2016-6 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI DICEMBRE 2016 - GENNAIO 2017

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


In copertina

Madonna della Misericordia

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a prima immagine che ci viene alla mente quando pensiamo alla “misericordia”, all’amore incondizionato e generoso che dà senza niente chiedere in cambio, è quella della mamma. Certo, non tutte le mamme sono campioni di abnegazione, non tutte le mamme sono ‘buone e misericordiose’, e, grazie a Dio, la misericordia umana va molto al di là delle mura domestiche e familiari. Ma il fatto è che anche gli altri esempi di misericordia (un medico che cura il suo malato, il samaritano che si fa carico dello sconosciuto, il volontario che raccoglie il profugo dal mare...) non riusciamo a pensarli se non in relazione a quell’incontro iniziale: il primo incontro che abbiamo avuto con il mondo, con la vita, è stato quello di una madre (o di un essere ‘materno’) che ci accoglieva tra le sue braccia, ci stringeva al seno, ci sfamava. Siamo amati ed accettati, qualcuno ci vuole. Questa è la prima cosa che il mondo ci ha detto e la portiamo dentro di noi per sempre, incancellabile, malgrado tutte le ‘prove’ del contrario che vanno accumulandosi nel corso della nostra vita, in cui troppe volte ci siamo sentiti rifiutati, manipolati e sfruttati, ingannati, o semplicemente dimenticati, inutili. Qualcuno ci ha voluto e accolto, anche se non eravamo capaci di niente e avevamo bisogno di tutto, anche se non sapeva chi fossimo (ogni neonato è uno ‘sconosciuto’) e questo significa che siamo qui per qualcosa, se non altro per contraccambiare questo grande amore che ci ha messo e tenuto al mondo. La misericordia è la madre della responsabilità come allegria e gratuità e non come dovere triste; ci mette nella condizione dell’impegno come spontaneità che non fa calcoli perché basta a se stesso - è questa la bellezza dell’amore. La misericordia è il volto di Dio nella storia, come ha scritto Papa Francesco, e ha nella Madre di Cristo la sua immagine più dolce e potente. Guardiamola, inginocchiamoci davanti a lei, per lasciarci avvolgere sotto il suo manto di protezione e benevolenza.

l'editoriale di enzo papi

Un non desiderato ospite!

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uesto non desiderato ospite! Valtiberina zona sismica da sempre. Con i ripetuti fenomeni dell’Appennino centrale, fra Lazio, Umbria e Marche, anche la nostra area è stata sensibile ai contraccolpi. Preoccupazione, un po’ di ansia. Così il terremoto da qualche settimana è nei nostri pensieri e nelle nostre conversazioni. Una curiosità. “Il paesaggio urbano di Sansepolcro è stato disegnato dal terremoto”: ecco le torri mozze, la scarsa presenza di sporti o di strutture sporgenti dalle facciate dei palazzi storici, gli archi di controspinta e di sostegno da un fianco all’altro delle case che si affacciano negli stretti vicoli del centro. All’Università dell’Età Libera di Sansepolcro l’Armando Babbini ha svolto questo tema proprio mercoledì 26 ottobre; termina la lezione ed ecco, in serata, l’evento di Norcia. Anche a Sansepolcro si avverte l’effetto di quella scossa.

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arà il masso di roccia su cui si regge il Castello di Anghiari, ma, nonostante i pochi chilometri di distanza dal Borgo, Anghiari, arroccata nel suo sperone, è sempre stata meno colpita dal non desiderato ospite. Particolarità della consistenza dei terreni, degli spazi, delle strutture geologiche! Ma ha comunque grande memoria: le cronache del Taglieschi sono interessanti e veridiche. Il Borgo ha perso parte della sua memoria documentaria nel crollo del campanile della Badia camaldolese per la violentissima scossa del 1353; lì sotto veniva conservato l’archivio del comune. Taglieschi racconta tutto e ne riferisce la drammaticità e gli effetti. Ricostruzione e disegno edilizio antisismico nascono da queste esperienze tragiche!

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a memoria di Anghiari, così ben conservata dal Taglieschi, è forte ancora oggi, nel momento in cui parti del centro Italia sono così insistentemente flagellate dal fenomeno. Spiegazioni geologiche, problemi di faglie, spaccature imponenti che emergono: tutti dati importanti da studiare. Ma le sofferenze della gente non vanno studiate, vanno consolate. Come si può! Il disagio e la disperazione sono un’altra questione, più umana; sostenerle e farsene carico è cosa che attiene direttamente al cuore e all’identità della delle popolazioni. C’è stata una gara di solidarietà che ha coinvolto un po’ tutti gli italiani; ma quello che ha fatto in proposito la comunità di Anghiari merita una citazione particolare: è entrata in contatto direttamente con il parroco di Amatrice. Un’auto, un assegno frutto di una raccolta solidale e via giù per la E45: ecco il reatino, poi su su per le strade dell’Appennino dove sono ancora ben visibili gli effetti del sisma, crolli, frane, lesioni. Il rapporto telefonico allacciato dal parroco, don Marco, con il parroco del Comune offeso dal terremoto è diventato rapporto diretto, conoscenza di persone, condivisione umana.

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anti si danno da fare, aiutano. E sono preziosi. Preziosissimi. “Ma io conosco tutti, famiglia per famiglia, nome per nome”, dice il parroco di Amatrice. “E conosco necessità, esigenze e sofferenze, spiega, che normalmente sfuggono o non vengono pienamente avvertite dalla macchina degli aiuti pubblici e privati. Il vostro aiuto andrà direttamente per certe situazioni che so molto delicate!” Contatto stabilito, secondo la legge cristiana della condivisione e dell’aiuto fraterno. Nell’anno della Misericordia.

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno L - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanielisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

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Il Giubileo della Misericordia

Riflessioni sull’Anno Santo a cura di don Alessandro Bivignani

Dalle opere alla vita

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a volta scorsa ci eravamo lasciati con una introduzione al significato storico del nome “misericordia”, promettendo che nel prossimo numero si sarebbe parlato di opere di misericordia. «Finalmente una applicazione pratica di tante riflessioni!», direbbero alcuni. Lo spunto ce lo dà ancora una volta Papa Francesco, che nella Bolla per l’indizione del Giubileo della Misericordia dice: «È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina» (Misericordiae Vultus, 15) Sono sicuro che in questo anno giubilare nelle parrocchie si saranno riscoperte le opere di misericordia: le sette corporali e le sette spirituali. Tu che stai leggendo, te le ricordi a memoria? Dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E quelle spirituali: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Certo: una cosa è saperle, un’altra è metterle in pratica. Ma l’esperienza umana ci chiede comunque di fare un passo alla volta. Proviamo a farlo insieme. E visto che lo spazio è poco, e questo è l’ultimo numero dedicato al Giubileo, userò una immagine: Le sette opere di Misericordia corporali di Caravaggio. Questa stupenda opera, dipinta all’inizio del 1600, è custodita a Napoli, al Pio Monte della Misericordia. Lascio lo spazio volentieri a don Marco, se non l’ha già fatto, per una catechesi sull’opera. Al nostro caso interessa solo una visione d’insieme: Caravaggio è riuscito a condensare in uno stretto spazio le sette opere di Misericordia. Al primo impatto il quadro sembra quasi confusionario, poi, mentre lo sguardo si fa più attento, contemplando i particolari del dipinto per poi ritornare sull’insieme, vi riconosciamo una armoniosità tutta particolare. È il caos della vita: le difficoltà e le miserie umane che sembrano scompaginare ogni istituzione. L’opera della Misericordia invece è di riportare armonia. L’evento della disgrazia è come ricondotto alla sua dimensione umana: la com-passione, si diceva la volta scorsa. Tramite la Misericordia l’umano è recuperato e fatto oggetto di dignità. Ma torniamo al quadro: una scena racchiude insieme due opere di Misericordia: dare da magiare agli affamati e visitare i carcerati, raccontate da Caravaggio tramite una giovane donna che col suo seno allatta un vecchio dietro le sbarre della prigione. Così pure nella sinistra del quadro sono condensate le due opere del vestire gli ignudi e visitare gli infermi, con una figura che, come san Martino, aiuta il bisognoso. Lì dietro c’è chi beve da una mascella d’asino, mentre sulla destra c’è la scena del trasporto di un cadavere di cui si vedono solo i piedi. Tutto questo tentativo d’armonia è illuminato dalla scena che si svolge al di sopra: la Madonna con in braccio il Figlio, e sotto di lei un angelo che sbracciandosi sembra precipitare nella laboriosità dell’opera umana: l’angelo, cioè il messaggero, svolge il suo compito portando una sorta di suggerimento agli uomini da parte di Maria e di suo figlio Gesù. Come a voler dire che chi mette in pratica le opere di Misericordia fa la volontà di Dio. Ancora Papa Francesco ci dice: «Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati:

se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (Mt 25, 31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: “alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”».(Ibidem) Così è giunto al termine il nostro cammino di riflessione sul tema del Giubileo della Misericordia, che si è concluso nel novembre scorso. Ma l’augurio per tutti noi è che non sia esaurito il fascino della vita cristiana intesa come vita di misericordia. Quali saranno i frutti di questo Anno Santo straordinario non ci è dato di saperlo, ma è comunque vero che, da ora in poi, ad ognuno è chiesto di impegnarsi a vivere secondo la proposta del Vangelo. Così fecero i nostri padri, le istituzioni antiche di Misericordia, e così fece anche la Chiesa con il Concilio Vaticano II. Nel tempo presente ognuno scelga di fare ciò che la Provvidenza gli chiede. Buon cammino. Don Alessandro In alto,“Le sette opere di Misericordia” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Napoli, Pio Monte della Misericordia.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di dicembre 2016

Mese di gennaio 2017

1 dicembre giovedì: Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 2 dicembre venerdì: Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:00 Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21:00 santa messa con adorazione. 4 dicembre domenica: Domenica II di Avvento: Sante messe secondo l’orario festivo. 6 dicembre martedì : Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del santo rosario. 7 dicembre mercoledì: Sant’Ambrogio, vescovo e Dottore della Chiesa, patrono di Milano. 8 dicembre giovedì: Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sante messe secondo l’orario festivo. 10 dicembre sabato: Madonna di Loreto: Alla sera, dopo la santa messa in Badia delle ore 18:00, verrà effettuata la consueta processione per le strade di Anghiari Vecchio dove saranno creati quadri viventi della vita di Gesù, Maria e Santi. 11 dicembre domenica: Domenica III di Avvento: sante messe secondo l’orario festivo. 13 dicembre martedì: santa Lucia martire e protettrice della vista. È patrona di Siracusa dove probabilmente morì durante la persecuzione di Diocleziano. La leggenda vuole che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. 15 dicembre giovedì: inizio della Novena di Natale, in Propositura alle ore 18:00. Per tutto il periodo della Novena, la Santa Messa vespertina è anticipata alle ore 17:15 circa. Domenica 18 la Novena non avrà luogo e la Santa Messa delle ore 18:00 verrà regolarmente celebrata nella chiesa della Croce. 18 dicembre domenica: Domenica IV di Avvento, sante messe secondo l’orario festivo. 24 dicembre sabato: vigilia di Natale: in Propositura ad Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, dalle ore 15:00 confessioni. Le sante messe della vigilia di Natale saranno celebrate nel seguente ordine: Ore 21:00 nella chiesa di san Lorenzo, alle ore 22:00 al cenacolo di Montauto, alle ore 23:00 in Propositura ad Anghiari. 25 dicembre domenica: Natale di Gesù. Sante messe secondo l’orario festivo. “Venite, adoriamo il Signore che è nato per noi.” 26 dicembre lunedì: santo Stefano, primo martire. Il diacono Stefano è stato il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo: infatti fu lapidato fra il 30 e il 36 dopo Cristo. 27 dicembre martedì: san Giovanni Apostolo evangelista; era il fratello di Giacomo il Maggiore, prediletto da Gesù. Fu presente alla sua crocifissione sul Calvario dove ricevette l’incarico di prendersi cura della Madonna. Ha scritto un Vangelo e l’Apocalisse. 28 dicembre mercoledì: santi Innocenti Martiri. 30 dicembre venerdì: santa Famiglia di Nazareth. 31 dicembre sabato: san Silvestro I Papa: alla santa messa vespertina delle ore 17:00 a Tavernelle e delle ore 18:00 in Propositura “Te Deum”, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell’anno che sta per concludersi.

1 gennaio domenica: Maria Santissima Madre di Dio. Capodanno, sante messe secondo l’orario festivo. 3 gennaio martedì: Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del santo rosario. 5 gennaio giovedì: Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 gennaio venerdì: Epifania del Signore, sante messe secondo l’orario festivo. All’apparire della stella dissero i Magi: “Questo è il segno del grande Re. Andremo a cercarlo, portiamogli i doni: oro, incenso, mirra.” 8 gennaio domenica: Battesimo del Signore. Sante messe secondo l’orario festivo. 15 gennaio domenica: Domenica II del Tempo Ordinario: sante messe secondo l’orario festivo. 17 gennaio martedì: sant’Antonio Abate: nacque intorno all’anno 250 d. C. Fu insigne padre del monachesimo. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. Morì nel 358. 21 gennaio sabato: sant’Agnese, vergine e martire. Morì martire a Roma intorno alla seconda metà del terzo secolo. Morì per decapitazione con coraggio e forza d’animo. Il giorno della sua festa si benedicevano gli agnellini. 22 gennaio domenica: Domenica III del Tempo Ordinario. Sante messe secondo l’orario festivo. 24 gennaio martedì: san Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa (1567-1627). 25 gennaio mercoledì: Conversione di San Paolo. 28 gennaio sabato: san Tommaso D’Aquino, sacerdote e Dottore della Chiesa. Grande studioso di teologia (1225-1274). 29 gennaio domenica: Domenica IV del Tempo Ordinario: sante messe secondo l’orario festivo. 31 gennaio martedì: san Giovanni Bosco, sacerdote (18151888): Fu fondatore dei Salesiani, si occupò in modo particolare dei giovani e dei poveri.

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Qui a destra il santino di santo Stefano, realizzato dalla classe V dell’ISA di Anghiari a.s. 2004/2005 (Lucia Comanducci) e pubblicato dalla parrocchia nel 2005. Si festeggia il 26 dicembre nell’omonima chiesa in piano di Anghiari, a lui dedicata.


S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Inizia il percorso in preparazione al Sacramento del Matrimonio Gli incontri si svolgeranno in Propositura ad Anghiari con inizio alle ore 21:00

Programma degli incontri Ore 8:00

1) Venerdì 2 dicembre 2016 2) Venerdì 16 dicembre 2016 3) Venerdì 13 gennaio 2017 4) Venerdì 27 gennaio 2017 5) Venerdì 10 febbraio 2017

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Info in parrocchia: 0575-788041

Sabato 31 dicembre 2016 san Silvestro I Papa

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10.00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

Santa Messa vespertina e “Te Deum”, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell’anno che sta per concludersi

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

MESSE PREFESTIVE:

ore 17:00 a Tavernelle ore 18:00 in Propositura

Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S.Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del mese al Carmine

A Micciano Ogni Primo Venerdì del mese per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

Ogni Primo Venerdì del mese, al Santuario del Carmine, recita del Rosario e S. Messa con meditazione alle ore 21:00.

S. Messa alle ore 20:00 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Auguri a Ernestina e Cesare

Spigolature di storia locale Nei giornali del Giusti si parla di una lite tra Anghiari e i borghigiani ma non si fa menzione del catorcio rubato. Ecco quanto scrive Ser Giusto Giusti d’Anghiari nei suoi giornali. Anno 1450: “Lunedì a di 29 di giugno in Anghiari fu la festa di San Piero e di San Paulo e fecesi la fiera. Feciaro quegli dal Borgo a San Sepolcro questione in la festa; e poi la sera a popolo delle persone più che 400 dal Borgo corsaro ad Anghiari armati con animo d’offendere gli anghiaresi . Ritrovami io a raffrenare i nostri d’Anghiari e a spartire, e con gran fatica difendemmo che non vi fusse la mala sera; pur così ne furono feriti parecchi dall’una parte e dall’altra. Fu cattivo atto fatto da quelli del Borgo.” Penso che il Taglieschi collochi il fatto del catorcio in questa litigiosa giornata. A cura di Franco Talozzi

ANGHIARI Al mio paese natio una poesia voglio dedicare per mai dimenticare, per sempre ricordare. Vi nacqui nel millenovecentosessantacinque ma tutta la storia, verrebbe di certo un po’ a noia. La mia famiglia è una gran meraviglia. Di Urio son la nipote, che con la Bruna una piccola bottega di preziosi aveva. Con gli orologi ci sapeva fare, e ad Anghiari e dintorni non faceva altro che aggiustare. Lo zio Pierpaolo l’arte ha ereditato ed ora, con valore meritato, l’ha messa in un cassetto. Son la figlia della Laura, che per tanti anni è stata la cuoca della scuola materna. Con amore e gentilezza sapeva cucinare e le sue ricette erano una vera prelibatezza. I giovani di Anghiari ci sono cresciuti ed ora che non c’è più son tutti dispiaciuti. Della Francesca, la giornalista, son la sorella che è diventata brava e bella. Con la penna sa parlare e le parole sa ben mescolare. Ed ora anche se ad Anghiari non sto più ad abitare della sua bellezza e della sua gente non potrò mai dimenticare. Sono ora un po’ aretina ma son sempre la vostra Cristina.

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Sabato 24 settembre scorso Ernestina Corsi e Cesare Ceppodomo hanno festeggiato il cinquantesimo di matrimonio. Nozze d’oro quindi che hanno voluto ricordare con tutta la loro famiglia, figli e nipoti, con una vacanza (un po’ esotica) per trascorrere tutti assieme una decina di giorni. Ernestina e Cesare si erano sposati nel 1966 in Propositura, parrocchia di entrambi, e la celebrazione era stata presieduta da don Nilo Conti (nella foto con gli sposi). “Ci siamo conosciuti fin da piccoli. Cesare abitava nella casa abitata ora dalla Gilda, mentre io abitavo nella casa paterna poco più in su, sempre nel Borgo della Croce. Poi Cesare era amico di mio fratello Amedeo ed insomma eccoci qua.” A Ernestina e Cesare, che ora abitano nella casa natale del pittore Francesco Nenci, sempre nel Borgo della Croce, dopo gli auguri di familiari e amici arriveranno ora anche quelli degli anghiaresi e della Redazione.

Notizie dal giornale 14 novembre 2016

All’Istituto Ciuffelli di Todi è stato presentato il libro “Perché proprio B(io)?” È la storia del primo agricoltore biologico dell’Umbria. L’Istituto ha una fattoria didattica e dedica un’attenzione particolare alla riscoperta della biodiversità, che vuol significare storia, tradizione, identità.


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Auguri ad Aurora...

...e a Luca

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iovedì 20 ottobre 2016 presso l’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Scienze Forestali e Ambientali, laurea triennale, Aurora Nosi ha discusso una tesi dal titolo: “L’ impatto degli ungulati selvatici in un bosco ceduo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi”. Ha ottenuto la bella votazione di 98/110. Relatrice la professoressa Susanna Nocentini; correlatori: il professor Davide Travaglini e il professore Alfredo Bresciani. “In questo giorno speciale mi hanno accompagnato il mio fidanzato, sua madre e un’ amica speciale in una macchina; nell’altra macchina i miei genitori, mia sorella col marito e il figlio. A Firenze ci hanno raggiunto gli zii materni e amici del coro della Pastorale giovanile e della FUCI di Arezzo. È stato bellissimo sentire la viva partecipazione dei ragazzi della pastorale giovanile, del fidanzato emozionatissimo senza il quale non avrei saputo come fare e della mia famiglia che mi ha sostenuto fino all’ultimo.” Anche noi della Redazione ci uniamo volentieri ai tanti amici per mandare i nostri auguri e li indirizziamo a Casale.

l giorno 28 ottobre 2016 Luca Scimia si è laureato presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, Scuola di Scienze Politiche, Facoltà di Scienze Politiche, Sociali ed Internazionali con una tesi in ‘Teorie dell’organizzazione’ dal titolo “La cultura organizzativa all’interno della Brunello Cucinelli S.p.A.”. Relatore è stato il professor Federico Toth. Ma ecco ora il ricordo di Luca stesso. Una bellissima giornata: proclamazione alle ore 9 del mattino, poi brindisi con gli amici, alcuni scherzi nella tradizionale Piazza Verdi e poi pranzi con i parenti. Emozione unica. Un pensiero speciale ai miei nonni Altero e Costanzo ai quali ho dedicato il mio elaborato. Adesso frequento una laurea magistrale in Gestione del lavoro e Direzione di impresa all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E noi della Redazione, qui da Anghiari, a questo punto mandiamo i nostri auguri direttamente a Milano.

