Anteprima il popolo delle stelle

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Sandro Orlandi

Il popolo delle stelle


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A mia madre


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Copyright Š 2014 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it In copertina: Identità di Maristella Angeli ISBN:978-88-96926-55-0

Sandro Orlandi, Il popolo delle stelle, Antipodes, Palermo 2014


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Penso spesso che la notte sia pi첫 viva e colorata del giorno. (V. Van Gogh)


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Prefazione

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olto spesso leggiamo sui giornali, o apprendiamo dalla tv, di sette segrete che soggiogano e imprigionano letteralmente persone, prevalentemente giovani, sicuramente fragili e problematiche. Ci spiegano che sono associazioni criminali che sfruttano la debolezza umana per propri fini di lucro, con disprezzo morale e assoluto cinismo. Ci raccontano anche di come queste sette agiscono nel tessuto della società, sempre distratta ed egoista, avvalendosi di facili esche per far abboccare le loro vittime. Il presente romanzo si occupa di questo. Non solo quindi di chi sono generalmente i criminali, di come irretiscono le loro prede, ma soprattutto di chi sono questi ragazzi che cadono nella loro rete e di come sia difficile aiutarli ad uscirne indenni. La setta di cui si parla agisce in un modo particolarmente spietato e non si creda troppo fantasiosa la narrazione degli avvenimenti, ancorché crudi e violenti. Sono purtroppo dati che pescano nella realtà di fatti realmente accaduti, documentati nelle cronache di tempi non certo remoti. E non si pensi che i personaggi descritti siano tutti inventati, dal momento che nelle sette sataniche si ritrovano spesso individui che di umano ormai hanno davvero poco e le loro capacità criminali rasentano l’inimmaginabile. Quanto poi agli episodi di magia nera descritti nel testo, sono stati scelti tra i più conosciuti 7


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e documentati da fatti incontrovertibili anche per la mente più agnostica e razionale. Si può non voler credere, ma non si può far finta che non avvengano nella realtà. Ben vengano poi gli eroi della storia narrata: il nostro Vincenzo, ma anche i suoi amici carabinieri, che spiccano per la loro grande umanità e, a tratti, per la loro ingenuità. Ma il lato oscuro dell’uomo, descritto attraverso i personaggi del romanzo è là e non possiamo cancellarlo. Facciamo finta di poter convivere con simili mostri, ma in realtà è con enorme fatica che riusciamo a farlo, quasi sempre aggrappandoci alla ricerca del lato più candido e leggero della vita di tutti i giorni, magari una battuta in dialetto, uno scherzo innocente, o un’allegra risata. Dopotutto è solo così che, il più delle volte, riusciamo a sopportare la spietata quotidianità: con ironia e autocritica. Il più delle volte. Sandro Orlandi

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“Sono forte, io non temo per la mia sorte. Vola via, non ho paura e porta via con te questa notte oscura.”

«Pronto?...Pronto?» Aveva abbrancato il cordless con la destra mentre con la sinistra stringeva il tovagliolo. Certo il tono non era dei più accondiscendenti, visto che aveva dovuto staccare occhi e bocca dalla teglia di rigatoni con provola e zucca gialla della sera prima: una vera libidine! «Pronto?» Ripeté con l’accento calcato sulla prima “o”. «Prontooo?» Quasi urlò. «Insomma, chi è?» «Merda!» Biascicò rabbioso Vincenzo a denti stretti. E riattaccò. Andava di fretta quando circa un’ora più tardi uscì per recarsi allo studio. Svelto s’infilò in macchina e si catapultò nel traffico. Andò bene. Solo quarantadue minuti per arrivare. Ma la signora Grasselli lo stava già aspettando. 9


