Antiche terme di Sicilia

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{ Saggio }

Giuseppe Verde

Antiche terme di Sicilia


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Autorizzazione alla pubblicazione delle figg. 2-3, Regione Siciliana - Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana - Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana - Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Agrigento (Lettera di autorizzazione Prot. n. 2756/5 del 25 Marzo 2019). Autorizzazione alla pubblicazione della fig. 4, Regione Siciliana - Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana - Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana - Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina (Lettera di autorizzazione Prot. n. 0001879 del 22 Marzo 2019). Proprietà letteraria riservata all’Autore.

Copyright © 2019 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Antipodes s.a.s. Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it

ISBN: 978-88-99751-77-7

Citazione del volume: G. Verde, Antiche terme di Sicilia, Antipodes, Palermo 2019.


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Indice Presentazione

Premessa

Introduzione

Prima parte - Le antiche terme di Sicilia 1.1. Ambienti delle terme antiche

1.2. Organizzazione degli antichi bagni e figure preposte

1.3. Statio termale, epigrafe e cursus publicus di Sicilia

1.4. Terme siciliane con resti archeologici

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1.5.Siti del tipo Aquae nella Tabula Peutingeriana

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2.1. Inquadramento storico

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Seconda parte - Aquas Labodes

2.2. Aquas Labodes nella cartografia antica

2.3. Origini di Sciacca nel territorio termale

2.4. Itinerario Antoniniano e Tabula Peutingeriana

2.5. AntichitĂ e attualitĂ del termalismo

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Terza parte - Le grotte vaporose di Sciacca 3.1. PeculiaritĂ delle grotte vaporose

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3.2. Discipline correlate

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3.4. Spedizioni speleologiche

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3.3. Aspetti storici ed archeologici 3.5. Le grotte del Cronio come geosito

Abbreviazioni

Indice analitico

Bibliografia citata

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Presentazione Nel tema più vasto delle “antiche terme di Sicilia” sviluppato da Pippo Verde nella sua nuova opera, era inevitabile che il complesso termale di Sciacca, con centro nelle grotte del Cronio di San Calogero, acquistasse tra le terme siciliane - un particolare rilievo per più ordini di motivi. Tra quelle di più antica fama ed origine, esse sono note e ricordate per le loro proprietà curative da autori classici quali Diodoro, Strabone e Plinio, citati dall’Autore, e frequentate - per motivi di carattere religioso e probabilmente anche terapeutico - fin dalla preistoria, come dimostrato dalle ricerche speleologiche e archeologiche condotte dalla metà del secolo scorso dai compianti Giulio Perotti, che dal 1957 al 1998 con la Commissione Grotte “Eugenio Boegan” di Trieste guidò per ben 10 esplorazioni nelle Grotte del Cronio e Santo Tinè che, per primo, rileva l’importanza del sito dal punto di vista archeologico e la sua “imponente sequenza stratigrafica che dal Neolitico antico arriva alla Prima età del Bronzo” che ne fanno la base su cui si fonda la cronologia dell’intera preistoria siciliana. Peraltro la recente e inattesa scoperta di reperti ellenistici nella grotta Di Milia ne attesta la frequentazione anche in età più tarda, potendosi pertanto agevolmente affermare l’uso ininterrotto di esse dalla preistoria fino ai nostri giorni. Ma l’importanza dei Bagni di Sciacca a fini terapeutici trova testimonianza oltre che storica ed archeologica anche nella tradizione religiosa cristiana che ne fa il centro dell’attività del santo taumaturgo Calogero che vi si insedia nel V secolo. Ancora nel XVI secolo, quando l’uso delle terme in genere torna a riscuotere un certo interesse, quelle di Sciacca sono note ben oltre la Sicilia, e citate da studiosi e medici come il padovano Michele Savonarola, che nel 1552 scrive: “i Siculi godono di molti bagni ma quelli di Sciacca superano tutti gli altri”, mentre il medico torinese Bartolomeo Clivolo, nel 1553, parlando delle terme siciliane, scrive, riferendosi a quelle di Sciacca:

