DICEMBRE 2013 -GENNAIO 2014
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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 6
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue
Notte di Natale Stanotte a mezzanotte è nato un bel Bambino bianco, rosso, tutto ricciolino. Maria cantava, Giuseppe ascoltava suo figlio piangeva dal freddo che aveva. Non pianger mio figlio adesso ti piglio la neve sui monti cadeva dal cielo Maria col suo velo copriva Gesù.
Ricordata da Maria Senesi
In copertina Nella copertina di questo numero abbiamo messo una foto di Claudia Cardinale scattata sul set, durante una pausa della lavorazione. Il film a cui facciamo riferimento è “La ragazza di Bube” e ad Anghiari furono girate alcune scene in cui diversi Anghiaresi fecero le comparse e anche qualche particina. Dopo cinquant’anni, la Cardinale è tornata ad Anghiari, invitata dalla Amministrazione Comunale per rivivere, a distanza, quelle giornate trascorse nel nostro paese e del quale lei ricorda ancora la buona cucina. Al Caffè dello Sport, al Terrato, una serie di foto e documenti d’epoca sulla Cardinale e sul film girato ad Anghiari, sono rimasti in mostra per tutto novembre.
Buone Feste
l'editoriale di enzo papi
Due libri LAS sta per Libreria Ateneo Salesiano: mi è capitato fra le mani il volume Memorie dell’Oratorio di don Giovanni Bosco, della LAS appunto, e, preso da curiosità, mi sono messo a leggere. Ed ho trovato… il Grest!, i Gruppi Estivi che alcune delle nostre parrocchie stanno costruendo, ormai, da alcune estati. In particolare quelle di Anghiari e della Cattedrale di Sansepolcro. Gioco e catechesi, passeggiate e studio, gite e S. Messe, canti e compiti scolastici: costruire comunità, fare Chiesa, attraverso il gioco e la familiarità fra il prete, i ragazzi partecipanti e gli animatori. Essere assieme è un ottimo metodo educativo; condividere una vicinanza ed una compagnia di ore è una bellissima strada per smussare, plasmare, crescere; anche nei momenti più prosaici come quelli dello svolgimento dei compiti per le vacanze. Il contenitore di questa esperienza, dunque, è quello dell’Oratorio; alla radice del Grest c’è un grande santo dei giovani. Certamente i tempi sono mutati, la realtà è molto diversa e la disponibilità sociale si è molto modificata. Ma quello dell’educazione è e resta uno dei deficit più drammatici del nostro tempo; tanto che la chiesa parla sempre più di frequente di vera emergenza educativa. Società del benessere e mancanza di contenuti sembrano un binomio inscindibile. Il Grest pone mano invece a spezzare questo binomio per introdurre semi di qualità nel vivere la quotidianità: responsabilità e fede, impegno e preghiera, dedizione e condivisione sono il sapore vero anche per una realtà, come la nostra, che per un certo verso sembra così impaurita e preoccupata per la diffusione di disinteresse e individualismo, utilitarismo e miscredenza, superficialità e tornaconto; ma dall’altro sembra, essa stessa, indifferente di fonte a questa deriva, come se tali modelli sociali fossero naturali e indiscutibili. *** Dopo lunga gestazione sta per uscire un bel libro fotografico sulla nuova chiesa di Subbiano. Autori? Gli architetti Don Marco Salvi e l’amico e compagno di corso Carlo Cabassi, che di quella chiesa sono stati i progettisti. Perché un libro su una chiesa moderna? E perché parlarne in un editoriale sull’educazione? Prima di tutto perché come non si può smettere di crescere, così non si può smettere di essere educati. A 10 come a 90 anni l’uomo è individuo da educare e crescere bene. Certo: a 90 anni può contare su una esperienza ineguagliabile all’interno della quale può trovare dati ed elementi di auto-educazione. Cosa che non può fare il bambino di 10. Ma nell’un caso e nell’altro sempre educazione resta! Così il libro sulla nuova chiesa di Subbiano nasce con il desiderio di essere uno strumento educativo sia per il bambino che per l’uomo maturo. Ognuno vi può trovare dati ed elementi di osservazione (il bambino) o di riflessione (l’adulto). Il nuovo libro si intitola Un nuovo spazio sacro in Toscana. Non una nuova chiesa, dunque, ma un nuovo spazio. Il problema è questo: quante chiese nuove sono state costruite anche nella nostra Diocesi? E quanto rispetto c’è stato, disegnandole e costruendole, per la funzione propria della chiesa? La modernità, da cinquanta anni a questa parte, si è caratterizzata per una frenesia sperimentalista che spesso ha perso il fuoco vero del fatto: la chiesa è un edificio sacro, il cui fulcro è nell’altare, luogo del Sacrificio. Basta ricordare questo per giustificare il nuovo volume ed il suo valore di lezione. Nasce per comunicare un’idea nuova di spazio sacro, assolutamente moderna, che da subito, a prima vista, si propone come modernità attenta alla forma dello spazio, attenta al fulcro verso cui tutto converge – l’altare - e attenta alla luce che riempie di gioia i fedeli che vi entrano. Luce poi che dalla navata – data l’ampiezza delle pareti vetrate - si espande all’esterno, nel sagrato, cioè nel territorio. Perché la chiesa è e deve restare una fiaccola posta sopra il moggio; non sotto. Visibilità e annuncio; segno del sacro nel mondo.
L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XLV - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanimonicaredentielisadelpiantaverarossiteresabartolomei.
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Un lancio nel vuoto
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Una riflessione di don Aldo con i nostri lettori dopo la sua ordinazione sacerdotale
Dono del Signore senza nessun merito è stata la sua chiamata a questo Ministero e tale dobbiamo considerarla, pena l’arrivare a credersi “bravi” più degli altri e tradire Lui che è stato l’ultimo per tutti, colui che si è “perduto” prima di tutti noi e per tutti noi!!! Viene fuori allora pian piano che il cammino che il Signore Gesù ci propone è il migliore e l’unico che dobbiamo fare senza mettere troppo la nostra talvolta “pesante” personalità nel mezzo a ingombrare il passaggio e ad appesantire il cammino verso Lui. Come dice S. Paolo “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza” e la nostra vita ci conferma ogni giorno che il Signore deve guidare i nostri passi perché noi spesso non sappiamo dove mettere i piedi. Ho fatto sì qualche passo, ma sono ancora lontano dall’essere quello che il Signore vuole che diventiamo. Quando leggo infatti che “vi sono ultimi che saranno primi e primi che saranno ultimi” mi rendo conto che il mio cammino verso l’essere simile a Lui è ancora lungo e che senza la Sua Luce non potrò compierlo. Tutto è dono del Signore, il nostro Battesimo che ci ha resi Figli, la sua chiamata al sacerdozio ministeriale che ha fatto sì che possa donare ogni giorno me stesso come strumento di Lui al popolo di Dio, le vostre Vocazioni all’incontro con Gesù che solo voi conoscete. L’importante è considerarsi sempre ultimi e considerare sempre tutti gli altri avanti e superiori a noi anche solo per non disprezzarli nei nostri momenti di debolezza, ricordandoci che colui che dà il biglietto per il Regno dei Cieli è in fondo alla fila tra gli ultimi e non a spintonarsi tra i primi che cercano (inutilmente) di passare davanti a tutti. Nella (segreta) speranza di non avervi annoiato... Don Aldo
el momento in cui ho cominciato a riflettere sulla mia vocazione, cioè sul fatto che il Signore Gesù mi chiamasse a fare il prete, la mia vita ha preso una nuova, insospettabile e sconosciuta piega che ancora crea in me meraviglia. Il versetto preso dal salmo 12, che abbiamo letto nella Liturgia della Messa feriale di Mercoledì 30 Ottobre è, insieme alle altre letture di questo giorno, punto di partenza per la mia riflessione con Voi. Questa invocazione mi fa ancora pregare Dio di conservare quella Luce che mi dà ogni giorno e di sostenermi con la Sua Grazia affinché non debba ricadere nella morte (spirituale). Infatti, quel piccolo e breve “lancio nel vuoto” che ho intrapreso quando decisi di lasciare il mio amato lavoro e quant’altro per entrare in seminario a fare cose che poco conoscevo e con persone che conoscevo ancora meno, è stato “ripagato” dal Signore con la Sua Grazia e gioia almeno per il centuplo. Questi sei anni sono stati anni di crescita nella preghiera con un alleggerirsi progressivo dalle mie cattive abitudini, vizi, leggerezze, ma anche una crescita fatta di conoscenza e studio, tutto per cercare di passare da quella “porta stretta” di cui il Signore Gesù ci parla nel Vangelo di Luca. Quando infatti, con tono austero, Gesù ci dice che “dobbiamo cercare di passare per la porta stretta” e che potrebbe anche riconoscerci come “operatori di ingiustizia”, nonostante la nostra certezza di aver “mangiato e bevuto in Sua presenza” mi viene in mente tutto il mio percorso fatto e, cosa più importante, tutto quello che ho/abbiamo ancora da fare noi tutti come suoi discepoli. Alle perentorie affermazioni del Signore, che sono un atto di amore e non di giudizio verso di noi, salta subito agli occhi che il cammino da fare deve essere sostenuto dalla preghiera e dall’umiltà, nella Fede che Lui ci ha dato, perché il considerarsi “giusti e/o arrivati”, o anche solamente “quelli bravi”, ci rende incapaci di attraversare quella porta diventata oramai troppo stretta per tutta quanta quella alta considerazione di noi stessi che abbiamo. La preghiera, le tante gioie, l’amicizia profonda con gli altri seminaristi, la forza Spirituale dei Rettori e Direttori Spirituali, la preghiera dei miei Vescovi e preti, qualche tribolazione e qualche buona e santa umiliazione hanno fatto sì che sia riuscito a fare qualche passo in questa strada alleggerendomi un po’ dal peso di me stesso.
Nella foto il novello sacerdote don Aldo Manzetti insieme all’Arcivescovo Riccardo Fontana, al termine della S. Messa di Ordinazione avvenuta lo scorso 20 ottobre nella Cattedrale di Arezzo. (Foto Alice Tanganelli)
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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini
Fratello di Giacomo il Maggiore era l’apostolo prediletto da Gesù. Fu presente alla sua crocifissione sul Calvario, dove ricevette l’incarico di prendersi cura della Madonna. Ha composto l’Apocalisse 28 dicembre sabato - Ss. Innocenti martiri. Erode fece uccidere tutti i bambini maschi da due anni in giù, così da assicurarsi che il profetizzato avvento del nuovo re dei Giudei non potesse avverarsi. Gesù invece fu salvo, perché i suoi genitori fuggirono in Egitto. 29 dicembre domenica - Santa Famiglia. Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 dicembre martedì - S. Silvestro I papa. Alla Santa Messa vespertina delle ore 17 a Tavernelle e delle ore 18 ad Anghiari in Propositura, “Te Deum”, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il Buon Dio ci ha donato nell’anno che sta per concludersi.
Mese di Dicembre 2013 TEMPO DI AVVENTO 1° dicembre domenica - I Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 3 dicembre martedì - Primo Martedì del mese. Nella chiesa di Propositura, alle ore 17, “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario. 5 dicembre giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 dicembre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano, alle ore 20, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21, Santa Messa con meditazione. 7 dicembre sabato - S. Ambrogio, Vescovo e Dottore della Chiesa. Patrono di Milano, Ambrogio è nato a Treviri intorno al 340. Ha studiato a Roma e nel 374 fu eletto vescovo di Milano dove si è dimostrato buon pastore ed eloquente predicatore. 8 dicembre domenica - II Domenica di Avvento. Immacolata Concezione della B.V.M. Sante Messe secondo l’orario festivo. 10 dicembre martedì – Beata Vergine Maria di Loreto. Alla sera, dopo la Santa Messa celebrata nella chiesa di Badia alle ore 18, verrà effettuata la consueta processione per le strade del castello antico di Anghiari dove verranno composti “Quadri viventi” della vita di Gesù, di Maria e dei Santi. 13 dicembre venerdì – Santa Lucia, martire e protettrice della vista. Morì probabilmente a Siracusa durante la persecuzione di Diocleziano. Vuole la leggenda che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. 15 dicembre domenica - III Domenica di Avvento. Immacolata Concezione della B.V.M. Sante Messe secondo l’orario festivo.
Mese di Gennaio 2014 1° gennaio mercoledì – Maria SS. Madre di Dio. Capodanno. Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 gennaio giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 3 gennaio venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano, alle ore 20, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21, Santa Messa con meditazione. 5 gennaio domenica II Domenica dopo Natale. Sante Messe secondo l’orario festivo. 6 gennaio lunedì - Epifania. Sante Messe secondo l’orario festivo. «All’apparire della stella dissero i Magi: Questo è il segno del “grande re”. Andremo a cercarlo, portiamogli i doni: oro, incenso e mirra.» 7 gennaio martedì - Primo martedì del mese. Nella chiesa di Propositura, alle ore 17, “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario.
Inizio della Novena di Natale
TEMPO ORDINARIO
TEMPO DI NATALE fino alla solennità dell’Epifania 25 dicembre mercoledì – Natale di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Venite, adoriamo il Signore che è nato per noi.” 26 dicembre giovedì – S. Stefano diacono, primo martire. Il diacono Stefano fu il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo; fu infatti lapidato fra il 30 e il 36 dopo Cristo. 27 dicembre venerdì – S. Giovanni apostolo ed evangelista.
12 gennaio domenica - Battesimo di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. 17 gennaio venerdì - S. Antonio abate. Nacque intorno all’anno 250; fu insigne padre del monachesimo. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. Morì nel 356. 19 gennaio domenica - Domenica II del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 21 gennaio martedì - S. Agnese vergine e martire. Morì martire a Roma intorno alla seconda metà del III secolo. Morì per decapitazione con coraggio e forza d’animo. Il giorno della sua festa si benedicono gli agnellini. 24 gennaio venerdì - S. Francesco di Sales vescovo e dottore della Chiesa (1567-1627). 25 gennaio sabato – Conversione di S. Paolo apostolo. 26 gennaio domenica – Domenica III del Tempo Ordinario. Ss. Tito e Timoteo. Sante Messe secondo l’orario festivo. 28 gennaio martedì - S. Tommaso d’Aquino sacerdote e dottore della Chiesa (1225-1274). Grande studioso di teologia scrisse la “Summa Theologica” dove si affrontano straordinari interrogativi di fede: rapporto tra fede e ragione, fra corpo e anima e il problema dell’esistenza di Dio. 31 gennaio venerdì - S. Giovanni Bosco sacerdote (18151888). Fondatore dei Salesiani si occupò in modo particolare dei giovani e dei poveri.
Nella chiesa di Propositura, alle ore 18, Novena in preparazione del S. Natale. Per tutto il periodo della Novena la Santa Messa vespertina viene anticipata alle ore 17,15 circa. Domenica 15 e Domenica 22 la Novena non avrà luogo e la Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata regolarmente nella chiesa della Croce. 22 dicembre domenica - IV Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 dicembre martedì – Nella chiesa di Propositura in Anghiari e nella chiesa di Tavernelle dalle ore 15 Confessioni. La S. Messa della notte nella vigilia del Natale sarà celebrata alle ore 22 nella chiesa di San Lorenzo; alle ore 23 al Cenacolo di Montauto e alle ore 23,45 nella chiesa di Propositura in Anghiari. Non verrà celebrata la S. Messa prefestiva delle ore 18.
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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...
Catechesi per famiglie e adulti
“Prima lettera di S. Pietro” Un’eco del Vangelo di Gesù Guida: Sr. Maria Francesca Cavallo Calendario sabato 21 dicembre 2013 sabato 25 gennaio 2014 sabato 15 febbraio sabato 15 marzo sabato 12 aprile sabato 17 maggio
Ore 8,30 Ore 9,30 “ Ore 10,00 “ Ore 11,00 “ “ “ Ore 11,30 Ore 16,00 Ore 18,00
Al Cenacolo di Montauto ore 18,30 Seguirà cena conviviale Per informazioni 0575-723072
Corso in preparazione al Matrimonio È ripreso da novembre il corso in preparazione al Matrimonio. I prossimi incontri, sempre in Propositura alle ore 21, sono stati così programmati:
-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine -TUBBIANO: Chiesa di San Donato -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE SOVARA: S. Maria Assunta -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. -ANGHIARI: Chiesa della Croce
... E DI MONTERCHI Ore 8,45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 9,30 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 10,00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11,15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17,00 (18,00 estivo) Chiesa di San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16,00 (ore 17,00 estivo).
Venerdì 6 dicembre 2013 Venerdì 13 dicembre 2013
MESSE PREFESTIVE:
Le coppie interessate a sposarsi possono rivolgersi in parrocchia (0575-788041) a don Marco e a Paolo Carbonaro.
Ore 16,00 - (ore 17,00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16,00 - (ore 18,00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 17,00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 18,00 - Chiesa di Tubbiano Ore 18,00 - Propositura di Anghiari
La comunità delle Suore del Cenacolo di Montauto vi aspettano per le
A Catigliano la S. Messa festiva domenicale si celebra saltuariamente alle ore 9. Per le date precise è necessario informarsi in loco.
Giornate di ritiro per adulti
Primo Venerdì del mese al Carmine
Tema: Vangelo e Vita - con Don Dino Liberatori Calendario Lunedì: 16 dicembre 2013 Lunedì 27 gennaio 2014 Lunedì 17 febbraio Lunedì 17 marzo Lunedì 22 aprile Lunedì 19 maggio
Ogni Primo Venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.
Al Cenacolo di Montauto dalle 10 alle 16,30 Per informazioni 0575-723072
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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo
* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.
Piazza Baldaccio
Auguri dottore! Così noi chiamiamo Piero Plini, il medico che per tanti anni ha svolto il suo servizio ad Anghiari in tempi nei quali il “dottore” era in servizio 24 ore su 24. Ora si gode giustamente la pensione, ma sono in tanti quelli che si ricordano di lui e volentieri lo salutano incontrandolo per strada. Il 19 agosto scorso ha compiuto 90 anni ed è stata l’occasione perché fosse festeggiato nel giardino della sua abitazione da Paola e dal Nanni a cui si sono aggiunti, in discreto numero, nipoti, pronipoti e tanti parenti. È certo che anche gli auguri della Redazione, pur se giungeranno in ritardo, sono sentiti e si uniscono a quelli degli Anghiaresi che di certo non lo dimenticano!
A Mario Del Pia scherzando… Tra orto, funghi, caccia, altre faccende Non ho trovato il tempo per pensare All’Oratorio e alla sue vicende: Caro Del Pia che ci posso fare? Lo so che il redattore non attende Potrà altri scritti allora annoverare: Le due ottave che in fretta ho scritto Puoi metterle al rovescio o pure al dritto!!
Giunto è l’autunno con i suoi colori Le vie d’Anghiari eccole affollate Aromi profumati e buon sapori Salsicce, torte, cacio e marmellate; Puoi mangiar al chiuso o pure fuori Dentro le mura bene apparecchiate: Almeno in questi giorni non c’è lagna Ma quale crisi Mario? È una cuccagna!! Lunedì 4 novembre 2013 - F.T.
Festa in Piazzola
Firenze, 7 novembre 2013
Benita Cuccardini, abitante in Piazzola, ha compiuto la bellezza di novant’anni il 21 ottobre scorso. Suo padre Guido era impiegato in Comune come Esattore ma lo ricordiamo come eccellente suonatore di fisarmonica. Ma torniamo alla Benita che è nata, sempre in Piazzola, ma in una casa vicina a quella dove abita adesso (ora capite il perché del titolo), poi ha abitato qualche anno in una casa sotto la Badia e poi di nuovo in Piazzola nella casa dove abita ancora. Ha lavorato per qualche anno dal Busatti. Un po’ di tristezza per la morte di suo marito che le manca molto e il ricordo della Santina, morta in luglio e di cui era molto amica, che, ricorda la Benita, veniva dalla mia mamma a imparare a dare qualche punto. Questa ricorrenza è stata una cosa “bellissima e mi hanno fatto una gran festa”, dice la Benita “anche se novant’anni son novant’anni.” E quindi figli, nipoti e pronipoti l’hanno festeggiata per questo bel traguardo raggiunto.
