2017-1 Oratorio di Anghiari

Page 1

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI FEBBRAIO - MARZO 2017

N. 1

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


In copertina

Via del Castello antico

l'editoriale di enzo papi

L

a prima copertina dell’Oratorio di quest’anno ci porta per strada, a spasso per Anghiari vecchio: scendendo dalla Badia, Via del Castello Antico si snoda stretta e sinuosa tra due ali di pietra e mattoni che all’improvviso si schiudono sulla prospettiva ariosa della Valtiberina, abbracciandola fino all’orizzonte placido e solenne dell’Alpe della Luna. Il magnifico gioco scenografico dell’alternanza tra gli spazi urbani chiusi e introversi tipici dell’architettura medievale e lo scenario naturale mozzafiato offerto dalla sua posizione collinare costituisce una delle maggiori bellezze di Anghiari, e in quest’immagine esso viene colto con particolare felicità dallo sguardo dell’artista, Sergio Montagnoli, che nel mese di novembre ha esposto le sue opere nella salamostre di Via Garibaldi. La digressione degli archi (quello della porta che abbraccia quelli delle due colline, sovrastanti a loro volta la curva del cancelletto in fondo alla strada) addolcisce le linee rette delle pareti che si susseguono e dei mattoncini che scolpiscono profili e stipiti: lo sguardo indugia, incerto su che cosa scegliere. Sarà poi necessario? Il fascino di questo scorcio, di queste vie anghiaresi, nasce precisamente dalla tensione e dall’armonia tra linee curve e rette, tra mura che chiudono e spazi lontani che si aprono, in una continuità vitale tra opera umana e ambiente naturale, nucleo urbano e campagna. Il paese modella fisicamente una forma di vita e una comprensione del mondo, accolte con gratitudine e ammirazione da chi le riceve. Anghiari, più lo abiti più lo ami...

Di che tempo sei?

D

i che anno sei? A una tale domanda, in una normale conversazione, viene da rispondere immediatamente con il numero del millesimo di nascita. Fra gente normale, che crede e pensa secondo la norma, è così! Ma, se vogliamo, possiamo sottilizzare e scavare più a fondo e ipotizzare, per esempio, che -mescolata dentro e nel bel centro del corpo sociale- viva, si consolidi o si affanni, come è proprio di tutti, una nuova etnia di gente; gente uguale in tutto a tutto il resto, ma che crede diversamente da tanti e vive pensando con altri criteri. Ricordarselo dopo questi giorni nei quali si sono condensate così tante feste di fine e di principio d’anno, è esercizio culturale utile che serve a rispolverare l’identità profonda di ognuno di noi.

D

i che anno sei, allora, non è più una domanda solo ovvia, ma anche selettiva! Perché noi tutti, credenti e no, viviamo contemporaneamente in due anni diversi; anche se non ne siamo coscienti; l’anno solare –certamente- e l’anno liturgico. Secondo quello liturgico, per esempio, il Capodanno non cade il primo gennaio, ma nel primo giorno d’Avvento, che viene immediatamente dopo la festa di Cristo Re. Perché il centro logico dell’anno liturgico è una persona, la persona di Cristo, protagonista di una storia della salvezza che arriva fino alla festa di Cristo Re, sovrano del tempo e della storia. Appunto! Il centro logico dell’anno solare è invece il tempo che scorre, come la sabbia nella clessidra, e per antichissima convenzione, quindi, il primo giorno dell’anno è il primo gennaio; per convenzione, però! Qualcuno ha deciso così dopo che per secoli si è cercato di capire quanto tempo ci metteva la terra a girare attorno al sole; e per altri secoli si è pensato addirittura che fosse il sole a girare attorno alla terra. Quanto c’è voluto, e quante riforme del calendario si sono succedute! Tanto che possiamo tranquillamente dire che, anche per la gente normopensante, il Capodanno non sempre è caduto il primo gennaio, non sempre i numeri si sono ordinati così come li numeriamo oggi noi e non sempre il primo mese dell’anno è stato gennaio. Chi cercasse certezze e stabilità e pensasse queste cose avrebbe, certamente, di che chiedersi: ma la mia vita, adesso, in quale tempo si svolge effettivamente?

N

iente paura: il tempo è uguale per tutti! Oggi fa un freddo cane: un blu intenso e un sole freddo illuminano questo giorno, che è uguale per tutti. Oggi è sereno al nord e nevica come da anni non faceva nel centrosud. Emergenza neve in Puglia, addirittura; una penisola senza montagne di rilievo, ma stretta fra due mari! Di fronte alle vicende atmosferiche non ci sono etnie che tengano! Anche se tendiamo a confondere la meteorologia col tempo. Il tempo che passa è un’altra cosa; anch’esso passa, sempre uguale a se stesso, per tutti. Siamo noi uomini che lo attraversiamo col nostro modo di gestire il tempo, i nostri anni, le nostre convinzioni; con la nostra fede lo rendiamo diverso, cioè personale, lo gestiamo e non lo subiamo e basta. Sono il cuore e la testa che battezzano il tempo che scorre! E ora è chiaro. All’inizio di questo anno solare nuovo -la convenzione vuole così- non fa male una breve interrogazione sulla propria vita: allora di che anno sono? Di Cristo o del tempo convenzionale?

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanielisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

2


Il volto della Misericordia nell’arte

Incontri di catechesi per adulti analizzando alcune opere d’arte Già dal novembre scorso sono ripresi gli incontri di catechesi per adulti tenuti da don Marco e che si svolgono presso il centro “La famiglia” di Tavernelle. Uno di questi, quello di dicembre, riguardava la lettura di una tela di Rembrandt. Il ritorno del Figliol prodigo

N

el “Ritorno del figliol prodigo” viene descritta la pagina del Vangelo in cui questo figliolo che ha tentato presuntuosamente di costruire la sua vita lontano dal padre si ritrova a mangiare carrube coi maiali deteriorando la sua immagine e scoprendo il fallimento della sua vita lontano da questa paternità. Il quadro descrive il momento in cui il padre lo riaccoglie, abbracciandolo, nella sua casa. È un’opera molto famosa, di grandissime dimensioni, quasi tre metri e mezzo per due, e si trova all’Ermitage di San Pietroburgo, in Russia. Rappresenta l’immagine di quello che è Dio verso ciascuno di noi: un padre buono che, nonostante le nostre fragilità, nonostante i tradimenti, sa sempre riaccogliere, sa sempre riabbracciare in un amore misericordioso il figlio che ritorna a Lui. Il quadro è ricco di particolari: le mani del padre, i piedi del figliol prodigo, la figura del figlio maggiore, gli occhi e il volto del padre. Sono tutti particolari che hanno in sé un significato importante per descrivere questo amore grande con cui Dio Padre guarda ciascuno di noi. Per esempio, fra i particolari ci sono gli occhi del padre, quasi cieco, che ha consumato la sua vista nell’attesa del ritorno di questo figlio; i piedi del figliol prodigo uno calzato e un altro piagato che indicano un cammino fatto di difficoltà che sono quelle della vita; le due mani che abbracciano che sono diverse una dall’altra: un più femminile, una più

maschile, una che descrive la tenerezza di un amore e l’altra la forza di un padre che sorregge. Ci sono quindi tanti particolari che possono aiutare a comprendere meglio qual è la natura di Dio, che è un Dio misericordioso e pieno d’amore. Gli incontri continueranno nei prossimi mesi (verranno affisse le locandine) e riguarderanno il tema di come la misericordia viene espressa nell’arte. Poi, durante l’anno, verranno affrontate altre tematiche utilizzando sempre questa metodologia della osservazione delle opere d’arte.

Avvisi Giovedì 2 febbraio: Presentazione di Gesù al Tempio; Candelora. In Propositura Santa Messa alle ore 18:00 con benedizione delle candele: rappresentano Gesù luce del mondo. Venerdì 3 Febbraio: San Biagio; in Propositura Santa Messa alla ore 18:00 e benedizione della gola.

3


CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di febbraio 2017

Mese di marzo 2017

2 febbraio giovedì: Presentazione di Gesù al Tempio. Candelora “Beato sei tu, Simeone, hai portato in braccio Cristo Signore, liberatore del suo popolo”. Santa Messa in Propositura alle ore 18:00. 3 febbraio venerdì: San Biagio, Vescovo e Martire. La tradizione lo considera guaritore dei mali della gola. Santa Messa alle ore 18 durante la quale verrà benedetta la gola dei presenti. Primo venerdì del mese: nella chiesa di Micciano Santa Messa per il Gruppo Uomini dei ritiri di perseveranza. 5 febbraio domenica: Domenica V del Tempo Ordinario. Sant’Agata. Sante Messe secondo l’orario festivo. 7 febbraio martedì: Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 Ora di Guardia con recita del S. Rosario. 11 febbraio sabato: Madonna di Lourdes. Giornata del malato e dell’anziano. In Propositura alle 15:30 recita del Santo Rosario, alle ore 16:00 Santa Messa alla presenza dei malati e degli anziani di tutta la Parrocchia. Tutti i fedeli sono invitati a partecipare e collaborare a questa celebrazione liturgica a cui seguirà un momento di ristoro. 12 febbraio domenica: Domenica VI del tempo ordinario. Santa Messa secondo l’orario festivo. 14 febbraio martedì: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa. 15 febbraio mercoledì: Madonna del Conforto. Festa grande nel Duomo di Arezzo con S. Messe continue. 19 febbraio domenica: Domenica VII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 26 febbraio domenica: Domenica VIII del Tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1 marzo mercoledì: Le CENERI. Alle ore 18:00 in Propositura e alle ore 21:00 nella chiesa di Tavernelle, Santa Messa con imposizione delle Ceneri quale simbolico gesto di Penitenza. Inizio della Quaresima 2 marzo giovedì: Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 3 marzo venerdì: Primo venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano Santa Messa alle ore 20:00 per il Gruppo Uomini dei ritiri di perseveranza. Alle ore 21:00 nella chiesa del Carmine Santa Messa con adorazione della Madonna. 5 marzo domenica: Domenica I di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo. 7 marzo martedì: Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 12 marzo domenica: Domenica II di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo. 19 marzo domenica: Domenica III di Quaresima. San Giuseppe. Sante Messe secondo l’orario festivo. 25 marzo sabato: Annunciazione di Nostro Signore Gesù. L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria ed Ella concepì dallo Spirito Santo. “Il Verbo di Dio, fatto Uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi.” 26 marzo domenica: Domenica IV di Quaresima, Sante Messe secondo l’orario festivo.

Apostolato della preghiera

I

Le suore del Cenacolo ogni mese mi portano un blocchetto di questi foglietti, questi me l’ha dati suor Augusta, con le preghiere e dopo la Messa le recitiamo ogni primo venerdì del mese compreso una preghiera particolare per le Intenzioni del Papa. Questa è una preghiera di Papa Francesco:

n visita dalla Celeste i primi dell’anno, vedo sopra il tavolo della cucina un blocchetto di foglietti dell’Apostolato della Preghiera. Già me ne aveva parlato l’Alessandra della Scarpaia, ora la Celeste aggiunge: Suor Maria Libutti, se ne ricorda? la suora del Cenacolo, fu lei che ha portato questa devozione. Erano state consacrate diverse persone: la Piera, la Siria, la Santa e la Celeste. La Celeste (dice lei stessa in tono sarcastico) è ancora sulla breccia e per fortuna l’Alessandra dà una mano. Suor Maria aveva coinvolto tante persone, tante famiglie. Ho qui l’elenco attuale: una ventina di nomi. «Ma sono tutte donne!» le faccio. Sì perché gli uomini vanno al Ritiro a Micciano.

Fidatevi del Signore, perché il Signore non delude mai! È un buon amico, sempre al nostro fianco: è un Padre paziente. Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la Santa Famiglia di Nazareth. La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi.

4


S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Il percorso in preparazione al Sacramento del Matrimonio L’ultimo incontro si svolgerà in Propositura ad Anghiari con inizio alle ore 21:00

5) Venerdì 10 febbraio 2017 Ore 8:00

In quell’occasione verrà decisa la data per un incontro finale il cui programma verrà definito collegialmente.

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Info in parrocchia: 0575-788041

San Lorenzo

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10.00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

La visita alle famiglie della parrocchia di San Lorenzo ci sarà lunedì 13 marzo con inizio alle ore 9:30.

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S.Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Itinerario: San Lorenzo, Sorci, Casaccia, Infranciani, Roncione, Molindagnolo, Invidiosa, Casanuova

Primo Venerdì del mese al Carmine

A Micciano Ogni Primo Venerdì del mese per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

Ogni Primo Venerdì del mese, al Santuario del Carmine, recita del Rosario e S. Messa con meditazione alle ore 21:00.

S. Messa alle ore 20:00 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Personaggi famosi d’Anghiari Profilo del Prof. Domenico Guerri*

D

omenico Guerri, nato ad Anghiari nel 1880 e morto nel 1934. Allievo nell’Università di Firenze di Pio Rajna, di Girolamo Vitelli e di Guido Mazzoni, fu professore di italiano e latino nei Licei scientifici di Firenze. Antifascista intransigente, fu legato da profonda amicizia con Benedetto Croce, il quale proprio a lui affidò, per la più prestigiosa collana di classici italiani fino ad oggi pubblicata in Italia – gli «Scrittori d’Italia» Laterza –, l’edizione del classico dei classici: la Divina Commedia, che apparve nel 1933. Essa presentava numerosi miglioramenti e stimolanti proposte rispetto ai due testi critici di poco precedenti: l’edizione di Giuseppe Vandelli del 1921 e quella di Mario Casella del 1923. Nel 1918, sempre negli «Scrittori d’Italia», il Guerri aveva pubblicato in tre tomi l’edizione del commento del Boccaccio alla Divina Commedia, cui fece seguito, nel 1926, un quarto volume, nel quale dimostrava che il commento del Boccaccio non ci è giunto nella sua veste originale, ma venne sottoposto a profonda manipolazione da un frate agostiniano, identificabile probabilmente con Grazia de’ Castellani. L’edizione della Divina Commedia rappresentò il coronamento delle tante originali ricerche e dei tanti studi fondamentali del Guerri su Dante, apparsi dal 1904 in poi, che indussero il Croce a conferire al filologo di Anghiari il più alto incarico che un dantista possa ricevere. Tutti questi saggi, sparsi su riviste o editi in opuscoli introvabili, sono stati raccolti nel volume Scritti danteschi e d’altra letteratura antica, curato da Antonio Lanza, con premessa di Geno Pampaloni, nipote del Guerri, e pubblicato nel 1990 dall’editore De Rubeis. Tale opera fu presentata ufficialmente nella sala del Consiglio del Comune di Anghiari il 15 giugno del 1991. Nel fondamentale volume La corrente popolare nel Rinascimento. Berte, burle e baie nella Firenze del Brunellesco e del Burchiello, edito dalla Sansoni nel 1931, il Guerri sosteneva la falsità della cosiddetta Tenzone di Dante con Forese Donati. La sua tesi fu avversata dal Barbi, dal Vandelli e da molti altri studiosi, ma è stata recentemente rilanciata con nuove prove. Dante, di cui curò un fine commento alla Vita nova, Boccaccio e la letteratura comico-realistica fiorentina del primo Quattrocento furono gli interessi primari del Guerri, il quale si occupò magistralmente anche di Marco Polo, di Cecco Angiolieri, di Dino Compagni, delle commedie di Machiavelli, di Parini, di Alfieri, di Manzoni, del Tommaseo, del Pascoli e della produzione

6

dialettale e popolare toscana, compreso Il catorcio di Anghiari di Federico Nomi. L’edizione critica della Divina Commedia del Guerri, come quella di un altro grande dantista, Nicola Zingarelli, non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato, ma costituisce un momento essenziale nella vicenda editoriale del capolavoro dantesco. *Questa breve nota l’ho estrapolata dal libro curato dal mio carissimo amico Prof. Antonio Lanza: Scritti danteschi e d’altra letteratura Antica.

Franco Talozzi

Auguri Italia

A

uguri per l’Italia Cambi, abitante della Calabria (gli anghiaresi sanno che è la strada che dalla Portaccia sale verso il Poggiolino) per i suoi novant’anni. Glieli manda la nipote Oretta e tutta la sua famiglia che, benché abitante ad Arezzo, non dimentica il paese natale e i suoi abitanti. Noi della Redazione volentieri mandiamo i nostri e, quando il giornale sarà giunto nelle vostre case, anche molti di voi anghiaresi vorranno mandare i loro. Fatelo!

Il vento Il vento è un ladro che ruba agli alberi rametti e foglie. Poveri alberi, senza il loro maglione! Intanto il vento si calma e lascia il maglione variopinto posarsi dolcemente sopra il terreno. Gabriele Santi (quando l’ha scritta aveva 10 anni)

MEMORIE*

All’insegna del... “nulla” Qui ho copiato e scritto per me

Quello che fu l’incantesimo dell’infanzia e dell’adolescenza torna ora uguale e pur diverso: estasi ancora e pur coscienza sublimata, depurata, rasserenata. * Queste memorie sono state scritte da Amedeo Vellati in un quadernetto che la Vesta ci fece ricopiare a suo tempo.


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Auguri Eleonora

Auguri a Rosanna e a Moreno!

D

Lo scorso 28 novembre, presso l’Università degli Studi di Firenze, Eleonora Guelfi ha conseguito il diploma di Laurea triennale in Ingegneria Meccanica ottenendo una brillante votazione. Ha discusso una tesi dal titolo: “Progettazione di una boa semovente per la localizzazione subacquea.” Relatore è stato il prof. Benedetto Allotta. La Redazione manda volentieri i suoi auguri per Eleonora a Caprese, dove lei abita.

omenica 11 dicembre 1966, Rosanna e Moreno si sposarono a Sansepolcro nella chiesa del Sacro Cuore. Seguì il pranzo al ristorante “La Meridiana” di Anghiari con tutti i parenti e gli amici (quelli di Moreno erano e sono sempre tanti). I loro incontri avvenivano con molte difficoltà, p e r c h é Rosanna aveva tre fratelli molto gelosi che non volevano: erano infatti giovanissimi, ma l’amore era molto forte. In occasione delle nozze d’oro Rosanna ci dice: «Così abbiamo festeggiato cinquant’anni di amore ma anche di problemi che la vita non ci ha risparmiato. Ci siamo riuniti con gli amici, i parenti, fratelli, sorelle, nipoti e il nipotino Gioele che è la mia forza. La mattina alla Messa il parroco lo ha annunciato, complice mia cognata Maris, e sono seguiti tanti applausi. E poi tutti a pranzo al Cristallo di Caprese.» E ora noi, dalla Redazione, mandiamo volentieri i nostri auguri per il Fosso, dove Rosanna e Moreno abitano, e ci scommettiamo che arriveranno anche quelli dei tanti anghiaresi che non vogliono far mancare i loro.

Agliaio di Clèto

D

a un paio di anni mi sono rimesso a piantare l’aglio e lo faccio in novembre, come mi è stato consigliato dalle persone a cui mi rivolgo per problemi di orto. Mi tornava, e ne ero anche convinto, che l’aglio già nato affrontasse meglio l’inverno. Però dentro di me qualcosa si ribellava perché per generazioni e generazioni si è ripetuto: «Chi vuole un bell’agliaio, lo pianti di gennaio» E così ho cominciato a chiedere di nuovo; in realtà un gruppo insiste con novembre altri per gennaio e Vincenzo del Molin del Caccia mi ha confermato che lui addirittura lo pianta anche i primi di marzo, quando la terra non lo permette prima. A togliere ogni dubbio, Franco, mio emerito collega di Castello, mi ha mandato un detto del nonno di Cucciolone: altro ferroviere ma di Monte San Savino. Qui siamo all’apoteosi dei modi dire: L’aglio? Chi non se ne intende, lo fa di Novembre, chi vuole un bell’agliaio, lo fa di gennaio.

Il calabrone

io la penso così

Oroscopo – Il primo di gennaio RAI 2 ha sospeso la rubrica sull’oroscopo per lasciare spazio alle notizie sull’attentato a Istanbul. Dice che molti hanno protestato vivacemente nei social; anche con veemenza. Chissà, qualcuno si sarà messo anche a piangere. Rotonde – Da quando hanno attivato la seconda rotonda dopo il ponte del Tevere, le code, se va bene, arrivano ai Calabresi, sennò anche alle rotonde della zona industriale. Stasera c’era la coda anche venendo dal Borgo. Qui o rimettono tutto com’era o ci fanno una rotonda come si deve; almeno il doppio di quella.

