Compagnie nobili

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MARIOLINO PAPALIA CAVALIERE DELL’ORDINE AL MERITO CIVILE DI SAVOIA

Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon

COMPAGNIE NOBILI DELLA FELICISSIMA CITTÀ DI PALERMO


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Opera realizzata con il patrocinio di

Associazione Chiese Storiche Via D. Camarda, 10 - 90135 Palermo Tel - 3771346692

Rigattolando S.r.l. Via G. Pitrè 89 90135 Palermo


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Collana Felicis Urbis Panormi nella stessa collana Iscrizioni funebri delle Chiese di Palermo Cronologia storica dei Bajoli, Pretori, Podestà e Sindaci di Palermo 1300-2007 La Casa Notarbartolo. Storia e tavole genealogiche Compagnie Nobili della Felicissima città di Palermo

© testo e foto Mariolino Papalia Via P. di Castro, 234 - 90134 Palermo Tel - 3771346692 © Copertina: “Frontespizi volumi Compagnie della Carità, Bianchi, Pace”, 1579-1595-1639 per gentile concessione Biblioteca Regionale di Palermo

Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-99751-03-6 Copyright © MMXVII Antipodes s.a.s. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. Mariolino Papalia, Compagnie Nobili della Felicissima città di Palermo, Antipodes, Palermo 2017.


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Avvertenza I tabulati posti alla fine del volume sono tratti, dall’anno di costituzione della singola Compagnia al 1759, da Francesco M. Emanuele Marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, stamperia dei Santi Apostoli per Pietro Bencivegna, Palermo 1754-1759. Per la Compagnia della Carità, malgrado le intense e numerose ricerche non è stato possibile reperire notizie sui ruoli dei Ministri della Compagnia, però, da ulteriori ricerche si è appurato che presso l’Ospedale Civico di Palermo esiste un immenso archivio dove purtroppo, malgrado l’aiuto e l’interessamento della Presidenza dello stesso Ospedale, non è stato possibile risalire a nulla non essendoci ancora un inventario completo. Pertanto l’elencazione riprende, sporadicamente, dall’anno 1890 al 1944, anno dello scioglimento della Compagnia, citando i soli iscritti. Per la Compagnia dei Bianchi sappiamo che fu operante sino al 1819; venne ripristinata nel 1849. Anche per questa Compagnia non siamo riusciti a trovare gli elenchi dopo il 1759; si dice che gli archivi vennero distrutti dai Garibaldini al loro ingresso a Palermo. I Governatori e Consiglieri della Compagnia della Pace, dall’anno 1580 sino al 1876 sono ripresi da: “Don Gaetano d’Orioles di San Piero Barone D’Antalbo, Elenco generale dei confrati della venerabile e nobile Compagnia di Santa Maria della Consolazione sotto titolo della Pace dall’anno della fondazione 1580 al 1876, Palermo Tip. M. Amenta, 1877 (Biblioteca Regione Siciliana, BIBL.B.C.1.G.107.4); riprendono con il 1896 e sino al 1956 citando i soli iscritti desunti da un opuscolo tratto dall’archivio del Cav. Mariolino Papalia. Per una maggiore comprensione riportiamo delle annotazioni, alla Compagnia dei Bianchi, che non è stato possibile inserire nelle tabelle di fine volume. Pietro D’Agostino, Maestro Portolano del Regno, Governatore nel 1565, rinunziò lasciando il posto a Luigi Bologna; il Consigliere Vincenzo D’Afflitto rinunziò lasciando il posto a Lancillotto Galletti Barone di Fiumesalato. Lodovico Caprona, Consigliere nel 1572, per la sua morte gli successe Niccolò di Bologna. Ottavio Opezzinga, Consigliere nel 1585, per sua morte gli successe Giuseppe Mastrantonio. Guglielmo Spadafora, Governatore nel 1590, per sua morte gli successe Niccolò Bologna. Coriolano Bologna, Governatore nel 1593, per sua morte gli successe Mariano Migliaccio Marchese di Montemaggiore. Gerardo D’Afflitto, Consigliere nel 1616, per sua morte gli successe Vincenzo Vanni. Giuseppe Imperatore, Consigliere nel 1620, per sua morte gli successe Vincenzo Vanni. Giovanni di Giovanni, Consigliere nel 1625, per la sua cancellazione gli successe Diego Alvarez Osorio Castellano del Regio Castellammare di Palermo. Giuseppe Imbastiani, Consigliere nel 1628, per la sua cancellazione gli successe Vincenzo Vanni. Francesco Maria di Bologna, Marchese d’Altavilla, Governatore nel 1632, per sua morte gli successe Berengario Ventimiglia. Gerardo di Bologna, Consigliere nel 1638, per sua morte gli successe Alvaro D’Afflitto. Nel 1692, per mancanza del Governatore, furono nominati Assistenti: Vincenzo Manganelli e Gabriele Castello Marchese della Motta. Nell’anno 1693 non si procedette all’elezione del Governatore e quindi ressero la Compagnia: Gregorio Denti Principe di Castellazzo, Alessandro Filangeri Principe di Cutò, Pietro Morso Principe di Poggioreale e Antonio Filangeri Principe di Mirto. Nell’anno 1708 non si procedette all’elezione del Governatore e pertanto, un mese per uno, si insediarono: Girolamo Gioeni Duca d’Angiò, Lancillotto Castello Principe di Castelferrato, Giuseppe Filangeri Conte di San Marco, Girolamo Filangeri e Platamone Principe di Cutò, Vincenzo La grua e Talamanca Principe di Carini, Ottavio Gravina Principe di Rammacca, Ferdinado Gravina e Cruyllas Principe di Palagonia, Ferdinando Colonna Duca di Reitano, Giuseppe Alliata Principe di Villafranca, Girolamo Grifeo Principe di Partanna e Luigi Moncada Duca di San Giovanni. 5