Linda e Giampaolo

di Emmedipì

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l giorno 21 settembre 2016 Linda Pacini e Giampaolo Gattari hanno festeggiato il loro 25° anniversario di matrimonio: nozze d’argento. Si erano sposati nella chiesa di Pieve di Sovara: la S. Messa era celebrata da Don Giovanni De Robertis che, trasferito da poco tempo a Castiglion Fiorentino, fu molto felice di tornare ad Anghiari per unire in matrimonio i suoi giovani amici. Domenica 25 settembre, presso il Santuario del Carmine, don Marco li ha menzionati durante la celebrazione liturgica e noi della Redazione volentieri mandiamo i nostri auguri per questa lieta ricorrenza.

La vignetta di Scacciapensieri:

Il calabrone

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io la penso così

Imbecilli (Settembre 2016)

Pensavo che erano finiti. E invece il proverbio ha sempre ragione ed è sempre attuale: La madre degli imbecilli è sempre incinta. Uno di loro, qualche giorno fa, è passato dalla Badia e ha scassinato lo sportellino che racchiude la tastiera dell’allarme. Naturalmente l’allarme si protegge da solo e lo sportellino è puramente estetico; fu realizzato a suo tempo da Adriano, abitante della strada che porta alla chiesa e che, senza nulla chiedere, lo collocò appunto all’ingresso: ora mi toccherà cercare di nuovo il suo aiuto. Qualche giorno dopo, quando aprivo la chiesa della Maddalena nel Borgo della Croce, sono venuto a sapere che un parente dell’imbecille di cui sopra aveva rigato tutte le macchine parcheggiate lungo la strada.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Chiesa abbaziale di S. Bartolomeo Apostolo nell’antico centro storico di Anghiari -seconda parte-

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istrutta la prima Abbazia di San Bartolomeo del secolo XII, che sorgeva più in alto presso il Conventone, la nuova fu costruita intorno al 1352, al tempo di Massimo di Pietramala, successore di Saccone dei Tarlati. Era assai più piccola dell’attuale, la quale ha subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti e trasformazioni, esterne ed interne, fino agli ultimi lavori del 1944, quando fu riaperta al culto. Fu ingrandita nel 1447 dell’attuale spazio del presbiterio e coro ed anche il campanile a torre fu ricostruito dopo il 1456. Il sacro edificio, orientato a sud-est, appare all’esterno come una vetusta costruzione ubicata sotto un palazzo profano, con tanto di finestre e balcone, ma una semplice croce di ferro fissata sopra un portale di pietra, due finestrelle circolari, due stemmi erosi e sull’architrave il nome illeggibile di un cardinale “ABATE COMMENDATARIO” con la data A.D. MDCCXXV, ci indicano che siamo di fronte alla storica Badia di Anghiari. Appena entrati, la chiesa si presenta come una grande cripta, di pianta asimmetrica, spostata verso destra, composta da quattro campate con volte a crociera. Il pavimento in cotto, la cui superficie complessiva si aggira intorno ai 100 mq, è formato di mattoncini quadrati. Nel pavimento si notano circa 25 sepolture, che custodiscono i resti mortali di tante famiglie anghiaresi dei secoli passati. Nella prima fila, vicino all’entrata, ce ne sono sette, nella seconda fila sei, nella terza fila cinque e le altre sono distribuite nel presbiterio e nel coro. Nella controfacciata in basso, vi sono due pile in marmo per l’acqua santa e in alto c’è una bella orchestra lignea con un vecchio organo di Andrea Feligiotti di Urbino. Attualmente ci sono cinque altari: il maggiore, collocato nel presbiterio, e gli altri quattro aderenti alle pareti laterali, ma nella visita apostolica del 1583 di cui parleremo nella prossima puntata gli altari risultano otto. Ora passiamo a descriverli uno per uno. Il primo altare a sinistra, sul quale c’è una tela rappresentante il Battesimo di Gesù, è situato in una specie di cappella laterale, protetta da un’inferriata, illuminata da una finestra rettangolare, un tempo era di proprietà della famiglia Bigliaffi. Il secondo altare a sinistra è dedicato alla Madonna di Loreto. Ha mensa e supporti lignei, in passato era di proprietà della famiglia Magi. È adornato da 3 nicchie

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in pietra, incassate nella parete, di cui la centrale, più grande, è stata scolpita da Benedetto di Santi da Settignano e contiene la statua lignea trecentesca della Madonna che sostiene Gesù Bambino in piedi sul ginocchio sinistro e sulla destra un libro. È attribuita a Tino da Camaino (Siena). Questa bella statua, di legno scolpito policromo, risale al 1317 circa. Le due nicchie più piccole provengono invece dagli altari demoliti nel 1775 dal cardinale Francesco D’Elci e con il pietrame di questi furono ornate su disegno di Guglielmo di Marcillat. Questo altare, essendo dedicato alla Madonna di Loreto, è oggetto di grande devozione popolare, che si manifesta soprattutto nel giorno 10 dicembre con una solenne processione. Il primo altare a destra dell’ingresso è di pietra. Ai margini della mensa, addossata alla parete, ci sono due gradini per candelieri e tra due colonne di pietra scanalate che sostengono un timpano triangolare, sul quale c’è lo stemma della famiglia Testi, c’è una bella tela raffigurante Sant’Emidio, patrono dei terremoti. La tela proviene dalla Propositura, nella quale è stata trasferita quella del patrono San Bartolomeo, venerata un tempo su questo altare. Sotto l’immagine si legge: “Dominus virtutum nobiscum”. Il santo è rappresentato in vesti pontificali. Il secondo altare del lato destro non presenta nulla di particolare, è dedicato a San Giovanni Battista, raffigurato in una tela probabilmente del Sei-Settecento. Precedentemente qui era esposta e venerata dai fedeli una Natività di Scuola robbiana, traslata e conservata nel Museo Taglieschi. Entrati nel presbiterio, attraverso un gradino di pietra, distinto dal resto della chiesa da una balaustra lignea, ci troviamo di fronte al settecentesco altare maggiore in


Le nostre chiese... pietra, sul quale c’è il tabernacolo, anch’esso in pietra, circondato da due gradini laterali che sostengono quattro candelieri lignei dorati. Questo altare è stato restaurato nel 1944, infatti sul lato destro, che sostiene la mensa, si legge: CONFRATERNITAS MISERICORDIAE DICAVIT SS.MO C R O C I F I X O D E V O TA A . D . MCMXLIV, mentre in quello sinistro si legge IN MEMORIA IOSEPH ANGELI CONTI HUIUS ECCLESIAE PREPOSITI OBIIT A.D. MCMXXIV. Sulla parete aderente all’altare, c’è una grande nicchia adornata da legno scolpito e dorato, nella quale è custodito e venerato uno splendido Crocifisso in legno scolpito da ignoto sculture toscano del secolo XIII e, accanto, su supporti lignei dorati, si vedono due angioletti in preghiera, mentre al centro, sotto Gesù Crocifisso, c’è una statua dell’Addolorata a mani giunte. Questo Crocifisso, molto sofferente, è stato sempre oggetto di grande devozione del popolo cristiano di Anghiari, specialmente il 3 di maggio. Sugli spazi laterali, sopra le due porte che si aprono al retrostante Coro, a sinistra abbiamo la statua di San Giovanni Battista e più in basso quella di San Zanobi, mentre a destra quelle di San Marco Evangelista e di S. Andrea Corsini. La nicchia del Crocifisso, all’interno è adornata con ornamenti barocchi, all’esterno invece da due colonne scanalate di color marmo verde che sorreggono il timpano sul quale è scritto: Nos autem oportet gloriari in cruce D. N. J. Christi. Il tutto è protetto da un grande tendaggio dipinto sostenuto da sei angioletti. La superficie del presbiterio, anch’esso di forma irregolare, si aggira sui 50 mq, amplificandosi sulla parte destra che porta alla scala della sacrestia. Sulle pareti del presbiterio sono murate una decina di lapidi, di varie forme, con incisioni non sempre di facile lettura, che meriterebbero di essere trascritte e datate;si notano inoltre anche piccoli frammenti di affreschi scomparsi. Presso la porta laterale c’è un’antica pila di pietra e, ai lati della balaustra, pendono dalle pareti due lampadari per parte. Dal presbiterio, attraverso due porte laterali all’altar maggiore, si entra nel Coro, di pianta rettangolare, della superficie di circa 24 metri, pavimento in cotto, composto da mattoncini rettangolari, sul quale appaiono due sepolture o ossari. Sulla parete ad est, c’è una finestra e in basso una porta verso l’esterno. Un lungo scranno in legno antico aderisce

sulla parete di fondo, dove in alto appare una interessante tela con bella cornice dorata, raffigurante San Giuseppe m o r e n t e , circondato dai suoi cari; sopra il quadro c’è un piccolo occhio. Uscendo dalla parte occidentale, troviamo un piccolo spazio dove c’è un bel confessionale che non sembra usato recentemente. A questo si accede anche dal resto della chiesa, attraverso un’apertura d’arco. Una scala di sei gradini in pietra porta alla sacrestia, che si presenta anch’essa a pianta rettangolare, della dimensione di metri 9 x 4, con soffitto a volta a botte, adornato da una cornice in pietra. Un bel finestrone illumina l’ambiente. Un antico mobile con una cassapanca e un armadio custodiscono gli arredi e i vasi sacri. Concludiamo ricordando che i Camaldolesi governarono direttamente questa Abbazia in spiritualibus e nei beni dal 1105 al 1508, quando iniziò l’elenco dei quindici Abbati Commendatari, dipendenti dalla Sede Apostolica, i quali non risiedendo ad Anghiari, eleggevano attraverso il Vescovo aretino i loro Vicari perpetui della Badia. Quando questa, nel 1787, fu soppressa perché era stata edificata la nuova chiesa-Propositura, l’ultimo Vicario degli Abbati Commendatari, don Telesforo Doni, fu nominato Primo Proposto.

Nell’altra pagina veduta della chiesa di Badia con l’altare maggiore, l’edicola con il crocifisso e le quattro statue ai lati come si dice nell’articolo. In questa pagina in alto; a sinistra l’altare del Battesimo di Gesù e, a destra, la tela di sant’Emidio. Qui sopra la lapide di Lorenzo Biagiotti: il Nannicini lo elenca fra i primi cappellani della Badia nell’anno 1732; rinunciò nel 1778. A destra le canne del bell’organo del Feligiotti.

Chi canta a tavola e fischia a letto è un matto perfetto.

El Ronco, Spogliabecco e la Gattina son tre poderi che mandino ‘n rovina.

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I lettori che ci hanno mandato la loro offerta per l’Oratorio Ci permettono di continuare la stampa del giornale

Luigina Micanti, Casa Bruna Luisa Romiti, Milano Marco Caremani, Lastra a Signa Marco Malatesta, Monterchi Mario Veri, Via dei Cipicchio Maura Giovacchini, Monterchi Michele Boncompagni, Il Borgo Nadia Bianchini, Il Borgo Nara Ferrini, Ponte alla Piera Osvaldo Verdinelli, Monterchi Pierluigi Gallai, Castello Pietro Casi, Bologna Rita Caneschi Vitellozzi, Frassineto Roberta Tenti, Roma Rosetta Boncompagni, Via della Ripa Rosita Chieli, La Meridiana Sergio Montagnoli,Via Nova Silvana Bacci, Giardinetto Vittoria Giovagnini, Case Alte-San Leo Wilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli

Alba Batani, Roma Albertina Romanelli, Monterchi Alfredo Mammoli, Bagnolo-Tavernelle Anna Arrighi, Via d’Arezzo Anna Maria Guiducci, Arezzo Annunziata Peluzzi, San Leo Antonio Rinaldi, Banca Bruno Acquisti, Catorcio Carla Giovagnini, Città del Vaticano Centro Sociale Anghiari Elena Sassolini, Terrato Ernesto Pacini, S. Giuliano Mil. Eros Petruccioli, Campo della Fiera Famiglia Frini, Cesate Milano Fernando Olandesi, Giardinella Giancarlo Balestri, Milano Giovanna Belperio, Dogana vecchia-S. Leo Giovanni Gorizi, Il Borgo Giuseppa Capucci, Bernocca Guido Acquisti, Le Ville Iva Polendoni, Palazzo del Pero Leandro Fiorani, Caserecci Lilli Cerboni, Bernocca Loretta Micanti, La Fonte Luciano Monti, Pioltello MI

Sono poi pervenute anche le offerte di Rossana Santi in memoria dei genitori Primo e Adriana, di Silvana Pierantoni per i bisognosi della parrocchia e di Malvina Martini in memoria di don Nilo. Nassiriya - Lunedì 14 novembre ad Anghiari si è svolta la cerimonia di commemorazione delle vittime della strage di Nassiriya. La Santa Messa è stata celebrata in Propositura, quindi la cerimonia è continuata al Campo alla Fiera dove si trova il monumento in memoria delle vittime. Qui è stata deposta una corona di alloro. Erano presenti le autorità civili e militari di Anghiari ed i rappresentanti dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri. Qui a sinistra foto ricordo all’interno della Propositura con i gonfaloni del Comune di Anghiari e delle Associazioni presenti alla cerimonia.

Annata agraria - Domenica 13 novembre è stata celebrata nella parrocchia di Tavernelle la 66ª Giornata Nazionale del Ringraziamento per l’annata agraria che, da tradizione, si conclude in quei giorni di novembre. Nella foto vediamo i tanti prodotti, dei campi e dell’orto, esposti in chiesa per questa importante giornata per gli agricoltori nostrani. Questo che sta per concludersi è l’anno dedicato dall’Assemblea dell’ONU ai legumi con un richiamo all’impegno per la trasparenza dell’informazione ai consumatori.

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Anghiari - Amatrice. Parrocchia aiuta Parrocchia Caritas parrocchiale di Anghiari

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uante volte ci siamo chiesti (o abbiamo pensato): ma se io invio soldi per aiutare questa iniziativa (ricerche nel settore sanità, disastri naturali, associazioni Onlus, Missioni, …), questi miei soldi, che fine faranno? Aiuteranno veramente chi ha bisogno o prenderanno altre strade “sconosciute”? Prima di tutto questo dubbio non può e non deve essere un alibi per poi non aiutare: dopo di che è legittimo inviare aiuti tramite il percorso ritenuto più “sicuro ed efficace”. L’occasione ultima nella quale forse ci siamo posti questa domanda è stata probabilmente quella del terremoto ad Amatrice e nelle zone circostanti. La nostra parrocchia di Anghiari, oltre alla raccolta effettuata in tutte le chiese ed inviata poi alle zone terremotate tramite la Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ha favorito altre iniziative locali che hanno dato ottimi risultati. La comunità di Santo Stefano, attraverso una riuscitissima cena, ha raccolto la bella somma di € 2.500, ed analogamente la comunità del Carmine ha incamerato altri € 1.500, mentre la Confraternita di Misericordia ha provveduto a contribuire con € 1.000,00. La Parrocchia di Anghiari ha provveduto ad inviare direttamente alla Parrocchia di Amatrice questi € 5.000, e la consegna del denaro è stata effettuata personalmente al parroco di Amatrice, Don Savino D’Amelio. Giovedì 13 ottobre una delegazione anghiarese (Piersecondo, Giuseppe, Leonella, Franca, Paolo e Massimo), a nome della Parrocchia ed in rappresentanza delle citate tre organizzazioni, si è messa in viaggio verso la zona disastrata. Nella marcia di avvicinamento ci siamo resi conto di quanto fossero isolate le aree colpire dal terremoto, e anche di come la neve fosse già abbondantemente presente nelle pendici dei Monti della Laga che dominano la stretta valle nella quale Amatrice sembra volersi insinuare a viva forza. Di fronte a queste prime immagini di avvicinamento è aumentata in noi la preoccupazione per la realtà con cui a breve ci saremmo dovuti confrontare. Arrivati nel paese semidistrutto, ci siamo resi conto immediatamente, se ce ne fosse stato bisogno anche dopo aver visto le drammatiche immagini televisive dei giorni precedenti, di come tutto il piccolo centro fosse ridotto in macerie, transennato, chiuso al transito e sorvegliato da forze dell’ordine di varia provenienza; queste ultime avevano l’incarico, soprattutto (ci hanno dichiarato poi) di salvaguardare ciò che è rimasto nelle case dal rischio di sciacallaggio. Ci siamo recati immediatamente presso la sede parrocchiale di Amatrice dove ci attendeva il parroco Don Savino. In realtà la sede parrocchiale è costituita momentaneamente da un grande tendone (con funzione di Chiesa) e da un container, un bilocale in lamiera (la casa del parroco), in quanto le strutture ufficiali sono semidistrutte o fortemente lesionate. Don Savino ci ha introdotti all’interno della sua provvisoria casa-ufficio in lamiera, che di fatto occupavamo per intero, in piedi; l’unica sedia pieghevole che trovava spazio nell’angusto locale veniva utilizzata al momento di dover usare un computer appoggiato su un ridottissimo tavolino. Consegnato l’assegno della Parrocchia, abbiamo posto qualche domanda su come il parroco stesso si stesse “muovendo” di fronte ad una situazione così difficile. Ed è proprio dalle parole di Don Savino che abbiamo capito che questa volta avevamo scelto il canale diretto e giusto per portare con i nostri soldi un minimo di aiuto a chi ne ha veramente bisogno, senza intermediari o strade tortuose. Don Savino ci

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ha detto che tutto il denaro che è arrivato direttamente alla parrocchia di Amatrice (e quello che, spera, arriverà ancora) verrà destinato agli interventi umanitari a favore dei più disagiati, nella speranza che tutti possano sentire una forma di aiuto ed un po’ di calore umano in un momento così tragico. Ci ha spiegato anche che un piccolo aiuto lo dovrà dare anche per agevolare la “ricostruzione del forno”, in quanto non può immaginare di dover continuare a lungo ad avere per i suoi parrocchiani il pane fresco più vicino a cinquanta chilometri di distanza. La sua grande preoccupazione è che dei 900 abitanti del paese (di cui purtroppo 100 morti sotto le macerie) solo 165 sono al momento alloggiati nei container nelle vicinanze, mentre gli altri hanno trovato rifugio, più o meno provvisorio, presso parenti lontani o in strutture alberghiere lungo la costa adriatica; ed il suo timore più angosciante è che nel medio periodo rimangano in zona solo i più anziani o comunque coloro che non riusciranno a trovare sistemazioni, anche lavorative, in aree più lontane. E proprio per questi motivi vuol essere vicino ai suoi parrocchiani rimasti, per lo più anziani, con tutte le risorse possibili, fin da subito, in quanto la ricostruzione del paese ed altri interventi avranno purtroppo tempi di attuazione ben più lunghi. Usciti dal container, don Savino ci ha introdotti nella tendachiesa; e lì mi son permesso di chiedergli “a bruciapelo” qual era in un contesto così drammatico la sua “missione vera”. Mi ha preso a braccetto, allontanandoci un po’ dagli altri, forse non per scelta ma per riflesso condizionato, e mi ha detto: “La mia missione è quella di -ricostruire- la speranza di fede nell’anima di questa gente così colpita dalla violenza della natura; per aiutare in questa ricostruzione di fede io devo esserci ora, devo ridare calore e fiducia ai miei parrocchiani, li devo trascinare, li devo aiutare, devo dare esempio, devo farli sentire vivi ed amati. Ho bisogno che le loro radici dell’anima, scosse e sradicate dalla violenza del terremoto, ritrovino terreno fertile per attecchire di nuovo per una vita dignitosa sotto il mantello della Madonna della Misericordia. Ed anche il vostro assegno di 5.000 euro che oggi mi avete portato, mi aiuterà in tutto ciò”. Il viaggio di ritorno ad Anghiari è stato accompagnato da continua pioggia, con la “delegazione dei sei” abbastanza silenziosa ed assorta; ognuno di noi era probabilmente perso nei suoi pensieri, in un’esperienza cruda da rielaborare individualmente, senza commenti o scambi di opinione. Nelle poche conversazioni del ritorno, un punto fermo e condiviso, però, c’è stato. Eravamo tutti convinti che almeno questa volta la domanda “Questi nostri soldi, che fine faranno? Aiuteranno veramente chi ha bisogno o prenderanno altre strade “sconosciute?”, avevano avuto una risposta certa e positiva. La nostra parrocchia aveva individuato la strada giusta! In alto, parziale veduta della tenda utilizzata come chiesa ma anche luogo di incontro per le popolazioni di Amatrice.