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“L’isola di Sicilia possiede parecchi bagni termali situati in luoghi diversi, tra i quali uno che si distingue rispetto agli altri merita un discorso più approfondito”. È evidente che la fama delle sue terme aveva varcato i confini dell’isola, come dimostra, in età imperiale romana, anche la presenza nell’Itinerarium Antonini dei due toponimi di Ad Aquas e di Aquis Larodes, e nella Tabula Peutingeriana del toponimo di Aquas Labodes con un’icona, unica in tutta la Sicilia, nella quale l’autore vede la rappresentazione di una “direzione generale” per i trasporti nell’isola. E proprio la presenza delle terme può avere influenzato la scelta del sito di Sciacca per tale funzione. Ma non possiamo peraltro pensare che le terme o la stazione di posta fossero le uniche presenze nel territorio, interessato infatti dall’insediamento alla foce del Carabollace, a cui Valentina Caminneci attribuisce la “funzione di smistamento e stoccaggio delle merci in transito” e, più a nord dello stesso, dall’insediamento di Locogrande, l’abbandono dei quali può anche essere messo in relazione con la nascita di Sciacca in età imperiale (Valentina Caminneci, Tra il mare e il fiume, Dinamiche insediative nella Sicilia occidentale in età tardo-antica: il villaggio in contrada Carabollace, in The Journal of Fast Online). Non è escluso tuttavia che già in quell’età il sito dell’attuale città fosse interessato da un insediamento abitativo, al di sotto dell’attuale abitato, all’interno del quale sono stati rinvenuti resti di quel periodo nel corso degli scavi archeologici condotti tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento nella chiesa di Santa Margherita. Solo tracce, è vero, ma testimonianza di una presenza certa che si aggiunge a quella epigrafica relativa alla lapide, oggi dispersa, catalogata nel XVII secolo e murata sulla facciata di un edificio a Porta Bagni, relativa alla realizzazione di una statio attorno alla metà del IV secolo, e a quella pittorica di Aquas Labodes sulla Tabula Peutingeriana che segnano con ogni probabilità, come osservato da Pippo Verde, l’atto di fondazione della città. Resta il rammarico che quel patrimonio, che in età classica aveva anche dato il nome al sito, indicato appunto come Thermae dagli autori classici, non sia stato né localmente né a livello regionale adeguatamente valorizzato e fruito, versando attualmente in uno stato di deplorevole decadimento o almeno di sotto utilizza6


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zione rispetto alle potenzialità possedute. Rammarico che Pippo Verde esplicita a chiare lettere e che non può non essere condiviso da parte di chi nutra amore per questa terra e interesse per il suo avvenire. Pietro Meli Ex Soprintendente ai Beni Culturali di Agrigento

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Premessa Con questo studio ho inteso approfondire alcuni aspetti delle terme antiche di Sicilia che ancora oggi conservano tracce archeologiche del loro utilizzo, riservando uno spazio speciale alle Aquas Labodes e alle grotte vaporose di Sciacca. Nel quarto secolo, la Sicilia fu luogo di interesse da parte di aristocratici, senatori e figure centrali del governo romano, che si concretizzò nella frequentazione di terme pubbliche o nella costruzione di villae private, dotate di impianti termali1. Tale frequentazione era dettata non solo da esigenze di villeggiatura ma anche da interessi personali legati al latifondo e/o per l’esercizio di funzioni governative. Vitrasio Orfito uno dei due consolari citati nella lapide del cursus publicus rinvenuta a Sciacca - viene indicato anche come probabile dominus della villa di Piazza Armerina2. Dopo uno studio cartografico delle Aquae raffigurate nella Tabula Peutingeriana (tavola pittorica di età medievale che raffigura il mondo romano del II-IV secolo d.C.) ho tracciato l’importanza delle grotte vaporose del Monte Cronio, presentando brevemente il loro divenire storico. Dalle note aggiunte ai titoli di alcuni paragrafi, risulterà chiaro come alcuni scritti costituiscono varie relazioni con cui ho partecipato ad incontri e congressi organizzati da diversi Enti sull’argomento terme, oppure si tratta di indagini storiche, come quella richiesta dal Comune di Sciacca; gli argomenti sono spesso comuni, per cui è possibile che alcuni contenuti si ripetano e di ciò chiedo comprensione al lettore: ho preferito mantenere la stesura originale degli scritti, pensando che qualche ripetizione possa comunque essere di aiuto per ricordare meglio. Il libro ha le sue novità rispetto ad altri che ho già pubblicato sull’argomento e presenta aspetti particolari. Lo studio dettagliato dell’epigrafe di Sciacca risalente al IV secolo d.C. (oggi dispersa, ma pubblicata da Gual-

