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Maristella Angeli
Azan e la spada di Dityan
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Ai lettori di questo romanzo, finchÊ riconoscano i valori in esso espressi: la pace tra i popoli, la speranza nel futuro, l’entusiasmo e l’amore per la vita. Maristella Angeli
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Copyright Š 2014 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it In copertina: Strade di luce di Maristella Angeli ISBN: 978-88-96926-45-1 Maristella Angeli, Azan e la spada di Dityan, Antipodes, Palermo 2014
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Scoprire e scoprirsi all’interno di vocaboli, nell’intimità di un autore, nello specchiarsi in parole incise nell’anima. La grande magia ora è impressa, e invade l’anima che sussurra. Maristella Angeli
Premessa Questo secondo romanzo ha come protagonista la stessa principessa Azan, vissuta per diciotto anni sulla Terra ed ora tornata a far parte del suo popolo, un’unica stirpe elfica sopravvissuta e rifugiatasi in un pianeta parallelo e invisibile, molto vicino a quella dei terrestri: la “Terra Sospesa”. La protagonista narra le vicende, i pericoli che dovrà affrontare insieme al suo popolo, a causa di un nuovo e terribile attacco delle forze del male. Invincibili e potenti nemici minacciano le loro vite e quelle dei terrestri; affrontarle non sarà cosa facile. Ancora una volta, gli elementi magici e le forze del bene le verranno in aiuto. L’unione, salda e indistruttibile di un popolo che desidera l’armonia e la pace, sarà determinante. L’Autrice
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Capitolo
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Sufflan il vento che annuncia
N
uove vite segnano le ere e il tempo, scandite dal fato, che di magia è intessuto.
Molto tempo era trascorso dalla cerimonia nuziale con il principe Urban e nella Terra Sospesa regnava l’armonia. Il sacro rito celebrato nella foresta di Hilmianj, aveva segnato l’inizio di una nuova era. Un’unione scritta nel Libro Sacro Elfico, accolta dalla natura cui ogni elfo è legato come in simbiosi. Un periodo stupendo della mia vita. Urban si rivelò un Eggar dalle infinite qualità, attento, premuroso, coraggioso e affidabile. Ogni nuovo giorno era colmo di amore e di felicità. La ragazzina di un tempo, vissuta sulla Terra per diciotto anni, era comunque un pensiero ancora vivo in me. Ricordavo perfettamente il mio aspetto, il mio corpo grassottello, i brufoli che cercavo di nascondere con uno strato spesso di fondotinta, i compagni di scuola, le risatine ironiche, gli sguardi di disgusto 7
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dei ragazzi e le battutine, di quelle che fanno male: “Brutta e grassa!” Mi mancava soprattutto la mia amica Lia e la gattona Miù. Distolsi i miei ricordi percependo strane vibrazioni. Qualcosa d’imprevisto giungeva a interrompere l’armonia che regnava nella Terra Sospesa. Nella contea del sud si era avvertito un tremore, scosse ripetute. I Saidi avevano avvistato del fumo in lontananza, ma sapevano che il vulcano Seymont era molto lontano, non poteva quindi costituire un pericolo. Avevano avvistato dei meteoriti, come avveniva spesso nella Terra Sospesa. Nessuno se ne preoccupò. Il mago Mixia, creatore della nostra terra, teneva sotto controllo tutto ciò che accadeva; era lui che ci proteggeva. Ci sentivamo al sicuro da qualsiasi tipo di minaccia e percepivo che qualcosa stava accadendo, qualcosa che avrebbe messo in pericolo le nostre vite. «Urban, andiamo a vedere nella postazione più alta. Meglio controllare.» «Certo Azan, ma ci sono i Saidi che hanno una vista d’aquila. Se può essere utile a tranquillizzarti, andiamo a vedere di persona.» Salimmo sulla torre di avvistamento per controllare la situazione. «Mi sembra che questa volta ci sia più fumo del solito sul vulcano Seymont.» «Sembra anche a me, Azan. I Saidi hanno avvistato meteoriti. Ogni tanto si verificano dei fenomeni vulcanici. Non ti preoccupare.» Osservammo i Saidi sventolare la bandierina blu, segno che tutto era tornato alla normalità. Rassicurata, tornai nelle mie stanze. Mi apprestai a prepararmi con cura e, mentre indossavo un vestito damascato mi specchiai. La mia immagine riflessa era quella di una splendida principessa dai lunghi capelli biondo grano e dai grandi occhi azzurro cielo, ma a quella figura si sovrappose l’immagine terrestre. I ri8
