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Mario Simoncini
Beatrice e altri racconti
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Copyright © 2018 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it
In copertina: immagine ispirata al racconto “Beatrice”, di Rita Piccinini ISBN: 978-88-99751-21-0
Mario Simoncini, Beatrice e altri racconti, Antipodes, Palermo, 2018
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A Isabella
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Introduzione Una raccolta di piccole storie che vede protagoniste, fin dal titolo e dalla copertina, le donne, alcune donne. Personaggi vividi o sfocati, pieni di energia o appannati, personaggi femminili comunque irretiti e ingabbiati dallo sguardo maschile, esaltati in certi casi, oggetto di scherno e di svalutazione in altri. Mi chiedo quanto ci sia del mio sguardo, anche se forse tenta di nascondersi e comunque si intreccia con lo sguardo dei personaggi maschili che di volta in volta appaiono nei racconti. Uno sguardo che a volte, con la precisione di un chirurgo o di un anatomopatologo, osserva e seziona seni, cosce, natiche, altre volte va alla caccia di un’immagine femminile schiacciata nello stereotipo di madre, moglie, amante, sorella, di donna che presta cure e chiede nel contempo protezione, che si vuole abbastanza forte da corrispondere al proprio bisogno e soddisfarlo, ma al contempo abbastanza debole dal rinsaldare un ruolo maschile altrimenti traballante. Donne perseguitate da amanti che non si rassegnano alla perdita e all’abbandono, donne violate, donne uccise, magari solo per un capriccio o per una pulsione incontrollabile, donne che si uccidono a loro volta esasperate dalla frustrazione, donne che scompaiono sottraendosi agli obblighi e alle costrizioni di un mondo che va diventando interamente maschile, contribuendo cosÏ a realizzarne fino in fondo un destino segnato da una sorta di oscura maledizione, donne venerate e innalzate su un piedistallo, donne che ri5
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vendicano autonomia e libertà, donne ridotte a simulacri fatti a misura degli inconsci desideri maschili, donne che fluttuano in realtà distopiche, e che, al contrario degli uomini, sanno accettare l’irrazionale, la via d’uscita da una norma ampiamente codificata. E uomini che nella autonomia e libertà delle donne non riescono a vedere un’occasione di autonomia e libertà per sé stessi, uomini che soffrono l’abbandono, uomini che si ergono a persecutori o a protettori, incapaci di sfuggire, in ogni caso, a logiche androcentriche. Colpi di coda, in definitiva, di un patriarcato che non si rassegna e vive la sua crisi senza mai veramente decidersi a scomparire. Morto ma non ancora sepolto.
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UNO
Gli equivoci
Giorgio è un impiegato. Un impiegato di banca come ce ne sono tanti, né particolarmente bello né particolarmente brutto, di media statura e di media intelligenza, un impiegato dei nostri tempi, un impiegato, come dire, antropologicamente di sinistra, che ama leggere, andare al cinema, ascoltare della buona musica, tenersi in forma con un paio di sedute in palestra alla settimana e, ogni tanto, una partitella di calcetto con i colleghi. Il sabato mattina, che non deve andare in ufficio, fa volontariato in ospedale: assiste i malati che non hanno nessuno che li vada a trovare, li aiuta a mangiare, li intrattiene chiacchierando del più e del meno, e questa cosa lo gratifica, gli sembra – una volta tanto – di essere utile agli altri, forse perché la sua vita, per il resto, gli appare vuota e insoddisfacente. Sul lavoro Giorgio è coscienzioso, non si tira indietro se c’è da rimanere in banca oltre l’orario normale, è affabile con i colleghi (forse un tantino riservato), rispettoso con i superiori senza però mai sacrificare la propria dignità, cordiale ed efficiente con la clientela. Un bravo ragazzo di trentacinque anni.
Qualcuno dei colleghi – ce ne sono tanti di questi tipi – sospetta che sia gay, solo perché non gli si conoscono relazioni femminili o per questa sua riservatezza che gli impedisce di unirsi alla sgua7
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iataggine degli altri, che invece si vantano delle loro conquiste, reali o immaginarie, e amano raccontarne con dovizia i particolari. La verità è che Giorgio, qualche anno fa, ha avuto una delusione sentimentale che ha lasciato dietro di sé una traccia dolorosa e incancellabile: la ragazza con cui era fidanzato da più di cinque anni si è innamorata di un altro e lo ha lasciato. Cose che capitano a tutti, chi è che non ci è passato, uno se ne fa una ragione, soffre per un po’ i primi tempi e poi comincia a guardarsi attorno, il mondo è pieno di donne, come si suol dire. Giorgio però è un tipo molto sensibile, e non è riuscito a superare il trauma dell’abbandono. Lisa sostiene che, di questo passo, rischia di non superarlo mai.
