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{Narrativa}
LAURA ZAVATTA
ANCORA IN TEMPO
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Copyright Š 2018 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN:978-88-99751-36-4
Laura Zavatta, Ancora in tempo, Antipodes, Palermo 2018
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Ho trovato un diario nella cantina di una bellissima villa presa in affitto per la mia villeggiatura di quest’anno. Due settimane in Grecia, ad Itaca, Eccolo... mi ha lasciato a bocca aperta! Ci sono qua e là parti molto crude, ma è da leggere. 25 Agosto 2018
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Questo romanzo è un’opera di fantasia. Tutti i personaggi e gli eventi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice pertanto ogni riferimeto a fatti persone o cose realmente esistenti è puramente casuale
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h sì, sono alla ricerca di me stessa, e sto pensando all’Africa. Il tormentone di questi nostri tempi. Africa sì, Africa no. Africani invasori clandestini, africani islamici terroristi. Africani richiedenti asilo, africani poveri migranti economici. È bella l’Africa. Recentemente lo hanno trasmesso di nuovo La mia Africa, il film stupendo del 1985 diretto da Sydney Pollack, con una strepitosa Meryl Streep e un fantastico Robert Redford È bella l’Africa, tanto che lasciarla ne provoca il “male”. Sì sì, lo so, c’è molto dolore in quel continente, che per mille ragioni non riesce a svilupparsi in modo adeguato... Ma potrebbe diventare il continente più bello del mondo, per le sue coste, le montagne incantate, le polle sorgive, le sue meravigliose oasi. Africani prendete in mano la vostra vita, la vostra terra! Sotterrate machete e rivalità tribali, combattete con la grinta e il coraggio dei nostri partigiani gli invasori, i ricchi furbastri, i vostri governatori che si alleano con gli sfruttatori bianchi, maledetta razzaccia, occidentali e orientali di ogni età. Basta, è giunta l’ora del vostro riscatto, date prova di voi, riacquistate il mondo. Non vi imbarcate più su scialuppe di morte. Non fate il gioco dei potenti e di vigliacchi senza scrupoli che non vogliono certo il vostro bene. Non arrendetevi, non fuggite, non desistete più, non pensate ancora, ormai colpevolmente, che lasciare la vostra terra e trovare mondi facili sia la soluzione... 5
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Ho in mente io una soluzione, un’idea. Non so quanto buona, non so quanto lucida. Qui davanti a me ondeggiano lunghi steli verdi di piante che crescono generose in un largo vaso. Le ho seminate io, e piovono misericordia con foglie a sette punte, come raggi di stelle. No, cinque stelle non mi bastano. Me ne servono sette, sette di stelle, per lenire i dolori, per rendere sopportabile vivere. La mia emicrania è diventata parossistica, paralizzante, paranoica. Vorrei arrendermi, soccombere al dolore. La risonanza magnetica ha rivelato cicatrici nel mio povero cervello martoriato fin da bambina. Ma c’è chi stimola la mia voglia di restare in vita con il suo tentativo stravolto e ossessivo di volermi per sé, o morta per sempre. Sì, qualcuno mi vuole uccidere. Eccolo, è di là, lo sento... Sento i suoi passi sospetti. Viscido essere, so che ci sei, sento la tua voce ripugnante che mi dice sconcezze al telefono, anche se non parli! Non sopporto la tua presenza, sapere che esisti, che mi perseguiti, che mi desideri e sbavi ancora su di me quando mi possiedi. Forse sei l’unico uomo capace di eccitarsi solo per una donna al mondo. Non posso dire chi sei, non posso spiegare, ora. Troppo tempo ci vorrebbe e non ne ho. Se qualcuno si troverà in mano queste pagine della mia vita, gli sarà chiaro. E quel qualcuno potrà aiutarmi. Devo andare, nascondermi, riuscire a non farmi trovare, far perdere le mie tracce come accade da tempo, ormai. La storia è lunga, la strada percorsa, tanta. Parevo una bambina tenera nei racconti che verranno immediatamente dopo questo mio breve sfogo, affrettato, stralunato. È un diario, il mio diario. Più che un diario, un’agenda, grossa, lunga. Già. Ero abituata ad annotare i miei ricordi, gran parte di quello che vivevo, di quello che mi accadeva, giorno per giorno, segnando, all’inizio della pagina, la data e qualche titolo riassuntivo. Erano giorni semplici, di una limpidezza sconcertante, che nascondeva alla vista i suoi fondali limacciosi. 6