Rev. Don Marco, La ringrazio di avermi inviato l'opuscolo del Prof. Giuseppe Nomi che avevo già avuto modo di vedere al momento della sua uscita. Per l’età che ho, ho conosciuto anche l’avvocato Nomi, padre del Prof. Giuseppe, a cui va il merito di aver ricostruito l’Alto Medioevo della storia di Anghiari e la Chiesa di S. Stefano ne è una importante testimone. Mi fa piacere vedere che la Parrocchia di Anghiari, di cui Lei è titolare, continua l’opera del Proposto Don Nilo che tanto si adoperò per valorizzare le memorie del nostro caro paese. Rallegramenti! E tanti auguri di buon proseguimento. La saluto cordialmente. Grazie. Assunta Franceschini
Domenica 19 gennaio 2014 a S. Stefano, Festa di Sant’Antonio Ore 8,30 S. Messa e benedizione dei mangimi per i nostri animali Distribuzione dei panini benedetti 6
...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores
Nozze d’oro a Barliano
Auguri ad Elisa
Cinquant’anni fa, il 5 ottobre del 1963, presso la chiesa di Casale, Giuliana Pettinari e Gino Paletti si sono sposati e sono stati uniti in matrimonio dal parroco di allora don Carlo Fabbretti. Ma ecco il bellissimo racconto che ci ha fatto Giuliana. A quei tempi costumava che il marito fosse accompagnato dalla sorella mentre io ero accompagnata da mio fratello fino alla chiesa. In pratica Gino, che abitava ai Caldesini, con sua sorella, venne presso la mia casa alle Caselle, e poi, tutti assieme, con alcuni parenti, siamo andati nella mia parrocchia, che era anche la sua. Dopo il matrimonio siamo ritornati a casa mia, dove era stato preparato il pranzo con l'aiuto della Delma Pennacchini. Poi, dopo pranzo, sempre a piedi, siamo andati a casa sua ai Caldesini e, durante il percorso, alcune famiglie avevano preparato il rinfresco con dolci, vino e vinsanto. Naturalmente non sono mancate le 'baldore' preparate dai bambini, e ai quali venivano dati confetti e zuccherini. Al Palazzo, oltre al rinfresco, ci furono anche degli spari col fucile, i cosiddetti tonfi. Anche agli sparatori confetti e zuccherini. Tutto questo il sabato. La domenica, i miei genitori sono venuti nella casa dove io ero 'entrata' e abbiamo mangiato insieme. Il giorno dopo abbiamo fatto il viaggio per le vigne del podere a cogliere l'uva. Ora è la volta di Gino. Noi ci siamo conosciuti a scuola, alla Scuola serale. Negli anni ‘60 in ogni frazione erano istituiti questi corsi. Mi ricordo che a Casale c’era la maestra Giulietta Vagnoni. Noi frequentavamo questa scuola ed è stata l’occasione per stare insieme. Ora viviamo qui a Barliano da tanti anni. Non c’è la foto degli sposi anche se le foto furono fatte, ma il rullino prese luce e così tutto è lasciato al ricordo. Ma ora veniamo ai festeggiamenti organizzati dai familiari per questo anniversario di nozze d’oro, domenica 6 ottobre. Nella chiesa di Casale la Santa Messa è stata celebrata da don Marco. È stata una bella cerimonia con il rinnovo delle promesse di matrimonio. Poi tutti assieme presso il Ristorante di Petriolo “L’Isola che non c’è”, ed è stata veramente una bella giornata. Anche noi della Redazione non ci tiriamo indietro e agli auguri di familiari ed amici aggiungiamo i nostri.
Il giorno 30 ottobre scorso Elisa Rossi si è laureata presso la “LUISS Guido Carli”, Libera Università Internazionale degli Studi Sociali, Dipartimento di Impresa e Management, Cattedra di Finanza Straordinaria. Ha discusso una tesi dal titolo: “LA CSR e lo Shareholder Activism: due nuovi modi per fare impresa”. Relatore è stato il professor Alessandro Pansa; correlatore il professor Luigi Gubitosi. Ha ottenuto la bellissima votazione di 110 e lode. Ad Elisa, che abita al Borgo ma è attenta lettrice dell’Oratorio e che nella foto è raffigurata con lo zio don Marco mentre tiene decisa la sua tesi, vanno gli auguri dei familiari e degli amici. Noi della Redazione, insieme ai parrocchiani appena lo sapranno, mandiamo i nostri auguri.
La vignetta di Scacciapensieri:
Olive e olio!
Messaggio letto nell’abbazia di Vallombrosa da Graziano Zanchi: Anche se Dio può comunicare con te in diversi modi... è certo che non ti chiamerà al cellulare! Perciò...
SPEGNILO! Grazie!
I Borghesi per prenderci in giro: Garibaldi da l’occhio fino, guarda i Borghesi che portino il cipollino.
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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE
di don Quinto Giorgini
La Chiesa ex-Parrocchiale di San Donato a Tubbiano
Seconda e ultima parte
S
ulla nuova facciata dell’attuale chiesa di Tubbiano, rivolta ad Est, quindi capovolta rispetto a quella originale ed antica nella ricostruzione avvenuta dopo i danni della seconda guerra mondiale, è stata collocata in una nicchia la statua del Titolare e Patrono S. Donato, calco in gesso dell’identica statua posta sulla facciata della Cattedrale di Arezzo, opera dello scultore Cassioli. Non esiste quindi occhio o finestra su questa facciata, per cui la luce del sole entra da una finestra rettangolare posta sulla parete nord e da un alto lucernario quadrato posto al centro sotto il soffitto al punto di congiuntura tra i tetti della parte nuova e vecchia della chiesa. Saliti gli otto scalini che portano al pianerottolo di ingresso e attraversato un portale caratterizzato da frontali e stipiti di pietra, si entra nel sacro edificio che si presenta a pianta rettangolare dalla superficie di circa 120 mq (20x6), mentre quella dell’antica chiesa era solo di ca. 50 mq (10x5). Due grandi pilastri che sostengono un arco distinguono la parte antica, dove ora c’è il presbiterio, da quella nuova dove sono poste le 13 banche per i fedeli. Il pavimento è in cotto, realizzato con mattoncini rettangolari, mentre il soffitto con travatura lignea a 5 capriate, è stato purtroppo imbiancato; sarebbe stata cosa migliore ripulirlo e restaurarlo, riportandolo allo stato originale. Sulle pareti sono appesi i 14 quadri della Via Crucis, con cornici in legno. Si notano due vecchi confessionali e inginocchiatoi lignei, di cui uno seicentesco restaurato recentemente a spese dei parrocchiani e posto di fronte all’altare della Madonna. Questa immagine mariana consiste in una moderna riproduzione di un’antica tavola in legno del secolo XIV custodita attualmente nel Museo Taglieschi di Anghiari. La Vergine ha il Bambino sulle braccia, che prende il latte, mentre ai lati dalla parte destra c’è la figura di un Vescovo in abiti pontificali (S. Donato?) e a sinistra un altro Santo. L’opera è attribuita a Giovanni da Ponte. L’urna mariana che contiene questa immagine è circondata da una serie di vecchie lampadine elettriche lasciate a ricordo dei soldati che sono ritornati dall’ultima guerra. La Festa della Madonna qui si celebra la seconda domenica di ottobre. Una moderna statua della Madonna con Bambino, con accanto un lampadario elettrico, è collocata sulla parete sinistra prima di salire al presbiterio, dove al centro c’è un vecchio altare di pietra sul quale si trova un tabernacolo circondato da sei candelieri lignei e più in alto c’è una bella urna di legno contenente la statua del Sacro Cuore di Gesù proveniente da Roma e risalente alla
prima guerra mondiale. Esisteva in passato la Compagnia del Sacro Cuore di Gesù, con un consiglio direttivo che ogni anno organizzava una Festa detta “del Popolo”. Si notano due lampadari laterali e due cassepanche. Dietro l’altare c’è un banco con gli arredi e vasi sacri per celebrare la Santa Messa. Nella parete di fronte c’è l’ingresso alla cella campanaria, che corrisponde all’antica porta della vecchia chiesa, che era orientata. Infatti, si nota ancora una pila in pietra logorata con accanto un medaglione circolare murato a ricordo del Giubileo del 1900. Sulla parete in alto del presbiterio c’è una grande tela incorniciata, bisognosa di restauro, infatti sono di difficile visione i personaggi affumicati e scoloriti: si nota tuttavia una Madonna in trono con vari Santi. L’opera è attribuita a Castellucci (sec. XVIII). Nelle lapidi murate nel presbiterio si leggono le epigrafi in latino fatte fare dai parenti in memoria di don Giuseppe Fontana, morto nell’aprile del 1699 e di don Paolo Cerboncelli, anghiarese, morto nel 1764 all’età di 64 anni e 31 di servizio in questa chiesa. Quest’ultimo era stato maestro nel seminario di Arezzo, dottore cospicuo in materie morali e fisiche, distintosi per prudenza e pietà. L’edificio possiede un moderno impianto di riscaldamento e la sacrestia custodisce vari arredi e oggetti sacri poco ordinati. Non ho visto un turibolo con navicella del Trecento, segnalato da don Fabio Comanducci nell’ultima visita pastorale.
Illustrazioni In questa pagina sotto il titolo: l’attuale presbiterio, zona che costituiva l’antica chiesa orientata. Nella pagina di destra, partendo dalla colonna di destra in alto e in senso orario: Don Quinto si intrattiene con una parrocchiana. Facciata della chiesa con la statua nella nicchia e la banderuola del campanile raffiguranti san Donato. Tabernacolo dell’altare maggiore. Particolare della tela con la Madonna in trono. Ex voto. Madonna della Torre. Statua del Sacro Cuore. Altare della Madonna della Torre.
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Le nostre chiese...
Concludiamo con l’elenco dei nomi e cognomi dei rettori che dal secolo XVI al presente si sono ininterrottamente succeduti alla guida di questa comunità cristiana: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17.
Franco Ducci dal 16-11-1595 Pier Antonio Lauri dal 12-11-1633 Giovanni Gigliozzi dal 21-04-1644 al 12-101661 Giuseppe Fontana dal dicembre 1661 all’aprile 1699 Angelo Gatteschi dal 21-06-1699 alla rinuncia in data 20-12-1709 Antonio Paci dal 04-02-1709 alla morte nell’agosto 1733 Paolo Cerboncelli dal 15-09-1733 alla morte avvenuta l’11-07-1764 Giuseppe Martinozzi dal 25-09-1764 alla rinuncia in data 02-04-1791 Luigi Cordovani dal 10-09-1793 alla morte in data 25-10-1831 Giuseppe Cordovani dal 09-05-1832 alla morte avvenuta il 29-11-1883 Ismaele Viezzi dal 30-04-1885; rinunciò il 14-02-1905 Igino Del Buono dal 17-02-1906 alla morte in data 20-07-1945 Alberto Bocci dal 01-10-1945 alla rinuncia del 10-10-1948 Augusto Gelati dal 10-10-1948 al 1007-1953 Dino Sabatini dall’11-07-1953 alla rinuncia del 01-05-1958 Fabio Comanducci dal 1958 alla morte avvenuta nel 2005 Romano Manfredi dal 2006 al 2014 ancora titolare
Giovedì 17 gennaio 2013 a Monterchi torna la fiera di Sant’Antonio La foto raffigura la classica rappresentazione di sant’Antonio. Questa si trova nella chiesa di Borgacciano.
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Ricordo della Verdiana Il 20 Settembre 2013, lo stesso giorno in cui anni fa è morta la sorella Vittoria, la nostra mamma Verdiana Menzogni ci ha lasciato. Vi comunico questa notizia, perché lei amava Anghiari e lì aveva lasciato il cuore. Qui era nata il 27 maggio del 1920 ed aveva abitato alla Casina, vicino a Colignola. Poi si era sposata con Fausto Pernici, il nostro babbo che è mancato nel 2003, ed era andata ad abitare a Torchiale dove sono nata io, Marcella. Poi il lavoro del babbo ci ha portato nel Valdarno e lì ha finito la sua vita. È stata una mamma premurosa, affettuosa, disponibile, sempre pronta a tutte le nostre richieste. Il dolore è grande ma tutto è accettato perché fa parte della vita. Finché ha avuto coscienza ha pregato e dopo l’abbiamo fatto noi figlie per lei. L’abbiamo accompagnata dolcemente e ora è senz’altro nella gloria. Per il suo funerale non ha voluto fiori. Ha voluto solo un piccolo cuscino con tre rose rosse e una bianca che rappresentavano i suoi adorati nipoti e otto garofani bianchi che rappresentavano gli altrettanti adorati pronipoti. Noi figlie le abbiamo messo due rose bianche appoggiate nel petto. La sua è stata una vita semplice, a volte dura, ma ha saputo andare avanti con pazienza e tenacia. Ci ha voluto tanto bene e senz’altro da lassù continuerà a farlo e a proteggerci. Ringraziamo Dio di averci dato questa dolce mamma. Mamma, rimani sempre accanto a noi. Ti vogliamo bene. Riposa in pace.
I nonni ci hanno raccontato Dall’album di Gessica
Il dottore Filastrocca raccontata dalla nonna Carla alla nipotina Jessica
Il dottore delle ciabatte qui mi duole, qui mi batte qui fa un male da morire presto presto fallo guarire ma il dottore ‘n c’era c’era la Dionora che coceva pane e ova gliene chiesi un bocconcino e cadde sotto il banchino gliene chiesi un altro boccone e cadde sotto il bancone il bancone era rotto e sotto c’era un pozzo il pozzo era scoperto e di sotto c’era un letto il letto era disfatto e sotto c’era un gatto il gatto era in camicia che moriva dalle risa.
Marcella e Domenica
Metereologia di Clèto
Nell’ultimo numero, il 51, di Pagine Altotiberine, è uscito un interessante articolo di Marco Bani dal titolo: Clima, metereolgia e alluvioni in Alta Valle del Tevere. Il concetto che io ho capito è che, guardando i dati in nostro possesso già da metà ottocento, le alluvioni e le calamità naturali sono avvenute a cadenza quasi regolare di qualche lustro. Il che ci dovrebbe insegnare qualcosa. E se poco possiamo sulla quantità di acqua che cade dal cielo, molto possiamo sulla pianificazione e sulla gestione del territorio. Se vogliamo essere realistici, negli ultimi cinquant’anni non sono avvenute alluvioni catastrofiche al contrario di ciò
che è successo nei cento/centocinquant’anni di cui abbiamo una documentazione. E questo, come si dice sotto, è dovuto alla copertura boschiva delle nostre colline. Un altro concetto da sfatare è che le alluvioni non sono causate dai contadini che hanno abbandonato i poderi e dal fatto che nessuno rifà più i fossi ma viceversa sono causate da terreni privati della loro naturale vegetazione arborea e del sottobosco che trattiene l’acqua facendola filtrare nel terreno sottostante, rallentando la sua corsa verso valle, e non permettendo che il terreno venga eroso. Così là dove i boschi hanno un buon substrato di vegetazione e humus, l’acqua viene filtrata e non è causa di alluvioni. L’articolo è ricco di molte notizie e di dati ben precisi che chi amministra un territorio dovrebbe conoscere. E allora, Buona lettura!
La S. Messa della notte nella vigilia del Natale rispetterà i seguenti orari:
Chiesa di San Lorenzo ore 22 Cenacolo di Montauto ore 23 Chiesa di Propositura ore 23,45 10
Le vostre offerte per la Caritas
C
Aiutateci ad aiutare
i è pervenuta un’offerta da parte della famiglia in memoria di Canicchi Maria Angioloni, offerta che è stata raccolta dagli amici del rione; non potevamo non segnalarla, se non altro per confermare che ci è pervenuta ed esprimere ai figli il nostro più sentito cordoglio per la scomparsa della loro mamma Maria. Nel recente passato non abbiamo pubblicato ringraziamenti per offerte devolute alla nostra Caritas Parrocchiale, ed è probabile che possa essere giusto così. D’altro canto ci permane il dubbio che possa essere invece opportuno pubblicare, se non gli importi, almeno i nominativi di coloro che ci aiutano finanziariamente con le loro offerte. Del resto, sono proprio queste offerte che ci permettono di affrontare al meglio gli impegni economici collegati alle opere di carità che la nostra Parrocchia sostiene, giorno dopo giorno, a favore dei più poveri nella nostra comunità.
La consapevolezza di poter contare ancora su uomini e donne che ci offrono in maniera disinteressata il proprio contributo, anche finanziario, senza nulla chiedere, è per tutti noi di stimolo e di incoraggiamento. È per questo motivo, proprio perché nulla ci viene chiesto, che vogliamo in questa occasione esprimere pubblicamente la nostra gratitudine a coloro che negli ultimi mesi ci hanno aiutato: Mercati Fausta ed amiche, Taddei Laura, Tani Maria, Chiasserini Aliana, Sassolini Francesco, Parati Domenico, Salvi Alessandro… Nel futuro avremo cura di chiedere direttamente ai nostri sostenitori l’opportunità o meno di pubblicarne il nome. Nel frattempo li ringraziamo nuovamente, augurandoci che “non ce ne vogliano” se in questa occasione abbiamo pubblicato i loro nomi senza averne richiesto preventivamente l’autorizzazione. Aiutateci ad aiutare.
S i e t e A n g h i a r e si e volete pubblicar e n e l l a C r o n a c h e t ta il lieto evento di un n u o v o a r r i v o n ella vostra famiglia? Com u n i c a t e i l t u t t o via email o ai collab or a t o r i d e l l ’ O r a t o rio o della parrocchi a. L’angolo sprizzacervelli
15° quesito
Oche e conigli
di Ravella Merinista oratorioquiz@gmail.com
A Siro, noto allevatore di animali da cortile, viene chiesto quante oche e quanti conigli possiede al momento. Ci pensa un po’ e risponde in modo enigmatico: Se conto le teste sono 32, ma se conto le zampe sono 100. Quante sono le oche e quanti i conigli? Soluzione del quesito del numero scorso Mario mi ha comunicato come ha risolto il problema e così lo comunico anche a voi: “Ho utilizzato i primi 60 secondi per abbrustolire da entrambi i lati una fetta, ma nello stesso tempo ho abbrustolito da una sola parte le altre due fette una per volta, poi ho utilizzato gli altri 30 secondi rimanenti per completare l’abbrustolimento dell’altra parte delle due fette”. Bravo Mario!! Volete mandare la vostra soluzione o scrivere a Ravella? Scrivete qui: oratorioquiz@gmail.com
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Intervista volante alle e ai catechisti
È iniziato il catechismo Domenica 20 ottobre alla Messa delle ore 11 in Propositura, c’è stato il Mandato ai Catechisti per questo anno pastorale. Il sabato seguente, il 26 ottobre, è ufficialmente iniziato il catechismo. Come sempre sono tanti i bambini anghiaresi che lo frequentano (nella foto il gruppo dell’anno scorso), ed il collaudato gruppo di catechisti si trasforma di anno in anno per cercare di seguire sempre meglio le giovani generazioni ed educarle alla fede. Alcune settimane dopo l’inizio, verso la metà di novembre, siamo andati a fare un giro per le classi di catechismo, chiedendo ai catechisti che incontravamo un commento “a caldo” alla nostra domanda: «È iniziato il catechismo!» Ecco le risposte. Sara Noi abbiamo la seconda elementare. Siamo all’inizio di un nuovo anno, ed i bambini sono ancora dieci ma stanno aumentando di volta in volta. Insieme a me ci sono l’Anna e la Luisella. Che facciamo? All’inizio i bambini li abbiamo fatti disegnare e colorare, oppure gli abbiamo fatto fare delle croci con il pongo. Adesso stiamo invitando anche i genitori a venire con noi. Catia È iniziato, urrà! Noi siamo le terze. Siamo trentadue, e ci stiamo impegnando ad arrivare al sacramento della Confessione. Come catechiste siamo io e la Norma. Poi ad aiutarci ci sono l’Annalisa, Federica, Rebecca, Mattia, Gloria e Letizia. L’auguri o di un buon cammino e più che altro viviamo bene il catechismo ogni giorno, perché un’ora solo non basta!
Cresima, infatti abbiamo la seconda media. Sono tanti bambini, trentacinque, e speriamo di accompagnarli nel miglior modo possibile a questo Sacramento. Io sono insieme alla Cinzia e alla Maria Grazia e ci da una mano anche Suor Augusta. Grazie!
Suor Augusta, la coordinatrice del gruppo catechisti Siamo alle prime battute dell’anno catechistico, e le catechiste si stanno preparando all’Avvento, e con loro tra poco, subito dopo il catechismo, faremo un incontro per preparare il cammino da proporre ai ragazzi per l’Avvento. I ragazzi sono tanti, eppure c’è un bel gruppo di catechisti e catechiste impegnati in questo lavoro di annunzio e approfondimento del Vangelo.
Gegia Il catechismo è iniziato da due settimane, e ritrovando questi ragazzi ho ritrovato la voglia di rifarlo nuovamente. La classe è la quinta elementare, e pensavo che quest’anno il numero sarebbe un po’ sceso per il fatto che il sacramento della Prima Comunione è stato fatto anno scorso, invece vedo che con entusiasmo vengono e forse allora io e la Cristina siamo un po’ “bravine” fra virgolette, a proporgli di fare una radio. Noi faremo questa radio che sarà “Radio Erre” che sarà la radio ufficiale dell’Oratorio della parrocchia di San Bartolomeo. Qui con me adesso c’è la Gloria, la Gemma, la Andrea, la Rachele, e la Veronica. Buon anno di catechismo!
Donatella Si, è iniziato il catechismo. Noi siamo la classe quarta della scuola primaria, cioè delle elementari, e quindi l’anno di catechismo che quest’anno farà la Prima Comunione. In classe siamo ventotto, e come catechisti ci sono io, poi Giuseppe, la Federica, Riccardo, la Camilla, e poi quest’anno abbiamo la bellezza di avere quei ragazzi che l’anno scorso hanno fatto il sacramento della Cresima con Giuseppe e la Iride e quest’anno vengono – loro dicono – ad aiutare Giuseppe. Qui con me adesso c’è Filip.
Ilaria È iniziato il catechismo. Noi siamo la classe della prima media e abbiamo diciannove bambini. Prima ero con la Rosetta, con cui abbiamo iniziato il cammino con questi bambini in seconda elementare, adesso invece sono con la Linda, la Stefania, l’Aurora. Ci prepariamo al sacramento della Cresima, non in quest’anno di catechismo ma nel prossimo, cioè in seconda media. Un augurio che questo anno sia un buon cammino!