Una giornata speciale per il compleanno di Piero Lega

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ncontriamo Piero Lega in cima al Chiassolo e memori e a conoscenza che il 2016 è l’ottantesimo anniversario dalla sua nascita gli chiediamo di raccontarci come è stato festeggiato. Sono nato il 10 giugno 1936, nel lontano ‘36, e quindi ottanta anni compiuti, anzi compiutissimi. Abbiamo fatto festa, ma per poco ci lascio il cuore perché i miei figli hanno organizzato il tutto in questo modo. Hanno cominciato a dirmi: «Ma babbo che vuoi fare festa!, di feste se ne fanno tante. Massì, andiamo a prenderci una pizza in famiglia e finisce là» E insomma mi hanno convinto. E pensavo fra me: “ma guarda questi figlioli come sono diventati attenti a non spendere. Mi sta bene, mi sta bene! A me basta una candelina, si sta insieme e si fa festa fra di noi.” E invece che cosa era successo? Questi avevano organizzato una festa invitando gente dall’Inghilterra (e che sono venuti) da Roma, da giù, dal lontano sud. E così mia sorella Mina, che non sta tanto bene, ha quindi fatto un viaggio con difficoltà. La sera quindi mio figlio mi fa: «Andiamo a mangiare questa pizza. Dove andiamo?» E qui fanno una farsa da veri attori. Chi dice andiamo in Piazza chi dice andiamo su alla Pineta così i bambini si divertono. «Va beh babbo scegli tu!» E loro invece avevano tutto organizzato. E quindi vince la Pineta. Andiamo alla Pineta, parcheggiamo e appena entro vedo due del nostro gruppo l’Ortalli e un’altra persona. «Guarda,» faccio io «anche loro a prendere la pizza; uniamoci con loro.»

Ancora non avevo capito niente. Quando entriamo nel salone, al chiuso, troviamo una cinquantina di persone che iniziano subito a far casino e lì sono iniziati i festeggiamenti. Ma la cosa che mi ha toccato il cuore di più è quando mio figlio mi fa: «Babbo, c’è tua sorella al telefono.» Prendo il telefono e: «Ciao Mira come stai? Bene, bene. Sapessi che mi hanno combinato. Ci sono qui una cinquantina di persone: c’è Wagner, Lorenz e tutti gli altri. Non ti dico quanta gente. Addirittura hanno fatto venire anche un amico da Roma, un vecchio amico di gioventù.» Così io parlavo con lei sicuro che stava lontana, a Lecce, quando mi sento toccare le spalle. Mi giro ed era lei; per poco svengo e mi sono aggrappato a mia sorella ma la gioia è stata tantissima. A quel punto tutti assieme hanno intonato “Tanti auguri, Buon compleanno,” e finalmente ho inquadrato che quella festa era tutta per me. Una festa stupenda e mi ha commosso come mio figlio è riuscito a trovare tutti i miei amici che hanno accettato di venire a mangiare una pizza, anche se poi non è stato solo pizza; ma insomma una bella serata e anche Lela era felice per il suo maritino.

Spigolature dalla Misericordia anteprima

Siamo certi che saprà inserirsi al meglio nella nostra struttura, e pertanto siamo anche convinti che con il suo apporto la nostra/ vostra Confraternita di Misericordia potrà contare su un nuovo importante elemento di riferimento.

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l nostro salone ha ospitato nella giornata di venerdì 4 novembre una interessantissima relazione sui rischi della “navigazione internet”. Al mattino l’incontro è stato dedicato agli studenti delle terze medie del distretto didattico, mentre al pomeriggio la stessa presentazione è stata rivolta ai genitori degli studenti medesimi. L’organizzazione del miniconvegno è stata curata dal “Lyons Club” di Sansepolcro. Avendo personalmente assistito all’iniziativa, mi son reso conto che l’iniziativa meriterebbe una diffusione più ampia anche all’esterno dell’ambiente scolastico, coinvolgendo altri ragazzi ed adulti di ogni età. Chissà che nel prossimo futuro non si possa realizzare un nuovo incontro aperto a tutti…

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a qualche settimana la segreteria della nostra Confraternita può contare su una nuova valida collaboratrice; si chiama Eleonora. Assieme alle altre due “colonne” dell’ufficio, Emanuela e Livia, porterà avanti l’aspetto contabile e la fase organizzativa di tutti gli altri adempimenti dell’ufficio, dalla prenotazione dei servizi socio-sanitari alla programmazione degli equipaggi dell’emergenza-urgenza, dalla gestione dei fogli di viaggio alla contabilizzazione delle prestazioni nei confronti della ASL di area vasta. Essendo già in possesso del brevetto di soccorritrice di livello avanzato, Eleonora fornirà anche un valido aiuto nei turni del 118 e, soprattutto, sarà pronta ed attenta ascoltatrice delle istanze che la comunità anghiarese avrà la necessità di rivolgere presso il nostro ufficio-segreteria.

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Naturalmente anche la Redazione manda i suoi auguri all’amico e collaboratore dell’Oratorio e li manda per il Viale del Giardinetto, ma conosciuto anche come “Gran Via”, dove vive Piero con la sua famiglia.

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a data non è ancora confermata, ma presumibilmente dal 1° gennaio 2017 avrà inizio anche nella nostra vallata il nuovo assetto del servizio ASL di emergenza-urgenza. L’attuale organizzazione prevede in vallata un’ambulanza con medico a bordo (il 118) in stazionamento presso l’ospedale di Sansepolcro ed un’ambulanza a pronta partenza (in BLSD con tre volontari a bordo e con stazionamento in Anghiari o Pieve Santo Stefano o Sansepolcro). Dal 1° gennaio il nuovo assetto sarà composto da un’auto medicalizzata, con medico ed infermiere a bordo (con partenza dall’ospedale di Sansepolcro), da un’ambulanza a pronta partenza con stazionamento a Sansepolcro ed un’altra ambulanza a pronta partenza con stazionamento ad Anghiari o Pieve Santo Stefano. Il servizio complessivo a favore delle nostre comunità di vallata sarà sicuramente migliorativo, anche se l’impegno delle nostre Confraternite sarà ancora più essenziale e impegnativo. Siamo chiamati a tenere alto il prestigio e l’onore di tutte le nostre Misericordie di vallata, anche in un momento in cui ci viene chiesto di dare “sempre di più”; i nostri volontari, che sin qui sono stati disponibili e pronti a dare positive risposte alle continue pressanti richieste della ASL, sapranno accettare la sfida e continueranno ad essere il fiore all’occhiello di un movimento di volontariato socio-sanitario anghiarese sempre più disponibile e qualificato. Che Dio renda loro merito!


NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Elenco Offerte Settembre – Ottobre 2016 Enzo Selvi 10.00 Giabbanelli Giancarlo – La famiglia in memoria 150.00 Edda Fedeli - La famiglia in memoria 365.00 Maria Pasqui - La famiglia in memoria 155.00 Andreina Rosetti 10.00 Enzo Polendoni 60.00 Avre Nardi - La Famiglia in Memoria 100.00 Antonietta Gennaioli 25.00 Mauro Billi 75.00 Federica Comparini 10.00 Franca Gennaioli - La famiglia in memoria 70.00 Carolina Tizzi - La famiglia in memoria 500.00 Francesco Baracchi 10.00 Maria Dalla Ragione - La famiglia in memoria 70.00 Livia Sciadini - La famiglia in memoria 375.00 Franceschina Tricca - La famiglia in memoria 110.00 Lucio Piomboni 40.00 Elda Papini 10.00 Celeste Piomboni 10.00 Vilma Palazzeschi 100.00 Isolina Gaggiottini e Famiglia in Memoria di Roberta Gaggiottini 50.00 Norma Pianigiani 25.00 Agostino Giovagnoli 10.00 Alberto Baracchi 10.00 Maria Rita Castellani 10.00 Marinella Miano in memoria di Franco Zafferani e Antonio Miano 20.00

Elenco nuovi soci al 31 ottobre 2016 Giuseppina Bistoni Ivano Bruschi Irene Cipriani Celestino Crocioni Laura Di Lauro Silvia Gentili Morena Giglini Agostino Giovagnoli Daniela Innocenti Enrico Meucci Andreina Rosetti

Spigolature dalla Misericordia Progetto defibrillatori. Da qualche settimana stanno spuntando (finalmente) alcuni cartelli indicatori che segnalano la vicina presenza dei defibrillatori sparsi nelle varie località del territorio comunale; mancano ancora molti cartelli ma, ci dice l’ufficio tecnico comunale, pian piano verranno collocati tutti quelli precedentemente concordati con la nostra Confraternita. Nelle prossime settimane verranno posizionati altri due defibrillatori, uno nella parte bassa di Piazza del Popolo ed uno all’ingresso dei parcheggi pubblici nella zona dell’oratorio parrocchiale. Proseguono inoltre gli incontri con la popolazione per il “retraining” sul corretto uso dei preziosi strumenti. Volontari. È finalmente entrato in funzione, a pieno regime, l’appartamento di Via Nova che la parrocchia di Anghiari ha messo a disposizione dei nostri volontari. Se è vero che durante i turni del mattino e del pomeriggio i nostri volontari del 118 (o BLSD) preferiscono alloggiare in sede, in pronta partenza a disposizione della ASL per le chiamate di emergenza-urgenza, è altrettanto vero che per i turni di notte gradiscono la soluzione dell’appartamento per una maggiore comodità nei momenti di pausa (brandine e divano più comodi). Ma, sto scoprendo in questi giorni, gradiscono l’appartamento anche perché “l’uso di cucina”, comincia a sfornare i primi “appetitosi piatti di portata”. Me ne sono accorto sbirciando in maniera piratesca nel loro gruppo di WhatsApp; fra le loro comunicazioni istituzionali di servizio (calendario dei turni, appelli di collaborazione, qualche simpatica battuta goliardica…) ho notato anche delle foto, scattate dalla cucina dell’appartamento, con i bravi volontari alle prese con piatti fumanti di spaghetti alla carbonara ed altre prelibatezze del genere. Gli orari (si leggono nei messaggi di WhatsApp) sono in genere quelli canonici di inizio turno (ore 21), ma ho visto piatti fumanti che portano anche l’orario della mezzanotte e dintorni. Se pensate quindi che i nostri volontari siano sempre alle prese con spinali, ambulanze, barelle, steccobende e quant’altro, vi devo smentire. L’unico mio cruccio è quello che non hanno ancora invitato il loro governatore a questi turni “gastronomici”; mi andrebbe bene sia il turno delle 21 sia quello della mezzanotte e dintorni. Chissà che in futuro… Nelle foto due momenti culinari dei nostri volontari in sede per i turni notturni.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

A Pratovecchio-Stia l’8a Festa Provinciale

Pellegrini... a Camaiore

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ondivisione, emozione e fratellanza: sono stati questi i sentimenti che hanno caratterizzato l’edizione numero dodici dell’annuale Pellegrinaggio Mariano dei Gruppi Fratres della Toscana, svoltosi qualche settimana fa in quel di Camaiore, in provincia di Lucca. L’evento, realizzato dai vertici regionale della Fratres, con il patrocinio della locale Amministrazione Comunale, ha registrato la partecipazione di qualche centinaio di persone, tra cui il presidente della Consociazione Nazionale Sergio Ballestracci. La giornata si è aperta con un importante convegno, ospitato nella bella Collegiata di Santa Maria Assunta, ed ha visto come ospiti e protagonisti gli alunni di due classi del Liceo Scientifico “Barsanti e Matteucci” di Viareggio che hanno presentato, con video, slide e coreografie varie, quanto realizzato nelle settimane precedenti su tematiche inerenti la donazione del sangue. Al termine del convegno, un lungo corteo formato prevalentemente dalle tante delegazioni dei Gruppi Fratres regionali, si è diretto verso la storica Badia benedettina di S. Pietro (sec. XI), lungo l’antica via Francigena, per vivere comunitariamente il momento più importante della giornata: la celebrazione della Santa Messa presso l’altare della Madonna che è ivi venerata.

Anche noi del Gruppo Fratres di Anghiari eravamo presente con due delegati, unitamente ad altri della provincia aretina, con i quali abbiamo condiviso il viaggio. Partiti di buon mattino a bordo del solito pulmino parrocchiale, messo a disposizione da don Marco ed ormai avvezzo a questi generi di viaggi, ci siamo diretti verso la costa tirrenica, percorrendo un bel po’ di autostrada… Arrivati puntuali all’appuntamento, ci siamo subito uniti ai tanti altri volontari presenti, felici di condividere con essi importanti valori quali la fratellanza umana e la cristiana carità. Durante il viaggio di ritorno, tanta la soddisfazione di tutti per aver vissuto una giornata insolita, piena di così tanti legami ed emozioni… Orteip 2016 La rappresentanza aretina, con i propri labari, davanti all’antica Badia Benedettina di S. Pietro.

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d appena un anno dall’ultima edizione, è ripresa la bella tradizione della Festa dei Gruppi Fratres della nostra Provincia che, organizzata in passato ad Arezzo, Badia Tedalda, Poppi, Cortona, Laterina e Rigutino, è ritornata questa volta, per il suo carattere itinerante, nell’Alto Casentino e precisamente nei borghi di Pratovecchio e Stia. Promossa ed organizzata come sempre dal Consiglio Provinciale Fratres, in stretta collaborazione con i due gruppi presenti in quelle realtà e con il patrocinio della locale Amministrazione Comunale, ha costituito ancora una volta un’occasione importante di festa per tutti i componenti la grande famiglia dei Fratres aretini, assicurandone la giusta visibilità nel territorio. Due i motivi salienti che hanno reso particolarmente significativa questa edizione: l’essere nell’Anno Santo Straordinario della Misericordia, che Papa Francesco ha voluto regalare a tutti noi per invitarci a diventare sempre più strumenti di aiuto e di attenzione verso i fratelli; ritrovarci in quella parte di Casentino dove quasi sessant’anni fa, in seno alla Confraternita di Misericordia di Stia, nacque il primo gruppo Fratres della provincia, uno dei primi dell’intera regione Toscana.

Articolato in due giorni, il programma della manifestazione ha visto nel pomeriggio del sabato l’attivazione pomeridiana nella piazza principale del paese di un punto informativo sulla donazione del sangue e, la sera, una divertente e spassosa rappresentazione teatrale, presso la struttura comunale di Stia, a cura della Compagnia “ I Ragazzi del V Canto ”, che è riuscita a coinvolgere oltre duecento persone. La domenica, invece, si è tenuto per le strade del paese di Pratovecchio un corteo di tutte le delegazioni dei ventisei gruppi Fratres della provincia, preceduto dalla locale banda della Filarmonica, con le autorità civili e militari e la solenne Celebrazione Eucaristica delle ore 11:00 presieduta da S.E.R. Mons. Mario Meini, Vescovo della diocesi di Fiesole. Le delegazioni dei gruppi Fratres della provincia, nella chiesa della Propositura di Pratovecchio, assieme al Vescovo di Fiesole Mons. Mario Meini ed al Sindaco Caleri.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

40a Giornata del Donatore Domenica 11 dicembre: è questa la data prevista per l’annuale Giornata del Donatore di Sangue Fratres di Anghiari, che questa volta è particolarmente significativa, trattandosi della quarantesima edizione. Dopo gli indimenticabili festeggiamenti estivi per questo importante “compleanno”, che sono riusciti a coinvolgere tantissima gente, ecco approssimarsi un’altra occasione di festa. Collocata in prossimità delle feste natalizie, ha rappresentato da sempre una valida occasione di incontro per soci e simpatizzanti, contribuendo a rafforzare quel fraterno legame che unisce tutti noi, nell’impegno comune della solidarietà umana e cristiana carità… Questo il programma della manifestazione: Ore 11:00 - S. Messa, presso la chiesa della Propositura, con le Autorità Civili e Militari ed i rappresentanti delle altre associazioni, in suffragio dei soci defunti. Ore 13:00 - Pranzo sociale, presso il Ristorante “IL CRISTALLO ” di Caprese Michelangelo, GRATUITO per tutti i donatori attivi.

FRATRES NEWS --- FRATRES NEWS NOTIZIE DAL TRASFUSIONALE (A): Inizieranno nei prossimi giorni i tanto attesi lavori di ampliamento e miglioramento dei locali del centro trasfusionale di zona, per adeguarli alle nuove normative europee e renderli ancor più accoglienti nei confronti delle migliaia di persone che ogni anno lo frequentano.

La prenotazione è per tutti obbligatoria e può essere effettuata presso la Sede della Misericordia, l’ Ufficio della Pro Loco o ai numeri telefonici 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). Tutti possono partecipare. Un invito particolare ai soci ed ai simpatizzanti. Il presidente Carlo Leonardi

NOTIZIE DAL TRASFUSIONALE (B): è già passato da tre a quattro il numero delle plasmaferesi che possono essere prenotate ogni giorno, tramite il proprio gruppo. Dal prossimo gennaio, poi, esso salirà ancora di un’unità per venire incontro alle tante richieste che provengono dalle varie associazioni del territorio valtiberino. ANGHIARI – AMATRICE, uniti non si trema. Pieno successo della manifestazione in favore del paese terremotato che, promossa dall’Amministrazione Comunale, è riuscita a coinvolgere la quasi totalità delle associazioni anghiaresi. Molto attiva la collaborazione del nostro Gruppo Fratres, i cui volontari si sono adoperati nella parte prettamente gastronomica. ATTIVITÀ PROMOZIONALI: dopo essersi dati alla TV, i Fratres si danno al Cinema, alla ricerca di nuovi donatori. Dall’8 dicembre e fino al 5 gennaio, infatti, verrà proiettato in tutte le otto sale dell’UCI Cinema di Arezzo l’ultimo spot video pubblicitario realizzato a livello provinciale e che vede protagonista una folta rappresentanza dei nostri giovani donatori di sangue Fratres. Orteip 2016

AVV I S O

I M PO R TAN T E

Per qualsiasi informazione o per richiedere direttamente un appuntamento per la TUA PRIMA VISITA O futura donazione di sangue o di plasma, telefona per tempo ai seguenti numeri di cellulare: 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). È importante che, una volta fissata la data per la propria donazione, essa venga rispettata, onde evitare di occupare inutilmente un posto che potrebbe essere messo a disposizione di altri donatori. Per eventuali imprevisti dell’ultima ora, si prega di telefonare immediatamente ai suddetti numeri, al fine di poter essere sostituiti con altro volontario.

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A dicembre inizieranno i lavori di manutenzione alla chiesetta del Bagnolo, poco dopo Tavernelle. Ecco intanto alcune notizie su questo sacro edificio.

