.» E invece il piatto tipico? «Tagliatelle!» ha affermato la Donella sicura, ma dopo un utile suggerimento ha modificato in: «Maccaroni!»

«Noi non se fa come tradizione né i pici e tantomeno i bringoli. So come sono fatti: con acqua e farina, però noi non ci s’ha questa usanza. Il dolce tipico di Pasqua, anzi è una specialità di Castiglioni, del forno di Masino, ma anche di Petreto, la ciaccia con i ciccioli: pasta del pane col rigatino tritato, fresco o stagionato. Poi fanno anche la crostata» Dopo un po’ di sforzi e qualche aiuto dei convenuti, altri ricordi tornano alla mente: «Per Natale niente cavallucci. Le croci per i campi prima se mettevano, ma ora è passa anche quella usanza. Se mettevano per Santa Croce. Quando venivon benedette non me ne ricordo, so che se mettevino per Santa Croce. Ci se metteva un rametto di ulivo e uno di alloro. L’aglio e le fave noi se fano el 4 di ottobre, per San Francesco, ci l’ha detto Severino da la Casanova. Io il motivo non lo so.» (emmedipì)

23


U o m i n i e d on n e com e n oi Incontri con la Bibbia Giona, il profeta indispettito

S

ervire Dio è un impegno difficile, che va imparato, perché per servirlo bene, come Lui si aspetta, non bastano la buona volontà e la voglia di lavorare, ma al contrario ci vuole una paradossale rinuncia a quella buona volontà che pure costituisce la condizione di partenza per mettersi al suo servizio. Non si serve realmente Dio se, cammin facendo, non si opera una rinuncia radicale alla propria volontà, al proprio punto di vista, alla propria prospettiva, se non si interiorizza il fatto che siamo tutti servi inutili che Dio non ha bisogno di noi -né della nostra intelligenza né della nostra forza. Quello che il Signore si aspetta da noi non sono potere e sapere, competenze e risorse, ma amore e confessione di ignoranza e debolezza, arrendevolezza: il nostro lasciarci andare alla sua volontà nell’amarlo, il saper dire “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Mt 26, 39). Il paradosso è così radicale che disorienta soltanto ad enunciarlo, ma viverlo sembra semplicemente impraticabile, e in effetti siamo tutti vittime della tentazione di improntare la nostra esperienza di fede a un criterio del tutto opposto, per cui servire Dio diventa una via per imporre agli altri la nostra volontà e la nostra visione delle situazioni. Lavorare per Dio va bene, ma che almeno le cose vadano come vogliamo noi! Essere al servizio di Dio significa allora diventare padroni della storia: fare in modo che tutto e tutti obbediscano alla nostra opinione su come deve andare il mondo. Della devastazione e delle rovine (reali e metaforiche) che sono la conseguenza di questo cristianesimo dominatore e prepotente sono pieni i libri di storia e delle nostre vite, ricordandoci che troppo spesso dimentichiamo di leggere con attenzione e costanza la Parola di Dio, trovando in essa l’antidoto alla nostra incomprensione di quello che ha da dirci. Così, per esempio, essa ci presenta con meravigliosa chiarezza questa condizione di autoinganno del credente di buona volontà nella figura di Giona, il piccolo profeta testardo, presuntuoso, rancoroso, che ne passa di tutti i colori (finisce persino nel ventre di un grosso pesce), nella sua ostinazione a mettere il proprio punto di vista al posto di quello di Dio. Giona è un personaggio dalle opinioni forti, che non ha paura di disubbidire a Dio quando gli sembra che questi sia incoerente con se stesso (più precisamente con l’immagine che egli se ne è fatto): perché andare a parlare con gli infedeli, se è Israele il popolo eletto? Così, più di una volta, il profeta cerca di sottrarsi a una missione di cui non condivide l’obiettivo: Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è

salita fino a me». Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano d a l S i g n o re . (Gion 1, 1-2). La sua fuga fallisce. Il Signore torna alla carica. Il Signore torna sempre alla carica con il credente, invitandolo sempre di nuovo a mettersi in cammino secondo la sua parola: Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò». (Gion 3,1-2) Giona stavolta ubbidisce, ma la sua missione non va come si aspettava: Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo (Gion 3, 4-5). Contro ogni sua previsione, gli abitanti di Ninive gli danno ascolto: la Parola di Dio di cui lui si è fatto ministro produce pentimento e conversione. Invece di rallegrarsi di questo successo, Giona si arrabbia con Dio, che si lascia impietosire e recede dalla punizione: Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». Gion 3, 10; 4, 1-3) -5

24


Q

uante volte ci siamo sdegnati come Giona (Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?». Gion 4, 4), perché Dio gestisce le cose in modo diverso da come avevamo previsto, interpretando le sue intenzioni come un copione scritto da noi e non da Lui? Quante volte prendiamo la sua giustizia a pretesto della nostra volontà di vendetta, del nostro desiderio di castigo come forma di riparazione di un torto che abbiamo subito? Per l’uomo è difficile accettare il fatto che per Dio l’unica autentica riparazione di un torto è il perdono che segue al pentimento e alla conversione. (Come ci dev’essere capacità di perdono, così ci deve essere capacità di pentimento, perché il perdono non può darsi se non c’è riconoscimento, da parte di chi l’ha commessa, della malizia che sale fino a Dio. Il perdono non è un voucher di impunità, ma la grande, difficile, promessa che il male può essere superato e redento. Ma questa possibilità e questa promessa non possono scaturire se non si dà il riconoscimento del male da superare e redimere.) Per il credente è difficile accettare il fatto che Dio vuole fare le cose a modo suo e non a modo nostro, e che essere al suo servizio non significa mettere la storia e gli altri al servizio delle nostre idee e della nostra volontà. Come Giona, tante volte ci ribelliamo a un Dio che dà torto al nostro complesso di superiorità di persone perbene, e fa morire la pianta sotto cui ci eravamo messi comodi per godere lo spettacolo della punizione celeste di chi si è comportato male: Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all’ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino

al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. Ma il giorno dopo, allo spuntar dell’alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò.» Gion 4, 5-7)

Elfi sul ponte

Il 10 dicembre 1967 bufò!

I

A.d.r. - Tornando alla grande nevicata del passato che non fece fare la processione, ecco alcune indicazioni: il Proposto era sicuramente Don Nilo. Io ero col Gabellini, il Petrolati, ecc., addetto ai lanternoni. La cosa certa è che era il 10 dicembre 1967. La Marisa e Franco ritornavano dal viaggio di nozze e hanno sempre confermato che arrivarono in serata ad Anghiari con tanta neve sulle strade [e infatti Franco, interpellato a tal proposito, ha confermato]. Ciao!

Un magico Natale al Ponte alla Piera

n una bella (e inaspettata) giornata di dicembre (domenica 17) la giornata degli elfi si è potuta svolgere nel migliore dei modi. Sono stati molti i giorni in cui un nutrito e ‘agguerrito’ gruppo di pontesi ha preparato tutto l’occorrente: dai costumi, alle luci, agli addobbi, ai regali. Una bella soddisfazione per il risultato ottenuto, ciò che fa già pregustare la prossima edizione. Erano stati preparati baldino, castagne, canaiola, bancarelle, elfi, cori natalizi e, naturalmente, Babbi Natale. Bravi! Nella foto una parte degli elfi e dei Babbi Natale che hanno animato il Ponte alla Piera domenica 17 dicembre 2017.

A

lzati, va’ a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me dice il Signore al cristiano. Denuncia la malizia, combatti il male e il peccato che macchiano la storia. Ma non ergerti a giudice al mio posto, non sostituirti a me nel pretendere di fare giustizia per mezzo del castigo, perché Io, a differenza di voi uomini, sono misericordioso e clemente, longanime, di grande amore. La vittoria del profeta non è che si compia la distruzione che annuncia, ma che si operi la conversione che evita la distruzione. La sua vittoria è che la profezia di sventura vada a vuoto, che il futuro sia diverso da come la storia lo preparava e come lui lo vedeva. Il profeta non è un indovino che ci azzecca, ma colui che riesce a cambiare le cose in meglio, in modo sorprendente anche per lui, e che proprio per questo, alla fine di tutto, si riconosce servo inutile: Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. (Lc 17, 10) (tbv) Nei disegni dell’altra pagina: * Alzati, va’ a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me. * Ma il giorno dopo, allo spuntar dell’alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò.

Frido Camaiti

Il maestro Flavio

M

artedì 2 gennaio è morto il maestro Flavio Mercati. Ha collaborato con l’Oratorio con tantissimi articoli su ricerche da lui preparate. Una, molto ricca di notizie, ha riguardato i mulini della Val Sovara e della Valle Tiberina. Qualche giorno prima del suo malore aveva corretto le bozze dell’articolo che pubblichiamo a pag. 26: Le veglie di una volta nelle nostre campagne. Mi sa che anche lassù dove sei ora Flavio non mancherai di fare qualche altra ricerca! (emmedipì)

25


Le veglie di una volta nelle nostre campagne di Flavio Mercati

In questa ricerca vi sono passaggi espressi in dialetto che noi non abbiamo presentato “tradotti” anche in italiano, pensando che si riesca lo stesso a comprenderne il significato. La “traduzione” si è limitata solo a qualche parola di difficile interpretazione.

C

’era una volta una consuetudine molto diffusa nelle nostre campagne: l’andare a veglia, che consisteva nel recarsi a passare le lunghe serate tardo-autunnali e invernali del dopo cena nelle case, per lo più dei vicini. Di solito si andava dalle persone appartenenti allo stesso ceto sociale. Era un fenomeno di costume, un’usanza che riguardava soprattutto la campagna. Nei paesi e nelle città (da noi si parla specialmente di paesi) c’erano infatti altri luoghi di aggregazione sociale nel dopocena. Qui le persone dei ceti meno abbienti si rintanavano solitamente nelle bettole ed osterie, fumose e chiassose, riscaldandosi con qualche bicchiere di vino e al calore dell’ambiente chiuso, frequentato in quelle ore da molti avventori. Alcuni giocavano a carte, magari il quartino di vino, altri si raccontavano e commentavano i fatti del giorno, oppure parlavano e sparlavano di quello o di quell’altro, di quella o di quell’altra, magari infilando nella conversazione anche qualche battuta volgare, e così passava la serata e si faceva l’ora di andare a dormire. L’élite del paese, invece, era solita passare le tarde serate nei bar, allora più noti con il nome di caffè, in circoli pubblici o privati, ma, a volte, anche in qualche casa privata. Anche loro amavano spesso giocare, ma con poste ben più consistenti del quartino di vino, e, a volte, sconfinando anche nei cosiddetti giochi d’azzardo che erano anche proibiti, ma, certe volte si sa, la passione è più forte del rischio e del proibito. Questo fenomeno di passare le serate fuori casa riguardava soprattutto gli uomini, e soprattutto nelle campagne. Nel dopocena le donne avevano sempre qualcosa da sbrigare, oppure da occuparsi dei figli, e poi non era decente che una donna per bene passasse le nottate fuori casa, se non in certe occasioni, e accompagnata da congiunti. In campagna la gente cominciava ad andare a veglia quasi subito dopo i primi di novembre, quando alla sera erano meno stanchi, perché erano terminati i grossi lavori nei campi, l’ultimo era la semina, e quindi c’era meno bisogno di dormire per recuperare energie, e le nottate cominciavano ad essere abbastanza lunghe. Questo anche perché l’intervallo fra la cena e l’andare a dormire era molto lungo, perché in campagna si cenava molto presto, alle sei/sei e un quarto, rispetto alla classica cena cittadina delle otto, e sarebbe stato troppo noioso passare un così lungo tempo in casa, perciò si cercava di evadere.

A questo punto uno potrebbe chiedersi perché in campagna cenavano così presto. Si potrebbe rispondere: “Per andare prima a veglia!”, ma non basta questa spiegazione e non è neanche la principale. La spiegazione vera va trovata nei mesi estivi, quando nelle campagne c’era l’abitudine, fortemente radicata, di fare un’abbondante e sostanziosa colazione verso le 8/8:15 circa (ora solare), spessissimo all’aperto, nei campi; si faceva a quell’ora, perché prima non c’era appetito, anche se i lavori erano cominciati molto presto, al levar del sole o anche prima. Ci si potrebbe chiedere anche perché facessero una tal colazione abbondante e sostanziosa. Prima di tutto perché a quell’ora l’appetito di certo non mancava, dopo il lavoro svolto fino ad allora, e poi c’era da accumulare energie per i lavori pesanti da svolgere per il resto della mattina che era ancora lunga, lavori come zappare, vangare, falciare il fieno con la falce fienaia, mietere il grano, fare i cavalletti, arare i campi con i buoi, ecc. ecc., tutti lavori che attualmente vengono svolti dalle macchine, o quasi, e quindi adesso per tutta la mattinata, possono anche andare avanti, a volte, solo a caffelatte e biscotti. Quest’abitudine, all’ “inglese”, come si direbbe oggi, di una consistente colazione al mattino, si conservava anche nei mesi invernali, quando, però, nella mattinata c’era meno dispendio di energie, perché non c’erano pesanti lavori da svolgere, e quindi si arrivava all’ora di pranzo con poca o punta fame. A quell’ora mangiavano perciò poco, più che altro per abitudine, il pane con qualcosa e via! Era un “mangiare asciutto” dicevano. Però, alla sera, la fame si faceva sentire presto, e come! Quindi, quasi subito, dopo che si era fatto buio, tutti a cena! Quello della sera sì che era un magiare come si deve: minestre di tagliolini e anche di altri tipi secondo la tradizione locale, pastasciutta, qualche volta, polenta,

