Dipartimento di Beni Culturali Storico-archeologici, socio-antropologici e Geografici Universita` degli Studi di Palermo
Quaderni digitali di Archeologia postclassica 1
Emma Vitale Materiali ceramici di importazione africana dalla catacomba di Villagrazia di Carini. Un aggiornamento sulla circolazione nel territorio della ecclesia carinensis
Dipartimento di Beni Culturali Storico-archeologici, socio-antropologici e Geografici UniversitĂ degli Studi, Palermo
Quaderni digitali di Archeologia postclassica 1
Materiali ceramici di importazione africana dalla catacomba di Villagrazia di Carini. Un aggiornamento sulla circolazione nel territorio della ecclesia carinensis Emma Vitale
Palermo 2012
Dipartimento di Beni Culturali SaSaG - Università degli studi di Palermo Quaderni digitali di Archeologia postclassica diretti da Rosa Maria Carra Volume pubblicato con il contributo dell’Università di Palermo Gli apparati iconografici - ove non diversamente specificato - sono dell’Archivio della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
In copertina: Lucerna in sigillata africana con croce monogrammata gemmata sul disco
Copyright © 2012 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Antipodes s.a.s. via Toscana 2 90144 Palermo www.antipodes.it E mail: info@antipodes.it
ISBN 978-88-96926-13-0
E. Vitale, Materiali ceramici di importazione africana dalla catacomba di Villagrazia di Carini. Un aggiornamento sulla circolazione nel territorio della ecclesia carinensis, Antipodes, Palermo 2012.
INDICE
I - Introduzione: dati editi e nuovi dati
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II - La Sicilia occidentale fra Roma e l’Africa nella Tarda Antichità
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III - La catacomba di Villagrazia di Carini, il territorio e il problema dell’ecclesia carinensis
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IV - I reperti ceramici dallo scavo della catacomba di Villagrazia di Carini: un aggiornamento IV.1 - Le lucerne IV.2 - Lucerne africane della forma Atlante VIII (cat. nn. 1-11) IV.3 - Lucerne africane della forma Atlante X (cat. nn. 12-32) IV.4 - Lucerne tripolitane IV.5 - Il vasellame fine da mensa IV.6 - Le forme chiuse in ceramica comune
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V - Catalogo
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VI - I materiali di importazione africana dal territorio dell’ecclesia carinensis
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VII - Conclusioni
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Abbreviazioni bibliografiche
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Materiali ceramici di importazione africana dalla catacomba di Villagrazia di Carini
I -Introduzione: dati gia` editi e nuovi dati
Le categorie ceramiche di produzione africana rinvenute nella catacomba di Villagrazia di Carini constano principalmente di lucerne e vasellame fine da mensa in terra sigillata, nonché di brocchette in ceramica comune. Le lucerne appartengono sia alle forme Atlante VIII e X, che alla categoria delle tripolitane. Una parte dei materiali è stata regolarmente edita nell’ambito dei resoconti delle annuali campagne di scavo, esitati con cadenza periodica dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Palermo, coordinato da Rosa Maria Bonacasa Carra, Professore Ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale nell’Università di Palermo ed Ispettore della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra per la catacomba di Villagrazia di Carini. Negli Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, svoltosi ad Agrigento nel novembre 2004, veniva, infatti, dato alle stampe un primo catalogo dei materiali del corredo funzionale-rituale (lucerne, vasellame fine in terra sigillata africana, vetri), a completamento del corposo contributo a più firme sui risultati degli scavi condotti nelle campagne 2000-20041. A breve distanza di tempo, nel fascicolo LXXXIV della Rivista di Archeologia Cristiana seguiva l’edizione delle indagini condotte nei cubicoli VIII.19 e X.20, negli anni 2004-2008 e, accanto ai dati dello scavo stratigrafico e all’analisi delle fasi di trasformazione architettonico-strutturali che accompagnarono il prolungato utilizzo dei due ambienti a scopo funerario per diverse generazioni, si presentava anche lo studio dei rinvenimenti ceramici e vitrei2. In entrambi i casi, i reperti, correttamente interpretati come elementi del corredo rituale funerario (vasellame e forme chiuse acrome) e del corredo funzionale (lucerne in sigillata e in vetro), venivano ben contestualizzati nel quadro delle produzioni circolanti nel bacino del Mediterraneo fra la metà del IV ed il VI-VII secolo d.C., quale emerge dai più aggiornati orientamenti della ricerca. A questo nucleo di materiali editi, si aggiungono in questa sede i materiali ceramici recuperati nel corso delle quattro campagne di scavo degli anni 2008 – 2011, che hanno visto l’indagine stratigrafica di un nuovo, interessante spazio privato, aperto lungo la parete meridionale del grande corridoio Nord-Sud della catacomba: il cubicolo X.20, rimasto in uso per secoli ed interessato da almeno quattro importanti momenti di trasformazione strutturale.