Chiesetta del Bagnolo

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ualcuno può non conoscerla per la sua collocazione un po’ nascosta. Si trova nella frazione del Bagnolo (nome antico: La Gualchiera) ed è stata costruita per volontà di Padre Angelo Maria di Anghiari, al secolo Dante Mondani, nato proprio al Bagnolo il 1° giugno 1886 e dedicata al S. Cuore. La chiesa fu benedetta il 27 giugno 1954 dal vescovo di Sansepolcro Mons. Domenico Bornigia. La prima pietra era stata posta dallo stesso Padre Angelo Maria il 24 giugno del 1949. All’interno si conserva un frammento originale della Santa Casa di Loreto. Simbolica l’iscrizione sulla campana: “Immacolata è il mio nome - Sono la voce di Dio - Per il Bagnolo di Anghiari - Padre Angelo Maria (Mondani Dante) mi volle - Don Gino Lazzerini Arciprete di Galbino mi donò - Bastanzetti di Arezzo mi fece. - A tutti io grido Pace e Bene - Nel Sacratissimo Cuore di Gesù” Ricordiamo che Padre Angelo Maria è stato Rettore della Santa Casa di Loreto dal 1947. È morto alle ore 4 del 26 dicembre 1960.

Il tetto della Propositura

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tecnici stanno predisponendo il progetto per il rifacimento del tetto della Propositura. Fu realizzato nella seconda metà degli anni ‘30 e, nonostante il continuo controllo per riparare le infiltrazioni, ha bisogno di un rifacimento radicale. Ecco alcuni appunti tratti dall’archivio dell’Oratorio: Il giorno 5 febbraio 1936, con apposita ordinanza, la nostra Propositura venne chiusa al culto per gravi problemi nelle sue strutture. Al proposto del tempo, don Nilo Conti nominato solo da quattro mesi, non restò che rimboccarsi le maniche ed affidarsi alla generosità dei fedeli e degli anghiaresi. Oltre questo importante intervento, ne furono realizzati altri che cambiarono la fisionomia della chiesa stessa, fino alla inaugurazione ed alla riapertura avvenuta il 10 luglio 1938.

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Anno catechistico

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omenica 30 ottobre è iniziato ufficialmente l’Anno catechistico. I ragazzi, che hanno avuto un primo incontro sabato 29, sono dalla seconda Elementare alla terza Media. Questi ultimi si prepareranno per ricevere il sacramento della Confermazione o Cresima; quelli di terza Elementare riceveranno la Prima Confessione; quelli di quarta la Prima Comunione. La catechesi è un cammino, non una scuola, che viene proposto ai ragazzi per scoprire Gesù, in una maniera più grande, nella loro vita, anche attraverso i sacramenti: strumenti attraverso cui Dio si comunica a tutti. È un percorso di vita comunitaria non solo attraverso l’ora in cui si ritrovano il sabato qui all’oratorio ma con momenti di comunione, di carità. Ad esempio andando a trovare gli ammalati oppure facendo la raccolta dei generi alimentari per la Caritas da destinare alle famiglie bisognose. I ragazzi che si preparano alla Cresima, in occasione della festa di Tutti i Santi, hanno fatto la visita al cimitero per far comprendere il senso non della morte ma della vita che Cristo offre con la sua risurrezione. Questo anno verranno sottolineati soprattutto momenti liturgici cosiddetti forti: Avvento e Quaresima.

Commemorazione dei defunti

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a visita al cimitero che facciamo ogni anno il due di novembre, Commemorazione dei defunti, l’ho iniziata ormai da diversi anni. Si faceva a Sansepolcro e io l’ho riproposta per la nostra parrocchia. Così ci ritroviamo nella chiesa di Santo Stefano al mattino alle sei e mezzo e processionalmente raggiungiamo la cappella del cimitero dove viene celebrata la S. Messa. Per questa celebrazione c’è una differenza fra la diocesi di Arezzo e di Sansepolcro. Il cosiddetto “lume ai morti” nella diocesi di Arezzo si fa per i Santi (il primo novembre) e a Sansepolcro per i Defunti (il due novembre). Quindi il nostro andare in processione al cimitero ed assistere alla S. Messa ci serve per riscoprire il senso della morte che è solo un passaggio per una vita piena che Cristo ci offre. Naturalmente questa celebrazione è molto legata a Tutti i Santi, perché l’esito e la prospettiva verso cui ci muoviamo è quella di essere in comunione con tutti i Santi nel Regno dei Cieli (dm). In alto: ci si prepara per la processione con l’accensione delle fiaccole, anno 2014.


Una linea da seguire

Rassegna corale

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pervenuto in redazione un lungo articolo dal titolo “Verso un regolamento dell’uso di fitofarmaci nella nostra valle: primi passi nella direzione giusta”. Ce lo ha inoltrato il “Comitato a difesa della terra valtiberina”; ne sintetizziamo i passaggi principali. L’introduzione sottolinea di come l’uso massiccio dei fitofarmaci nella nostra zona sia un problema sottovalutato da tutti e da sempre, esponendo “regolarmente i cittadini della nostra vallata al rischio di contaminazione chimica”. Il comunicato prosegue sottolineando che anche quest’anno, a campagna agricola 2016 appena conclusa, siano rimasti “i problemi di sempre e pochissimi i progressi concreti in fatto di pratiche agricole più sostenibili per salute ed ambiente”. Dopo questa apertura piuttosto preoccupante, il comunicato apre poi a scenari che in prospettiva futura appaiono più incoraggianti; vi si legge che “i pesticidi ormai sono al centro del dibattito politico e sul tavolo dei nostri amministratori come problema necessariamente da affrontare”. Vi si legge anche che “a fine luglio il Comune di Citerna con coraggio e senso di responsabilità approva un regolamento di polizia rurale a difesa della salute, del paesaggio e dell’ambiente in cui viviamo. Per la prima volta vengono fissate regole e sanzioni. Per la prima volta viene messo nero su bianco… [] Per la prima volta si dice chiaramente che con i fitofarmaci non si può scherzare. È un muro che cade… [] È una traccia, una linea da seguire che facilita il compito a tutti gli altri. La notizia (prosegue ancora il comunicato) fa il giro della Valtiberina. Cominciano le telefonate e gli incontri anche fra i sindaci e le associazioni di categoria degli agricoltori in Toscana. Entra in vigore il regolamento. Si cominciano a vedere i cartelli di segnalazione dei trattamenti se pur spesso di scarse dimensioni e poco visibili. Gli imprenditori agricoli dimostrano disponibilità e maggior attenzione anche riguardo alle condizioni meteo. C’è’ da lavorare, migliorare, ma la strada e’ questa”. La lunga nota del comitato si conclude con l’affermazione che “Dai Comuni della Vallata giungono le promesse e l’invito a pazientare un po’. Si sta lavorando, ci dicono, ad un regolamento di polizia rurale condiviso ed unico per tutte le Amministrazioni dell’Unione dei comuni Valtiberina. Anche i comuni di S. Giustino, Monte Santa Maria Tiberina e Città di Castello sono interessati alla cosa e si consigliano con Citerna ed il versante toscano della Valle”. La redazione prende atto di tutte queste notizie e si augura che un conflitto così complicato non diventi un “muro contro muro” ma trovi soluzioni giuste e si concluda con un saggio equilibrio fra le necessità e gli interessi produttivi del mondo agricolo e le giuste aspettative di sicurezza sanitaria di tutta la comunità di vallata.

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Lunedì 31 ottobre in Propositura Rassegna Corale in memoria di don Vittorio Bartolomei. Oltre alla “Corale di Anghiari” diretta dal Maestro Bruno Sannai, era presente il coro “Schola Cantorum di Saione” diretto dal maestro Alessandro Tricomi. Una serata dedicata all’indimenticabile fondatore della nostra corale: don Vittorio Bartolomei. A lei dedicò tutta la sua vita portandola a lusinghieri successi a livello mondiale.

La Vergine col Bambino sarà presto ricollocata a Sant’Agostino

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a parte centrale del trittico di Matteo di Giovanni (Sansepolcro 1435 circa -1495), recuperata dopo il furto, è in restauro e sarà a breve esposta di nuovo nella chiesa di Sant’Agostino. Appena il programma sarà definito verrà comunicato con appositi avvisi. L’opera era stata rubata il 7 marzo del 1994 e la sola parte centrale è stata recuperata il 7 settembre 2011 dai Carabinieri della stazione di Ponte a Moriano LU.


FOTO CON NOTIZIE

Edicola al Bagnolo di Sotto... - Accompagnati da Pino andiamo a far visita a Renato Mariani, altro abitante del luogo, per chiedere informazioni sull’edicola della foto. Ecco le sue parole: «Avevo un ciliegio poco distante che si era seccato, allora l’ho tagliato. Mia moglie m’ha detto “ci si mette questa Madonnina, ci si mette questa Madonnina” e la Madonnina ci s’è messa. La statua in legno s’era presa al Carmine. S’è fatta benedire ed ora è qui.»

...e a Catigliano - Proprio in questi giorni è stata ultimata questa edicola. L’ha realizzata Antonio Innocentini, che è molto bravo, in uno stile eclettico, utilizzando dei materiali recuperati nei paragggi. Io ho trovato questa Madonnina in terracotta, ed ora eccola qui. È tanto che ci penso e finalmente sono riuscita a realizzarla. Si trova all’ingresso del piazzale antistante la mia casa, quella che una volta era l’aia del podere.

Auguri alla Teresa Il 19 ottobre scorso Teresa Mafucci Mercati ha compiuto 95 anni. È stata festeggiata dai figli e dai nipoti e pronipoti qui riuniti nella foto. Ai tanti auguri che le sono stati rivolti in questa eccezionale occasione anche la Redazione manda i suoi auguri laggiù presso la pizzeria che da lei prende il nome: “Zi’ Teresa”.

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Il leccio di Montauto

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’era una volta al Cenacolo di Montauto un albero grande, un leccio di lunga vita. Trecento e più anni la sua età! Secondo notizie storiche, era stato seminato dai Padri Cappuccini con un seme ricevuto dal Convento di Siena, Convento costruito al tempo di San Francesco. Crebbe il piccolo seme, divenne un albero grande e fu chiamato dalla gente “leccio di San Francesco”. Lungo i secoli, l’albero vide passare accanto a sé centinaia e centinaia di persone. Si fermavano a contemplarne bellezza e maestà, cantando con gioia le lodi al Creatore. Uno spazio vuoto vicino alla sua base accolse per anni un bel presepe e fu nido per gli uccelli e gioco per bambini. Affrontò intemperie e malattie; fu esaminato da esperti “Forestali”... E fu testimone di guerre fratricide! Durante un brutto temporale rischiò la vita per un fulmine violento che lo colpì sul fianco, ma rimase salvo. Giorno dopo giorno, le sue radici cominciarono ad ammalarsi di vecchiaia. Ebbe ancora l’energia per dar vita a tre arbusti della stessa specie che in fretta crebbero, acquistando vigore e dimensioni, all’ombra dell’alberopadre che intanto riceveva cure appropriate per poter durare a lungo, quasi simbolo del Convento centenario. Ma col passar degli anni, le sue foglie ed i piccoli frutti cominciarono ad appassire e poi cadere, i rami a farsi secchi ed il tronco a perdere corteccia. Passano i secoli per il leccio antico! Ormai l’albero primo non c’è più. Non è rimasto che il tronco invecchiato, lì immobile, ai piedi dei nuovi polloni, muto testimone di una vita ricca e feconda.

Ed ecco arrivare il martedì 25 ottobre 2016. Nel silenzio della notte, l’enorme tronco comincia a sgretolarsi e lasciar cadere pezzi. Che sorpresa la mattina trovarne parti a terra, sull’erba del prato! Vengono gli esperti per valutare la situazione. Insieme si decide: è giunta l’ora per l’albero antico di abbandonare il luogo della sua lunga vita. Mercoledì 26 ottobre: gli operatori del Vivaio arrivano con l’enorme automezzo e con gli attrezzi. L’albero grande si lascia abbracciare e legare da funi e con catene. Poi dolcemente si abbatte al suolo, in tanti pezzi, con umile fragore. Le Sorelle del Cenacolo e gli operai assistono in silenzio. È uno spettacolo! Per tutti una profonda meditazione. Un pezzo di storia se n’è andato via con lui.

Notizie così

La rocca d’Elci

Qui a destra il tronco del leccio antico. È ciò che r i m a n e della pianta seminata oltre tre secoli fa.

e il terremoto del 1352

Ho saputo che solo due anghiaresi hanno partecipato alla Maratona della Misericordia, svoltasi in aprile a Roma; uno era Danilo Bianchi, sempre anghiarese anche se ora abita al Borgo. Ho chiesto a don Marco se in questo caso avrà diritto a un po’ di indulgenza. «Certamente, mi ha risposto. Ma per mettersi in pari, di maratone penso che dovrà farne diverse!»

Notizie dal giornale 14 novembre 2016 A Gubbio aumenta la raccolta differenziata e verrà ampliato il servizio porta a porta. E Anghiari?

“...e la rocca d’Elci su’ confini fra Arezzo e Anghiari subissò con quei viventi che vi erano a guardarla per l’Arcivescovo di Milano.” Questa la citazione del Taglieschi: tutto qui. Sul libro della storia di Monterchi di B. Giorni a pag. 2122 dice: “Anche il castello di Monterchi, probabilmente, in quegli anni, fu posto sotto la protezione dei soldati del Visconti. Ciò si può dedurre dal fatto che i soldati milanesi, nel 1352, si trovavano a guardia del vicino e meno importante Castel d’Elci (sul dorso di Marsana), quando questo castello, come scrive il Repetti: per subito terremoto subissò e seppellì tutta la guarnigione che il Visconti vi aveva mandato in aiuto a Pier Saccone”. Quindi anche il Repetti parla di questo terremoto. (abì)

Per le vostre offerte al giornale potete usare gli sportelli della Banca di Anghiari e Stia: grazie!

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Tempi passati Ahimè, quand’ero giovane, la primavera/ era ancora più bella di adesso. /…/ Che prati e spighe oggi non abbian più/ tutto il verde e l’oro di una volta/ così ha da essere, perché se lo avessero/ io non potrei più tornare a loro.

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elle labbra del vecchio cui dà voce la celebre poesia di Brecht, la primavera fa rispuntare, puntuale come il suo annuale ritorno, il vecchio cliché dei vecchi (tutto, ai miei tempi, era più bello di adesso). I latini avevano già fatto di questa atavica disposizione d’animo una tipologia umana (i laudatores temporis acti), descrivendo l’ironico sogghigno dei giovani sull’evidente fallacia del rimpianto, cui la sincerità affettiva non garantisce verità: tutti sanno, anche i vecchi, che il verde dell’erba e il giallo del grano maturo sono sempre quelli. Il sole nasce tutti i giorni e tutti i 25 dicembre è Natale: ciò che torna è sempre uguale, quello che cambia è semplicemente diverso e la differenza non si lascia racchiudere in graduatorie. Il colore più intenso del passato è solo quello che gli aggiunge il ricordo, la distanza insuperabile dai noi stessi di un tempo, cui tendiamo vanamente le mani, come il Tantalo infernale consumato dalla sete e dalla fame. Il passato è più bello del presente solo per essere passato, perché noi stessi diventiamo leggenda ai nostri occhi, allontanandoci da quello che siamo stati. Questo razionale e doveroso distanziamento dal rimpianto vacilla, tuttavia, quando il passato con cui siamo confrontati, più potente e più vitale del presente, non è il nostro, ma di altri. In fin dei conti non possiamo avere nostalgia di giovinezze e infanzie non nostre, non possiamo trasfigurare il verde e l’oro di prati e di campi che non abbiamo mai visto. Perché, dunque, leggendo certi ricordi, siamo colpiti dal pensiero che a quei tempi i colori erano più forti, i sapori più intensi, i corpi più vivi? *** La banda Sassolini, sei fratelli e due sorelle, si è riunita ancora una volta, recentemente, non però per ordire una delle sue epocali birichinate (neppure i Sassolini sono più quelli di quei tempi là), ma per costruire tutti insieme un’arca capace di resistere al diluvio del tempo, in cui mettere in salvo la variegata popolazione di ricordi, profumi, colori, sapori, figure, episodi, storie, dolori e

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allegrie, che abita le loro vite. A tante mani -largamente predominante quella del mastro d’opera Alfonso-, i Sassolini hanno così scritto un libro che racconta il passato della loro famiglia e di Anghiari, ripercorrendo gli anni terribili e straordinari della guerra e dell’occupazione tedesca fino a quelli vibranti della ricostruzione, senza lasciar fuori i tempi favolosi trasmessi dai racconti dei ‘vecchi’, quelli in cui nessuno di chi scrive era nato; in cui Anghiari ferveva della febbre garibaldina; figli titolati di Albione costruivano ville in puro stile britannico su un cocuzzolo toscano; e il Campo della Fiera era un campo in cui si teneva una fiera di bestie (c’erano anche gli uccellari, che sancivano la vendita delle creaturine che avevano catturato con le reti spezzando loro la testa davanti al cliente. La crudeltà di questo gesto ci dà un brivido di ripugnanza: la nostra sensibilità civilizzata ci permette di acquistare solo bestie già macellate, di modo che la loro morte ci sembra non inclusa nel prezzo che paghiamo. È un buon modo per aggirarla). *** Non sono però tanto i fatti che contano, in queste storie, né i singoli personaggi, quanto i luoghi, le situazioni e le interazioni tra familiari, amici, paesani. Certamente, alcune figure si distaccano dalle altre, ingrandite dall’affetto di chi scrive e da particolari qualità personali, ma la memoria dei Sassolini è corale: è l’insieme che conta, le dinamiche, e quello che l’appartenenza -a un luogo, a un tempo, a una comunità- produce. Non i singoli, ma la famiglia, Anghiari e la sua campagna, sono i protagonisti assoluti di questi ricordi. I volti individuali vengono a galla e poi spariscono, per lasciar posto ad altri, in un’alternanza che non impone gerarchie: nel momento in cui una figura è messa a fuoco, occupa per intero la scena, importante e definitiva come tutte le altre. Il “Geri” che canta con in bocca il pettine avvolto in una


carta velina, la “Fèta” con le sue arie da gran signora; la Ebe, che porta in dono alla puerpera un’anatra viva che scappa starnazzando per tutto l’ospedale… il mondo di chi li ha incontrati sarebbe stato più povero senza di loro, e il ricordo è gratitudine per il semplice fatto della loro esistenza e per quello che così umilmente e in modo indimenticabile continuano ad insegnare: l’importanza di ogni vita nella sua unicità e insostituibilità (perché non ci saranno mai un altro Geri, un’altra Fèta e un’altra Ebe), un’importanza che non può essere misurata nella grandezza dei risultati e delle capacità, delle fortune o delle sfortune, ma unicamente nel dono che ogni presenza è per gli altri, nella ricchezza che questa varietà, diversità, novità di esseri e di percorsi riversa sulla terra. *** I volti, i gesti, i detti fulminanti (Che tu mugoli o che t’un mugoli, pèn de legno e vin de nuvoli) prendono corpo nei luoghi e negli avvenimenti storici, forza di gravità che dà peso alla nostra esistenza, legandola a spazi e tempi determinati. La guerra, con il suo doloroso carico di morte, esalta paradossalmente la capacità di sentire e apprezzare il semplice fatto di essere vivi. Anghiari e la sua campagna non sono una semplice cornice pittoresca, ma la trama in cui i loro abitanti intessono l’ordito della propria esistenza. Il “muro delle legne”, in cui i “pigionanti”, disgraziati ‘disoccupati di guerra’, attendono con la quotidiana pazienza dei poveri che qualcuno li contratti (in un’immagine di asciutta grandezza evangelica), diviene la cifra in cui si scrive un destino. L’aia ripulita con cura in vista della battitura, in cui si alzano i mituli giganteschi intorno ai quali saranno costruiti i pagliai, diviene uno spazio rituale, in cui uomini e donne celebrano la loro annuale liturgia di fatica e convivenza, fatta del sacrificio del sudore comune e della celebrazione dei pasti meravigliosi di tagliatelle, cannonciotti e vino rosso. Il rintocco grave del Campano (che segnala l’ora del Mattutino, dell’Angelus e dell’Ave) è l’insegna sonora di un quotidiano in cui ritmi esteriori e interiori sono inestricabilmente congiunti, in quella costantemente rinnovata benedizione del tempo che è la recita della preghiera legata alle ore. La nebbia di fumo e di polvere che avvolge Anghiari nella tragica mattina del 18 agosto 1944, ricadendo su una distesa desolata di morti e rovine, resta per sempre sospesa nella memoria come immagine attonita e muta della follia della guerra, che si iscrive nella carne della storia non con opere e parole ma con distruzione e morte.