26


questa spesso, e poi c’era anche il secondo, quasi sempre costituito da tegamate di fagioli, sedani, cipolle, patate, ma, a volte, anche da uova sode con contorno di “perine” (tipo di pomodoro) mezze secche, frittate ed altro e logicamente pane fatto in casa. E poi gli uomini tutti a veglia! A meno che non arrivasse qualcuno da un’altra casa a veglia a casa tua e allora eri fregato, bisognava vegliare in casa propria! Come accennato all’inizio, di solito si andava a veglia nelle case dei vicini, ma, a volte, quelli che avevano la ‘gamba buona’ andavano anche in case lontane, facendo lunghi percorsi, e questo avveniva quando il tempo era buono. In generale prendevano per la via dei campi, ma se c’era bisogno anche fra macchie e selve, per viottoli conosciuti solo dalla gente di campagna e dai contrabbandieri. Molto rara era, a differenza di adesso, l’eventualità di fare qualche brutto incontro con qualche lupo. Procedevano avvolti nel silenzio misterioso della notte, rotto solo, dallo squittio acuto della civetta o dall’abbaiare lontano di qualche cane che, passando vicino a qualche casa, si faceva più insistente e forte. Erano avvezzi al buio di notti non illuminate da lampioni e insegne al neon, avanzando spediti sotto un cielo a volte di un blu intenso, su cui pullulavano miriadi di stelle così fitte che la volta sopra la Valtiberina era tutta un abbagliante sfavillio di luci da mozzare il fiato, e, a completare il quadro, passava talvolta, rapida come una folgore, una stella cadente tranciando il cielo. A volte, invece, erano accompagnati da una luna così luminosa che sembrava giorno, e si vedeva bene in lontananza il profilo delle montagne che si stagliavano contro il cielo (andando a veglia, a piedi, potevano anche godere di simili spettacoli della natura). Elemento indispensabile per la riuscita della veglia era un bel fuoco acceso nel focolare che, di solito, era nella cucina, perché il focolare serviva anche per cuocere i cibi; la fiamma scoppiettante era l’elemento che univa, perché, oltre al calore, dava quasi un senso di euforia e metteva di buon umore. In certe zone di montagna, dove il freddo, spesso, era particolarmente intenso, il focolare era addirittura sistemato in mezzo alla cucina, affinché il fuoco irradiasse più calore possibile nell’ambiente e la gente lo gustasse da ogni parte, standovi seduta in circolo intorno. Nelle nostre campagne non si vegliava nelle stalle, come avveniva, invece, nelle campagne del Nord-Italia, riscaldandosi col fiato delle bestie, poiché c’erano i boschi e le macchie degli Appennini che davano legna. Sistemati dunque gli uomini intorno al fuoco, cominciavano i conversari, e questa era la classica veglia, mentre le donne, un po’ in disparte, attendevano a certi lavori femminili. Qualcuna filava alla rocca e con il fuso la lana e la canapa che poi, trasformate in filati, sarebbero servite per fare i tessuti al telaio di casa, oppure, nel caso della lana, anche per fare maglie per ‘di sotto’ e calze, qualcun’altra faceva la calza, oppure faceva dei rammendi o metteva le ‘toppe’ ai pantaloni, ecc. ecc. Però, anche se

erano intente a questi lavori, le donne avevano sempre l’orecchio teso a sentire quello che dicevano gli uomini e ogni tanto intervenivano nella conversazione per dire la loro. E ora veniamo al nocciolo dell’argomento: cosa dicevano, cosa facevano nelle veglie i loro protagonisti? Qual era il succo, il contenuto delle veglie? Quali temi si trattavano? Prima di tutto, quando qualcuno entrava in una casa, quale migliore argomento per rompere il ghiaccio e cominciare a parlare, del discorrere del tempo?! «Brrrr… che freddo!», diceva qualcuno appena arrivato, stropicciandosi le mani e poi rivolgendo le palme verso il fuoco per scaldarle. Oppure: «Che tempo ‘dolco’! (Nel linguaggio toscano significa mite, temperato.) Speriamo che il freddo non venga di primavera quando può far danni alle piante!» Poi, una volta avviata la conversazione, gli argomenti erano i più vari e si andava anche di ‘palo in frasca’, come si dice. Si raccontavano anche le novità: «Ma la sapete questa?!», se ne usciva a dire qualcuno, e giù a raccontare la ‘nuova’ che magari aveva appreso in paese, dove andava di solito solo nei giorni festivi, o per il mercato o la fiera. Argomento molto trattato per il suo alone di mistero e di morbosità era il tema degli stregoni, stregonerie e guaritori e delle cosiddette ‘malie’, specie di ‘fatture’. Fare le malie significava annullare, con pratiche occulte, la volontà di qualcuno e assoggettarla alla propria, era una specie di ipnotizzazione. «Eh!, el tale ‘n’è più lu’ (lui)!», diceva uno «È fatto bagogo bagogo! (strano, confuso), e dire ch’è ancora abastanza giovono, dici che gnan fatto le malie e dici che per cavagnine devon trovère qualcuno ch’abbia più potere de quelo che gni n’ha fatte, por’omo!» Sovente erano solo persone dal carattere debole ed influenzabile, che, certe volte, si mettevano in testa strane fissazioni, o subivano la personalità di un altro. La loro mente, comunque, denotava un’involuzione, diventavano apatici, svogliati, inerti, in preda ad un intontimento generale, forse erano vere e proprie forme depressive. Altro tema trattato spesso era quello delle cosiddette ‘paure’. Noi, per non essere prolissi e noiosi, parleremo solo di una, anche a mo’ di esempio. Si diceva per esempio che, passando per una tale strada, di notte, ad un certo punto, dietro alla persona o persone che

27


passavano, appariva un lumicino che le seguiva; se queste si fermavano lui si fermava, se riprendevano a camminare, lui riprendeva a camminare dietro, e questo durava per un po’ e poi il lumicino spariva. Il popolo pensava che fossero anime in pena di persone decedute, che andavano dietro ai viandanti, forse per chiedere aiuto o preghiere di suffragio. In realtà, però, a questo c’era una spiegazione scientifica: erano i cosiddetti ‘fuochi fatui’. Dove nel terreno c’è stato sotterrato un corpo, può essere di una persona, ma anche di un animale: una vacca, un maiale, una pecora, ecc., la decomposizione della materia organica produce, a volte, un gas, la fosfina, che, a contatto con l’aria, si accende spontaneamente, ed è logico che si veda solo di notte. Quando passa qualcuno, rompe, come si dice, l’aria e si crea dietro di lui un vuoto, una differenza di pressione, che richiama, che risucchia altra aria dall’intorno e quindi anche la fiammella si sposta dietro, con l’aria. Ad un certo punto la fiammella si spegne, perché “finisce il gas”. Comunque sono fenomeni di cui attualmente non si sente più parlare. Qualcuno, più istruito, durante le veglie cercava di dare questa spiegazione scientifica, o meglio, diceva che dipendeva dal “terreno grasso”, ma diversi rimanevano o preferivano rimanere nel dubbio, forse perché credere come stavano veramente le cose toglieva il gusto del mistero e del brivido. La cosa impressionava soprattutto i bambini che, quando andavano a dormire, si raggomitolavano tutti sotto le coperte del letto, testa compresa, per paura di vedere vagare, nel buio della stanza, qualcuna di queste fiammelle. Fortunatamente, durante queste veglie vi erano anche momenti ben più piacevoli, come, ad esempio, quando veniva a veglia quello che raccontava ‘le storie’, ed allora sì che la veglia era un vero sollazzo! Si può dire che ogni circondario o villaggio ne avesse uno. Quasi sempre erano persone di non molta istruzione, conoscendo sovente solo i rudimenti del leggere e dello scrivere, che, però, si appassionavano alla lettura di romanzi e poemi i cui temi spaziassero tra imprese memorabili, l’eroico, il cavalleresco, il fantastico. Le opere a cui si ispiravano molto spesso erano l’ “Orlando Furioso” dell’Ariosto, la “Gerusalemme liberata” del Tasso, “I Reali di Francia” ed il “Guerrin Meschino” di Andrea da Barberino ed altre, ma, talvolta, nel loro repertorio, compariva anche il sommo poema: “La Divina Commedia” di Dante Alighieri. Dotati di buona parlantina e di buona memoria, a volte davvero prodigiosa, mandavano a mente queste storie e poi si dilettavano ad andare a raccontarle nelle veglie, in prosa ed in versi, e la gente li ascoltava incantata. Il narratore poteva andare avanti ore ed ore e l’uditorio non si stancava di ascoltarlo. Se poi era lui stancarsi nel parlare, un buon bicchiere di vino e… ritornava in forma. I giovanotti, invece, erano interessati ad altro; preferivano andare a veglia nelle case dove c’era qualche ‘citta’ (ragazza) belloccia, per cercare di conquistarne le grazie. Allora si scatenava fra di loro una gara di spiritosaggini a chi riusciva più simpatico, anche se, a

volte, qualcuno, nell’intento di voler riuscire simpatico ad ogni costo, finiva per dire delle baggianate ed otteneva l’effetto contrario, ed era meglio se fosse stato zitto perché non facevano ridere. Lo smacco più grave per il giovanotto era se a dire che le sue battute non facevano ridere ed era meglio se fosse stato zitto, era proprio la ragazza che lo interessava. Questa sentenza, magari espressa con sarcasmo tutto femminile, tagliente come una lama, equivaleva ad un K.O. per un pugile, ed allora il ragazzo doveva riprendersi dal colpo subito e ricominciare il procedimento di conquista, se non voleva darsi per vinto. A Carnevale, logicamente, non mancavano le veglie da ballo che si svolgevano in qualche capanno in muratura, chiuso, sgomberato, eventualmente, degli attrezzi e prodotti agricoli che vi si trovavano, o in un locale abbastanza ampio di qualche casa. Si ballava, quasi sempre al suono della fisarmonica, strumento principe della musica popolare, almeno dalle nostre parti. Erano anche occasioni per giovincelli e giovincelle (li chiamavano ‘cittotti’) di apprendere i primi rudimenti dei vari balli, prima di avventurarsi nei locali da ballo di più alto livello e più impegnativi del paese, dove c’era il rischio di rimediare qualche meschina figura. Insomma, queste feste da ballo rustiche, alla buona, erano anche una specie di palestra per imparare a ballare senza che qualcuno ti ridesse dietro se eri una frana, ed erano anche l’occasione per la nascita di qualche primo giovanile amore. Una veglia che si ripeteva ogni anno era quella della “castagnolata” e si svolgeva anche questa nel periodo di Carnevale. Era consuetudine, una volta, quasi in ogni famiglia di campagna, in questo periodo, invitare gli amici di qualche casa vicina e parenti anche di luoghi distanti a venire a veglia, una data sera, per, come dicevano, “mangiar le castagnole”. Era proprio questo un momento propizio per questa specialità perché le uova, che con la farina ne costituiscono l’ingrediente principale, erano abbondanti perché le galline, dopo la pausa tardo autunnale, avevano ricominciato a fabbricarle a pieno ritmo non tradendo il detto “gennaio ovaio”. Di solito le donne di casa le preparavano e le friggevano qualche ora prima della veglia e poi le sistemavano in dei grandi vassoi, cospargendole di zucchero, o alchermes, o miele, e lì si raffreddavano. A volte venivano fuori vere delizie, soffici (boffici dicevano) e leggere, e ciò dipendeva logicamente dall’abilità della massaia. Poi

28


arrivava la gente a veglia, che, ad un certo momento si sistemava intorno alla tavola, e si offrivano insieme al vinsanto ed il vino normale, ma, a volte anche dolce o vergine, o con l’aleatico e la malvasia (erano i ‘liquori’ di casa e fatti in casa) e alla fine per concludere c’era anche il torcolo o la crostata, ma questo in tempi più recenti. Poi, ad un certo punto, la veglia si scioglieva e quei parenti che erano venuti da distante in bicicletta, riprendevano la via di casa, illuminando la strada che, a quell’ora e a quei tempi, era deserta, con la luce dei ‘lumi’ delle bici. Altra veglia ricorrente ogni anno era quella per la cosiddetta ‘cena del maiale’, in occasione della spezzatura del suino, ammazzato qualche giorno prima, cioè la sua trasformazione in prosciutti, salsicce, salami, ecc. Come dice la parola stessa, la cena era a base di carne di maiale, e vi veniva invitata anche gente di fuori, ma pochissimi intimi, senza allargarsi troppo con gli inviti, altrimenti una discreta parte del maiale se n’andava in quell’occasione, quando al contrario esso doveva fornire a quella famiglia buona parte della carne e del condimento per tutto l’anno. Dopo la cena, la serata proseguiva con una normale veglia, in cui si parlava del più e del meno. Capitava anche in queste veglie, che si facesse del chiacchiericcio, del pettegolezzo, del gossip, si direbbe oggi, stuzzicante e divertente, come in occasione del seguente fatto anch’esso realmente accaduto. «Ma la sapete l’ultima? quello che è successo alla tale?» raccontava uno, «Era stata invitata a ‘na festa da ballo, per la sera, ma el su’ ganzo ‘un vulia che ciandasse, ma lei cu’ la su’ mammina c’è vuluta andère lustesso, capirè se quella ‘un portèa a ballère la su’cocca! Passeono per la tal via de notte cul buio stretto, quando a l’impruvviso da dietro a ‘na siepi è sbuchèto uno, un’ombra, che gnà tirèto adosso un secchio de buttino (il contenuto dei pozzi neri), e pu’ è svanito nel buio, ‘un l’hano pututo arconoscere cun quel buio, ma senz’altro era ‘l su’ ganzo e loro, cusì conce e ‘mprofumète, son dovute artornère a chèsa e… addio ballo!» E giù una risata generale. Scherzi pesanti sì, ma innocui, adesso succede di peggio nei confronti delle donne da parte di certi fidanzati o compagni. Andavano a veglia anche per vedere ed ascoltare le novità del progresso: la luce elettrica, la radio, la televisione. Gli uomini andavano ad ascoltare la radio soprattutto per sentire quello che chiamavano ‘Il comunicato’, un formato, una sintesi delle principali notizie provenienti dall’Italia e dal mondo, corrispondente, grosso modo, a quello che oggi si chiama GR, Giornale Radio, ed era letto solo da uomini, gli speaker, cioè, erano solo uomini. Quando apparvero le prime televisioni, le case di quelli che le avevano si riempivano, invece, per guardare soprattutto gli sceneggiati, specie di telenovelas di una volta, ma molto più corti. Questi i temi intorno ai quali ruotavano prevalentemente le veglie campagnole di un tempo e altri punti potevano essere trattati ancora. Per esempio quelli delle generazioni di fine ‘800 amavano spesso parlare dei briganti, soprattutto del