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cordi riaffiorarono, la mia vita passata, e ripensai a tutto ciò che l’aveva cambiata radicalmente. “Dove credi di andare con quella palandrana che indossi?” Era stata una delle battute preferite dei miei compagni. Solo Lia mi consolava e riusciva a comprendermi. Chissà se si era poi fidanzata con Enzo, di cui era cotta. Se avesse conosciuto la verità, avrebbe compreso? Avrebbe potuto credere? E se mi avesse visto così, com’ero ora, mi avrebbe riconosciuta? Appartenevo al popolo Eggar, figlia della regina Eine e del re Soldian, predestinata a salvare il mio popolo. Ancora ricordavo la terribile voce della strega Frida, le minacciose parole del principe delle tenebre. Grazie all’aiuto dell’amato Urban, delle fatine del bosco Andrian, Sillan e Vanis, ero riuscita nell’impresa: avevo liberato il mio popolo distruggendo Frida e suo figlio Dandel. Sapevo che se non ci fosse stato Vogish il drago protettore, Zenze lo specchio magico, Thishaf il bottoncino luminescente, Sifah il portagioie misterioso e Khiris l’amuleto degli Eggar, non sarei certamente riuscita a sconfiggere quegli esseri demoniaci. Senza i consigli di Saspha, l’albero della saggezza, non avrei saputo svelare la formula magica per richiamare a me Acrum, la spada sacra, la sola in grado di distruggere il male. L’intero popolo Eggar mi era stato accanto. Gli elfi potevano leggere nel pensiero, erano uniti nel percepire il sentimento e lo stato d’animo di ognuno. Era una bella giornata e il paesaggio era talmente stupendo che sembrava di vivere in una favola. Urban aveva impegni militari, così mi allontanai a cavallo. Muioj era il mio destriero pezzato, un Mustang. Il cavallo per gli elfi era un animale con il quale si aveva un profondo rapporto d’intesa e di fiducia reciproca: gli Eggar avevano appreso dagli indiani Navajos a rendere unico, questo forte legame. 9
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Passeggiando per l’estesa prateria, ero presa dai ricordi e dai tanti pensieri. «Chissà se potrò tornare sulla Terra. E Miù? Come vorrei averla qui, con me.» Sapevo che la signora Elvira, la “gattara” del quartiere, curava tutti i gatti quando gli inquilini erano assenti. Fortunatamente le avevo lasciato le chiavi del mio appartamento e, ascoltando i miagolii acuti di Miù, sapeva bene quando entrare in casa. Quanto ai compagni di scuola, ormai iscritti a facoltà universitarie, desideravo rivederli nonostante mi avessero preso in giro per il mio aspetto. Sentivo che mi stavano cercando. Certo un po’ avevano ragione a darmi l’appellativo di “aliante in volo” visto le ampie palandrane svolazzanti che indossavo per nascondere i numerosi rotolini di grasso. In quanto a Dean, pensavo a come avevo fatto a invaghirmi di un tipo talmente vuoto e insignificante. Mentre ero presa dai pensieri e dai ricordi, percepii un sibilo, poi una voce soave che mi chiamava. «Principessa Azan, ora hai cose più importanti cui pensare.» Mi girai, ma non sembrava ci fosse nessuno. «Chi sei?» Chiesi incuriosita. Un vento tiepido mi avvolse, come a ricoprirmi con un soffice manto d’aria. «Sono Sufflan il vento che annuncia.» Guardai sorpresa la strana morbida mantella d’aria che sembrava abbracciarmi. «Non temere porto buone notizie.» «Buone notizie? Dimmi quali.» «Azan, le donne Eggar percepiscono ogni più piccolo cambiamento nel proprio corpo.» «Cosa vuoi dirmi?» «Lo scoprirai da sola. Appoggia la mano sul tuo ventre.» 10
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Sorpresa a quella richiesta, obbedii. «Non sento niente. Proprio niente!» «Un po’ più in basso Azan.» «Oh…ma…?» «Puoi già sentirlo. Gli elfi possono!» Un piccolo battito velocissimo, come di un tic tac di orologio. «Sufflan, lo sento!» «Sì Azan, è il suo cuore.» «La mia bambina, mia figlia!» Scesi da cavallo e talmente grande era la felicità, che ridevo e roteavo su me stessa. L’emozione fu talmente forte, che mi girò la testa. Distesa sul prato fiorito, continuavo ad ascoltare la nuova vita crescere in me. «Azan, forze oscure si muovono nelle profondità. Dovrai proteggere tua figlia!» «Nuove forze oscure? Ormai non c’è più pericolo per il popolo Eggar.» «Purtroppo il male mette radici nelle profondità della terra. Proteggi la tua bambina Azan!» Così com’era giunto improvviso il vento si dissolse, con un ultimo sibilo. Uno svolazzare di piccole ali annunciò l’arrivo dell’inseparabile fatina. «Andrian, mia dolce fatina.» «Azan, ho percepito la tua felicità e ne conosco il motivo. Sono felice per te, una figlia è un tesoro prezioso.» «Grazie, sei molto cara! Devo annunciare l’importante notizia.» «Tutti già sanno. Ricordi, sappiamo leggere il pensiero!» Le vocine di Sillan e di Vanis si sovrapposero, rallegrando il momento magico. Le fatine erano talmente emozionate, che non riuscivano a farsi capire e farfugliavano. 11