***

In queste pagine, Anghiari e la sua campagna si disegnano poverissimi e stupendi, ancora più belli di come molti di noi li abbiano mai saputi vedere. Perché? Quale verde e quale oro del passato è mancato al nostro sguardo? Una considerazione si fa strada, leggendo queste

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cronache di un mondo irrimediabilmente scomparso, ingoiato da cellulari, computer, televisioni, automobili, semafori, termosifoni, lampade led e microonde -la pletora di protesi meccaniche e digitali di cui ci siamo dotati negli ultimi decenni-. Chi potrebbe mai negare che effettivamente oggi viviamo molto meglio? Eppure, chi potrebbe mai negare che questo innegabile, sacrosanto progresso della qualità della vita ha un prezzo singolare nella riduzione della qualità della nostra sensibilità, della nostra capacità di sentire la vita? La tecnologia in cui oggi avvolgiamo i nostri corpi nel loro misurarsi con la terra, finisce per essere una specie di sudario della sensibilità: la sicurezza e la protezione dal dolore e dal disagio fisici (dal freddo, dal caldo, dalla fatica fisica) la anestetizza; l’efficienza e la rapidità che ci è concessa dai mezzi di locomozione, di informazione e di esecuzione delle mansioni manuali, la impermeabilizza a tutto ciò che è esterno, che continuiamo a vedere e udire ma molto meno a guardare, toccare, ascoltare. Immergendoci nelle descrizioni delle battiture a Stanghetta, della pesca al Tevere o al Sovara, di una pedalata notturna per l’Alpe della Luna, ci rendiamo conto con una sorpresa non del tutto innocente, ma certamente acuta, del nostro grado di indifferenza corporea ed emotiva alla presenza dei luoghi, nella loro consistenza tattile, olfattiva, visuale, sonora, gustativa e spirituale. La verità è che non abbiamo più il tempo, la forza, la voglia, di metterci fermi a guardare la terra, di percorrerla con la lentezza che assicura solo l’andare a piedi, di esplorarne fisicamente le faticose, pericolose bellezze. No, l’erba non era più verde, il grano non era più dorato a quei tempi, ma i colori e i profumi erano molto più vicini, non tenuti a distanza dal vetro del finestrino, dalla velocità del motore, dalla finta trasparenza dello schermo del computer. In fin dei conti, rovesciando la conclusione con cui il vecchio di Brecht chiude la sua litania di lamentazioni, dobbiamo ammettere che: Tutto è diverso dal vecchio tempo, perché siano noi che non siamo più gli stessi. Non lo siamo e non lo saremo mai più, perché il passato non torna. Ad esso si può soltanto riandare, ogni tanto, ricordando e sognando quello che non abbiamo conosciuto, come i barbi nascosti nel radicaio, a sette metri di profondità; il biancore delle nevicate che seppellivano Anghiari per mesi; la canzoncina incomprensibile che il passato canta in una lingua straniera: Gispanna RINA, mavigodne, gissessama velka dama, gismailappany piurkomodne gissessama vienkibal… Come spesso succede con le canzoni, anche questa ci piace e ci commuove, anche se non ne comprendiamo le parole. Nell’altra pagina la numerosa famiglia Sassolini Busatti con don Vittorio ed altre persone.


Il tombolo di Anghiari L’Associazione Culturale “Il Tombolo di Anghiari” ha conquistato il 1° premio nel “5° Concorso Internazionale Il Merletto a Gorizia”. Si tratta di un importante riconoscimento che conferma la qualità del lavoro portato avanti con estrema passione ed indubbia professionalità dall’associazione anghiarese. L’edizione 2016 del Concorso Internazionale (rivolto a scuole, associazioni, istituzioni didattiche, artigiani, designer, artisti e appassionati per un totale di 45 concorrenti) si è svolto nella città friulana durante il mese di giugno ed ha avuto come tema “Il filo del design”. “Il Tombolo di Anghiari” ha conquistato il successo con “Design & Engineering”, opera realizzata sul disegno di Michele Foni da Elena Bartolini, Teresa Andrzejewski e Carla Zanchi. Questa la motivazione che ha portato la giuria internazionale ad assegnare il primo premio all’associazione anghiarese. “L’opera si distingue per design e progettualità innovativa e l’ispirazione si lega alla contemporaneità delle nuove scoperte”. Il significato dell’opera - Il progetto Design & Engineering nasce dall’idea che nei prototipi di prodotti destinati all’industrializzazione si celi sempre un disegno estetico che travalica le necessità tecniche. Guardare le soluzioni degli scienziati significa vedere anche grafiche accattivanti che sembrano uscite dalla mentalità artistica di un genio del disegno o della pittura. I nostri dischi, nei quali la fantasia “fa il verso” al design industriale applicato ai moduli meccanici e informatici, sono impilati come le facce di un CICLOTRONE, la macchina per accelerare fasci di particelle elettricamente cariche. Nel nostro modello gli intrecci di fili sembrano disegnare il moto spiraliforme degli elettroni in una camera a vuoto, qui riprodotta in plexiglas. La nostra struttura, essendo visivamente allungata, finisce per rappresentare un Sincrotrone, ovvero un modello avveniristico di ciclotrone in cui le particelle

hanno richiesto alla macchina di diventare, più di quanto non fosse in precedenza, a forma di tubo. Le merlettaie, come un sofisticato team scientifico, sono riuscite a far correre il filo nei labirinti della grafica ricalcando il percorso delle immaginarie particelle e, quasi arginando le stesse da una dirompente forza centrifuga, le hanno trattenute nelle trame del merletto. Il successo nel Concorso Internazionale di Gorizia si aggiunge ai numerosi riconoscimenti ricevuti negli ultimi anni da “Il Tombolo di Anghiari” ed esalta la tradizione di un’arte che nel nostro paese è radicata da sempre. Meritato premio per Elena Bartolini, Teresa Andrzejewski e Carla Zanchi e motivo di vanto per l’intero paese. All’Associazione Culturale Anghiarese vanno i complimenti del sindaco di Anghiari Alessandro Polcri, dell’Amministrazione e di tutta la cittadinanza. Un’altra affermazione del lavoro delle maestre merlettaie di Anghiari, Teresa Andrzejewski, Elena Bartolini e Carla Zanchi, a Valtopina. Nel XVI concorso “Ricamare l’Umbria: fili d’erba e fiori per i diritti delle donne”, hanno ottenuto la “Menzione speciale” della Giuria per la qualità dell’opera e la perizia tecnica adoperata.

I Re Magi Questa l’ho sentito alla radio dove parlavano delle iniziative contro la guerra e mi sembra geniale. Un ragazzo ha scritto:

Venerdì 6 gennaio, Epifania di Gesù, a Valealle verrà celebrata la S. Messa alle ore undici. In quell’occasione ci sarà l’arrivo dei Re Magi che porteranno i doni consegnandoli al sacerdote.

Smettete di fare le guerre che dopo ci tocca studiarle! 22


Catechesi per adulti

PARROCCHIA DI ANGHIARI E TAVERNELLE

Mercoledì 7 dicembre 2016 ore 19,00 CENTRO “LA FAMIGLIA” - TAVERNELLE Il Figliol prodigo, Rembrandt Harmenszoon van Rijn

“Il volto della Misericordia nell’arte” Dopo la catechesi c’è la possibilità di fermarsi a cena (info:0575-788041) 23


Amatrice: uno spaventoso terremoto Le iniziative della parrocchia e non solo

Domenica 18 settembre, in tutte le chiese della parrocchia, è stata effettuata una raccolta di denari da destinare alle popolazioni di Amatrice. Le somme raccolte verranno inviate tramite la Caritas diocesana e secondo le esigenze dei vari Comuni colpiti dal sisma. Qui sotto riportiamo il resoconto dell’iniziativa promossa dalla parrocchia e dalla Comunità di Santo Stefano. Sempre in questa pagina pubblichiamo la poesia di Armando Zanchi “Le famiglie nel dolore” scritta per questa calamità.

S

abato 10 settembre è stata organizzata una cena nel prato della chiesa di Santo Stefano per la raccolta di fondi da destinare alle popolazioni che di recente sono state colpite dal terremoto. Con soddisfazione degli organizzatori, in molti hanno partecipato a questa serata conviviale; sono state presenti quasi 300 persone (ma i bambini non li abbiamo fatti pagare). Alla conclusione, con le quote della cena, le offerte lasciate in più, le vincite della tombola (Raffaella Menci di Santa Fiora) e della cinquina (Ilaria Lorenzini) che sono state lasciate per questo scopo e, infine, con il contributo del Ristorante Da Vinci che, quando abbiamo pagato la cena, ha lasciato 100 euro sempre per questo fine, si è raggiunta la somma di 2.500 euro che saranno devoluti totalmente per i terremotati tramite i canali più diretti allo scopo. Un ringraziamento a tutti i collaboratori e in particolare ai genitori dei tanti bambini presenti che hanno lavorato per organizzare la serata.

Comunità di Santo Stefano e della Caritas parrocchiale.

Raccolta per i terremotati del Centro Italia Chiesa di Viaio, € 40; chiesa di Micciano, € 172; santuario del Carmine, € 440; chiesa di Tavernelle, € 175; chiesa di San Leo, € 70; chiesa di Santo Stefano, € 425; chiese della Propositura e della Croce, € 900; Confraternita di Misericordia, € 1.000; Residenza anziani della Ripa, € 1.200; cena Comunità di Santo Stefano, € 2.500; cena santuario del Carmine, € 1.870. Raccolta totale delle offerte € 8.812. Consegnati alla parrocchia di Amatrice € 6.200. Consegnati alla Caritas Diocesana € 2.612

Gastone Mafucci

Qui sopra foto ricordo con don Marco e i rappresentanti della

Le famiglie nel dolore

È una corsa contro il tempo per portare un salvamento

Famigliari sono lì sotto forse morti senza conforto

Il dolore non si assopisce per le tante care famiglie

Vedi case sbriciolate come fossero bombardate

Ma la corsa si fa dura contro il mostro della natura

Una tragedia non annunciata nella notte lì arrivata

Che nel centro dell’Italia il dolore lì covava

C’è lì sotto bimbi e vecchi lì travolti nei loro letti

Le famiglie lì sorprese lì nel sonno senza difese

Tutto il mondo vedi scosso per l’aiuto tutto si è mosso

Terremoto devastante lì macina all’istante

Vedi cataste di rottami e lì sotto tanti schiacciati

Madri e padri disperati quelli pochi lì salvati

Cari Vigili volontari a salvare tanti umani:

di Armando Zanchi (Arezzo, 25 agosto 2016)

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S o l i d a r i e t à Dal Carmine

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Un obiettivo speciale

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a festa di fine estate del “giardino di Santo Stefano” nasce con l’intento di dedicare una giornata di giochi e divertimento a bambini, ragazzi e a tutte le famiglie prima del rientro a scuola. Oltre al divertimento, la festa serve ad investire sul nostro parchetto, infatti, il ricavato della festa solitamente viene utilizzato per la manutenzione e l’acquisto dei giochi che verranno utilizzati da tutti quelli che vengono a passare del tempo nel nostro stupendo giardino. Lo scivolo, l’altalena, il girello, il saltarello e molto altro sono frutto di questo evento. Quest’anno l’obiettivo della nostra festa è stato un altro; abbiamo dedicato questa giornata alle persone colpite dal terremoto. Il nostro intento è stato quello di raccogliere più soldi possibili per aiutare gli sfollati che in un attimo si sono visti portare via tutto. La serata è stata un successone, circa 300 i posti a tavola! Amatriciana a volontà per tutti! Il ricavato, pari a 2500 euro, è stato consegnato personalmente dal nostro presidente Piero Giorni e dal vice-presidente Giuseppe Rocchini, al parroco di Amatrice. Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato a questa giornata di solidarietà rendendo la nostra festa di fine estate più indimenticabile che mai! La comunità di Santo Stefano

Purtroppo la situazione in quei luoghi, e soprattutto nelle Marche, deve essere aggiornata con altre terribili scosse succedutesi nel mese di ottobre. Anche per queste nuove situazioni gli Anghiaresi, come del resto tutti gli italiani, non mancheranno di fare la loro parte.

opo il terremoto del 24 agosto ad Amatrice, in tanti si sono adoperati per cercare di racimolare soldini per aiutare questa povera gente a risollevarsi da questa tremenda sciagura. Anche gli anghiaresi hanno fatto la loro parte. Subito sono partiti quelli della Stazione facendo una cena nel parco a favore di Amatrice che ha avuto un bel successo. Le tante associazioni anghiaresi hanno organizzato la serata dei bringoli. Manifestazione riuscitissima, tanta gente e il ricavato notevole. È stato proprio durante quella serata che mia cognata Vilma ha avuto l’idea di fare qualcosa anche al Santuario del Carmine. Così è stato deciso di fare una cosa semplice: polenta e brustichino e devo dire che il risultato è stato ottimo. Approfitto per ringraziare tutte le persone che volontariamente ci hanno dato una mano. Gli anghiaresi rispondono sempre bene e in tanti. Alla luce di tutto ciò don Marco ha contattato il parroco di Amatrice don Savino D’Ameglio lì in paese da oltre otto anni e giovedì 13 ottobre siamo partiti di buon mattino per portare i proventi della cena della cena della Stazione, della cena al Santuario, una generosa offerta delle suore della Ripa, quella della Misericordia e un’altra offerta del Centro di Aggregazione. Don Savino era ad aspettarci e ci ha riferito che le offerte che gli arrivano sono tante, non se lo aspettava; gli italiani sono un popolo generoso. Queste offerte serviranno tutte per le persone. Hanno già generosamente aiutato orfani, vedove/i e tutti coloro che necessitano di qualsiasi cosa. È importante che questi aiuti servano a ricostruire la vita. Non servono solo case ma, anche se può sembrare superfluo, è importante costruire luoghi di aggregazione, centri per giovani o anziani, recuperare fiducia e fede: far ripartire le attività significa far ripartire la vita. L’esperienza vissuta per noi sarà indimenticabile e credo che non dobbiamo dimenticare queste popolazioni perché le necessità continueranno. Noi siamo in contatto con don Savino e con don Marco, direttore della CARITAS di Amatrice. Chiunque volesse mettersi in contatto o fare offerte sappia che noi abbiamo tutti i contatti telefonici. Dio ve ne renderà merito. Francesca dal Carmine

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto Così non verrà dispersa nessuna copia 25


Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

L’8 ottobre è stata celebrata la Festa Patronale in onore di S. Simeone Profeta. La S. Messa solenne è stata presieduta da Mons. Arcivescovo Riccardo Fontana che ha cresimato 14 ragazzi. Hanno concelebrato l’arciprete don Quinto, l’arciprete don Leonardo Mancioppi di Sestino, don Ferdinando Mabanza e don Guglielmo di Le Ville. Il 29 ottobre è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 70 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia, Padonchia e Le Ville. Sono suddivisi in 6 gruppi: seconda, terza, quarta, quinta elementare, prima e seconda media. I catechisti sono i seguenti: 2^ elementare – Catella Oliva 3^ elementare – Daniela Scapecchi e Maria Rosaria Tarantino 4^ elementare – Riccardo Banelli ed Elena Londei 5^ elementare – Rita Maestri e Annalisa Tilli 1^ media – Anthea Gatti e Mariangela Malatesta 2^ media – Francesco Donati Domenica 13 novembre è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, organizzata dall’Associazione Combattenti e Reduci. Sono state deposte corone di fiori in memoria di tutti i caduti al memoriale presso la Torre civica della Rocca, alla lapide dedicata ai soldati inglesi in Piazza Umberto I e infine al Monumento ai Caduti. Il parroco don Quinto Giorgini ha celebrato la tradizionale S. Messa in suffragio delle vittime delle due guerre mondiali e dei combattenti deceduti nell’ultimo anno. Sono intervenute le autorità civili e militari di Monterchi e dintorni, il sindaco Alfredo Romanelli, il maresciallo dei Carabinieri Alberto Alunno, nonché tutte le associazioni paesane con i loro labari. La fanfara dei bersaglieri ha allietato la ricorrenza. La giornata si è conclusa a Petriolo con il pranzo sociale dell’Associazione Combattenti e Reduci. Domenica 27 novembre inizia il Tempo d’Avvento in preparazione al Santo Natale. Durante questo periodo i due gruppi di preghiera, uno intitolato alla Regina della Famiglia e l’altro a S. Pio da Pietrelcina, si riuniscono insieme il giovedì dalle 21 alle 22 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, recita del Rosario e brevi catechesi. DICEMBRE 2016 Giovedì 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messe alle ore 9 e S. Rosario alle ore 16. Martedì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia: con S. Messe alle ore 16 e alle ore 18. La novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16 dal giorno 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Madonna dell’Attesa del Parto qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento. Domenica 18 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto e benedizione delle mamme in attesa e delle puerpere. Il tradizionale presepio artigianale nella caratteristica cripta della chiesa principale del paese viene inaugurato e benedetto nella notte di Natale. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per la dodicesima volta il molto visitato presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte a Natale nella chiesa

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arcipretale di Monterchi e in quella di Le Ville. Sabato 31 dicembre, alle ore 16 solenne Messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS.mo Sacramento. GENNAIO 2017 Venerdì 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania, nelle varie parrocchie tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi con Befana offerta da parte della Pro Loco. Domenica 15 gennaio verrà celebrato in arcipretura il ventesimo anniversario della morte di don Alfredo Bertacco, rievocando la sua figura di arciprete dal 1970 al 1992. Sono invitati a partecipare anche i suoi parenti insieme a tutta la popolazione. Martedì 17 gennaio Fiera e Festa di Sant’Antonio. La Fiera, la più importante della Valtiberina, si tiene a Mercatale, dove alle 15 circa verranno benedetti i mangimi e gli animali mentre nella chiesa arcipretale alle ore 16 verrà celebrata la S. Messa in onore del Santo seguita dalla benedizione e distribuzione dei panini.