7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Chiesa abbaziale di S. Bartolomeo Apostolo nell’antico centro storico di Anghiari -terza parte-

D

ai volumi sulle “Visite Pastorali” della Diocesi Aretina pubblicati nel 2008 e 2011 a cura di Silvano Pieri e Carlo Volpi, apprendiamo che nel XVI secolo l’Abbazia di San Bartolomeo in Anghiari è stata visitata molte volte ed esattamente il 6 giugno 1521, il 17 agosto 1535, il 5 maggio 1560, il 9 ottobre 1564, il 16 aprile 1567, il 25 settembre 1575 e infine l’8 luglio 1583. Quest’ultima è certamente la più importante perché si tratta della Visita Apostolica di mons. Angelo Peruzzi per incarico di papa Gregorio XIII, che doveva verificare l’applicazione dei decreti dell’importante Concilio di Trento, che promosse la Riforma della Chiesa dopo quella eretica e scismatica di Martin Lutero. Tralasciamo tutte le visite precedenti per accennare a quella del settembre 1575 fatta dal Vescovo Stefano Bonucci per poi passare a quella Apostolica. Mons. Bonucci entrò nella chiesa abbaziale, di cui era abate “l’illustre signor Girolamo dei Marchesi di Monte Santa Maria in Diocesi Castellana”. Fatta la rituale preghiera per i defunti, visitò il SS.mo Sacramento, contenuto in un ciborio ligneo dorato collocato sopra l’altar maggiore e collocato in una pisside d’argento con coperchio pure argentato “et invenit laute et bene stare”. Interrogato, il suddetto Girolamo dichiarò di avere quattro cappellani che ogni giorno celebrano la S. Messa e l’Ufficio. Le anime in cura erano circa mille e tutte si erano confessate e comunicate. Le entrate ammontavano a mille scudi. Si accenna solo a due altari, quello della Cappellania di San Giovanni Battista, di cui era Rettore il sig. Francesco Bigliaffi, privo di ogni pittura, senza croce e senza tovaglie, per cui il Vescovo comandò di provvedere, e quello dei Giusti, privo anche questo di tovaglie, predella, ecc., con reddito di 12 staia di grano, per cui il Rettore è tenuto a celebrarvi 3 Messe in qualunque settimana. Passiamo ora a tradurre in italiano e a riassumere il contenuto del resoconto della Visita Apostolica dell’8 luglio 1583. Mons. Peruzzi, arrivato nella terra di Anghiari, fu benignamente accolto da gran parte del clero del luogo e si recò alla Chiesa Abbaziale di S. Bartolomeo apostolo di cui era Abate commendatario l’illustre e reverendo don Girolamo dei Conti di Monte Santa Maria, residente a Roma presso la Curia, per cui da circa 5 anni svolgeva il ruolo di suo vicario perpetuo don Anghiarino Borghi, del luogo, che rimarrà in carica fino alla rinuncia avvenuta nel 1600. Il compenso annuo al vicario era di 70 scudi “ad rationem iuliorum decem pro quolibet scuto”, calcolati cioè al rapporto di dieci giuli per ogni scudo, oltre alle elemosine e alle eventuali offerte, con l’obbligo di sostenere le spese della cera, dell’olio e anche di un chierico. C’erano anche due sacerdoti cappellani che erano tenuti a celebrare ogni giorno e a partecipare al Divino Ufficio, che si celebrava quotidianamente nella chiesa, e anche un diacono, prossimo a diventare sacerdote, che ancora non riceveva lo stesso compenso di venti scudi annui dei due

8

cappellani, ma li avrebbe avuti appena diventato sacerdote. La chiesa abbaziale aveva anche la cura delle anime, che erano circa 770 “ad Comunionem” e tutto il peso di questa cura ricadeva sul suddetto Vicario perpetuo e su di uno dei cappellani, di età matura, approvato dal Vescovo aretino. Nell’ultima Pasqua tutti si erano comunicati, eccetto alcuni pochi i cui nomi erano riferiti al Vescovo. Nella chiesa veniva conservata l’Eucaristia in un tabernacolo ligneo dorato e dipinto di fuori, in una pisside di rame dorata e ben chiusa. Il Visitatore ordinò di rivestire l’interno del tabernacolo di un panno di seta e di indorare la piccola chiave, da custodire in un luogo sicuro. Comandò inoltre che la lampada di fronte al SS.mo rimanesse sempre accesa su un lampadario più decente, da provvedere. A Pasqua, la Comunione al popolo veniva distribuita alle donne e agli uomini separatamente. Il Visitatore ordinò di provvedere una pisside più grande, capace di contenere tante particole corrispondenti al numero dei comunicandi, a cui si doveva amministrare il vino in un vaso di vetro “sine bacinella”, lasciando il popolo in “sua devotione”. L’Eucaristia agli infermi veniva portata con decoro e onore. Dato il segno con la campana, i confratelli e consorelle della Società del Corpo di Cristo si radunavano in chiesa ed accesi molti lumi accompagnavano il sacerdote, rivestito di cotta e stola, sotto il baldacchino. In un calice consacrato si portava una sola particola, ma siccome la cura si estendeva oltre un mezzo miglio dal paese, agli infermi abitanti più lontano il viatico veniva portato senza baldacchino, ma con un ombrello eucaristico ad una sola asta preceduto da due lanternoni e dal suono di una campanella. Purtroppo non veniva insegnata la dottrina cristiana, perché, come rispose il vicario, i fanciulli non vi partecipavano nonostante il segno della campana, ma il Visitatore replicò di insistere a convocare alla chiesa i ragazzi in tutti i giorni festivi per insegnare loro la dottrina cristiana. I matrimoni erano regolarmente pubblicati e celebrati in chiesa con lo scambio del consenso e degli anelli, e con la registrazione dei nomi nell’apposito registro. Poiché raramente il popolo veniva nutrito della parola di Dio (“raro populus cibatur verbo Dei”) ordinò


Le nostre chiese...

al Vicario di spiegare spesso al popolo il Vangelo e la forza e la virtù dei Sacramenti secondo le disposizioni del Concilio Tridentino. Monsignor Peruzzi si mise quindi a visitare gli otto altari che allora esistevano nella Chiesa abbaziale. 1. L’altar maggiore in pietra, consacrato e munito di tutto il necessario, al quale non è legato nessun titolo beneficiato. La stessa Chiesa è tutta consacrata e l’anniversario della consacrazione si celebra ogni anno il 20 luglio. 2. L’altare del Crocifisso di pietra con inserita quella sacra, collocato sotto la volta e poco ornato. Si dice che la manutenzione spettava ai “de Doctoribus”. Il Visitatore ordina di far dipingere lo spazio in cui è collocata l’immagine del Crocifisso e di far chiudere la finestra sulla parete soprastante e inoltre esorta i patroni a provvedere due bei candelieri lignei pitturati e di ornare l’altare con tovaglie e un pallio con bordi dorati. 3. L’altare dedicato a San Giovanni Battista, che era di patronato della famiglia Bigliaffi di cui era Rettore “ser Franciscus de Carbinis”, prete del luogo. Possedeva un reddito annuo insieme all’ospizio di Santa Maria del Borghetto, che, come affermava il Rettore, anch’esso era di patronato della suddetta famiglia Bigliaffi. Il reddito consisteva in centocinquanta staia di grano, con l’obbligo di celebrare quattro messe alla settimana e inoltre la festa dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria e dell’ottava. Questo onere, come afferma il vicario, spetta al Rettore di questa cappellania, insieme alle tasse dello studio e a quella delle decime. 4. L’altare sotto il titolo della Vergine Maria, costruito per la devozione della famiglia Magi, custodisce una bella statua in terracotta raffigurante la Beata Vergine. Non è beneficiato né dotato ed è privo di candelieri e croce. A questo altare la predetta famiglia fa celebrare nel mese di settembre la festa della Vergine e anche quella di San Tommaso. 5. L’altare sotto il titolo di San Nicola è beneficiato e fatto costruire per la devozione di alcuni membri della famiglia Giusti. A questo altare il reverendo Abate è tenuto a far celebrare tre volte ogni settimana, con l’offerta di dodici staia di grano offerti da un certo sig. Giusto “de Iustis”, fondatario di questo altare, che risulta molto indecente, mancando di candelabri e croce. Il Visitatore ordinò di restaurarlo e di togliere il corpo di un piccolo bambino sepolto in cornu Evangelii, essendo troppo contiguo all’altare, e ciò per osservare le norme della Bolla di papa Pio V. 6. L’altare sotto il titolo della Gloriosa Vergine di cui si venera un’antica statua della Madonna, bisognosa di ripulitura. Poiché nella parte inferiore era collocata la tomba di un laico (“viri secularis”), il Visitatore ordinò di non celebrarvi la messa fino a che la tomba fosse stata rimossa. L’altare di pietra era dotato e apparteneva alla famiglia Taglieschi (“Tagliasecchis”). Il reverendo sig. abate era tenuto a celebrarvi una messa ogni domenica. Essendo privo di candelabri e croce, fu ordinato di provvedervi e di dipingere la nicchia di color celeste con stelle. 7. Altare sotto il titolo della Natività del Nostro Signor Gesù Cristo, costruito per la devozione del magnifico sig. Cavaliere Bartolomeo Ricci. Non era dotato, ma tuttavia abbastanza decoroso e sufficientemente munito, anche se privo di croce e candelieri, per cui si comandò di provvedervi per potervi celebrare la Messa e la Festa titolare. 8. Altare sotto il titolo della Beata Maria, sorto per la devozione “de Ghiellis”, non è dotato né beneficiato. Si trattava di un altare portatile coperto da tovaglie, ma mancante di croce, candelabri e pallio, a cui si doveva perciò provvedere, e le cui figure erano da restaurare (“et figuras restaurari”). La

famiglia suddetta era tenuta a celebrarci la solennità della Concezione. Il Visitatore poi si recò a visitare la sacrestia che era inondata di acqua e perciò comandò di provvedere ad un’altra sacrestia. Era però abbastanza decorosa e fornita di molti paramenti, pianete, camici, parati per cantare la messa conventuale, nonché tre calici con rispettive patene, vari corporali, purificatoi ecc... Mancavano solo pianete verdi, che fu prescritto di provvedere. L’edificio sacro era tutto in buon stato, intonacato, imbiancato, come pure il pavimento, che non doveva più essere manomesso per seppellirvi i corpi dei morti, sotto pena di scomunica. I morti dovevano essere sepolti in alveoli ben coperti. Mancavano i confessionali, per cui il Visitatore ne prescrisse almeno 3, ordinando che da entrambi i lati fossero affissi l’immagine del Crocifisso e l’elenco dei casi riservati nella Bolla In Coena Domini. Fu inoltre prescritto che, nel portare il viatico agli infermi, d’ora in poi fossero portate due particole, una per l’infermo e l’altra per riportarla in chiesa e benedire il popolo ivi presente. Essendo il popolo di Anghiari molto numeroso e constatato che il vicario perpetuo da solo non poteva riuscire a servirlo, e non essendovi sufficienti mezzi per aumentare il numero dei sacerdoti che lo aiutassero nel culto e nell’amministrare i Sacramenti, il Visitatore costrinse con decreto il signor abate ad aggiungere altri tre abili e idonei cappellani, approvati dal Vescovo aretino, i quali insieme al vicario perpetuo amministrassero i Sacramenti e celebrassero il culto divino nella forma e nel modo stabiliti dai decreti generali. Per quanto riguarda la predicazione, ordinò di osservare quanto era stabilito per la terra di Anghiari il 3 marzo del 1576. L’anno dopo, in data 24 aprile 1584, il cardinale Alessandro inviò una lettera al Vescovo aretino, nella quale si affermava che l’abate di San Bartolomeo d’Anghiari, sig. Girolamo del Monte, si era dispiaciuto che il Visitatore Apostolico avesse decretato di tenere 3 cappellani per aiutare il vicario perpetuo nella cura delle anime, ritenendo che i due attuali non fossero sufficienti, mentre sarebbero dovuti bastare rispetto al numero delle anime di quella cura non troppo numeroso, tenuto conto che in Anghiari c’era abbondanza di confessori e di persone ecclesiastiche. Inoltre, nella stessa lettera, si faceva presente che la Congregazione non gradiva che la scelta del predicatore venisse fatta dal Comune e non dall’abate, a cui spettava la ricompensa per detto servizio. Nella pagina precedente veduta dell’altar maggiore dopo le modifiche avvenute nel 1703 e, a destra, l’altare della Natività, oggi con una tela raffigurante San Giovanni Battista. In questa pagina l’altare Bigliaffi, il primo a sinistra entrando.

9


Le offerte per l’Oratorio 2017 Abramo Maggini, Ponte alla Piera Adamo Balzani, Padonchia Adelmo Mencarini, Borghetto-Motina Adelmo Rubini, Campo della Fiera Aduino Baldesi, Monterchi Agnese Mondani, Misericordia Agostino Ruggeri, Polveriera Alfonso Sassolini, Casanova Spicchi Alighiero Bruschetti, Palazzo-Scoiano Amalia Salvi, Calabria Amedeo Corsi, San Giustino Andreina Rossetti, Fontebrina Angiolina Scartoni, Acquedotto Angiolino Meozzi, Ponte dei Sospiri Anna Maria Guiducci, Arezzo Anna Maria Noferi, Piazzetta della Croce Anna Nocentini, Ripalta Annunziata Peluzzi, San Leo Assunta Foni, Genova Benito Giglini, Giardinella Carla Gallai, Mosciano S. Angelo Carla Mondani, Infrantoio Carla Tenca Rossi, Casargo (LC) Carlo Angioloni, Mura di sopra Carlo Cherici, Piazza Baldaccio Carlo Urci, la Casina-Motina Cesarina Donati Sarti, Serafino Cosetta Cestelli Manfroni, Cerbaia Daniela Fedi, Botteghino-Carmine Danilo Locci, La Stazione Dario Torelli, Campodazzi Delfo Draghi, Stazione Diva Lanzi, Tubbiano Domenico Del Pia, Arezzo Domenico Rossi, La Vigna Domenico Romani, Monterchi Elia Camaiti, Il Borgo Enzo Papi, Il Borgo Enzo Rossi, Pantaneto Ermindo Pernici, Ponte di Carletto Erminio Staccini, Borghetto Ernestina Corsi, Borgo della Croce Esterina Leonardi, Via dell’Osteria Eugenio Guadagni, Osteria Tavernelle Fabrizio Nasini, Infrantoio Faliera Tanfi, Calabria Fedora Zanchi, San Giovanni V.no Filarmonica Pietro Mascagni, Anghiari Francesca Donati Sarti, Il Borgo Francesco Comanducci, Via del Carmine Francesco Maggini, Ponte alla Piera Franco Giorni, San Leo Gabriella Lombardi, Borghetto-Motina Gaspero Vichi, Carmine Gastone Mercati, Intoppo Germana Baglioni, Fossatino Giacomo Giorni, il Colle Giancarlo Sisti, Bellavista Giandomenico Baggi, Tavernelle

Gino e Lucietta Ortalli, Piazza Giordano Baglioni, Torchiale Giorgio Franchini, La Banca-Tavernelle Giovambattista Pulcinelli, Chiarabelle-S. Leo Giovan Battista Franchini, Tavernelle Giovanna Ottobri, Calenzano Giovanna Tricca, Rivergaro (PC) Giovanni Casi, Zinepro Giovanni Sassolini, il Terrato Giovanni Valbonetti, Maccarino Giuseppa Minco, Arezzo Giuseppe Leonardi, Bagnolo di sotto Giuseppe Merendelli, Osteria Tavernelle Grazia Boriosi, Sampierdarena Graziano Zanchi, Campo della Fiera Graziella Bonarini, Giardinella Graziella Vichi, La Calla-Carmine Isolina Gaggiottini, Campo della Fiera Lando Cangi, San Prucino Leandro Burioni, Motina alta Letizia Camaiti Buscosi, Renicci Liana Giorni, Monterchi Lidia Mondani Fedi, Botteghino-Carmine Lina Bilancetti, Boulogne Argentina Una persona Lorella Carria, Motina Lucia Landini, Pistrino Lucia Lazzeri, Tofanicchio Luciana Cheli, Infrantoio Lucio Carleschi, San Leo-AR Luigi Monini, le Cascine M. Clorinda Rogai, Meliciano-C. Fibocchi Marco Gigli, La Vigna Marco Stanghellini, Bologna Maria Catalina Ruggeri, Argentina Maria Cipriani, Il Borgo Maria Graziella Cardinali, Patrignone Mariella Ducci, Tavernelle Marilena Del Pia,Maccarino Marinella Miano, La Stazione Mario Casula, Bucacce Mario Fontecchia, Campo della Fiera Mario Mugelli, Bernocca Mario Ruggeri, Infrantoio Marisa Canestrelli, Acquedotto Marisa Francini, Roma Marisa Gnaldi, Olmo Marisa Villarecci, Il Ghetto-San Leo Massimiliano Baggi, Fighille Massimo Meozzi, Via di Pino Massimo Pernici, Sant’Agostino Massimo Rossi, Tavernelle Maura Coleschi, Fossatino-Ponte alla Piera Michele Baggi, Campo della Fiera Michele Bruni, La Stazione Mirna Matteucci, Il Borgo Nadia Bianchini, Il Borgo Natalino Del Pia, Terracina Nella Magri, Cerbaia

10

Nellý Santi, Piazzola Nidia Matteucci, Pisa Nilo Nicchi, San Rocco Orietta Cesari, Via del Carmine Orlando Piomboni, Terrarossa Osvaldo Rosadi, Ponte alla Piera Ottavio Cangi, San Giustino Palmiro Giuliattini, Molin Bianco Paola Antoniucci, La Fossa Paola Tuti Maranesi, Roma Paolo Cerofolini, Bagnaia Paolo Massimetti, Il Borgo Pietro Pasqui, Bucacce Raffaello Fedeli, Le Ville Renato Mariani, Bagnolo di sotto Renata Giovacchini, Via della Ripa Renato Bidossi, Arezzo Riccardo Mondani, Milano Rinaldo Procelli, Via di Pino Rino Cappietti, Padonchia Rita Antoniucci, Peneto-Arezzo Rita Cungi, Ripalta Romano Paoloni, Molin del Comune Rosanna Brizzi, Il Fosso Rosanna Merendelli, Ca’ Donati Rossana Bruscoli, Monte Rossano Gorini, Tavernelle Ruggero Cambi, Mura di sopra Santi Comanducci, Intoppo Saulle Comparini, Pianacce Sergio Bonanno, Ponte alla Piera Silvano Dini, Arezzo Offerta anonima Sirio Ruggeri, Via del Carmine Stefania Merendelli, Infrantoio Teresa Bartolomei, Portogallo Umberto Maurizi, Ca’ del Bocca Vasco Coleschi, Via del Carmine Vera Rossi Cuccini, La Vigna Vincenzina Ruscetti, Borghetto Vincenzo Pernici, Molin del Cacci Vittoria Coleschi, Roncione Vittoria Giovagnini, Case alte-San Leo Willard Sperry, Casanova Lani Zelia Tagliaferri, Milano Paola Conti manda la sua offerta in memoria di Azelio e Roberta Gaggiottini e Giovanni Alberti in memoria del padre Alberto. Molte di queste offerte si riferiscono al mese di dicembre perché i tempi di arrivo della copia del bollettino sono un po’ lunghi. Se non trovate il vostro nome, segnalatecelo. Ci renderete un servizio.


Un pranzo speciale

V

è quello realizzato all’oratorio per il giorno della Befana

enerdì 6 gennaio, giorno dell’Epifania, è stato organizzato un pranzo di solidarietà a favore di alcune famiglie seguite dalla Caritas parrocchiale; il convivio ha avuto luogo nei locali dell’oratorio parrocchiale di Anghiari. Nato su iniziativa del nostro parroco Don Marco, l’incontro è stato poi organizzato dagli animatori della Caritas coadiuvati da alcuni giovani frequentatori dell’oratorio; questi ragazzi, sotto l’occhio vigile della Gegia, hanno provveduto a servire a tavola gli oltre sessanta commensali presenti. Molti degli ospiti erano di fede musulmana per cui il momento conviviale ha assunto, oltre che il carattere della solidarietà, anche quello della fratellanza ed amicizia, dando all’iniziativa un significato forse molto più ampio di quello che in partenza poteva essere immaginato. Va sottolineato in maniera precisa e puntuale che le portate del pranzo (antipasto, primo, secondo, contorno e dolce) sono state generosamente offerte e messe a disposizione dal signor Gianni Filoni che pur risiedendo a Roma a volte frequenta la nostra parrocchia, avendo una casa di campagna distante appena qualche chilometro dal centro abitato di Anghiari. Al signor Filoni ed alla sua signora vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per il bel gesto di solidarietà e generosità compiuto a favore della nostra Caritas parrocchiale e dei suoi assistiti. È stato bello avere riuniti allo stesso tavolo alcuni animatori della Caritas, altre persone portatrici di handicap (anche in carrozzella), alcuni ospiti della residenza protetta e numerosi musulmani, compresi alcuni bambini. Il clima è stato di vera festa condivisa, con tutti i partecipanti pronti a partecipare alle conversazioni più disparate, con il sorriso sulle labbra e con la consapevolezza di trovarsi piacevolmente in compagnia di tante persone così diverse fra loro, ma tutte desiderose di sentirsi una volta tanto in armonia come una unica grande famiglia di altri tempi. È stata anche l’occasione di ripercorrere brevemente l’attività della Caritas durante l’anno appena trascorso, e di seguito in questo contesto ne segnaliamo alcuni dati. Nel 2016 la Caritas ha confezionato e consegnato ai più bisognosi della nostra comunità n. 211 pacchi alimentari ed ha provveduto a distribuire abbigliamento di vario genere in 226 occasioni. Ha effettuato interventi finanziari complessivi per oltre 3.000 euro, la maggior parte dei quali per aiutare una quindicina di famiglie assistite nel pagamento di utenze per illuminazione, acqua, riscaldamento, e per contribuire al pagamento di affitti. Ma soprattutto, i

11

nostri animatori sono stati puntualmente presenti nella visita a persone anziane e malati, sia in case private sia presso le strutture della Ripa e della Residenza Protetta. L’attività di consegna dei pacchi alimentari e dei capi di abbigliamento ha avuto luogo nei locali della parrocchia tutti i giovedì dalle ore 16:30 alle ore 18:00 (solo in casi particolari le consegne sono avvenute al domicilio degli assistiti), mentre il centro di ascolto vero e proprio, sempre nei locali della parrocchia, è rimasto aperto ed ha operato tutti i mercoledì dalle ore 16:30 alle ore 18:00. Torneremo comunque sull’argomento quando sarà completato il bilancio sociale della nostra attività. (MR) In alto due vedute della sala dell’oratorio: ci si sta preparando al pranzo del 6 gennaio descritto in questo articolo.


BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE ANNO 2017 con inizio alle ore 14:30

Venerdì 3 marzo - mattino ore 9:30 - Via del Crocifissino: lato sinistro dalla maestà fino a Via Don Nilo; lato destro dalla fabbrica Fornacini fino alla via di Palaia compreso Carboncione e Sol del Bove, Palazzo e Belluccio. Venerdì 3 marzo - Pomeriggio ore 14:30 - Via del Crocifissino: lato destro dalla Maestà fino a Casa Bruna. Tutta Via della Giardinella e traverse interne fin o a casa Canicchi, Via Capitini, Via Martini, Via Testi, Via don Nilo. Lunedì 6 marzo - Via XXV Luglio, Piazzola, Via Castello Antico, Via F. Nenci. Via della Misericordia, Via Mura di Sopra e di Sotto. Martedì 7 marzo - I Cordoni, Via Taglieschi, Via G. Bruno, Il Borghetto, Via Garibaldi. Via Trieste, Piazzetta E. de Amicis, Piazza Baldaccio. Mercoledì 8 marzo - Da Piazzetta della Croce e da Via Campo della Fiera (casa Calli e podere Crocina) per il Borgo della Croce (lato sinistro fino a Via Mazzini, lato destro fino Piazza Baldaccio). Giovedì 9 marzo - Via Gen. C. Corsi. Via Mazzini, Via del Teatro, Via dell’Acquedotto, Via della Bozia, Piazza IV Novembre, Monteloro, Viale Gramsci. Venerdì 10 marzo - Via Propositura (dalla chiesa fino al Campo della Fiera, Via della Fossa dalla Perga in poi, Fusaiolo, Val della Pieve. Lunedì 13 marzo - Per Via del Carmine dall’Acquedotto fino alla strada per Terrarossa, Via U. Marinari, Via A. d’Anghiari, Via G. Canini, Via F. Nomi, Via Marinari, Via Ghignoni, Via Palombini. Martedì 14 marzo - Per Via del Carmine da Via di Terrarossa fino incrocio Via Provinciale: Via della Vigna, Via F. Vagnetti. Via A. Meozzi, Via dello Spirito Santo, Via D. Guerri. Mercoledì 15 marzo - Maraville, via Intoppo, via della Tomba. Pel Borgo della Croce: dalla Fonte fino allo stop, compreso Palazzolo e Pernici. Giovedì 16 marzo - Via Cupa, Via Infrantoio da case popolari fino incrocio Via Martiri antifascisti e traverse: Via Brugoni, Via Meucci, Via Cerulli, Via Pacinotti o Veri.

12

Il gruppo agguerrito dei ragazzi che accompagnano i sacerdoti nella visita alle famiglie; anno 2014.

Giovedì 2 marzo – mattino ore 9:30 Via da Modigliana, Via della Fossa fino casa Magrini, Giovedì 2 marzo – pomeriggio ore 14:30 Via Campo della Fiera, Via Cerboncelli, Via Matassi, Via Guardiani fino incrocio Via Matassi, Via Montebello, Montebello.

Venerdì 17 marzo - – mattino ore 9:30 - Case nuove di Via Pasolini Venerdì 17 marzo– pomeriggio ore 14:30 - Viale Martiri Antifascisti. Via Marconi fino al Frosina. Lunedì 20 marzo - Vigna, Vignolina, Polveriera, Torricella, Molin Bianco, Santo Stefano, San Girolamo. Martedì 21 marzo - Per Via Nova, dalla Pineta fino al Ponte dei Sospiri, comprese via Poggio del sole e XVIII Agosto, casa Bartolomei. Mercoledì 22 marzo - Via del Ponte dei Sospiri fino a bivio Sterpeto escluso. Pietto, per Via del Comune. Giovedì 23 marzo - Via Martiri della Libbia: dalla Caserma dei Carabinieri a Torchiale escluso. Orario mattino dalle 9:30 Lunedì 13 marzo - San Lorenzo, Sorci, Casaccia, Infranciani, Roncione, Molindagnolo, Invidiosa, Casanuova Martedì 14 marzo - Ville poderali per la Via del Carmine: Terrarossa, Bellavista, Postremo (Pino e podere la Ripa da Via Vagnetti). Dal Ponte dei Sospiri: Guardabasso, Mori, Campalone. Mercoledì 15 marzo - Tutte le case a destra della Via del Borgo: Bergamini, San Tommaso, Casentina, Fornace, Capolungo. Via Coppi (campo sportivo), San Rocco I e II, il Rio e case Franceschetti, altre attività commerciali di Via Coppi. Giovedì 16 marzo - Dal Molin del Comune a Ca’ de’ Frati, Ca’ de Lullo, Crociato, Le Basse, Biancucci. Tutte le case lato sinistro della via del Borgo fino al Soldini compreso: il Bricco, Soccorso, Spadino, Palazzo. I luoghi di lavoro e delle attività commerciali e produttive riceveranno la benedizione al mattino nei giorni dal Lunedì al Venerdì. Per particolari esigenze telefonare allo 0575-788041


NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Elenco Offerte novembre dicembre 2016 Furiosi Nazarena 20.00 Rossi Piero 15.00 Marchetti Lea – La famiglia alla memoria 50.00 Ferrini Tullio - La famiglia alla memoria 180.00 Celentano Anna - La famiglia alla memoria 100.00 Sbragi Leda - La famiglia alla memoria 250.00 Boriosi Rina – Le famiglie Boriosi in memoria 180.00 Guerrini Maria Adua - La famiglia alla memoria 120.00 Anonimi 90.00 Conti Adalgisa 10.00 Bernardini Giuliana - La famiglia alla memoria 455.00 Busatti Mario 50.00 Comunità di Santo Stefano 150.00 Giorni Vilma - La famiglia alla memoria 250.00 Mondani Francesco - La famiglia alla memoria 100.00 Montini Gabriella 150.00 Rubini Ada - La famiglia alla memoria 240.00 Berio Nocentini - La famiglia alla memoria 150.00 Carboni Antonio - La famiglia alla memoria 100.00 Testerini Francesco e Iride 50.00 Sperry Joanna e Willard 30.00 Forval 200.00 Le Famiglie Cheli – Pozzoli in mem. di Cheli Francesco 105.00 Marionnaud – Offerte raccolte durante le feste natalizie 60.00 Polverini Riccardo – Parenti e amici in memoria 90.00 Ricceri Giuseppe 300.00

Nuovi Soci novembre - dicembre 2016 Rossi Domenico Radicioni Settimia Rossi Lorenzo Marchese Guido Fedi Daniela

Quote sociali 2017

Riscossioni anche il mercoledì mattina in piazza Baldaccio

Nei prossimi giorni un nostro incaricato inizierà il consueto annuale giro di riscossione delle quote sociali. Provvederà personalmente a far visita ai nostri soci direttamente nelle rispettive abitazioni, anche se logicamente le quote sociali sono riscuotibili anche presso la segreteria della nostra sede in corso Matteotti. Per facilitare comunque il lavoro di riscossione, comunichiamo anche che il nostro incaricato provvederà a rendersi reperibile ogni mercoledì mattina in piazza, in occasione del mercato, vicino alle loggette della banca; sarà più facile per lui e per tutti i soci provvedere al pagamento della quota sociale. Ringraziamo anticipatamente tutti i soci che in maniera collaborativa continueranno ad aiutarci anche quest’anno; da parte nostra, cercheremo di servire la nostra Confraternita e, di conseguenza, la nostra comunità, nella maniera più efficace e professionale.

Spigolature e non solo Dalla Misericordia: gli ultimi quindici mesi sono stati, per i mezzi della nostra associazione, piuttosto sfortunati. Prima un incendio per un corto circuito all’interno della nostra ambulanza (ferma in postazione del 118 presso l’ospedale di Sansepolcro) ci ha creato un danno di 22.000 euro. Qualche mese addietro un camion, nel sorpasso di una delle nostre autovetture impegnata nei servizi sociali di ritorno da Arezzo, in superstrada, l’ha urtata dileguandosi poi senza nemmeno fermarsi (o forse non se ne è nemmeno accorto?!?); la riparazione dell’autovettura è costata 3.000 euro. L’ultimo recente incidente ha visto ancora coinvolta una nostra ambulanza in Arezzo: a seguito di uno sfortunato tamponamento il nostro mezzo ha riportato danni la cui riparazione è costata 18.000 euro. A consolazione di questi “costosi” eventi va detto che non ci sono stati danni particolari a persone in nessuno dei tre incidenti, fatta eccezione di una nostra volontaria, Emanuela, che ha rimediato l’immobilizzazione di un braccio per 20 giorni e che è ancora “impegnata” in cure fisioterapiche per recuperare il perfetto uso dell’arto. Ad Emanuela i nostri più sinceri auguri di pronta guarigione. Speriamo che il 2017 abbia interrotto la serie negativa degli eventi che hanno contraddistinto l’anno precedente appena concluso.

Dalla Caritas: In parrocchia, oltre all’attività del centro di ascolto del mercoledì e alla distribuzione dei generi alimentari e di abbigliamento del giovedì, gli animatori della Caritas si sono riuniti ogni mercoledì dalle ore 18:00 alle ore 19:00. In questi incontri hanno cercato di organizzare al meglio la programmazione dei vari eventi e servizi, hanno curato la propria auto-formazione, hanno cercato di fare un’approfondita analisi delle risorse e dei bisogni della collettività. Vogliamo aggiungere una cosa importante: il gruppo di lavoro della Caritas non è un “gruppo chiuso”. È un gruppo aperto, ove a volte si è discusso ed in qualche occasione anche in maniera animata; è un gruppo composto da elementi molto diversi fra loro, anche se accomunati da un unico desiderio di servire la parrocchia nel migliore dei modi. E proprio la diversità dei componenti del gruppo ne determina la forza; è una diversità che unisce, che si amalgama e che offre spesso un ventaglio di idee e di soluzioni ai problemi di povertà (non solo economica) della nostra comunità. Rivolgiamo un appello chiedendo a quanti di Voi sono interessati, di venire alle nostre riunioni, di partecipare, di aiutare proponendo nuove idee ed efficaci soluzioni. Sarete i benvenuti. Aiutateci ad aiutare!

13


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

2016… ANCORA UN ANNO DA INCORNICIARE!!!

I

Le considerazioni del presidente Leonardi

l 2016 è stato un anno particolarmente importante per il Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” di Anghiari perché abbiamo festeggiato il 40° di fondazione dell’associazione. Da quel lontano 1976, anno in cui nacque il nostro gruppo, le cose sono cambiate, cresciute e migliorate sotto tanti aspetti. Gli anghiaresi sono sempre stati sensibili al mondo del volontariato e continuano a dimostrarlo ancora oggi dopo quaranta anni di attività. La partecipazione è sempre più assidua e grazie all’aiuto di tutti stiamo riuscendo ad avere stabilmente oltre quattrocentotrenta donatori attivi ogni anno, che nel 2016 hanno contribuito con oltre settecentoventi donazioni di sangue ed emoderivati, ancora un record per il nostro piccolo gruppo!!! (vedi articolo nella pagina a fianco). Ma la partecipazione si è percepita anche in tutte le manifestazioni che il gruppo ha saputo organizzare nel corso dell’anno. Il 2 luglio si è svolta la tradizionale “Festa Estiva”, presso i giardini del Campo alla Fiera, che ha coinvolto numerosi partecipanti sia agli stand gastronomici che alla serata danzante, mentre la mattina successiva, in piazza Baldaccio, ha avuto luogo la gara podistica (arrivata ormai alla quarta edizione) intitolata al nostro compianto concittadino Adriano Giorni. Splendida gara con una bella cornice di pubblico e con il ragguardevole numero di 215 partecipanti. La domenica si è poi conclusa nella stupenda Pieve di Micciano, per festeggiare il quarantesimo con la Santa Messa celebrata dal vescovo emerito di Fiesole, mons. Luciano Giovannetti, e con la premiazione dei donatori più attivi. Nel mese di agosto, poi, abbiamo organizzato una gita sociale nella Val Pusteria e diga del Vajont in collaborazione con il gruppo Fratres di Caprese Michelangelo. Posti incantevoli e grande soddisfazione da parte di tutti i partecipanti. Sabato 24 settembre è stata poi la giornata che ha visto tutte le associazioni anghiaresi unite nell’ambito della manifestazione AnghiariAMAtrice, svoltasi in piazza Baldaccio con la finalità di raccogliere fondi per le zone dell’Italia centrale colpite da un tragico terremoto. E anche questa volta la nostra forza e la voce del volontariato si sono fatte sentire con particolare vigore. GRAZIE ancora a tutti gli ANGHIARESI che hanno partecipato a questa importante serata. Come da tradizione, infine, l’anno si è concluso con la Festa del Donatore di Sangue Fratres, tenutasi anche questa volta nella seconda domenica di dicembre: Santa Messa presso la chiesa di Propositura di Anghiari con la

14

commemorazione dei donatori defunti e pranzo degli auguri presso il ristorante “Il Cristallo” di Caprese Michelangelo. E anche in questa occasione particolarmente calorosa è stata la partecipazione di tutti i nostri soci. A questo punto cosa aggiungere? Un grazie ancora a tutti quanti e un arrivederci agli appuntamenti del nuovo anno, che inizieranno sabato 4 febbraio con il Veglione Mascherato del Carnevale dei Bambini presso il ristorante “L’Isola Che Non C’è” a Petriolo di Fighille. Vi aspettiamo numerosi e mi raccomando: continuiamo a donare sangue per il bene di tutti!!! Nelle foto, dall’alto: Il Consiglio Direttivo del Gruppo Fratres ed il Sindaco con al centro la torta del 40°. * Giornata del Donatore 2016: Una parte dei 250 partecipanti al pranzo sociale. * Giornata del Donatore 2016: Foto di gruppo con le autorità civili e militari.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

DONAZIONI 2016: È ANCORA RECORD!!!

Riceviamo e pubblichiamo

Ed intanto il gruppo si arricchisce di ben quarantadue nuovi volontari

S

ETTECENTOVENTICINQUE: è questo il risultato finale delle donazioni effettuate dai nostri iscritti nell’anno appena trascorso, che più precisamente risultano così suddivise: 486 di sangue intero e 239 di plasma ed emocomponenti (+ 19 rispetto al 2015!!!). Si tratta, quindi, di un ulteriore incremento rispetto alla storica cifra delle settecentodiciassette donazioni conseguita cinque anni fa. Un risultato sicuramente importante, mai raggiunto in precedenza e che se da un lato conferma la piena vitalità del gruppo, dall’altro lo proietta verso traguardi ancora più ambiziosi. Un altro record, quindi, che fa onore a tutta l’associazione nell’anno del suo quarantesimo compleanno, ed un fraterno ringraziamento a tutti quelli che hanno contribuito al conseguimento di un tale risultato. Un caloroso “GRAZIE”, in particolare, ai quarantadue nuovi arrivati che si sono iscritti per la prima volta al nostro Gruppo Donatori di Sangue Fratres n e ll’ anno appe na trascorso. Il loro arrivo ci permetterà di continuare nel tempo l’impegno a favore di quanti, nei nostri ospedali, necessitano di sangue per riacquistare la buona salute. Questi i loro nomi, in ordine di iscrizione: Russo Mattia, Checcaglini Sofia, Manfroni Stefania, Bendriss Hanane, Tizzi Roberto, Giorni Samuele, Santi Lucilla, Del Barba Christian, Mallone Andrea, Sbragi Roberto, Mencaroni Paola e Nicoletta, Corsi Daniele, Massetti Moreno, Giuliattini Silvia, Maffucci Giulio, Martini Giulio, Angelini Paolo, Cantini Monia, Mariani Desirée, Giovagnini G. Luca, Mazzoni Giacomo, Russo Nicola, Piomboni Alessandra, Ligi Fabrizio, Cesari Valter, Berni Catia, Spada M. Grazia, Ghignoni Riccardo, Camerini Erica, Roncella Rodolfo, Rosatelli Asia, Di Donna Tiziana, Paletti Paolo, Puletti Matteo, Pettinari Giulia, Del Pia Daniele, Fiorucci Mattia, Pennacchini Alessandro, Cristini Francesco, Rossi Giuseppe e Bennati Anna Maria. Durante il pranzo sociale del dicembre scorso, li abbiamo accolti ufficialmente consegnando loro, per le mani delle autorità civili e militari presenti, un simpatico omaggio natalizio. Che la loro scelta sia di esempio per tante altre persone di buona volontà! Il Consiglio Direttivo

M

BASTA SOLO… DONARE!!!

i sarebbe piaciuto raccontarvi una storia in cui io ero un’eroina e salvavo vite ogni qual volta sentivo che qualcuno aveva bisogno di me. Un po’ una Superdonna dei giorni d’oggi… Poi ho pensato, quale potrebbe essere una situazione in cui qualcuno è in pericolo di vita? Una caduta accidentale da un burrone?! Quel gas di quel fornello che ogni tanto ci scordiamo di chiudere bene? Un crampo che ci coglie maledettamente di sorpresa mentre stiamo nuotando in mare aperto? Poi ho pensato al mio compagno, affetto da talassemia m a j o r, u n a malattia genetica che ti fa vivere una vita sul filo del rasoio, con le riserve di sangue che finiscono ma che l’organismo non è in grado di ripristinare… Ed allora ecco che devi correre a ricaricarti! Io purtroppo la storia in cui sono una Superdonna dei tempi moderni non ve la posso raccontare, perché essendo compagna di un emotrasfuso, vengo ritenuta paziente a rischio per le donazioni; eppure vorrei poterlo aiutare, e vorrei poter aiutare tutti quelli che come lui devono, per poter andare avanti, fare delle belle scorpacciate di vita ogni venti giorni, e non mi viene in mente altro che raccontarvi che voi potete diventare supereroi senza bisogno di fare grandi opere, o indossare tutine blu con mantelli rossi o addirittura saper volare, basta solo donare un po’ del vostro sangue e anche voi potrete salvare una vita! Proprio come fanno i veri supereroi! Valentina

Nell’altra colonna. Giornata del Donatore 2016: La premiazione di una dei nuovi iscritti da parte del Sindaco.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI SOCIALI 1. VEGLIONE MASCHERATO e CARNEVALE DEI BAMBINI: Sabato 4 febbraio, dalle ore 20:30, presso il Ristorante “L’Isola Che Non C’È” di Fighille, in collaborazione con la locale Confraternita di Misericordia ed i genitori della scuola primaria. CENA + BALLO, con musica dal vivo. 2. ASSEMBLEA SOCIALE ORDINARIA: Sabato 4 marzo, Sala della Confraternita di Misericordia, ore 15:30 prima convocazione. Ore 16:30 seconda convocazione. ORDINE DEL GIORNO: Relazione sociale del presidente ed approvazione bilanci consuntivo 2016 e preventivo 2017

Nomina dei nuovi soci benemeriti. VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!

15


Gita ai presepi

Organizzata dalla parrocchia per i ragazzi che hanno partecipato alla novena di Natale

I

l giorno 29 dicembre siamo andate a visitare alcuni presepi nel Valdarno con la parrocchia. Due dei presepi che abbiamo visto erano meccanizzati: tutte le statuine si muovevano, svolgendo ognuna un lavoro diverso ed è per questo che sono stati quelli a noi più graditi. Oltre a presepi grandi e meccanizzati, ne abbiamo visti altri piccoli ed altrettanto belli per le varie chiese visitate. La chiesa di Maria Santissima delle Grazie conteneva addirittura un’intera mostra di presepi che quest’anno avevano come tema l’alluvione avvenuta a Firenze nel 1966. Tra questi ci è particolarmente piaciuto quello, davvero curioso, composto da due piume di pavone che formavano un albero sul quale si trovavano due uova che contenevano al loro interno i personaggi della Sacra Famiglia. Partecipando alla gita ai presepi abbiamo avuto la possibilità di trascorrere una piacevole giornata, diversa da tutte le altre delle nostre vacanze natalizie. Ci siamo proprio divertite! Irene e Lucia Bigiarini

G

iovedì 29 dicembre 2016, con don Marco e un gruppo della comunità parrocchiale di Anghiari, siamo andati in visita ai presepi nel Valdarno. La mattina siamo andati a San Giovanni Valdarno dove all’interno di una capanna si trovava un particolare presepe meccanico: c’erano i pastori che coltivavano i campi, davano da mangiare alle pecore e alle mucche che a loro volta bevevano nel laghetto, le donne che facevano da mangiare e gli artigiani che rifinivano e perfezionavano

N

le armi. A me è piaciuto tanto perché è stato creato con tanta fantasia e con cura nei particolari. La seconda tappa è stata la Basilica di Santa Maria delle Grazie dove c’era un piccolo presepe molto bello e composto da tante luci che, concentrate sulla stella cometa, illuminavano Gesù bambino. Usciti dalla Chiesa, in un altro edificio, abbiamo potuto visitare la Mostra dei 50 Presepi: tutti caratteristici e diversi tra loro. C’erano dipinti in tela, fatti a mano in vari materiali (es. legno, plastica...) fatti con l’utilizzo dei metalli e addirittura uno fatto in vetro. Dopo una pausa ristoratrice ci siamo spostati a San Giustino Valdarno dove abbiamo visitato l’ultimo presepe della nostra giornata. Anche questo era meccanico e situato all’interno di una capanna. Pur non essendo il più creativo è stato sicuramente molto commovente ed emozionante… La Madonna cantava con amore la ninna nanna a Gesù bambino. È stata una bellissima esperienza e ringrazio chi mi ha dato la possibilità di viverla!! Alessia Alberti

Pia Società del Gesù Morto

el prossimo mese di marzo i festieri della Società passeranno per chiedere il vostro libero contributo. Ricordiamo che questa Società ha origini antichissime e provvede, assieme al Proposto, ad onorare degnamente le celebrazioni della Settimana Santa. Grazie ai vostri contributi abbiamo potuto anche intervenire ed aiutare la parrocchia in alcune iniziative. Qui ci piace ricordare che nel 1991 si poté acquistare per la Redazione dell’Oratorio un compiuter ed una stampante con una spesa di 5 milioni e seicentomila lire. In questo modo fu possibile impaginare il giornale da noi e così è stato possibile continuare la stampa del periodico parrocchiale fino ad oggi.

