Angeli in culo alla balena bianca

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Matteo Pazzi

Angeli in culo alla balena bianca La strana vita di un corteggiatore di alligatori Pamphlet umoristico e romanzato all’inizio di un secolo confuso


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Ai miei genitori perché mi sopportano, a Sara Macchi con un sorriso, al Gruppo del Tasso-La Compagnia del libro perché di sì


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Copyright Š 2015 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-96926-54-3

Matteo Pazzi, Angeli in culo alla balena bianca, Antipodes, Palermo 2015


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Un Vaso di Pandora carico di Derive Sociali

Il saggio Maestro Yoda nella celeberrima saga di Guerre Stellari dice una battuta che è rimasta nella storia. Quando il suo allievo Luke Skywalker durante l’addestramento sullo sperduto pianeta Degobah si lamenta del fatto che non sa se riuscirà ad usare la Forza appieno, il piccolo alieno verde lo guarda con i suoi occhioni cisposi e gli dice: “Fare o non fare, non esiste provare”. Quello che vuole spiegare al suo allievo è la determinazione, l’impegno per realizzare un obiettivo, il fatto che dobbiamo convincere noi stessi delle nostre idee, prima di cercare di convincere gli altri. Perché, vi chiederete ora, sto usando un esempio legato a Guerre Stellari per introdurvi l’ultimo romanzo breve di Matteo Pazzi? Semplice, intanto perché Yoda c’entra con il libro, e poi perché di fronte alla difficoltà di scrivere queste poche righe per analizzare l’ultimo lavoro dello scrittore, le parole del Maestro Jedi mi sono tornate in mente, dandomi una motivazione ulteriore. 5


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Non è facile che sia chiaro, è complesso scrivere una prefazione per un testo che si chiama “Angeli in Culo alla Balena Bianca”, perché è incredibile la quantità di materiale e riflessioni che l’autore nasconde dietro a un titolo così politicamente scorretto, che gioca con un celebre modo di dire per augurare fortuna, con qualcosa di etereo come gli angeli e con il riferimento a Melville, nel riportare l’ossessione, l’obiettivo di una vita. Nella prosa di Matteo Pazzi si mescolano sempre in modo grottesco, ironico e dissacrante sacro e profano, la capacità che ha lo scrittore di narrare vicende normali, la vita di tutti i giorni, e caricarle di significati altri di metaletteratura e filosofia è eclatante. Ogni volta che Matteo mi sottopone un suo testo, mi sembra sempre di avere tra le mani una pentola bollente, un vaso di pandora invitante pronto a liberare tutti i mali del mondo per sbatterli in faccia al distratto lettore, per far capire quali sono le idiosincrasie del mondo odierno e le problematiche con le quali ci scontriamo ogni singolo giorno. La storia è semplice, è un diario di vita di una persona normale, senza difetti e senza pregi, unico forse: “Ritengo d’avere un unico “talento”: so guardare in faccia la realtà” (scrive l’autore nel finale del libro), un uomo senza qualità alla Musil insomma. Una storia lieve inframmezzata da elementi intratestuali e metaletterari incredibili come la storia di Billy Bones a fine romanzo, e la lettera dello scrittore americano Matt Simoni, o le splendide parti dedicate al cane Ugo, vero trascinatore della vicenda con il fantastico segreto legato al suo passato. Con la sua prosa fluida e ricca di spunti Matteo Pazzi ci racconta la vita di un uomo che non ci sta. Un uomo che non vuole scendere a patti con niente e nessuno per essere quello che tutti vorrebbero. Una storia accalorata di integrità, e delle conseguenze che ne derivano. Matteo Pazzi si fa disincantato portatore di tutto 6


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quello che c’è di negativo nella società odierna, ce lo racconta e prova anche a darne una motivazione, una motivazione logica di tutti i mali che usciti dal vaso infestano la terra, ma alla fine non riesce a trovare nessun fine ultimo superiore per giustificare la deriva della società. Alla fine ritorna a parlare dell’uomo inteso come tale, di quello che può fare per salvarsi la pellaccia, per non essere travolto dallo scorrere della vita e dai suoi allucinanti ritmi, e l’unica cosa che può fare é: “Imparare ad avere il coraggio di metterci la faccia e a scommettere il proprio culo, porca miseria!” e ancora una volta sono le parole del Maestro Jedi Yoda che ci risuonano in testa, “Non esiste provare”. E nelle ultime pagine del testo la conclusione ultima cui Matteo Pazzi giunge è la perfetta chiosa di un romanzo breve che ti si inchioda nell’anima, come il sorriso di una bella ragazza o lo sguardo devoto di Ugo. “Molto probabilmente quell’elenco di “non sono” mi condanneranno alla solitudine assoluta. Ma vedete, io non sono disposto ad uniformarmi ad uno stereotipo sociale e a diventare un luogo comune pur di portarmi a letto una qualsiasi pulzella. Forse per cercare il “libero sviluppo di ognuno” dobbiamo iniziare a mandare a quel paese ciò che crediamo di essere.”.

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Introduzione

Forse capita a tutti ad un certo punto della vita…. A volte provo la strana sensazione di non avere più tempo per nulla. Mi sento vuoto. Mi sento come se tutti i giochi fossero già fatti. Ogni tanto mi piace guardare il cielo. Mi fermo e guardo il cielo. Come in questo momento. Sono le 6:30 del pomeriggio. Ho finito di lavorare alle sei. Stavo guidando. All’improvviso accosto, scendo dall’auto e alzo gli occhi al cielo. In questo preciso istante sto guardando il cielo. Il cielo sopra Ferrara.

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Capitolo 1 - primo Dialogo al Quartier Generale, pub Main Street, Viale Cavour, Ferrara

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iorgio: «Una volta quando compravi un prodotto musicale ti ritrovavi in mano qualcosa con una consistenza fisica, disco in vinile o cd. Oggi scarichi una canzone e stop. Non hai in mano niente.». Luca: «Perché non hai bisogno di me? Maria mi ha sparato in faccia questa domanda mentre stavo guardando su Sky la partita Real Madrid-Barcellona. Ma sono domande da fare soprattutto durante un epico match calcistico come Real Madrid-Barcellona? Io le donne non le capirò mai.». Giorgio: «Una volta c’erano le cabine telefoniche. Una volta non c’erano i telefoni cellulari eppure tutti se la cavavano lo stesso.». Luca: «Mi piacerebbe comprare una Ducati.». Giorgio: «Io possiedo una Ducati.». Luca: «Da quando?». 11


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Giorgio: «Da dieci giorni.». Luca. «Ma se hai sempre detto che le moto non ti piacevano!» Giorgio: «Ho cambiato idea.». Luca: «Che cosa ti ha fatto cambiare idea?». Giorgio: «La mia vicina di casa.». Luca: «Quella vicina di casa.». Giorgio: «Proprio quella. Avevo appena parcheggiato l’auto in garage quando la incrocio nell’androne del palazzo in cui abitiamo. Parliamo del più e del meno. Ad un tratto afferma di trovare sexy gli uomini con la moto.». Luca: «E allora tu sei corso ad acquistarne una. A mio parere sei un cretino.». Giorgio: «Ha parlato mister Lamborghini.». Luca: «Colpito e affondato. Va bene. Avevo noleggiato la Lamborghini per fare colpo su Maria in occasione del primo appuntamento. Pessima idea. L’automobile era talmente bella che quella sera non degnai Maria neanche di mezzo sguardo.». Giorgio: «Lo stesso sta accadendo a me. Da una settimana sogno di fare l’amore con la mia splendida Ducati.». Io: «Quasi quasi ordino un’altra coca piccola.».

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