Sabato 15 ottobre organizzato dalla Confraternita di Misericordia di Monterchi si è svolto un pellegrinaggio presso l’Eremo di Monte Casale in Sansepolcro, per beneficiare della Porta Santa (simbolo del passaggio che ogni cristiano deve fare dal peccato alla grazia) indetta dal nostro Papa Francesco per l’Anno Giubilare straordinario dedicato alla Misericordia. Un folto gruppo di paesani, circa una settantina, hanno aderito a questa iniziativa con la presenza di don Quinto, parroco di Monterchi, e don Ferdinando, parroco di Le Ville. Il tutto si è svolto in un bellissimo pomeriggio, con arrivo verso le ore sedici presso l’eremo, dove siamo stati ricevuti dai frati, successiva visita all’eremo, confessioni, S. Messa e comunioni. Di seguito una ricca merenda e relativa foto di gruppo; prima di sera ripartenza verso Monterchi tutti felici e contenti. N. B. Tutti i partecipanti che decideranno di avere la foto di gruppo a ricordo della giornata passata insieme, potranno richiederla gratis contattando le persone a cui avevano dato l’adesione per la partecipazione al pellegrinaggio. La Misericordia ringrazia tutti i partecipanti e che Dio ce ne renda merito. Il Governatore Marco Lacrimini


Dalle nostre Parrocchie

Santo Stefano - Questo spazio di solito viene utilizzato da Gastone, Gastone Mafucci, per raccontare le notizie della parrocchia e della comunità di Santo Stefano. Dopo il grave incidente che gli è accaduto e il successivo ricovero con l’elisoccorso a Firenze, ancora la sua situazione è sempre critica. Noi aspettiamo di vederlo ancora nel suo campo sotto Ca’ di Maurizio e nella chiesa di Santo Stefano ma anche al Centro a giocare a burraco. Intanto gli mandiamo i nostri auguri e gli diciamo: resisti e combatti! Ponte alla Piera: Rita - Il primo novembre, giornata dedicata alla vista alle tombe dei nostri morti, siamo andati al cimitero alle quattordici e qui è stata celebrata la S. Messa con benedizione delle tombe. L’anno catechistico è già iniziato ed i ragazzi si ritrovano di regola il lunedì. Per Natale allestiremo il presepe in chiesa ma qui al Ponte c’è l’usanza di realizzarli anche nelle famiglie e in vari angoli della frazione come al Sacello e in altri punti caratteristici. Per la vigilia i Natale verrà celebrata una S. Messa solenne alle ore ventidue. Per l’ultimo dell’anno, al Circolo qui al Ponte, ci sarà una cena per tutti i soci per passare insieme l’ultimo giorno del 2016. Tubbiano - Il primo novembre, dopo la visita al camposanto di San Leo, don Romano è venuto qui a Tubbiano per una preghiera e la benedizione delle tombe. Per il periodo di Natale ci recheremo in San Leo per la novena di Natale ma ci organizzeremo qui in parrocchia per l’allestimento del presepe. In gennaio ricorre la festa di Sant’Antonio, una festa ancora molto sentita. In quest’occasione rinnoviamo ogni anno l’usanza di ritrovarci tutti assieme per il pranzo di tutte le famiglie della parrocchia. Viaio: Franca - Per i morti, il primo novembre, siamo andati al cimitero dove è stata celebrata la S. Messa con la benedizione delle tombe. Senz’altro faremo il presepe in chiesa e per la novena di Natale dovranno essere decisi gli orari, mentre in gennaio, per la festa di Sant’Antonio, ci sarà la S. Messa alla sera con la benedizione delle biade destinate agli animali e verranno distribuiti i panini benedetti a tutti i parrocchiani presenti.

Ferdinando e poi c’è stata la benedizione delle tombe. Anche in novembre ci siamo riuniti in alcuni giorni per la recita del Rosario per i morti. Certamente faremo il presepe mentre per la festa titolare, Sant’Andrea, ci stiamo organizzando con le donne della parrocchia. Per la festa di Sant’Antonio, in gennaio, una festa a cui teniamo molto, dobbiamo ancora decidere gli orari assieme al sacerdote, adesso è don Guglielmo, ma senz’altro ci sarà la S. Messa, la benedizione dei mangimi per gli animali e la distribuzione dei panini benedetti. San Leo: Velso - Per i morti qui in San Leo c’è stata la Messa la mattina e nel pomeriggio, alle tre e mezzo, ci siamo ritrovati con don Romano al cimitero per la benedizione delle tombe. Il 10 novembre, festa di San Leone, patrono della nostra parrocchia (il giornale sarà in stampa), ci sarà una S. Messa alle ore diciannove e poi ci ritroveremo tutti insieme all’oratorio per passare un’oretta fra di noi. L’anno catechistico è iniziato sabato 29 ottobre, con i ragazzi, i genitori e le catechiste Laura, Elisabetta e Valentina. In preparazione al Natale ci sarà anche la novena e l’orario verrà tempestivamente comunicato, verrà allestito il presepio mentre per sant’Antonio ci sarà la benedizione del mangime per gli animali ma ancora non sappiamo cosa potremo organizzare come festa. Se ne parlerà con don Romano e poi provvederemo per i soliti avvisi. San Lorenzo: Andrea Dellacasina - Per la ricorrenza dei morti (a San Lorenzo facciamo “lume” il primo novembre) è stata celebrata una S. Messa alle ore quattordici e trenta e poi ci siamo recati al cimitero per la benedizione delle tombe. La sera del 24 dicembre, alle ore 21:00 verrà celebrata la S. Messa solenne di Natale e i fedeli potranno vedere il presepe realizzato nella nostra chiesetta. Vi aspettiamo.

Qui a destra una raffigurazione del santo protettore degli animali domestici (una volta, di più per quelli da cortile).

Catigliano: Antonietta - Per i morti, il primo novembre, don Guglielmo ha celebrato una S. Messa presso il cimitero di Barliano alle ore nove e mezzo. Era presente anche don

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri 27


Papa Francesco, per l’Anno Santo della Misericordia, ha dato questa indicazione: passare un’ora davanti al SS. Sacramento, cioè a Cristo, significa lasciarsi conquistare dalla sua Misericordia: quindi aprirsi alla sua presenza perché il nostro cuore viva di quell’amore, di quella Misericordia che Cristo è venuto a portare a tutti. Ha dato una particolare indulgenza a chi passerà un’ora di fronte al SS. Sacramento, meditando o nel silenzio: questo atto di culto darà la possibilità di ‘acquistare’ l’indulgenza plenaria, cioè la remissione di tutti i peccati per sé o per qualche nostro defunto. Per questo la parrocchia, giovedì 20 ottobre, dopo la S. Messa delle ore diciotto in Propositura, ha promosso con speciale riferimento all’Anno Santo la celebrazione di questo momento, che però ha luogo regolarmente, come nel Primo Venerdì del Mese al Santuario del Carmine o il Primo Giovedì del mese in Propositura.

Il Catorcio d’Anghiari

Il racconto del Taglieschi

Nell’ultimo numero dell’Oratorio il maestro Flavio Mercati ha parlato diffusamente del Catorcio d’Anghiari. Ecco altre informazioni che arricchiscono, se ce ne fosse bisogno, tutta la storia.

a ecco come Lorenzo Taglieschi (1598-1654) racconta l’episodio nei suoi Annali all’anno 1450, rifacendosi ai Giornali di Giusto Giusti (vedi a pag. 6) e aggiungendo qualcosa di suo perché il Giusti non parla di “catorci”:

Il Catorcio rubato

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ono molti gli episodi legati al Catorcio che i “Borghesi” rubarono nel 1450 ad una delle porte di Anghiari, esattamente dieci anni dopo la storica Battaglia che vide Anghiari alleata di Firenze e vincitrice, e Sansepolcro (il Borgo) alleata di Milano e perdente. Da allora non mancarono le occasioni per scaramucce o semplici scazzottate fra gli abitanti dirimpettai. Ora gli animi sono più tranquilli e l’amicizia regna sovrana o quasi! Il ricordare oggi quegli eventi per noi Anghiaresi è motivo di soddisfazione, se pensiamo alla Battaglia, anche se nelle dispute con i vicini Borghesi non è sempre finita bene per noi. Ora il Catorcio d’Anghiari, dopo il forzato esilio presso il Bargello a Firenze, “riposa” nel nostrano Palazzo della Battaglia, sede del Museo delle Memorie e del Paesaggio nella Terra di Anghiari, dove Anghiaresi e Borghesi possono ammirarlo in tutta tranquillità. Federigo Nomi, attorno al 1684, ha scritto il poema eroicomico “Il catorcio d’Anghiari”, pubblicato a Firenze solo nel 1830, e che pur non volendo, era un’imitazione della “Secchia rapita” del Tassoni, ma che ha episodi non privi di buona comicità e vivacità.

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“Narra ser Giusto una cosa degna di memoria successa tra Anghiaresi e Borghesi, la quale fu che il 29 giugno di detto anno, facendosi la solita fiera di S. Pietro in Anghiari, si attaccarono a quistione con i Borghesi, i quali vituperosissimamente se ne fuggirono al Borgo, ma confusi dalla vergogna ritornarono la medesima sera in Anghiari in numero di 400 bene armati per vendicare la comune ingiuria; et arrivati su lo sgombro della fiera, e venuti ad un giusto fatto d’arme su la piazza con gli Anghiaresi, i quali erano pochi respetto a’ Borghesi, non di meno ne ferirono 150 e sei ne amazzarono, e mentre che attendevano a scacciare quella canaglia dalla piazza, una squadra di loro, entrata in Anghiari, rubarono un chiavistello o catorcio della porticciuola del Ponte e con tal furto dettero fine alla loro insolenza rifuggendosene al Borgo. ... E tale fu il fine dell’assalto de’Borghesi, da’quali fu posto poi il catorcio d’Anghiari nella publica piazza in luogo eminente, impiombato in una muraglia, mostrandolo ad ogn’uno con grande ardore e devotione, come se fosse il catorcio delle porte di Terra Santa.


Studiare, predicare, leggere

Scuole Ecclesiastiche e cultura religiosa in Alta Valle del Tevere nei secoli XIII-XV

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i è svolta venerdì 14 ottobre nella Sala del Consiglio del Comune di Anghiari (a Palazzo Pretorio) la presentazione del libro “Studiare, predicare, leggere. Scuole ecclesiastiche e cultura religiosa in Alta Valle del Tevere nei secoli XIIIXV” che è stato scritto da Andrea Czortek, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Città di Castello. Il testo, secondo volume della collana “Castellana Ecclesia”, è stato pubblicato dalla Casa Editrice Pliniana ed analizza un’abbondante documentazione d’archivio che permette di conoscere scuole e biblioteche e ricostruire le carriere accademiche di studenti e maestri alto-tiberini. La presenza di scuole ecclesiastiche (canonicali, monastiche e mendicanti) è uno degli aspetti che caratterizzano la vita culturale dell’Alta Valle del Tevere in riferimento al tardo Medioevo e che concorrono a creare le premesse per lo sviluppo intellettuale ed artistico della stagione dell’Umanesimo e del Rinascimento. La pubblicazione del libro è sostenuta dalla Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo e dai Lions Club di Sansepolcro e Città di Castello. Alla presentazione hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Anghiari Alessandro Polcri, il direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo Fabio Pecorari e ovviamente l’autore Andrea Czortek. Un incontro interessante per presentare un libro, che merita di essere letto, come spiegato dal direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorari. “L’autore traccia una storia di questo periodo storico riguardante le scuole che erano presenti in Valtiberina. La collana in cui è edito il volume è della Diocesi di Città di Castello perché proprio da lì parte l’esigenza di capire attraverso lo studio come era strutturata la cultura nel territorio. Il tutto con l’obiettivo di valorizzare questo tipo di scuole. Nella presentazione è stato evidenziato questo importante aspetto e sono stati illustrati gli elementi più interessanti del libro scritto da Czortek. Giusto sottolineare anche il collegamento con Anghiari: scorrendo le pagine si apprende che il borgo tiberino in quel periodo era vivo dal punto di vista culturale. Quando viene affrontato il tema delle biblioteche monastiche è citata infatti la Biblioteca di San Bartolomeo di Anghiari di cui si conosce l’inventario redatto a partire dal 1140 e pubblicato poi nel 1888 da Eugenio Casanova. Dal documento si apprende che nel 1140 all’interno di questa biblioteca erano conservati una quarantina di testi, numero rilevante considerando il periodo storico e segnale inequivocabile di quella importante ricchezza che sotto questo punto di vista ha sempre contraddistinto Anghiari”.

Il direttore generale Pecorari ha poi ribadito il valore del testo di Andrea Czortek che “nella sua opera ha messo in risalto, attraverso un certosino lavoro di ricerca, non solo il territorio di Città di Castello, ma di tutta la vallata. Il volume propone tra l’altro nella sua parte finale una serie di schede documentarie e bibliografiche su alcune delle figure più significative di quel periodo storico, come ad esempio Dionisio Roberti, Rodolfo da Città di Castello, Luca Pacioli, Giovan Battista Pichi di Sansepolcro ed altre figure legate ai monasteri del tempo. Studiare, predicare e leggere, così come riportato nel titolo dell’opera, indica chiaramente il filo conduttore del libro rifacendosi alle basi della cultura dell’epoca, non soltanto sotto il profilo ecclesiastico, ma anche morale ed etico. Una lettura interessante e piacevole che consiglio a tutti gli appassionati e a coloro che vogliono approfondire la storia della nostra meravigliosa terra”. Il direttore generale Fabio Pecorari ha ricordato che il testo di Czortek “è stato pubblicato dalla Pliniana (una casa editrice che segue da sempre con estrema attenzione le opere di divulgazione legate alla cultura) grazie al contributo della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo e dei Lions Club di Sansepolcro e Città di Castello. Il nostro Istituto così come in altre occasioni si è dimostrato pronto a dare il proprio contributo per mettere in evidenza le eccellenze di vario genere, in questo caso storico-culturali, che riguardano il territorio”. In alto, un momento della presentazione del libro di Andrea Czortek, al centro. (foto piombo)

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Da Tavernelle

a cura di Linda Bartolomei

Un amico

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on avrei mai voluto vivere questo momento, dover ricordare un Amico o per meglio dire un fratello che non c’è più, perché per me Alfredo era e rimane il fratello che non ho avuto. Il ricordo di una vita vissuta insieme che parte dal primo ottobre 1961, primo giorno di prima elementare ad Anghiari e da allora ci siamo sempre rincorsi. Poco tempo dopo io vengo a vivere a Tavernelle e l’anno seguente, un giorno, la maestra ci dice: “Bambini, da oggi abbiamo un nuovo alunno.” Quando l’ho visto ho esclamato: “Io questo lo conosco!” Da allora, escluso le scuole medie, abbiamo vissuto insieme il percorso scolastico fino al diploma superiore a Geometri ad Arezzo. Abbiamo persino condiviso un mese di militare nella caserma di Bologna. Mentre scrivo mi ritornano in mente mille ricordi come quando in prima elementare, dove siamo stati sempre compagni di banco, il bravo maestro Gino Giabbanelli un giorno ci prende in castagna e mentre facevamo una prova di lettura chiama prima me e poi Alfredo chiedendoci di continuare nella lettura, ma entrambi rimaniamo in silenzio perché stavamo chiacchierando, infatti già da allora avevamo tanti argomenti da condividere e come punizione siamo stati messi entrambi fuori dalla porta. Siamo cresciuti assieme anche senza una frequentazione continua, ci bastava uno sguardo per comprenderci. Il giorno del mio matrimonio, il 18 settembre 1983, mi ha accompagnato con la sua auto alla chiesa di Pieve Sovara e trentatre anni dopo, il 17 settembre, alla vigilia di quel giorno, Alfredo ci ha lasciato. Ancora non mi rendo conto che non è più qui con noi, perché io lo sento presente. In alto foto ricordo della prima elementare ad Anghiari; è stata scattata nell’imminenza del Natale: Alfredo e Claudio sono il penultimo e l’ultimo in piedi a destra. Qui sopra Alfredo e Claudio al campo sportivo a Tavernelle, metà anni 70.

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È stato molto attivo nella Comunità di Tavernelle, sempre presente per dare una mano concretamente, in silenzio, dall’organizzazione della Festa della Famiglia, ai pranzi di beneficenza organizzati dalla Compagnia di Galbino, fino alla costruzione del presepe. Tutti noi abbiamo perso un amico, che ci mancherà tanto, ma so che da lassù guiderà il nostro cammino. Caro amico, mi mancherai tanto, ma porterò con me i ricordi più belli del nostro cammino di vita insieme. Con Affetto. Claudio *** Vorrei ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini, a me ed ad Alfredo, durante questi ultimi mesi. In particolare i miei figli, la mia famiglia, i parenti, gli amici che con parole di conforto, telefonate, preghiere non ci hanno fatto mai sentire soli. Grazie di cuore. Roberta

Compagnia di Galbino Venerdì 16 dicembre i confratelli con la cappa della Misericordia, della compagnia di Micciano, di Casenovole e di Sant’Antonio saranno ospiti della compagnia di Galbino. Ritrovo presso il centro “La Famiglia” a Tavernelle alle ore 19:00 per la recita dei Vespri e breve meditazione. Seguirà un semplice momento conviviale presso il Centro “La Famiglia”. Sarà l’occasione dello scambio degli auguri fra tutti i Confratelli con la cappa delle varie Compagnie.


La nonna Esterina racconta L’Esterina è la moglie di Paiolo (Paolo Ricceri). Era lui (Paiolo) che quando ritornava con la Banda dalle frazioni vicine (a piedi) suonava una marcetta che poi è stata chiamata la “Marcia di Paiolo”. Quella marcetta è diventata l’inno ufficiale della Scampata. L’Esterina stava in bottega (un fondo di Palazzo Fontana ora utilizzato dalla Piadineria) dove vendeva cemento, un po’ di laterizi, legna, bragina e carbone. Questi ricordi sono di svariati anni fa. Rileggendo questi appunti ho scoperto la sua fede semplice e la sua intelligenza nel giudicare gli eventi del suo tempo. Le sue considerazioni mi hanno fatto emozionare! Volle che il suo funerale venisse fatto al mattino presto. «Almeno così faccio in tempo a conoscere qualcuno e la sera ci posso andare a veglia!» *****

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a sera si diceva il Rosario. C’erano i miei vecchi, i miei nonni e i miei zii che tutti assieme dicevano il Rosario. S’era una famiglia di dieci, dodici persone, era una bellezza. Poi alla sera facevano una bella “polenda” grossa, la buttavano sopra la tavola, poi ne prendevano una fetta per uno e chi si metteva in un cantone chi in un altro. C’era un gran focolare: non ci s’aveva nemmeno il lume, si faceva il lume con le legne. Sono contenta d’essere arrivata a quest’età, non mi manca niente, sto bene e io ringrazio il Signore di tutto il tempo che mi ha dato: bisogna contentarsi di quello che Dio ci dà. Oggi c’è troppo egoismo, troppo lusso, troppa vanità, ci sono tutte queste cose che prima non ci si pensava. Prima si andava a raccattare le spighe, si battevano, si portavano al mulino, si faceva la farina per farci il pane, cuocerlo, portarlo su e via discorrendo. Si facevano i “bucati” con la nostra cenere che adesso con quei detersivi..., detersivi che sciupano ogni cosa che a me mi fanno rabbia. Prima invece si lavorava e si lavorava bene, c’erano pregi anche se certo c’era anche qualche difetto. Io prima avevo questa bottega di laterizi, di carbone, di legna. Ho lavorato quanto una negra. Toccava tutto a me. Il mio “Paiolo” diceva: «Fa te, fa te, fa come ti pare.» Lui andava sempre dalla sua Fedora, poi venne la Carla. «Ma non finiscono mai queste bettole!» Gli interessi, la famiglia: tra una cosa e l’altra ho sempre un gran da fare. Il mio “Paiolo”, che sia in mezzo al cielo, in Paradiso no che in Paradiso ci vanno i Santi; in cielo ci vanno tutti eh! Ma come sta con questo Paradiso che io ho pensato che il Paradiso sarebbe come un Vaticano e tutto l’altro mondo è tutto cielo dove vivono gli altri. In cielo ci sono anche quelli cattivi. Ci penserà Lui, noi non ci si può pensare. Perché lui ha fatto tutto questo magnifico mondo che nessuno ci ha capito niente; io tante volte ci penso. Ma avere un sole, un temporale, le piante e tutti gli alberi che ci sono, tutte le qualità di roba. Ma chi l’ha fatta? Ma chi la sostiene? Solo Lui. Ma perché lo devono maledire, sempre, continuamente, sempre giorno e notte; senza riconoscere la bellezza che ha fatto a noi uomini, alla gente! Mi sono trovata sempre bene perché ho sempre fatto lavori

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manuali: con quei mattoni, quelle cose faticose, cementi, carbone. Ho sempre fatto quel mestiere lì da quando ho preso marito. Con il mio Paolino c’era un po’ di contrasto, ma poi tutto finiva lì. Durante la guerra c’era molta paura, mancava anche da mangiare. Ci sarebbe tante cose da raccontare. Per dire, un giorno venne la povera Zeffera. Dice: «Andiamo alle Ville, andiamo alle Ville Esterina. Venite con me, venite con me.» Lei era più anziana di me e io le dissi: «Ma io non ci vengo, con tutti questi tedeschi sparsi in qua e in la, con questi bombardamenti!» Ma lei ci volle andare: si andava a prendere il grano con un carrettino. Tira, tira... S’arrivò alle Ville dentro un grande magazzino. C’era una barca di gente: da Anghiari, da Citerna, da Monterchi. C’era una gran confusione e allora arrivarono i tedeschi: ce n’era uno che era ubriaco e allora diceva: «Kaputt, kaputt.» «Zeffera, Zeffera, andiamo via.» Ma lei non ne volle sapere: «Se non ci danno il grano non si ritorna a casa!» Dopo c’era il Ferrini che disse: «No, no, tutti amici, tutti compagni!» Ma io ebbi paura e scappai via e lasciai la Zeffera poverina che ne prese dieci chili anche per me. Povera Zeffera, lei non aveva paura: faceva i coltroni, i materassi, un po’ di tutto, aiutava volentieri alle battiture, anche alle zappature; era una donna insuperabile. Poi si venne via. C’era tanta gente, lei col suo baroccino, tutti a piedi. E dopo cominciarono quelli che salvarono l’Italia, che cominciarono a bombardarci. Allora si fuggì in un campo di patate e allora si raccattò anche un po’ di patate. Siccome non s’aveva dove metterle allora s’arocciò la sottana e si misero lì. Io sono nata del ‘98, di dicembre [N.d.R. è morta nel 1992]. Sono contenta di essere arrivata a quest’età. Ecco io ero come la figlia dell’Annarita. Una vita felice quella. Tutte le notti dicevo un’Ave Maria alla mia povera mamma che m’aveva portato sù in quelle montagne, sopra Ticchiena, per quei boschi: fuggivo con quelle capre, con quelle pecore, con quei maiali. S’era sette o otto citti. Io ero trovatella perché la mia mamma era ragazza e io ero trovatella e m’avevano preso in questa famiglia: la miseria li finiva, era una grande famiglia a Ticchiena. Di sopra avevo il nonno e la nonna e tutti della famiglia. Ero come Heidi. S’era tutti poveri. In alto una bella foto della famiglia Ricceri con Paolo (paiolo), l’Esterina e i loro figli Eugenio e Valentina.