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CONFRATERNITA DI S. MARIA DELLA CANDELORA detta “della Carità”

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a Confraternita di Santa Maria della Candelora, eretta in Compagnia sotto il titolo della Carità di San Bartolomeo di Palermo, fu fondata nel 1533 da Don Ettore Pignatelli Duca di Monteleone e Viceré di Sicilia col nome di Unione dei Nobili, aveva lo scopo di visitare e servire gli ammalati del vicino Ospedale di San Bartolomeo. Per far ciò si servì di due pii uomini: Fra Giambattista da Ravenna Carmelitano e Fra Raffaello da Siena Agostiniano (Fonte PP. Cappuccini Palermo, Archivio Nino Basile). La prima sede della Compagnia fu nella chiesa della Madonna della Candelora, piccola chiesa esistente dentro lo stesso Ospedale. Questa teoria sull’anno di fondazione della Compagnia però è confutata da un autore di fine ‘800, il Flandina; egli asserisce che già il 30 novembre del 1398 il Confrate Bernardo de Medico donava all’Ospedale di San Bartolomeo il feudo Sachica (A. Flandina, Capitoli della Nobile Compagnia Ospedaliera della Carità, Palermo 1892, pag. 7). L’ospedale di San Bartolomeo, oggi non più esistente se non in una parte di loggiato, sorgeva nell’odierna Piazza Santo Spirito e la sua costruzione si ascrive alla politica urbanistica del Vicerè Marcantonio Colonna Duca di Tagliacozzo, che prevedeva la messa in opera di una grande strada che a monte aveva il muro bastionato della città, a valle la riva del mare e si estendeva alla cala sino al piano di Sant’Erasmo, divenuta con il tempo la splendida passeggiata della Marina e che, in seguito, avrebbe assunto i nomi più svariati: Foro Borbonico, Foro Umberto, Foro Italico (R. La Duca, La città perduta, vol II, Palermo 1957, p. 87).

Palermo, resti del loggiato dell’Ospedale di S. Bartolomeo.

La porta che immette nell’attuale Corso Vittorio Emanuele si chiamò Porta Felice dal nome di Donna Felice Orsini moglie dell’anzidetto Vicerè. La sua costruzione iniziò nel 1582 e, dopo l’intervento del Vicerè D. Lorenzo Suarez e Cordova Duca 9


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di Feria, fu completata nel 1637 dal Vicerè Luigi Moncada Duca di Montalbo. Ignoto è l’architetto che progettò l’opera a cui subentrò Mariano Smiriglio e poi, alla sua morte avvenuta nel 1636, Pietro Novelli, che modificò la parte superiore nelle forme attuali e, ultimo, Vincenzo Tedeschi, che vi portò irrilevanti modifiche. La varietà di progettazione si nota nella differenza stilistica tra le varie parti della porta, che dalla parte della città mostra severità classica con motivi manieristici, mentre la facciata verso il mare ha caratteri baroccheggianti specialmente nella zona superiore dove spiccano le due grandi aquile imperiali con le ali spiegate.

Palermo, Porta Felice.