brigante aretino Federico Bobini soprannominato “Gnicche”, forse perché aveva un coltello fatto a cricche, considerato dal popolo una specie di giustiziere, un Robin Hood, perché, dicevano, prendeva ai ricchi per dare ai poveri! Altro brigante di cui spesso si parlava era Raffaello Conti, casentinese, detto “Sagresto”, catturato, dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri di Anghiari, a Sasseto, nella tenuta della Barbolana, e morto all’ospedale di Anghiari (a quel tempo in Piazzola), nel 1902, per le ferite riportate in quello scontro. Quelli che, invece, avevano fatto la guerra, amavano, a volte, parlare anche di questa. Verso la fine di febbraio l’allungamento delle giornate è notevole, come pure, in parallelo, quello della giornata lavorativa in agricoltura, perché, come si sa, molti lavori si svolgono all’aperto, e durano finché dura la luce del giorno, perciò la sera non c’era più tempo per andare a veglia, e di conseguenza le veglie finivano per poi ricominciare a novembre. Quella delle veglie è stata una tradizione durata per anni, forse per secoli, chissà da quando, tramandata da generazione in generazione, di padre in figlio. E adesso?! Di tutte queste veglie cosa è rimasto? Poco o nulla, è un qualcosa che non esiste più, o quasi. Gli uomini, adesso, nel dopocena, stanno a guardare la televisione, oppure se vogliono uscire, se ne vanno nei locali pubblici che si trovano, anche nelle frazioni di campagna, nelle cosiddette “botteghe”. I giovanotti (oggi si chiamano ragazzi), per incontrare le citte (ragazze), vanno nelle discoteche o ai nightclub. Le castagnole la gente, generalmente, se le fa e se le mangia a casa propria; rimane qualche isolata ‘cena del maiale’ con qualche invitato. E le veglie di una volta nelle campagne, che abbiamo sopra narrato, sembrano favole, ma sono storie vere che fanno parte della storia, delle tradizioni popolari, del folclore delle nostre campagne, di una vita semplice e solidale di un tempo in cui le famiglie si aiutavano a vicenda e, quando qualcuna si trovava in difficoltà, c’era quella solidarietà, quella compattezza, quella, per dirla in termini calcistici, capacità di fare squadra per il bene comune. Qualità questa a cui, forse, si dovrebbe attingere al giorno d’oggi in questa società sbandata, connotata da sempre minor rispetto, sia formale che fisico, verso gli altri; da minor rispetto delle regole comuni; da scarso rispetto e sciatteria nei confronti dell’ambiente, che indirettamente è anche scarso rispetto per il prossimo; una società caratterizzata anche da un accentuato esibizionismo, individualismo ed egoismo, un far prevalere i propri diritti sui doveri verso gli altri, che significa prevaricazione, sintetizzando, per non andare troppo per le lunghe, da una crisi di civiltà! Illustrazioni: Pag 26: veglia intorno al fuoco. Gli intervenuti attorno al focolare stanno guardando verso il centro della stanza dove si balla con la musica di Pietrino Nofri. Pag 27: Veglia intorno al focolare al Ponte alla Piera. Gli ospiti e i familiari della Speranza attorno al fuoco sono ora girati verso il fotografo. Pag 28: Luca Pucci ha disegnato una ipotetica veglia attorno al fuoco ad illustrazione de’ “Il Libro Giornale de’ Debitori e Creditori, segnato F, di Lorenzo Taglieschi (filza 1605 dell’ASCA)”, trascritto da Daniele Finzi.

29


Gita ai presepi in Valdichiana

All’insegna dell’arte e della bellezza

M

a chi l’ha detto che per apprezzare le cose belle e di valore di cui la nostra Italia è ricchissima, si debbano percorrere centinaia di chilometri, alzandoci la mattina presto e tornando a casa stanchissimi a notte fonda, con nello stomaco, spesso, una miriade di panini variamente imbottiti? Un’ulteriore smentita a questa diffusa opinione è arrivata, qualche tempo fa, dall’ormai consueta gita che don Marco organizza subito dopo il Santo Natale, come premio per quei bambini che si sono impegnati nell’animare e rendere più significativa e partecipata la novena di preparazione alla festa. Partenza alle ore nove, pranzo al caldo con abbondante e fumante pastasciutta per tutti, ritorno poco dopo il calar del sole, con poco più di cento chilometri percorsi, compreso un breve tratto autostradale… La meta: alcuni storici paesi della vicina Valdichiana, alla scoperta non solo dei tanti presepi ma anche delle numerose opere d’arte ed architettoniche… Primo tra questi Foiano, famoso per il celebre carnevale. Ad aspettare la comitiva in piazza Cavour, il cuore della città, una guida importante: l’assessore alla cultura della locale Amministrazione Comunale che, dinanzi ad un pregevole presepio di cartapesta di dimensioni reali, ha improvvisato un’ interessante spiegazione delle tecniche usate per la sua costruzione. E poi la chiesa-museo di Santa Maria della Fraternità, con la preziosa terracotta invetriata della Madonna con Bambino di Andrea della Robbia, la Collegiata, la chiesa principale del paese, una parte di Foiano sotterraneo ed infine l’antico convento di San Francesco. Subito dopo ci siamo trasferiti a Monte S. Savino, accolti ed ospitati dal parroco don Walter che, dopo pranzo, insieme a don Marco, ci ha guidato alla scoperta del centro storico (palazzo comunale, giardino pensile, loggia del Sansovino…) per terminare dinanzi all’altare maggiore della chiesa di S. Agostino, sopra il quale troneggia la preziosissima tavola del Vasari, raffigurante l’Assunzione della Vergine. Ed infine, prima di riprendere la strada del ritorno, una breve sosta presso il Santuario di Santa Maria delle Vertighe, per pregare insieme davanti all’antico affresco della Madonna che, come narra una leggenda del ‘500, fu lì trasportato dalla vicina Asciano da un drappello di angeli, insieme alla cappellina che lo custodiva. Una graziosa ed interessantissima gita, insomma, all’insegna dell’arte e della bellezza: festosa, tranquilla, riposante, davvero…slow!!! Orteip 2017

Presepi in Valdichiana

I

l Natale è passato da pochi giorni e, come di consuetudine, insieme a don Marco ed a tanti bambini della parrocchia, siamo andati a vedere alcuni presepi. Quest’anno la meta di destinazione è stata la Valdichiana. A Foiano il presepe più di effetto che abbiamo visto era quello collocato nella parte alta del paese, fatto con delle statue a

grandezza d’uomo, in cartapesta, create con fogli di giornale non colorati. Negli scantinati della chiesa Collegiata, poi, c’erano altri presepi di tanti tipi: costruiti in un bicchiere o dentro un fiasco di vetro o all’interno di un tronco o sopra una botte. Nella tarda mattinata, ci siamo diretti verso Monte San Savino, dove abbiamo visto cinque presepi: il primo era semplice e “astratto”, il secondo era meccanico e molto bello: si passava dal giorno alla notte e durante il periodo di luce le statuine, che rappresentavano i vari mestieri, si muovevano, mentre, quando calava la sera, l’angelo scendeva verso la grotta per salutare il bambinello. Accanto a questo c’erano gli altri tre: uno era fatto da personaggi di carta sorretti da scarpe rigorosamente rosse, in un altro la grotta era posizionata sulla cima di un albero di Natale ed infine l’ultimo aveva come scenario le vie principali di Monte San Savino. Nonostante la pioggia che ci ha accompagnato per quasi tutta la giornata, penso che per tutti noi questo sia stato un momento lieto che ha fatto arricchire il nostro cuore, avvicinandolo a Gesù Bambino. By Alessia Alberti In alto, i ‘ragazzi’ e i loro accompagnatori nella arcipretura di Monte San Savino. Sotto, il presepe di cartapesta a Foiano (foto Cristina).

30


Bambinelli – Sabato 23 dicembre, ultimo giorno di novena in Propositura. Al termine, don Marco ha benedetto i Bambinelli, le statuine di Gesù Bambino che i ragazzi presenti porranno nei presepi delle proprie case. Dall’omelia del Papa: Gioia, preghiera e gratitudine sono tre atteggiamenti che ci preparano a vivere il Natale in modo autentico. Gioia, preghiera e gratitudine. Diciamo tutti insieme: gioia, preghiera e gratitudine. Un’altra volta! In questo ultimo tratto del tempo di Avvento, ci affidiamo alla materna intercessione della Vergine Maria. Lei è “causa della nostra gioia”, non solo perché ha generato Gesù, ma perché ci rimanda continuamente a Lui. Madonna di Loreto - Solenne celebrazione di don Gustavo, assistito da don Marco e dal diacono Fabio, in occasione della ricorrenza del 10 dicembre. Nella chiesa di Badia abbiamo ricordato questa bella festa che coinvolge in particolare le famiglie di Anghiari vecchio. Quest’anno, causa tempo incerto, i Quadri viventi (la particolarità della festa di Anghiari) non si sono potuti realizzare ed è venuta a mancare anche la processione che percorre di solito le stradine e i vicoli di Anghiari. «D’inverno se sa che il tempo non è bello!» è stato il commento di una donna amareggiata per la mancata realizzazione dei ‘Quadri viventi’. Mettiamo in là il nostro impegno e il nostro entusiasmo per il prossimo anno! Nella foto don Gustavo davanti alla venerata immagine della Madonna di Loreto (foto Claudy).

Compagnie - Venerdì 15 dicembre tutte le Compagnie di Anghiari si sono ritrovate a Tavernelle, ospiti della Compagnia di Galbino, per uno degli appuntamenti nei quali, tutti assieme, si recitano i Vespri. Questa occasione è stata caratterizzata dall’ingresso di tre nuovi confratelli nella Compagnia del SS. Sacramento di Casenovole. Si tratta di Leonardo Piomboni. Giovan Battista Franchini e Nicola Natalini (nella foto), Don Marco, dopo averle benedette, ha affidato loro le cappe con queste parole: Vi aiuti la Vergine Madre a rivestirvi interiormente di Cristo, che ci ha redenti nel suo sangue, per rendere gloria a Dio e cooperare nella Chiesa al bene dei fratelli. Col di bidone, Valle di Chio - Questa bella macina di pietra (dietro alcuni curiosi) ha lavorato fino al ‘33, azionata da un animale: di solito veniva usato un mulo o un ciuco. Dal ‘34 è stato installato un motore a vapore e dal ‘45 il suo azionamento avveniva con un motore elettrico. Poi, nel volgere di una decina di anni, l’impianto si è dovuto ammodernare ancora. Da ricordare che prima, per la macinatura delle olive, si prendeva una percentuale di olio detta molenda (come per i cereali). Le ‘opere’ erano circa 16 quintali di olive che venivano stese in degli appositi capannoni per poi essere lavorate. Il mulino macinava circa un quintale di olive l’ora. A pag. 10 un curioso aneddoto legato all’olio. Nella foto la macina, un unico pezzo di pietra, datata 1750.

31


Auguri a Gabriella e ad Augusto

Quattro mulini

Augusto Ghignoni e Gabriella Alterini, originaria di Bibbiena, in Casentino, hanno festeggiato le loro nozze d’oro, Ma ecco il racconto di Gabriella: Ci siamo sposati il 26 novembre del 1967 nella chiesa di Cristo Re a Bibbiena Stazione, la mia parrocchia. Il pranzo fu preparato in una casa lì vicino; alcuni amici ci prestarono una stanza per questo scopo. Augusto l’ho conosciuto al Caravellino, una sala da ballo di Bibbiena che io frequentavo, ma solo di domenica: a mezzanotte chiudeva [N.d.R. Altri tempi!]. Poi ci siamo fidanzati. Naturalmente, data la lontananza, non veniva tanto spesso: a quei tempi non aveva nemmeno la macchina. Veniva con un suo amico. Poi ci siamo messi insieme e ci siamo sposati. Per il viaggio di nozze è stata una cosa semplice. Siamo andati a Napoli, a Nettuno, dove io avevo una zia (la sorella del mio ‘poro’ babbo) e siamo andati a vedere Ischia e altri posti della zona. Per questa nostra ricorrenza non abbiamo fatto niente di particolare per un problema di salute di una mia sorella. Ma non sono mancati gli auguri di familiari ed amici. E anche noi della Redazione, e quanti leggeranno la notizia nel giornale, mandiamo volentieri i nostri auguri all’Infrantoio, dove Gabriella ed Augusto abitano.

unedì 11 dicembre 2017, tre ‘Curiosi’e un abitante della frazione posta lungo l’antica via del Chiavaretto, sono andati a Falciano. Qui esistevano ben quattro mulini le cui macine erano azionate dall’acqua che passava da un botaccio all’altro e che, tramite un ‘baregno’, prendeva l’acqua (come la prende tuttora) dal torrente Chiassa che nasce proprio in quelle zone. Questo dei quattro mulini in serie, è l’unico caso di cui siamo a conoscenza. Oggi ne sono ancora pienamente funzionanti due, ma un terzo è in fase di restauro e quanto prima anche lui riprenderà la sua attività. Il quarto mulino è in condizioni peggiori, c’è la volontà di ripristinarlo, ma la burocrazia non aiuta e comunque ci vuole un impegno finanziario notevole. Ma veniamo al mugnaio, Furio Mattesini, che ci ha accolto di fronte alla sua casa e dopo le necessarie informazioni ha aperto la bocchetta dell’acqua e ha messo in funzione la macina per le castagne, ottenendo un prodotto veramente eccezionale subito assaggiato dagli intervenuti. Al ritorno, sosta a Terranera, dove una donna del posto ci ha accolto in cucina con un buon caffè. La Giovanna (è la donna del posto) sa molte storie di questi luoghi e in particolare sa la storia della statua della Madonna che da Castiglioni, dove esisteva un’antica chiesa e si trova in alto nel crinale dell’Alpe di Catenaia, venne portata nella nuova chiesa di Savorgnano. Da ricordare che i luoghi menzionati in questo breve articolo, e che si trovano lungo la strada che dal Ponte alla Piera conduce a Subbiano, una volta facevano parte dell’antica pieve di Spilino.

bimbi di oggi

bimbi di oggi

L

E

I

l bimbo della foto, molto fiero di sé, è Mattia Pucci di Annalisa Picchi di Marotta e Luca Pucci di Anghiari. Mattia ha 4 mesi e mezzo (è nato il 18 agosto 2017). La sua famiglia abita per la Via Nova, nei pressi della curva detta del Molino. Francesco e Laura dicono che Mattia è un fratello dolcissimo che ride sempre quando gli fai il solletico e lo amiamo tutti.

cco Emma quando aveva undici mesi ed ecco cosa vi vorrebbe dire. Abito, con il mio fratello Leonardo, la mamma Cinzia e il babbo Marco, a Ca’ de Cio. La mia nonna Ketti ha origini anghiaresi, della Bernocca; il nonno Massimo invece è proprio della zona. I nonni paterni Pietro e Daniela sono di Marcena. Leonardo, il mio fratello, mi dice che sono una frignona, non è geloso e mi fa conoscere a tutti, mi dà un sacco di bacini e ci vogliamo tanto bene.