La Misericordia nell’arte

Auguri che vanno in Umbria

L

a serie di incontri per la catechesi degli adulti quest’anno prende lo spunto dall’Anno Santo con questo tema: riscoprire la Misericordia nell’arte. Quindi essendo l’anno della Misercordia vedremo come sono e se ci sono espressioni artistiche che ci richiamano questo concetto. Il primo incontro ha riguardato la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca (nella foto) e il prossimo, il 7 dicembre, riguarderà l’opera “Il Figliuol prodigo” di Rembrandt.

Iscrizione sul portale della chiesa a Ponte d’Avorio vicino a Santa Lucia di Città di Castello Francesca Alessandrini e Stefano Senesi si sono sposati il 29 giugno del 1991 e quindi festeggiano 25 anni: nozze d’argento. Per ricordare questo lieto evento si sono ritrovati con familiari ed amici presso la pizzeria al Campino di Toppole. Si erano sposati presso la chiesa di Sigliano dall’allora parroco don Fabio Bartolomei. Si erano conosciuti quando Stefano, originario di Arezzo, faceva il carabiniere a Sansepolcro, mentre Francesca abitava nella casa paterna a Catigliano. Gli auguri di familiari ed amici uniti a quelli della Redazione questa volta, come abbiamo detto nel titolo, vanno decisi in Umbria, a San Giustino, dove abitano Francesca, Stefano e il loro figlio David.

DIO TE SALVI SANTISSIMA REGINA TVTTO EL MONDO [A TE] SE INCHINA PERAMORE DI QVELLO SIGNORE ChE PORTASTI TVTTO EL MONDO ALLVMINASTI DIO TE SALVI SANCTISSIMA REGINA AL VOSTRO hONORE DIRÒ AVE MARIA

°

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M CCCCLII

A DIE III AVG

Carissimo redattore, da molto tempo avevo qualcosa per la testa ma la vecchiaia che avanza fa dimenticare tante cose, anche le più belle, e vedendo le foto di tanti vecchioni come me nel loro cinquantesimo di matrimonio io, di nascosto della mia consorte, essendo arrivati non al cinquantesimo ma al cinquantunesimo anno mi à preso la voglia di mandarti le nostre foto con un po’ più di gioventù. Dunque caro redattore il 27 novembre 2016 sono 51 anni perché ci siamo sposati nel 1965; ora cerca di pensarci anche te. I migliori saluti da questo vecchio Testone. Armando Zanchi E naturalmente io, a nome di tutta la Redazione dell’Oratorio, mando i migliori auguri per Maria Leucalitti ed Armando Zanchi (anche collaboratore del giornale), anghiaresi doc, ma li mando ad Arezzo dove adesso abitano; e spero che Maria, quando leggerà queste righe, strapazzi ben bene Armando. Nelle foto Maria ed Armando con un po’ di gioventù in più.

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50 anni fa Qui sotto un sunto delle considerazioni di Armando Babbini sul quaderno, allegato all’Oratorio e già inviato ai nostri lettori, pubblicato per ricordare il cinquantesimo anno di pubblicazione del nostro periodico. L’incontro si è tenuto in Propositura, dopo la S. Messa delle ore undici, domenica 2 ottobre e conclude le iniziative prese dalla parrocchia per ricordare questo ragguardevole traguardo raggiunto.

C

’è una foto emblematica di quegli anni (50 anni fa ). Noi eravamo i ragazzi dell’oratorio, in posa davanti al nuovo presepio. Insieme al Proposto volevamo immortalare l’inizio di quello che ci sembrava un nuovo corso. Fino ad allora da tanti anni Loris Babbini, chiamato dal Proposto la sera del Ceppo, aveva sempre fatto presepi classici, con paesaggio, grotta e mangiatoia, pastori, cielo in carta colorata a spruzzo in azzurro. Da quell’anno il Proposto dette carta bianca ai ragazzi dell’oratorio e noi ci inventammo di collocare il Gesù bambino, addirittura senza Madonna e San Giuseppe, circondato dal paesaggio ricostruito di Anghiari nella Chiesa della Propositura. Al Proposto l’idea piacque a tal punto che volle immortalarla con una foto di gruppo. A Natale dell’anno dopo, rincarammo la dose. Facemmo sempre lì, davanti alla tavola del Puligo, un percorso fra una serie di pannelli con incollate le foto ritagliate da riviste che raffiguravano i tanti problemi del terzo mondo. Si doveva passare attraverso le due file di pannelli per poi arrivare alla fine davanti alla natività. Gli Anghiaresi la presero male; pochissimi fecero quel percorso e invece moltissime furono le critiche. Ma il Proposto, nella Messa di Natale e nelle successive continuò ad elogiare l’iniziativa osteggiata dalla gente. Questo era il clima, 50 anni fa, che portò alla nascita

Il nome, il perché Leone Bruschi - Il mio nome penso che sia una remora socialista o della massoneria, infatti il mio babbo era iscritto alla massoneria come diversi altri anghiaresi. Anzi, mi sembra che la Loggia di Anghiari sia più vecchia di quella del Borgo. Oppure penso che il mio nome sia legato al simbolo di Venezia, il leone appunto. Questo è quello che io ho ritengo sia la motivazione per il mio nome. Giuseppe Leonardi - “M’han messo questo nome perché ciavevo il nonno che si chiamava Giuseppe, ma come primo nome io mi chiamo Alessandro. Penso che c’era qualche parente che si chiamava così. Poi però è andato avanti Giuseppe e ora tutti mi conoscono come Pino.

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del giornalino di Don Nilo, che come quei presepi, a v r e b b e costantemente messo il Cristo dentro Anghiari ben ancorato alla realtà di tutti i giorni, al centro di un percorso di carità attento alle sofferenze e ai disagi, che a quel tempo pensavamo solo nei rotocalchi ma che ora tocchiamo con mano. Chiedo a Mario un po’ di numeri per capire il radicamento e la diffusione del Giornale. Voglio capire quanto è grande questo Oratorio che è nato insieme alla costruzione dell’oratorio dietro la Propositura. Solo le famiglie a cui viene spedito, ad Anghiari sono 1142. I fondatori (Don Nilo e Loris) poi avevano un sogno: che gli Anghiaresi lontani per motivi di lavoro e di famiglia, potessero mantenere un filo diretto con le loro origini. L’Oratorio viene spedito ad altre 540 famiglie fuori d’Anghiari sparse in Italia. Ed in più ci sono 28 indirizzi all’estero, di cui 20 in Europa, 3 in America del Nord e 5 in America Latina. Per chiudere ancora con i numeri, ho cercato di quantificare i temi trattati mediamente in percentuale: per circa il 40% si trattano temi religiosi e di attività della Parrocchia; per il 35% si parla di cronaca e vita locale; per il 10% di arte e storia; per il 10% si dà voce alla Misericordia e Fratres; per il 5% ad altri argomenti vari. E tutto ciò in linea ed a conferma del progetto dei padri fondatori. Armando Babbini Io sono parente dei Leonardi delle Cortine; con Guido s’era doppi cugini perché tre fratelli sposaron tre sorelle, perché a quei tempi non c’era manco le biciclette e allora andavano a parare, e lì saranno nati i primi incontri. Stavano manco a un chilometro e mezzo. I fratelli stavano alla Banca e le sorelle a Corte e allora le aspettavano a parar le pecore.” Renato Mariani - “Io so’ nato l’uno, uno, quarantuno. Mi avrebbero dovuto mettere a nome Franco ma s’era in tempo di guerra e c’era un generale che aveva fatto delle stragi e allora la mi’pora mamma non volse e venne fuori Renato e Renato è qui. Chi è che aveva pensato non lo so, ma so che la mia mamma si oppose decisamente a chiamarmi Franco.”


Il licco

Il gioco delle lastre si faceva nelle domeniche di primavera e per giocare serviva il licco

Gli adulti giocavano alle lastre; si metteva un sasso ritto che si chiamava il licco con sopra i soldi, la posta. Anche lì facevano la conta a chi toccava a giocare per primo. Poi tiravano con delle lastre di pietra a chi andava più vicino ai soldi. I soldi naturalmente si spargevano. Chi andava più vicino ai soldi prendeva i soldi. Un tiratore in gamba riusciva anche a coprire i soldi con la sua lastra. Sempre di domenica sera. Questa la descrizione del gioco (l’ho recuperata da alcuni appunti del 1993) che si faceva nelle domeniche pomeriggio, ancora libere dai lavori dei campi, appena la primavera annunciava l’arrivo della bella stagione. Il gioco era riservato agli uomini e, come descritto sopra, si mettevano in palio delle monete sistemate sopra un piccolo sasso a forma di parallelepipedo alto da cinque a otto centimetri. Con le lastre, appunto, si cercava di colpire il licco (nelle interviste che feci a suo tempo alcuni lo chiamano lecco, non so perché, forse pensano che licco sia dialettale) e coprire le monete o andargli il più vicino possibile e in questo modo si sarebbero vinte. E ora bisogna che intervenga il professor Mattesini. Da cosa deriva il termine licco?

Carissimo Del Pia, anche di qua dal Tevere si giocava a piastre (a lastre, mai sentito). Il gioco, che altrove, in Toscana, era chiamato sussi, consisteva nel lanciare da una stessa distanza, e secondo un ordine precedentemente stabilito, una piastra contro una piccola pietra (o un pezzo di mattone) collocata diritta in terra (il lécco, da voi licco, e appunto sussi in altre parti della nostra regione), sulla quale venivano poggiate le monete della posta; facendo cadere la pietra, si vinceva il denaro più vicino alla propria piastra, mentre le monete cadute più in prossimità del bersaglio erano ricollocate sopra e rimesse in palio. Come dichiara il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, la parola lécco, la cui più antica attestazione ci è fornita dal Simposio di Lorenzo de’ Medici (sec. XV), significa in primo luogo ‘ghiottoneria;

cibo appetitoso; bevanda squisita’, e per estensione ‘esca’, od anche ‘allettamento, attrattiva’ e quindi, in particolare (con valore regionale) ‘boccino (nel gioco delle bocce e in giochi analoghi); pallino (nel biliardo)’. Il significato di ‘piccola pietra che funge da bersaglio (esca)’ nel gioco a piastre lo si ricava da locuzioni del tipo essere come il lecco nella morella ‘risultare assolutamente necessario, insostituibile’, ovvero essere come morella senza lecco mancare di qualcosa che è assolutamente necessario: la morèlla, forma antica per l’odierno murièlla (o murèlla) è infatti il ‘gioco che consiste nell’avvicinare o nel colpire un determinato bersaglio (un boccino o un piccolo sasso) con il lancio di un sasso appiattito [piastrella] o di un altro oggetto’. L’origine della voce è semplice: lécco, nei significati sopra riportati, è un derivato del verbo leccare. A quanto mi risulta, la variante anghiarese licco -probabilmente la i sarà dovuta a forme arizotoniche del paradigma di leccare con preferenza per questa vocale più alta- è usata sia nel contiguo territorio di Città di Castello, pur se nel solo significato di ‘boccino’, sia nella Val di Chiana cortonese (qui però anche per designare il bersaglio del gioco a piastre). In area folignate-spoletina in luogo di lécco/licco si riscontra santùcciu (e a ssantùcciu è il gioco), mentre a Ficulle, in territorio orvietano, ùssero (che indica pure il gioco). Al Borgo, che non ha mai conosciuto la variante licco, la voce si pronuncia però lècco, con e di timbro aperto per un noto fenomeno di variazione vocalica condizionata di provenienza settentrionale, e ha dato vita all’espressione ancora in uso, anche se ormai non da tutti compresa, nn arcattère (manco) l lècco ‘non ottenere (letteral. ‘raccattare’) nessun risultato’. Molti cordiali saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese da Enzo Mattesini Dopo la risposta del professor Mattesini ho voluto fare una ulteriore indagine che conferma che da noi il gioco si chiama delle lastre (ma uno ha detto piastre) e che la posta viene messa sul licco (e anche qui un altro ha detto lécco). AA

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Don Nilo

Il ricordo di Felicino Acquisti

È

stata una persona intelligente, lungimirante, rispettata dalla quasi totalità degli anghiaresi. La sua presenza è sempre viva nelle mente di tantissime persone che l’hanno conosciuto e frequentato. Dopo le scuole superiori ho collaborato con il Monsignore nell’aggiornamento dell’archivio parrocchiale, custodito nella sua stanza di studio e di lavoro. Per tante serate invernali, dopo la cena, arrivavo in canonica e la perpetua Armida con premura ci preparava uno scaldino per uno, pieno di brace con un po’ di cenere per scaldarci durante il lavoro nel suo ufficio-studio, privo di un comune caminetto. Era anche luogo di incontro con le numerose persone che gli chiedevano, per vari motivi, consigli, suggerimenti che venivano dati da una persona saggia,, che conosceva bene la vita, la situazione di tutte le famiglie del paese. I suoi consigli erano mirati alle circostanze prospettate, ma don Nilo aveva una visione lungimirante sulla sua comunità, senza limitarsi al presente, ai fatti accaduti, prevedendo le future conseguenze con le possibili situazioni. Mi vedo ancora insieme a don Nilo con lo scaldino in mano dirigerci verso la sua stanza-ufficio, godendo il calore della brace, mentre la temperatura dell’ambiente era piuttosto fresca. Si doveva aggiornare in un prospetto, riguardante ogni famiglia anghiarese, la situazione familiare aggiungendo nascite, morti, cambiamenti di domicilio, di spostamenti di nuclei familiari, così da avere sempre aggiornata la situazione di ogni nucleo familiare. In questo modo il suo archivio era simile all’ufficio “Anagrafe” del Comune e il parroco aveva sempre sottocchio le sue pecorelle, conoscendo vita, morte e miracoli per poter in silenzio intervenire, confortare, aiutare le famiglie bisognose, non solo economicamente, ma con dirette parole consolatrici. Ha aiutato tanti giovani a studiare nei seminari, nei conventi francescani ottenendo il diploma di scuola superiore che poi è servito per trovare un loro lavoro nella società. Tanti amici tramite le sue conoscenze, la sua stima, il suo carisma, hanno trovato lavoro nelle fabbriche o negli uffici. Anche a me aveva suggerito di presentare domanda come impiegato presso il famoso stabilimento della Buitoni, ma il dirigente mi rispose che avevano

bisogno do ragionieri. Però chiusa una porta se n’è aperta una più grande vincendo poco dopo il concorso magistrale nel Trentino, dove non conoscevo nessuno. Durante le giornate estive spesso lo conducevo in vari poderi della Curia da lui amministrati godendo della metà del guadagno del lavoro del contadino mezzadro. Lo accompagnavo con il mio “Cardellino rosso” al podere della chiesa di Santo Stefano e di Campalla dove don Nilo conversava con il capoccia della famiglia per amministrare al meglio e con concordia gli animali allevati di grossa taglia come le mucche, le vacche, i buoi, i suini ed anche le coltivazioni normali di allora come il fieno, il grano, il tabacco, l’uva, le olive. Era veramente curioso vedere don Nilo che, sollevando con forza ed imperio la sua lunga tonaca e stringendosela fra le mani, saliva sul posto posteriore della mia motocicletta. Potrei dilungarmi ancora parlando della sua idea, del suo progetto, del museo Taglieschi, poi realizzato con oggetti, quadri, statue da lui raccolti con passione e con denaro personale ma la sua persona è stata amata dai parrocchiani, apprezzata anche dagli atei, dai miscredenti, dai cattolici non frequentanti la chiesa, perché la sua rettitudine, la sua onestà intellettuale, la sua preparazione religiosa e culturale erano volte verso tutti coloro che avevano bisogno di un aiuto confortevole,morale, ma anche materiale. Nella foto in alto don Nilo in occasione di una celebrazione liturgica. Dall’altare alle sue spalle sembrerebbe la chiesa di San Michele Arcangelo dei Cappuccini del Borgo.

Dai ricordi di Simone Brardinelli 1839. 19. Gen. in giorno di mercoledì passò agl’eterni riposi la nobil Sig: Contessa Clementina, figlia del fu Sig. Simone Vincenzio Vellutizati, e della nobil Donna Sigra Contessa Carlotta Barbolani da Montauto sua consorte Duchessa di S. Clemente è stata sopra alla terra esposta in una cassa giorni dieci cioè fino al dì 29 gennaio giorno di sabato che da Firenze fu portata ai Cappuccini di Montauto, e fu posta nel suo deposito nell’ingresso della Chiesa maggiore, sotto lo scalino che si entra nella Cappella all’ore due e mezzo della sera.