Loredana Buongiorno a tutti! Il catechismo è iniziato! Quest’anno iniziamo questa bella avventura con i ragazzi che conosciamo ormai da alcuni anni. Quest’anno ci prepariamo per la
VISITATE IL PRESEPIO VIVENTE ALLE VILLE DI MONTERCHI 12
NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti
Le offerte per la Misericordia
I nuovi soci al 31 ottobre 2013
fino a ottobre 2013
Baracchi Francesco 15 Camaiti Pietro e Giulia - la famiglia alla memoria 50 Canicchi Maria Angioloni - la famiglia alla memoria 285 Chiarentin Umberto - la famiglia alla memoria 120 Comunità di Santo Stefano 200 Dragoni Mirella alla memoria di Cuccini Lorena 20 Ghignoni Giuseppa - la famiglia alla memoria 50 Giannini Alberto 50 Giorgeschi Gino - la famiglia alla memoria 300 I colleghi di lavoro di Roberto Cirri in memoria di Canicchi Maria Angioloni 110 Meozzi Spinetta in memoria dei propri defunti 30 Palazzeschi Gino - la famiglia alla memoria 100 Rossi Maria Batazzi - la famiglia alla memoria 50 Rossi Massimo in memoria di Canicchi MariaAngioloni 10 Unione Polisportiva Baldaccio Bruni 200 Che Dio ve ne renda merito!
Gennari Giusti Marzi Zanchi
Rosa Neria Adriana Camilla
A tutti loro il nostro più fraterno ringraziamento
Stralci-1 Dal volume: Loris Babbini - Alberto Benedetti, La Misericordia di Anghiari, Tip. Gennaioli Sansepolcro.
1° giugno 1874 – fu trasportato con lettiga a spalla dall’abitazione allo spedale l’infermo Guglielmo Cancellieri. 8 ottobre 1874 – morì il confratello Lorenzo Tuti e fu accompagnato dal turno come vogliono le nostre Costituzioni. 17 ottobre 1874 – morì l’Ill.mo Sig. Marchese Tommaso Corsi e andò la Misericordia per il suo trasporto alla sua Villa detta lo Sterpeto ed alla Pievanìa di Micciano ed Anghiari e da Anghiari al cimitero.
Spigolature … e non solo Vi aggiorniamo sinteticamente sui servizi effettuati dai nostri volontari dal 1° gennaio al 30 settembre 2013: Servizi effettuati n. 2.416 Kilometri percorsi: n. 85.867 Ad essi si aggiungono, come sempre, i servizi presso il 118 in partenza da Sansepolcro, i servizi dell’ambulanza in BLSD con partenza da Anghiari e i servizi di reperibilità diurna e notturna con partenza da Anghiari e con operatività nell’intero territorio della Valtiberina Toscana. Il progetto “diamoci una scossa” ha portato ormai a 13 il numero dei defibrillatori semi-automatici presenti nelle nostre strade e piazze. Ci sono ancora delle aree che necessiterebbero di una “copertura” più a portata di mano, ad esempio la zona che va dalla Piazzetta della Croce fino all’Acquedotto, ormai densamente popolata. Se gli abitanti del luogo ci aiuteranno, nelle prossime settimane proveremo a raccogliere in questa zona i millecinquecento euro necessari per l’acquisto del defibrillatore, che verrà poi collocato nella stessa area; ci auguriamo poi di poter radunare un buon numero di volontari, sempre di questa zona, che siano disposti a partecipare al corso di utilizzo del prezioso strumento e all’effettuazione del massaggio cardiaco.
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Sempre in riferimento al progetto “diamoci una scossa” vorremmo poter dotare di un defibrillatore semi-automatico anche la zona di Anghiari “vecchio”. Risulta scoperta l’area compresa fra la “Portaccia”, Via delle Mura, Piazza Mameli, i “Cordoni”, Piazza del Popolo, la Badia, il Poggiolino… Cerchiamo quindi qualcuno di questa zona che ci aiuti a portare avanti l’iniziativa. Invitiamo coloro che fossero interessati a questa idea a contattarci per organizzare al meglio le solite procedure necessarie (raccolta denaro, volontari…). Da qualche settimana la nostra Confraternita si è dotata di alcuni libri (di narrativa ed altro) che sono a disposizione dei nostri volontari per una lettura “sul posto” o anche per un prestito a casa. L’iniziativa è nata da una forma di collaborazione intrapresa con la biblioteca comunale di Anghiari, che si è resa disponibile a fornirci alcuni libri da poter prestare a potenziali lettori; sono naturalmente libri che la Biblioteca Comunale ha potuto “dismettere” in quanto doppioni o terze copie di quelli già presenti nei propri locali. Ci piacerebbe poter potenziare il numero di volumi a disposizione all’interno della nostra “piccolissima biblioteca”; invitiamo pertanto tutti coloro che hanno libri già letti (di narrativa, di carattere scientifico, di argomento storico locale ed altro), libri di cui possono disfarsi, a offrirceli per lasciarli in uso, ampliando così la nostra raccolta.
Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari
sito internet: www.fratresanghiari.it
SUL SET DELLA FRATRES!!!
e.mail: info@fratresanghiari.it
questa domanda la sua personale risposta: ”Lo faccio per senso di altruismo”, “lo sento come un dovere sociale, un bisogno…” Qualsiasi motivazione merita rispetto e, pur nella consapevolezza che un gesto singolo non è che una infinitesima parte rispetto alle necessità presenti, possiamo pensare che solo attraverso tanti piccoli gesti si possono fare grandi cose in favore di chi, in quel momento, ha bisogno del nostro aiuto. Lo spot, che vi invitiamo a guardare non solo su TSD ma anche in altre televisioni locali, è incentrato sulla recente campagna pubblicitaria che ha visto esposti su trentacinque autobus extraurbani della provincia il manifesto con lo slogan “C’È BISOGNO DI TE: DONA SANGUE !”, vuole essere un invito a riflettere, ancora una volta, sulla necessità e sull’importanza della donazione del sangue da parte di tutti, anche di te, caro amico, che ci stai leggendo. Chiara
Una nostra donatrice protagonista, con altri, dello spot pubblicitario dei Gruppi Fratres aretini
“C’ È BISOGNO DI TE: DONA IL SANGUE”. Prendo spunto da queste parole per raccontare la bella esperienza vissuta qualche tempo fa, grazie al gruppo Fratres di Anghiari di cui faccio parte ormai da tre anni. Quando Pietro mi ha contattata chiedendomi di partecipare alla realizzazione di uno spot televisivo che il Consiglio dei Gruppi Fratres della provincia di Arezzo stava girando in collaborazione con TSD, l’emittente televisiva diocesana, ho pensato si trattasse di uno scherzo, poi ho capito che così non era: ci attendeva davvero questo tipo di esperienza e occorreva prepararsi al meglio! Non c’era un copione da studiare né una parte da imparare. Si trattava di comunicare, con poche parole, i veri motivi che mi avevano spinto ad avvicinarmi alla donazione di sangue. Così, con un pizzico di curiosità, un sabato mattina, ci siamo diretti verso Arezzo: Piazza Grande si è trasformata in un set e le telecamere di Tele San Domenico erano pronte a raccogliere il messaggio, sempre attuale, dell’importanza della donazione di sangue. I secondi a disposizione erano davvero pochi, l’emozione ha giocato qualche brutto scherzo e comunque, in un clima di allegria e condivisione, siamo riusciti nell’intento, ripetendo anche molte volte la stessa frase per ottenere il sorriso o la forma comunicativa migliore! Con me erano presenti altri giovani della Consulta Fratres Provinciale e mentre ascoltavo loro e li vedevo provare e riprovare (cosa che poi avrei fatto anch’io) mi sono tornati in mente alcuni momenti della mia esperienza nel Gruppo. Ricordo ancora la mia prima donazione: entrando nel centro Trasfusionale di Sansepolcro intravidi Fabiano che mi disse che si trovava lì per caso (sarà vero?) e ci fermammo a parlare un po’, mentre il personale del reparto con grande umanità e professionalità cercava di mettermi a mio agio. In poco tempo la donazione si concluse, e io dovetti ammettere che era stato molto più semplice di quanto credessi e che questo gesto era riuscito a dare un senso nuovo e diverso a quella giornata, che ancora ricordo con piacere. Perché doni il tuo sangue? Ogni donatore trova a
IL NUOVO ASSISTENTE SPIRITUALE PROVINCIALE
Nominato dal Vescovo, in occasione del recente pellegrinaggio dei Fratres alle Vertighe
“ Riccardo Fontana, per grazia di Dio e della sede apostolica, Arcivescovo di Arezzo – Cortona - Sansepolcro. Al diletto figlio in Cristo Padre Giovanni Martini: pace e benedizione! Per una adeguata formazione e cura dei Gruppi Donatori di Sangue Fratres presenti nel territorio diocesano, avvalendomi delle mie facoltà ordinarie, nomino te, Padre Giovanni Martini ofm conventuale Assistente Spirituale Diocesano dei Gruppi Donatori di Sangue Fratres. La mia preghiera e la mia benedizione ti accompagnino sempre. Dato in Arezzo, dalla mia Sede presso S. Donato, il 1 ottobre 2013, Memoria di S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa”. È questo il contenuto dell’atto di nomina che l’Arcivescovo Fontana ha voluto rendere pubblico dinanzi ai tanti pellegrini dei gruppi Fratres regionali che lo scorso cinque ottobre affollavano il Santuario della Beata Vergine delle Vertighe, presso Monte San Savino, in occasione dell’annuale pellegrinaggio mariano. Grande la soddisfazione di tutta la realtà Fratres della provincia di Arezzo che finalmente potrà usufruire di questa importante guida spirituale per assolvere al meglio alla sua quotidiana missione di solidarietà ed amore fraterno, coerentemente con le proprie radici cristiane. Padre Giovanni fa parte della comunità monastica di S. Francesco in Arezzo ed è parroco di San Firenze, piccola località situata lungo i tornanti del vecchio valico dello Scopetone. A lui il nostro più fraterno benvenuto, unitamente all’impegno di assicurargli amicizia e collaborazione.
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Il presidente provinciale Pietro Ganganelli
...dal Gruppo Fratres
LA FESTA COMPRENSORIALE DELLA SOLIDARIETÀ 2013 Tantissimi gli studenti che sono stati coinvolti nell’importante evento
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razie alla ormai consolidata collaborazione tra le più rappresentative associazioni di volontariato sociale del comprensorio valtiberino toscano, anche in questo anno scolastico è stata realizzata un’altra edizione della Festa della Solidarietà, presso la struttura ricettiva del Foro Boario di Sansepolcro. Centinaia gli studenti delle terze classi delle scuole superiori del territorio, ospiti, nel settembre scorso, delle varie associazioni che hanno potuto toccare con mano l’importanza della quotidiana presenza delle numerose associazioni di volontariato e del fondamentale ruolo sociale da esse rivestito. Tale manifestazione ha aperto le iniziative del più ampio progetto “LA SCUOLA ed il VOLONTARIATO IN TOSCANA” che durante i prossimi nove mesi di lezioni vedrà alunni e volontari impegnati in incontri in classe, esperienze di condivisione, eventi cittadini e stage, con lo scopo di facilitare la diffusione della cultura della solidarietà e del mutuo soccorso tra le giovani generazioni. Dopo i saluti delle autorità civili e scolastiche presenti, sono iniziate subito dopo le visite degli studenti ai tanti stand informativi che le associazioni avevano preparato. In uno di questi erano presenti anche i rappresentanti dei cinque Gruppi Fratres della Valtiberina che hanno illustrato ai giovani l’importanza della donazione del proprio sangue e risposto alle numerose domande. La manifestazione si concludeva nel piazzale antistante i locali del foro boario con simulazioni di pronto soccorso attuate congiuntamente dai volontari della Misericordia, da quelli della Croce Rossa, del reparto dei Vigili del Fuoco e di quello della Protezione Civile biturgensi, durante le quali venivano più volte ricordate le principali regole da rispettare, nel caso di un proprio coinvolgimento in situazioni di emergenza. Il Consiglio Direttivo
LE GIORNATE DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES 2013 SABATO 14 DICEMBRE
DOMENICA 15 DICEMBRE
CONVEGNO MEDICO “Plasma e piastrine: dalla donazione al loro impiego”
Ore 11.00 : S. MESSA, presso la chiesa della Propositura, con le autorità Civili e Militari ed i rappresentanti delle altre associazioni, in suffragio dei soci defunti.
Con il patrocinio della ASL n° 8 della Provincia di Arezzo Sala Conferenze della Confraternita di Misericordia, Corso Matteotti, 129, ore 16,30. Relatori: * Dott.ssa CLAUDIA NARDINI, Industria Kedrion di Lucca; * Dott. PIETRO PANTONE, Centro Trasfusionale Ospedale Sansepolcro; * Dott. FRANCESCO GIANI, Reparto Ortopedia Ospedale Sansepolcro.
Ore 13.00: PRANZO SOCIALE, presso il Palazzetto dello Sport, GRATUITO per tutti i donatori attivi. Durante il convivio, premiazione dei nuovi iscritti. Vi aspettiamo numerosi!!
Il presidente Carlo Leonardi
Coordina: dott.ssa Rosella Guadagni, consulente medico del Gruppo. Illustrazioni - In alto: Il punto informativo dei gruppi Fratres valtiberini. Nell’altra pagina - Uno dei tanti autobus protagonisti della campagna pubblicitaria dei gruppi Fratres della provincia mentre transita per Anghiari con lo slogan C’è Bisogno di Te: dona il Sangue!
F A T T I U N R E G A L O: D O N A!!! Donare sangue è un grande regalo che fa bene agli altri ed anche a te Diventa anche tu un donatore di sangue Fratres 15
Ricordo di Olga Valbonetti
Il mi’ paese
MARSCIANO 1973. È nell’estate di 40 anni fa che ho scattato questa foto nella terrazza della stazione della Ferrovia Centrale Umbra, dove lo zio Mario era appunto il capostazione e la zia Olga, sorella di mia madre, si era stabilita con il marito e i due figli Paolo e Carlo. Nella foto si vedono, oltre la zia Olga, la prima a sinistra, il fratello Bruno, la sorella Dina (la mia mamma), la cognata Nazzarena e il fratello Francesco (Cecco di Maccarino). L’occasione era il ritorno in Italia dello zio Bruno che viveva e vive tuttora in Perù, dove è Fratello Marista e ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento e all’apostolato in quella parte del mondo. Lo zio Bruno aspetta sempre con piacere l’arrivo del nostro giornalino, dove ritrova le notizie del suo paese e delle sue origini. Questa volta però la notizia non è di quelle felici, questa foto infatti vuole ricordare la zia Olga, che ci ha lasciato all’età di 93 anni; ad Anghiari la può ricordare chi è abbastanza in là con gli anni, perché viveva ad Aprilia dove erano andati a vivere i figli e dove si era trasferita con il marito quando era andato in pensione, una trentina di anni fa. Tornava ad Anghiari spesso fino a che il marito era in vita, ma ormai era da molto tempo che non si muoveva più.
"Un paese ci vuole" scriveva Cesare Pavese "non fosse che per il gusto di andarsene via" concludeva il suo pensiero. Ed io un paese ce l'ho, si chiama Anghiari A voce del contado detto Anghieri Pieno di motti e detti popolari Di personaggi strambi ma a me cari Dove si dice ognuno fa quel che "gni pèri" Più per spocchioneria che per motivi veri.
di Luca Boncompagni
Con contrastato piacere me ne sono andato, Un po' per amore, un po' per apprendistato Ma dentro di me riman costante L’aria che si respira, ed ogni suo astante Quando s’arriva in su la piazza, al primo impatto Il piglio del Generale sembra non dare spazio Se non obbedire, come per ricatto Ad un destino segnato o alla capital del Lazio. Con braccio teso e indice volitivo il Garibaldi imperioso ammonisce: "i citti a chesa!"come qualcuno suggerisce. Vale per molta gente, o quasi tutta, Tranne pe’ i mi’ nipoti, che ‘n dan mai retta Piazza Baldaccio? niente di novo! Per anni, da citto, era il mi’ ritrovo A volte l’osservo bene, quando ci ripasso … è cambiato poco, forse qualche sasso!
San Martino: i fagioli e le zucche
Il marito, lo zio Mario Finocchi, era una vera macchietta, aveva l’hobby della pittura e questo suo quadretto fa capire quanto fosse attaccato al nostro paese e ai suoi treni. Marisa
San Martino: il pane Per ricordare il fatto miracoloso del 1309 si ripete, ormai da alcuni anni, la distribuzione del pane. Si tratta di una iniziativa fatta in collaborazione con la Pro-Loco che si ripete in occasione delle feste di san Martino. Fu infatti la vigilia del San Martino di 705 anni fa che lui (san Martino) ci protesse dall’assalto delle soldataglie dei Tarlati di Pietramala. Tutto questo è possibile grazie alla disponibilità del Forno Bindi e del Forno di Fra’ Pegaso di Anghiari e dei Forni Riuniti di Sansepolcro che confezionano, gratuitamente, un pane particolare contraddistinto da un apposito timbro.
Nei giorni 9 e 10 novembre scorso Anghiari ha rinnovato l’appuntamento con i bringoli, un piatto caratteristico del nostro territorio. È questa la XXXIII volta che la Pro-loco si impegna per accogliere nel migliore dei modi le tante persone che visitano il nostro paese. Il tempo non è stato proprio di aiuto comunque si può concludere con: ce l’abbiamo messa tutta! Nell’ambito di questa festa i produttori di fagioli caponi, una specie autoctona che si coltiva solo nella Val Sovara, si sono dati appuntamento nel Borgo della Croce. Volentieri li segnaliamo, aggiungendo anche dove vengono coltivati, perché sono loro, gli agricoltori, che mantengono e custodiscono questo particolare tipo di fagioli: Baggi Giandomenico, La Fossa; Bartolomei Secondo, Loc. Il Quartiere-Pistrino; Corazzini Mario, Casanova; Goretti Mauro, Conventino; Manenti Alberto, Casanova. A loro vanno aggiunti Vincenzo Pernici e Rita Capalbo del Molin del Caccia. Chi volesse sperimentare questa coltivazione ed ha la terra nella Val Sovara chieda i semi. Ma alla festa del Borgo della Croce hanno fatto effetto anche le zucche, di dimensioni notevoli, e coltivate da Giandomenico Baggi da Tavernelle, Innocentini Antonio da Casalta, Santi Gian Carlo dalla Murella, Palmiro Giuliattini dal Molin Bianco, Secondo Bartolomei dal Campo della Fiera e Antonietta Pagani da Catigliano. Rimane solo da segnalare l'artiglio del diavolo di Franco Badini da Castello, il granturco (quello da polenda) di Gastone Mafucci, le patate di Secondo Bartolomei e le cipolle di Gian Carlo Santi.
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Q u a d e r n i
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s t o r i a
p a e s a n a
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Una rubrica dedicata agli Anghiaresi
I fuoriAnghiari: Luca Del Pia Nel suo ormai pluridecennale servizio alla comunità anghiarese come piattaforma di raccordo informativo, riflessivo, umoristico, civile e spirituale, l’Oratorio ha costantemente riconosciuto come uno dei propri compiti principali quello di mantenere aperta questa comunità ben oltre la cerchia degli abitanti del paese, costituendo uno strumento importante di scambio e comunicazione con tutti gli “Anghiaresi di fuori”: i compaesani che ragioni familiari, professionali, di studio, hanno portato a vivere chissà dove in giro per il mondo, ma per cui gli anni e i chilometri di lontananza non estinguono la fiamma del legame con la propria terra d’origine. Che siano in ‘esilio’ a una manciata di chilometri o in un altro continente (sia che vivano al Borgo, ad Arezzo, o in Argentina), la maggioranza di questi fuoriAnghiari continua a sentirsi orgogliosamente anghiarese e a coltivare quest’appartenenza nel ricordo, nei contatti, nei soggiorni. Per i compaesani fuori porta, l’Oratorio costituisce da sempre una specie di finestra (o più precisamente di ‘palterre’) sulla vita anghiarese, una fonte da cui trarre notizie, umori, atmosfere. Il giornale, a sua volta, ha sempre dato voce volentieri a questi suoi lettori lontani, raccogliendone testimonianze, contributi, informazioni. Ci piacerebbe ora intensificare questa voce, renderla più regolare e più ampia, curiosando un po’ tra i fuoriAnghiari, quelli che vivono da un’altra parte (e tornano - molto o poco, quanto possono). Vorremmo scoprire che cosa fanno, come ricordano il paese, che differenze vi hanno colto nel passare degli anni (a volte uno sguardo esterno identifica mutamenti impercettibili dall’interno), che cosa rappresenta per loro la propria provenienza valtiberina.