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«È già arrivata!» Lo apostrofò la Luigina, allarmatissima e agitata com’era nella sua natura, «sta aspettando di là da quasi dieci minuti!» Vincenzo grugnì a sguardo basso e si diresse deciso verso la porta dello studio di “Vincenzo Tuttobene – investigazioni private”. Così recitava la targa di metallo dorato affissa appena fuori. «Signora carissima, come sta?» Disse sorridendo che ancora non aveva aperto del tutto la porta. Venti minuti dopo la signora Grasselli se ne andò, lasciando tra le mani di Vincenzo l’assegno di ottomilasettecentoquaranta euro, spese comprese. Un lavoro di quasi tre mesi andato a buon fine! Eppure Vincenzo non si sentiva del tutto soddisfatto. Girava e rigirava quel pezzo di carta verdognolo tra le dita, senza decidersi a ficcarlo nella cartellina. Seduto nella poltrona nera della sua scrivania meditava, elucubrava, cogitava… L’interfono gracchiò. «Posso venire dottore?» Cinguettò la Luigina. «Mmmm…non lo so.» «Come?» «Sì va bene; vieni pure.» Ma appena la Luigina aprì la porta dello studio cominciò ad inveire contro di lei. «Quante volte ti ho detto che non devi chiamarmi dottore? Io non sono dottore, anche se molti amano sentirselo dire e anche se fa un certo effetto ai clienti. Non posso esibire alcun diploma, se non quello della scuola. L’unico pezzo di carta recente che ho è la licenza di congedo militare, che peraltro è pure provvisorio.» Ma la ragazza non capì l’allusione e accusò il tono di rimprovero. Se ne stava lì ad occhi bassi e corrucciata come una bambina scoperta mentre s’ingozza di cioccolatini. Vincenzo capì di aver esagerato. Non dipendeva da lei se gli girava male. Oltre tutto era pure sua nipote. «Ma io…» Tentò lei in un sussurro. 10


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«No, no, non scusarti» disse Vincenzo in tono più dimesso «sono io che ho sbagliato a dirti quelle cose. Sai, è che oggi non mi sento proprio in forma.» Ma lo sguardo della Luigina cadde sull’assegno lasciato in bella mostra sulla scrivania e Vincenzo se ne accorse. «Insomma non so che cosa non va, ok? Ma non va! No! Non va proprio per niente! Ok?» Alzando la voce. La ragazza lo guardò interdetta in silenzio. «Merda!» Concluse lui stizzito. Poi, in tono rassegnato aggiunse: «va bene, va bene. Che cos’è che volevi dirmi?» «Ecco dot…» Lui la fulminò con lo sguardo «voglio dire…zio Vincenzino…» lui alzò gli occhi al cielo «ci sarebbe da dare la risposta al signor Martinelli.» «Chiamami sempre signor Vincenzo in pubblico, solo così, hai capito?» «Sì, sì ho capito…zio» «Mah…» Sospirò «chi cacchio è sto’ Martinelli?» «È il tizio della pelliccia.» «Ah sì: quello che ha denunciato la moglie per aver inscenato il furto in casa (dice lui).» «Già.» «Beh, digli che ho troppo da fare per andare dietro alla pelliccia di sua moglie. Che se la trovasse da solo!» «Veramente devo dire così?» «Ma no, no accidenti! Digli semplicemente che siamo troppo occupati in altre indagini. Oppure che devo andare fuori. Anzi, ecco: che devo andare per un mese in…in Australia!» «Davvero?» Sbuffò. «Lascia perdere. Digli semplicemente che il caso non lo prendiamo. E basta!» «Va bene.» 11


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Quando la porta si richiuse dietro la Luigina, si chiese perché mai si era fatto convincere da Maurizio, suo fratello maggiore. Ma dopotutto, si disse, a ventiquattro anni, con il diploma di istituto tecnico e le condizioni della famiglia, il lavoro che oggi non si trova, una non proprio bella presenza…insomma: come poteva dire di no? E poi qualcuno che rispondesse alle telefonate e che gli prendesse gli appuntamenti gli ci voleva proprio. In fondo ormai aveva messo su uno studio di investigazioni private, “Lo studio di Vincenzo Tuttobene”, l’ex maresciallo dell’esercito che aveva mollato la moglie quando questa era tornata da lui, che, anche se non era più un ragazzino, era riuscito a mettersi in discussione e a cambiare vita, e che aveva brillantemente risolto il famosissimo caso del killer della rosa! Quello di cui avevano parlato radio, tv e giornali per almeno un mese e che gli aveva fruttato notorietà, fama e clienti! Costava poco peraltro la Luigina e soprattutto stava al suo posto. Certo non era un aquila e non faceva un gran che figura, diciamo così, ma… al diavolo! Era sua nipote, no? E poi, per lo meno, se le confidava qualcosa poteva essere sicuro che se la sarebbe tenuta per sé. «E lo credo!» si rispose parlando da solo «non la capirebbe nemmeno, tonta com’è!» Ma perché sono così storto oggi? Si chiese. Il telefono squillò. «Maresciallo?» «Comandi!» Riflesso condizionato alla Pavlov. «Ma chi?» Nessuno più lo chiamava così. «Oh, mi scusi sa maresciallo, sono il maggiore Ingiulla, si ricorda?» «Ah sì, certo maggiore!» «Ci siamo conosciuti per il caso del killer della rosa!» «Sì, sì, ho capito! Dica pure maggiore!» Ma il naso già cominciava a prudere. «Ecco, le telefono per chiederle un favore personale.» 12


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