16


Anno Mariano 1953/54

Caro Enzo, ho letto i tuoi ricordi dei nostri trascorsi scolastici su una pagina del calendario allegato all’ultimo numero del mensile che dirigi. Permettimi alcune osservazioni: 1. Hai confuso i Moretti, indicandomi con il nome di mio fratello Daniele, che ha percorso tutt’altra carriera scolastica. 2. Nel ricordare la mia amicizia con Angiolino Chiasserini mi hai attribuito, bontà tua, il possesso di una “cultura scritturistica”. Mi chiedo quanti abbiano capito che l’aggettivo “scritturistica” si riferisse alla Bibbia. Nessuna cultura, caro Enzo, né tantomeno “scritturistica” (?!?). Semplicemente Angiolino fu incuriosito nel vedere che, fra i libri che portavo a scuola, c’era ogni giorno anche la Bibbia, che leggevo spesso nel viaggio in pullman e al mattino mentre aspettavo l’inizio delle lezioni. Angiolino fu così interessato che gliene regalai ben volentieri una copia. 3. Mi spiace che fra i tuoi ricordi non sia affiorato quello di Pier Paolo Lucertini, che mi è stato compagno di studi ed amico dalla prima elementare fino al Magistero a Perugia. Fra l’altro so che in passato è stato anche collaboratore dell’Oratorio. Un cordiale saluto a te, a Giuliana e, in particolare, a tua suocera. Paolo

L’8 dicembre 1953 il Sommo Pontefice Pio XII, dopo aver onorato la statua della Madonna in Piazza di Spagna, si recò a venerare la Salus Populi Romani a Santa Maria Maggiore aprendo l’anno mariano. Il Sacerdote Ivano Ricci, nel suo libro “Il culto mariano nella Diocesi di Sansepolcro*”, riporta le “Relazioni su «Lo svolgimento dell’anno mariano» nelle parrocchie della diocesi.” Qui di seguito trascriviamo alcune di quelle relazioni.

Parrocchia di S. Donato a Scoiano

N

ei primi di giugno fu fatto un pellegrinaggio al Santuario di Canoscio con i bambini della dottrina Cristiana ed una parte cospicua del popolo. Inoltre nel mese di novembre fu celebrata una festa in onore di Maria SS. come coronamento degli omaggi dell’Anno Mariano. Fu predicato un triduo di preparazione dal Rev.mo Can.co D. Alessandro Squizzato che ebbe un copioso frutto spirituale, accostandosi la maggior parte del popolo ai Sacramenti. Il giorno della festa, il 21 novembre, intervenne S. Ecc.nza Rev.ma Mons. Domenico Bornigia, che celebrò la Messa ed espose al popolo con parola persuasiva la grandezza di Maria, la piena di grazia, e la sua potenza nell’ora che volge.

Pievania di S. Maria Annunziata alla Sovara Grazie per i suggerimenti, Paolo. Non capisco proprio come mi sia sfuggito il refuso su Daniele. Succede, però! Per il resto grazie, in particolare, per la citazione di Pierpaolo; aggiungerei anche Frido Casi, in questa risposta. Nel pezzo non potevo citare e ricordare tutti. Vedo che sei un fedele lettore. I più sinceri auguri da un vecchio compagno di scuola. Enzo

S

Notizie dal giornale 13 dicembre 2016

Fra i 20 candidati ad “Aretino dell’anno” c’è anche Iccio: Fabrizio Graziotti. Patron dell’Intrepida la sta portando a livelli sempre più importanti. In libreria il nuovo libro di don Antonio Bacci: “Dacci oggi il nostro post quotidiano”. Il sottotitolo è significativo: “Poesie e prose in tempo di internet”. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi uno dei più vecchio peri d’Italia. Si tratta del Pero del Ronco di Cianco. La pianta ha una circonferenza di circa quattro metri e dovrebbe avere oltre duecento anni.

17

orvolando su quanto ordinariamente è stato fatto, si possono ridurre come segue le speciali manifestazioni mariane: 25 marzo 1954. Titolare della chiesa. Fu predicato un solenne Triduo in preparazione alla Festa, tanto più che in tale occasione S. E. Mons. Vescovo Domenico Bornigia tenne a Sovara la sua prima Cresima. Il coro Parrocchiale, opportunamente preparato, canta la Santa Messa solenne. Panegirico al pomeriggio. 30 agosto 1954. Pellegrinaggio Parrocchiale al Santuario di Montenero, con sosta a Firenze nella Basilica della SS. Annunziata, dove i gitanti si accostarono ai SS. Sacramenti. Mese di Maggio. Il mese di Maggio fu intonato all’Anno Mariano e in ogni sera predicazione breve, svolgendo temi mariologici. Chiusura solenne del mese di Maria, con al mattino la Santa Messa e la Comunione Generale. 8 dicembre 1954. Nel giorno di chiusura dell’Anno Mariano il popolo è convenuto numerosissimo alla S. Messa. Sono stati preparati i bambini, non soltanto per la Confessione e S. Comunione, ma anche per una recita pomeridiana dinanzi ai rispettivi genitori.

* Sac. Ivano Ricci, Il Culto Mariano nella Diocesi di Sansepolcro, Stab. Tipografico «Boncompagni», Sansepolcro (Arezzo), 1955.


FOTO CON NOTIZIE Concerto di Natale, venerdì 30 dicembre scorso, nella Propositura ad Anghiari. Hanno partecipato il “Coro Città di Piero” la “Corale Domenico Stella” e il “Coro Don Vittorio Bartolomei”, diretti dai maestri Bruno Sannai e Paolo Fiorucci: soprano Stella Peruzzi, baritono Andrea Sari, clarinetto Fabio Battistelli. All’ensemble orchestrale “La scala di seta” hanno partecipato i professori Gianfranco Contadini, Giulio Camaiti, Daniele De Padova, Irene Mambrini, Luca Ricci, Alessandro Tetragoni e l’organista della Cattedrale Lorenzo Tosi. Il Lions Club di Sansepolcro, uno degli organizzatori della serata, destinerà i denari raccolti in aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto.

Oggi si fa foto Questo è il titolo del calendario 2017 dell’Oratorio dedicato alle foto di classe. Per questo abbiamo cercato foto in qua e in là con fatica e alla fine siamo rimasti con delle foto che non abbiamo potuto pubblicare. Lo facciamo qui nelle pagine del giornale.

Scuola media

L

a foto, scattata da Foto Livi, raffigura le studentesse (c’erano già le classi con maschi e femmine) della scuola media al Campo della Fiera per l’ora di ginnastica: c’era una sola palestra e quindi o i maschi o le femmine rimanevano lì e allora capitava che, specialmente con il tempo bello, gli altri andavano al Campo della Fiera. Venivano giocate anche partite di pallavolo come in questo caso (una allieva ha il pallone in mano) e vi erano alunne di varie classi. Dovrebbe essere l’anno scolastico 1957/58. Si possono riconoscere da sinistra: Sira Gallai, Lilli Cerboni, Brunella Pernici, Giovanna Pennacchini, Anna Pericchi, Graziella Mondani, Alberta Giannini con la palla in mano, Antonietta Leonardi, Carla Gallai, Grazia Giabbanelli, Franca Cerbai, Ada Maria Andreini, Velma Cesari e Rita Acquisti delle Ville. (Anna Pericchi, Franca Cerbai)

Castagnole Siamo già a Carnevale e se sentite parlare di castagnole certamente parlano di quel dolce casalingo di cui Frido detiene una ricetta di sicuro effetto: soffici e, soprattutto, “buge”. Se invece siete dalle parti di Castiglion Fiorentino, occhio, perché loro intendono i botti che si fanno per la “Volata”, la particolare tradizione di portare Cristo risorto lungo la navata della Collegiata di Castiglioni.

18


La Iris Con questo ricordo della Marinella facciamo conoscere, almeno un po’, alle nuove generazioni, la Iris. Era una signora che abitava alla Stazione e che, come si ricorda nel testo sottostante, sapeva fare ogni tipo di ricamo e le piaceva insegnare alle giovani ragazze. In collaborazione con la parrocchia di Santo Stefano ha fatto diverse mostre dei lavori realizzati dalle giovani allieve nei locali della vecchia stazione del treno.

I

o ho conosciuto la Iris, perché anch’io come tante altre ragazze, quando s’era finito la scuola, s’andava da lei a imparare a ricamare. Si portava un lavorino nostro e lei ci insegnava. La sua famiglia veniva da Roma. In tempo di guerra erano ad Anghiari. C’era lei, la sua mamma e la sua sorella, la Gisella, che stava nella casa dove ora ci sta la Gilda. Quando d’estate le ragazze erano tante, allora le teneva nei locali della stazione. Lei aveva imparato dalle suore a Roma. Sapeva fare di tutto oltre il ricamo e il Makramé. E’ stata una donna che le piaceva la gioventù. La sua mamma faceva la maglierista, era la loro risorsa. Lavoravano per varie persone. La Gisella faceva la sarta. I Gonnelli probabilmente venivano da San Giustino, il suo babbo faceva l’orefice a Roma.

Una fiera tradizionale di Mario Del Pia

Q

uando ci sarà (la Fiera di Sant’Antonio a Monterchi) il giornale sarà in stampa. Avevo programmato già da tempo di andarci, martedì 17 gennaio. Poi scopro dalla pubblicità che la fiera è stata spostata al sabato e alla domenica successiva. Era una delle pochissime fiere, assieme a quelle di Mezza Quaresima del Borgo, che aveva una cadenza fissa, legata ad un particolare giorno. Ora anche questa, dopo alcuni secoli, si è adeguata ed ha preferito puntare ad avere un po’ più di persone presenti piuttosto che mantenere la tradizione, peraltro, come abbiamo detto sopra, antichissima. Io non critico gli organizzatori, lo avranno fatto per il bene di Monterchi: hanno pensato che l’afflusso di più persone avrebbe avuto un effetto positivo sul bilancio di questa iniziativa; dico solo che non andrò alla Fiera di Monterchi (quando il giornale giungerà nelle vostre case non ci sarò andato). Nella foto la Fiera di Monterchi quando ancora si teneva al Mercatale.

19

Il Castagno del diavolo

L

a storiella, come tale, era già conosciuta da mio padre pertanto stiamo parlando di accadimenti della fine dell’800. C’era nel castagneto del podere Spogliabecco un grosso e bel castagno che produceva numerosi e grossi marroni per la gioia degli abitanti del podere e dei paesani che all’epoca transitavano per la via e raccoglievano i marroni che cadevano sulla strada; il castagno era infatti vicino alla siepe di confine tra la via del Carmine e il podere. Le sue chiome rigogliose, oltreché dare ristoro al viandante durante la calura estiva, lasciavano cadere sulla via parte dei loro frutti. Ma un giorno d’estate, durante un temporale, un fulmine si abbatté sulla pianta spaccandola in due tronconi che presero fuoco. Ovviamente tutto si stabilizzò con i due tronconi che rimasero bruciacchiati e rinsecchiti al posto del bel castagno di prima. Accadde poi un fatto assai insolito: dal troncone più bruciacchiato e annerito spuntarono alcune gemme che ben presto formarono un cespuglio che, con le cure degli abitanti di Spogliabecco, formò un bel castagno come era prima del fulmine. Ma per gli anghiaresi, che nel frattempo per essere più chiari avevano denominato il castagno come “Il Castagno del diavolo”, rimase questo il nome del punto della tormentata strada del Carmine in cui inizia la discesa e la seguente immediata risalita e finisce l’agile passeggiata dal paese e conviene rivoltare perché fino al Carmine non ci sono più case. Questa è la spiegazione che mi dette mio padre quando, incuriosito dalle dicerie, gli chiesi cosa significasse quel nome: non ho ancora letto tutto l’ultimo numero de “l’Oratorio” e può darsi che questi miei ricordi non ti servano più, comunque te li mando ugualmente. Un caro saluto Cesare Menatti

Del “Castagno del diavolo” ne abbiamo parlato nel calendario del 2009, ma volentieri pubblichiamo questo ulteriore contributo che ci manda Cesare da Staggiano. Il disegno è stato realizzato da Marilena Del Pia ed è tratto da una foto d’epoca. Il Castagno del diavolo è rimasto fino a non molti lustri fa un punto di riferimento ben preciso; e così diventava il luogo per un appuntamento. Certo dopo il tramonto del sole era un posto da evitare con cura, anche perché a volte si vedevano certe fiammelle che stazionavano lì vicino. Oggi è un posto tranquillo e nessuno si sogna di avere paura passando di lì: anche perché sono finiti i buontemponi che provvedevano a nascondersi dietro il grosso castagno con dei lumi accesi.


La nostra prima messa in Propositura

E

ra la prima domenica d’aprile del 1990. Ci dovevamo preparare per un evento particolare. Eravamo arrivati ad Anghiari dopo una lunga esperienza di 30 anni a Londra. Era la prima volta che andavamo alla messa domenicale delle undici. Fu molto impegnativo scegliere il vestito più adatto per l’occasione ma optammo per il classico di mezza stagione. Nella mente frullava la trepidazione psicologica dei preparativi per affrontare al meglio l’impatto con la gente e l’ambiente della prima volta in Propositura. Lela, quando si decise a lasciarmi il posto allo specchio, era splendente e radiosa nel suo tailleur color viola con un foulard fantasia con pennellate di color fucsia. Io decisi per un completino “principe di Galles” color grigio sopra ad una camicia bianchissima ed una cravatta blu a fasce chiare ed un gilet a tono. Ci avviammo per Viale Gramsci, attraversammo le logge e giungemmo in piazza. Un sole primaverile ci dava il benvenuto in Piazza Garibaldi. Il sentore di un giorno di festa si propagava nell’aria limpida sotto un cielo totalmente celeste mentre le campane risuonavano invitando i residenti alla messa domenicale. Era impossibile non notare il profumo intenso del caffè che si sprigionava dai bar di piazza. Inforcammo Via Triste e lì ammirammo la facciata imponente della chiesa della Madonna delle Grazie che si stagliava maestosa verso il cielo. Ci sentivamo guardati da tutti. Io sentii dire da uno che ci scrutava insistentemente “sono foresti”, che subito Lela mi tradusse: “forestieri, gente da fuori”. Infatti almeno io lo ero. Entrammo nel portone e procedendo lungo la navata centrale cercammo una postazione in modo da essere il più vicino possibile all’altare per meglio poter seguire la funzione della messa celebrata dal proposto Don Vittorio Bartolomei. Lela suggerì di prendere posto nella prima panca a sinistra. Eravamo felici per aver scelto il posto ideale, quando una signora mi dette dei colpetti sulla spalla e con un mezzo sorrisetto disse “no, no”. Poi alzando

Q

l’indice e dondolandolo da destra a sinistra come il pendolo di un orologio mi fece capire che qualcosa non andava bene. Ma cosa? “Questo è il mio posto!” aggiunse repentina. Scusandomi e contrito chiesi a Lela di spostarci alla seconda panca. Ma subito un’altra signora appena giunta, guardandomi accigliata mi apostrofò e senza mezzi termini soggiunse: “Eh no, questo è il mio posto”. “Scusi tanto signora”: le risposi e non conoscendo bene la gerarchia del sistema ecclesiastico, chiesi pazientemente a Lela di spostarci alla terza panca. Ovviamente non poteva finire così, perché tosto un altro tintinnio arrivò inaspettato sulla mia spalla sinistra. La signora, che mi ricordava una imponente matrona “romana”, mi disse con gentilezza: “Scusi sa, ma questo è il mio posto, da tanto tempo”. Mi trattenni a stento e scusandomi garbatamente per l’intrusione suggerii a Lela di spostarci nell’ultima panca in fondo alla chiesa per evitare altri simili inconvenienti. In ognuna delle seguenti domeniche, e senza dare troppo all’occhio, ci spostammo sulla parte destra della navata avanzando di una panca per volta fino a raggiungere, dopo dieci domeniche, felicemente e senza intoppi, la quarta panca. Quella fu la nostra postazione finale. La prima signora passò per la raccolta delle offerte e come per scusarsi mi fissò accennando ad un sorrisetto. Durante i canti liturgici ci accorgemmo che la matrona romana era stonatissima. Con le tre distinte signore, nel tempo, tutto sfociò in una sincera ed affettuosa amicizia. Sono solo semplici ma dolci ed indimenticabili reminiscenze. Peter Lega

Anno 1684: da Caprano a Belvedere

uarantamila, secondo alcuni, ventimila, secondo altri (*), ma nulla permette di stimare con precisione il numero effettivo dei fedeli che il 10 settembre 1684 accorsero sui colli di Caprano per la traslazione dell’Immagine miracolosa della Madonna nel nuovo Santuario di Belvedere. Tuttavia si trattò certamente di una moltitudine di persone, di tutti i ceti e provenienze, che quel giorno (sembra fosse anche piovoso) si radunò a Città di Castello, richiamata dalla fama taumaturgica della Beata Vergine. Si hanno notizie di gruppi venuti da Cortona, da Perugia, da Montacuto, da Anghiari e dal Casentino, ed è facilmente immaginabile il disagio che sopportarono quei pellegrini negli spostamenti e nella permanenza, dato che senza dubbio per molti fu un impegno che si protrasse per più giorni. Il Simulacro, in terracotta colorata e riccamente

20

addobbato, posto nella vetrinetta che già lo custodiva a S. Maria di Caprano, era stato precedentemente portato in città per sostare almeno un giorno in ognuno dei sei Monasteri femminili, e permetterne la visione anche alle Monache di clausura. Per il trasferimento solenne verso il Santuario, fatto coincidere con la data della sconfitta dei Turchi presso Vienna, avvenuta esattamente un anno prima, fu istituito un Comitato Cittadino, che in breve tempo organizzò i Gruppi che avrebbero formato la Processione, e allo scopo di fornire di adeguato mezzo di trasporto la Sacra Immagine fece costruire una macchina in legno, a forma di torre, con statue argentate e drappi di seta, tanto alta, che fu deciso di abbattere la volta della Porta S. Egidio per agevolarne l’uscita dalla città. In numero di nove furono le Confraternite Cittadine


partecipanti, ognuna col proprio stendardo, seguite da sette Congregazioni monastiche, dalle Suore, dal Clero di campagna e dal popolo, lasciando al Vescovo, al Clero capitolare e alle Autorità il compito di aprire il corteo. All’arrivo sul colle, da allora chiamato Belvedere, l’Immagine fu presa in consegna dall’Abate-Parroco Don Pietro Migliorati e fu posta sull’altar maggiore della bella chiesa costruita tra il marzo 1669 e il 1684, sotto la direzione degli Architetti Gabrielli e Barbioni, per sostituire degnamente la vecchia e cadente chiesetta, esistente da lungo tempo su un vicino colle, denominata S. Maria di Caprano. Il Santuario di Belvedere è stato da allora meta di pellegrinaggi e centro di culto per le popolazioni limitrofe, ma ha subito varie vicissitudini, come il crollo della cupola dovuto al terremoto nel 1789 e i danneggiamenti e i furti perpetrati dalle truppe napoleoniche. Per seguire degnamente i fedeli, i religiosi che un tempo vi risiedevano stabilmente erano numerosi e a tal proposito vale la pena ricordare un Avviso che fino a qualche anno fa era ancora affisso nella Sagrestia e che stabiliva l’orario in cui dovevano essere celebrate le Messe, in modo da consentire a tutti i sacerdoti di dire la propria quotidianamente. Da questo orario, dato il 12 aprile 1826 da “Joannes Archiepiscopus Episcopus Tiferni, essendo Cancelliere Camillo Prosperini, e stampato da Francesco Donati nel 1827, si evince che i sacerdoti presenti erano almeno in numero di cinque: l’Abate e quattro cappellani, denominati 1° cappellano, 2° cappellano, ecc.; che tra la fine di una Messa e l’inizio della seguente doveva trascorrere almeno mezz’ora; che la prima del mattino, il cui orario variava secondo la stagione, era di competenza (se possibile) dell’Abate: e che l’ultima doveva essere celebrata alle ore 11.30. Non è riportato il nome dell’Abate, ma i cappellani vengono indicati con nome e cognome nel seguente ordine: R.ndo Don Vincenzo Lignani - R.ndo Don Michele Campanelli - R.ndo Don Giacomo Pacciarini - R.ndo Don Pasquale Fiorucci. Oggi il Santuario, dopo essere stato addirittura privo per qualche tempo di un Sacerdote titolare, è attentamente e con profitto, fin dal 1996, presenziato da una Comunità di Frati Cappuccini, e la chiesa e le abitazioni hanno subito un attento restauro, peraltro non ancora terminato. Le colline che circondano Belvedere, formate da arenaria e brulle in gran parte fino a non molto tempo fa, furono negli anni rimboschite, e presero l’aspetto attuale anche per l’energia e la lungimiranza di uno degli ultimi Parroci, Don Luigi Berliocchi, che negli anni Sessanta, con la messa a dimora di innumerevoli piante di conifere, ha contribuito a dare al già bellissimo paesaggio l’aspetto odierno. Della chiesetta di S. Maria di Caprano si hanno notizie fin dal 1269, conoscendo il nome dell’allora Rettore, certo Martino figlio di Guido, e si sa che aveva rendite poverissime, talvolta nulle, tanto che nel 1290 il Rettore Borghese fu esonerato dal pagamento del censo dovuto. Nel 1594 Mons. Fabio Tempestivo, Visitatore Apostolico, trovò la chiesa diruta e appurò che il Rettore in carica aveva avuto nell’anno dalle terre parrocchiali la rendita di un solo staio di grano. La misera chiesetta, nel corso dei secoli, subì danni causati da soldataglie di passaggio, da terremoti e da incuria e serviva probabilmente da ricovero ai viandanti e ai contadini, infatti il primo miracolo di cui si ha menzione avvenne mentre alcuni avvinazzati vi giocavano all’interno e avendo uno di questi scagliato una pietra sulla Sacra Immagine ne rimase accecato, per poi recuperare la vista in seguito al pentimento. Da allora, spargendosi la voce del prodigio, la Madonna di

21

Caprano assunse il titolo di Madonna di Belvedere, si susseguirono miracoli e i fedeli aumentarono considerevolmente, stimolando nel tempo l’idea della costruzione della nuova chiesa. Quando finalmente il Santuario fu consacrato, la chiesetta di Caprano fu abbandonata e il rudere fu utilizzato come casa colonica, ingrandendolo come usava allora, man mano che se ne presentava la necessità, fino ai primi del Novecento, quando tutto quanto fu inglobato in una nuova imponente casa a forma rettangolare che ha mantenuto il toponimo “Caprano”. In questa costruzione, il vecchio luogo di culto è situato quasi al centro con i suoi muri larghi un metro, è utilizzato tuttora come cantina. L’arco in pietra concia che sovrastava la porta d’ingresso, fa parte ormai di una parete della cucina dell’abitazione, situata al primo piano, ma non risulta visibile, essendo coperto da intonaco. Fino a qualche decennio fa esisteva ancora nella suddetta cantina, con i muri allo stato grezzo e il pavimento in terra battuta, una nicchia situata sul lato Ovest, dove con probabilità era custodita la teca contenente la Statuetta. Oggi è stata lasciata a ricordo, ma sulla parete opposta, una piccola edicola con luce perpetua e un’immagine della Beata Vergine. Franco Badini, febbraio 2001 ***** * Queste ed altre notizie riportate sono state riprese da: Aroldo Fanfani, Città di Castello: Guida storico-artistica, C. di Castello 1927 Don M. Rossi - Notizie per servire alla storia... su l’Alta Valle del Tevere, C. di Castello 1935 M. Borchiellini, Alta Valtiberina: storie di mille anni in Alto Tevere Umbro, Città di Castello 1990 ***** P.S. Negli anni 2005/2008, anche per ovviare ai danni causati dai terremoti del 1984 e del 1997, la casa ha subito una importante ristrutturazione e nell’occasione, a cura di Fabrizio Badini, ultimo proprietario e nipote di Adamo Veracchi che col fratello Pietro ha abitato a Caprano fin dal 1925, sono state rese visibili le massicce mura dell’antica Chiesa, le finestre e il bellissimo arco sovrastante il portale d’ingresso che, chissà per quale motivo, era posto lateralmente. Si pensa che la stranezza sia dovuta al fatto che la chiesa probabilmente era stata costruita su precedenti rovine di un tempio romano dedicato a Iside. A ricordo del glorioso passato ora esiste vicino alla casa, sul colle di Caprano, una piccola maestà in pietra su cui è stata posta una bella immagine della Madonna. F.B. dic. 2014 In alto è raffigurata la parte superiore (l’altra si trova a pianterreno) del bel portale della antica chiesa ora inserito nella struttura della casa di Caprano.