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Cipriano 2007; Falzone 2007. Schirò 2008.
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Fig. 1. Catacomba di Villagrazia di Carini: planimetria generale (rilievo strumentale e restituzione arch. F. Scirè, 2012)
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Assai problematica, e al momento non definibile, è l’area di produzione di un altro interessante esemplare di brocchetta trilobata (cat. n. 7; Figg. 37 a-b), rinvenuto integro, nell’arca X.20A11b del cubicolo X.20, e, anche in questo caso, in relazione con una delle deposizioni più recenti (Fig. 6). La superficie è irregolarmente schiarita come negli esemplari importati cat. nn. 3-4, ma l’impasto è poco depurato e talcoso al tatto. Se rientra, come il tipo precedente, nel quadro delle generiche analogie formali con il tipo Bonifay 50, presenta, d’altra parte, evidenti affinità con un esemplare di VII secolo della Crypta Balbi, riconosciuto come produzione locale di ambito romano102. Altrettanto non definibile, attualmente, risulta l’inquadramento morfo-tipologico dell’esemplare cat. n. 8 (Fig. 38), un unicum nel contesto carinense per la notevole compattezza dell’argilla ben depurata, a frattura netta, e per l’ingobbio di colore rosso-mattone intenso, che si estende anche all’interno dell’imboccatura. Elementi di discontinuità rispetto ai prodotti importati sono il labbro a sezione triangolare e la presenza di una nervatura a spigolo vivo nel punto di congiunzione fra il collo e la spalla. Queste caratteristiche ne rendono problematico l’inserimento nell’ambito di uno specifico filone morfologico e decorativo, e solo in modo generico si possono richiamare, per l’andamento globulare del corpo con fondo piano e per la presenza della nervatura sulla spalla, due brocche dalla necropoli orientale di Sofiana con superfici schiarite103. Il repertorio delle forme chiuse di Villagrazia trova uno dei suoi esempi meno consueti nella brocchetta piriforme cat. n. 9 (Figg. 39 a-b). La qualità dell’argilla, porosa e ricca di inclusi di calcite ne esclude la provenienza nordafricana. Un’altra particolarità è la presenza di un leggero gradino nel punto di incontro fra la spalla e il corpo; dettaglio, quest’ultimo, che distingue questo vaso dai numerosi esemplari piriformi dei contesti tardoantichi104. Assai diffusa, al contrario, è la particolare forma a disco del piede, che ricorre sia in esemplari di produzione africana riconosciuti nelle stratigrafie del Priamàr, sia in frammenti di produzione locale di Agrigento105. L’ipotesi che si tratti di un prodotto regionale o locale, sembra, comunque, la più verosimile. A fronte delle nove brocchette finora presenti nel cimitero di Carini, solo tre sono, come si è detto, le anforette, di cui una (cat. n. 10; Fig. 40), purtroppo non integra, è sicuramente di produzione regionale. La frammentarietà delle anse e della parte terminale del collo non rende agevole la ricerca di confronti; tuttavia, il rapporto fra il collo e il corpo globulare sembra richiamare da vicino una fiaschetta dalla necropoli della basilica di Sofiana, inquadrabile in un contesto di VI-VII secolo106, così come l’altro esemplare, dal corpo più ovoidale, cat. n. 11 (Fig. 41). Caratteri molto diversi presenta, infine, l’anforetta piriforme dagli strati alluvionali della tomba a cassa t.X.20c2, nel cubicolo X.20 (cat. n. 12; Figg. 42 a-b)
Ricci 1998, pp. 366-369, n. 9. Lauricella 2002, pp. 203-204 e fig. 41 (dalla tomba LI); p. 213, fig. 56 (dalla tomba 26). 104 Alquanto generica è, per esempio, la somiglianza con l’esemplare piriforme da Siracusa: Carra 1992, fig. 14,c. 105 Per Savona: Lavagna 1998, pp. 588-589, T18 (produzione africana, VI-metà VII secolo); per Agrigento cfr. Ardizzone 2007, p. 84, n. 11. 106 Lauricella 2002, p. 171, n. 2, fig. 1. 102 103
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che si distingue da tutti gli esemplari finora considerati per l’argilla più depurata e compatta, di colore rosso vivo, e per la presenza di una nervatura alla base del collo in corrispondenza dell’innesto delle anse a bastoncello. Non trova, al momento, riscontri precisi su base regionale107. In conclusione, il quadro presentato dalle forme chiuse da Carini, per quanto non particolarmente consistente sotto il profilo quantitativo, concorre a delineare almeno tre linee di indagine per il progresso della conoscenza delle forme chiuse in ceramica comune dai contesti tardoantichi siciliani: 1) la presenza di produzioni sicuramente africane, confrontabili con esemplari già editi ma non esplicitamente riconosciuti come importazioni108; 2) l’individuazione di prodotti sicuramente locali; 3) la presenza di alcuni casi su cui sussistono margini di incertezza, sia dal punto di vista petrografico che per la scarsità di confronti morfologici precisi, per cui si renderà dirimente l’indagine archeometrica. In tutti i casi, si rileva una sostanziale omogeneità nella predilezione per forme molto semplici e funzionali, in cui è evidente un certo conservatorismo rispetto al repertorio della ceramica acroma romana; l’arco cronologico suggerito dai confronti, compreso fra il V e il VII secolo, dimostra che questa classe di manufatti circolò ampiamente nel territorio e venne impiegata nella composizione dei corredi rituali delle sepolture in concomitanza con il vasellame in sigillata africana D, con la lucerna “africana classica” e con le tipologie più tarde della forma VIII.