32


Le due Pietà

Van Gogh e Michelangelo

A

ncora una volta la catechesi di Don Marco, attraverso l’arte, ha appassionato, coinvolgendo cuore e testa, in maniera piacevole e leggera. Come i nostri progenitori hanno ricevuto una prima istruzione biblica attraverso le arti figurative, così noi, attenti alle parole e alle proiezioni artistiche di Don Marco abbiamo assaporato il profumo della “Pietà”, inserendolo nel tessuto della nostra vita. La prima opera analizzata è stato un dipinto di Van Gogh, “La Pietà”. Artista geniale ma incompreso ai suoi tempi, sofferente di disturbi mentali, noto autore di numerosi autoritratti, paesaggi, campi di grano e girasoli, Van Gogh era figlio di un pastore protestante; ha dipinto una sola volta l’immagine di Cristo, seguendo la “Pietà” di Delacroix, un artista che aveva “un uragano nel cuore”. Ma lo stesso Van Gogh, forse condizionato dall’impeto del vento, tanto da aver dovuto ancorare il cavalletto alla roccia, come lui racconta, o forse più dalla sua profonda instabilità emotiva, ha reso un’immagine di disperazione: Maria e Gesù morto sembrano scivolare dalla tela verso il baratro del sepolcro; i colori, abilmente sparsi a colpi di spatola, sono accesi, quasi violenti echi della sofferenza dei personaggi. La Pietà Vaticana di Michelangelo, scultura completata dall’artista in giovane età, incantevole nella sua perfezione, emana invece un senso di pace e di serenità. Esigente nella scelta del materiale, si dice che l’artista impiegò vari mesi per scegliere personalmente il blocco di marmo a Carrara. La statua raffigura la Vergine con in braccio Cristo morente; ha una struttura piramidale di piccole dimensioni, se pensiamo che lo spessore è di soli 69 centimetri. Si nota in modo evidente che la figura di Maria è più grande rispetto a quella di Gesù, contraddizione dissimulata però dal ricco panneggio dell’abito. Il volto della Madre è straordinariamente giovane, simbolo che rimanda all’infanzia di Gesù e ad una

scelta teologica dell’artista: l a Ve r g i n e Immacolata ha una bellezza incorruttibile, ben definita da Dante nel Paradiso “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio”. L’essere esente dal peccato la rende eternamente giovane. La mano sinistra di Maria sembra invitare lo spettatore ad una attenta meditazione su ciò che sta guardando. Il Cristo, morbidamente adagiato, non ha la rigidità della morte e rivela una caratteristica difficile da notare ad uno sguardo immediato: ha un dente in più, detto “Il dente del peccato”, che simboleggia la prerogativa di Cristo che prende su di sé tutti i peccati del mondo. Uno sguardo sulle due Pietà, così diverse tra loro e non solo nell’aspetto artistico, ha sollecitato in me una riflessione: verso quale delle due è orientato il mio cuore? Come spesso accade nell’inevitabile altalenarsi degli stati d’animo, ora sono attratta dal baratro del sepolcro, evocato dall’artista olandese, ora mi sento pervasa dalla luce della misericordia e della bontà. Con la stessa tenace pazienza che Michelangelo ha profuso nel lucidare la sua Pietà, fino a renderla perfetta, spero di percorrere la strada che porta a tenere fisso lo sguardo verso la tenerezza e la pietà di Maria.

Orfani del Calendario: Caterina e Teresa. Checco e la Emola. Luca. Marisa. Marilena. Celeste.

Marida

Siete anche voi orfani del Calendario dell’Oratorio ma lo avete ancora in casa? Mandateci una foto e la pubblicheremo.

33


Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

FEBBRAIO - MARZO 2017 Domenica 4 febbraio festa di S. Biagio, patrono di Pocaia. S. Messe a S. Biagio alle ore 10 e alle ore 16, seguite dalla tradizionale benedizione della gola. Mercoledì 14 febbraio inizio della Quaresima, benedizione e imposizione delle Sacre Ceneri, digiuno e astinenza. Ore 16 S. Messa a Monterchi, ore 17 a Pocaia. N.B. In Quaresima verranno effettuati incontri di preghiera e di catechesi a cui sono invitati adulti, catechisti, fidanzati e gruppi di preghiera nella Chiesa della Madonna Bella sul tema del Sinodo diocesano. Benedizione delle famiglie nelle varie Comunità: Sabato mattina 10 marzo dalle ore 9:00 alle 13:00 benedizioni delle famiglie di Gambazzo, Pianezze e Tarsignano. Lunedì 12 marzo nel primo pomeriggio benedizioni delle famiglie di Ripoli, Fonaco e Borgacciano Dal 13 al 17 marzo benedizioni delle famiglie e aziende residenti nella parrocchia di S. Biagio a Pocaia. Dal 19 al 23 marzo benedizione delle famiglie, botteghe e aziende della parrocchia di S. Simeone a Monterchi Settimana Santa e S. Pasqua 2017 Orari Nel pomeriggio della Domenica delle Palme 25 marzo e del Lunedì e Martedì Santo, Quarantore nella Pieve Arcipretura di Monterchi. Lunedì 26 marzo, benedizioni delle restanti famiglie della parrocchia di Padonchia Mercoledì Santo 28 marzo, alle ore 21:00, Confessioni Pasquali per tutti a Padonchia. Giovedì Santo 29 aprile, Messa In Coena Domini alle ore 17:00 a Pocaia e ore 18:00 a Monterchi. Alle ore 21:00 i confratelli della Misericordia e della Compagnia del SS.mo Sacramento assieme ai gruppi di preghiera si raccoglieranno in adorazione davanti all’Urna contenente l’Eucarestia nella chiesa di S. Simeone. Venerdì Santo 30 marzo, Pasqua di morte del Signore: astinenza e digiuno. Liturgia della morte del Signore alle ore 15:30 a Monterchi e alle ore 17:00 a Pocaia. Alle ore 21:00 solenne Via Crucis e processione di Gesù Morto e della Madonna Addolorata con raduno e partenza nella piazzetta vicino alla sede della Misericordia. Sacerdoti, ragazzi della Prima Comunione e della Cresima, Confratelli della Misericordia e delle Compagnie di Monterchi e Padonchia e tutto il popolo di Dio saliranno lentamente in preghiera e meditazione verso il centro storico e nella Pieve-Arcipretura di S. Simeone. Il rito si concluderà con breve omelia e Benedizione con la Reliquia della S. Croce. Sabato Santo 31 marzo, Confessioni dalle 16:00 alle

34

17:00 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia e dalle 17:00 alle 18:00 nella chiesa di S. Simeone. Alle ore 21:00 Veglia pasquale e S. Messa a Pocaia. Alle ore 23:00 confessioni in Pieve - Arcipretura a Monterchi. Alle 23:30 Veglia pasquale seguita dalla Messa di mezzanotte della Risurrezione del Signore nella medesima chiesa di S. Simeone Profeta. Domenica 1 aprile, PASQUA DI RISURREZIONE. Alle ore 8:00 S. Messa nella chiesa di S. Biagio a Pocaia. Alle ore 9:00 S. Messa nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Padonchia. Ore 10:00 S. Messa nel Santuario della Madonna Bella a Pocaia. Ore 11:15 S. Messa nella Pieve – Arcipretura a Monterchi. Ore 18:00 S, Messa Vespertina a Monterchi. Lunedì di Pasqua 2 aprile Confessioni e Comunioni pasquali nella Chiesa di S. Biagio a Pocaia dalle ore 8:00 alle 12:00. I parroci delle parrocchie della Zona Pastorale di Monterchi hanno inviato alla segreteria del sinodo diocesano, che verrà iniziato il giorno della Madonna del Conforto, un elenco dei membri dei vari consigli pastorali. Parrocchia di S. Simeone Profeta in Monterchi: 1. Don Quinto Giorgini presidente 2. Gianluca Romani segretario 3. Gianni Crocini 4. Cinzia Senesi 5. Mario Gioviti 6. Angela Monini 7. Renata Pecorai 8. Matteo Romanelli Parrocchia di S. Biagio a Pocaia: 1. Rossella Donati 2. Riccardo Banelli 3. Enzo Rossi 4. Maria Cristina Polcri 5. Marco Vagnoni Parrocchia di S. Michele Arcangelo a Padonchia: 1. Elena Londei 2. Rita Maestri 3. Antonio Burani Parrocchia di S. Maria della Pace a Le Ville: 1. Don Ferdinand Mabanza Tolotolo 2. Don Giorgio 3. Vasco Neri 4. Francesco Donati 5. Fortunato D’Alessio 6. Luigina Polverini 7. Rosanna Senesi 8. Anna Crulli 9. Elena Pischeda 10. Daniela Pischeda


Dalle nostre Parrocchie

Catigliano: Antonietta - Naturalmente abbiamo fatto il presepe. Lo stavo preparando quando è venuto il Baggi Mario e mi sono fatta aiutare per la parte elettrica. Poi c’è stata la S. Messa solenne per Natale e per l’ultimo dell’anno. Per la Quaresima ancora dobbiamo decidere e vedremo se sarà possibile recitare le Via Crucis. Poi faremo la visita alle famiglie della nostra Comunità e parteciperemo alle Stazioni Quaresimali organizzate dalla parrocchia di Anghiari. Micciano: Cristina - Questo presepio che vedi qui in chiesa (e nella foto) è stato realizzato dal gruppo di persone presenti qui in questo momento e che, tutte assieme, cercano di animare la vita della parrocchia. Quest’anno abbiamo fatto una scelta ben precisa a cominciare dalla sua collocazione. Don Gustavo ci ha detto di realizzarlo di fronte all’ambone: “la Parola che si fa Carne”. In febbraio inizierà la Quaresima con le Ceneri di mercoledì 14 febbraio. Ci saranno quindi le Via Crucis e le Stazioni Quaresimali nelle diverse chiese dell’Unità Pastorale. Ponte alla Piera: Rita - La sera della vigilia di Natale c’è stata la S. Messa solenne alle ore 22:00 qui al Ponte alla Piera con la partecipazione di un discreto numero di fedeli. Dopo la Messa abbiamo passato qualche momento insieme con un bicchiere di cioccolata calda potendo apprezzare il presepe realizzato dalla Mara, dalla Cristina e da me. Come abbiamo detto l’altra volta non abbiamo fatto la festa di Sant’Antonio ma festeggiamo Sant’Antonio da Padova, il 13 giugno. Per la vigilia di San Giuseppe invece, domenica 18 marzo, accenderemo un gran fuoco con intorno tutta la nostra comunità e mangeremo le frittelle dedicate al santo. L’imposizione delle Ceneri ci sarà domenica 18 febbraio durante la Santa Messa. Per i venerdì di Quaresima reciteremo le Via Crucis. Ci sarà una nuova famiglia che verrà ad abitare qui al Ponte alla quale diamo il nostro benvenuto. Il catechismo viene organizzato dalla Cristina per i ragazzi del Ponte.

Natale a San Lorenzo

A

nche quest’anno nella chiesa di San Lorenzo abbiamo celebrato la ricorrenza della nascita di Gesù. La notte di Natale, come per incanto, una grande quantità di fedeli venuti da ogni paese vicino ha velocemente riempito la nostra piccola chiesa, e con grande partecipazione ha preso parte alla funzione religiosa. Il presepe, molto caratteristico, opera quest’anno della famiglia Bigioli- Grasso, a ricordare questo avvenimento così importante. Un presepe diverso da quelli tradizionali: Gesù che rimane l’unica via di conforto e di speranza in questo mondo così travagliato dalla fame nel mondo, che colpisce soprattutto i bambini, i profughi che lasciano la loro terra per cercare una vita migliore, gli attentati che hanno provocato tante vittime innocenti.

San Leo: Velso - Per il Natale è stato realizzato il presepio (la Valentina, l’Elisabetta e Velso), la Novena la sera alle nove e la S. Messa solenne della vigilia. Per le Ceneri ci sarà la S. Messa (con orario da stabilire) con l’imposizione delle ceneri. Le Via Crucis e le Stazioni Quaresimali saranno gli altri appuntamenti della Quaresima. Per San Giuseppe ci sarà la celebrazioni presso la cappella di Turicchi e verranno benedette le famiglie di quella zona. Stiamo predisponendo il restauro di una tela che rappresenta la Madonna in gloria con il Bambino, San Francesco ed altri santi. Naturalmente ci sarà bisogno dell’aiuto delle persone della Comunità. Santo Stefano, Fausta - Anche quest’anno, come da tradizione, i volontari della comunità di S. Stefano hanno realizzato il presepe. Il lavoro che svolgono è impegnativo, perché si ritrovano dopo il lavoro e dopo cena. Quindi ringraziamo e siamo grati a tutti gli uomini della nostra comunità che hanno dedicato il loro tempo libero per realizzare questo bel progetto. Ricordo anche che parte del ricavato della festa di settembre è stato utilizzato per fare un trattamento al pavimento della chiesa; inoltre è stata fatta una donazione alla Caritas, alla Residenza protetta (R.S.A) ed alla Misericordia. Grazie a tutti per l’impegno, la collaborazione e per i contributi offerti da tutta la comunità. Tubbiano - Il presepe è stato realizzato da alcuni volontari della nostra Comunità. La S. Messa solenne di Natale è stata celebrata nella nostra chiesa alle ore 10:00. Durante la Quaresima faremo le Via Crucis, un po’ qui e un po’ a San Leo. Per la Settimana Santa prepareremo i ‘Sepolcri’ e per le altre celebrazioni parteciperemo anche ad Anghiari. Viaio: Franca - Il presepe è stato realizzato dall’Anna Maria, la Simonetta e la Irma. Il Natale è stato preceduto dalla novena e, per la vigilia, la S. Messa solenne alle 22:00 e poi per Natale la S. Messa alle ore 10:00. Per la Quaresima anche noi parteciperemo alle Stazioni Quaresimali che vengono organizzate nelle varie Comunità mentre il giovedì precedente la Domenica delle Palme, giovedì 22 marzo, verranno visitate e benedette le famiglie della Comunità di Viaio.

È triste pensare che poi nella nostra chiesa non ci saranno più cerimonie religiose. Per questo viene chiamato “il presepe di un’ora”. La chiesa poi verrà chiusa fino alla messa della notte di Pasqua. Al termine della funzione, ci siamo raccolti nel piazzale della chiesa, davanti ad un grande fuoco, per scambiarci gli auguri, con un bicchiere di vinsanto e una fetta di panettone. Andrea Dellacasina Nella foto il presepe di San Lorenzo.