Il Parco delle Rimembranze di Alfonso dalla Casanova

A ottant’anni, con davanti un futuro striminzito e problematico per le vicende alterne della salute e la morte appollaiata sulla spalla come un avvoltoio pronto a ghermirti, ti attacchi ai ricordi e vorresti condividerli con i giovani come si faceva una volta, magari a veglia. Ma ora essi hanno “AIPOD, UORSAPP, AIFON, FEISBUK, MESSAGGINI” e le tante altre diavolerie elettroniche che i miei nipoti di 11 e 15 anni amministrano con disinvoltura e inutilmente cercano di spiegarmi; bontà loro, fanno finta di interessarsi alle frescacce storiche che racconta il nonno ma, appena possono, riprendono la loro abituale navigazione sui loro aggeggi. Quello che non sanno e che magari non li interessa, ma lo dico ugualmente è: cos’erano il Travaglio, il Diluvio e la Gattaiola. Se avete un po’ di pazienza, cerco di spiegarvelo. IL TRAVAGLIO - (e non parlo delle contrazioni delle partorienti!) era uno strumento costituito da grosse travi di quercia infisse perpendicolarmente nel terreno in modo da formare un rettangolo che terminava con un triangolo. Al vertice del triangolo si trovava un grosso anello di ferro al quale veniva strettamente legata la testa del bovino che si voleva ferrare. Sotto la pancia dell’animale venivano passate due grosse cinghie che, ai lati venivano fissate a due argani di legno che ruotando sollevavano la bestia in modo che toccava terra a malapena. In fondo al travaglio un terzo argano serviva a sollevare e bloccare la zampa da ferrare con dei piattelli di ferro piano. Pietro Cerquatti, detto Pietraccio, era l’addetto alla ferratura. Dei figli (quattro), una era la nostra Lea di “Tovaglia a quadri”, che del suo babbo mi diceva: “Un omo ruvido che un m’ha mai dèto manco un bècio!”. Quando Pietro veniva al Campo della Fiera per la ferratura, noi citti si accorreva allo spettacolo e bisognava vedere come scalciavano i grossi buoi facendo tremare tutto il Travaglio! Specialmente quando Pietraccio curava un piede ferito con il vetriolo puro. I cavalli venivano ferrati a parte e agli asini non si mettevano i ferri. Infatti, a me i ferri non me li hanno messi. LA GATTAIOLA - I topi costituivano una seria, costante minaccia per tutti gli alimenti conservati in casa come formaggi,

Apostolato della preghiera

I

n visita dalla Celeste i primi dell’anno, vedo sopra il tavolo della cucina un blocchetto di foglietti dell’Apostolato della Preghiera. Già me ne aveva parlato l’Alessandra della Scarpaia, ora la Celeste aggiunge: Suor Maria Libutti, se ne ricorda? la suora del Cenacolo, fu lei che ha portato questa devozione. Erano state consacrate diverse persone: la Piera, la Siria, la Santa e la Celeste. La Celeste, dice in tono sarcastico, è ancora sulla breccia anche se la Carla dà una mano. Suor Maria aveva coinvolto tante persone, tante famiglie. Ho qui l’elenco attuale: una ventina di

22

grano, lardo e così via. C’era un veleno “al solfuro” che si mescolava con del pane ammollato, ma i topi dei miei tempi che facevano vita grama, sapevano leggere e scrivere. Il più sicuro antidoto era il gatto e non parlo di quelli rammolliti di oggi venuti su a bocconcini biologici: i nostri gatti dovevano cavarsela da soli ed erano sempre a caccia di ogni e qualsiasi essere vivente che avesse una taglia compatibile con quella del predatore domestico. Per agevolare l’ingresso in casa dei gatti, in molte case c’era da sempre la “Gattaiola” consistente in un’apertura sul muro a mezz’altezza e di dimensioni tali da consentire l’accesso notturno al felino disinfestante. D’inverno, solitamente la si chiudeva per non fare entrare il freddo insieme al gatto. Ma una volta da una gattaiola entrò un gallo. Raccontava infatti Foscolo Matassi (della famosa famiglia di armaioli) che da ragazzo insieme ad altri birbanti, aveva fatto credere ad un vecchietto poco vispo ed ossessionato dalla paura della morte che la fine gli sarebbe stata preannunciata da un gallo spennato: il vecchio ci credette! Detto fatto, i ragazzacci agguantarono un galletto, lo spennarono vivo, povero cocco, e lo infilarono nella gattaiola del vecchietto che, a vedersi comparire quel simulacro che per lui era un avviso di morte imminente, quasi ci lasciò le penne. Questo accadeva verso la fine dell’Ottocento. IL DILUVIO - A parte il buon vecchio Noè, il diluvio di cui vi parlo era un attrezzo che serviva per catturare gli uccelli, soprattutto passeri che andavano “all’alloggio”, cioè a dormire, nelle siepi più folte quando arrivava l’inverno. Il diluvio era costituito da un ombrello di quelli di legno, da pecoraio, al quale veniva tolta la tela e le stagge venivano collegate fra di loro da una ragnatela di fili intrisi di vischio messo a scaldare con l’olio di lino cotto. Il cacciatore con in una mano il diluvio aperto e nell’altra una pila o comunque una luce che poteva essere anche un lume a carburo, si poneva da un lato alla siepe dell’alloggio. L’aiutante, invece si metteva dall’altro lato della siepe a schisciare i passerotti che, attratti dalla luce andavano a sbattere sulla rete del diluvio appiccicosa e lì restavano impaniati.

nomi. «Ma sono tutte donne!» le faccio. Sì perché gli uomini vanno al Ritiro a Micciano. Le suore del Cenacolo ogni mese mi portano un blocchetto di questi foglietti, questi me l’ha dati suor Augusta, con le preghiere e dopo la Messa le recitiamo ogni primo venerdì del mese. Ce n’è una particolare per le Intenzioni del Papa; ma ecco le parole di Papa Francesco: Fidatevi del Signore, perché il Signore non delude mai! È un buon amico, sempre al nostro fianco: è un Padre paziente. Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la Santa Famiglia di Nazareth. La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi.


Magi - L’intenso freddo proveniente da Nord non ha scoraggiato i Magi, che venerdì 6 gennaio si sono presentati alla chiesa di Valealle. Accolti da don Romano, hanno quindi posto oro, incenso e mirra davanti al presepe allestito nella chiesetta che domina la Valle della Teverina. Questa semplice rappresentazione prima della S. Messa è stata possibile con l’impegno di Mario Baggi con l’ausilio di Frido Camaiti e di altri parrocchiani dei dintorni compreso Trafiume, La Fossa, Botteghino, Murella e altre famiglie dei dintorni. Per la cronaca, i Magi erano Giandomenico Baggi (Gasparo: mirra), Massimo Ricci (Baldassarre: incenso) e Michele Nocentini (Melchiorre: oro). Mulini a Falciano – Una scelta rappresentanza anghiarese si è recata, lunedì 2 gennaio 2017, in visita ai mulini di Falciano, in comune di Subbiano ma poco oltre i confini di Anghiari. L’amico Furio, erede dell’antichissimo mestiere di mugnaio che la famiglia Mattesini svolge dal ‘700, ci ha accolto con un gran bel fuoco (ricorderete che quel giorno ci fu un’acquerugiola fina fina con nebbia per tutto il giorno) e poi al mulino per la macinatura di un’antica varietà di grano. La foto raffigura il secondo dei quattro mulini che esistevano in quel luogo e sfruttavano tutti la medesima acqua. Il mulino è in azione e si vede l’acqua che esce tumultuosa dopo aver messo in movimento il “ritrecine” (l’asta verticale con una raggera di grosse palette in legno) che a sua volta smuove la macina soprastante. Calendario - Il Lgt. Luca Chiarentin (il Maresciallo) della Stazione Carabinieri di Anghiari, durante una semplice ma significativa cerimonia, ha consegnato ai ragazzi delle scuole di Anghiari il Calendario storico dell’Arma de Carabinieri, edizione 2017. Nato nel 1928, dopo l’interruzione postbellica dal 1945 al 1949 il Calendario tornò a vivere nel 1950 e da allora è stato puntuale interprete delle vicende dei Carabinieri e della stessa Storia d’Italia. Una simpatica cerimonia che ha coinvolto positivamente gli insegnanti e gli scolari della Scuola Primaria di Anghiari, raffigurati nella foto, che hanno accolto con entusiasmo questo dono. Neve – I nostri lettori, avendo letto le previsioni di Fridus nel calendario dell’Oratorio, non saranno rimasti sorpresi delle incaciatine di neve nei primi giorni di gennaio. Diciamo che da noi la perturbazione, proveniente dall’Adriatico, specialmente il giorno 15, è rimasta di là dal Tevere e se da noi si è trattato a tratti di caluvie o poco più, sopra il Borgo la neve c’era. Nella foto del nostro meteorologo vediamo proprio una fase di domenica 15 gennaio per la Via del Carmine, nei pressi di Corte. Ora il giornale viene mandato in stampa e non sappiamo come andrà a finire, ma non dimenticate che l’anno del nevone, il mitico ‘29, cominciò a nevicare proprio per la Festa di Sant’Antonio.

23


...al tavolo della fede

Terra di Anghiari

G

iovann a , pellegrina dell’AMORE per scelta, innamorata di Gesù Sacramento, a pochi anni di età (cinque, forse sei) è chiamata da Lui ed a Lui si lega per sempre con una promessa dinanzi ad un Crocifisso. Nella vita di adulta fa esperienze diverse, sempre feconde di nuovi e sensazionali progetti per l’umanità sofferente. E va più volte in India (17 voli ad oggi), sul Gange, sino alla sorgente ove nasce il suo pensiero “interreligioso”. Si dedica con generosità soprattutto ai bambini indigeni che l’amano e l’assaltano ad ogni suo ritorno. Vive il suo cristianesimo nella indigenza più assoluta (una sacca alquanto ridotta) e nell’esercizio del dare senza misura e senza l’attesa della ricompensa terrena. La provvidenza è la sua sicurezza. “Chi ha paura e s’imprigiona in un guscio di cuoio non ha la gioia in mano, la gioia della salvezza eterna”. Miseria o ricchezza, povertà d’animo o altruismo s’intrecciano nelle esperienze di questa creatura davvero particolare ed unica. Incontrarla è un dono, un piacere, una benedizione. E gli anghiaresi lo sanno. E.T.; dicembre 2016

Attività - condizione - qualità

Le quartine endecasillabe messe insieme senza ordine di continuità e le terzine sulle attività, condizioni e qualità attribuibili alla terra di Anghiari, riflettono un interessante quadro locale dalle molte sfaccettature sfuggenti in gran parte all’occasionale indagatore o semplicemente a coloro che vorrebbero fare il punto dell’iniziale movenza umana in questo luogo (Questa la premessa che Gino Ceppodmo ha dato alle sue rime; in questo numero ve ne proponiamo la prima parte).

Rime e reminiscenze storiche Anghiari: terra aretina terra appennina terra tiberina

Anghiari: terra di castagni terra di vitigni terra di ravagni*

Anghiari: terra sassosa terra amorosa terra dogliosa

Anghiari: terra verdeggiata terra soleggiata terra coltivata

Anghiari: terra di collina terra di cascine terra di abetine

Anghiari: terra minerale terra patriarcale terra pastorale Gigi Nono

* Terra di ravagni - si riferisce a una coltura, ora in disuso, del lino ravagno, adatto per ricavarne un filato grossolano. Può darsi che nella vicina località dei “Ravagni” vi fosse una emergente coltivazione e lavorazione del “ravagno”.

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto Così non verrà dispersa nessuna copia Morto Secondo Polendoni operatore ecologico

Poi arrivato il loro congedo la loro vita à perso il freno

Pure la moglie una cara donna ora gli resta solo le spoglie

Quando la morte non vuole ragioni s’è portato via Secondo Polendoni

Prima il Somaro poi con l’Ape loro passano tutte le strade

Cari colleghi per tanti anni ed il saluto dei tanti paesani

Tu lo vedevi lì lavorare la piccola vigna che lui andava a fare

Grande amico di tutto il paese lui con la scopa ne era alle prese

Specie mio fratello Bruno faceva la sveglia con una bottiglia giocando con quella

Lì ritirati dentro la casa dopo una vita mai solitaria

Ma la vecchiaia fa sempre il suo corso la brutta morte ci salta addosso

In compagnia di mio fratello Secondo con lui pulivano il paesello

Erano addetti tutte le mattine lì a pulire le vecchie latrine

Al caro figlio vedo al suo posto col caro padre sempre accorto

Io mi unisco a questa famiglia qui ad Anghiari sempre in vista:

di Armando Zanchi

24


11 febbraio sabato: Madonna di Lourdes La parrocchia, in collaborazione con la Misericordia ed i Fratres, organizza la “Giornatadelmalato e dell’anziano”. In Propositura alle ore 15:30 recita del Santo Rosario, alle ore 16:00 Santa Messa alla presenza dei malati e degli anziani di tutta la Parrocchia. Tutti i fedeli sono invitati a partecipare e collaborare a questa celebrazione liturgica a cui seguirà un momento di ristoro. Nella foto in alto è raffigurata la Giornata del malato 2011 con don Mario, don Alessandro (allora seminarista) don Marco, don Romano e il diacono Fabio.

Vi è piaciuto questo giornale? Lo volete ricevere a casa? Ditecelo! Anche la Valchiria ci à lasciato

Una famiglia tutta di gonne perché erano tre donne

Eravamo dei ragazzini lì seduti in quei scalini

Ogni giorno sempre quello manca uno all’appello

Poi col tempo lei cresciuta Benedetto l’à voluta

Poi con il tempo la Valchiria al Campo la Fiera si trasferiva

Di quel Tempio di allora lì chiamata la Piazzola

Questa volta c’è una donna che la morte la trasforma

Era figlia della Vittoria con la frutta fece storia

Altra casa altro tetto col marito Benedetto

Mi associo al dolore che provate in queste ore

Anche questa di Anghiari vecchio alla Badia aveva il suo tetto

Una Botteghina lì piccolina allevò la famiglina

Qualche volta l’ò incontrata lì seduta l’ò salutata

Dico ai figli fatevi coraggio ma la morte un brutto abbraccio:

di Armando Zanchi

25


Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

FEBBRAIO - MARZO 2017 Domenica 5 febbraio festa di S. Biagio, patrono di Pocaia. S. Messe a S. Biagio alle ore 10:00 e alle ore 16:00, seguite dalla tradizionale benedizione della gola. Mercoledì 1 marzo inizio della Quaresima, benedizione e imposizione delle sacre Ceneri, digiuno e astinenza. Ore 16:00 S. Messa a Monterchi, ore 17:00 a Pocaia. N.B. In Quaresima verranno effettuati incontri di preghiera e di catechesi a cui sono invitati adulti, catechisti, fidanzati e gruppi di preghiera nella Chiesa della Madonna Bella. Benedizione delle famiglie Sabato mattina 25 marzo dalle ore 9:00 alle 13:00 benedizioni delle famiglie di Gambazzo, Pianezze e Tarsignano. Lunedì 27 marzo nel primo pomeriggio benedizioni delle famiglie di Ripoli, Fonaco e Borgacciano. Dal 28 marzo al 1 aprile benedizioni delle famiglie e aziende residenti nella parrocchia di S. Biagio a Pocaia. Dal 3 all’8 aprile benedizione delle famiglie, botteghe e aziende della parrocchia di S. Simeone a Monterchi. SETTIMANA SANTA E PASQUA 2017 PROGRAMMA E ORARI Nel pomeriggio della Domenica delle Palme 9 aprile e del Lunedì e Martedì Santo, Quarantore nella Pieve Arcipretura di Monterchi. Lunedì 10 aprile benedizioni delle restanti famiglie della parrocchia di Padonchia. Mercoledì Santo 12 aprile alle ore 21, Confessioni Pasquali per tutti a Padonchia. Giovedì Santo 13 aprile Messa In Coena Domini alle ore 17:00 a Pocaia e alle ore 18:00 a Monterchi. Alle ore 21:00 i confratelli della Misericordia e della Compagnia del SS.mo Sacramento assieme ai gruppi di preghiera si raccoglieranno in adorazione di fronte all’Urna contenente l’Eucarestia nella chiesa di S. Simeone. Venerdì Santo 14 aprile, Pasqua di morte del Signore: astinenza e digiuno. Liturgia della morte del Signore alle ore 15:30 a Monterchi e alle ore 17:00 a Pocaia. Alle ore 21:00 solenne Via Crucis e processione del Gesù Morto e della Madonna Addolorata con raduno e partenza nella piazzetta vicino alla sede della Misericordia. Sacerdoti, ragazzi della Prima Comunione e della Cresima, Confratelli della Misericordia e delle Compagnie di Monterchi e Padonchia e tutto il popolo di Dio saliranno lentamente in preghiera e meditazione verso il centro storico e nella Pieve-Arcipretura di S. Simeone. Il rito si concluderà con una breve omelia e la Benedizione con la Reliquia della S. Croce. Sabato Santo 15 aprile Confessioni dalle 16:00 alle 17:00 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia e dalle 17:00 alle 18:00 nella chiesa di S. Simeone. Alle ore 21:00 Veglia pasquale e S. Messa a Pocaia. Alle ore 23:00 confessioni in Pieve-Arcipretura a Monterchi. Alle 23:30 Veglia pasquale seguita dalla Messa di mezzanotte della Risurrezione del Signore nella medesima chiesa di S. Simeone Profeta. Domenica 16 aprile PASQUA DI RISURREZIONE Alle ore 8:00 S. Messa nella chiesa di S. Biagio a Pocaia. Alle ore 9:00 S. Messa nella chiesa di S. Michele Arcangelo a

26

Padonchia. Ore 10:00 S. Messa nel Santuario della Madonna Bella a Pocaia. Ore 11:15 S. Messa nella Pieve – Arcipretura a Monterchi. Ore 18:00 S, Messa Vespertina a Monterchi. Lunedì di Pasqua 17 aprile Confessioni e Comunioni pasquali nella Chiesa di S. Biagio a Pocaia dalle ore 8:00 alle 12:00. ALTRE NOTIZIE Nella mattinata del 17 dicembre per iniziativa dell’Assessore al Sociale si è svolta presso la mensa della scuola la festa dei nonni e degli anziani, con la collaborazione delle varie Associazioni paesane. Alla celebrazione della S. Messa da parte dell’arciprete don Quinto Giorgini è seguito il pranzo sociale e lo scambio degli auguri per le festività natalizie. Migliaia di persone hanno visitato anche quest’anno il Presepe Vivente organizzato intorno alla chiesa di Le Ville e quello artigianale e tecnico nell’antica cripta della chiesa arcipretale di Monterchi. Anche in altre chiese (Padonchia, Ripoli ecc.) e in alcune aule del catechismo sono stati realizzati dai ragazzi originali presepi, tra cui quello sullo storico pozzo presso il sacrato della Madonna Bella. Nel giorno dell’Epifania dedicato alla Santa infanzia, dopo la solenne Benedizione ai bambini e fanciulli, fuori dalla chiesa la Befana organizzata dalla Pro Loco monterchiese, ha distribuito a tutti la tradizionale calza. Il 17 gennaio, come da tradizione, si celebra a Monterchi la Festa e la Fiera di S. Antonio Abate, con la benedizione degli animali in Piazza Mercatale. XX anniversario di morte di Don Alfredo Bertacco, Arciprete di Monterchi dal 1970 al 1997 Per iniziativa del parroco don Quinto e del Magistrato della Misericordia, domenica 15 gennaio alle ore 11 è stata concelebrata una solenne Messa in ricordo del benemerito parroco don Alfredo Bertacco, alla presenza di alcuni suoi familiari, dell’intera comunità cristiana, delle autorità civili e militari e delle rappresentanze delle associazioni locali. Don Alfredo era nato a Occhiobello, Rovigo, il 16 gennaio 1929. Nel 1955 lasciò il Veneto per entrare come seminarista della Diocesi di Sansepolcro nel Seminario Maggiore di Firenze, per la formazione e gli studi teologici. Il 29 giugno 1959 fu ordinato sacerdote dal vescovo biturgense mons. Domenico Bornigia. Celebrata la prima S. Messa nel suo paese natio, fu inviato cappellano nella Propositura di S. Piero in Bagno e poi parroco a Crocedevoli e Riosalso, sempre in comune di San Piero in Bagno e allora in Diocesi di Sansepolcro, dove rimase fino al settembre del 1970, allorché venne trasferito nella parrocchia di Monterchi, dove svolse per 15 anni anche il ruolo di insegnante di religione nella locale scuola media. Nel 1984 celebrò con solennità il suo XXV di Sacerdozio, circondato da tutti i suoi familiari, confratelli e parrocchiani. Nel 1985 dovette subire un delicato intervento al cuore, per cui la sua cagionevole salute peggiorò nel 1992. Costretto a rinunciare alla parrocchia di Monterchi, si ritirò presso i suoi familiari a Cerro Maggiore (MI), dove rese l’anima a Dio l’11 gennaio 1997. Il suo corpo riposa nel cimitero dello stesso paese.