Luca Del Pia, fotografo pittorico Iniziamo la nostra scorribanda tra i fuoriAnghiari con Luca Del Pia. Anghiarese di nascita, residente a Milano da alcuni anni, torna abbastanza spesso ad Anghiari - anche per ragioni di lavoro -, per sentirsi ancora partecipe della vita paesana. Quando viene, ha casa nella postazione strategica della ‘Dritta’: punto di vista ideale per restare nel cuore di Anghiari mantenendo lo sguardo aperto sulla strepitosa linea di fuga verso l’esterno che il paese si è dato cura di sottolineare anche sul piano urbanistico. Domanda d’obbligo per iniziare: Anghiari è la terra promessa cui ritornare o un posto inospitale da cui fuggire? Certamente un posto cui si torna sempre con piacere, dopo che ce ne siamo andati. Soprattutto se, com’è il mio caso, si è partiti non per fuggire, perché non si sta bene (può succedere: ne conosco più d’uno che si è allontanato così, in guerra con Anghiari), ma semplicemente perché si ha bisogno di cose che il paese non può dare. In realtà anche a me è successo che soprattutto i primi tempi non volevo più saperne di tornare, avevo un rapporto abbastanza conflittuale con quello che avevo lasciato alle spalle, ma poi, con il passare degli anni capisci che la tua storia, quello che hai visto e vissuto, fanno parte di te, non si cancellano. Si torna al paese, perché il paese torna sempre dentro di te, nelle cose che cerchi, che desideri, che vuoi fare. Il paese torna come una ricchezza, una risorsa, che lentamente si impara a valorizzare, ad utilizzare. Anghiari ha una fortissima identità paesaggistica: la sua peculiarità visiva è data dalla sua collocazione spettacolare in uno splendido scenario naturale, sapientemente stilizzata da un intervento urbanistico-architettonico che ne esalta le potenzialità. L’effetto estetico è creato qui dalla coniugazione di situazione ambientale e intervento umano. Esser cresciuto in questa realtà può essere una matrice della tua ricerca artistica? Non c’è dubbio, anche se solo recentemente ho raggiunto una consapevolezza critica delle radici del mio lavoro, della
sua maturazione nell’orizzonte spaziale e umano da cui provengo. È solo dopo una prima fase di ricerca spontanea, quasi istintiva, che – attraverso un’elaborazione più puntuale dal punto di vista concettuale – mi sono reso conto di questo legame. Io vivo a Milano, e in questa città mi manca moltissimo questo peculiare equilibrio che non è solo anghiarese, ma più in generale toscano - tra bellezza naturale e presenza umana: la costruzione sapiente, nel corso dei secoli, di un paesaggio fortemente antropizzato in cui la dimensione naturale non è cancellata, ma al contrario esaltata nella sua armonia. A Milano passi da un habitat urbano che ha completamente cancellato la bellezza del territorio a una natura selvaggia (come quella dei paesaggi alpini) o comunque prevalentemente deserta (come gli ampi spazi vuoti della pianura padana, in cui
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la presenza umana è essenzialmente legata al lavoro). Sono contrasti fortissimi, ben lontani dall’armonia del paesaggio toscano nella sua attestazione visiva del piacere di abitare la natura, non solo come ‘campo di lavoro’, ma anche come ‘dopolavoro’, come casa dell’uomo, in cui riposare, godere, convivere come parte di una comunità.
Una parte importante della tua produzione fotografica esplora un campo molto particolare: quello della performance artistica. Guardando le immagini di «Overground», un libro di tue fotografie uscito nel 2011 per la casa editrice Boiler, colpisce in particolare il fatto che tu non registri, ma ‘costruisci’ ambienti, forme di interrelazione tra essere umano e natura, disegni paesaggi inserendo ‘artificialmente’ corpi umani in sfondi naturali. Il tuo obiettivo non si limita a selezionare immagini offerte da quanto lo circonda, ma le crea e ve le colloca intenzionalmente. Si direbbe, in questo senso, che sei un pittore che usa la macchina fotografica invece dei pennelli. Cos’è per te il processo artistico? Per quanto mi riguarda, è stato nel corso dei miei studi all’Istituto d’arte di Anghiari che ho acquisito la convinzione che fare arte non è creare ‘cose belle’ (oggetti, immagini, musiche, testi che possono ‘piacere’), ma è una forma particolare di intervenire nel mondo, più precisamente un tentativo di produrre situazioni, processi, eventi in cui è il mondo (non l’artista) che viene a manifestarsi, a prodursi, in una sorta di epifania. Le mie foto non sono né un modo per esprimere me stesso né una mia interpretazione della realtà: quando fotografo, io non voglio ‘dire’ niente, perché rifiuto radicalmente l’idea che l’arte abbia un messaggio da trasmettere. Certo, sono io che fotografo e dunque il mio particolare punto di vista, la mia identità, sono all’opera in quello che produco, ma al momento decisivo dello scatto, io mi tiro indietro, per fare posto a quello che avviene, indipendentemente dalle mie intenzioni. L’artista deve misurarsi con quello che con un’espressione paradossale io chiamo la ‘perennità dell’istante’, con il fatto che non siamo eterni, che la morte viene a mettere la parola fine su tutto e dunque è nel presente del suo intervento puntuale nel mondo che si decide quello che l’artista fa – e che eventualmente resta come sua creazione. La pretesa di avere tutto sotto controllo, di determinare i risultati in una pianificazione onnipotente, è un’illusione e un atto di prepotenza, di negazione del nostro essere umani, limitati, figli della contingenza. Indipendentemente dal fatto che si sia o no credenti, c’è
una dimensione religiosa in questa umiltà dell’artista nel riconoscere che non siamo ‘padroni del mondo’, di quello che accade, di quello che facciamo – che siamo sempre soltanto una parte di un processo più grande di noi. In quanto fotografo che lavora volentieri con gli esterni, hai senz’altro uno sguardo particolarmente sensibile ai cambiamenti e alla qualità estetica di quello che ti circonda. Che valutazione dai dello sviluppo urbanistico e paesaggistico del territorio anghiarese? Io ho cinquantun anni, e posso dire che da quando ero ragazzino, Anghiari è cambiato molto, ma non è stato un disastro. È difficile trovare un giusto equilibrio tra istanze egualmente giuste ma contraddittorie come sono quelle che vengono dalla spinta allo sviluppo economico e la voglia di modernità da un lato, e dall’altro dall’esigenza di conservare il più possibile intatto l’habitat antropologico e ambientale che viene dal passato. Trovo che nel complesso, a parte qualche eccezione, ad Anghiari si sia riusciti a conciliare abbastanza bene queste due tendenze opposte. Certamente ci sono stati degli errori, ma in generale si è lavorato molto positivamente. Penso per esempio al massiccio recupero di un patrimonio architettonico e urbanistico che era molto degradato, e che è stato restaurato con intelligenza, senza scadere in quella musealizzazione da cartolina che si vede in certe località e in altri Paesi (come la Francia, tanto per citare un caso eclatante, con i suoi paesini provenzali che nella loro antichità appaiono tanto nuovi da sembrare finti). Anghiari è stato restaurato molto bene, senza negare il passaggio del tempo, senza privarlo di autenticità. Nell’altra pagina - In alto: Luca al Vignarolo con alle spalle Anghiari e il Conventone. Sotto: Un’immagine tratta dal libro “Overground” scattata all’ex campetto di calcio di Albiano. In questa pagina - Altre due immagini tratte dal libro “Overground”, presso i campi di Michele a Santa Fiora (in alto) e a Cul di Paiolo.
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Raccontaci un ricordo divertente, o emozionante, o curioso dei tuoi tempi anghiaresi.
Quando penso ad Anghiari, la memoria che suscita in me la risonanza affettiva più forte non è tanto quella di situazioni, di episodi specifici, quanto quella delle persone, in particolare di alcune figure che sono state in qualche modo rilevanti per la mia formazione umana. Da un lato c’erano personaggi un po’ marginali, che mi affascinavano e mi inquietavano, anche, nella loro diversità, come Marco Matto, il fratello di Pippo, che raccoglieva il cartone, o Dante di Bussone, che faceva il sagrestano. Dall’altro c’erano quelli che chiamerei gli ‘artisti’, che, pur operando in campi differenti, avevano in comune il bisogno di andare oltre la realtà, oltre le certezze del quotidiano, per costruire un mondo immaginario. Paolino Tofanelli e Gino Ceppodomo, per esempio, avevano il pallino della storia di Anghiari. Noi ragazzini eravamo a volte arruolati da loro in spedizioni per i campi, in cerca di reperti o di ruderi del passato. Il risultato più importante delle nostre esplorazioni, però, non era quello che si finiva per trovare concretamente, quanto le narrazioni che se ne potevano tirar fuori. Le ricostruzioni storiche di Paolino e di Ceppodomo potevano anche essere avventurose, persino fantasiose – lo sapevamo noi ragazzini che li ascoltavamo e lo sapevano loro per primi. Ma che importa? L’artista non è chi è ossessionato dalla verità, ma da quello che potrebbe essere. I loro racconti, veri o falsi che fossero, ci aprivano nuovi mondi. È nella loro voglia, nella loro capacità straordinaria di vedere quello che non c’è, di vedere oltre la realtà; nel loro bisogno di sognare, di trasfigurare il quotidiano in qualcosa di diverso attraverso l’immaginazione e il desiderio, che personaggi come questi (come tanti altri Anghiaresi che ho conosciuto) erano dei veri
I nostri lettori IV Giancarlo Renzi Molti lo conoscono, abita a Sestino di cui è stato sindaco per diversi anni e, soprattutto, si è impegnato nel far conoscere il suo paese in ambito provinciale ed oltre. La sua passione quindi continua nel tenere in auge, con varie iniziative, il nome di Sestino. E noi gli facciamo tanti auguri per questo. Fedora Zanchi Anghiarese della famiglia dei Ciuccioli si è trasferita a San Giovanni Valdarno dove ha lavorato come bidella di scuola. Ora in pensione riceve volentieri il nostro giornale e noi dal di qua della Libbia le mandiamo i nostri saluti. Nel calendario allegato a questo numero c’è la foto delle frittelle in cui è ritratta anche lei. Armando Zanchi Collaboratore dell’Oratorio vive ad Arezzo ma, naturalmente, è nato ad Anghiari, sotto alla Piazzola. È stato per svariati anni in Francia e in Inghilterra per lavoro ed ora vive in quel d’Arezzo. Non manca di fare frequenti incursioni ad Anghiari specialmente in occasioni di lutti che colpiscono i suoi paesani e ai quali dedica le sue poesie.
artisti. Chissà se è da qui che è nata la mia vocazione per la fotografia, come sguardo che va oltre la prima occhiata, la più pigra, superficiale, come un modo per arrivare a quello che resta nascosto all’occhio che non sa sognare. Io fotografo per dire: tu vedi questa cosa, ma può essere altro. Dunque ad Anghiari si torna sempre? Che cosa si viene a cercare in paese, oltre agli affetti familiari? Si torna sempre, perché si scopre - nella distanza spaziale e temporale - che questo è il tuo posto, è qui che stai bene. Non è solo una questione di affetti familiari e amicizie. Il fatto è che quando sei ad Anghiari (lo dico per me, è il mio stato d’animo quando vengo), non hai bisogno di andare da un’altra parte. Stare qui basta, semplicemente, perché questi luoghi sono talmente belli, talmente profondi, che ti dànno sempre qualcosa di nuovo. Ci sono luoghi che perdono di senso con l’abitudine, che si ‘esauriscono’ una volta passata la novità. Per questo hanno bisogno di ricaricarsi con continui cambiamenti. È il caso di Milano: la città deve essere sempre pompata di novità (nuove mostre, nuovi eventi, nuovi spettacoli…) per restare interessante, e chi ci vive deve impegnarsi a ‘rigenerarla’. Qui ad Anghiari, invece vieni a rigenerarti: è il paese che ti dà energia, ispirazione, bellezza. (A cura di Teresa Bartolomei)
3 - Ricordi delle cose più notabili
accadute in vari tempi e anni e casi successi e fatti strepitosi come segue in appresso e scritti da Simone Brardinelli
1831. - 20. Aprile: fu principiato i Fondamenti del Convento de Cappuccini di Montauto, nella Cantonata della Parte dell’Orto dall’Ingegnere Maestro Giusep: Silvestrini Fiorentino, e fu messo in detto fondamento, 9 Puntoni di Quercia.
1832. - 13. Gennaio: in giorno di Venerdì appunto all’Ore 21. Venne una Scossa di Tremoto ma Piccola cosa, ma nello Stato Pontificio fu Strepitosissima: Assisi la Chiesa degl’Angioli soffrì molte ruvine, Fuligno, Cannara, Montefalco, Spello, queste hanno sofferto moltissimo; la Città di Bevagna è rovinata per due terzi. Le Scosse di terremoto in più riprese durarono 14 minuti e per molti giorni sentirono delle Scosse e tremito di Terra; Gastigo di Dio.
1835. - 6. Marzo: in giorno di Martedì all’ore 7. della sera, e all’ore 1. doppo la mezza notte, venne due scossette di terremoto.
pag IV I protagonisti di Tovaglia a quadri, ormai maggiorenne
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Dentro la prova
ovaglia a quadri compie 18 anni, un traguardo di tutto rispetto, al quale lo spettacolo è stato ‘traguardato’ dall’impegno, a geografia variabile ma costante, di un’allegra brigata di Anghiaresi nativi o adottivi, che nel corso del tempo sono rispettivamente rimasti, entrati, usciti, e poi tornati nell’avventura comune, inventando e incarnando ruoli diversi o costruendo un personaggio unico che si sviluppa con coerenza nella varietà delle situazioni. Il microcosmo di Tovaglia a quadri riproduce così pienamente quella mescolanza di continuità e cambiamento, di novità e ripetizione, che costituisce l’esperienza di fondo di una comunità nel suo farsi temporale. Lo spettacolo, proprio come la vita, va avanti, tra strappi dolorosi (come la morte di alcuni indimenticabili protagonisti: lo Zi’ Nello; Walter, l’oste del Poggiolino; la Novella, gran signora alla finestra), giocosi ritrovamenti (come il funambolismo drammatico di Michele, che un anno dopo l‘altro costruisce un’esemplare galleria di gelidi e seducenti ‘vilain’, di aplomb felpato e fede mercantile; la legnosità marionettistica di Sergino, eterno servitore, incapace della libertà di non assoggettarsi al padrone o all’opinione di turno, e all’opposto la verve allegramente ribellistica di Fabrizio, il non conformato per vocazione, la voce del paese che non si piega ai ‘trend’ e agli aspiranti padroni) e rassicuranti conferme (come la radiosa bellezza dell’ostessa Cecilia; la vitalità ironica delle donne del Poggiolino - perse per strada, per ragioni diverse, la Novella, la Katia, la Lea, del nucleo storico resta solo la Marta, affiancata ora con contagiosa forza comica dalla Maris -; la dolcezza dei giovani, quest’anno di nuovo Andrea Valbonetti e l’Elisa, che si affacciano con allegria e qualche insicurezza in un mondo che loro preesiste e in cui devono farsi strada magari con una punta di goffa prepotenza per portarvi il futuro). Mario Guiducci mette e dismette la tonaca di Don Brusiglio, ma resta sempre fedele a se stesso come voce della memoria storica, testimone nostalgico e lievemente malinconico della proiezione illusoria ma ineludibile in cui si dice il farsi vecchi, per cui il passato è sempre migliore del presente. Rossano, Andrea Finzi, Ermindo, Alessandro, la Stefania si moltiplicano in una giostra di ruoli sempre in corsa, votati a incarnare le idiosincrasie, le eccentricità, le stranezze e le dissonanze di un mondo che spesso cerca di rimuovere le proprie ferite piuttosto che curarle (le nega, le nasconde, le traveste) e ride di quello che non comprende, nell’astuzia antica dell’istinto di sopravvivenza. Tovaglia a quadri è andata avanti negli anni, perché è il frutto di una fatica, di una passione corale: i testi dei suoi autori, Pennacchini e Merendelli, e la regia di quest’ultimo, si incardinano nella dedizione dei suoi attori-personaggi e di tutto un paese che offre il proprio impegno per il successo dell’impresa (tra prove e repliche, gli abitanti del Poggiolino sacrificano venti notti di quiete e intimità alla realizzazione dello spettacolo; la Proloco fornisce l’essenziale supporto logistico e gastronomico, oltre a un battaglione di volontari; un gruppo sparito di appassionati collabora a scenografie, luci e costumi; la ristorazione locale fa del suo meglio per tenere alta la fama culinaria anghiarese; gli sponsor e il Comune non si tirano indietro per garantire l’equilibrio finanziario della produzione). Come in tutte le storie d’amore, i bisticci
tra Tovaglia a quadri e il paese sono all’ordine del giorno. Ogni anno le polemiche fioccano come chicchi taglienti di grandine, ma far pace è una delle gioie più saporose dei rapporti affettivi e il sereno torna sempre, sciogliendo le fatiche, le tensioni, le incertezze, in un grande abbraccio di applausi. Per festeggiare il fatidico diciottesimo anno, la redazione dell’Oratorio è andata a curiosare dentro una prova di Traguardaci, chiacchierando con gli autori e alcuni dei protagonisti, facendo loro qualche domanda sullo spettacolo e in particolare sul rapporto tra Tovaglia a quadri e Anghiari. ****** Michele (Rossi) “ Michele, a diciott’anni Tovaglia a quadri ha raggiunto solo la maggiore età o anche la maturità?” La maturità? È difficile giudicarlo, e magari non spetta a me dirlo. Bisogna chiederlo agli autori e al pubblico, cui va l’ultima parola. Quello che è certo, è che si raggiunge una grande soddisfazione. Dal punto di vista personale significa aggiungere ogni anno un mattoncino di esperienza che rende più maturi anche nella vita di tutti i giorni. Il divertimento c’è. C’è anche la fatica. Ma finché il divertimento supera la fatica, vale la pena continuare. Mario (Guiducci) “Mario, ci devi spiegare se Tovaglia a quadri è una compagnia dei ricomposti o degli scomposti.” Io direi che è entrambe le cose. Un po’ e un po’, perché in Tovaglia a quadri, come nella vita di tutti i giorni, c’è bisogno di una ricomposizione continua: qualcuno esce, qualcuno entra. I giovani non mancano, ne arrivano sempre di nuovi. Si va e si viene, in grande libertà. Quello che è importante è non dimenticare, non tagliare le radici, perché l’ambizione di questo spettacolo, negli anni, è testimoniare che il futuro si costruisce solo nel ricordo vivo del passato. Si ripescano le storie Anghiaresi, si raccontano, perché è da lì, dalle radici, che sale la linfa che fa crescere l’albero. Marta (Severi) “Per restare nel tema di quest’anno, questa Tovaglia a quadri è una salita o una discesa?” Una salita, non c’è dubbio, perché la fatica c’è. Siamo tutti occupati, con la famiglia, con il lavoro, con i bambini, e questi venti giorni di impegno supplementare fanno venire il fiatone. Insomma, arrivare in fondo è dura, si pantella. Tutti gli anni mi dico: basta, quest’anno non ci vado, ho troppe cose da fare, sono troppo stanca. Ma poi mi dispiace, ci ripenso. Mi dico: ma no!, ci vado, ci vado. Ce la devo fare! E alla fine, quando si arriva al traguardo, quando si è fatta, siamo tutti contenti. È una gran soddisfazione.
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Maris (Zanchi) “Maris, raccontaci un po’: tra uomini e donne come vanno le cose al Poggiolino?” Si litiga, si fa la pace, si torna a discutere e poi ad andare di nuovo d’accordo - come nella vita reale, al Poggiolino come in tutti i quartieri di Anghiari. Ci si azzuffa su tutto, a cominciare dalla politica, perché ognuno difende le proprie idee, la propria parte. Tovaglia a quadri rispecchia il paese così com’è: gli squarci della commedia rappresentano aspetti della popolazione di Anghiari nel suo quotidiano. Forse proprio per questo, alla fine, a vedere lo spettacolo viene più gente di fuori che del paese: perché chi è di qui sa già cosa aspettarsi, conosce già i personaggi, lo spirito, le situazioni…
Fabrizio (Mariotti) “Fabrizio, quest’anno con chi sei arrabbiato?” Io non sono arrabbiato. Semplicemente cerco di dire come stanno le cose e come vorrei che diventassero. Certo che non sono il solo a volere che il mondo migliori, devo ammettere che in realtà questo è probabilmente l’intento di tutti (e riconoscerlo è un bel passo avanti: mi ci è voluto di arrivare a quest’età per accettare un’idea del genere), ma è vero che in Tovaglia a quadri io sono sempre stato quello che protesta, che dice a voce alta cosa non va nel paese, cosa bisogna cambiare. “A diciott’anni compiuti, Tovaglia a quadri è diventata vecchia?” Nient’affatto. Direi proprio che Tovaglia a quadri diventa sempre più giovane! Stefania (Bolletti) “Stefania, in quest’edizione sei la giornalista, un po’ archeologa, che costruisce la notizia del giorno a partire dal passato. Dicci se davvero bisogna venire a Tovaglia a quadri per sapere che cosa accade ad Anghiari.” In parte sì, perché gli autori individuano sempre qualche episodio, qualche personaggio del passato del paese che rappresenta qualcosa di essenziale per capire chi siamo. Ma è interessante vedere anche come questa storia che viene raccontata sulla scena, genera qualcosa dentro la popolazione di Anghiari, che successivamente ne parla, ci riflette su. È un ciclo di memoria, che parte dal passato, viene riattualizzata, e ognuno vi legge la propria storia. “Tovaglia a quadri ascolta il cuore del paese o ne legge i calli: le fatiche, i nervi, le difficoltà?” Certamente i calli, quello che duole, hanno la loro parte in Tovaglia a quadri, che va spesso a ripescare episodi, personaggi di Anghiari che sono stati rimossi dalla memoria della comunità, perché rappresentano pagine dure, difficili da accettare, anche se hanno indubbiamente segnato la storia del paese e hanno contribuito a determinare il carattere della popolazione. Penso a figure come quelle dell’Anghiarina
e del maestro Ghignoni, assassinato in Piazza. Ma anche il cuore non manca mai, perché siamo, e ci sentiamo tutti, parte integrante di questa comunità. Paolo (Pennacchini) “Tovaglia a quadri ha un traguardo o è un traguardo?” Tovaglia a quadri è un circuito in cui tutti vanno alla stessa velocità e non si vede il traguardo. Per questo forse dura così tanto. Rossano (Ghignoni) “Rossano, Tovaglia a Quadri è una tragedia o una farsa?” Forse la particolarità di Tovaglia a quadri è precisamente che non pretende di deciderlo: il riso e il pianto si mescolano, come nella vita, e nessuno dei due ha l’ultima parola. Chissà, proprio per questo lo spettacolo di quest’anno finisce con un grande silenzio… Andrea (Merendelli) “E Andrea che ne dice?” Io direi che in ogni caso i tempi del comico sono quelli che prevalgono: ci vuole leggerezza, ironia… È un modo anche per contrastare questa grande amarezza toscana che ad Anghiari si afferma all’ennesima potenza. Il coro di voci paesane raccolte da Tovaglia a quadri ci ricorda che ridere può essere un modo per spuntare quest’arma dell’insoddisfazione perenne, della critica impietosa, che rischia di appesantire troppo la convivenza. Abbiamo tanta bellezza, qui, tanta ricchezza di sapori, profumi, intelligenza… Anghiari può essere davvero un luogo ideale per viverci; quello che manca è una maggiore capacità di andare d’accordo, di accettarsi. Il parlato del vicolo, del bar, della Piazza, a volte si gonfia come un mulinello di refoli, un turbine di venti che sollevano polvere, fanno chiudere gli occhi, accecano. E invece ci vorrebbe così poco per godersi la magia di questo posto in santa pace! (A cura di Teresa Bartolomei)
Una foto dell’edizione 2006.