35


Alimentazione e ambiente di Roberto Stowasser

N

ell’ambito della Giornata del Donatore 2017 organizzata dal Gruppo “Fratres” di Anghiari, Presidente Dott. Carlo Leonardi, si è tenuto, lo scorso 2 dicembre, nella Sala Riunioni della Misericordia anghiarese, un interessante e partecipato Convegno Medico incentrato su di un tema di grande attualità ed interesse generale, “Tumori: Alimentazione e Ambiente”. Sono intervenuti, nell’ordine, la Dott.ssa Valentina Anemoli, il Dottor Renato Mandarano, la Dott.sa Elena Magnani ed in chiusura il Dott. Nilo Venturini. Il tutto ben condotto dalla Dott.ssa Rosella Guadagni. Il Convegno ha evidenziato, pur nel poco tempo disponibile, i vari aspetti, i trend storici e le prospettive della malattia. Questa è la seconda causa di morte in Italia, essendo la prima dovuta a patologie cardiocircolatorie. I numeri presentati sono davvero impressionanti e devono farci riflettere di più ed ancora maggiore attenzione su cosa fare. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 365.000 nuovi casi di tumore, ovvero 1.000 al giorno. Secondo I dati ISTAT del 2013, i decessi per tumore sono stati oltre 176.000. È come se scomparisse una Città come Perugia, e questo, purtroppo, accade, ogni anno. Una tragedia diffusa che colpisce moltissime famiglie con un impatto sociale ed economico elevatissimo. Il trend della patologia, ma soprattutto i suoi effetti mortali, sono però in lenta ma costante diminuzione. Questo grazie alla ricerca in ogni ambito, e alla sempre maggior conoscenza del male. In aumento, ed è anche questo cosa positiva, il numero delle diagnosi precoci, il che consente di attaccare con maggiore efficacia il male, garantendo così un maggiore tasso di sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti. La Scienza, la Ricerca e gli investimenti correlati sono in crescita ed è lecito attendersi nei prossimi anni un costante e significativo miglioramento della speranza di vita di una grossa fetta di persone colpite dal male. Altro aspetto da non sottovalutare, è quello della prevenzione, ovvero cosa dover fare per ridurre in maniera

significativa il rischio di contrarre la malattia. È scientificamente provato che una sana ed equilibrata alimentazione che privilegi frutta e verdure a scapito delle carni rosse ed insaccati, nonché bevande zuccherate, riduce il rischio in maniera importante. Si aggiunga anche il mantenere peso corporeo (indice BMI <24) rigorosamente nei limiti, niente fumo, poco alcool, e tanta attività fisica. Quanto sopra paga, e, meglio ancora, se si vive in piccoli centri come da noi. Sembrerebbe un placebo, ma invece funziona, e funziona molto bene. Le statistiche mostrano senza ombra di dubbio che chi si attiene in maniera costante e continuativa a quanto esposto, riduce del 30 ed il 40% il rischio di contrarre la malattia. Altro importante aspetto, è, qualora colpiti, una diagnosi precoce, in modo da avere un trattamento tempestivo a contrasto del male. Così facendo, si ottiene ben oltre il 30% di aumento delle guarigioni. La familiarità, infine, non sembra sia responsabile di molti casi e quindi viene considerata come elemento non rilevante per l’insorgenza della malattia. In sintesi, tanta “igiene alimentare”, rispetto costante del “peso forma”, stile di vita attivo in un ambiente sano, e tanta prevenzione e controlli anche preventivi. Sono questi gli elementi che possono salvare decine di migliaia di vite all’anno riducendo fortemente il doloroso costo umano e sociale. Si migliorerà così, ed in maniera significativa, la qualità della vita attraverso un percorso di guarigione per i tanti, tantissimi che ne potranno uscire vittoriosi. Un grazie a tutti gli intervenuti che con le loro professionalità e capacità comunicative hanno reso piano e semplice quello che nella realtà non è, dando a tutti modo e maniera di pensare e riflettere su un tema così importante, e purtroppo diffuso. Non vanno anche dimenticati tutti quelli che hanno voluto e reso possibile questo evento, auspicando possa rinnovarsi a breve spaziando su altri importanti temi della salute e dell’ambiente.

Gente della vita anghiarina

C’era il Dante lì Meozzi poco il grasso solo gli ossi

Più in alto c’era Paiolo che il cemento vendeva da solo

E la Nena a ridosso sotto il Teatro faceva l’arrosto

Il Mincuccio a metà piazza con la stoffa di vera razza

C’era in vetta il caro Sensi responsabile della Necchi

Il Sofare il barbiere lo vedevi mattine e sere

La Bartulina con i pinoli un banchino lì di fuori

Baducchino l’arrotino lavorava in un buchino

La Vittoria lì del Chieli in bottega stava in piedi

L’Allegretti in famiglia una figlia vera meraviglia

La Maria Palazzari era addetta ai giornali

Il Leonardi lo stagnino con la latta un bello scaldino

E la Checca la macellaia il suo Eugenio l’aiutava

Il Busatti farmacista medicine sempre in vista:

di Armando Zanchi (Arezzo, 10/12/2017

36


Festa della Toscana 2017 e premiazione di giovani studenti anghiaresi

S

i è svolta sabato 2 dicembre nella Sala del Consiglio del Comune di Anghiari (Palazzo Pretorio) la Festa della Toscana edizione 2017. All’interno della prestigiosa manifestazione ha avuto luogo la consegna del “Premio Roberto Procelli” ai giovani studenti anghiaresi che hanno ottenuto brillanti risultati scolastici. L’iniziativa è stata organizzata dal Comune di Anghiari e dall’Associazione Culturale Palio della Vittoria, grazie alla collaborazione dell’Istituto Comprensivo di Anghiari e della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo e della Regione Toscana. La giornata è iniziata con la sfilata del Corteo Storico del Palio della Vittoria, è proseguita nella Sala del Consiglio Comunale e ha visto come protagonisti le autorità e i bambini delle scuole. Il programma è stato scandito dagli interventi del sindaco Alessandro Polcri, dell’assessore a scuola e politiche sociali Angela Cimbolini, del consigliere Giuseppe Sanfilippo, del direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorari, della presidente dell’Associazione Culturale Palio della Vittoria Miriam Petruccioli e della rappresentante dell’Istituto Comprensivo Donatella Bernardini ed è entrato nel vivo con le esibizioni dei giovani di alcune scuole di Anghiari (che hanno avuto come tema la storia della Toscana e le radici di quelle riforme che hanno segnato la vita della Regione). I bambini della Scuola dell’Infanzia hanno cantato due canzoni, i ragazzi delle quinte elementari hanno dato vita a una simpatica e significativa rappresentazione e gli studenti della terza media hanno proposto interessanti riflessioni. Il programma si è chiuso con la consegna effettuata dal sindaco Alessandro Polcri e dal direttore della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo Fabio Pecorari del “Premio Roberto Procelli” agli studenti residenti nel Comune di Anghiari che sono stati promossi con il massimo dei voti agli esami di terza media e di quinta superiore. Il riconoscimento è stato istituito in memoria del giovane anghiarese rimasto ucciso nella strage alla Stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980 ed è stato consegnato a 17 giovani. Per i risultati conseguiti agli esami di scuola media a BIANCONI GRACE VIOLET, BORGOGNI GEMMA, CANTINI DANIELE, DEMARIA TOMMASO, FONTANA GLORIA, MENCARINI CHIARA, RAMASAWMY GIULIA, ALBERTI LUCA, BARTOLOMEI PIETRO, CARBONARO PIETRO, CIRRI MARTINA, GIORNI MATILDE, BARTOLOMEI VITTORIO. Per i risultati conseguiti agli esami di quinta superiore a ALBERTI CHIARA, DINI FEDERICA, GAGGIOTTINI BENEDETTA e PANICHI NICCOLO’.

Nei vari interventi è stata ribadita l’importanza della valorizzazione della memoria e della storia di civiltà della Toscana in riferimento soprattutto ai diritti civili che nella nostra regione hanno trovato forte radicamento. Significativa la cerimonia di consegna del “Premio Roberto Procelli” ai giovani capaci di ottenere brillanti risultati scolastici. “È stata una bellissima mattina, all’insegna del ricordo e della memoria -ha dichiarato il direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorarima anche con lo sguardo rivolto al futuro e con la volontà di sostenere i giovani più meritevoli. La nostra Banca è sempre molto attenta quando si parla del mondo dei giovani e della scuola. L’incentivo allo studio è un tema che ci sta a cuore e che da tanti anni caratterizza il nostro operato. Per questo motivo sosteniamo fin dalla sua nascita il Premio Roberto Procelli e crediamo che sia un riconoscimento importante sotto vari aspetti. Perché è istituito nel ricordo di un giovane anghiarese ucciso in un brutale attentato e perché rappresenta un incentivo allo studio e una dimostrazione di come il merito debba essere premiato. Ancora più bello consegnarlo all’interno della Festa della Toscana. La Banca di Anghiari e Stia nel 2017 ha premiato con l’assegnazione di borse di studio 138 giovani studenti del territorio per un importo complessivo di 17.855 euro. Non soltanto il Premio Roberto Procelli, ma anche il Premio Piero della Francesca a Monterchi, il Premio Dionisio Roberti a Sansepolcro ed i nostri giovani soci o figli di soci nel corso dell’annuale appuntamento con l’Assemblea dei Soci”. Nella foto di Daniele Gigli la premiazione di Benedetta Gaggiottini diplomatasi con 100 e lode.

37


Da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

La catechesi dei segni

D

omenica 19 e domenica 26 novembre scorsi l’altare della chiesa di Tavernelle si è presentato con importanti segni legati alle celebrazioni liturgiche. Domenica 19 novembre, penultima domenica dell’anno liturgico, sotto l’altare della chiesa c’erano molti frutti e prodotti della terra di questa stagione dell’anno. Una ricca varietà di bei colori e forme per mostrare il ringraziamento per quanto Dio ci dona attraverso la terra e invocare anche una benedizione che il sacerdote ha fatto per il prossimo raccolto che inizia con la semina invernale. Domenica 26, ultima domenica dell’anno liturgico, la Chiesa celebra la festa di Cristo Re dell’Universo e l’assemblea dei fedeli presente alla messa domenicale è rimasta colpita da una sedia regale posta all’altare con sopra un pezzo di stoffa rossa e una corona anch’essa da re. Il significato è apparso subito comprensibile e cioè la regalità di Cristo su tutto il mondo e in cui il mondo, la storia e tutta la liturgia hanno il loro inizio e fine. Ultimamente, nel tempo di Avvento e in quello di Natale, la chiesa è apparsa di nuovo ricca di segni che ci hanno aiutato a vivere e avvicinare il Mistero dell’Incarnazione. Pensiamo alle candele d’Avvento, che settimana dopo settimana hanno manifestato l’attesa di questo periodo liturgico, sottolineato anche da una sobrietà ed essenzialità nei colori e negli addobbi. Per finire un accenno al Bambino Gesù, posto adesso, nel tempo di Natale, sotto l’altare, adagiato in una pelliccia di pecora e sotto il panno usato dalle mamme ebree per i loro piccoli (nella foto in basso). Don Marco ha fatto riferimento proprio a questi segni

nelle sue omelie, perché sono profondi e molto efficaci. Entrambi rimandano all’umanità di Gesù nato tra gli animali come molti bambini umili del suo tempo e alla Sua appartenenza ad un popolo che lo lega in modo inscindibile alla storia degli uomini. Questo è il volto del nostro Dio, il Dio dei cristiani che accetta il volto umano in tutti i suoi aspetti anche in quelli contraddittori e limitanti per potersi fare accanto ad ogni uomo e redimerlo.

La recita per la befana

N

on poteva poi mancare la recita dei ragazzi del catechismo di Tavernelle che hanno fatto lavorare un giorno in più la befana, la quale si è presentata e ha portato agli attori le calze come ringraziamento per il bellissimo spettacolo che vede come protagonisti i Re Magi che sono apparsi per aiutare quattro bambini, colpiti dall’influenza smemorina, a ricordare chi siano i personaggi del presepio e perché questo venga fatto. I pescatori, Maria, Giuseppe, i pastori… ogni ricordo è accompagnato da una canzone per fare una bella iniezione di memoria ai bimbi che, alla fine, riusciranno a ricordare tutto!! Il tema della rappresentazione è stato scelto perché la perdita di memoria, sfortunatamente colpisce non solo gli attori ma molti ragazzi d’oggi in quanto, nel periodo natalizio, ci si dimentica che è la festa di Gesù, della pace, dell’amore, della solidarietà, in quanto tutti pensano solo ai regali, al cibo e agli acquisti.

38


Una giornata speciale

Liborio Lamagna

el programma della sua visita pastorale, mons. Domenico Cancian ha voluto riservare un giorno esclusivamente alle Opere Salesiane della città. Il 17 ottobre scorso, al mattino, si è recato nell’edificio scolastico per la visita delle scuole cattoliche, accolto gentilmente dal preside prof. Simone Polchi e dai docenti. In mattinata il vescovo ha poi celebrato la Santa Messa nella grande chiesa annessa al complesso monastico delle Salesiane, parlando ai giovani studenti. All’ora del pranzo, mentre noi gustavamo un bel piatto di spaghetti, è comparso nella nostra bella sala da pranzo, indossando gli abiti vescovili. L’abbiamo accolto con una grande ovazione, lui ci ha salutato, ci ha augurato buon appetito e ci ha impartito la sua benedizione, invitandoci alla recita del Santo Rosario, nel pomeriggio. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, mons. Cancian, accompagnato dal parroco della Cattedrale don Giancarlo Lepre (noi siamo a pochi passi dalla cattedrale), si è portato nella nuova grande e bella sala polivalente, recentemente ristrutturata, dove abbiamo recitato il Santo Rosario, intercalando i misteri dolorosi commentati dal vescovo con canti alla Madonna. Poi mons. Cancian si è recato in Duomo per celebrare la Santa Messa ai giovani studenti del San Pio, altro quartiere cittadino. Noi invece siamo rimasti con il nostro parroco, don Giancarlo, a cantare insieme alcune belle canzoni di un tempo. Don Giancarlo ci ha promesso che presto tornerà a trovarci con la fisarmonica per passare ancora insieme un bel pomeriggio suonando e cantando. Grazie Eccellenza per la Sua graditissima visita e piacevole compagnia! P. S. Io, Vittorio Raffaelli, ospite della Residenza per anziani San Francesco di Sales, dove mi trovo benissimo da tre anni, in locali confortevoli, ben assistito dalle Suore e dal personale. La Madre Suor Antonietta non ci fa mancare nulla: ottimo e abbondante il cibo sano e gustoso preparato da Antonella (anghiarese) e da Daniela. Con l’occasione rivolgo a tutti gli amici lettori dell’Oratorio, i migliori auguri per le prossime festività natalizie. [N.d.R. Come avrete capito la lettera è giunta dopo che il numero sei dell’Oratorio era in tipografia, ma ugualmente ringraziamo Vittorio per le sue notizie e per gli auguri rivolti a tutti gli anghiaresi.]