Si veda, ad esempio, l’anforetta dalla necropoli di Mimiani nel territorio nisseno, in Panvini 2002, pp. 260-262, n. 7, fig. 1 (VI-VII secolo). 108 Cfr. supra, quanto detto a proposito delle brocchette cat. nn. 2 e 4. 107
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Materiali ceramici di importazione africana dalla catacomba di Villagrazia di Carini
V - Catalogo *
LUCERNE TARDOANTICHE Atlante Forma VIII 1) Inv. V.07.7047.4. Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII, dalla Galleria VII. Tre frammenti di fondo. Impasto e vernice arancio chiaro. Nord Tunisia, IV-V secolo. Inedita. 2) Inv. V.01.53. Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIIIA1a. Fr. di spalla e disco. Spessore parete 0,9. Argilla 5YR7/6 con vacuoli ed inclusi di mica e calcite, vernice 10R6/8. Tracce d’uso. Ramoscello di palma inciso sulla spalla e cristogramma (?) a rilievo sul disco. IV- seconda metà del V secolo. Bibl:: Cipriano 2007, p. 1880, n. 11. 3) Inv. V.04.1200. Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIIIA1a. Due frammenti non ricomponibili di spalla e disco. Spessore parete 0,4. Argilla 10R6/8 con inclusi di calcite; vernice dello stesso colore. Ramo di palma inciso sulla spalla e globetti a rilievo sul disco. IV-V secolo. Bibl.: Cipriano 2007, p. 1880, n. 12. 4) Inv. V.09.1256.1. Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII B, dalla Galleria XII. Fr. di spalla, ansa forata e fondo. Impasto e vernice rosa. Estese tracce di combustione. Tralcio stilizzato sulla spalla. Tunisia centrale (Henchir es-Srira), fra la seconda metà e la fine del IV secolo. Inedita. 5) V.11.1172.1. (Fig. 7). Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII B, dal cubicolo X.20. Fr. di spalla, disco ed ansa forata. Dimensioni massime: 6 x 5,5 x 0,3; diametro disco 4. Argilla 10R6/8 sabbiosa al tatto, con inclusi di calcite e priva di rivestimento. Spalla convessa, decorata a rilievo con tralci stilizzati; sul disco, leone in corsa verso destra. Tunisia centrale (Henchir es-Srira), fra la seconda metà e la fine del IV secolo. Inedita.
Fig. 7
*N.B.: Le misure sono espresse in centimetri.
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6) Inv. V.09.7007.1. Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII C1, dalla Galleria VII. Fr. di spalla. Impasto e vernice arancio. Tunisia settentrionale, dal secondo quarto del V secolo. Inedita. 7) Inv. V.09.8030.1. Lucerna di imitazione, simile al tipo Atlante VIII C2c. Fr. di spalla con traccia di infundibulum. Impasto e vernice arancio. Sulla spalla decorazione ad òvoli o petali poco rilevati. Dimensioni massime: 5,7x 2,4x 0,7. Prototipi della Tunisia centrale o settentrionale, dalla prima metà del V secolo. Inedita.