pag VI Aneddoti, personaggi, abitudini di ieri e di oggi
Storie così
Alò! Tutti per la via del Carmine! di Alfonso Sassolini
È
su questo percorso ondulato che alcuni Anghiaresi mettono alla prova i polmoni e le cianche. Che camminare faccia bene e magari anche correre (graduando però lo sforzo secondo le proprie possibilità fisiche) lo afferma la letteratura medica ed anche il nostro dottor Checcaglini che ha dato la spinta iniziale a tanti podisti: di lui, medico sportivo, ci si può fidare. Vecchi e giovani, sbuffando come locomotive asmatiche o navigando leggeri sulla rotta del Carmine, tutto un popolo di salutisti si inerpica, plana e rotola: qualcuno, ma più spesso qualcuna, spende volentieri un po’ del fiato risparmiato in discesa per quattro chiacchiere con le amiche. Altri, come Franco (Limoni) o Ugo (Ulivi) camminano preferibilmente in solitudine distillando il silenzio e reconditi pensieri. Viva Mario (Moretti), ex partigiano novantenne che vanta ancora un passo rapido e sicuro: è stato allenato dai Tedeschi quando gli correvano dietro per boschi e valli. Ora passeggia, distinto, in giacca e cravatta. Gnacco (Severi) è una forza della Natura! È un diesel inarrestabile e nonostante l’età non proprio verdissima, sfodera un piglio ed una falcata con cui divora i chilometri e pianta i piedi sull’asfalto con una vigoria che sembra voler sfondare la strada. Non per nulla è un reduce della massacrante “Cento chilometri del Passatore”. Quando arriva al Carmine è difficile che faccia inversione ad “U”, ma spesso continua verso Cul di Paiolo. È uno dei pochi cristiani a cui non serve l’automobile. C’è chi esce all’alba e chi al tramonto: Walter (Magrini) viene fuori col sole del mattino e corre arzillo scordandosi di essere nonno e, siccome fermo non può stare, magari, tornato a casa, inforca la bici e riparte. Il dottor Francesco (Comanducci) ama invece le brume del tramonto e se n’esce quando già le civette scaldano il motore per le incursioni della prossima notte. Il suo è un passo meditativo e raccolto, quasi di preghiera. I coniugi Ruggeri, invece, amano una botta di sole e partono verso l’ora di pranzo quando i pelandroni come me si sparapanzano sulla sedia a scodellarsi la pastasciutta. Estate o inverno, puntuali come un orologio svizzero, “ scappano” (come si dice ad Anghiari, per le sortite da casa e per i funghi) e mentre camminano parlano fitto fitto, sincronizzando passi e parole. Sembrano due fidanzatini: teneri! Poi c’è Nevio (Comanducci): corre tranquillo e concentrato con la grinta e la maglietta dei Marines. Non sbuffa e non suda nemmeno quando spinge la carrozzina con dentro il nipotino, sua futura recluta; la sua signora fa quel che può per stargli dietro. Nardone (Loris Leonardi) è uno dei fondatori del “Club dei podisti”: sono anni ed anni che vedo le sue gambe (sempre pallide nonostante tutto il sole che prende) martellare la strada del Carmine. Ma il primo podista ad avventurarsi su queste strade fu Ennio (Meozzi) che ora, grandicello, ha smesso di correre; ma siccome fermo non ci può stare, si accontenta di girellare per la Via Nova: gli anni ci sono, ma come diceva Galileo, “eppur si muove!”
La giovane e bella signora Agolini, per il vigore che esprime il suo passo tambureggiante ma fluido, la paragono a Gnacco: ma solo per il passo perché lei è certamente una bella donna, mentre Gnacco è simpatico, ma se sia anche bello, davvero non saprei. La Cecilia (Panichi) vola via agile e leggera come una gazzella, e la coda di biondi capelli sventolando qua e là, ritma il suo passo come il metronomo del pianista. La Maris (Zanchi), che ha immense risorse fisicopsichiche e che ha sempre fatto di tutto e di più, intanto che cammina trova anche il modo di far provvista di legnucci per la stufa: forte! Il Fancelli, con qualche chilo e qualche acciacco di troppo, arranca coraggiosamente per le salite soffiando come un toro; ma non si arrende: bravo! Pietrino e la Graziella (Mondani) con la scusa di “fare il piede” ai segugi da lepre, si ingoiano un bel po’ di chilometri. Chiudo in bellezza con la Katia che viaggia sul velluto con le sue lunghe (e ben tornite) leve: soprattutto quando le scuole sono chiuse e trova un po’ di tempo per sé. Tutti ammiro, tutti invidio, per come sanno darsi una mossa e schiodarsi dalle comodità nefaste e dal torpore della TV. Non posso citare tutti, e mi auguro che i personaggi sopra menzionati non se n’abbiano a male, perché voglio bene a tutti loro. Dei giovanissimi non ho potuto parlare, perché non li conosco ed essi non conoscono me; o forse mi considerano “estinto”. Ma che gioia quando un ragazzo mostra di conoscermi e mi saluta!
L’elemosina di Alfonso Sassolini
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na lettrice del giornale “la Nazione”, con una lettera pubblicata il 13 Febbraio scorso, si dichiarava sconcertata dalle continue richieste di aiuto economico che da ogni parte le vengono presentate, anche in modo pressante e, dichiarandosi cattolica (e quindi considerando la carità un valore), manifestava il proprio disagio per non poter conciliare il proprio bilancio familiare con le necessità evidenti rappresentate da tanta gente in difficoltà. Un giornalista del detto giornale, tale Luigi Ceccherini, ha accolto la segnalazione della signora ed ha svolto un’accurata indagine nell’ambito di Firenze riferendo anche personali esperienze: e ne fa un resoconto davvero drammatico! Dice più o meno: ti chiedono l’euro del carrello; una delle tante, magari benemerite associazioni, ti chiede di acquistare un fiore, una piantina, un pupazzetto, una stella di Natale o un dolcetto, gli aranci ed è tutta una continua questua! Mentre giri per le strade del Centro o vicino alla Stazione, fisarmonicisti, violinisti, nomadi, punkabbestia, occupano tutto il marciapiede. Capita di dover guardare da un’altra parte mentre un accattone si avvicina al finestrino col bicchierino di plastica nella mano protesa verso di te. Al telefono, ti arrivano le più svariate richieste per “un contributino” a vario titolo, e se dici di no l’interlocutore, all’altro capo del filo, ti gela con la frase “ma lei non vuole aiutare l’assistenza ai malati di tumore?” La TV ti chiede un
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sms per i bambini del Congo, per l’AIRC e così via. Davanti ad ogni Bar e ad ogni panetteria c’è in agguato un senegalese o un nigeriano; altri vendono ombrelli anche quando il cielo si è appena oscurato; il ragazzo senegalese che un minuto fa era alla cassa della COOP insieme a te con in mano i fazzolettini appena acquistati, appena fuori, prova a rivenderteli ad un prezzo triplicato. Giusto per far passare per piccolo commercio quello che in realtà è un’elemosina e salvaguardare la propria dignità. In Centro è tutto un bazar di rivenditori di accendini, calzini cinesi, elefantini e trappole varie. Ad ogni semaforo, nomadi zoppicanti ti assediano; altri con un cartello in mano si dichiarano padri di un numero spropositato di bambini o di essere malati o di esser profughi. Questo è quanto più o meno scrive il giornalista al quale ho aggiunto qualche personale esempio in base alle mie esperienze. Qui, nel nostro amato e relativamente tranquillo paese, a parte sporadici incontri con questo tipo di poveri, soprattutto nei giorni di mercato, il problema non è così evidente, ma posso assicurare che in città, anche uscendo da casa per mezz’ora, veniamo sollecitati ad offrire un aiuto almeno una decina di volte. Non sta a me individuare soluzioni, se mai esistono (e che, per carità non siano quelle, a suo tempo escogitate da Hitler!) e non dirò qual’è il mio abituale comportamento nel confronto con tanta povertà che in qualche caso si configura come un vero e proprio racket. Se dico che sono generoso, passo per un fariseo, se dico che della povertà di questa gente me ne infischio, passo per un cinico tirchio. Fate voi!
Esperienze cimiteriali di Alfonso Sassolini
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uando vengo “deportato” a Firenze, fra le altre amenità, mi capita di accompagnare mia moglie ad onorare le tombe dei suoi, nell’immenso cimitero comunale di Trespiano: lo faccio volentieri sia per riguardo a Fiorenza che per l’affetto che provavo per i suoi. Però, a parte loro, non conosco nessuno fra i defunti e provo una sensazione ben diversa da quella che mi afferra nel nostro piccolo e ben tenuto cimitero di Anghiari, dove mi trovo fra amici. Spero abbia ragione S. Agostino che afferma: “i morti non sono degli assenti ma sono presenti che fissano con i loro occhi pieni di luce i nostri occhi pieni di lacrime”. Qui, comunque, li sento vicini e partecipi. A Trespiano, occhieggiando fra le tombe di sconosciuti, mi capitano esperienze particolari e, per esempio: un giovanotto, troppo presto deceduto, si è fatto mettere sulla tomba una sua foto che lo presenta a torso nudo mentre fa mostra di erculei bicipiti pavesati di impressionanti tatuaggi. Un altro bel tipo che in vita doveva assomigliare al nostro compianto, unico, Elvio (Scucco) si presenta nella foto vestito perfettamente da cowboy, con tanto di cappellone e mani sulle pistole ai fianchi, in atteggiamento spavaldo e con sotto questa toscanissima scritta: “ci ho provato tante vorte ma da qui non si risorte”. È in un cimitero come questo che si riflette tanta parte della storia patria: tombe di garibaldini; tombe di caduti nelle tante, troppe guerre, risorgimentali, reali, repubblicane, fasciste; morti ammazzati dalle BR, come Lando Conti, già sindaco di Firenze; o i fratelli Rosselli, vittime dei fascisti o
personaggi tranquillamente deceduti nel proprio letto come il “sindaco dell’alluvione”, il benemerito Piero Bargellini. Tombe più facili da individuare perché meno anonime delle altre. Le tombe di defunti deceduti fino agli anni Cinquanta recano tutte cognomi nostrali, fiorentini, valdarnesi o mugellani come Innocenti, Bandinelli, Mancini e così via. A partire da quegli anni, però, compaiono i vari Carmine, Esposito, Salvatore, Pirrone: campioni cioè di quei meridionali d’Italia sospinti a Firenze dalla miseria del dopoguerra. I quali però, riuscivano “miracolosamente” a sistemarsi per primi negli alloggi popolari appena costruiti, e perciò malvisti dai fiorentini DOC che bofonchiavano: “accidenti a chi ci ha rimescolati”. Ormai sono perfettamente assimilati e mimetizzati fra gli antichi abitatori di questa terra: basta pensare a Panariello, il cui cognome è chiaramente “de chillu paese”. Più recenti sono le tombe degli extra-comunitari: brutto aggettivo per indicare chi arriva e continuerà ad arrivare, inarrestabile, in folti ranghi, da paesi extraeuropei e non basteranno le minacciate cannonate di Borghezio a fermarli. Le tombe sono quasi tutte di defunti di fede islamica: si riconoscono anche perché tutte orientate verso La Mecca; e sono tante! C’è anche quella di un italiano convertito. Le tombe degli zingari sono “allegre”, nel senso che sono spesso dipinte di vari colori accesi e coperte di oggetti che ricordano la vita e la gioia di vivere: un pallone da calcio oppure una girandola multicolore che il vento strapazza. Non si vedono, stranamente, tombe di cinesi: lavorano tanto che non trovano il tempo per morire. Insomma, in questo vasto e tranquillo condominio, riposano, definitivamente pacificati, uomini e donne di varie stirpi, lingue e religioni. Ormai tutti noi, pecore e capre, siamo dentro al nostro stesso stretto ovile che è Madre Terra, perciò sarebbe bene che avessimo anche un unico Pastore e che smettessimo una buona volta di considerarci diversi e nemici e di prenderci a cornate. Quanto a me, entrato nei 77 anni, mi sembra di essere preparato a (ma non smanioso di) salire, per un ultima corsa a senso unico, sull’elegante taxi dell’amico Pernici. Pace a tutti voi! Ma, almeno per ora, non quella eterna!
Il bardotto di Lamberto Ulivi
U
n tempo, i giovani che andavano ad imparare un mestiere presso gli artigiani erano chiamati “Bardotti”. Anche i barbieri ne avevano uno che iniziava con lo spazzolare i vestiti dei clienti e poi col fare qualche barba e i capelli. Allora si usava un rasoio dalla lama molto affilata. Un giorno entra dal barbiere lo Scucco, vecchio Anghiarese dalla battuta facile e scherzosa. Si sedette sulla poltrona e proprio a lui toccò il ragazzo apprendista che lo insaponò e con mano insicura cominciò a raderlo. Ogni pochino, un taglietto che tamponava prontamente con la matita emostatica. Finito di fare la barba, lo Scucco, che fino allora era stato zitto, si guardò allo specchio e, visti i numerosi segni lasciati dal rasoio nella sua faccia chiese: «Posso avere un bicchiere d’acqua?» A tale domanda il barbiere domandò il perché. Rispose lo Scucco: «Perché voglio vedere se tengo!» Grandi risate. Chissà se quel giorno le altre cavie avranno avuto sorte migliore dello Scucco?
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Qualche tempo fa ho recuperato al Borgo il Giornalino pubblicato dalla parrocchia di San Giovanni Evangelista. Il nome della pubblicazione è accattivante, e all’interno si trovano vari articoli sulla vita e l’attività della parrocchia stessa. Diciamo che è proprio il suo titolo “Dico bene o m’azzitto” che mi ha fatto ricordare che questo motto era stato attribuito (a torto o a ragione) anche all’anghiarese Mezzovino (Alberto Bianchi) e la cronaca riporta che quando nel suo intercalare ripeteva per l’ennesima volta la fatidica frase, qualcuno gli consigliasse, inascoltato, la seconda soluzione. Riportiamo ora l’articolo di Enzo Papi “Sacrestani... e calzari” che ci fa conoscere come il modo di dire di Renato sacrestano è stato utilizzato per titolare il giornale del Borgo.
Tutte le leggi fatte dal creato ormai il mondo è stato usurpato
Frate Indovino frate birichino che lui del tempo lo segna il destino
Ormai i cieli tutti devastati da tanti demoni lì sorvolati
Tutto è cambiato travolto l’universo dalle conquiste portate con eccesso
Non più indovini nemmeno indovinelli mai più vedremo i cieli puliti e belli
Lui invecchiando tutte le sue trame tu non lo vedi mai più normale
Non più stagioni quelle veritiere anche se il frate conosce il mestiere
Macchine volanti nei cieli depositate e piattaforme da gente abitate
Scie di fumo lasciate dagli aerei e del veleno che ti ricade ai piedi
-
Dice che fa il sole invece fa acqua e di sicuro fa una figuraccia
Di indovinare e poi fare l’inchino di fronte ad un tempo che fa il birichino
Un vero scempio verso la natura per Frate Indovino una vera fregatura
Ora il mondo in piena evoluzione ma non si riconosce nemmeno una stagione:
1 1
p a e s a n a
di Armando Zanchi
Fa il suo comodo se il sole ti fa amare poi di nascosto lo fa grandinare
s t o r i a
Frate Indovino
d i
Quando venne al Borgo, nei lontani fine anni ‘50, era un giovanotto sempre allegro, chiacchierone, ridanciano, lungo e allampanato; con i calzoni eternamente sfuggiti alla caviglia, tanto allora nessuno guardava all’eleganza. E poi... altri tempi! Non c’era mica le firme allora, le mode; tutto era essenziale: bastava la funzionalità. E se le gambe si allungavano e i calzoni no, non era un problema. Cinquant’anni... o giù di lì! Chi non conosce Renato sacrestano? Ancora oggi caracolla sotto le volte maestose del Duomo: le gambe fanno male e per salire i gradini del presbiterio, all’occorrenza, è bene aiutarsi poggiando le mani sui poderosi piedistalli delle colonne. La sua falcata sempre ampia, ma più lenta, quel parlottare continuo, anche ad alta voce, che indica un mondo di pensieri tutto personale e particolare, continuano ad accompagnarci. Sono decenni, ormai, che Renato accompagna, attraverso le belle navate del Duomo, generazioni e generazioni di borghesi; è ormai parte della grande chiesa! “Dico bene... o m’azzitto?”: è uno dei tanti modi di dire che l’imprevedibile sacrestano ha coniato, elaborato e rilanciato in questi anni. C’è un po’ di filosofia
e un po’ d’ingenuità! La filosofia: consapevolezza che le tue affermazioni sono le tue e non possono essere imposte, devono essere anzi convincenti, altrimenti è bene riappropriarsene; l’interlocutore potrebbe non gradire! L’ingenuità: è l’atteggiamento del semplice che lancia un tema e che, da subito, è pronto a ritirarlo, perché non si sa mai! È per questi motivi, in ogni caso, che il detto ci è parso interessante come testata di questo giornale parrocchiale che esce oggi come numero zero in attesa di pubblicazione. Anche noi vogliamo dire; e pensiamo di dire bene. L’impegno e la buona volontà sono le nostre credenziali; ciò che viviamo dentro la Chiesa e per la Chiesa (non dentro l’edificio Duomo, come edificio) è quanto desideriamo dire e cercheremo di raccontare. Gli avvisi che ogni settimana il Don lancia dall’altare sono sempre tanti: l’attività è grande, lo spirito ed il senso delle molte proposte ci paiono convincenti. Per questo vogliamo dirlo, raccontarlo, e comunicarlo con lo strumento di un giornale: sia nell’edizione stampata, che può essere raccolta in fondo alla chiesa, sia nella versione telematica, che può essere aperta cliccando sul sito della parrocchia. E il m’azzitto? C’entra anche questo nel nostro lavoro! Non che vogliamo chiuderlo con questo numero zero; anzi l’intenzione è di far seguire allo zero molti altri numeri: la vita della fede non va in vacanza, è sempre ricca e abbondante. Per chiosare il m’azzitto ci viene in mente, piuttosto, ciò che leggiamo nel vangelo, quando Gesù manda i suoi discepoli, due a due, di casa in casa, per annunciare la buona novella. “Se vi accolgono, dite pace a questa casa!” Altrimenti? È bene scuotere la polvere dei calzari e andare altrove; non smettere di parlare! Buona lettura.
Q u a d e r n i
Dico bene o m’azzitto
Un modo di dire e il titolo del giornale parrocchiale della Concattedrale del Borgo
Un ricordo della Beppa
Auguri Rosa!
Il 30 settembre scorso è morta Giuseppa Ghignoni in Mugelli. Ha abitato a Campalone di mezzo, e dopo il matrimonio ha vissuto con Vittorio alla Vigna dove sono rimasti per qualche anno. Quindi si sono trasferiti a Roma, dove il marito faceva il portiere in un condominio. Ha sempre lavorato cercando di aiutare la famiglia e dopo circa venti anni, sono ritornati ad Anghiari, loro paese natale, andando ad abitare nella zona dell’Infrantoio. «È stata una madre di famiglia veramente speciale», dice Vittorio, che si emoziona ripensando a lei, e poi ricorda il suo matrimonio avvenuto il 18 settembre 1954 e che doveva essere celebrato a Santo Stefano, loro parrocchia, e dove Vittorio, che abitava alla Vigna, era stato alla dottrina e a cui era molto affezionato. Solo che don Attilio era anziano e non se la sentiva, così si sono sposati in Propositura ad Anghiari con don Nilo.
Il 16 di ottobre la Rosa Gennari, abitante all’Infrantoio, ha compiuto la bellezza di novanta anni. Ha raggiunto questo bel traguardo ed ha sempre lavorato tanto per il bene della sua famiglia, e non era difficile, fino a poco tempo fa, vederla ancora impegnata a fare l'erba per i conigli. Era nata nel podere della parrocchia di Santo Stefano, una casa, addossata alla chiesa, che oggi non esiste più. Per i familiari non è stato possibile fare i festeggiamenti di rigore per motivi contingenti, ma alla prima occasione non lesinerà in festeggiamenti e anzi sarà l’occasione per riunire tutti gli altri parenti dei Gennari e non solo. Tanti auguri quindi alla Rosa dalle figlie Paola e Nicoletta, i loro mariti Giovanni e Santino, i nipoti Davide, Francesco, Michael e Marco, per arrivare fino alla pronipote Adelaide. Anche da quassù, dalla sede dell’Oratorio, i nostri migliori auguri alla Rosa dell’Infrantoio.
Alice si è laureata
ICASTICA ANGHIARESE
Mandate i vostri commenti al giornale!