L

N

un uomo aperto al confronto con l’altro

o ricordo con tanta stima ed affetto sia come politico che, e soprattutto, per la bella persona che era. Infondeva fiducia, speranza e orgoglio. Era un uomo dalle doti non usuali di determinatezza e di estrema correttezza, sempre aperto al confronto con l’altro. Tutte le volte che lo sentivo o lo incontravo, avvertivo che era sempre viva in lui la passione per la “cosa pubblica”. Rammento in particolare una frase che mi disse poco dopo la mia elezione a Sindaco, durante una manifestazione: “Quando ci mettiamo la fascia tricolore non lo facciamo solo per rappresentare un’istituzione, ma, e soprattutto, per metterci al servizio della nostra comunità”. Esprimo ai familiari di Liborio, e in particolare alla sua amata Anna, il mio personale ed affettuoso cordoglio, insieme alla Giunta, a tutto il Consiglio comunale, ai dipendenti del Comune ed a tutta la città di Anghiari, certo di interpretare i sentimenti di tutti gli anghiaresi. Alessandro Polcri

Morta la Benita moglie del Boriosi

La trovavi per la strada il saluto si riannoda

Altra perla di Anghiari Vecchio era il suo luogo prediletto

La nostra cara amica Benita à lasciato la sua vita

Abitava nella Piazzola ora è andata alla dimora

Una coppia con il marito salutare come un invito

Quanti quanti di quei saluti per noi tutti benvenuti

Il 23 ottobre fece festa di quella vita lunga e modesta

Per raggiungere il suo Rosimbo e lasciando i cari figli

Ma gli anni passano presto ed ognuno esce pesto

Anche lei s’è involata questa terra l’à lasciata

La Benita grande amica il suo bene elargiva

Affacciata alla sua finestra ad ogni passaggio ci faceva festa

Dalla vita accarezzata e di colpo invecchiata

Il dolore ci unisce quando vita lì finisce:

di Armando Zanchi Arezzo, 11/12/2017

39


Spetézza! Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

U

n mercoledì di novembre ero in piazza per interrogare i frequentatori del ritrovo settimanale sulla parola ‘burgilucco’ che non conoscevo, ma che diverse persone, anche se non la usavano più, ne conoscevano il significato, e voi lettori lo trovate nel numero sei dell’Oratorio. La Marisa (e Armando), saputo il motivo delle mie interviste volanti, mi ha segnalato che qualche giorno fa, in visita dalle nipoti Ilda e Anna di poco più di un anno, le aveva definite “un po’ speteżże”. Alla loro madre però non è piaciuta questa sua battuta, anche scherzosa, e ha ritenuto la definizione non adatta. Continuando poi il nostro ragionare, per assonanza, ci siamo ricordati anche della parola ‘scompezza’. Secondo noi indica ciò che si raccoglie spazzando gli ambienti casalinghi e non quelli pubblici, come le strade. Che ne dice professore? Abbiamo fatto bene a mettere insieme le due parole? Un saluto da quassù!

Caro Del Pia, se la nonna fosse ricorsa a spépera, per riferirsi alle piccole Ilda e Anna, di sicuro alla giovane madre -che appunto per l’età (felix culpa!) non conosce a fondo il dialetto anghiarese e le sfumature di significato delle sue parole- l’epiteto sarebbe risultato un po’ meno sgradito. Eppure spépera ha lo stesso significato di spetézza (al Borgo spetèzza), che normalmente si pronuncia con la doppia z sonora (come nell’it. rozzo, anche se al Borgo l’ho talora sentita con articolazione sorda, e così è del resto registrata, nel vol. XV, 1939, de L’Italia dialettale, dalla mia concittadina C. Zanchi Alberti, nel suo Lessico del dialetto di Sansepolcro [Arezzo] con riscontri e note etimologiche di C. Merlo) e vale appunto ‘bambina chiacchierina e saccente’ (si usa solo al femm.). Ma se spépera è una riduzione toscana di speperina, che viene da pépere, variante antica di pepe, con il prefisso intensivo s- (il ‘pepe’ richiama la ‘vivacità’ del soggetto),

spetézza ha senz’altro un’origine -per così dire- meno «nobile». Si tratta infatti di un derivato di spetezzare ‘tirar peti’ (dal venez. spetezar), in uso fin dal XIV secolo e formatosi dall’it. pèto (lat. peditu(m) da pedere) ancora con il prefisso intensivo s-. Alla voce spetézza (cfr. A. Nocentini [con la collaborazione di A. Parenti], l’Etimologico. Vocabolario della lingua italiana, Milano, Le Monnier [Mondadori Education], 2010, s.v. ‘ragazza vivace dalla risposta pronta’, con z sonora, ma é chiusa) si possono accostare, secondo il Merlo, il lucch. speténco, -a e speténcora, -ola ‘chiacchierino, saccentello’ (detto per lo più di ragazza). Vista l’origine della voce, ecco verosimilmente giustificata la non buona accoglienza, da parte della madre delle due bambine, della scherzosa eppure non maliziosa definizione della nonna (infatti lo spetezzare richiama soltanto il ripetuto e saccente «aprir becco» della ragazza, e non altro). Vengo ora a scompézza (al Borgo scompèzza) ‘spazzatura (di casa)’, accostato per «assonanza» – come lei dice – alla prima voce, anche se in questo caso la z lunga è articolata solo e sempre sorda (come nell’it. pèzza). Non ovvia l’origine della parola e pertanto la soluzione che propongo lascia non pochi dubbi. Del resto anche il Grande dizionario della lingua italiana di S. Battaglia (Torino, Utet, 1961-2002), che ne attesta la presenza già nel Glossario latino-eugubino del Trecento, studiato da M. T. Navarro Salazar, la dichiara «voce di area centrale, di etimo incerto». La parola, ancora ben usata anche al Borgo (ma presente anche nei dialetti della Valle del Metauro, come ricorda il Merlo), potrebbe essere un derivato di un ipotetico *scompezzare, formato da cum + lat. mediev. petia(m) (dal gallico *pettia ‘pezzo’) con il prefisso s- di valore sottrattivo, col significato di ‘eliminare ciò che si è prima riunito in pezzi’ (ovvero la spazzatura). Con più calma e riflessione si potrà forse fare di meglio. Saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini

Un gruppo di lettori ricevono il giornale nel formato digitale Se lo volete anche voi mandateci la vostra mail La nostra è nella quarta pagina di copertina! 40


Appendice alla Cronachetta

Tombola a Tavernelle!

Mercoledì 15 novembre 2017: oggi è nato Nicolò Ferrini di Michele e Angela Capacci. La sua famiglia abita al Ponte dei Sospiri, dove si sono trasferiti da poco. I nonni sono molto contenti della nascita del piccoletto. Venerdì 17 novembre 2017: oggi è nata Livia Chialli Toussaint di Steve e Florence Chialli. “Dopo 9 mesi di attesa interminabile il papà vede la punta del nasino bellino di Livia come quello della mamma.” Un giorno in ritardo rispetto agli scorsi anni, si è svolta, presso il centro parrocchiale “la Famiglia” la consueta tombola. Oltre ai ricchi premi è stato un momento di convivialità, vista la presenza di numerose persone, e un modo per stare insieme. Nella foto gli intervenuti impegnati a controllare i propri numeri, annunciati da Vittorio e girati dalla ‘velina’ Nerella.

Giovedì 28 dicembre 2017: oggi, alle ore 8:17, è nata Emma. Con la mamma Emi Innocenti e il babbo Daniele Bianconi abita a Tavernelle di Anghiari. I nonni e il fratellino Diego sono entusiasti del nuovo arrivo sebbene si fossero aspettati di avere un po’ più di tempo per abituarsi all’idea che la famiglia si allargasse nuovamente.

Primo Millennio ai miei tempi* Avendo molto tempo a disposizione i miei nipoti mi fanno vedere come corteggiano adesso le loro fidanzate. Con sms, email e altre diavolerie dei cellulari. Ora capisco perché i matrimoni di oggi sono come la neve marzolina: durano dalla sera alla mattina. Non c’è più attrazione fisica, non capite se siete fatti l’uno per l’altro! Perciò ragazzi, ritornate a quelle dichiarazioni d’amore a voce, o una bella letterina che si leggeva tanto volentieri. Eccone una alla contadina e in dialetto anghiarese che mi scrissero tanti anni fa. Cara Maria, l’altro giorno so’ passèto da chèsa tua, t’ho visto a la finestra e da cume m’è guardèto me se’

‘armasta ‘mpressa. La notte ‘nn’ho durmito da quante t’ho pensèto e quande t’ho incontrèto t’ho subbito arguardèto aii una bella faccia, un occhio venerante, la bocca baciante; me so’ innamorèto. Te guardo tutti i giorni quando ve’ a piglière l’acqua a la fonte, fra quel’altre per me se’ la più bella. Damme una risposta, non me dire de no. Tu me pièci tanto, se vu’ te sposarò. Siamo rimasti solo amici, ma voi che studiate, trovate delle belle parole, ma sempre a voce… e molto vicini. Maria Senesi

Morte di Enrico (Fico) Ghignoni

Contro la morte non c’è rimedio e su di noi c’è sempre un velo

Il suo saluto sempre presente fino da ragazzi mai assente

Anche Enrico ci à lasciato un grande vuoto lì s’è fermato

Vero Anghiarese come tutti i famigliari che à vissuto nel nostro Anghiari

Che ci percuote per tutta la vita lì svolazzando la vita finita

Troppe famiglie son nel dolore quando la morte entra in azione

Una famiglia decapitata e dalla morte depredata

Ma la notizia così aberrante di una morte fulminante

Quanti incontri ci siamo ritrovati lì tra amici di Enrico provati

Non passa giorni triste notizia richiesta di morti lì più fittizia

Un caro uomo sempre sorridente che lo trovavi in mezzo alla gente

Lascerà strazio ai famigliari e ai tanti amici a lui cari

Quante risate lì al Palterre a raccontare le nostre storielle

Con la famiglia ed il loro dolore ò perso un amico di grande valore:

di Armando Zanchi Arezzo, 2/1/2018

*La Maria ci aveva mandato questa simpatica lettera ‘d’amore’ [scritta con ironia!]. La pubblichiamo ora ricordandola volentieri.

41


Storielle di Anghiari

Vocabolario per persone colte!!!

Vadero Graziotti detto el citto de Botola o semplicemente Botola - Nel palazzo della Piazzetta della Fonte c’era la trattoria del vecchio Graziotti. Alla trattoria si accedeva dalla Piazzetta della Fonte ma anche dalla Piazza tramite una botola e una scalinata e da qui il soprannome di Botola. Vadero, grande appassionato di moto, aveva messo un’officina nel fondo a fianco del negozio di Gastone Bozzini ed aveva ottenuto la rappresentanza della “Lambretta” dalla ditta Innocenti e l’aveva venduta anche al mio babbo veterinario (Menatti dott. Riccardo). Era simpatico e accomodante ed è rimasto proverbiale il suo motto “urecchie ‘n terra” quando provava una nuova moto. Con ciò intendeva dire che sarebbe andato alla massima velocità anche in curva dove si sarebbe piegato per quanto possibile ed allora non era obbligatorio il casco!

DOPING: Pratica anglosassone del rimandare a più tardi. EQUIDISTANTI: Cavalli in lontananza. EUFRATE: Monaco mesopotamico. FAHRENHEIT: Tirar tardi la notte. FANTASMA: Malattia dell’apparato respiratorio che colpisce i forti consumatori di aranciata. FONETICA: Disciplina che regola il comportamento degli asciugacapelli. GESTAZIONE: Gravidanza di moglie di ferroviere. GIULIVA: Slogan di chi è vessato dall’Imposta sul Valore Aggiunto. LATITANTI: Poligoni con moltissime facce. LORD: Signore inglese molto sporco. MAIALETTO: Animale che non dorme mai. MASCHILISTA: Elenco di persone di sesso maschile. NEOLAUREATO: Punto nero della pelle che ha fatto l’università. OPOSSUM: Marsupiale americano possibilista. PARTITI: Movimenti politici che nonostante il nome sono ancora qui. RADIARE: Colpire violentemente usando una radio. RUBINETTO: Gemma preziosa di piccole dimensioni. SCIMUNITO: Attrezzato per gli sport invernali. SCORFANO: Pesce che ha perduto i genitori. SMARRIMENTO: Perdita del mento. SPAVENTO: Società per azioni eolica. TACCHINO: Parte della scarpina. TELEPATIA: Malattia che colpisce chi guarda troppo la TV. TONNELLATA: Marmellata di tonno. UFFICIO: Luogo dove si sbuffa. VERDETTO: Cosmetico verde (a differenza del rossetto che è rosso). VIGILIA: Donna vigile urbano. ZONA DISCO: Parcheggio per gli UFO.

raccontate da Cesare Menatti

Seconda e ultima parte

Beppe a Teatro - Anghiari ha un bel teatro con statue che contornano il tetto, una imponente scalinata, stucchi e velluti rossi all’interno. Beppe, che non l’aveva mai visto, decide di andare ad un’opera. Mette da parte i soldi necessari, compra il suo bravo biglietto e va. Il mattino dopo, il fratello Franco gli domanda com’è andata la serata. E Beppe: Bene, e me so’ anche divirtito ma c’è qualcosa che ‘n’ho capito. Appena so’ entrèto un tizio, vistito come un Generale, ha volsuto un pezzo del biglietto e me l’ha stroppèto. Un musicante con un seghetto ‘n mèno ha seghèto per tutta la sera un pezzo de legno. Quando è comparso ‘compare Turiddu’ pu’ la gente, specie le prime file, hano ingomincio alzasse e a gridère: “fora… fora...” ma io ho guardo queli vicino a me e ho ditto: “Ho compro il biglietto e fora nun ci vèdo” Chissà perché ma m’han guardèto tutti mèle”

Altro paesano scomparso il Camerelli (Jannot)