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Monnezza

Notizie dalla Piazza

di Clèto

Comunicati stampa presi qua e là

Sabato 5 Novembre 2016 - Presso il Teatro di Anghiari, alle ore 21:00, Concerto “Classica Valtiberina” dell’orchestra Anghiari Ensemble diretta dal maestro Marco Ferruzzi. Sabato 22 ottobre 2016 – Presso la Biblioteca di Anghiari viene presentata la Nuova Guida Valtiberina Toscana. È intervenuto anche il professor Daniele Finzi autore dei testi su Anghiari. Domenica 20 ottobre 2016 - Con l’arrivo dell’autunno Anghiari si prepara ad accogliere la mostra mercato de “I centogusti dell’Appennino”. L’appuntamento è per i giorni 29 - 30 - 31 ottobre e 1° novembre in tutto il centro storico del paese. La mostra rappresenta un momento di incontro diretto tra produttore e consumatore. Presenti come sempre innumerevoli articoli d’eccellenza, dai pecorini al cioccolato, dai vini agli ortaggi, dai dolci tipici ai salumi, con possibilità di degustazioni e acquisto sul posto, con il vantaggio di un dialogo diretto con le aziende produttrici. Sabato 19 ottobre 2016 - Venerdì 21 ottobre alle 16:15 presso il Borgo Palace Hotel di Sansepolcro si svolgerà il seminario informativo dal titolo “La Diga di Montedoglio”. Nell’incontro, organizzato dal Lions Club di Sansepolcro con il patrocinio della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo, dell’Ordine degli Ingegneri e del Collegio dei Geometri della Provincia di Arezzo, verrà illustrata l’attuale situazione dell’invaso e saranno inoltre spiegati il progetto di ripristino e i tempi di realizzazione. Venerdì 30 settembre 2016 - È di 10.385 EURO la cifra che è stata raccolta in occasione della serata di solidarietà “Anghiari – Amatrice, Uniti non si trema” che si è svolta sabato 24 settembre e che ha coinvolto tutte le associazioni di Anghiari. La somma ottenuta è il ricavato della cena a base di bringoli all’amatriciana e grazie alle donazioni effettuate. Mercoledì 14 settembre 2016 - Al Bagnolo del Ponte alla Piera è stata fatta brillare ieri una bomba a mano inglese risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Era stata rinvenuta dal proprietario del terreno.

I più molli son sementi!

Q

uest’anno, per le ferie, ho portato mia moglie in Sicilia, in provincia di Ragusa. Un territorio unico, anche se l’aridità si percepisce in ogni anfratto. Una vastità enorme di serre (lungo la costa soprattutto), impianti di mandorleti o di carrubi un po’ più sull’entroterra con dei meravigliosi muretti a secco che dividono le proprietà. Tutta questa bellezza del territorio è rovinata dalla presenza lungo le banchine, di rifiuti, lasciati da cittadini che lì li hanno depositati (a volte anche lanciati) e che gli amministratori lì li hanno lasciati. «Eh, ma laggiù sono tutti così!» No, “laggiù” non sono tutti così e ci sono persone desiderose di migliorare la loro terra: non ce la fanno. Per il ritorno imbarco a Palermo; qui il film di Roberto Benigni ci dice che il problema della città è il “cciaffrico”, ma anche quello dei rifiuti non è male: A Napoli la situazione non è che sia molto diversa. E allora rientro ad Anghiari dove si respira tutta un’altra aria, la gente è civile e le cose lamentate sopra non esistono. No no, non è proprio così. Intanto qui usufruiamo di un servizio che, nel bene e nel male, fa la sua raccolta giornaliera. Ma andate a vedere nei cassonetti dell’indifferenziata. Bottiglie di vetro o plastica, carta e cartone, imballaggi: tutto finisce lì dentro; i cassonetti della differenziata non è che sono a chilometri, a volte sono lì in fila. Andate poi a chiedere ai cantonieri provinciali cosa trovano lungo le scarpate quando fanno il taglio dell’erba! Chiudo questi spunti con un episodio a cui ho assistito alcune volte. Qui alla Stazione, vicino alla Casina dell’acqua, c’è un cestino per i rifiuti. Non ci crederete ma ci sono sempre in terra delle carte, a volte una bottiglietta vuota, ma anche tante altre cose. A volte la zona è abbastanza pulita. Anche perché un dirimpettaio del posto ogni tanto fa un giro lì intorno e siccome “non può vedere”, raccoglie tutto e lo mette dentro il cassonetto. Sì perché oltre al cestino, a quattro metri, ci sono anche i cassonetti del vetro, della carta e dell’indifferenziata. Comunque un contributo lo danno anche le macchine che si fermano al parcheggio. I conducenti sono persone pulite e raccolgono i rifiuti che sono in macchina e li buttano per terra (tanto qualcuno pulirà). Per la cronaca del cestino aggiungo solo che un solerte automobilista ha pensato bene di “sbarbarlo” e gli operai comunali, esperienza insegna!, l’hanno sistemato un metro e mezzo più indietro.

glia. Ci si riferisce al fatto che una volta seminati i campi più difficoltosi (molli) perché l’acqua vi poteva ristagnare per gli altri campi la semina sarebbe stata molto più agevole e anche cattive condizioni del tempo non avrebbero ostacolato più di tanto il lavoro.

Questo modo di dire richiede un po’ di spiegazione. Si riferisce a quando la semina era un’operazione importante e il farla bene decideva del futuro raccolto e della sopravvivenza della fami-

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Auguri Lucia Recentemente mia nipote Lucia Braccalenti, nata nel 1991, che risiede con me ad Anghiari, ha ricevuto il premio di Laurea “Donatello Andreini” da parte del Rotary club di Sansepolcro per la Laurea Magistrale in Discipline Letterarie, Artistiche e dello Spettacolo all’Università degli Studi di Siena (sede di Arezzo), con la votazione di 110 e lode. Titolo della tesi: “Two rebels: gli esordi di Marlon Brando e James Dean nel cinema di Elia Kazan”. Felice di condividere con voi questa gioia, vi ringrazio anticipatamente e vi saluto con affetto. (Rina Pacini) La Redazione, e ci scommetto anche gli anghiaresi, condividono volentieri questa bella notizia e mandano i loro auguri a Mocaia, dove Lucia abita.

Una sola Valtiberina

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enerdì 28 ottobre, presso la Biblioteca di Sansepolcro, con Orlando ho partecipato alla conferenza di Andrea Czortek su “Storia e geografia in Alta Valle del Tevere”. Si è parlato dello sviluppo dei confini amministrativi del territorio altotiberino (comunali, diocesani, statali, provinciali, regionali) nei secoli XI-XX nel tentativo di individuare elementi di lungo periodo e fenomeni di più breve durata nel percorso storico del nostro territorio, facendo emergere come in Alta Valle del Tevere le caratteristiche geografiche abbiano dato una sostanziale unità al territorio stesso, mentre le vicende storiche lo abbiano diviso in due entità amministrative differenti. La domanda finale è stata: e per il futuro? Si realizzerà mai un’unità dell’Italia centrale con Toscana, Umbria e Marche? Chi vivrà vedrà! La vignetta di Scacciapensieri:

Nozze speciali!

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Messa in parrocchia Santuario del Carmine – Domenica 25 settembre. Oggi alla S. Messa delle dieci, celebrata da don Marco, erano presenti alcune rappresentanti del Movimento Apostolico Ciechi ed una di esse all’omelia ha spiegato come è nato questo movimento e quali sono le sue iniziative. Ma ora voglio parlarvi dei canti che sono stati eseguiti durante la celebrazione. All’ingresso “Chiesa di Dio” e poi, all’offertorio, “Hai dato un cibo” e dopo la Comunione “Inni e canti”. Infine abbiamo rivolto una invocazione particolare alla Madonna del Carmine chiudendo la celebrazione con il canto “Dell’aurora”. Cappella di San Leonardo al Borgo - Lunedì 19 settembre. Oggi don Luigi ha celebrato la S. Messa di ringraziamento per il suo ritorno dopo circa un mese di assenza. Nell’omelia ha invitato noi fedeli a risplendere (nei confronti degli altri) non per quello che diciamo ma per quello che facciamo.

San Martino

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el secondo fine settimana di novembre si è svolta ad Anghiari la Festa dei bringoli e di san Martino. Il pane, appositamente preparato, è stato distribuito al termine della S. Messa delle ore diciotto di venerdì undici, festa del santo di Tours, celebrata nella chiesa della Maddalena nel Borgo della Croce annessa all’ex convento di San Martino di fuori o Conventone. Sabato e domenica, sotto le Logge, degustazione del piatto tipico di Anghiari, i “bringoli”, i grossi spaghetti fatti a mano. Poi brustichino, salsicce, castagne arrosto e vino nuovo. Domenica, lungo il Borgo della Croce c’era poi l’esposizione di antiche varietà di mele raccolte nel territorio anghiarese e di altri prodotti tipici: i “fagioli Caponi della Valsovara” e il “Granturco quarantino della Valtiberina”. Alcuni artigiani dimostravano come vengono realizzati cesti e panieri con i vimini (il vinco) mentre nell’ingresso del Palazzo Fontana erano esposti i disegni realizzati dai bambini e dai ragazzi delle scuole di Anghiari. Una bella festa che si rifà ad antiche consuetudini, come quella del pane di San Martino che è stato offerto gratuitamente dal forno Bindi e dal forno di Fra Pegaso e alla consuetudine di mangiare i “bringoli” proprio nell’occasione delle feste di san Martino. Fra le particolarità della fiera di San Martino che si era soliti fare qualche decennio fa c’era quella dell’acquisto degli zoccoli e poi il ballo sia alla Sezione che alla Filarmonica. Per questa fiera (sempre dei tempi andati) le bettole erano piene di gente e di “poeti” che cantavano in ottava rima e continuavano fino a mezzanotte. Magari a casa le famiglie pativano la fame.


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Novità al Museo della Battaglia

Il primo anno della Fabbrica

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entre si scrive si stanno ultimando gli ultimi ritocchi al progetto esecutivo di allestimento di una sezione del museo. Oggetto dell’intervento è la sezione dedicata all’evento storico che rende famoso Anghiari nel mondo: la Battaglia di Anghiari. Grazie ad una importante analisi della soddisfazione dell’utenza, resa ancora più veritiera dal sempre maggior numero di visitatori del museo, sono stati individuati alcuni necessari interventi che permetteranno di comunicare in miglior modo l’evento, dal punto di vista storico e da quello artistico. Per rendere realizzabili queste idee, il progetto è stato presentato in più sedi in occasione di bandi, con l’intento principale di non gravare sulle casse comunali, con il risultato che esso è risultato vincitore di due finanziamenti, uno da parte dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dalla Regione Toscana. Inoltre la Banca di Anghiari e Stia – Credito Cooperativo si è dimostrata molto sensibile a questo tema, fornendo un contributo per ottenere i diritti di utilizzo di alcune importanti immagini dei disegni di Leonardo Da Vinci. Si tratta di interventi che, sommati assieme, permetteranno ad Anghiari di migliorare il modo in cui viene comunicata la propria storia e tramite i quali il visitatore avrà una panoramica completa dell’evento storico e artistico, anche tramite l’utilizzo della tecnologia. Ci si avvarrà infatti della collaborazione di uno degli studi più affermati in Italia nell’ambito della multimedialità museale. Questo intervento si ritiene sia un nuovo tassello (permanente) dell’offerta turistica di Anghiari, divenendo così l’unico luogo al mondo dove si fa vedere, si spiega, (ma anche si celebra) l’intricata vicenda dei disegni di Leonardo Da Vinci per la Battaglia di Anghiari. I tempi per realizzare l’intervento non saranno lunghi, ma… è ancora presto per invitarvi all’inaugurazione! Gabriele Mazzi

Museo della Battaglia e di Anghiari www.battaglia.anghiari.it In alto: Leonardo Da Vinci. Studio di una testa di cavallo per la Battaglia di Anghiari, 1503 (?). Inchiostro su carta, 11.1 x 6.3 cm. ©Windsor Royal Collection.

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l mese scorso la Fabbrica della Natura ha compiuto un anno. Era infatti il 17 ottobre 2015 quando il centro visita fu inaugurato alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni e delle persone che avevano lavorato per realizzare questo importante luogo. Ad un anno dal taglio del nastro è quindi il momento di fare qualche bilancio. In dieci mesi (la struttura è rimasta chiusa a gennaio e febbraio) il Centro Visita è stato visitato da oltre mille persone. Molte di queste sono escursionisti che prima di iniziare il cammino in natura hanno preferito documentarsi sull’importanza naturalistica e storica dell’Area Protetta e del territorio e chiedere al personale del Centro qualche consiglio sui sentieri. Numerosi sono stati anche gli studenti delle scuole della Valtiberina, arrivati al Ponte alla Piera per visitare la Riserva Naturale o esclusivamente per svolgere le attività didattiche organizzate dalla Cooperativa Toscana d’Appennino che gestisce la struttura. Il centro visita è infatti dotato di spazi e apparati multimediali che rendono possibile lo svolgimento di laboratori e attività senza avventurarsi in natura o in caso di maltempo. Momenti di grande affluenza si sono registrati in primavera, con la visita degli amici della FIAB di Mestre, appassionati di bicicletta arrivati nel nostro territorio grazie all’importanza dell’Intrepida, e in estate, quando il Centro Visita ha ospitato la settimana estiva di Econarrazione e Green Autobiography della Libera Università dell’autobiografia e in alcune giornate i campi estivi del Comune di Anghiari. Molto interesse hanno riscosso le attività e gli eventi: escursioni alla scoperta delle bellezze del territorio, osservazione del cielo con il gruppo Arezzo Astrofili, visite guidate al castagneto didattico, pratica dello yoga in natura sono solo alcune delle attività svolte che verranno ripresentate anche il prossimo anno insieme a tante novità che riguarderanno anche l’Alpe di Catenaia. Nei mesi invernali La Fabbrica della Natura sarà aperta su prenotazione ai normali visitatori, mentre sarà sede di laboratori di educazione ambientale per le scuole. Lorenzo Minozzi

Nella foto un momento di svago alla Fabbrica della Natura Loc. La Fabbrica – Ponte alla Piera, 67 natura@toscanadappennino.it


CRONAC HETTA

Mese di ottobre 2016

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di settembre 2016 Lunedì 5. Festa di Santa Teresa di Calcutta - Questa mattina presto è morto Avre Nardi di anni 89. Abitava all’Infrantoio con la figlia ed era nato a Borgonuovo (detto anche Appalto per via della bottega) di Caprese Michelangelo. Al mercato di Scoglitti (ci ho portato mia moglie in ferie; a Scoglitti) ho comprato un accessorio per fare gli arancini, quelli che piacciono a Montalbano. Mercoledì 7. Ho scoperto che oggi è il mercato anche a Ragusa. Il caffè usuale l’ho preso da solo che il Babbini dista Km. e Orlando è in Irlanda. Giovedì 8. Oggi è morta Franceschina Tricca vedova Carboni. Venerdì 9. Oggi è giunta la notizia della morte della maestra Milena Testa avvenuta a Roncadello (Forlì) il 26 agosto scorso. Venerdì 16. Passando per la Croce ho visto che Gastone aveva già cimato il granturco,quello che quarantino da “polenda” Sabato 17. Oggi è morto Alfredo Giovagnini. Abitava a Tavernelle ma era nato a San Benedetto, una casa lungo la via che va alla Motina. A San Leo, davanti alla bottega, ho visto cinque o sei Ferrari in mostra lungo la via. Tutte rosse naturalmente. Oggi è morta Franca Gennaioli vedova Rivi. Domenica 18. Stamani al Campo della Fiera c’era il raduno delle Vespe. Hanno fatto un giro per tutta la vallata con finale a Sorci per il pranzo. Lunedì 19. Oggi è morta Maddalena Magnanensi vedova Morelli. Era conosciuta con il nome di Modesta ed abitava al Campo della Fiera, poco prima di Montebello.Aveva 81 anni. Mercoledì 21. Stamattina è morta Maria Dalla Ragione vedova Bozzi, di anni 87. Abitava all’Infrantoio ed era nata a Capotrave di Pieve Santo Stefano. Salendo per la salita del ‘Mangoni’ ho visto il Fancelli in calzoni corti che andava al mercato. Lunedì 26. Oggi è morta Livia Sciadini vedova Bassani. Abitava dopo la Propositura, in cima alla via che va al “Topo” ed aveva 85 anni. Era nata a Verazzano alto (da imo).

Panchine

Lunedì 3. Stamani ho visto tre o quattro ciclisti (quelli con zaini e borse) che stavano cogliendo alcune mele ai Calabresi, al Borgo. Mercoledì 5. Mentre tornavo a casa a piedi con mio nipote, poco prima di San Girolamo, ho visto che i cavalli della Battaglia erano stati portati al restauro: ne avevano bisogno. Lunedì 10. Oggi è morto Bruno Testerini, di anni 84. Abitava a Sansepolcro, dove era nato, ma per tanti anni ha vissuto a Milano. La moglie è originaria di Anghiari ed erano stati uniti in matrimonio da Don Nilo Conti. Giovedì 13. Oggi è morto Gino Rosadi di anni 90. Abitava a Ponte a Chiani ma per tanti anni ha abitato alla Casa di Legno, sotto le Stabbielle. Era nato al Palazzo del Pero. Martedì 16. Oggi è nato Davide Papini di Stefano e Giulia Foni (è del Borgo). La sua famiglia abita a Ca’ di Maurizio nel Borgo della Croce. E così Gastone è diventato bisnonno. Sabato 22. Oggi è nato Matteo Babbini di Francesco e Carmen Di Lorenzo accolto dalla sorellina Benedetta che ora volentieri lo fa sapere anche ai lettori dell’Oratorio. Oggi è morta Graziella Fancelli di anni 68. Abitava a Tipicchio, una casa poco prima di Fighille passando dal Sasso. Era nata a Valdegatti. Martedì 25. Stamani nebbia al piano ma anche al colle perché sono salito ad Anghiari e anche lì nebbia. Verso mezzogiorno ho visto l’elicottero del 118 che è atterrato al Campo sportivo. Poi ho saputo che era per Gastone che aveva avuto una brutta caduta da un ulivo. Oggi è morta Lea Marchetti. Abitava all’Invidiosa, sotto la Casaccia, ed aveva 90 anni. Era nata a Girardelli, una casa dopo San Piero. Mercoledì 26. A casa mia le scosse di oggi non si sono sentite. Solo io che ero a dire il rosario alla cappella della Misericordia ho sentito abbastanza bene quella delle ventuno e diciotto: si è mossa per diversi secondi la sedia in cui ero seduto. Domenica 30. Stamani stavo facendo la barba quando ho sentito diverse fucilate dei cacciatori. Mia moglie invece ha sentito lo sportello dell’armadio che sui muoveva: era il terremoto!

Notizie dal giornale

Questa ed altre panchine si trovano in una bella terrazza del centro di Bibbiena. Da lì si domina la sottostante valle dell’Arno, con Poppi in lontananza, e si gode di un bellissimo panorama. Guardate come le hanno dovute incatenare perché qualcuno non le sposti o le getti di sotto (forse l’hanno già fatto).

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14 novembre 2016

A Perugia, nella Commissione di toponomastica, avevano inserito anche membri esterni: dell’Università di Perugia, di Italia Nostra, della Famiglia Perugina, della Deputazione di Storia Patria. Solo che si sono tutti dimessi perché il potere politico ha voluto per sé le decisioni finali. Ad Anghiari (il potere politico che decide) ha fatto sì che la Ruga di San Martino si chiamasse Via Garibaldi, poi Via Roma ed ora Corso Giacomo Matteotti, mentre dovrebbe chiamarsi Borgo della Croce.


Questo giornale lo potrete trovate su Internet

Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527 banca di anghiari e stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053

AVVENTO L’Avvento è l’inizio dell’Anno Liturgico e la Chiesa ci chiede di predisporre la nostra vita ad accogliere Colui che viene: è Cristo che il giorno di Natale nasce, si incarna e diventa la salvezza per il suo popolo. Quindi l’Emmanuele. È fortemente sottolineata l’attesa, l’attendere; e far sì che il nostro cuore non sia distolto da quest’attesa.

NOVENA La Novena sono i nove giorni che precedono il Natale in cui in maniera più puntuale e più pressante c’è l’attesa gioiosa (sottolineiamo gioiosa, perché la Novena è un momento gioioso dell’attesa) in cui, anche attraverso l’Antico Testamento, la Chiesa ci prepara a questo grande evento che è l’Incarnazione di Cristo: nella Novena è fondamentale il Canto delle profezie, il “Regem venturum Dominum”. La Redazione dell’Oratorio, tramite la cartolina di Loris Babbini, manda ai lettori i migliori auguri per un

Buon Natale


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