Fig. 8
Fig. 9
8) Inv. V.07.1128.1 (Fig. 8). Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII C1c, dal cubicolo X.10. Ricomposta da più frammenti. Lungh. 11,3; largh. 8,2; h 5,2; diametro fondo 3; spessore parete 0,6; diametro infundibulum 0,6. Argilla rosso chiaro 2.5YR6/8, sabbiosa, abbastanza depurata; vernice dello stesso colore. Tracce d’uso sul becco-canale. Infundibulum leggermente decentrato. Spalla convessa decorata da una serie di incisioni (ramoscello di palma stilizzato). Disco con motivo decorativo a valva di conchiglia rivolto verso il basso. Matrice stanca. Basso piede ad anello. Ansa solcata, conclusa in basso con tre nervature aperte a ventaglio. Nord Tunisia, seconda metà del V-VI secolo. Bibl.: Schirò 2008, p. 131, n. 3 e p. 132, fig. 21c. 9) Inv. V.01.22.2 (Fig.9).Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII D3. Fr. di spalla e disco. Spessore parete 0,5. Argilla 2.5YR6/8; vernice 10R6/8. Fiore con petali a goccia e a losanga a rilievo sul disco intorno all’infundibulum, esteso anche alla spalla. Nord Tunisia (El Mahrine), seconda metà del V – VI secolo. Bibl.: Cipriano 2007, pp. 1879-1880, n. 10 e fig. 32 a p. 1919. 10) V.11.1135.8 (Fig.10). Lucerna in sigillata africana, Atlante forma VIII, dal cubicolo X.20. Fr. di spalla con ansa solcata. Dimensioni massime: 4,3 x 3,1 x 0,5. Argilla 2.5YR6/8, con scarse tracce di vernice dello stesso colore. Spalla decorata con motivo vegetale stilizzato costituito da n. 5 cerchietti ai lati di una nervatura centrale, che forse intende
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Materiali ceramici di importazione africana dalla catacomba di Villagrazia di Carini
Fig. 24 (da Byrsa: Bonifay 2004, fig. 92) rapporto 1:2
4) Inv. V.01.15.4 (Fig. 25). Scodella in TS/ D2, tipo Hayes 61B.2. Fr. di orlo e parete. Diametro orlo 28; spessore orlo 0,9; spessore parete 0,6. Argilla 2.5YR6/8, con rari inclusi di quarzo; vernice dello stesso colore conservata, in maniera non uniforme, sull’intero corpo ceramico. L’orlo, inclinato e pendente verso l’esterno, è distinto dalla parete da un gradino all’esterno e all’interno da un leggero solco. Fondo piano. Atlante I, pp. 83-84, tavv. XXXIV-XXXV. Dalla prima metà del V secolo. Zona di Capo Bon o Golfo di Hammamet. Bibl.: Falzone 2007, p. 1884, n. 3 e p. 1922, fig. 42.