Già, ma chi è Lisa? Lisa è una collega di Giorgio e, per quello che ne sappiamo, la sua unica amica. Carina senza essere appariscente, anche lei amante delle buone letture (Garcia Marquez, ovviamente, e Baricco, Banana Yoshimoto, la Lessing, scrittori alla moda, insomma), anche lei amante del buon cinema (non si perde un Bela Tarr o un Kim-ki duk, ha qualche riserva su Clint Eastwood, non ama Tarantino), esce spesso con Giorgio e, a quanto afferma chi li ha visti in giro, al cinema o in pizzeria, ci si diverte un mondo.
Ma allora, se insieme si divertono, se hanno gli stessi interessi, gli stessi gusti, la stessa visione del mondo, come mai non stanno insieme? Beh, io, tutte le volte che mi tocca rispondere a una domanda del genere, propongo un esempio calcistico. Sì, calcistico. Ed è questo: immaginate una squadra in cui giochino insieme Pelé e Maradona, come a dire il massimo del massimo, forse i due più grandi talenti che il calcio abbia mai espresso in un secolo di storia, roba che a solo pensarci… ma il tutto sulla carta! Nella realtà, 8
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in una squadra vera, sudori, sangue, invidie, gelosie, brasileversusargentina, siamo sicuri che funzionerebbe, che i nostri due talenti, che dico talenti, geni, che i nostri due geni non si pesterebbero i piedi e non manderebbero a puttane tutta la baracca? Per carità, non voglio certo paragonare Giorgio e Lisa a Pelé e Maradona, ma credo, o almeno spero, che il concetto sia chiaro: Giorgio e Lisa sono talmente amici, c’è tra loro un tale cameratismo, quasi un legame tra fratello e sorella, che rende molto difficile, se non impossibile, qualunque altro tipo di rapporto. Un rapporto sentimentale che potrebbe funzionare solo sulla carta, appunto, mentre nella realtà verrebbe vissuto dai due come una sorta di incesto. E poi, non dimentichiamo che Giorgio viene fuori da quella delusione che sappiamo, per cui Lisa, che fino a qualche tempo fa pensava che forse con Giorgio… ora si è messa il cuore in pace e ha accettato di buon grado il ruolo di amica del cuore, di confidente, di sorella. Ogni tanto nella sua vita e nel suo letto fa posto a qualcuno, ma niente di importante, e mi sa che andrà avanti così finché troverà, se lo troverà, chi la faccia innamorare sul serio. In fondo Lisa è una ragazza all’antica. DUE Da qualche tempo nella palestra frequentata da Lisa, e precisamente al corso di aerobica, ha fatto la sua comparsa Laura. Alta, magra, muscoli guizzanti sotto il body, un piercing sull’ombelico, tatuaggio a forma di pipistrello sopra le natiche, cellulare che squilla in continuazione, Laura è segretaria in un grande e prestigioso studio legale della città. Neanche lei è particolarmente bella, ma il suo viso e il suo corpo emanano sensualità, il suo modo di 9
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ancheggiare, la particolare luce del suo sguardo, uno sguardo intenso, umido, sotto le lenti a contatto, sono letti dagli uomini come messaggi, come promesse di sicure acrobazie sessuali, di contorcimenti, di gemiti, di orgasmi. E infatti in palestra Laura è stata notata fin dal primo giorno, e così, mentre si esercita con i pesi, i bodybuilders, magari con la scusa di suggerirle il modo migliore di svolgere quel certo esercizio, le stanno sempre intorno e ogni tanto, con nonchalance, si permettono perfino una palpatina. Ma lei non sa che farsene di questi tipi gonfi di muscoli e di ormoni e poveri di cervello, e per di più con quell’unico muscolo (un organo, in realtà) che serve in questi casi a scartamento ridotto, lei è una che sa apprezzare un bel ragazzo e, se le va, se lo porta pure a letto, ma per carità, che sia almeno uno con cui parlare ogni tanto, scambiare qualche idea tra una scopata e l’altra. E che sia dolce, tenero, sensibile, non come Stefano, il ragazzo che lei ha lasciato da poco, uno violento, di quelli che le donne servono solo a una cosa, che per di più, quando era su di giri, arrivava pure a picchiarla, per gelosia o semplicemente per qualche cazzata.
Laura e Lisa, a poco a poco, sono diventate amiche. Hanno scoperto addirittura di avere frequentato per un po’ la stessa scuola, ti ricordi di Tizio, chissà che fine ha fatto, e quello con quella, è vero che si sono sposati e ora hanno due bambini, e il professor ***, com’era buffo, io l’ho avuto in seconda, già, tu eri ancora alle medie, insomma, cose così, hanno anche qualche conoscenza in comune, la città in fondo è piccola, ogni tanto si divertono a sfottere i maschiotti della palestra che gli girano intorno facendo la ruota, spesso parlano degli amori passati, di quant’era stronzo quello e di quant’era stronzo quell’altro, due o tre volte se ne vanno a mangiarsi una pizza insieme, loro due sole, e si fanno un sacco di risate e scoprono – come dicevo prima – di essere diventate amiche. 10