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Ecco, apro l’agenda. Sfoglio le pagine, alcune sono bianche, c’è riportata su solo la data. Altre fitte fitte, di una scrittura lieve e infantile. Qui è il 1992. Gli ultimi mesi del 1992. Avevo trent’anni. Che facevo? Ah, sì... ero per strada. Compravo le scarpe a mio figlio. Nel 1992 parevo una persona normale. Dall’esistenza normale. E molti ricordi. Una bambina e una donna a cui era riservata una vita comune, come quella di tante altre. Anche un bel po’ piatta forse. Basta leggiate questo mio diario, ormai sdrucito e ingiallito, che ha la prodezza di uscire fuori e spuntare ancora alla luce nelle situazioni più impensate. Ora è sbucato qui, dal baule di questa enorme cantina. Forse per ricordarmi chi sono, per tenere saldo il mio passato, da dove si è creato tutto il mio incredibile presente. E va bene basta, devo fuggire, di soppiatto anche da questa dimora. I miei figli ormai non corrono più pericoli, sono riuscita a portarli nelle strade che hanno voluto seguire, disperdendo le loro tracce. Spero che anche la loro, di strada, non sia lunga e incidentata, incredibile e tortuosa come la mia. Mia cugina mi ha lasciato, da poco, con mio grande strazio. Un brutto male. Figurati... chiedono continuamente soldi in TV. Dieci, cinque, due euro. Studiano, studiano, ricercano, ma stiamo sempre lì a morire tra micidiali lamenti e tormenti, più o meno allo stesso modo. Angelo del paradiso! Ho cercato di farti soffrire meno possibile, con i miei mezzi. Quelli li ho... I miei animali, con te, dolce cugina, sono stati felici. Leggerete. Posso consolarmi, so quante ne abbiamo passate insieme, come si è divertita lei a stare ogni giorno con me seguendomi nelle mie peripezie, amandomi teneramente. E mio padre, quel genio solitario tanto caro, mi ha lasciato anche lui. Mia madre, la mia tenera, amatissima, insostituibile rompicoglioni... lei, anziana e buono, continua a romperli i coglioni! 7
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Mia sorella invece sempre lontana... vita a sé, completamente critica e distaccata da me. Ma ora devo andare, devo nascondermi, devo fuggire... Quest’uomo insopportabile mi vuole uccidere, lo so. Preferisce annientarmi al non avermi, al non potermi più possedere tra gemiti di piacere fuori da ogni controllo, mai sentiti, spasmodici. È una persecuzione da cui non riesco a liberarmi. Un ricatto, un affare vischioso. Lo scrivo in questo mio diario, dopo una settantina di pagine, quel che succede, cosa travolge la mia vita. Ma quelle settanta pagine sono importanti per capire... Arriva il fatidico 12 aprile 1999. E dopo quel giorno, la mia vita cambia. Più di un uomo, oltre Amedeo... (Amedeo, mamma mia!) mi prende. Uno in particolare. Mi penetra senza preavviso, senza sospetto. Io ero troppo ingenua. Forse volevo fare l’ingenua. O era troppo faticoso non farlo. Non avevo forze, non avevo mezzi, non avevo speranze. Ma sotto l’effetto di questa cannabis che sono costretta a fumare ora, rosicchiare, masticare, infilarmi per tutte le vie e i pertugi che trovo nel mio corpo, vedo il mondo più enfatico. Più divertente, a volte, meno scontato e banale, triviale nella sua volgare compiacenza al male, al dolore, alla puzza, al sudiciume, alla morte. Mi piaceva essere penetrata come a tradimento, alle spalle, metaforicamente e non. Sì, mi piaceva brutta troia che sono, ammettilo. E basta che leggiate per capire. Non vi fermate, leggete. Ci sto, ci sto, con folle profonda madida voglia. Con Andrea. Altro che no. Forse con Umberto, con Donato. Con Donato, sì. Per anni, ancora adesso, ho negli occhi l’immagine del membro eccitato di mio cugino, che si era slacciato appena la cintura dei pantaloni, seppure in una situazione di estremo pericolo, chiusi in macchina. Da quella cerniera tirata giù 8