Fig. 25 rapporto 1:3
5) Inv. V.07.7047.1. Coppa in sigillata africana D, tipo Hayes 81, dalla Galleria VII. Fr. di orlo e parete. Impasto e vernice semibrillante di colore rosso. Atlante p. 104, tav. XLVIII,7. Metà-seconda metà del V secolo. Inedita. 6) Inv. V.01.2.11 (Fig. 26). Scodella in TS C/D, tipo Hayes 88, variante B. Fr. di orlo. Diametro orlo 42,3; spessore orlo 0,7-1,1. Argilla 2.5YR5/8, con inclusi di calcite e vacuoli, vernice dello stesso colore. Segni del tornio all’esterno. Orlo ingrossato e allungato, parete svasata distinta dall’orlo da un solco sottile Atlante I, pp. 92-93, tavv. XL, 9-10. Secondo quarto-metà del VI secolo. Sidi Khalifa. Bibl.: Falzone 2007, p. 1884, n. 1 e p. 1922, fig. 42.
Fig. 26 rapporto 1:4
7) Inv. V.01.15.1 (Fig. 27). Vaso a listello in TS/ D1, tipo Hayes 91A o B. Fr. di orlo e parete. Diametro orlo 28; spessore orlo 0,4; spessore parete 0,5; spessore listello 0,8. Argilla 10R6/8 con rari inclusi di quarzo, vernice dello stesso colore che giunge internamente fin sotto l’orlo. Orlo arrotondato e indistinto con listello ricurvo impostato subito al di sotto, pareti svasate. Atlante I, pp. 105-107, 45
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tavv. XLVIII-XLIX. Metà/seconda metà del V secolo. Tunisia del Nord. Bibl.: Falzone 2007, p. 1884, n. 2 e p. 1922, fig. 42. Fig. 27 rapporto 1:3
8) V.11.1135.2 (Fig. 28 a-b). Vaso a listello in sigillata africana D, dal cubicolo X.20, forma Hayes 91 D. Sei frr. di orlo e parete, di cui quattro combacianti. Tracce di bruciato sulla superficie interna ed incrostazioni sull’orlo. Dimensioni: diametro orlo 32; spessore orlo 0,4; spessore listello 2. Argilla 2.5YR6/8 con tracce di vernice all’interno. Atlante I, p. 105, tav. XLIX, 7-8. VII secolo. Inedito.
Fig. 28 a-b
a
b
9) V.09.1133.2. Forma aperta non identificabile in sigillata africana D, dal cubicolo X.20. Fr. di parete. Dimensioni massime: 2,4 x 3,7 x 0,5. Argilla 10R6/8 con rivestimento all’interno. Tracce di due solchi concentrici sulla superficie interna. Inedita. 10) V.09.1133.3. Forma aperta non identificabile in sigillata africana D, dal cubicolo X.20. Fr. di parete con andamento curvilineo. Dimensioni massime: 5,8 x 3,6 x 0,5. Argilla 10R6/8 con rivestimento all’interno e all’esterno. Inedita. 46