Lì c’era altri paesani di famiglie a me cari

E non sapendo che in quella camera il Camerelli ora spirava

Altra vittima della morte sempre porta a fare scorte

Grande amico come suo padre sempre amico per annate

Poi mi arriva la notizia di una morte molto trista

Sono partito per Arezzo e la tristezza mi ha preso

Questo caro nostro paesano che con tutti era alla mano

Una famiglia di veri Anghiaresi li trovavi sempre cortesi

All’Ospedale nell’interno vidi grande movimento

La notizia si era avverata di questa morte sciagurata

La simpatica sua parlata dalla Francia importata

Di passaggio io all’Ospedale ò sentito che stava male

Barellieri avanti e indietro ma nessuno portarono indietro

Mi unisco alla famiglia alla moglie ed alla figlia:

di Armando Zanchi Arezzo, 28/11/2017

42


I lettori ci scrivono Come abbiamo detto altre volte, abbiamo mandato a un gruppo di nostri lettori (chi lo desidera ci mandi una mail) la versione digitale dell’Almanacco... Grazie, grazie, grazie!!! del bellissimo Almanacco. Caro Mario Del Pia, e soci, continuate così, che è il modo più bello e fruttuoso di fare del bene! d. Antonio Bacci PS. Siete proprio forti! Stim.mo Sig. Del Pia, La ringrazio di cuore del gentile pensiero! Con l’occasione, formulo a Lei e ai Suoi cari i migliori auguri di Buon Natale e di Felice Anno Nuovo. Assicurando la mia preghiera, porgo cordiali saluti, sr. lidia Bella idea. Belle foto. (Teresa) Caro Del Pia, molto bello questo almanacco! Le foto parlano.... Cordiali saluti, Giulio Barbolani di Montauto Grazie mille, leggerò molto volentieri. Loredana Grazie dell’almanacco 2018. Saluti, Andrea Grazie Mille Mario da tutta la famiglia Walters/Serafini. Molto interesante l’almanacco, ho cercato i miei solo gli ho visto nel Carmine. Il giocco della stacia buracia me lo hanno fatto a me e ora lo facio ai miei nipotini. Grazie !!!!! baci (Maria Catalina, Argentina) ...e del Giornale. Grazie Mario, non so come mai quando ricevo questa mail non posso proprio fare a meno di sfogliarmelo e leggermelo tutto d’un fiato! Bellissimo ed interessante come sempre. Buona notte (Annunziata) Caro Mario, come sempre molto interesante!!! grazie mille!!!!!! (Maria Catalina, Argentina)

Leggo sempre da cima a fondo ogni numero de “L’Oratorio” che mi fa sentire sempre più legato alla nostra cara Anghiari che ho dovuto lasciare sessanta anni fa. (Piero, Brescia) Caro Mario, volevo ringraziarti della bellissima foto dell’orchestra Agle che è stata pubblicata nell’Almanacco arrivato con “L’Oratorio” di questo mese. Un bellissimo ricordo del mio babbo! Con sincera stima. Cristina Grazie e Buone Feste!!!! Francesca Molte grazie Mario; molto bello l’Almanacco; e l’Oratorio tutto a colori!!! Che ne dici se ti mando rapidamente per mail un breve articoletto sulla poetessa centroamericana Claribel Alegria che ci deliziò col suo recital in teatro nell’ottobre 2012; e che 5 anni dopo (il 14 novembre scorso) ha ricevuto il prestigioso Premio Poesia Iberoamericana dalle mani della regina emerita Sofia di Spagna? Ti manderei pure la foto di lei quella sera nel nostro teatro e un’altra di lei con la regina Sofia il mese scorso a Madrid. Un caro saluto a te e don Marco da San Salvador dove sto presentando il film su mons. Romero. Sarò ad Anghiari intorno al 20 di dicembre. Ciao Gianni Ringrazio vivamente del gradito omaggio. Sono interessato a riceverlo anche in futuro, fatemi sapere come fare per abbonarsi. Complimenti per la Vs interessante e piacevole pubblicazione I miei più cordiali Auguri di Buone Feste a Lei e al carissimo don Marco (Mauro) Graditissima direi....visto che sono in Esilio a Bologna!! Grazie Mario!!! (Laura) I miei più sinceri complimenti per la redazione dell’Almanacco dell’Oratorio che mi ha riportato indietro nel tempo con le foto dove ci sono alcuni dei miei parenti. Il mi’ Anghiari e i mi’ Anghiaresi sono stati e resteranno sempre troppo belli… Sinceri auguri di lieto Santo Natale e sereno Anno Nuovo. Giuseppe Fastacchini

Carnevale della Gioventù Domenica 11 febbraio 2018 dalle ore 14,30 in poi

Nella foto qui a sinistra (è del 1969), nel carro del Sambudellaio, ci sono ‘Cuniglio’ e il ‘Maschio’. La foto è della Delca ma l’ha recuperata Mirco Draghi.

43


Il ‘Monci’ galeotto

Festa al Fosso

Gilberta Guiducci e Lando Cangi hanno festeggiato in agosto il loro cinquantesimo anniversario di matrimonio e quindi le nozze d’oro. Ma ecco il racconto di Lando:

Maria Pia Valdambrini e Primo Zanchi si sono sposati il 20 giugno 1966 nella chiesa di San Giuseppe Artigiano ad Arezzo, parrocchia della sposa. Ma ecco il racconto di Primo: Ci ha uniti in matrimonio il parroco don Carlo Volpi, che fra l’altro era stato a scuola con me, e il nostro è stato il primo matrimonio fatto in quella chiesa. Noi avremmo dovuto festeggiare le nostre nozze d’oro nel 2016, senonché Maria Pia stava male e allora l’abbiamo fatto quest’anno [nel 2017] e sulla torta abbiamo scritto 50+1. La S. Messa è stata celebrata da don Marco nel Santuario del Carmine; qui abbiamo rinnovato le promesse nuziali e poi ci siamo ritrovati assieme a familiari ed amici a Tavernelle. Ecco come ci siamo conosciuti. Io avevo comprato da poco il bar di Piazza. La prima domenica d’estate che si mise fuori i tavolini arrivò lei con la Carla Gallai e presero un gelato. Lei era la prima volta che veniva ad Anghiari, non c’era mai stata. Allora chiesi alla Carla di farmela conoscere. Io, a quel tempo, tutte le mattine portavo le donne alla Lebole, lei stava a Ceciliano, lungo la via, alla Casa Rossa, e veniva a lavorare alla Chiassa, insieme a Marcello della Ulia. Io passavo di lì e la portavo a lavorare. Il giorno, invece di tornare a casa, mangiavo da Simo, un bar della Chiassa, al bivio dove si gira per andare a Tregozzano, e così stavo un po’ con lei. Poi ci siamo sposati ed eccoci qua. Dopo che la notizia è stata sparsa dalla Maris tramite i suoi innumerevoli contatti su facebook ci fa piacere anche a noi della Redazione far conoscere la notizia e mandare a Maria Pia e a Primo i nostri auguri che vanno diritti per il Fosso, dove loro abitano.

Ci siamo sposati nel Santuario del Carmine domenica 6 agosto 1967; celebrante è stato un mio zio, don Domenico Cangi, parroco al Santuario della Selva. Si scelse il Carmine anche perché Gilberta ci ha vissuto tanti anni con la sua nonna Felice. Ci s’era conosciuti a Tavernelle, una domenica pomeriggio. A quel tempo, in estate, ballavano nel piazzalino di fronte alla trattoria della Doretta, allora gestito dal ‘Monci’. Si ballava con il giradischi. Io ero venuto con altri scopi ma poi ci siamo conosciuti ed ora eccoci qua che abbiamo potuto festeggiare questa bella ricorrenza sempre di domenica, il 6 agosto di quest’anno. Lo abbiamo fatto con i nostri familiari e gli amici (un centinaio) con una Messa celebrata da don Enzo Bigiarini, attuale responsabile del Santuario della Selva. Avremmo voluto rinnovare le promesse nuziali alla Selva, ma in quei giorni c’era il raduno provinciale dei boy scout e così abbiamo optato di nuovo per il Santuario del Carmine; e poi tutti a tavola presso un ristorante di Caprese, il Cristallo. Per il matrimonio di cinquant’anni fa, dopo la cerimonia religiosa, ci siamo ritrovati sempre qui a Caprese, alla Buca di Michelangelo. Poi il viaggio di nozze con la 500; abbiamo fatto il giro di tutta l’Italia meridionale, quindici giorni senza fermarsi mai. Avremo percorso quattromila chilometri. In giù, Roma, Napoli e poi, giunti in fondo alla Calabria, siamo ritornati dalla Puglia. Ogni tanto si faceva qualche escursione all’interno. Naturalmente a quei tempi niente autostrade, tutte strade normali. La Redazione manda a San Prucino i propri auguri per Gilberta e Lando. A noi, ci scommettiamo, si uniranno i tantissimi che conoscono la famiglia Cangi e che ora scoprono anche questa loro bella ricorrenza.

44

Fiera di Monterchi Sono andato alla fiera di Monterchi (di Sant’Antonio) quasi tutti gli anni. Se la spostano al sabato o alla domenica, quest’anno non ci vado.


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Ancora in crescita

L

’inizio di un nuovo anno rappresenta il consueto momento di bilanci. Le ore che vengono impiegate per le operazioni di calcolo degli ingressi e di analisi dei sondaggi per la soddisfazione del pubblico sono sempre momenti un po’ trepidanti, poiché i dati sono oggettivi e tali rimangono. L’eredità del passato 2017 è riscontrare come il nostro museo comunale sia cresciuto ancora (ma gli indicatori erano tutti favorevoli!), soprattutto per il dato (confortante) che lo ha fatto per il quarto anno consecutivo. Per il 2017 è stata sfiorata la soglia dei 10.000 visitatori, un numero importante per il museo comunale, realizzato grazie a tante piccole e grandi azioni: un rinnovato shop in cui si rende onore all’artigianato anghiarese e lo si presenta accostato ai grandi temi storici; un’offerta didattica per le scuole sempre rinnovata che spazia su molteplici tematiche; la realizzazione di progetti di ricerca scientifica, come ad esempio gli scavi archeologici del marzo scorso a S. Stefano; nuove iniziative e servizi per il pubblico; infine la realizzazione della mostra “La Battaglia svelata” inaugurata il 25 marzo, momento di vero rilancio scientifico della missione del museo. Si coglie anche l’occasione per annunciare ufficialmente che la mostra “La Battaglia svelata” diverrà parte dell’allestimento permanente del museo, con l’intenzione, nell’arco del 2018, di svilupparla ancora con novità interessanti. Riguardo invece ai programmi per il 2018 stiamo lavorando alacremente per definire un paio di eventi di cui a breve daremo notizia. Gabriele Mazzi

Nella foto in alto un momento di una conferenza organizzata dal museo nell’ambito delle “Notti dell’Archeologia”.

Gennaio, febbraio e… marzuolo!

I

n questi mesi invernali la Fabbrica della Natura è chiusa, ma manca ormai poco alla riapertura del Centro Visite e alla ripresa delle attività all’aria aperta. Nei giorni 10 e 11 marzo ci sarà l’appuntamento con l’animale

protagonista di diverse attività del 2017: si svolgerà una due giorni di formazione e trekking con protagonista il lupo, del quale seguiremo le tracce immersi nella pace dei boschi che si preparano all’imminente ritorno della primavera. Ma il lupo non è il solo protagonista delle prime attività del 2018. Nel mese di marzo ci saranno anche le ormai tradizionali escursioni alla ricerca del tartufo (foto qui sopra), accompagnati da un tartufaio e dal suo cane. L’origine della parola tartufo è stata per molto dibattuta dai linguisti. Si era giunti alla probabile conclusione che tartufo derivasse da territùfru, una volgarizzazione del tardo latino terrae tufer (escrescenza della terra), dove tufer sarebbe usato al posto di tuber. Recentemente lo storico Giordano Berti ha dimostrato che il termine tartufo deriva da terra tufule tubera, come riportato in un’illustrazione della raccolta del tartufo contenuta nel Tacuinum Sanitatis. Il termine tartufo nascerebbe quindi dalla somiglianza che nel medioevo era ravvisata tra il fungo ipogeo e il tufo. Il termine successivamente variò in terra tufide e nelle varie versioni dialettali come tartufola, trifula o trifula. Il termine tartufo si diffuse anche in Europa, diventando truffe in Francia, Trüffel in Germania e truffle in Inghilterra. Il tartufo che cercheremo è il Tuber Borchii, o Tuber Albidum. Meno pregiato del tartufo bianco, il tartufo marzuolo, conosciuto anche come bianchetto, è comunque molto apprezzato in gastronomia per il suo aroma e per il prezzo, molto più basso rispetto ad altre varietà di tartufo. Si tratta di un tartufo di piccole dimensioni, dalla forma globosa e regolare. Il prezzo basso non deve trarre in inganno, perché non dipende dalla qualità ma dal fatto che se ne trova in quantità discrete, nonostante le pezzature in genere piccole, anche grazie alla produzione delle tartufaie coltivate. Ha un sapore un po’ piccante e agliaceo ma molto gradevole e può essere cucinato nello stesso modo del tartufo bianco pregiato. Il suo periodo di raccolta va dal 10 gennaio al 30 aprile, ma il calendario può variare da zona a zona. Il territorio del Parco dei Monti Rognosi e della Valle del Sovara è vocato a questo tipo di tartufo, anche grazie alle numerose pinete e ai campi con filari di querce. La ricerca del tartufo è un’esperienza coinvolgente, istruttiva e divertente. Può essere considerata a tutti gli effetti una “visita guidata” del bosco: durante la passeggiata vengono infatti descritte le caratteristiche dell’ambiente, le tipologie di albero e raccontati aneddoti sull’attività di ricerca.