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tieri e da Mommsen) permette di dare - nel paragrafo 1.3. - una datazione precisa alla Tabula Peutingeriana, che raffigura anche il territorio termale di Sciacca. Inoltre, un attento studio delle distanze in milia passuum (m.p.) poste a destra e a sinistra della vignetta di Aquas Labodes - una delle più grandi nella Sicilia della Tabula Peutingeriana - fornisce l’estensione geografica della statio e l’unità funzionale raggiunta nel IV secolo d.C. dai due toponimi locali (Ad Aquas ed Aquis Larodes) citati nell’Itinerario Antoniniano. Con questi scritti spero di aver fissato meglio il valore storico del patrimonio delle terme di Sicilia e di Sciacca - queste ultime in deplorevole stato di chiusura - e di avere veicolato un messaggio: le terme antiche di Sciacca sono troppo importanti per essere abbandonate e – insieme alle altre antiche terme di Sicilia – costituiscono un valore irrinunciabile per un’isola che oggi costituisce una forte attrattiva turistica e una delle regioni italiane con un sorprendente deposito di beni archeologici. Giuseppe Verde

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Introduzione Ricca di sorgenti termali, la Sicilia era concepita già in età preistorica come sede di forze arcane della natura, legate a fenomeni idro-termali, evidenti nell’emissione di vapori che a Sciacca, ad esempio, furono all’origine di un culto indirizzato alla Madre Terra, poi sostituito in età greco-romana nel culto a Demetra. Se la religiosità dell’uomo non ha lasciato molti segni in alcuni luoghi da lui frequentati, in altri contesti si sviluppò l’accezione di luogo di cura o di intrattenimento sociale che portò alla creazione di impianti termali pubblici o privati, con le magnifiche ville costruite dai Romani in Sicilia, che ancora oggi mostrano vasche, piscine e sudatori artificiali. Riguardo alla loro diffusione nell’isola, va precisato che nel periodo tardo-antico ciò si verificò principalmente nei siti minori o rurali, perché gli interessi si erano spostati verso l’ambiente agrario, già a partire dal III secolo dopo Cristo3. È proprio durante l’età imperiale4 che nel latifondo siciliano trova diffusione la tipologia della grande villa con impianto termale, come la Villa del Casale, la Villa del Tellaro e la Villa di Patti; edifici termali si trovavano anche presso importanti stationes del cursus publicus dell’isola, come a Comiso, Filosofiana e Vito Soldano; tra esse, è da menzionare anche la villa di Durrueli (nei pressi di Realmonte), dotata di terme vicinissime al mare, mentre una trattazione a parte merita per la sua importanza Aquas Labodes, la statio ubicata nel territorio di Sciacca, con la sua antica sudatio (Fig. 1). Nella parte che riguarda le antiche terme di Sicilia prenderò in considerazione solo i centri che conservano tracce di impianti termali o di altri ambienti5 ad essi correlati, che ne documentano una antichità d’uso. Alcuni di questi centri, come Tindari e Piazza Armerina, presentano pareti tubulate in cui le condutture in terracotta - allineate una accanto all’altra - trasportavano l’aria calda generata nel vicino ipocausto. L’altro sistema di riscaldamento delle acque nell’antichità6, tramite suspensurae (Fig. 2), è più frequente ed è descritto nei suoi

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Fig. 1. Sudatio delle Terme di Sciacca (Archivio G. Perotti)

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particolari da Vitruvio (De Architectura, V,10), Cetio Paventino (De diversis fabris architectonicae, 16) e Palladio (Opus Agriculturae, I,39). Gli impianti termali che fanno parte di ville private dovettero servire al proprietario, ma se ne incontrano anche altri di uso collettivo7. Riguardo alla distinzione tra i termini balnea e thermae, sembra che il primo si riferisca ad ambienti utilizzati in epoca anteriore al I secolo a.C., mentre il secondo ad ambienti di età imperiale8. La creazione di stationes lungo il cursus publicus era dettata dall’esigenza di cambiare i cavalli, trovare vitto e alloggio - in aggiunta al possibile uso degli impianti termali - specialmente lungo le vie di comunicazione; ma per il cittadino romano, le terme furono generalmente luoghi sociali in cui si trovavano esedre, pinacoteche, auditori, stadi, palestre ed opere d’arte. Al calar del sole i tinnambula annunziavano la chiusura di tali luoghi. In Sicilia si trovano resti molto antichi di terme, lodate già da Strabone (VI, 5), Plinio (VI, 6; III, 9; XXXI 6; XXXV 15) e Diodoro (V, 6): quest’ultimo cita le terme di Sicilia parlando di Ercole (IV, 12; V, 2) e in altri punti della sua opera (IV, 78) fa riferimento a


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