Dalle nostre Parrocchie Santo Stefano - La festa di Sant’Antonio verrà celebrata la domenica successiva alla ricorrenza, vale a dire il 22 gennaio. Gli altri programmi saranno comunicati con avvisi alla porta della chiesa.

Ponte alla Piera: Rita - Anche al Ponte, sebbene siamo una frazione distante da Anghiari, abbiamo allestito il presepe sia in chiesa sia in diversi angoli più caratteristici e sono poi molte le famiglie che lo preparano nelle loro abitazioni. In Quaresima, di solito lo facciamo alle cinque della sera, ci saranno le Via Crucis.

Tubbiano - Anche nella nostra chiesetta abbiamo realizzato il presepe utilizzando le statuine degli altri anni e lo abbiamo messo vicino all’altare della Madonna. In Quaresima ancora non abbiamo deciso sui programmi, ma appena decisi con don Romano faremo conoscere gli orari per tempo. La benedizione delle famiglie come consuetudine viene fatta a metà Quaresima (quando ci sono le fiere al Borgo) e gli orari verranno fatti sapere.

Pieve Sovara: Anna - Anche nella nostra chiesa abbiamo preparato un bellissimo presepe annunciato da una grande stella collocata nella facciata della chiesa. Per le altre celebrazioni ci rechiamo ad Anghiari, perché don Romano ha già tanti impegni con San Leo e Tubbiano.

Viaio: Franca - Qui in Viaio è stato realizzato in chiesa un bel presepe e per la vigilia di Natale, il 24 alle dieci, è stata celebrata la S. Messa solenne; poi il giorno di Natale, alle ore undici e mezzo, la S. Messa con la devozione del bacio del Gesù Bambino come per la Befana. In queste celebrazioni riusciamo anche a fare diversi canti che arricchiscono la liturgia. Per Sant’Antonio ci sarà la S. Messa alle ore 18:00 (il giornale è già in tipografia e i particolari li potrete leggere nel prossimo numero) con la benedizione delle biade e la distribuzione dei panini. La visita alle famiglie in preparazione della Pasqua ci sarà nel pomeriggio di giovedì 6 aprile.

Catigliano: Antonietta - A Catigliano è stato realizzato un bel presepe grazie all’impegno di Dario, l’Alfredina e la soprascritta Antonietta. La festa di Sant’Antonio è molto sentita nella nostra zona, ma ancora dobbiamo decidere il programma e gli orari (quando giungerà il giornale che ora è in stampa tutto sarà stato deciso). Per i venerdì di Quaresima verrà recitato il Rosario e come per la visita alle famiglie,

27

appena saranno confermati gli orari li porteremo a conoscenza dei parrocchiani. Attualmente don Ferdinando è impegnato a Roma per gli studi e capita che da noi venga don Guglielmo.

San Leo: Velso - Il presepe è stato realizzato la settimana prima di Natale con delle belle statue. La ricorrenza di Sant’Antonio (il giornale sarà in stampa) verrà celebrata la seconda domenica dopo e nel prossimo numero ne parleremo dettagliatamente. Pensiamo di fare degli incontri mensili con i parrocchiani: decideremo tutti insieme e lo faremo sapere. Per le Via Crucis e le altre iniziative della Quaresima molto probabilmente le faremo un po’ qui in San Leo e un po’ a Tubbiano.

San Lorenzo: Andrea Dellacasina - Notte di Natale 2016. Anche quest’anno nella piccola chiesa di San Lorenzo abbiamo celebrato la ricorrenza della nascita di Gesù. La notte di Natale, come per incanto, una grande quantità di fedeli venuti da ogni luogo ha velocemente riempito tutti gli angoli della chiesa, e con grande partecipazione ha preso parte alla funzione religiosa. Ai piedi dell’altare il presepe, piccolo ma molto caratteristico, opera quest’anno di Marialba Nuti, a ricordare questo avvenimento così importante. Lo chiamiamo il presepe di un’ora, l’ora della Messa di Natale, perché poi nella nostra chiesa non ci saranno più cerimonie religiose fino alla messa della notte di Pasqua, a meno di qualche “imprevisto” che, in linea generale, sarebbe bene non accadesse. Al termine della funzione, davanti ad un grande fuoco, ci siamo raccolti nel piazzale della chiesa, per scambiarci gli auguri con un po’ di dolci e del buon vino. Bellissima serata, anche se da più parti è arrivata qualche critica che riportiamo per dovere di cronaca, per l’orario non troppo apprezzato dai più: alle ore 21 è troppo presto per dare inizio alla funzione religiosa. Coloro che hanno attività commerciali non riescono ad arrivare puntuali all’inizio della Santa Messa. Il prossimo anno, Don Marco permettendo, sarebbe meglio spostarlo di un ora, alle 22:00 si intende. Vedremo cosa si potrà ottenere.

Micciano: Cristina - Nella nostra antica pieve i collaboratori della parrocchia hanno realizzato un bel presepe anche per il 2016 ed ora, in gennaio, ci aspetta la festa di Sant’Antonio. È una festa molto sentita e si svolgerà domenica 22 gennaio. Dopo la S. Messa delle ore undici, nel piazzale antistante la chiesa ci sarà la benedizione degli animali e dei mangimi destinati alla loro alimentazione (il resoconto nel prossimo numero). I programmi per la Quaresima verranno comunicati appena avremo deciso il tutto.


R E C I TA d i N ATA L E

C

ome di consueto nel periodo natalizio i bambini del catechismo si impegnano nel preparare la recita di Natale. Ed anche quest’anno, il 23 dicembre, si è svolta presso la Chiesa della Croce. I bambini, accompagnati da Cesare Ganganelli, sono riusciti a ricreare l’atmosfera magica tipica del Natale data da emozione, spontaneità e purezza. Un ringraziamento a Cinzia, Donatella e Ilaria per la loro disponibilità e amore che mettono nell’organizzare il tutto ma soprattutto nell’accompagnare i nostri bambini. (AS)

Stralci

Dal volume: Loris Babbini - Alberto Benedetti, La Misericordia di Anghiari, Tip. Gennaioli Sansepolcro. 20 ottobre 1874 - fu aggregata la defunta Rosa Testerini alla Misericordia e la sua famiglia portò libbre 6 di cera come dal regolamento e fu fatto il trasporto fino al cimitero. 20 novembre 1874 - Maria Stringi fu trasportata dalla casa allo spedale da n. 9 confratelli. 27 luglio 1875 a ore 9 e mezzo pomeridiane – fu trasportato l’infermo Giovanni Rossi che fu trovato al Campo della Fiera, con un paio di vacche entro una treggia, e fu portato allo spedale a spalla.

Gli abbonati al vizio di Armando Zanchi

Con le vene lì bloccate dalle scorie depositate

Quello pieno di sigarette dal monopolio lì protette

Sembra un corso redditizio gli agganciati al brutto vizio

Ogni tanto un colpo di tosse per buttar via le spoglie

Io purtroppo ci sono passato per il fumo inguaiato

Anche loro fanno presente che la morte non è assente

Di quel vizio di fumare e la cicca poi buttare

Di quel fumo penetrato poi a traverso gli è andato

Ma gli abbonati ce n’è tanti senza fumo non vanno avanti

Ma i fumatori abbonati non leggono mai ai lati

Con gli occhi lacrimanti per i fumi penetranti

Lì posando quel catrame ed un giorno avrai da fare

Poi si arriva alla stazione lì si stacca il vagone

Loro prendono le sigarette tra le labbra strette strette:

28


Festa della Toscana e Premio Roberto Procelli Alle due iniziative ha collaborato la Banca di Anghiari e Stia

S

i è svolta sabato 17 dicembre alle 11:00 nella Sala del Consiglio del Comune di Anghiari (a Palazzo Pretorio) la Festa della Toscana, edizione 2016. All’interno della manifestazione ha avuto luogo la consegna del “Premio Roberto Procelli” ai giovani studenti anghiaresi che hanno ottenuto brillanti risultati scolastici. L’iniziativa è stata organizzata dal Comune di Anghiari e dall’Associazione Culturale Palio della Vittoria, con il contributo del Consiglio Regionale della Toscana e grazie alla collaborazione dell’Istituto Comprensivo di Anghiari e della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo. La giornata è iniziata con la sfilata del Corteo Storico del Palio della Vittoria, è proseguita nella Sala del Consiglio Comunale ed ha visto come protagonisti le Autorità Istituzionali ed i bambini delle scuole. Il programma è stato inaugurato dalle parole del sindaco di Anghiari Alessandro Polcri, della presidente dell’Associazione Culturale Palio della Vittoria Miriam Petruccioli e del direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo Fabio Pecorari ed è poi entrato nel vivo con le esibizioni dei giovani di alcune scuole di Anghiari che hanno avuto come tema le riforme effettuate da Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana. I bambini della Scuola dell’Infanzia di San Leo hanno cantato “Voglio un mondo diritto”, i ragazzi delle Quinte Elementari di Anghiari hanno dato vita a una simpatica e significativa rappresentazione sulla figura di Pietro Leopoldo ed infine tre studenti della Terza Media di Anghiari hanno proposto delle interessanti riflessioni sul carattere avanguardistico di alcuni articoli del Codice Penale redatto dal Granduca di Toscana. L’ultima fase del programma è stata la consegna da parte del sindaco Alessandro Polcri e del direttore della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo Fabio Pecorari del “Premio Roberto Procelli” agli studenti residenti nel Comune di Anghiari promossi con il massimo dei voti agli esami di terza media. Il premio è stato istituito in memoria del giovane anghiarese rimasto ucciso nella strage alla Stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980 ed è stato consegnato a Viola Angelini, Giovanni Del Sere, Letizia Madiai, Niccolò Magri, Giulio Marcomeni, Jacopo Spadini, Caterina Ulivi, Martina Dragoni, Benedetta Giorni, Elena Marconi e Leonardo Mariotti. Assenti alla consegna Alessia Glazer e Leonardo Montacci. Il significato del “Premio Roberto Procelli” è stato approfondito, al termine della cerimonia, dal direttore generale della Banca di Anghiari e Stia. “Partecipiamo ad analoghe iniziative anche in altri comuni ed ogni anno consegniamo durante l’Assemblea dei Soci borse

di studio ai soci e ai figli di soci del nostro istituto che ottengono importanti risultati scolastici. L’incentivo allo studio è un tema che sta molto a cuore alla nostra banca e caratterizza il nostro operato. Per questo motivo sosteniamo fin da sempre il Premio Roberto Procelli e crediamo che sia un riconoscimento importante sotto vari aspetti. Primo perché istituito nel ricordo di un giovane anghiarese rimasto ucciso in un brutale attentato e di conseguenza simbolo del rifiuto di ogni forma di violenza, secondo perché rappresenta un incentivo allo studio a dimostrazione di come il merito debba essere premiato, nella scuola e nella vita. Il riconoscimento assume ancora più valore perché viene consegnato all’interno della Festa della Toscana nel giorno in cui vengono messe in risalto l’abolizione della pena di morte e le riforme effettuate dal Granduca Pietro Leopoldo. Come Banca di Anghiari e Stia siamo quindi molto felici di partecipare a questa iniziativa ed il piccolo ma grande riconoscimento che consegniamo agli studenti più meritevoli vuol essere un incitamento a continuare così nella loro carriera scolastica prima e professionale poi”. Il sindaco Alessandro Polcri e la presidente Miriam Petruccioli hanno ribadito l’importanza della valorizzazione della memoria e della storia della civiltà della Toscana con particolare riferimento all’abolizione della pena di morte ed al valore dei diritti civili che hanno trovato forte radicamento e convinta affermazione nella nostra regione. Sottolineando l’importante ruolo rivestito da Pietro Leopoldo, rimarcando le finalità dell’iniziativa e mettendo in risalto il significato del “Premio Roberto Procelli” che rappresenta un incentivo per il futuro, con il pensiero rivolto a quel drammatico 2 agosto 1980 ed al giorno in cui Roberto perse la vita. La manifestazione è stata molto partecipata ed ha regalato ai tanti presenti una mattinata intensa ed emozionante. Nelle foto in alto due dei premiati: Giovanni Del Sere e Martina Dragoni.

29


Da Tavernelle

a cura di Linda Bartolomei

Congratulazioni Luca!

La Befana

l giorno 7 dicembre 2016 presso l’Università di Pisa, Facoltà di Medicina e Chirurgia, si è laureato mio fratello Luca Bartolomei, discutendo la tesi dal titolo “Studio del microcircolo periferico in un modello murino di malattia di Alzheimer”. Relatore Prof. Agostino Virdis. Luca ha conseguito la bellissima votazione di 110/110. Tante congratulazioni per il raggiungimento di questo bel traguardo da tutta la famiglia, in particolare dalla nonna Lilia, che da anni diceva che non sarebbe riuscita a vederlo diventare medico ed invece è venuta persino a Pisa alla discussione della Tesi. Ti auguriamo una bella e soddisfacente carriera professionale e che la passione che oggi metti nella tua “vocazione” professionale non ti abbandoni mai.

ome di consueto, la sera dell’Epifania, i ragazzi del catechismo di Tavernelle hanno messo in scena una piccola rappresentazione dopo la tombola svoltasi presso il centro parrocchiale “La Famiglia”. I Re Magi sono arrivati anche da noi per allietarci in una serata speciale: Melchiorre ha ospitato Gasparre e Baldassare per la festa della luce. Qui un indovino ha rivelato che quella stessa sera un inestimabile tesoro sarebbe apparso. Decidono allora di andare alla sua ricerca per aumentare la loro ricchezza. Strada facendo, però, i tre capiscono che il tesoro non è altro che un bambino in una stalla e si incamminano per tornare alle loro abitazioni. Grazie alla presenza di coloro che incontrano durante il percorso, cambiano però idea e tornando indietro fanno omaggio al bambino che hanno capito porterà gioia e allieterà i cuori di tutti!! Grazie alle belle voci dei ragazzi ha fatto capolino anche la Befana, vecchietta e curva, portando agli “attori in erba” le immancabili calze. Grazie a tutti e al prossimo anno!!

I

I

l giorno 8 gennaio è tornata alla casa del Padre suor Maria Rosa Vergnano di anni 95, per moltissimi anni al Cenacolo di Montauto con una presenza discreta, ma carica di Testimonianza, per la parrocchia di Tavernelle. Venerdì 13 gennaio è stata celebrata una S. Messa di suffragio a Tavernelle. Nel prossimo numero pubblicheremo un ricordo su di lei e su suor Giuseppina Dall’Acqua per tanti anni al Cenacolo di Montauto e impegnata nella parrocchia di Tavernelle per il catechismo ai bambini della Prima Comunione.

C

Nelle foto in alto due inquadrature della serata.

Ritorno

P

er questo Natale ha fatto ritorno il presepe di Tavernelle, che riproduce parte della valle della Sovara con i suoi antichi insediamenti. Un ritorno molto atteso! Infatti l’anno scorso alcune difficoltà ne impedirono l’allestimento completo. Un ritorno molto partecipato dai nuovi operai: Claudio, Lorenzo e Maurizio che con passione e grande perizia, coordinati da Massimo, responsabile del progetto, l’hanno arricchito di due nuove case: la Banca e la Banchina. Maurizio, con mani e dita da lavoro duro, è riuscito ad incollare sassi e mattoni di pochi millimetri, preparati da Lorenzo con l’ausilio di carta vetrata e tronchesi. Claudio invece si è rivelato un provetto falegname, realizzando porte e finestre delle nuove case. Al montaggio in chiesa hanno partecipato anche Adriano, Clemente e Luciano. Riteniamo che questo nuovo impulso sia merito di Alfredo, che dal cielo ha sicuramente preso a cuore la continuazione del lavoro, ispirando i nuovi artigiani,

30

alimentandone l’entusiasmo e la paziente costanza. E alla “sorveglianza speciale” di Alfredo affidiamo anche la speranza di concludere presto questo coraggioso progetto iniziato nel 2007. Lui, che figurava tra gli arditi iniziatori e ne fu sempre puntuale e laborioso sostenitore, ci sostenga nel portarlo a compimento per (Massimo Fragai) la gioia di grandi e di piccini.

Nella foto qui sopra il presepe e, nel riquadro, le due nuove case della Banca e della Banchina.


...da Tavernelle

Due foto per una triste storia

quella di un giovane di Tavernelle che, durante la leva, morì accidentalmente

L

e foto ci fanno ricordare il passato e quando le ritroviamo, magari polverose dentro ad un cassetto, ci riportano indietro nel tempo. Queste foto mi sono arrivate sul computer tramite mail, marchingegno moderno, che ci aiuta in tante cose ma che, secondo il mio punto di vista, ci ha fatto perdere un po’ il contatto con i ricordi e con la memoria. Ci ha distaccato da quelle immagini del passato che si sentono più vive quando stringi tra le mani una foto, magari logora, che raffigura persone che non ho nemmeno conosciuto ma che tramite i racconti dei miei nonni, sono diventate parte di un bagaglio di memoria. Quando ho visto questa foto, mi sono tornati in mente i racconti di mio nonno Vasco, che ci ha lasciato un anno e mezzo fa. Mi perdevo incantata nei suoi racconti, sia da bambina ma anche da grande, anche per il fatto che aveva insita l’arte “del raccontare”, quella che si imparava una volta nelle sere d’inverno davanti al camino, perché non c’era una televisione da guardare o un tablet su cui controllare Facebook. Inoltre mio nonno aveva una memoria di ferro e mi raccontava particolari talmente precisi che spesso mi sembrava di vivere quell’episodio in quel momento. Rimpiango spesso di non aver scritto niente, di non aver appuntato quei ricordi che lui con amore mi regalava, quei pezzi di vita anche dolorosi, legati alla sua vita contadina, alla guerra o a semplici vicende di paese. Comunque, dato che la memoria forse l’ho ereditata da lui, appena ho visto le foto, mi è tornato subito in mente che mio nonno mi aveva raccontato che un giovane di Tavernelle era morto durante il servizio militare e vedendo il tricolore sopra la bara ho collegato le due cose ed ho chiesto conferma a mia nonna e mio babbo. Vista la conferma dell’evento e dato che hanno riconosciuto diverse persone raffigurate nelle foto, ho passato a lui l’onere di scrivere un trafiletto sulle foto.

N

ell’anno in cui è stata scattata questa foto ero neonato, però essendo venuto ad abitare a Tavernelle non molti anni dopo questo triste evento lo conosco. Si tratta del funerale di un giovane di Tavernelle, morto per una fatalità durante il servizio militare. Si chiamava Primo Quintino e in un giorno di riposo con dei commilitoni decide di passare una giornata di svago andando a fare un bagno in un fiume o lago, questo lo ignoro, ma per una congestione o un malore il ragazzo affoga. I genitori, specialmente la madre, non si sono mai ripresi da questa fatalità. La famiglia viveva nella casa che attualmente è di mia proprietà. Dalle foto ho riconosciuto alcune

persone fra cui, vicino alla bara, il padre Aurelio Quintino, che era confratello della nostra Compagnia di Galbino, dietro, nascosta, la madre Annetta Mariani. Dalle foto si possono riconoscere persone che sono in vita ma altre persone, visto il tempo che è passato, non ci sono più, ma che hanno lasciato una traccia nella comunità di Tavernelle. All’inizio del corteo, inconfondibili, si riconoscono Margherita Bilancetti, conosciuta come la Bita, un mito a Ta v e r n e l l e , madre della Ines titolare della merceria che c’era a Tavernelle prima dell’Osteria la Pergola, morta diversi anni fa ad oltre 100 anni di età. Si riconosce inoltre la Pippa, al secolo Artesiana Taddei: mitica, andava in giro sempre con la sua vespa 50. Dietro, nel corteo, si riconosce Umiliana Papini che forse a Tavernelle era meglio conosciuta come la Mencona, perché moglie di Domenico Del Pianta detto Mencone. Tra le persone che posso riconoscere sicuramente ci sono Emma Manganesi, moglie di Giuseppe Cagnacci che abita alla Banchina di Tavernelle. Se altri, visionando queste foto, si riconoscono o riconoscono qualcuno ce lo facciano sapere.

