Inserto redazionale allegato al N. 6/2001 de ‘L’ORATORIO DI ANGHIARI
L’ORATORIO D’ANGHIARI
Storia di Anghiari dall’Anno 1083 al 1833
Oratorio di Anghiari
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Emanuele Repetti in un disegno tratto dal suo “Dizionario� quando aveva 68 anni. In copertina: Il Borghetto di Anghiari, oggi Piazza Mameli, in una illustrazione di Loris Babbini tratta da un antico disegno del 1656.
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DIZIONARIO
GEOGRAFICO FISICO STORICO
DELLA TOSCANA CONTENETE LA DESCRIZIONE
DI TUTTI I LUOGHI DEL GRANDUCATO DUCATO DI LUCCA
GARFAGNANA E LUNIGIANA COMPILATO
Da Emanuele Repetti SOCIO ORDINARIO
DELL’I. E R. ACCADEMIA DEI GEORGOFILI E DI VARIE ALTRE
VOLUME PRIMO
FIRENZE PRESSO L’AUTORE E EDITORE COI TIPI DI A. TOFANI 1833
Oratorio di Anghiari
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Veduta panoramica di Anghiari tratta dal Libro “Anghiari” di don Ivano Ricci, Città di Castello 1963.
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Presentazione
Questo opuscolo viene offerto ai nostri lettori per ringraziarli del loro attaccamento al giornale e, perché no, al paese di Anghiari. Già altre volte abbiamo evidenziato le difficoltà con la quale portiamo avanti la pubblicazione del nostro periodico. Grazie però all’impegno di un gruppo di persone comprese quelle che mettono il lavoro manuale, ai testi dei nostri collaboratori, al contributo della Banca di Anghiari e Stia e alle vostre offerte, quest’opera potrà essere portata avanti. Vi presentiamo quindi la storia di Anghiari tratta dal Dizionario del Repetti alla voce Anghiari. In calce a questa pagina riportiamo alcune note biografiche dell’autore. Troverete succintamente le notizie essenziali della storia di Anghiari. Sono quelle notizie a cui vari autori hanno attinto per le loro ricerche. Abbiamo arricchito il testo con cartoline, alcune di diversi anni fa, che faranno avere qualche rimpianto dei bei tempi andati, quando di macchine in giro non c’era nemmeno l’ombra. Riteniamo che il progresso non sia di per sé negativo. Sta a ognuno di noi utilizzarlo nel migliore dei modi. Un augurio di buone feste di Natale. Che le trascorriate seguendo anche gli insegnamento della Chiesa e dei nostri sacerdoti. Ce n’è bisogno. La Redazione
Emanuele Repetti, geografo e storico (Carrara, 1776-Firenze, 1852). Si avviò dapprima all’esercizio della farmacia a Roma, ma prese interesse soprattutto per gli studi naturalistici, e tornato in Toscana nel 1801 si occupò di ricerche geologiche, archeologiche e storiche. Nel 1826 fondò a Firenze, con Gino Capponi, padre Inghirami, A. Zuccagni-Orlandini e altri, una Società toscana di geografia, statistica e scienze naturali, che ebbe breve vita. Dal 1831 si dedicò alla preparazione di un Dizionario storico, geografico e fisico della Toscana, in 6 volumi più uno di supplemento, terminato nel 1846. A quest’opera di largo respiro, di vasta documentazione e di alta erudizione, esempio insuperato di dizionario corografico, tuttora di utilissima consultazione, rimane principalmente legato il suo nome.
Oratorio di Anghiari
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ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa Una classica veduta del Borgo della Croce (Via Roma, oggi Via Matteotti) in visione notturna. La cartolina (l’originale è colorato) edita dalla Tipografia Palombini è tratta da una foto del Mondani ed è intitolata “Notturno”. La cartolina risulta spedita nel 1933.
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Veduta di Anghiari con in primo piano la Cappella dei Caduti così come risulta dopo il restauro del 1935 su progetto dell’Ing. Magrini. Dopo l’acquisizione da parte del Comune di Anghiari nel 1900, nel 1919 fu decisa la sua destinazione a sacrario dei caduti di tutte le guerre. La cartolina è stata spedita nel 1935.
ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie. La qual disposizione testamentaria, nel susseguente gennajo, venne approvata dal marchese Ranieri del Monte, promettendo al priore di Camaldoli di non re
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ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie. La qual disposizione testamentaria, nel susseguente gennajo, venne approvata dal marchese Ranieri del Monte, promettendo al priore di Camaldoli di non recare per parte sua né de’ suoi figli alcuna molestia, cui potesse dar luogo simile donazione giuspadronato. Il monastero di San Bartolomeo di Anghiari era già in piedi nel 1105, quando il pontefice Pasquale II lo confermò al Maggiore del Sacro Eremo, a nome del quale governava i monaci di San Bartolomeo e i sudditi Anghiaresi un cenobita Camaldolense col titolo di Visconte. Intento questi a richiamare popolo intorno alla nuova Badia, concedeva a favorevoli condizioni terreni e privilegi a chi avesse edificato abitazioni, mentre otteneva dal vescovo di Arezzo (anno 1136) l’indipendenza del popolo d’Anghiari dalla pieve di Micciano, ed impetrava nel temporale dall’Imperatore Lotario III (1137) immunità ed esenzioni di tributi. Lo stesso Visconte esercitava il diritto di nominare il giusdicente, di presiedere i comizi comunitativi, di sanzionare e di riformare i statuti municipali, uno dei quali firmato dagli Anghiaresi nel 16 febbraio 1182, si conservò sino alla nostra età nell’archivio di Camaldoli. Accadeva tutto ciò innanzi che il priore del Sacro Eremo accordasse in su-
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Veduta della piazza di Anghiari tratta dal Libro “Anghiari” di don Ivano Ricci, Città di Castello 1963
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ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie. La qual disposizione testamentaria, nel susseguente gennajo, venne approVeduta di Anghiari da Santo Stefano. Come si può ben vedere, a quel tempo in questa zona non ci sarebbe stato bisogno di un semaforo. A sinistra in basso le caratteristiche barche di “breccia” che servivano per la manutenzione delle strade.
11 Un’altra classica veduta di Anghiari. Il dritto stradone che porta al Borgo (iniziato da Pier Saccone Tarlati nel 1321 dopo l’investitura del dominio di Anghiari da parte del fratello Guido) e, sulla destra, la piazza del Mercatale, oggi piazza Baldaccio, con il monumento a Garibaldi.
ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie.
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ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie. La qual disposizione testamentaria, nel susseguente gennajo, venne approvata dal marchese Ranieri del Monte, promettendo al priore di Camaldoli di non recare per parte sua né de’ suoi figli alcuna molestia, cui potesse dar luogo simile donazione giuspadronato. Il monastero di San Bartolomeo di Anghiari era già Veduta del Regio Teatro Vittorio Emanuele II, oggi dei Ricomposti, prima che fosse aperta la strada di collegamento fra le Logge, già costruite nel 1889, e la via Nova. In basso a destra si può notare il muro della via della Bozia che dal Terrato portava, come ancora oggi porta, quasi in cima al Borgo della Croce. La cartolina risulta spedita nel 1902
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Viale Gramsci visto dal terrazzo del Teatro dei Ricomposti. A sinistra il bar Milanese, luogo di dolci ricordi (per quelli più attempati) per il buon gelato, mentre sulla destra non c’era ancora l’Albergo la Meridiana.
ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie. La qual disposizione testamentaria, nel susseguente gennajo, venne approvata dal marchese Ranieri del Monte, promettendo al priore di Camaldoli di non re
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ANGHIARI (Anglarium, già Castrum Angulare). Terra nobile la più ragguardevole della Valle Tiberina, capoluogo di Comunità, residenza di un Vicario Regio nella Dioc. e Comp. di Arezzo da cui è 14 miglia a greco, nel gr. 29° 43’ long. E 43° 33’ latit. Giace sull’angolo orientale di un’agevole collina spettante ai poggi che propagansi dall’Alpe di Catenaja tra il fiume Sovara e il torrente Singerna dal lato che guarda la bella pianura della Valle Tiberina dirimpetto alla città di Sansepolcro. Trovasi Anghiari a 770 braccia sopra il livello del mare, 5 miglia a ponente di Sansepolcro, 14 miglia a maestro di Città di Castello, quasi nel centro della Valle superiore del Tevere che domina da tutti i lati per modo che deve questa terra alla posizione vantaggiosa in cui risiede il suo vistoso incremento e prosperità. Infatti essa non era che un piccolo castello di forma triangolare quando lo possedeva il Priore di Camaldoli, per donazione dei Conti di Galbino suoi più antichi dinasti. La memoria più remota di Anghiari sino a noi pervenuta spetta a uno istrumento del 13 novembre 1083, in forza del quale Bernardo, soprachiamato Sidonia, figlio di Ranieri Signore di Galbino e di Montedoglio feudatario dei marchesi del Monte Santa Maria, acquistò dal fratello Alberico la porzione che a questo si perveniva del castello e giurisdizione di Anghiari, della Pieve di Micciano e di altri luoghi dello stesso piviere. Erano decorsi appena anni 21, allorché (7 settembre 1104) Bernardino figlio di Sidonia dispose del Castello di Anghiari e di tutta la sua eredità a favore del priore di Camaldoli, a condizione che questi ivi fondasse un monastero della stessa regola, cui soggettava gli abitanti di Anghiari e di altre parrocchie. La qual disposizione testamentaria, nel susseguente gennajo, venne approvata dal marchese Ranieri del Monte, promettendo al priore di Camaldoli di non recare per parte sua né de’ suoi figli alcuna molestia, cui potesse dar luogo simile
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Via dell’Impero, oggi Via XXV luglio dopo che era stato abbattuto il tratto di mura che isolava questa zona dell’antico nucleo di Anghiari, il Cassero è alle nostre spalle. Questo luogo era detto Le Cascine. La cartolina risulta spedita nel 1942
Ecco ora un elenco delle parrocchie con il nome del santo titolare, della diocesi di appartenenza e della popolazione al 1833 tratto sempre dal Dizionario del Repetti: Anghiari, S. Bartolomeo, Propositura, Arezzo, 1449 Bagnaja, S. Michele, Cura, Arezzo, 96 Casale, S. Maria, Prioria, Sansepolcro, 211 Casenovole, S. Maria, Cura, Arezzo, 228 Catigliano, S. Andrea, Cura, Sansepolcro, 137 Colignola, S. Giorgio, Cura, Arezzo, 162 Corticelle, S. Salvatore, Cura, Sansepolcro, 87 Galbino, S. Andrea, Arcipretura, Sansepolcro, 345 Gello, S. Niccolò, Cura, Arezzo, 114 S. Leo in pian d’Anghiari, S. Leone, Cura, Arezzo, 295 Micciano, S. Maria, Pieve, Arezzo, 486 Pian d’Anghiari, SS. Girolamo e Stefano, Cura, Arezzo, 339 Pianettole, SS. Pietro e Paolo, Cura, Sansepolcro, 102 Ponte alla Piera, S. Giovanni, Pieve, Arezzo, 276 Scojano, S. Donato, Cura, Sansepolcro, 124 Sorci, S. Lorenzo, Cura, Sansepolcro, 225 Sovara, SS. Annunziata, Pieve, Sansepolcro, 205 Toppole. SS. Clemente e Ruffillo, Cura, Sansepolcro, 265 Tortigliano, S. Bartolomeo, Cura, Sansepolcro, 83 Tubbiano, S. Donato, Cura, Arezzo, 202 Vajalla, S. Biagio, Capellania Cura, Sansepolcro, 118 Verazzano, SS. Flora e Lucilla, Cura, Sansepolcro, 161 Viajo, S. Paterniano, Cura, Arezzo, 128
Santo Natale di Ilaria Andreozzi
Oh meraviglia della Notte Santa! Brilla la stella piena di splendore, è nato in una stalla il Redentore mentre la neve di biancore ammanta. Trema dal freddo il Santo Bambinello ma un bove lo riscalda col suo fiato insieme al somarello accovacciato, mentre Maria lo copre col mantello. Al suono di zampogne e ciaramelle con tanta contentezza dentro al cuore la gente s’inginocchia al suo Signore cantando: Tu che scendi dalle stelle. E in un sapore mistico infinito, da quella stalla spoglia e abbandonata ma da un’immensa luce rischiarata, s’èleva dolce e tremulo un vagito...