45

Lorenzo Minozzi


CRONAC HETTA

Mese di dicembre 2017

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di novembre 2017 Mercoledì 1. Stamani è morto Liborio Lamagna. Abitava alla Bernocca, una abitazione molto antica (costruita cinque secoli fa). Era nato ad Arezzo. Sabato 11. Oggi. Festa di San Martino, durante la Messa nella chiesa della Maddalena, abbiamo benedetto e distribuito il pane fra tutti i presenti. Nel Palazzo Fontana invece, con i disegni dei ragazzi delle scuole, era stata allestita una mostra dedicata a San Martino. Domenica 12. Sotto Le Logge bringoli (il piatto tipico di Anghiari) e brustichino; per la Croce artigiani al lavoro. Lunedì 13. Stamani sono andato a prendere la legna e ho visto che sopra il Borgo aveva nevicato. Anche alla Faggeta. Allora sono andato a controllare le previsioni di Fridus: ha sbagliato solo di due giorni; aveva messo possibilità di neve dal 15 al 17. Bravo Frido! Mercoledì 15. Stamani in ‘Piazza’ c’era un gran freddo ma pochi banchi. Qualcuno in più era in Piazza dei Polli o Piazza del Teatro. Sabato 18. In un campo sotto Valle (Motina) ho visto una cicogna tutta bianca. Martedì 21. Al Ponte dei Sospiri, il Ponte Alto, avevano acceso un bel fuoco (ho visto il fumo del camino!) e al cancello c’era un grande fiocco celeste. Mercoledì 22. Stamani, alla Curva delle Corriere, ho visto Annibale che correva verso il Terrato. Che avesse fatto tardi per il mercato! Poi all’incontro del mercoledì ero solo e gli altri li ho potuti sentire solo per via aerea. Venerdì 24. Ho chiesto a Orlando che animale fosse quello che avevo visto a Valle sabato scorso e lui ha detto che dovrebbe essere un airone bianco. Sabato 25. Oggi è morta Lucia Santi vedova Piccini. Aveva 88 anni ed abitava a Santa Fiora. Era nata in Catigliano, poi ha abitato in San Leo e alla Palaia. Domenica 26. Oggi era la festa della Misericordia alla Badia. Verso le undici è venuta la grandine e alla Faggeta anche la neve. Frido l’avrà segnato nel suo archivio? * Oggi è morta Ave Rossi vedova Cangi ma tutti la chiamavamo Lala. Aveva 91 anni ed abitava al Mammalucco, un po’ prima di Sant’Agostino. Era nata al Colle di Meaccino, dopo Valle Grande, nella zona di Verazzano. Ha abitato per diversi anni al Molin del Caccia. Lunedì 27. Oggi ho rimesso il mio gilè polacco fatto con lana di pecora di là. * Oggi è morto Giovanni Camerelli. Abitava nella zona del Campo della Fiera ed era nato a Vesoul in Francia e infatti per gli anghiaresi era Jeannot. Lo ricordiamo per il suo lavoro come muratore; aveva frequentato il corso per muratori che realizzò il muretto per la chiusura dei due spazi a fianco della Propositura. Martedì 28. Oggi è morto Loris Francia. Abitava a Londra, ma era nato ad Anghiari ed abitava presso la nonna, la mitica “Bartolina”, che vendeva varie cose, fra cui dolciumi, aringhe e anche mercerie, in fondo al Chiassolo. Mercoledì 29. Anche oggi mercato scarso. Passando per piazza ho sentito il macellaio Ganovelli che cantava la Marsigliese; in francese! Mercoledì 29. Oggi è morta Velia Bigioli vedova Mencaroni. Aveva 85 anni ed abitava al Molin Bianco; era nata ai Caldesoni. La ricordiamo quando con il marito portava il latte a diverse famiglie di Anghiari.

46

Venerdì 1. Oggi è morto Adone Piomboni. Abitava a Ciggiano ed aveva 99 anni. Era nato alla Scheggia. Venerdì 8. Oggi è morta Benita Cuccardini vedova Boriosi. Aveva 94 anni ed abitava in Piazzola. Era nata sempre in Piazzola. Domenica 10. Oggi è morto Renato Giglini di anni 87. Abitava al Crocifissino ed era nato alle Trappole (si trovano lungo la via di San Piero). Lo ricordiamo per la sua attività di ‘intonachino’. Lunedì 11. Oggi è morta Mery Cecconi in Procelli. Abitava nella zona dell’Acquedotto; era nata in Via Garibaldi. * Oggi è morta Angiola Tavanti vedova Lanzi. Conosciuta con il nome di Maria, era nata al Palazzo del Pero, a Ca’ di Chio, lungo la strada della Rassinata. Abitava in Piazza del Borghetto ma per diversi anni ha abitato a Badia San Veriano. * Oggi è morta anche Aurora Grazi vedova Minenti. Aveva 87 anni ed era conosciuta come Mora. Ultimamente abitava a San Giustino ma prima ha abitato al ‘Crociani’ e ai ‘Mori’. Era nata in Tortigliano. Giovedì 14. Al supermercato ho preso una confezione di ‘bringoli’, ma sopra c’era scritto ‘pici’. * Oggi è morta Anna Presenti in Pandolfi. Abitava al Borgo, ma era nata a Corsano. Venerdì 15. Oggi è morta Rita Fiotti vedova Blasi. Aveva 94 anni ed abitava a Mezzavilla di Catigliano. Era nata lì vicino, al Palazzetto. Domenica 17. Oggi il colore liturgico era il rosa. Viene usato a metà Avvento (gaudete) e a metà Quaresima (laetare) perché il periodo di preparazione (Natale e Pasqua) si sta avvicinando al termine. Mercoledì 20. Oggi morto Maurizio Gorfini. Aveva 58 anni ed abitava a Sterpeto. Era nato alla Rocca, una località del Monte Fungaia. Giovedì 21. Oggi è morta anche Artesina Leonardi in Crociani. Aveva 90 anni ed abitava ai Tordini o San Simone. Era nata a Corte, vicino al Carmine. Venerdì 22. Dalla finestra dove guardo il Borgo ancora il sole non si vede sorgere. Mi sa che devo aspettare tutto gennaio. Domenica 24. Oggi per il Ceppo ho messo un bel ceppo nel fuoco. Ha durato fino a mezzanotte. * Oggi è morta Eva Consonni vedova Franchini. Aveva 95 anni. Si trovava presso la Ripa, ma abitava a Casarecci. Era nata a Milano dove è stata impiegata di quel Comune. Mercoledì 27. Oggi è morto Enrico Ghignoni di anni 87. Abitava sotto Palazzolo dove era anche nato. Lo ricordiamo per il suo lavoro con lo scavatore. Giovedì 28. Intanto che passavo per Piazza ho sentito una donna che ‘berciava’ da una finestra: era la Mariella del Ponte. Sabato 30. Finalmente neve anche da poi, ma poca. Per portare i miei nipoti sulla neve sono dovuto andare alla Faggeta. Domenica 31. Il canto solenne del Te Deum è stato fatto durante la celebrazione nella chiesa della Croce, anziché in Propositura, perché don John stava male. * Oggi è morta Elena Tomassini vedova Locci. Aveva 91 anni ed abitava al Campo della Fiera. Era nata a Sant’Anastasio, San Giustino.

Gli abitanti di Anghiari sono:

5536


Il Sinodo diocesano

I

Considerazioni di don Alessandro Bivignani

l 2018 sarà sicuramente ricordato come un anno storico per la nostra Chiesa: durante questo anno viene infatti celebrato il Sinodo Diocesano. Il giornale dell’Oratorio intende dare uno spazio adeguato a questo evento; in ogni numero ci sarà quindi un articolo con il quale cercherò di aiutare a comprendere il significato di questo evento straordinario. Fin da adesso auguro a tutti buona lettura! Parlare di Sinodo è un argomento molto complesso. Il Sinodo è radicato in tempi antichi, in pratica inizia la sua storia nel momento in cui la Chiesa delle origini muove i suoi primi passi, quindi potremmo dire che lo stile del Sinodo, ossia lo stile sinodale, fa parte del DNA della Chiesa stessa. Ha pienamente ragione Papa Francesco quando afferma che «la sinodalità è la dimensione costitutiva della Chiesa» oppure molti secoli prima di lui, il grande San Giovanni Crisostomo diceva che «Chiesa e Sinodo sono sinonimi». Lasciamo adesso da parte la storia che l’istituzione del Sinodo ha avuto dentro la Chiesa: sarà importante parlarne poiché nel corso della storia il suo significato si è modificato ed evoluto. È praticamente impossibile stare a ragionare di Sinodo se non se ne conoscono anche sommariamente alcuni tratti storici. In questo nostro percorso guarderemo la storia del Sinodo in un’altra puntata. Per adesso è sufficiente dare un primo sguardo a quello che sta per accadere nella nostra diocesi con la celebrazione del Sinodo. Ottant’anni fa il vescovo di Arezzo Emanuele Mignone celebrò l’ultimo Sinodo. Ma in questi ottanta anni c’è da leggere una trasformazione profonda, non solo della Chiesa, ma del mondo, della società, della cultura. In quell’epoca la nostra diocesi era divisa in tre diocesi distinte: oltre ad Arezzo, esistevano Sansepolcro e Cortona. In quegli anni anche le due diocesi celebrarono un Sinodo, rispettivamente sotto gli episcopati di Pompeo Ghezzi in Sansepolcro e di Giuseppe Franciolini in Cortona. In seguito, nei primi anni delle diocesi unificate, il vescovo Telesforo Cioli tentò di celebrare un Sinodo, che finì per naufragare. Le circostanze di questo fallimento sono però molto interessanti ed attualmente sono oggetto di studio, per cui sarà nostra cura parlarne adeguatamente nei prossimi numeri. Il vescovo Riccardo Fontana con suo decreto del 20 novembre 2016 ha indetto il Sinodo Diocesano. Perché dalla data dell’indizione è stato fatto passare così tanto tempo? Infatti l’inizio vero e proprio del Sinodo è fissata per domenica 8 aprile 2018, domenica in albis: come mai tutto questo tempo? La domanda non è di secondaria importanza. Ed è posta per iniziare a parlare di Sinodo, proprio a partire dal suo stesso nome. La parola Sinodo, significa letteralmente cammino insieme: è composta da due parole greche συν οδος cioè syn odos che appunto vogliono dire insieme/syn e strada/odos. Il camminare

insieme, quindi, come elemento di base della vita della Chiesa. Ma è vero? Diciamo che dall’inizio della storia della chiesa era chiaro, poi alcune circostanze storiche hanno portato difficoltà ed incrostazioni in questa comprensione. Oggi ci troviamo in un periodo storico in cui alla Chiesa è chiesto di riappropriarsi di questa sua specificità. Del resto se gli ultimi Sinodi della nostra diocesi obbedivano ai dettami del Concilio di Trento (1545-1563), l’attuale dovrà necessariamente ispirarsi al magistero del Concilio Vaticano II (1963-1965), in cui la realtà che più corrisponde alla Chiesa è ormai quella del Popolo di Dio, costituito come insieme di fedeli uguali nella dignità e diversi solo nel ministero, ma tutti chiamati a vivere in una comunione spirituale e visibile attraverso la carità, nell’impegno a realizzare per gli uomini di oggi le condizioni migliori per aprirsi all’incontro con Cristo Lumen gentium. Ecco allora che la risposta alla domanda posta sopra comincia a trovare luce: come è possibile che la portio populi Dei che vive in questo territorio possa dire di camminare insieme se non tramite un ascolto reciproco e l’incremento della comunione vicendevole? Il lungo tempo che è intercorso tra l’indizione e la celebrazione del Sinodo è il tempo specifico della preparazione: il tempo cioè in cui il Vescovo, che è chiamato a guidare una Chiesa Particolare (o Diocesi), dovrà ascoltare, riflettere e capire al meglio le reali necessità della sua Chiesa. Alla fine di un Sinodo Diocesano spetterà al Vescovo promulgare gli atti, che diventeranno legge della Chiesa. Ma il Vescovo, per un uso che abbiamo detto che è costitutivo della Chiesa, non esercita questo potere da solo, ma chiedendo aiuto a tutti i fedeli. In questo misterioso intreccio di ascolto reciproco tra pastori e fedeli, si attua, se vissuto nella sincerità e nella preghiera, l’ascolto dello Spirito Santo, che è capace di indicare quale strada sia da seguire. Ecco tracciato così il metodo che la Chiesa da sempre ha usato per ascoltare la voce di Dio: senza l’ascolto di questa volontà sarebbe addirittura inutile l’esistenza della Chiesa.

La foto in alto (scattata nella chiesa del Seminario Vescovile) è tratta dagli atti del “SYNODUS Diocesana Biturgensis IIa diebus 29, 30, 31 Julii 1941 celebrata”.

47


Questo giornale lo potrete trovate su Internet

Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527 banca di anghiari e stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053

PIA SOCIETÀ DEL GESÙ MORTO Anghiari ORARI DELLA SETTIMANA SANTA 2018 23 marzo Venerdì Ore 18:45 Processione delle Compagnie dalla Propositura alla chiesa di Sant’Agostino con la recita del Rosario e Confessione. 25 marzo: DOMENICA DELLE PALME Ore 9:00 S. Messa presso la chiesa di Badia. Ore 10:30 S. Messa “in Passione Domini”. Inizio della liturgia nella piazzetta della Badia con la benedizione delle Palme e la Processione fino alla Propositura, dove proseguirà la Celebrazione. 26 marzo: LUNEDÌ SANTO Dalle ore 21:00 in Propositura, Sacramento della Riconciliazione (confessioni). 29 marzo: GIOVEDÌ SANTO Ore 17:00 a Tavernelle S. Messa “in Coena Domini” e Lavanda dei piedi. Dalle ore 17:00, e fino a mezzanotte, a Tavernelle, adorazione guidata dalla Compagnia di Galbino. Ore 18:30 in Propositura S. Messa Solenne “in Coena Domini” con il rito della “Lavanda dei piedi”. Al termine della Messa ci sarà la reposizione del SS. Sacramento per l’adorazione personale fino a mezzanotte. Ore 19.00 a Micciano, rito della “Lavanda dei piedi” e Adorazione Eucaristica fino a mezzanotte. Ore 20:00 a Tavernelle “Cena dell’Esodo”. Dalle 20:00 alle 22:00 i Confratelli con cappa della Misericordia guideranno la meditazione nella chiesa di Sant’Agostino Ore 21:00 nella chiesa della Propositura ad Anghiari a Tavernelle e a Micciano, ora di meditazione. 30 marzo: VENERDÌ SANTO Ore 7:30 Ufficio delle Letture e Lodi in Propositura. Ore 11:30 Prima Processione dalla Chiesa di S. Agostino alla Propositura. Ore 12.00 Recita dell’Ora media in Propositura. Ore 15:00 a Tavernelle e Micciano adorazione della Croce. Ore 19:00 in Propositura Solenne Celebrazione della Passione del Signore. Segue la Processione con il simulacro del Gesù morto. L’itinerario sarà il seguente: Propositura, Via XXV Luglio, Piazzola, Via Garibaldi, Piazza Baldaccio, Via Matteotti fino in cima alla Croce. Sosta e benedizione del paese. Discesa fino alla Fonte e da qui, per via Corsi, si ritorna alla chiesa di Sant’Agostino dove, nella piazzetta antistante, terminerà la Processione con la benedizione finale. 31 marzo: SABATO SANTO Ore 7:30 Ufficio delle Letture e Lodi in Propositura. Ore 15:00 a Tavernelle Confessioni. Ore 22:00 Veglia e S. Messa a San Lorenzo. Ore 23:00 in Propositura ad Anghiari e a Micciano Solenne Veglia Pasquale “in Resurrectione Domini”. 1° aprile: PASQUA DI RISURREZIONE S. Messe secondo l’orario festivo.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.