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in fretta è emerso il suo stelo magnifico. Una divinità dritta, vibrante, pronta a essere infilata nelle mie gambe aperte, la piccola feritoia vogliosa di agguantarlo... Ma che sto dicendo, vaneggio. Però tutto è scritto. Pagina dopo pagina, viene tutto fuori. Come in un orgasmo lunghissimo e liquido. Altro che brava bambina obbediente, che fa volare il suo palloncino rosso in un Istituto di suore! Mamma che partorisce innocente, con quei dolori che conoscono così bene le donne. Dolori che solo un creatore perverso e malvagio potrebbe riservare alle sue creature. Noi, alle nostre creature, non penseremmo mai di fare provare tanto male. No mai. Dunque non c’è. Non c’è quel dio che ci aspettiamo, che da millenni l’umanità si racconta per paura, comodità o frode. Affrontate la vita da umani, senza nessun dio a fare da copertura alla vostra meschina viltà, uomini senza palle! Ma basta vaneggio. E mentre deliro chiudo il baule e scappo. I passi si fanno più vicini, l’ombra che mi perseguita si intravede sugli scalini a chiocciola. Io fuggo dall’altra uscita, quella di emergenza, chiudendomi dietro una parete finta con un tunnel che porta all’esterno. Ah sì, ora so cosa devo fare... cosa voglio organizzare per questa umanità dolente e miserabile. Barconi di bianchi, tratte di occidentali che andranno a migrare in Africa. Sarò la loro scafista. Per giocare ad armi pari farò rischiare a tutti qualche naufragio, con molti morti persi in acqua e corpi su corpi mai più ripescati che andranno a nutrire armate di pesci. Gli stessi pesci che ora si nutrono di corpi neri e che ci ritroviamo poi a ingoiare, per l’ineluttabile riciclo della vita, in sofisticati piatti fumanti. La gente tronfia delle proprie verità millenarie si ostina a non praticare il veganesimo! Continua a mangiare carne e pesce. E fi9
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nisce per nutrirsi dei negri che odia, anche in ristoranti di lusso pluristellati, con chef pronti a inventare ogni stronzata e a dire tristi cazzate per accumulare più miliardi di quelli già girati in paradisi fiscali. Chissà che dovrete farvene di tutti quei soldi maniacalmente accumulati! Bara imbottita e cuscino di denaro attorno alla testa... Ma sarete morti stecchiti uguali, miliardi sotto il culo! Come si vede, sono rimasta al concetto di lira. Dire milioni non mi dà la stessa soddisfazione che miliardi. I milioni di euro mi sembra valgano meno della merda. Ah, ma in questo nostro mondo ci mancava proprio l’ansia da haute cuisine! Ha preso piede insieme ai talk show di amori, di arte e di balli in cui donne uomini e trans, maestri allievi e coach si ricoprono d’immondizia. E i social network... Narcisismo alla portata di tutti, sentimenti cattivi alla ribalta! Le assurdità si susseguono. Sempre tragiche e comiche le vicende umane su questo pianeta, che continua a girare imperterrito su se stesso e intorno al sole come se nulla stesse accadendo sulla sua crosta! Ma via, la conquista dell’Africa mi aspetta, ci aspetta. Seguitemi miei prodi. Cominciate a leggere le mie pagine. Scriverò qui, qui in fondo, nell’ultimo rigo del mio diario l’indirizzo preciso in cui mi trovo, quello in cui aspiro andare a breve, dove comincerò la fondazione di un continente nero che diventerà bianco. I neri riempiranno l’occidente, i bianchi quel bellissimo cuore girato a sinistra! Non lo avete voluto voi neri, cuore meraviglioso. Intanto lo prendo io. Sono bianca. Potrete trovarmi lì, lì sarò andata a vivere. Forse paga e salva. Forse ancora in tempo.
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