Venerdì 15 novembre, presso l’ Università degli studi di Perugia, Corso di Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Moderne e Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale, si è laureata Alice Casi discutendo la tesi in letteratura tedesca dalm titolo: Le Sieben Legenden di Gottfried Keller. Ha ottenuto l'invidiabile votazione di 110 e lode. Relatore della tesi è stato il Prof. Hermann Dorowin. Congratulazioni dal babbo Giovanni e dalla mamma Mara. A quelli dei familiari e degli amici si uniscono anche gli auguri della Redazione che vanno diritti giù a Zinepro, che si trova sì in comune del Borgo ma proprio all’inizio.
Le ultime offerte per sostenere il giornale
Anna Arrighi, Via per Arezzo Anna Pericchi, Murella Bruno Caraffini, Sotto il Terrato Celestino Corsi, Via di San Leo Delfo Venturi, Casaccia Fabio Panichi, Tavernelle Giovan Battista Franchini, Tavernelle Lina Sebastiano, Giardinella Luigi Boncompagni, Fighille Luigino Giorni, Polveriera Maria Cavo, Genova Michele Bruni, La Fossa Nardina Inci, Villa la Querce Nazzarena Furiosi, La Casina-Motina
Otello Mondani, Carmine Paola Chieli, Infrantoio Paola Lombardi, Palazzina Renato Bidossi, Arezzo Riccardo Ghignoni, Polveriera Vi una persona Vincenza Ruscetti, Borghetto di sopra Vittorio Mugelli, Infrantoio Wilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli Giuliana Lenzi manda la sua offerta in memoria dei genitori Mario e Gianna e Paola Conti in memoria di Azelio Gaggiottini.
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Dalle nostre Parrocchie
Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli
Un po’ di cronaca L’8 ottobre si è celebrata la Festa Patronale in onore di S. Simeone Profeta. La S. Messa solenne è stata celebrata da Mons. Domenico Pieracci, parroco di Lippiano e Ranzola. Durante la Liturgia, l’arciprete ha conferito il mandato ai seguenti catechisti: Silvia e Paolo Gioviti, Clara e Paola Giuntini, Elena Londei, Matilde Pierini, Daniela Scapecchi, Veronica Carboni e Mariangela Malatesta. Il 19 ottobre è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 60 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia, Padonchia e Le Ville. Sono suddivisi in 5 gruppi: seconda elementare, terza, quarta, quinta elementare, mentre le tre classi della scuola media formano il gruppo dei cresimandi dell’anno prossimo. Il 19 ottobre alle ore 12 il dott. Pasquale Minucci e la prof.ssa Carla Bordoni hanno celebrato la ricorrenza delle nozze di diamante con una S. Messa celebrata dal parroco don Quinto Giorgini alla presenza dei figli, dei nipoti e di tutti i parenti, nel giorno in cui ricorreva il sessantesimo anniversario del matrimonio, che fu celebrato il 19 ottobre 1953 presso il Duomo di Perugia. Ai due sposi, esempio di fedeltà, amore e dedizione, gli auguri anche dall’Oratorio e dai suoi collaboratori. Domenica 10 novembre è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, organizzata dall’Associazione Combattenti e Reduci. È intervenuta la fanfara dei Bersaglieri di Firenze che ha eseguito i brani classici del repertorio militare. Sono state quindi deposte corone di fiori in memoria di tutti i caduti al memoriale presso la Torre civica della Rocca, alla lapide dedicata ai soldati inglesi in Piazza Umberto I e infine al Monumento ai Caduti. Il parroco don Quinto Giorgini ha celebrato la tradizionale S. Messa in suffragio delle vittime delle due guerre mondiali e dei combattenti deceduti nell’ultimo anno. Sono intervenute le autorità civili e militari di Monterchi e dintorni, nonché tutte le associazioni paesane con i loro labari. La giornata si è conclusa a Petriolo con il pranzo sociale dell’Associazione Combattenti e Reduci. Domenica 17 novembre visita al cimitero presso l’antichissimo Oratorio di S. Lorenzo Martire a Gambazzo, nel territorio della parrocchia di Padonchia-Pianezze. Durante l’Avvento, i due gruppi di preghiera, uno intitolato alla Regina della Famiglia e l’altro a S. Pio da Pietrelcina, si riuniscono insieme il giovedì dalle 21 alle 22 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, recita del Rosario e breve catechesi.
DICEMBRE 2013 Domenica 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messe alle ore 9 e alle ore 12. Venerdì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia: con S. Messe alle ore 16 e alle ore 18. La novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16 dal giorno 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Madonna dell’Attesa del Parto qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento. Domenica 23 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto e benedizione delle mamme in attesa e delle puerpere. Il tradizionale presepio artigianale nella caratteristica cripta
della chiesa principale del paese viene inaugurato e benedetto nella notte di Natale. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per la nona volta il molto visitato presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte a Natale nella chiesa arcipretale di Monterchi e in quella di Le Ville. Martedì 31 dicembre, alle ore 16, solenne Messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS.mo Sacramento.
GENNAIO 2014 Lunedì 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania, nelle varie parrocchie tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi, con Befana da parte della Pro Loco. Venerdì 17 gennaio ricorrono la Fiera e la Festa di Sant’Antonio. La Fiera, la più importante della Valtiberina, si tiene a Mercatale, dove alle 15 circa verranno benedetti i mangimi e gli animali, mentre nella chiesa arcipretale alle 16 verrà celebrata la S.Messa in onore del Santo seguita dalla benedizione e distribuzione dei panini ai presenti. CULTO A SANT’ANTONIO ABATE A MONTERCHI Risale al medioevo, ma si è sviluppato particolarmente dal XVI secolo, esattamente dal 2 febbraio 1571, quando in località Mercatale fu edificato accanto alla preesistente chiesetta dedicata al Santo, un piccolo convento francescano, in una casa (tuttora esistente), donata ai frati conventuali assieme ad un bell’orto dall’antica Compagnia di Sant’Antonio. Come contropartita i religiosi si obbligarono a inviare nella Pieve di S. Simeone un organista e a tenere aperta la Chiesa della Madonna dell’Attesa del Parto a Momentana, con la provvisione di 26 staia di grano. Nel 1575 i confratelli della Compagnia di S. Antonio Abate concessero al convento l’usufrutto dei propri terreni (24 scudi annui circa) con l’obbligo di celebrare ogni anno la Festa del Santo, con almeno venti messe e la distribuzione ai poveri di 60 kg di pane e il giorno dopo altrettante messe in suffragio dei confratelli defunti. La chiesa di S. Antonio non esiste più, a differenza (come detto) dell’edificio conventuale, trasformato oggi in un bel palazzo in pietra di proprietà degli eredi della famiglia Massi. Abbiamo ancora tuttavia una bella cappellina a circa metà della salita della Piaggia che contiene una statua del Santo di proprietà della famiglia Marzocchi. Oggi a Monterchi è molto più sentita la Fiera rispetto alla Festa, che consiste in una molto gradita benedizione degli animali nel piazzale del Mercatale ed una semplice concelebrazione eucaristica nella chiesa arcipretale con Benedizione e distribuzione dei panini benedetti. Di S. Antonio Abate abbiamo, sempre nella chiesa di S. Simeone, una grande tela dipinta da Durante Alberti nel secolo XVI, raffigurante il Santo con paramenti abbaziali. Nella foto la tela raffigurante Sant’Antonio conservata nell’arcipretura di Monterchi.
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Dalle nostre parrocchie
Dalle parrocchie
da Santo Stefano a cura di GM Dopo l’estate Dopo un’estate con molte presenze di bambini, donne e anche uomini, il prato della chiesa, arrivando la brutta stagione, è rimasto quasi solitario. È stato quello un periodo abbastanza piacevole per il gioco dei ragazzi e la partecipazione al gioco delle bocce e a tante altre iniziative che non sono mancate nell’arco dei mesi più caldi. Già cadono le foglie e tutto diventa brullo, però chi passa da lì ricorda le belle giornate trascorse in quel luogo e già pensa al ritorno della bella stagione quando ci saranno altre iniziative che faranno trascorrere certamente altre giornate in compagnia e in allegria.
Presepe Nei primi giorni di novembre si è riunito un gruppetto di parrocchiani (ma non tanti) per programmare e iniziare i lavori per il presepe nella chiesa di Santo Stefano. Le idee sarebbero già tante e confidiamo che siano realizzate. E certamente lo saranno, come ogni anno accade, che vengono puntualmente portate a termine. Certamente ci vorrebbero più collaboratori per facilitare un po’ il lavoro, in modo che i volontari arrivino a Natale meno stressati per le serate di lavoro. Da notare che il lavoro viene fatto tutto da persone che hanno già la loro attività e perciò si dedicano alla preparazione del presepe sacrificando il loro tempo libero. Ognuno che arriva in più è un sostegno utile ed efficace per la buona riuscita dell’opera. Grazie a quanti sono già presenti e a quanti ancora si presenteranno. Il presepe realizzato nel 2012 nella chiesa di Santo Stefano
Dal Ponte alla Piera (Rita) Il 2 novembre abbiamo fatto la visita ai nostri defunti al camposanto ed erano presenti tante persone che, pur abitando fuori, ritornano in questa occasione al Ponte alla Piera. Don Ferdinando, nostro attuale parroco (la comunità del Ponte è molto contenta di questa soluzione), ha celebrato la S. Messa. Ci piace ricordare che il 22 settembre, dopo tanto tempo, è stato rinnovato il fonte battesimale (dopo i recenti lavori alla chiesa) con il battesimo di Ambra Rossi. Così la festa per Mirco e Valentina, i genitori di Ambra, e della loro famiglia, è stata un po’ la festa di tutta la parrocchia. Da Micciano (Giuseppe&Cristina) Il 19 gennaio verrà celebrata la festa di Sant’Antonio nella nostra parrocchia. Dopo la S. Messa delle ore 11, nel piazzale della chiesa, verranno benedetti gli animali. Nel pomeriggio, anche se il programma ancora non è definitivo, ci ritroveremo insieme per passare un pomeriggio insieme (tombola e altre attività ormai consolidate) dopo il pranzo con tutta la comunità. Padre Francisco svolge ancora il suo servizio nella nostra parrocchia ma sappiamo che dovrà essere sostituito e la nostra comunità attende con ansia che questa decisione venga presa in modo da valorizzare al meglio l’impegno dei collaboratori che non è certo venuto meno. Nella nostra antica pieve si svolge sempre il Primo Venerdì del Mese per gli Uomini dei Ritiri di Perseveranza con la presenza di molti fedeli. Gli orari nelle pagine dell’Oratorio. Da Catigliano (Antonietta) La comunità di Catigliano è molto soddisfatta del nostro don Ferdinando (parroco alle Ville). La S. Messa viene celebrata ogni quindici giorni e quindi la prossima ci sarà domenica 17 novembre e il 30 festeggeremo Sant’Andrea, titolare della nostra parrocchia (allora il nostro giornale sarà in stampa). Il primo novembre alle ore 15 è stata celebrata la S. Messa e poi don Ferdinando ha benedetto le tombe dei nostri cari. Da Viaio (Dante) Vogliamo segnalare che i lavori al tetto della canonica sono terminati mentre quelli già preventivati per la chiesa sono momentaneamente sospesi per un problema ad una trave non preventivato. Don Benito segue la nostra comunità che, purtroppo, sta invecchiando e di giovani in giro ce ne sono ben pochi. Ma siamo, come sempre, fiduciosi per il futuro. In dicembre, se la chiesa sarà agibile, verrà realizzato il presepe.
da San Lorenzo
a cura di Andrea Dellacasina
Natale 2013 a San Lorenzo La notte del 24 dicembre prossimo, alle ore 22, verrà celebrata nella piccola chiesa di San Lorenzo la messa di Natale 2013. Tempo permettendo, accenderemo un grande fuoco nel piazzale antistante, per scambiarci gli auguri dopo la cerimonia religiosa, come ormai è consuetudine da molti anni. Invitiamo tutti quanti ad intervenire, anche se appartenenti ad altre parrocchie: la nostra ospitalità è diventata ormai proverbiale. Andrea Dellacasina.
Da Tubbiano (Rina e Rita) I nostri morti a Tubbiano li abbiamo ricordati sabato 2 novembre. Un discreto gruppo di parrocchiani si sono ritrovati al camposanto ed abbiamo aspettato don Romano che ha benedetto le tombe. * C’è l’intenzione di preparare il presepe nella chiesa e speriamo che questo ci riesca. * In questo numero dell’Oratorio si conclude la descrizione della nostra chiesa preparata da don Quinto al quale siamo molto grate per il suo interessamento e i suoi studi.
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Auguri a Ida e Otello
Ingresso in banda
Ida Ceccantini e Otello Mondani, i nostri festeggiati, si sono sposati nella Pieve di Sovara il 26 ottobre 1963, uniti in matrimonio da don Romano Manfredi, allora giovane parroco di quella antica pieve. Dopo la cerimonia religiosa parenti ed amici si sono ritrovati preso il ristorante dell’Ottavia alla Stazione. Era di sabato, e la sera stessa si recarono ad Arezzo presso parenti ed il giorno dopo, in treno, a Firenze e poi a Perugia dove hanno trascorso alcuni giorni spensierati. Otello abitava al Carmine e la Ida a Torchiale, sotto alla Bernocca. Si conobbero alla Sezione, dove ballavano durante il carnevale e c’era un’orchestrina composta da Leonardo Del Furia, Valdiro Cherici, Siro Polverini e Marco Minelli che si chiamava Ariston. Come cantante c’era Orfeo Mazzi della Vigna del Poggio. Avevano anche una cantante, Omeri Boncompagni che adesso abita a Sanpierdarena. Quest’anno, cinquantesimo anniversario, cioè nozze d’oro, domenica 27 ottobre, è stata ripetuta la promessa di matrimonio nella stessa Pieve di Sovara, sempre con don Romano, e poi tutti insieme, con familiari ed amici, si sono ritrovati nel chiostro del Carmine per fare festa. Tanti auguri ai festeggiati dai familiari e dagli amici e anche noi della Redazione, senza indugio, mandiamo i nostri per la via di crinale fino al Carmine, anzi alla Bottega.
Era consuetudine della nostra Banda, la Filarmonica Pietro Mascagni, che i giovani allievi della scuola di musica facessero la loro prima uscita pubblica in occasione della processione serale del Venerdì Santo. In questa occasione infatti la Banda è presente con i suoi membri al completo, eseguendo un adeguato repertorio. Nel 2013 però è stato possibile ripetere quest’uso e così Gabriele Cristini, Leonardo Fontana e Vittorio Cardelli si sono uniti al resto del corpo bandistico. Il maltempo non ha permesso l’uscita della processione, ma ugualmente, in chiesa, durante la celebrazione liturgica, sono stati eseguiti alcuni brani musicali. Il ringraziamento della Parrocchia a questi giovani musicanti e alla Filarmonica che, proprio in quest'ultimo tempo, ha rinnovato i propri dirigenti. Il nostro augurio è per il miglior proseguimento possibile delle loro attività (qui sotto un disegno di Loris Babbini).
Martedì 24 dicembre, alle 18, torna ad Anghiari
IL CEPPO IN PIAZZA Al caro amico Assunto
Oltre ottanta i nostri anni incominciano i malanni
Si faceva il primo passino per le strade di Sant’Agostino
Un altro Loculo viene occupato dal caro amico che tutti à lasciato
Ora la morte ci agguanta ad uno ad uno di questa classe non ci rimane nessuno
Con Assunto caro amico tanto mondo con lui ò diviso
Loro due ormai assenti condoglianze si presenti
Scrissi una poesia per salutare gli amici perché la nostra classe aveva le radici
Eravamo una ventina di quell’età divina tra noi ci correva un giorno ma gli anni si aveva lì a bordo
Siamo stati musicanti in compagnia per tanti anni
Con Assunto si parlava quanti di noi lì ne restava
Millenovecentoventisette nati Anghiarese i nostri anni passati a più riprese
Siamo stati ragazzini forse anche birichini ma cresciuti a rilento ora il peso io lo sento
Con la cara sua Nicoletta anche lei mia amica stretta
Eravamo tanti di amici ora la conta si fa con i diti:
di Armando Zanchi
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I Giovani Soci della BCC impegnati nel progetto: “Insieme per lo sviluppo”
Un sostegno per le Aziende a cura della Banca di Anghiari e Stia
D
opo il successo riscosso dall’iniziativa Premio Giovani Aziende promossa dal Comitato Giovani Soci della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo, tante novità e sorprese sono in preparazione per l’autunno. Il Comitato sta infatti portando avanti un nuovo e importante progetto che porta il nome di Giovani Soci, “Insieme per lo Sviluppo”. Il progetto prevede la creazione di un network di varie realtà aziendali e professionali che cooperino tra loro, offrendo beni e servizi a condizioni agevolate sia alle altre imprese associate che ai soci della Banca. Il tutto sotto l’egida dell’Istituto di Credito a sostenere le aziende e i soci fruitori. Il nuovo progetto, sviluppato e portato avanti dal “Comitato” – che vi lavora ininterrottamente da maggio di concerto con la “Nostra Banca” – sarà presentato ufficialmente entro fine anno con una serie di iniziative promosse nel territorio della provincia di Arezzo che prevedono l’intervento delle istituzioni, delle associazioni di categoria e istituti di istruzione al fine di garantire la più ampia visibilità allo stesso. È prevista per le imprese e per i professionisti aderenti la presenza in un portale web dedicato all’iniziativa che, come la partecipazione alla rete di imprese, sarà totalmente gratuita. Il ruolo della banca è fondamentale per la riuscita del progetto, attraverso un’attività di coordinamento e di sostegno alle imprese aderenti. I maggiori problemi delle aziende ad oggi sono infatti rappresentati dalla difficoltà nel reperire lavoro, farlo attraverso valide collaborazioni e ricevere il pagamento per i lavori effettuati. Il progetto prevede quindi la creazione di un flusso di scambio tra offerta, produzione e fruizione. Un’ideale divisione della compagine sociale: da un lato tutti i soci della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo titolari di carta socio destinatari finali di beni e servizi agevolati, dall’altro le aziende aderenti unitesi insieme per lo sviluppo che offrono sconti e agevolazioni e collaborano fra loro. Questo potrà certamente contribuire a creare un circolo virtuoso che apporterebbe benefici alla Banca, alle imprese coinvolte e ai soci che usufruiranno del beni e dei servizi. Tante le iniziative in programma, tanto il lavoro da fare. Presto un evento pubblico durante il quale i Giovani Soci presenteranno il loro sito internet e incontreranno le aziende per illustrare il progetto. Nella foto è raffigurato il Comitato Giovani Soci della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo in occasione dell’Assemblea Generale dei Soci dell’11 maggio scorso.
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Da Tavernelle
Rubrica a cura di Alessandro Bivignani
Una festa a Tavernelle
Festa a Galbino
omenica 29 settembre è stata celebrata una santa da noi poco conosciuta, di origine francese: Teresa Couderc, colei che ha dato inizio alla famiglia religiosa cui appartengono le Suore del Cenacolo che vivono e operano a Montauto, nel nostro territorio. Da alcuni mesi la comunità delle Suore non ha più la Messa domenicale e partecipa alla Celebrazione festiva con il popolo a Tavernelle. Era quindi giusto celebrare in Parrocchia la festa della Madre Fondatrice, ricorrenza che cade il 26 settembre. In tale occasione ci poniamo una domanda: Come è diventata santa Teresa Couderc? Seguendo con fede le indicazioni di cammino che le giungevano attraverso gli avvenimenti:
ome da tradizione si è svolta nella chiesa di Galbino la festa della Madonna del Rosario, la seconda domenica di ottobre. La Messa era in programma alle ore 11, l’orario della Messa parrocchiale, trasferita per l’occasione da Tavernelle. Alle ore 10,30 è stato detto il S. Rosario, mentre il popolo saliva il colle di Galbino per giungere alla festa e prendere posto in chiesa. Presente la Compagnia di Galbino, un nutrito popolo e anche i bambini della parrocchia, impegnati sia come chierichetti che come cantori o suonatori. Alle 11 entra la Messa solenne, durante la quale è stato inaugurato e benedetto un antico e prezioso crocifisso, gentilmente donato alla parrocchia perché possa restare nella chiesa di Galbino. Durante la S. Messa è stato fatto un pubblico ringraziamento alle donatrici, e anche in questa occasione rinnoviamo il ringraziamento. A seguito della Messa c’è stata la Processione fino al Colle e ritorno in chiesa. Come sempre è stata portata a spalla l’edicola in legno con l’immagine della Madonna. Al canto delle litanie lauretane la processione è rientrata in chiesa ed è stata recitata la “Supplica” alla Madonna del Rosario (e questo è importante perché i più anziani ci raccontano che loro facevano così!). L’altro momento della festa è stato il pranzo comunitario svolto presso il Centro Parrocchiale a Tavernelle. La grande partecipazione, forse incrementata rispetto alla Messa (come mai?), ha reso onore ai buonissimi piatti preparati dalle nostre donne, e ha consentito di ricavare una discreta somma che la Compagnia destinerà ad opere missionarie e di carità. Un altro appuntamento nella chiesa di Galbino sarà quello del 30 novembre, festa di sant’Andrea, titolare della stessa chiesa. Però la festa cade quando il giornale è in stampa, quindi vi diremo com’è andata sul prossimo numero.