La Visita alle famiglie di Tavernelle, in preparazione alla Pasqua, ci sarà lunedì 3, martedì 4 e mercoledì 5 aprile 2017. Per quelle di Libbiano, Casale e Gello ci sarà lunedì 10 aprile. 31


Campi, fossi e altro Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

N

el novembre scorso la Valle del Sovara e quella del Tevere sono state interessate da inondazioni per le piogge. Non voglio certo dare le indicazioni per prevenire tali eventi (anche se sono facili), ma voglio ricordare come si comportavano gli agricoltori fino a qualche decennio fa. Intanto i campi, la cui superficie era al massimo un ettaro, avevano almeno un fosso che allontanava le acque piovane. Il campo poi era delimitato da filari di viti, sorrette dall’acero campestre, i nostri “oppi”, e alberi da frutto. Per la semina del grano si preparava il terreno e si tracciavano uno o due solchi di scolo delle acque piovane che dividevano il campo in due o tre rettangoli detti bolgaie. In cima e in fondo rimaneva una piccola striscia detta proda, anch’essa delimitata da un solco che portava le acque nei fossi laterali. Nei terreni scoscesi, dove l’acqua nei solchi avrebbe raggiunto una forte velocità, veniva tracciato un ulteriore solco “a traverso”, il cui andamento era determinato dalla posizione del terreno e che intercettava i solchi delle bolgaie. Questo solco particolare era detto sorasa, in alcuni appunti ho trovato la forma sogattolo. Poi l’acqua dei campi, una volta raccolta nei fossi raggiungeva quelli più grandi, poi le reglie e infine il Tevere o gli altri torrenti del territorio. Ma c’era un’azione importante che si faceva in settembre, il periodo più asciutto dell’anno: s’ “arfacevino i fossi”; si ripulivano cioè i vari fossi perché l’acqua venisse allontanata dai terreni agricoli e non facesse danni ai raccolti. Allora si sapeva che in novembre o in dicembre, quando più, quando meno, anche quell’anno avrebbe piovuto. Si racconta di un possidente di Monterchi che scelse la famiglia Torelli perché fra le altre “arfacevino bene i fossi”. E allora, caro professore, mi tocca chiederle il significato, anzi l’etimologia, dei nomi evidenziati in grassetto e che hanno a che fare con la terra. Aspetto di qua dal Tevere la sua risposta. Grazie. Anghiarino Anghiarese

In alto la foto di Daniele Gigli illustra i danni dell’acqua piovana che, non regimentata, causa smottamenti e frane.

32

Caro Del Pia, mi fa molto piacere che lei ricordi, a me e a tutti i lettori dell’Oratorio, questa importante pratica del vecchio mondo delle nostre campagne. Spero vivamente che tra di loro ci siano persone ancor sagge nell’operare o comunque disposte, leggendo le sue parole, ad aprire almeno un po’ gli occhi e soprattutto le menti. Parlare e scrivere, come si fa oggi, di “bombe d’acqua”, che improvvisamente e -sembrerebbe di capireineluttabilmente devastano i nostri territori, è una vera e propria scempiaggine. Le piogge torrenziali e inattese ci sono sempre state. In quel mondo sopra richiamato, con la lungimiranza dettata dall’esperienza, si cercava provvidamente di porvi rimedio nel modo migliore possibile. La cura del territorio, soprattutto di quello collinare e montano, è invece oggi (quasi) completamente trascurata. Non c’è dubbio che ne paghiamo salatamente le conseguenze; ma non è tanto la natura a essere “matrigna” con noi, siamo piuttosto noi a non essere rispettosi come dovremmo nei confronti di una “madre”. Vengo al conchìbise (dal lat. cum quibus), come avrebbe detto la mia nonna paterna Italia Brizzi, vengo cioè al dunque. Come giustamente lei ricorda, dopo aver tracciato uno o due solchi che dividevano il terreno preparato per la semina in due o tre rettangoli (le bolgaie), a imo ‘in fondo’ e a sòmmo ‘in cima’ rimaneva la pròda (talvolta anche nei lati perpendicolari, a seconda della configurazione dell’area), cioè una striscia di terreno non lavorato che costituiva il margine lasciato a sòdo (non dissodato, cioè duro e massiccio) del campo da cui era separata mediante un solco che fungeva da canale di scolo delle acque piovane, rifluenti così in un fosso laterale che le conduceva altrove. La voce pròda, con attestazione d’uso già a metà del Duecento, significa infatti sia ‘sponda, riva’ (da cui anche l’it. approdare, mediante il prefisso a(d)-, col derivato appròdo), sia ‘margine’ e sia (lett.) ‘orlo di un pendio, di un burrone, di un fosso’ (oltre a ‘prora’ e ‘prua’, accezione ormai arcaica che però qui non interessa). Si tratta di un esito popolare (con dissimilazione della seconda -r- in -d-) del lat. prora(m), di provenienza greca, specializzatosi nel significato metonimico di ‘sponda, riva’. La voce è anche dell’italiano in uso (lo Zingarelli 2017, tra i vari significati registra anche quello di ‘striscia di terreno lungo il lato maggiore del campo’). Quanto a bolgaia è probabile che ci si debba rifare a un polcaia (la duplice sonorizzazione non fa difficoltà), dove il suffisso -aia (da latino -aria[m]) fa assumere il significato di insieme di più polche (come è del resto


normale in Toscana, specie per indicare un luogo dove una pianta cresce in una certa quantità: fungaia, giuncaia, ecc.). La pòlca è poi l’it. pòrca ‘striscia di terreno sopraelevata sul livello normale del campo e compresa fra due solchi paralleli’. Non sembra inoltre presentare troppe difficoltà la voce sogattolo. Fin dal Trecento è infatti documentato sogatto (con le varianti sovatto e soatto) nel significato di ‘cuoio, striscia di cuoio’. Si tratta di un derivato col suffisso settentrionale -atto (che ha lo stesso valore del toscano -etto) di sóga (prima del 1313) ‘correggia, cinghia di cuoio’, dal latino tardo e isolato soca ‘corda, corréggia’ (forse accostabile al greco sokárion ‘funicella’; ma secondo altri di probabile origine celtica). La forma sogattolo (un ampliamento mediante -olo, in funzione diminutiva, di sogatto) è registrata nel Grande dizionario della lingua italiana di S. Battaglia nel significato di «cuoio sottile e morbido – Con metonimia ‘correggia, striscia di pelle’». Se il termine non presenta difficoltà sul versante fonetico, anche su quello del significato le cose paiono tornare a puntino: l’andamento – talvolta anche sinuoso a seconda delle pendenze del campo – del solco di collegamento per far meglio scolare le acque piovane richiama alla vista una “striscia”, una “cinghia di cuoio” (corréggia) o una “funicella” lasciata andare sul terreno. Molto più arduo appare invece il percorso per risalire all’etimo di sorasa. Intanto perché, a parte l’attestazione che lei mi fornisce, peraltro confermata dai dati delle mie indagini di qua dal Tevere, del termine non trovo traccia in nessuno dei numerosi vocabolari dialettali della Toscana, dell’Umbria, dell’alto Lazio, dell’Abruzzo e

del Molise, e neppure in quelli della vicina Romagna e del ferrarese da me consultati. Posso dunque avanzare soltanto un’ipotesi. Nel Dizionario etimologico italiano di C. Battisti e G. Alessio, sotto la voce soratóre, oltre a soratorium ‘sfiatatoio’, è registrato il latino medievale sorare nel significato di ‘fare uscire l’acqua dallo sfiatatoio (nel Mulino), sgorare’. Entrambe le voci sono tratte dal Glossario latino emiliano di P. Sella (Città del Vaticano 1937) e quivi più puntualmente dichiarate: «sorare, fare andare l’acqua dallo sfioratore della chiusa nel mulino» (Modena 1327) e «soratore, soratorium, sfioratore» (Modena, rispettivamente sec. XVI e 1327). Come lo sfioratore è il ‘dispositivo atto a impedire che il livello della superficie libera in un serbatoio o in un canale salga al di sopra di una massima prefissata, scaricando e smaltendo l’acqua in eccesso’, così la sorasa è atta a raccogliere e smaltire, convogliandola nei fossi laterali, l’acqua in eccesso di un terreno. Sul fatto che sorasa possa semanticamente richiamarsi a sorare non nutrirei troppi dubbi. E così pure sul probabile accostamento di sorare a sciorare (e sciorinare) tutti riconducibili al latino tardo *exaurare da aura (sempre secondo il Diz. etim. it., s.v.). Rimango tuttavia fortemente interdetto circa la formazione della parte terminale della voce (in -asa): al momento non sono in grado di giungere a un livello di certezza appena appena accettabile. Carissimi saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese da

Enzo Mattesini

Questo giornale viene stampato anche in versione digitale Se ci fate avere la vostra mail ve lo invieremo volentieri Il nostro indirizzo mail è nell’ultima pagina di copertina Berio Nocentini: altro paesano che ci lascia

Passava il tempo formato famiglia ed altra vita tutti si piglia

Penso al dolore della famiglia alla cara moglie ed anche alla figlia

Altro cittadino della piazzola che brutta morte lì non perdona

Finì che i Padri a notte inoltrata ci fischiettavano la ritirata

Fu anche Sindaco del nostro Anghiari io purtroppo nei boschi lontani

Questo mio ricordo per un amico fraterno che nella gioventù fu il tempo più bello

Con questo morto Berio Nocentini noi siamo stati due ragazzini

Siamo cresciuti sempre di fianco ora la morte à fatto l’aggancio

Ma la nostra amicizia sempre intatta perché quasi nati nella stessa barca

Pure alla scuola ci siamo ritrovati tanti di anni con lui passati

Di scorribande per la Piazzola fino alla notte a tarda ora

Era da tempo che non lo rivedevo e lì qualcosa io prevedevo

Ad ogni incontro una stretta di mano pure anche lui Anghiarese nostrano

Ora anche lui ritrovi la pace dopo una vita abbastanza vivace:

di Armando Zanchi (Arezzo, 25 agosto 2016)

33


REFERENDUM Il punto di vista di Andrea e Giulio

I

l 4 dicembre 2016, si è tenuto il referendum abrogativo per cambiare alcuni articoli della nostra Costituzione. Dopo mesi di continua campagna elettorale, i sondaggi si sono rivelati più che mai incerti. Fino al momento dello scrutinio, infatti, non si riusciva a capire quale dei due fronti fosse realmente in vantaggio, salvo poi vedere una netta vittoria per i sostenitori del No. Il nostro paese si è mantenuto nella linea regionale, infatti nel territorio toscano si è registrato un risultato in controtendenza rispetto a ciò che è avvenuto a livello nazionale. A seconda dei punti di vista, il risultato è stato un colpo a favore o a sfavore per la nostra nazione. Personalmente propendo più per la seconda delle ipotesi, credo infatti che sia stata gettata via l’occasione di dare una svolta al nostro statico e complesso Paese. Ai fini del risultato, credo sia stato influente ciò che è stato fatto dall’ormai ex premier Renzi. La personalizzazione del referendum si è dimostra letale per le ambizioni del fronte del sì. Speriamo a questo punto che coloro i quali hanno spinto per la vittoria del no riescano a formulare un qualcosa che porti il cambiamento necessario. Giulio Maffucci

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri

D

omenica 4 dicembre, gli italiani sono stati chiamati a votare per il referendum costituzionale per approvare o respingere la riforma della Costituzione. Il decreto-legge è stato approvato in doppia lettura da Camera e Senato e, come prevede l’articolo 138 della Costituzione, è stato possibile richiedere il referendum, perché il provvedimento è passato con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Per il referendum sono state raccolte le 500mila firme previste dalla legge, ma la consultazione si sarebbe svolta comunque, perché a richiederla è stato oltre a un quinto di parlamentari sia di maggioranza sia d’opposizione. La riforma approvata dal governo Renzi è divisa in 5 punti: Fine del bicameralismo perfetto attraverso una modifica sostanziale del Senato. Modifiche per l’elezione del Presidente della Repubblica. Abolizione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (Cnel). Riforma del titolo V della Costituzione con nuova ripartizione delle competenze di alcune materie tra Stato e Regioni. Modifica delle modalità con cui i cittadini possono richiedere i referendum abrogativi e proporre leggi d’iniziativa popolare. L’Italia si è presentata alle urne con un’affluenza altissima (68,48%), dimostrando che la chiamata ai seggi è stata fin dall’inizio un referendum pro o contro l’esecutivo capace di mobilitare tutta la popolazione. Secondo i primi risultati del Viminale, il No vince con il 59,5% dei voti contro il 40,4%. Diverso il risultato se si guardano gli elettori all’estero che invece hanno dato il loro parere positivo sulla riforma con il 65% dei consensi. Quindi la vittoria del No senza possibilità di appello è stata un’onda di voti contrari alla riforma del Senato e ha travolto il governo di Matteo Renzi, che poco dopo ha annunciato le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. “Ho perso io”, ha detto in diretta da Palazzo Chigi. Andrea Marzi

Altra anghiarese morta: Rina Boriosi

La cara Grazia sempre presente dall’amicizia mai assente

Ò dovuto ripassare altra poesia dovuto fare

Nel lontano dal paese lì la morte alle prese

Una figlia dei vecchi Boriosi a quei tempi giovani gioiosi

Ora si trova tra il dolore per la madre che teneva a cuore

Consegnandola con proprie mani al Redattore del giornale

Una donna che ò conosciuto a quei tempi lontano avuto

Poi il lavoro che mancava lei a Genova se ne andava

Io seppi la notizia poesia feci io fittizia

Una promessa per la cara Grazia che di dolore à la traccia

Abitavamo nei stessi scalini si divideva i nostri destini

Poi portò con sé la cara figlia che era un dono della famiglia

L’ò spedita lo stesso giorno non ci fu arrivo né ritorno

Un abbraccio dal vecchio ragazzo e ti dico fatti coraggio:

di Armando Zanchi (Arezzo, 7 gennaio 2017)

34


Un appello in nome di Loris* Il ricordo di Andrea Merendelli

I

l ricordo di una persona cara, reso pubblico, è un rischio. Un rischio di fare retorica, anche involontaria. La retorica, per un estraneo al sentimento che ci ha legato alla persona scomparsa, è il dilungarsi nel tessere lodi morali, encomi solenni, apologie di circostanza. Loris Babbini non avrebbe certo gradito tutto questo. Lui amava i fatti, il dato storico e non il delirio di gloria patria. Per questo cercherò di non cadere in quello che lui stesso non amava: la vanità dell’elogio, il complimento di circostanza, il conformismo celebrativo. Ci provo, caro Loris. Tanti hanno manifestato, anche su questo giornale, la stima e l’affetto che li legava a Loris Babbini. Con l’amico Giovanni Bianchini discutevamo tempo fa sull’intestazione dell’archivio di Anghiari, che dovrebbe assolutamente portare il suo nome. Io ero uno studentello universitario inquieto, quando nel 1991, in quell’archivio, incontrai per la prima volta Loris Babbini. Me lo presentò la Lilly Cerboni, Direttrice della Biblioteca. Rimasi colpito da come lei si rivolse a Loris: un misto di rispetto e devozione, come se avesse avuto davanti un eroe della cultura italiana. La Lilly non si sbagliava. Quel signore distinto che era lì, a mettere in ordine le carte di Anghiari e la loro storia, ispirava davvero il rispetto e la devozione che si devono ad un grande uomo di cultura. Fu un incontro di entusiasmi: il suo, saggio e pacato, il mio, agitato e ansioso di scoprire, di saperne di più. Mi fece studiare un inventario fatto da lui, facendomi capire che, per scoprire qualcosa, bisognava prima di tutto conoscere bene l’ordine che lui aveva dato alla storia di Anghiari. Il suo inventario è un capolavoro di pazienza e di amore, fatto con una precisione da docente universitario, non da impiegato in pensione. La sua ricerca non ha mai conosciuto “pensione”, i suoi occhi neppure. Si sono consumati fino all’ultimo sulle calligrafie impossibili di ogni secolo, sfidandole, scoprendone i deliziosi segreti, a più mani saccheggiati da svariate pubblicazioni toscane e nazionali. E lui (da scienziato e non da dilettante avido e geloso), ha regalato a tutti la storia che aveva scoperto e annodato. A chi chiedeva una traccia da seguire, lui indicava strade asfaltate piene di informazioni. Anche a me e ai miei studi sulla Storia del Teatro Anghiarese e Altotiberino. Grazie a lui sono arrivato ai diari degli Alberti. Grazie a lui ho scoperto i legami di Anghiari con Sabbioneta, i percorsi teatrali sconosciuti dei comici dell’Arte del XVII secolo. Grazie alle sue notizie e alle mani del genio di Vittorangelo Polverini (e non è un caso che i due si ritrovino qui, in questo breve ricordo), ho ricostruito il modellino del Teatro del Vicario (oggi Sala del Consiglio Comunale), che aveva per fondale le scene dipinte da Giovanni Alberti. I ricordi non avrebbero fine. Loris Babbini, nell’economia di una comunità come quella di Anghiari, appartiene alla categoria di quelli che hanno dato, molto, molto di più

35

di quello che hanno ricevuto. La sua voce pacata, da vero gentiluomo, mi presentava i problemi legati all’archivio e io mi arrabbiavo. Dicevo che bisognava fare qualcosa e ogni tanto mi scatenavo. Qualcosa abbiamo fatto, insieme a Loris. Qualche pezzo di storia è tornato al suo posto, patrimonio di tutti, anghiaresi e non, toscani e non. Ora che lui non c’è più, il peso della sua mancanza può essere alleggerito da altri graditi ritorni di pezzi di storia anghiarese. Qualche mese prima di morire, lungo il viale dove spesso lo trovavo a passeggiare con la moglie, ripassammo insieme i piccoli e grandi disastri che avevano privato Anghiari del suo patrimonio di arte e di storia. Dal Matteo di Giovanni alle cose più piccole, eppure preziose, come l’Archivio della Filarmonica (raccolto da Frido Foni), dove si trovavano pezzi rarissimi della storia anghiarese. Loris era amareggiato di non essere mai riuscito a portarlo al sicuro nell’Archivio Comunale, perché tutti potessero vederlo e studiarlo. E poi i pezzi mancanti dell’Archivio Taglieschi, scomparsi nell’immediato dopoguerra (‘45-‘50), prima di essere inventariati. Le preziose vacchette segnate con le lettere dell’alfabeto offrivano uno spaccato di storia secentesca di inestimabile valore. Loris ne salvò solo alcune, che ora sono in archivio. Le altre, sparirono nel dopoguerra. Loris ne ritrovò una, conservata presso un privato. La copiò e con delicatezza chiese al proprietario di donarla all’Archivio Comunale. Gli venne risposto di no. Sulle altre, si possono solo fare delle ipotesi. Il mio appello è legato a quell’incontro con Loris, lungo il viale, a primavera inoltrata: chi ha notizie si faccia vivo. Chi sa dove si trovano l’Archivio della Filarmonica e le vacchette del Taglieschi aiuti Anghiari a ritrovare questi pezzi fondamentali del suo passato. Loris gliene sarà grato. Anghiari gliene sarà grato. Compreso Andrea Merendelli, che vorrebbe ringraziare così l’archivista, lo storico e l’amico Loris, per tutte le cose che gli ha insegnato. Andrea Merendelli *L’articolo è stato pubblicato nel numero 4-2001 dell’Oratorio. Nella foto Loris mentre riceve l’onorificenza del “Catorcino d’oro”, il 13 dicembre 1986, conferitagli dal Consiglio Comunale di Anghiari.


Sempre più giovani

Notizie dalla Piazza Comunicati stampa presi qua e là

Sabato 17 dicembre 2016 - Ad Anghiari si è svolto il “Mercatino di Natale 2016” organizzato dal Gruppo Donatori di Sangue Fratres Anghiari con la collaborazione dell’Istituto Comprensivo di Anghiari e Monterchi e con il patrocinio dei Comuni di Anghiari e di Monterchi. Nel mercatino, che ha avuto luogo dalle 15:00 alle 19:00 sotto la Galleria Girolamo Magi, sono stati esposti i manufatti realizzati dagli alunni di tutte le scuole dell’Istituto Comprensivo nell’ambito del progetto “Una Bandiera per la Pace”. I bambini hanno realizzato le bandiere di ben 17 Nazioni (tutte quelle di appartenenza degli studenti che frequentano le nostre scuole) con materiali creativi quali zucchero, stoffa, ecc., e grazie a questo hanno potuto riflettere sull’importante tema della pace che nella quotidianità si traduce nel rispetto verso tutte le differenze sociali, culturali, religiose di cui la società è espressione. Sabato 17 dicembre 2016 - Si è svolta questa mattina nella Sala del Consiglio del Comune di Anghiari (a Palazzo Pretorio) la Festa della Toscana edizione 2016. L’iniziativa è stata organizzata dal Comune di Anghiari e dall’Associazione Culturale Palio della Vittoria con il contributo del Consiglio Regionale della Toscana e la collaborazione dell’Istituto Comprensivo di Anghiari e della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo. Venerdì 9 dicembre 2016 – Molte le iniziative per Anghiari nel periodo natalizio. Segnaliamo “Anghiari si accende”, quando il nostro centro storico si illuminerà con le suggestive luminarie collocate nelle case, nelle botteghe e lungo le strade, domenica 11 e lunedì 26 dicembre. Verrà poi realizzato il Presepe a grandezza naturale negli angoli più suggestivi del paese e inoltre, nei giorni 11, 18 e 26 dicembre sono previste visite guidate con la spiegazione della storia del nostro paese. Infine, il 24 dicembre, ci sarà il Ceppo in Piazza con la presenza di oltre quaranta Babbi Natale. E domenica 18 dicembre si terrà il Mercatino Natalizio in Piazza. Martedì 6 dicembre 2016 - Si è chiuso con le premiazioni effettuate domenica nella Sala Audiovisivi il 1° Concorso Nazionale Diorami e Plastici Anghiari Città della Battaglia, che si è svolto dal 2 al 4 dicembre. È stata una prima edizione assolutamente positiva e che varrà la pena riproporre per i prossimi anni. Domenica 27 e lunedì 28 Novembre 2016 - In programma il “secondo passaggio” di Anghiari Dance Hub. Sarà un importante momento di visibilità per i cinque giovani artisti selezionati dal bando promosso da Anghiari Dance Hub, Centro di Promozione della Danza, riconosciuto e finanziato dal Mibact - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Regione Toscana, con il sostegno del Comune di Anghiari e della Banca di Anghiari e Stia. Durante questi due giorni i giovani coreografi mostreranno, dalle ore 21, le prove aperte dei loro progetti ad operatori, artisti, addetti ai lavori e pubblico.