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• Una missione predicata nella sua parrocchia le fa scoprire la chiamata di Dio a consacrarsi a Lui. • La situazione precaria delle donne che vanno a far festa in un santuario di montagna a La Lalouvesc la spinge ad aprire (con P. Stefano Terme) una casa d’accoglienza per le pellegrine, centro che Madre Teresa trasforma ben presto in casa di preghiera. • Le difficoltà finanziarie del nuovo centro di spiritualità la guidano ad accettare le incomprensioni e le conseguenti difficoltà, aprendole una via di umiltà e di santità. • Così è stato per tutta la sua lunga vita: sempre attenta agli avvenimenti e alle ispirazioni divine, nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia… Madre Teresa lascia all’umanità un duplice messaggio: Dio è Bontà! Perciò a Lui bisogna “consegnare se stessi, la propria vita”, trovando in questo dono di sé - che lei chiama “se livrer”grande pace e felicità. La sua festa lancia questo messaggio anche a ciascuno di noi. A noi la risposta!
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Nella foto in alto La Compagnia di Galbino durante la processione mentre trasporta l’edicola con l’immagine della Madonna.
È iniziato il catechismo Domenica 27 ottobre durante la S. Messa parrocchiale è stato conferito il “Mandato” ai nostri catechisti, che guideranno i bambini e ragazzi nel percorso del catechismo per tutto quest’anno. Nell’occasione anche i bambini e genitori hanno fatto la loro parte consegnando la lettera di iscrizione al catechismo: non un gesto formale ma l’impegno a seguire concretamente il cammino della Chiesa per l’educazione cristiana dei più piccoli. Questa occasione è stato l’inizio ufficiale del Catechismo. Dalla domenica seguente esso avrà luogo in parrocchia dalle
10 alle 11, includendo anche dei momenti di preparazione della S. Messa domenicale, soprattutto nel canto e con i chierichetti. Un invito particolare sarà per tutti i genitori a vivere il momento della Messa con propri figli. Quest’anno c’è da segnalare con tanta gioia l’arrivo di nuovi catechisti, che si son messi a disposizione della parrocchia con tanto entusiasmo, e sono la Linda e la Katia. Importanti tappe del catechismo saranno la celebrazione dei Sacramenti della Comunione e della Cresima, ma l’intenzione è quella di far vivere una bella esperienza di Fede proprio vivendo tutto l’anno di catechismo. Buon cammino!
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Raccolta di offerte in tutte le chiese di Anghiari
Giornata Missionaria Mondiale Domenica 20 ottobre la nostra parrocchia ha invitato i fedeli a raccogliere le offerte da destinare alle missioni. Ogni parrocchia ha messo in campo varie iniziative come preparare dolci o altre cose che poi venivano offerti ai fedeli che lasciavano la loro offerta. A Tavernelle sono state realizzate anche calze di lana di una volta e poi berrette e presine. Il tutto rigorosamente fatto a mano. Al Ponte alla Piera c’è stato l’aiuto del Carmine, anzi della Vilma, che ha contribuito all’iniziativa nella loro montana parrocchia ma, ha detto la Rita, il prossimo anno ci organizzeremo. Ma in ogni parrocchia ci sono state persone o gruppi che si sono date da fare e i risultati si vedono dalla somma raccolta. A tutti il ringraziamento della parrocchia!
Ecco com’è andata: Chiesa di Santo Stefano ore 8,30 Propositura ore 9,30 Propositura ore 11 Chiesa della Croce ore 18 Santuario del Carmine ore 10 Ponte alla Piera ore 16 Tavernelle ore 11
€ 235 € 225 € 490 € 80 € 460 € 80 € 296
Il tutto assomma a euro 1.866 che è verrà suddiviso fra Aiuto alle famiglie bisognose, Missione di padre Remo in Brasile per l’iniziativa “Ninos de rua” e la missione in Kenia di don Valerio.
Visitate i presepi!! All’avvicinarsi del Natale, in tutte le nostre parrocchie gruppi di volontari allestiranno con rinnovato impegno i presepi all’interno delle varie chiese. Vi invitiamo a visitarli e vi renderete conto dello straordinario lavoro fatto. Dai presepi più importanti delle chiese principali a quelli più semplici (anche con meno operai) delle nostre chiese di campagna che faticano a restare aperte. Se lo sono, è appunto grazie a queste persone affezionate alle ‘loro’ chiese, luogo sacro per i passaggi più importanti della loro vita e di quelli della loro famiglia da svariate generazioni.
Controllate che l’indirizzo nel giornale sia esatto Aiuteremo i postini e il giornale non andrà disperso La morte dell’Anna del Lodolino
Erano tempi che soffiava miseria e dominava una verità non vera
Anche la figlia la cara Maddalena con il bel nome della sua Nonna Nena
Anche per l’Anna fatale destino va a raggiungere il suo Lodolino
Del matrimonio che fu celebrato ma dal paese fu allontanato
Fui testimone di questa cara coppia e l’amicizia ancora tra noi fiocca
Questi ragazzi ormai tanto cresciuti ora i genitori li hanno perduti
Questa famiglia di vecchi Anghiaresi molto laboriosi e molto cortesi
C’era il diverbio tra partiti e Chiesa per i matrimoni era giornata nera
Fiocca con i figli di Enzo fui il padrino a quella Comunione di caro bambino
Ma la famiglia resterà amalgamata perché ad Anghiari lei resta sempre amata
Il caro Beppe e la moglie Anna fui il testimone in quella comparsa
Tempi lontani ormai tutto è cambiato ora il matrimonio di nuovo candidato
Al caro Carlo custode della madre che la bontà ce l’ha per dote
Io mi sono stretto con loro al dolore ma contro la morte non c’è soluzione:
di Armando Zanchi
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Pellegrinaggio 3-11 settembre 2013
L’Armenia c’è!
Ciò che gli occhi hanno visto nella “dolce Armenia” non può essere ben tradotto in parole, ma nel cuore e nella mente rimarrà indelebile il ricordo della “pietra dei millenni” e viene voglia di condividere col poeta armeno Ciarenz l’amore sconfinato per questa terra, sperduta nell’atlante, insignificante dal punto di vista politico, economico, poco reclamizzata e sconosciuta al turismo di massa. Conta solo circa 3 milioni di abitanti, la metà dei quali concentrata nella capitale Erevan, ma molti di più sono gli Armeni della diaspora, che, in seguito al genocidio subito da parte dei Turchi dal 1915 al 1923 sono emigrati nel mondo: attaccatissimi alla loro madrepatria finanziano il recupero dei suoi monumenti e ne rispettano le tradizioni. Piccola e giovane nazione, da poco indipendente, vanta però il primato di essere stata la prima terra ad adottare il Cristianesimo come religione di stato nel 301 d.C., con San Gregorio l’Illuminatore, che istituì la Chiesa Apostolica Armena. Ha subito nel corso dei secoli l’occupazione ed il dominio di molti popoli, eppure ha mantenuto una sua identità culturale e religiosa esemplare. Ne sono testimonianza i numerosi complessi monastici costruiti dal nono al quattordicesimo secolo, spesso devastati dagli invasori, ma che fanno intuire la ricchissima vita religiosa e culturale che vi si svolgeva: biblioteche dai preziosi manoscritti, chiese dalle ardite cupole, precedute da “gavit” artistici (Il “gavit” , in armeno, è una sorta di nartece che si trova esclusivamente nell’architettura armena), celle dei monaci scavate nella roccia. Purtroppo molte chiese sono sconsacrate e l’erba invade il sagrato e le nobili cupole; ma dove è stato possibile il recupero totale ed il mantenimento, si respira una fede vissuta ed un convinto attaccamento alle proprie radici. Poche candele, immagini rare, niente fiori, sull’altare un semplice dipinto raffigurante Maria con il Bambino (la Santa Genitrice di Dio come la chiamano gli Armeni), scarse raffigurazioni di Gesù crocifisso, che invece è spesso glorioso e benedicente nelle numerose croci di pietra, ricche di simboli inneggianti alla vita: melograno, fiori, angeli, viti. Vicini alla Chiesa di Roma, gli Armeni hanno però un loro patriarca il Catholicos, eletto a vita da un’assemblea istituita per tradizione soprattutto da laici, un clero variegato, Sacramenti che non si differenziano dai nostri nella sostanza, ma certo nei riti. La Messa è detta solo la Domenica e prevede una lunga celebrazione, arricchita da numerosi canti. La Comunione viene sempre distribuita sotto le specie del pane (azzimo) e del vino. La preghiera personale ha molto spazio tra gli Armeni e la Fede permea tutta la loro vita. Le scure, antiche pietre parlano ancora agli occhi attenti del pellegrino ed emanano una vivacità ed una luce particolare: ti fanno alzare lo sguardo verso l’alto, dove una rassicurante Presenza ti accompagna nel cammino. Il nostro andare da un monastero all’altro è stato una metaforica sintesi della nostra vita: faticoso incedere, cadute di entusiasmo, incapacità di cogliere il bello nel ripetersi dei vari simili monumenti. Ma ecco una luce che si infiltra tenue da una piccola bifora, che irrompe da una alta cupola e ti indica il giusto cammino. Tornando alle nostre case, allora, oltre che magnificare
le bellezze artistiche viste, sentiamo impellente il desiderio di “annunciare la potenza di Cristo”, come abbiamo pregato insieme alla fine del viaggio, di testimoniare Cristo che dalle “tenebre ci ha chiamati alla Sua splendida luce”.
In questa pagina qui a destra è raffigurato il monastero di Haghpat. I fori nel pavimento servivano a conservare le Sacre Scritture. Sotto, il monastero di Sevanavak sul lago di Sevan. Nella pagina di destra il monastero di Goshavank nella montagna di Gosh. Medito
Ascolta Armenia… Quando l’aridità del mio cuore Si compiace dei tuoi altopiani deserti, Fa che le tue fontane zampillanti Lo rinfreschino e lo ravvivino. Quando viene meno il coraggio E ho voglia di fermarmi, Le tue vecchie pietre resistenti al tempo Siano segno di speranza e di eternità. Quando le nuvole della tristezza Offuscano la visuale della meta, Il tuo cielo sereno mi riporti alla gioia. Quando l’orgoglio si compiace Della mia autonomia arrogante, Gli occhi teneri e mansueti dei tuoi bimbi Mi riportino all’umiltà Di chi sa di dipendere da Qualcuno. L’Ararat maestoso che guardi con nostalgia Mi guidi nel desiderio di raggiungere la Vetta, Con un’arca piena di riconoscenza Per gli innumerevoli doni ricevuti. Marida
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Armando e Marisa raccontano l’Armenia
Armando - L’Armenia come meta del pellegrinaggio non aveva riscosso molto credito fra gli amici e compagni di viaggio degli anni scorsi ed invece si è rivelata una bella sorpresa, una straordinaria lezione di cultura e di architettura in particolare. Marisa - Ma bisogna precisare che quando si parla ad es. di architettura si toccano tutte le corde della sensibilità di un popolo, a partire, come nel nostro caso, dalla sua religiosità. A – Abbiamo visto molti monasteri e chiese in paesaggi vari e sempre movimentati e si è avuta l’impressione di un’architettura anello di congiunzione fra la terra e il cielo, fra l’umano e il divino. M- Gli edifici sacri scandiscono percorsi fatti di alternanza di tenebre e luce e sembrano alludere al Vangelo di Giovanni: “la luce splende nelle tenebre”. A – Si parte dalla Chiesa rupestre, scavata nella roccia, dove regna l’oscurità ma che non serve a nascondersi come in Cappadocia o nelle catacombe, bensì mira a raccogliere le energie dal profondo, o in forma di sorgente d’acqua pura come al Monastero di Ghegard, o a Khor Virap dove S. Gregorio Armeno rimase imprigionato per 12 anni in un pozzo profondo 7 metri per poi risorgere come “Illuminatore”. Attraverso il “gavit”, un vasto ambiente un po’ oscuro riservato ai non battezzati, una stretta porta conduce nella Chiesa vera e propria, dove il Sacerdote officia la Messa in rito armeno e dove la luce si diffonde copiosa dall’alto delle finestre della cupola. Il paesaggio è segnato da queste cupole slanciate in alto in forma di cilindro allungato, che finisce in copertura a punta di lapis, come a concentrare e ritrasmettere in cielo quella energia raccolta più in basso fin dalle viscere della terra. M – Insomma quest’architettura forse suggerisce che l’uomo, attraverso Cristo e la Chiesa, non è più solo un passivo ricettore dell’energia (Grazia) divina, ma riesce a dialogare fino col Dio cosmico… una religiosità che sembra precorrere il nostro Rinascimento! A – Il paesaggio dell’Armenia è dominato dal profilo triangolare del biblico Monte Ararat. La sommità innevata si stacca dalle sue pendici opache con uno strano effetto ottico: la cima bianca dà l’impressione della presenza di qualcosa di diverso ed estraneo al monte sottostante (l’Arca?). L’Ararat ha una forte carica simbolica, la sua immagine è onnipresente: è richiamata esplicitamente dalle cuspidi coniche che sovrastano le cupole, ma anche dalla forma del copricapo nero dei preti armeni; non dimentichiamo poi che... l’ottimo whisky armeno (quello prediletto da Winston Churchill) è etichettato Ararat. M – Ma l’Ararat riassume anche il paradosso dell’Armenia: ne rappresenta la bandiera ma… è interamente nel territorio della Turchia, nemico storico, quindi inaccessibile, una chimera. A - La montagna, la roccia sono i protagonisti del paesaggio armeno che riserva molte sorprese: si passa dalle zone brulle aride quasi lunari, ma di grande fascino che mi han fatto rammentare il leopardiano canto del pastore errante dell’Asia, a regioni molto verdi e molto simili ai nostri boschi valtiberini. M – Di pianura fertile, ce n’è poca attorno alla capitale, e questo spiega anche la estrema povertà dei villaggi che abbiamo visto lungo le strade: i tetti delle casupole nei casi migliori
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sono coperti di lamiera se non di… eternit. A - Ma, più impressionante delle casupole, a proposito di degrado, abbiamo percorso kilometri e kilometri a ridosso di uno sterminato cimitero di fabbricati industriali completamente abbandonati e cadenti. L’Armenia era il cuore delle industrie manifatturiere dell’URSS, dove convergevano le materie prime per essere poi ridistribuite in prodotti per tutto l’impero comunista; il crollo dell’URSS ha rovinato questo sistema e tutta l’economia armena che ancor oggi stenta a risollevarsi. M – La nostra Guida ci diceva che, salvo i giovani, quasi tutti rimpiangono il comunismo e maledicono Gorbaciov, che per noi invece è sempre stato un grande. A – Ci ha detto anche che le industrie istallate in Armenia erano quelle più inquinanti, il che ridimensiona un po’ l’amore dell’URSS per questo paese! A proposito di ambiente, abbiamo visto una centrale nucleare (probabilmente vecchiotta) quasi alla periferia della capitale. Non c’è tanto da star tranquilli, almeno secondo i nostri parametri di sicurezza!: la natura vulcanica della regione, oltre a fornire all’architettura un’ottima pietra da costruzione (tufo), offre anche ricorrenti fortissimi terremoti che non perdonano la vulnerabilità delle costruzioni… M – Della grande Cattedrale di Zvartnos, costruita nel VII sec., considerata una delle chiese più belle del mondo, abbiamo visitato le rovine rimaste dopo un sisma dell’anno 930! A – Ma nella storia armena c’è ben di peggio dei terremoti. Vicino ad Erevan abbiamo visitato il museo dell’olocausto che ci ricorda l’eccidio di milioni di Armeni da parte dei Turchi, meno di cent’anni fa: “…la luce splende nelle tenebre… ma le tenebre non l’hanno accolta...”. M – È un paese con grandi contrasti di luci e tenebre: fra le cose più luminose abbiamo quasi toccato con mano nel Museo Matedonaram l’operato degli antichi monaci che hanno manoscritto e salvato opere della Grecia classica, di Roma e medioevali (oltre 100.000 libri con bellissime miniature). A – Anche la musica e il balletto (che ci hanno affascinato) esprimono il carattere di quel popolo: nella melodia spesso c’è un sottofondo di nostalgia e tristezza, ma la voce e il tono sono sempre molto decisi, come il timbro del duduk, lo strumento a fiato di legno albicocco, quasi a rivendicare l’importanza e la dignità di un grande popolo, a dispetto di un presente solo transitorio che non ti rende giustizia. M – Sensazioni forti che hanno impressionato tutto il gruppo, che poi ci ha messo del suo, ricco di individualità molto diverse, dalla straripante simpatia della Luli alla inossidabile tenacia della Fanny, dalla meglio gioventù della Chiara alla colta curiosità di Maria Grazia, senza dimenticare la intelligente regia della giovane guida Karine, e per non parlare di Don Marco & C. che anche questa volta hanno fatto centro.
I N T R E P I D A
L’amico Gianni Gorizi del Borgo ci ha fatto pervenire il numero 21 di SportWeek dove, a pag 49, c’è una bella immagine di alcuni di coloro che hanno partecipato al Giro d’Italia che, come sapete, è passato per il Borgo della Croce, in salita. All’Associazione Dynamis Bike gli auguri di un buon lavoro e i complimenti per il successo dell’ultima iniziativa, la Cicloturistica d’epoca che si è svolta il 20 ottobre scorso con la presenza di quasi 500 partecipanti.
Benedizione dei bambinelli del presepe Lunedì 23 dicembre, antivigilia di Natale, durante la Novena delle ore 18, in Propositura, benedizione dei Gesù Bambino da porre nei presepi delle nostre chiese e nelle abitazioni la notte di Natale. Cogliamo l’occasione per ricordare l’invito a tutte le famiglie ad allestire il presepe nelle proprie case, aiutando bambini e ragazzi in questo compito. Il presepe è un forte segno della nostra tradizione cristiana, e ci auguriamo che in ogni famiglia sia presente. 34
È possibile andare d’accordo pur avendo convinzioni diverse
La Ripa: una comunità ad Anghiari
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nche quest’anno, come ormai consuetudine, abbiamo festeggiato Sant’Agostino il 28 agosto e, insieme a lui, abbiamo ricordato quella sua meravigliosa mamma, Santa Monica, che tanto ha inciso nella vita di questo figlio. È un esempio per ogni mamma che si preoccupa, soffre, prega e spera per una vita normale, cristiana e civile dei propri figli. La festa è stata preparata, come al solito con semplicità, ma anche con tanto amore, grazie alla partecipazione di tanti amici e familiari delle nostre ospiti. Le condizioni meteorologiche non promettevano niente di buono e non era un pensiero da poco perché il tutto si doveva svolgere all’aperto e, per questo, vorremmo ringraziare Gabriele Mazzi per averci messo a disposizione i gazebo, il gruppo Fratres per le sedie, gli operai del Comune per i tavoli. Nello sperimentare la bellezza della collaborazione di tante persone del paese, felici di esprimere simpatia, rispetto e amicizia e, una volta di più, non solo non ci siamo sentite isolate, ma, direi, ci siamo sentite quasi importanti. Sottolineiamo con gioia anche la presenza del Sindaco del paese Riccardo La Ferla, a lui un grazie particolare non solo per la disponibilità, ma per come è stato semplice, dignitoso e fraterno. Siamo grate all’Assessore Giuseppe Ricceri, al Maresciallo Luca Chiarentin, a Marco Pernici e famiglia, a Loredana Fabbriciani PuntoCom, a Roberto Stowasser per le foto, a Siro Fontani per la musica e a mago Merletto Walter Marcomeni per aver allietato e divertito la serata con giochi di luci e bolle di sapone, e ai tanti altri che ci hanno dato gioia con la loro presenza. Grazie a tutti! Abbiamo vissuto un clima di famiglia che ha superato ogni aspettativa, ultime ma non meno importanti le dipendenti ed altre persone che per amicizia e affetto ci sono vicine in ogni circostanza: “Grazie carissime”! Il programma della serata si è svolto così: nel pomeriggio la S. Messa all’aperto celebrata da Don Tommaso e l’amico di sempre, Don Stanislao. “Grazie anche a loro“. È seguita la merenda-cena per tutti, preparata con tanto amore e altrettanta sobrietà. Si è stabilito un clima festoso che ci ha fatto pensare come è possibile trovarsi d’accordo nelle diversità di idee, di cultura e di carattere. Lo sapeva bene Sant’Agostino quando scrisse a San Girolamo “Diamo testimonianza a quanti incontriamo che è possibile andare d’accordo pur avendo convinzioni diverse”. Quanto ci insegna ancora quest’uomo con la sua cultura, con la sua santità e con il suo essere l’inquieto mendicante della verità. Testimone di Dio e fratello nostro! Possiede una personalità
di proporzioni gigantesche; assetato di verità e di ordine ancorate là dove non c’è mutamento, ma solo amore. Non dà niente per scontato, per questo spese la sua vita indagando, rifiutando, gridando ma assicurandosi ciò che non tramonta col passare del tempo. Scrisse: “il mondo è vecchio, ferito, deluso, ma ha tutte le capacità per ringiovanire” (Città di Dio, 11). Sant’Agostino è un uomo che assomiglia a noi, che ha peccato al pari di noi, ha pianto come un bambino, si è innamorato come qualunque adolescente, ha sentito l’amicizia come la sentono tutti i giovani di tutti i tempi, si è lasciato trascinare da idee poi riconosciute sbagliate. Per tutto questo e altro, ci può insegnare la strada giusta e ci porge la mano per aiutarci a conoscerci e a conoscere. E così a distanza di tanti secoli, esercita ancora un fascino particolare in chi lo avvicina e lo apprezza. Noi, Suore della Ripa, apparteniamo alla sua grande famiglia sparsa in tutto il mondo. La nostra presenza nella comunità di Anghiari non fa chiasso, ma c’è! E dall’alto di questa collina, sale ogni giorno la nostra preghiera per le intenzioni di pace di cui ci parla Papa Francesco, ma anche per tutte le famiglie di questo paese con le quali condividiamo gioia e speranza per un domani migliore, e per costruire la città di Dio e dell’uomo, partendo dalle periferie, cioè dagli ultimi. Sant’Agostino ci aiuti a vivere e testimoniare il suo programma di vita per noi, per la chiesa e per il mondo intero. Suore Agostiniane
Da lunedì 16 dicembre 2013
Novena del Santo Natale In Propositura alle ore 18 La novena non si tiene i giorni festivi
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Le catechiste di San Leo con quelle di tutto il mondo
DUE GIORNI DI CRESCITA SPIRITUALE A ROMA
I
l 28 e 29 settembre scorsi si è svolto a Roma il Pellegrinaggio Mondiale dei Catechisti per l’Anno della fede. Si stima che in Piazza San Pietro siano intervenuti da tutto il mondo 80-100 mila persone. Fra loro c’erano i catechisti di San Leo insieme a quelli di tutta la nostra Diocesi, distribuiti in due bus a due piani partiti direttamente da Sansepolcro. A breve distanza ricordiamo queste due giornate memorabili che ci hanno riconfermato e dato la forza di andare avanti nel ministero che la Chiesa ci ha affidato. Abbiamo avuto anche la meravigliosa opportunità di avere in sorte, fra le parrocchie di tutte le nazioni, nella Chiesa del Buon Gesù, una splendida catechesi del Cardinale Bagnasco, che, ha notato una di noi, di persona è anche molto... simpatico! Anche in Piazza San Pietro ci è toccato un posto privilegiato e abbiamo potuto quasi toccare Papa Francesco che salutava tutti con la solita cordialità, immerso in uno straordinario tripudio di bandiere. La Santa Messa e la Omelia che ci ha rivolto sono ancora nei nostri cuori, le sue parole hanno spazzato via tutti i nostri scoraggiamenti: noi siamo coloro che fanno memoria di Cristo in sé stessi e la dilatano per gli altri: “Il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede, che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore, che vede tutti come fratelli; se è uomo di “hypomoné”, di pazienza, di perseveranza, che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi, con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia”. Nelle diverse “Tappe” previste solo per noi, abbiamo fatto la professione di fede in Basilica, abbiamo pregato sulla tomba di Papa Giovanni Paolo II, e ci siamo accostati al Sacramento della Riconciliazione. Sia in piazza che sulle vie c’era un clima di festa che ricordava il Giubileo del 2000, con in più l’entusiasmo per questo Papa, che ci ha fatto vivere quasi una Giornata mondiale della Gioventù, ma con gente di tutte le età. È stato anche molto emozionante trovarci fianco a fianco a pregare, gioire, cantare con gente di lingue e nazionalità diverse e impensabili e riconoscere nei nostri sguardi la comune passione per l’Annuncio della Buona Notizia! Un fiume umano alla fine scemava da tutte le strade, esprimendo in modo anche pittoresco la gioia e la gratitudine per questa occasione di grazia che ci è stata donata. I pellegrini di San Leo sono doppiamente grati anche perché, come è solito, quando veniamo... a casa sua, il nostro Santo Patrono San Leone Magno Papa, ci garantisce sempre bel tempo, contro tutte le previsioni nefaste: la pioggia arriva ma... solo sulla via del ritorno! Laura
S
ono stati due giorni splendidi, quelli trascorsi a Roma il 28 e 29 settembre u.s. ”Giornate dedicate alle catechiste di tutto il mondo”! Pensavo sì, di trovarmi fra tanta gente, ma non credevo di poter incontrare persino giovani provenienti dalle isole Fiji! Un vero peccato che per la Diocesi di Arezzo, rappresentata da 120 persone, fosse quasi assente la Valtiberina (solo 8 persone da San Leo). Quello che abbiamo ricevuto il sabato 28 dal discorso del Cardinale Bagnasco (nostro relatore nella basilica di Piazza del Gesù) è stato veramente formativo e ci ha arricchito molto interiormente. A volte, ci sono degli argomenti tanto semplici, facili da capire, ricchi di sentimento ed amore, che però facciamo fatica ad estrapolare dal vortice dei nostri sentimenti nascosti in fondo al cuore! Bene, questo Cardinale dall’aria austera e nobile è riuscito a farci comprendere tante di queste meraviglie. Il giorno dopo, Papa Francesco con la sua omelia ci ha fatto dimenticare la fatica fisica dell’attesa in Piazza S. Pietro e ci ha riempito di gioia con il suo passaggio ed i suoi calorosi saluti. Questi incontri ci lasciano sempre un po’ cambiati. Con le persone presenti, nonostante non ci fossimo mai incontrati prima, abbiamo familiarizzato e ci siamo relazionati con affetto e confidenza, come fossimo una grande famiglia. È stato organizzato tutto bene. Non un disguido, non una sbavatura. Tutto ha funzionato a meraviglia. Anche il nostro gruppo capitanato da Laura si è detto molto soddisfatto. Siamo stati sempre uniti ed abbiamo rafforzato la nostra amicizia e la nostra stima reciproca. È stato un vero piacere conoscere persone come il nostro capogruppo Matteo, ragazzo ventenne dotato di una forte maturità, fede e umanità. Ci ha saputo contattare sempre con una giusta dose di confidenza affettuosa. Quando al nostro rientro ci siamo salutati, abbiamo chiesto all’unanimità di poter ripetere esperienze belle e ricche come questa, importanti per la crescita spirituale e morale di tutti, sicuri che possano poi essere trasferite con più amore e capacità nel cuore dei nostri ragazzi.
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Il Natale Natale è la festa d’amore; passa sfiorando la neve. Evviva, evviva, dicono in coro i bimbi giulivi e festanti, guardando il loro presepe e i regali assieme a un richiamo sonoro. Auguri, auguri, ripete la mamma e il babbino. Fan festa nel cielo anche i santi è tra noi il Celeste Bambino! Maria Senesi
UN NUOVO ANNO SCOLASTICO
Tante e di qualità le offerte formative proposte agli studenti di questo Istituto, ritenuto, anche ultimamente, “Scuola d’eccellenza”
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l Liceo Artistico di Anghiari, sede distaccata del più vasto Liceo Artistico Piero della Francesca di Arezzo, ha dato l’avvio al nuovo anno scolastico presentandosi ai nastri di partenza con una bella prima classe di venti studenti e studentesse, un risultato decisamente soddisfacente per una scuola che qualche tempo fa ha addirittura rischiato di scomparire. Questa classe, come quella successiva, è articolata nei due indirizzi “Design del Legno e della Liuteria” e “Audiovisivo-Multimediale”, mentre la quinta conclude il vecchio ordinamento pre-riforma dell’ex Istituto d’Arte. A giudicare dall’alto numero delle iscrizioni conseguito in questo anno scolastico, si può affermare che la nuova sezione Audiovisivo-Multimediale è stata ben accolta dagli alunni e dalle loro famiglie. Tante sono le opportunità formative proposte ai propri studenti. Lo scorso anno la prima classe, attuale seconda, ha effettuato un progetto interdisciplinare multimediale confluito in cinque micro conferenze sulla scrittura. Il progetto ha coinvolto tutti gli alunni ed anche i genitori hanno partecipato attivamente, tanto da richiedere una serata finale, riepilogativa del progetto. Anche quest’anno la prima classe è protagonista di un’interessante esperienza didattica interdisciplinare dal titolo “La teoria degli scaffali”, condotto dal prof. Finzi, storico ed ex insegnante nella Scuola Media del paese, coadiuvato dai docenti di lettere, laboratorio multimediale, storia dell’arte e disegno dal vero. A questi progetti se ne affiancano, ovviamente, molti altri legati all’indirizzo storico dell’arte del legno, come la progettazione di arredi lignei per giardini pubblici, in collaborazione con una nota azienda del Casentino, o la partecipazione a qualificati concorsi sulla progettazione di innovativi oggetti di design. Da non dimenticare, poi, la graduale introduzione nell’offerta formativa della scuola delle tecniche per la progettazione e la realizzazione di strumenti musicali quali chitarre, viole e violini, con lo
scopo di far diventare il nuovo Liceo di Anghiari un punto di riferimento anche nel campo della liuteria. Su questo storico settore dell’artigianato di qualità, è tuttora in svolgimento nei laboratori della scuola il corso per adulti che, iniziato nella scorsa primavera, si avvale della docenza di due rinomati liutai e vede la partecipazione di dieci iscritti. In queste poche righe si è tratteggiato sommariamente quella che è l’attività didattica del Liceo di Anghiari, ma ci preme sottolineare la qualità dell’offerta formativa, grazie alla quale è stato riconosciuto dallo stesso Ministero della Pubblica Istruzione come “Scuola dell’Eccellenza” e invitato in questa veste all’annuale Fiera Nazionale per l’Orientamento Scolastico che si terrà tra qualche settimana a Verona. Per tutti questi motivi ci sentiamo di concludere questo breve scritto con il solito slogan: “Il Liceo di Anghiari, una piccola scuola per chi ha… grandi idee”. Rosaria Cafiero Nella foto un laboratorio del Liceo Artistico di Anghiari.
Lunedì 31 dicembre Te Deum di ringraziamento Ore 17 a Tavernelle; ore 18 ad Anghiari in Propositura
Festa della Madonna di Loreto martedì 10 dicembre Chiesa di Badia Ore 18 S. Messa solenne concelebrata dai sacerdoti del Vicariato. Ore 19 Processione Mariana per le vie del castello antico, dove saranno allestiti i tradizionali “quadri viventi”. La processione terminerà nella chiesa di Badia con la benedizione finale.
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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa
Sul filo della Memoria…
La pagina internet dei Musei di Anghiari Giunti alla fine del 2013 vorrei mettervi al corrente di quello che avviene per la promozione turistica di questa valle. Alcune valenti persone lavorano già da qualche tempo a un nuovo sito internet che proporrà ai turisti tutto quello che si potrà fare in Valtiberina toscana e, ovviamente, anche i musei saranno presenti! Le pagine che ci riguardano più da vicino sono quelle dei musei di Anghiari e Monterchi: lì vi saranno le informazioni più “pubblicitarie” con i riferimenti ai “social network” (facebook, tripadvisor) che promuovono l’immagine e i contenuti del museo. Inoltre verrà promossa la “rete dei musei della Valtiberina toscana”, il sistema di agevolazione agli ingressi che è iniziato durante le festività pasquali del 2013 e che ha già dato risultati positivi. Per chi non se lo ricordasse, lo slogan dell’agevolazione è: “nel primo museo acquisti l’intero, negli altri entri ‘ridotto’!” Un buon risparmio! I contenuti presenti in questo nuovo sito saranno decisamente “promozionali” proprio per rendere moderno e semplice il messaggio da trasmettere, ovviamente per cercare di invogliare più pubblico possibile a visitare la nostra terra, insieme ai musei! Quindi un invito a visitarlo: www. valtiberinatoscana.it Nel momento in cui si scrive è ancora in corso l’esposizione della Tavola Doria, legata alla manifestazione Capolavori in Valtiberina, prorogata fino al 24 novembre. Chissà se quando leggerete questo breve contributo l’opera si troverà sempre nel nostro amato Anghiari o no... Gabriele Mazzi
La Madonna del Latte di Monterchi Lo stacco e il restauro della Madonna del Parto fatti da Domenico Fiscali nel 1911 non furono soltanto provvidenziali per la conservazione dell’opera (nel 1917 il terremoto lesionò gravemente la cappellina). Restituirono infatti anche alcuni frammenti di affresco, per anni conservati nella Chiesa di San Simeone e successivamente nel Museo della Madonna del Parto. Questi frammenti sono stati sapientemente restaurati e ricomposti dallo Studio Tre di Arezzo ed oggi, per quanto lacunosa, l’opera è ammirabile presso il Museo della Madonna del Parto. L’affresco è frammentario e leggibile solo in parte. La Madonna è raffigurata nell’atto di offrire il proprio seno al Bambino, che lo afferra deciso. La Madonna indossa una tradizionale veste azzurra e rossa con dei risvolti bianchi sui quali campeggiano delle decorazioni che ricordano dei rametti di corallo rosso, simbolo della passione di Cristo. Un tempo le due figure erano impreziosite da aureole dorate e probabilmente ingioiellate, come sembra suggerire il segno lasciato sull’intonaco. Sullo sfondo un cielo stellato. Faceva parte del gruppo rinvenuto dal Fiscali un uomo barbuto a mani giunte, probabilmente il committente rappresentato in un momento di preghiera. Il restauratore nella sua originaria ricollocazione dei pezzi l’aveva posizionato a fianco del gruppo centrale, dove in genere si trovano gli angeli, forse
per ridurre al minimo le dimensioni della tavoletta che fungeva da supporto. Oggi è invece esposto a parte, insieme alla sua sinopia. L’opera è collocabile negli ultimi anni del XIV secolo o addirittura nei primi del XV, quando il gusto tardo gotico permane ancora lontano dai grandi centri artistici. È difficile stabilire la provenienza dell’ignoto pittore, la Valtiberina essendo terra di confine da sempre aperta alle influenze artistiche provenienti dalla vicina Umbria, ma anche dalla Romagna e dalle Marche. Casomai conferma questo continuo e fervido scambio con le scuole locali limitrofe e la consuetudine degli artisti valtiberini operanti tra Tre e Quattrocento di rappresentare figure ieratiche, con gli occhi grandi e cerchiati. L’interesse verso quello che resta di quest’opera sta nel fatto che è lei il genius loci dell’area dove sorgeva la chiesa di Santa Maria di Momentana, quella collina poco distante da Monterchi da sempre dedicata al culto della fertilità e delle acque. Un culto arcaico e fortemente pagano che era stato “normalizzato” in chiave cristiana attraverso un’immagine semplice, di facile comprensione - la Madonna con il seno di fuori che allatta il Bambino, dal punto di vista iconografico in perfetta armonia con l’antico culto e con gli idoli che lo caratterizzavano - affidata alla mano di uno sconosciuto pittore locale, che era oggetto di devozione e che nella devozione trova forse la sua origine, come ex voto del barbuto orante. La stessa devozione che poi sarà rivolta incondizionatamente ad una lignea Madonna col Bambino e alla Madonna del Parto di Piero, un’opera senza dubbio più complessa dal punto di vista non solo pittorico ma anche teologico e iconografico, la cui origine non può essere ricercata - almeno non solamente - nella spontaneità di Piero della Francesca figlio di una monterchiese e nelle preesistenze culturali della zona, che invero sono ampiamente raccolte nella frammentaria precedente Madonna del Latte. Lorenzo Minozzi
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La vignetta di Scacciapensieri:
Un interlocutore difficile!
CRONAC HETTA
Mese di Ottobre 2012
dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.
Mese di Settembre 2012 Venerdì 6. Stamani presto con mio fratello siamo andati al Ponte e per la via del Carmine diversi gruppi di camminatori andavano in su e in giù. Poi, dopo il Ponte delle Fate, abbiamo incontrato il Gegio & Compagni (col camioncino) che “tornavano Anghiari” dopo aver “arcattato” un istrice. Lunedì 9. Stanotte “ho sintito parecchi baturli” e poi ha piovuto anche fortino, ma senza rovesci. * Più tardi sono passato dalla Paola della Croce e ho visto le persiane aperte. Sicché vuol dire che è tornata dalla gita. * Giornata piena che nel pomeriggio c’è stata l’inaugurazione della nuova sede del Tombolo all’ex mulino Martini. Mercoledì 11. Oggi è morta Lorena Cuccini di anni 92. Abitava a Roma, ma ogni anno, in estate, non mancava di soggiornare per diverso tempo ad Anghiari, ritrovando amici di un tempo al Giardinetto. Venerdì 13. Oggi col Valbonetti e il Santi abbiamo collocato il quadro di San Giovanni Battista nell’altare della Natività alla Badia. * Oggi è morto Gino Giorgeschi. Aveva 70 anni ed abitava al Cantone. Era nato a Papiano, dove ora è sepolto, ed ha abitato anche a Tubbiano. * Oggi è morta anche Fenisia Tellinai vedova Brizi. Aveva 98 anni, anzi quasi 99. Abitava al Borgo ed era nata a Montecopiolo in provincia di Pesaro. Era la mamma della Rosanna di Moreno Zanchi. Sabato 14. Stamani m’era parso che c’era il sole invece, quando sono uscito, nebbia. Ma poi, quando sono andato al Ponte, sole dall’Acquedotto in su. Domenica 15. Oggi è morta Paola Del Pia in Parigi di anni 70. Abitava a Quarata ma era nata alle Cascine, quando i suoi già gestivano la bottega di alimentari del Campo della Fiera. Martedì 17. Nei paraggi di Villa Miravalle ho visto, in lontananza, una turista bionda: era la Luli. Mercoledì 18. Davanti alla Fattoria Torriani ho visto due travi lunghissimi. Mi sa che ne sostituiscono altrettanti sul tetto della Fattoria che infatti ci stanno lavorando. Giovedì 19. Oggi è morto Umberto Chiarentin di anni 80 ed abitava all’inizio della via per Arezzo. Era il babbo del Maresciallo Comandante la Stazione Carabinieri di Anghiari. Era nato a Rosignano Marittimo in provincia di Livorno. Domenica 22. Oggi è morto Gino Palazzeschi. Aveva 86 anni ed abitava vicino alla chiesa di San Leo. Era nato alla Palaia ed ha abitato anche a Morone II. Martedì 24. Oggi è morta Maria Canicchi, conosciuta come l’Anna del Lodolino, vedova Angioloni. Aveva 85 anni ed abitava Tralemura. Venerdì 27. Son diversi giorni che mettono nuovi segnali alla Stazione e dintorni. Qualcuno è già scoperto, con gli altri mi sa che ci vogliono fare una sorpresa. Vedremo! Martedì 29. Oggi è nato Diego Santi di Johnny e Manuela Gigli. La sua famiglia abita a Tavernelle, vicino alla chiesa, ed anche il suo fratellino Samuel ha festeggiato il suo arrivo. Lunedì 30. Stanotte, come ieri, è venuto un bell’acquazzone. Ho sentito anche un paio di “toni” lunghissimi. * Oggi è morta Giuseppa Ghignoni in Mugelli. Abitava all’Infrantoio ed aveva 83 anni; era nata a Campalone. Ha vissuto per circa vent’anni a Roma.
Martedì 1. Passando dalle Ville ho visto che hanno già messo il tabellone per il Presepe vivente. Mercoledì 2. Stamani mia moglie mi ha chiamato d’urgenza perché c’erano dei nugoli di moscerini davanti a casa. E l’ho anche fotografati. Giovedì 3. Passando dal Campo della Fiera ho visto che hanno messo una nuova “casina” per l’acqua. Questa ha anche una piccola tettoia. Ho saputo in serata che Celestino, mentre andava a bottega, cadendo, s’è fatto male a un occhio. Mercoledì 9. Stamani stavano pulendo la via di San Leo da Maccarino in qua. Meno male! * Dopo sono passato dal Campo della Fiera, ma il mercato delle castagne o era finito o non era cominciato. Sabato 19. Ero da Vincenzo del Molin del Caccia, quando la sua moglie ha riportato dal bosco un rametto con delle bacche rosse che si usano contro i dolori. Mi ha detto che se voglio sapere come si chiama devo sentire il Tecchioli. Domenica 20. Oggi Iccio ha organizzato una bella gara di ciclisti di una volta: L’Intrepida. Erano quasi 500 corridori e hanno girato per diverse zone del nostro comune. Lunedì 21. Stamani, verso le sette e mezzo, sono sceso nel fondo ed era quasi buio. Sono sceso verso le otto ed era più buio. Mercoledì 23. Stasera con Frido siamo andati alla Murcia a raccattare le castagne nel bosco di una donna di Tavernelle ma nativa di Ripoli. Al ritorno ci siamo fermati da Gosto, il barbiere di Monterchi, che gli dovevo ridare delle foto e abbiamo chiacchierato un po’ con gli avventori. Venerdì 25. Oggi è nata Martina Pettinari di Andrea e Anna Pudlo. La sua famiglia abita a Casarecci, la mamma è di origine polacca ed il babbo è artigiano falegname. Assieme alla sorellina Elisa hanno festeggiato il suo arrivo. Sabato 26. Stamani s’era (io e Alessandro) dalla Carla per dei sambudelli, e ho visto che aveva messo a seccare i pistilli dello zafferano. Lunedì 28. Oggi è morto Alfiero Giorgeschi di anni 78. Abitava a Ca’ del Nero ma era nato al Conventino. Mercoledì 30. Oggi è morto Angiolo Nevistrelli (Angiolino). Aveva 85 anni e abitava vicino all’Osteria di Tavernelle. Era nato a Monteroso e poi ha abitato anche a Belvedere, sotto Valealle. Giovedì 31. Ho visto alcuni gruppetti di ragazzi che cercavano dolcetti o facevano scherzetti. Io, verso sera, ho illuminato una bella “morte secca”.
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PREGHIERA Oh Santo Spirito, libera dentro di noi l’energia vitale che fa germinare la terra; guidaci alla maturazione dolcemente ma tenacemente come il grano sotto il sole nei campi. Tu che non ci vuoi chiusi in spazi angusti, facci risplendere della Tua Luce perché possiamo trasmettere attorno a noi la Tua Parola che trasforma e salva. (Padre Vannucci dell’Eremo delle Stinche - Panzano)
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CONCERTO MEDITAZIONE NELL’ULTIMA SERA DELLA NOVENA DEL SANTO NATALE 2013 Soprano, Noemy Umani Organo, Cesare Ganganelli
Propositura di Anghiari Lunedì 23 dicembre 2013 Ore 21:00