Chi ha detto che diventare nonni significa essere un po’ più vecchi? Non è così, secondo me. La condizione di nonni può diventare una meravigliosa opportunità per riscoprirsi un po’ bambini dentro, guardarsi intorno con curiosità e scoprire che c’è sempre da imparare e crescere. La consapevolezza che il tempo scorre e in qualche modo “stringe”, induce a spenderlo bene, lasciando a volte in secondo piano le occupazioni quotidiane e (perché no?) rimettendosi a giocare con i nostri nipotini. Molti di noi lo fanno e sanno bene che questo, oltre a dare tanta gioia ai piccoli, rende sereni i nonni e li fa sentire più giovani, soprattutto nello spirito. Dunque, dopo cinque anni di giocoso ringiovanimento spirituale, per i quali devo dire grazie al mio caro nipote Edoardo, mi appresto a tornare ancora indietro nel tempo con la nuova arrivata, la piccola Ilaria, altro dono del Cielo per noi. Domenica 11 settembre, nella chiesa di Santa Fiora, Ilaria ha ricevuto il Santo Battesimo, circondata dall’affetto dei suoi genitori Sara Gigli e Simone Peluzzi, del fratello, dei nonni e di tanti parenti e amici. Ringraziamo il Signore per averci fatto vivere insieme con fede questo momento importante e per averci donato questi cari nipotini.

A Ilaria Ho sognato... una trepidante emozione, un fiocco rosa su di un vecchio portone... io che mi incanto a guardare il tuo viso e faccio mille smorfie per rubarti un sorriso... All’alba, poi, uno squillo... una telefonata, che ci annuncia con gioia che davvero sei nata! E questo non è un sogno, è realtà straordinaria: finalmente sei qui... ti aspettavamo, Ilaria! Non mi conosci ancora, piccolina. Lo sai? Io sono la tua nonna Pina. Non sono quella delle tagliatelle ma so fare altre cose, buone e belle. Per te riscoprirò trine e merletti, ne farò scarpe, vestitini e berretti.... Per riempire i tuoi sogni di belle emozioni, ti cullerò con tenere canzoni; le fiabe più belle nella memoria scoverò e, se non le ricorderò, le inventerò. E, quando poi tu ti annoierai, le cambierò come le vorrai! Avremo la stessa età del cuore... giocheremo giochi di bimba, con fantasia e amore. E cresceremo insieme, perché tu ti farai grande... e io piccola, per te!

Sabato 26 novembre 2016 - Alle ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale di Anghiari, comunicazione a cura di Armando Babbini su “ANGHIARI al tempo del terremoto”: la memoria sismica nei centri storici della Valtiberina.

Nipotina mia dolce e tanto amata, oggi per te la vita è cominciata... Ti auguro che ogni giorno sia il più bello, di crescere in salute, col tuo caro fratello. Il Signore vi protegga e vi sia accanto, dei vostri genitori siate gioia e vanto. Per noi nonni questa sarà la più grande felicità!

Domenica 6 novembre 2016 - Alle ore 11:00 presso la Chiesa della Propositura di Anghiari, a pochi giorni di distanza dalla Commemorazione del 4 novembre, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre.

Quando sei nata ho scritto queste parole per te. Te le dedico nel giorno del tuo S. Battesimo, con gli auguri affettuosi miei e di tutti i tuoi cari nonni! Nonna Pina

36


Il nome, il perché

Perché continuare?

riscopriamolo chiedendo ai più anziani

Alcune riflessioni dopo la festa della Madonna di Loreto

Ernestina Corsi - Mia zia Dinda, la maestra “Dinda” dell’Asilo dei tempi passati, era la zia della mia mamma e le era morta una figliola che si chiamava Ernestina. Allora questa zia ambiva tanto che la mia mamma rimettesse il nome della sua figliola. Morì che aveva cinque anni. Io sono nata diversi anni dopo. Dei miei fratelli prima c’è Amedeo, poi la Ennì: la mia mamma le mise a nome Mariannina perché aveva una sorella che si chiamava Mariannina e poi, col tempo, è andato avanti Annì. Poi ci sono io e infine mio fratello Cesare, scomparso prematuramente tre anni fa e che ha preso il nome del nonno Cesare, il conosciutissimo “Cecio”. E io sono qui con il mio nome Ernestina. Cesare Ceppodomo - Questo nome mio padre me lo mise sperando che divenissi importante. Io avevo un fratello al quale era stati messi i nomi Leone Alcide e un terzo nome che non ricordo; lui è morto dopo pochi giorni che era nato. Il nome Leone mi sembra che mio padre, un grande ricercatore di storia paesana, glielo mise, perché a san Leo, precisamente a Monte, c’era nato un Papa: Papa Leone Magno. Lui ha scoperto questa cosa, o è venuto a saperla, e penso che questo sia il motivo di quel nome. Per tornare al mio nome, mio padre mirava sempre al più. Non so se l’ho accontentato, spero, almeno in parte, di sì. Mafalda Matteucci - Il mio babbo ha fatto la guerra del ‘18. È stato via tant’anni; ott’anni so!, e s’è salvato con la nave della Principessa Mafalda e allora, quando sono nata io, m’ha messo a nome Mafalda. Probabilmente il mio babbo era stato fatto prigioniero, comunque è stato via ott’anni ed è ritornato con questa nave. Io ero l’ultima, aveva altri quattro figlioli, e sono nata a Collalto, mentre ora abito qui a Casalanda [Il piroscafo Principessa Mafalda naufragò nel 1927].

A

nche quest’anno il 10 dicembre si è svolta la processione della Madonna di Loreto. Alcuni abitanti, come tutti gli anni, hanno allestito i “Quadri viventi”, ma purtroppo da tre anni si fatica a trovare i bambini anche se le catechiste li informano per tempo invitandoli a partecipare. Purtroppo non hanno voglia né i bambini e tanto meno i genitori. Abbiamo notato l’indifferenza e la poca volontà di continuare questa tradizione. Da parte mia sono tre anni che mi domando se faccio meglio ad andare alla S. Messa che mettermi a lavorare per allestire i “Quadri viventi”. Marta

La foto in alto raffigura un “Quadro vivente” storico: è dell’anno 1955. Fu proprio a partire dal 1955 che l’itinerario della processione ricalcò quello attuale e cioè: Badia, Via Francesco Nenci, Piazzola, Via Castello antico, Poggiolino, Porta Sant’Angelo, Tra le mura di sotto, Piazza del Palazzo Taglieschi, Via Taglieschi, Via Giordano Bruno, Via Garibaldi, Via Francesco Nenci, Badia.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione 37


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Un percorso di storia dell’arte

La castagna e l’Appennino

urante la s c o r s a estate, assieme al nostro parroco, abbiamo progettato di rendere un servizio ai fedeli e ai sempre più numerosi visitatori di Anghiari. Alcune chiese del centro storico hanno al loro interno delle opere d’arte pregevoli, alcune monumentali per dimensioni e importanza storica e artistica, che evidenziano come la committenza delle Compagnie e Ordini religiosi con sede ad Anghiari avesse capacità per poter richiedere pitture di artefici importanti. Si vengono così, da una prima campionatura delle opere d’arte, a evidenziare molti nomi di artisti che abbracciano l’arco cronologico dal Medioevo al Seicento, che, se elencati non in ordine cronologico, potrebbero far addirittura impressione per quantità e qualità: Tino di Camaino; Francesco Curradi; Antonmaria Susini; Il Passignano; Andrea della Robbia; Giovanni Antonio Sogliani; Domenico Ubaldini, noto come Il Puligo. Per evidenziare questo stato di fatto si è pensato di creare dei supporti poco invasivi in cui fossero contenute delle informazioni brevi e puntuali, in italiano e inglese, con didascalie formalmente corrette, per dare delle indicazioni comprensibili da tutti e evidenziare quante storie si possono raccontare ad Anghiari. All’interno di alcune chiese, avrete sicuramente notato, vi sono ora alcuni piccoli piedistalli che sorreggono dei pannelli con informazioni più approfondite e didascalie sotto ogni opera, che identificano soggetto, autore e data. In questa prima parte del progetto sono stati individuate le seguenti chiese, ma solo poiché risultano quelle più ricche di pitture: chiesa di S. Maria delle Grazie (Propositura); chiesa di Badia; chiesa di S. Agostino; chiesa della Croce. Si spera quindi che in un prossimo futuro si possa completare il progetto anche con le altre. Il progetto è stato reso possibile grazie alla sponsorizzazione della ditta Salvarat, alla quale va il nostro ringraziamento.

’autunno app e n a trascorso alla Fabbrica della Natura ha avuto come protagonista assoluta la castagna. Abbiamo infatti voluto realizzare un attività -divisa in più giornate- per ricostruire il viaggio che il prezioso frutto compiva, e compie tutt’ora, nel territorio di Ponte alla Piera e dell’Alpe di Catenaia, partendo dal bosco fino ad arrivare alla cucina sotto forma di ottima farina passando per il seccatoio e i mulini. Il viaggio “Dal Bosco alla Cucina” -è proprio questo il nome dell’attività- è iniziato a ottobre con due domeniche dedicate alla raccolta nel bosco di castagni nei pressi di Cerreto. Nonostante l’annata non proprio ricca, diverse persone hanno avuto la possibilità di raccogliere le castagne passando delle belle ore all’aria aperta, grazie anche alle soleggiate domeniche autunnali che ci ha concesso ottobre. Il viaggio è poi ricominciato a novembre con alcune passeggiate nei boschi dell’Alpe di Catenaia che si sono concluse alla Fabbrica della Natura dove le castagne ci aspettavano già dentro il seccatoio a legna, sapientemente curate dalle mani esperte di Giovanni Padelli e dagli altri bravissimi coltivatori della zona. Il viaggio si è concluso in territorio casentinese, e più precisamente a Falciano. Lì, alle pendici dell’Alpe di Catenaia, si trovano infatti i mulini a pietra alimentati ad acqua dove la famiglia Mattesini, da sempre proprietari dei mulini, macinano le castagne di Ponte alla Piera. Una visita istruttiva e divertente ad un luogo, inserito nell’ecomuseo del Casentino, che la giornata nebbiosa di novembre ha reso ancora più suggestivo. Il viaggio di un frutto delizioso come la castagna non poteva che concludersi mangiando: grazie alla disponibilità della famiglia Andreini, titolari di una azienda che lavora castagne, è stato possibile conoscere i tanti modi per gustare al meglio il frutto autunnale per eccellenza. Il viaggio ricomincerà tra qualche mese, ne daremo notizia su queste pagine!

D

Museo della Battaglia e di Anghiari www.battaglia.anghiari.it

Gabriele Mazzi

In alto l’interno della chiesa di S. Agostino con i pannelli illustrativi.

38

L

Lorenzo Minozzi

La Fabbrica della Natura Loc. La Fabbrica – Ponte alla Piera, 67 natura@toscanadappennino.it Nella foto in alto in questa colonna un momento della raccolta delle castagne


CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di novembre 2016 Martedì 1. Con la mia famiglia e quella di mio fratello abbiamo fatto la visita al cimitero di Anghiari per confermare la tradizione della diocesi di Arezzo della visita alle tombe dei propri cari in questo giorno. Sabato 5. Nel pomeriggio sono andato in Biblioteca, che Claudio Cherubini ha presentato il suo libro “Una storia in disparte”: il lavoro delle donne e la prima industrializzazione in Valtiberina. Domenica 6. Stanotte ho sentito diversi “toni” e ho sentito che a tratti pioveva abbastanza forte. Ma stamani, quando volevo andare al Molinello, ho trovato la strada chiusa; verso la Maestà la strada era invasa dall’acqua e la Sovara ha fatto anche peggio. Mercoledì 9. Stamani mi sono alzato e ho visto che era una bella giornata. ‘Manco’ venti minuti e la nebbia aveva avvolto tutto, ma in mattinata sole e cielo sereno. Sabato 12. Stamani, quando sono andato a prendere le legne per il fuoco, c’era un’arietta proprio fresca. E ci credo, alla Faggeta, ma anche sopra il Borgo, e non tanto in alto, c’era la neve! * Oggi ho assaggiato l’olio nuovo di Toppole; anche stasera. Buono! Domenica 13. Per la festa di san Martino, per la Croce, c’erano esposte una trentine di antiche varietà di mele. Speriamo che i proprietari riescano a conservarle. Mercoledì 16. Stasera è passato a trovarci Cedricche, un cugino che abita in Svizzera, qui a Maccarino; c’era anche la sua ragazza. Venerdì 18. Oggi è morto Tullio Ferrini di anni 88. Abitava alla Casella del Ponte alla Piera dove era anche nato. Sabato 19. Oggi è morto Evandro Buricchi, detto Il Pittore. Aveva 67 anni ed abitava a San Leo. Lunedì 21. Oggi è morta Leda Sbragi vedova Bilancetti. Aveva 92 anni ed abitava a Tavernelle. Era nata alla Cellaccia, poco prima di Elci. * Oggi è morta anche Maria Adua Guerrini vedova Palazzeschi. Aveva 80 anni ed abitava a Fighille; era nata a Serafino, prima della Motina. Mercoledì 23. Stamani, dopo il caffè, siamo andati nella Saletta di Via Garibaldi a vedere la Mostra dei quadri dipinti dal Montagnoli. Venerdì 25. Oggi in Piazza c’era il divieto di transito e di sosta perché ci sarebbe stata la fiaccolata contro la violenza sulle donne.

Mese di dicembre 2016 Venerdì 2. A questo punto non ci sono dubbi: prima del viadotto dell’E45, andando al Borgo, hanno fatto una nuova rotonda. Infatti l’ho percorsa per tornare a casa. * Oggi è morto Tullio Tofani. Aveva 94 anni ed abitava a Viaio. È stato partigiano nella seconda guerra mondiale. Era nato a Paolone e la sua famiglia ha abitato anche alla Cicogna e ai Tordini.

39

Sabato 3. Stanotte, a una cert’ora, ho sentito della musica che veniva da fuori. Poi mi sono ricordato che alla Stazione c’era il Circo Acquatico. * Oggi mia moglie m’ha detto che in piazza hanno già messo l’albero di Natale. Domenica 4. Oggi è morta Giuliana Bernardini in Rosadi. Aveva 83 anni ed abitava al Molinello. Era nata a Collalto, l’ultima casa in comune di Anghiari: si trova in cima ai Monti quando si va a Caprese. Martedì 6. Oggi è morto Francesco Mondani di anni 78. Abitava all’Infrantoio e lo ricordiamo di quando gestiva il bar e il ristorante della Stazione. Era nato al Botteghino del Carmine. Mercoledì 7. Tornando dal Borgo ho visto che la Croce era più illuminata del solito e infatti avevano acceso le luci di Natale compreso l’albero. Sabato 10. La nebbia non ci ha lasciato per tutto il giorno e anche i “Quadri viventi” della Madonna di Loreto avevano un aspetto particolare. Mercoledì 14. Oggi è morta Vilma Giorni vedova Maurizi di anni 95. Era nata a Cafaggiolo. Domenica 18. Stamani sopra i monti del Borgo c’era la neve anche se da noi non ha neanche piovuto. Frido ha detto che è stata una nuvola che veniva da Viamaggio e ha fatto una “incaciatina” in cima ai monti. * Oggi è morto Berio Nocentini di ani 88. Abitava nella zona della Polveriera e lo ricordiamo di quando è stato sindaco di Anghiari. Era nato in Piazzola. Lunedì 19. Anche stamani nebbia. Verso le otto e mezzo sono andato al Borgo. Oh, da Mezzavia in giù niente nebbia! Mercoledì 21. Oggi era il giorno più corto dell’anno, ma è stata anche una bella giornata. Con la Marilena abbiamo preparato il presepe nella chiesa della Maddalena. * Oggi è morta Ada Rubini vedova Bigioli. Aveva 90 anni ed abitava all’Infrantoio. Era nata a Silvelle, dopo Pistrino per la via che va a Selci. Giovedì 22. Stasera, alla Novena, il gruppo dei chierichetti e gli altri bambini presenti in chiesa, hanno ritirato i bollini per le loro tesserine. Serviranno per poter partecipare alla gita dei presepi. * Oggi è morto Antonio Carboni. Aveva 87 anni ed abitava a Tavernelle. Era nato a Cafaggio della Barbolana e lo ricordiamo di quando era nel consiglio comunale diAnghiari. * Oggi è morta Valchiria Pareggiano vedova Papini. Abitava al Campo della Fiera (la casa di Baghjìghjo). Aveva 87 anni ed era nata in Piazzola. Lunedì 26. Con un gruppo di persone (diverse di mia conoscenza) abbiamo fatto il giro di Anghiari vecchio guidati da Eugenio Papini che ha illustrato le varie scene del presepe realizzate negli angoli più caratteristici. Non sono mancate notizie storiche. Mercoledì 28. Oggi è morto Francesco Cheli. Aveva 92 anni ed era nato al Molin del Merlo, su per la Padonchia, dove suo padre era mugnaio. Lui è stato l’ultimo mugnaio del Molino di San Leo o di Ciaccabullette. * Oggi è morto Antonio Pierattelli di anni 81. Abitava a Caprile dove era nato. Venerdì 30. Oggi è morto Andrea Lanzi di anni 87. Abitava nella casa detta La Ripa ed era nato a Ville di Roti, in comune di Pieve Santo Stefano. * Oggi è morto Secondo Polendoni. Aveva 84 anni ed abitava vicino alla chiesa della Croce. Era nato all’Invidiosa, sotto la Casaccia.


Questo giornale lo potrete trovate su Internet

Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527 banca di anghiari e stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053

PIA SOCIETÀ DEL GESÙ MORTO Anghiari ORARI DELLA SETTIMANA SANTA 2017 7 aprile Venerdì Ore 18:45 Processione delle Compagnie dalla Propositura alla chiesa di Sant’Agostino con la recita del Rosario e Confessione. 9 aprile: DOMENICA DELLE PALME Ore 9:00 S. Messa presso la chiesa di Badia. Ore 10:45 S. Messa “in Passione Domini”. Inizio della liturgia nella piazzetta della Badia con la benedizione delle Palme e la Processione fino alla Propositura, dove proseguirà la Celebrazione. 10 aprile: LUNEDÌ SANTO Dalle ore 21:00 in Propositura, Sacramento della Riconciliazione (confessioni). 13 aprile: GIOVEDÌ SANTO Ore 17:00 a Tavernelle S. Messa “in Coena Domini” e Lavanda dei piedi. Dalle ore 17:00, e fino a mezzanotte, a Tavernelle, adorazione guidata dalla Compagnia di Galbino. Ore 18:30 in Propositura S. Messa Solenne “in Coena Domini” con il rito della “Lavanda dei piedi”. Al termine della Messa ci sarà la reposizione del SS. Sacramento per l’adorazione personale fino a mezzanotte. Ore 19.00 a Micciano, rito della “Lavanda dei piedi” e Adorazione Eucaristica fino a mezzanotte. Ore 20:00 a Tavernelle “Cena dell’Esodo”. Dalle 20:00 alle 22:00 i Confratelli con cappa della Misericordia guideranno la meditazione nella chiesa di Sant’Agostino Ore 21:00 nella chiesa della Propositura ad Anghiari ora di meditazione. 14 aprile: VENERDÌ SANTO Ore 7:30 Lodi mattutine e Ufficio delle Letture in Propositura. Ore 11:30 Prima Processione dalla Chiesa di S. Agostino alla Propositura. Ore 12.00 Recita dell’Ora media in Propositura. Ore 15:00 a Tavernelle e Micciano adorazione della Croce. Ore 19:00 in Propositura Solenne Celebrazione della Passione del Signore. Segue la Processione con il simulacro del Gesù morto. L’itinerario sarà il seguente: Propositura, Via XXV Luglio, Piazzola, Via Garibaldi, Piazza Baldaccio, Via Matteotti fino in cima alla Croce. Sosta e benedizione del paese. Discesa fino alla Fonte e da qui, per via Corsi, si ritorna alla chiesa di Sant’Agostino dove, nella piazzetta antistante, terminerà la Processione con la benedizione finale. 15 aprile: SABATO SANTO Ore 7:30 Lodi mattutine e Ufficio delle Letture in Propositura. Dalle ore 15:00 Confessioni ad Anghiari e Tavernelle. Ore 21:00 Veglia e S. Messa a San Lorenzo. Ore 23:00 in Propositura ad Anghiari e a Micciano Solenne Veglia Pasquale “in Resurrectione Domini”. 16 aprile: PASQUA DI RISURREZIONE S. Messe secondo l’orario festivo.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.