L’ospedale di San Bartolomeo, già in funzione in epoca medioevale, era sorto con funzione di astanteria, prima al servizio dei frati della vicina chiesa di S. Nicolò alla Kalsa (A. Mazzè, I luoghi sacri di Palermo, Le parrocchie, Palermo 1979, pp. 245-246) e in seguito per i mercanti del vicino porto. Tale asserzione è confermata anche dal Mongitore (Storia cronologica degli arcivescovi, manoscritto Qq E. 5, f. 611) nel quale risulta che in data 18 gennaio 1321 l’arcivescovo di Palermo, Giovanni Orsino, concedeva a Odoberto Aldobrandini e Puccio di Giacomo di fondare una casa, ad uso infermeria, nonché una cappella dedicata a Santa Maria la Candelora per curarsi i malati incurabili (Relazione dell’origine... dell’ospedale di S. Bartolomeo degli incurabili... Palermo 1722) che in seguito saranno assistiti dai confratelli della nobile Compagnia della Carità. 10


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Tornando alla Confraterinita, nel 1543, questa Unione assunse il titolo di Compagnia e fu la seconda, dopo quella dei Bianchi, che intervenne alla processione del Corpus Domini; vestiti con sacchi e visiere di tela cruda avevano al cinto una corda ed i piedi scalzi, portavano ognuno una candela di cera gialla. L’abito indossato dai Confrati nelle processioni, nell’assistenza ai malati era di tela cruda con mantello e cappello di panno bianco e quest’abito era di loro esclusivo uso secondo due privilegi concessi con bando del 17 maggio 1580, dal Senato palermitano, del seguente tenore: “che i sacchi, cappelli e mantelli delle altre compagnie non dovevano essere uguali né conformi a quelli della Compagnia della Carità”, e una bolla pontificia del 20 agosto 1596.

Palermo, passeggiata delle cattive

Dopo molti anni, esattamente nel 1573, i Confrati cedevano la loro antica e vecchia sede, avendo ottenuto dal Senato palermitano la concessione della Sala delle Dame (A. Flandina, Capitoli della Nobile Compagnia Ospedaliera della Carità, Palermo 1892); tale sala trovavasi presso le mura della Cala ove vi era l'antica Sala, chiamata delle donne, composta di una gran lunga loggia sostenuta da più colonne, ed eretta dal Senato per luogo di delizie per le dame palermitane che in quel luogo si radunavano nei tempi estivi a respirare l'aria marina. Dopo tale acquisizione, confermata anche dai registri del Senato, in data 17 luglio 1573 (A.S.C. Atti del Senato, 1572/73 Volume 198/20, pag. 198), si diede inizio alla nuova opera il di cui frontispizio (oggi distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale) fu ornato con pietre ad intaglio. Una decina di anni dopo, precisamente il 28 dicembre del 1583 una gravissima tempesta proveniente dal mare antistante fece gravissimi danni alla costruzione, danni che furono ripristinati nel 1591; prese possesso della nuova costruzione il Vicerè D. Diego Guzman (Auria, Historia dei Vicerè di Sicilia, pag. 55). Per raggiungere il loggiato vi era una scala scoperta con gradini e con una balaustra ai fianchi in pietra bigia. L'Oratorio era sufficientemente spazioso, rimodernato in seguito nel 1730, con stucchi, pitture, ed oro. Dentro il Cappellone vi era un altare in marmo con intagli in oro. In fondo ad esso attaccato al muro si osservava un quadro di Gesù Cristo, che lava i piedi agli Apostoli, in cui si leggeva: Franciscus Potensanus inventor et pictor 1580 (Francesco Potenzano ideò e dipinse 1580). Sull'altare si venerava un'immagine in rilievo del SS. Ecce Homo, in sommo culto del pubblico, che lo visitava ogni venerdì con molta devozione. Fu questo un dono fatto da un Conte di Regalmuto del Carretto al servo di Dio Sacerdote Don Giovanni Guadagnini, Cappellano della Compagnia. Nelle mura laterali vi erano due quadri dipinti a fresco dal Borremans, che fissò il suo domicilio a Palermo, ed a spese del benemerito cittadino Don Francesco Emanuele Marchese di Villabianca, di cui si vedevano le armi. Uno di que11


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sti esprime la Parabola del Samaritano, e l'altro della Probatica Piscina. Altra cosa magnifica erano i sedili destinati nelle funzioni per i Superiori, erano in ebano con intarsi in avorio e madreperla. La Sagrestia ed i Cameroni erano adorni di ritratti dei Superiori della Compagnia. Dall'ultimo camerone si usciva in una deliziosa loggia scoperta, alla destra della quale vi era una scala che comunicava con l'Ospedale di San Bartolomeo, dove ogni giorno, come sopra detto, due fratelli vestiti di sacco andavano a servire gli ammalati. Il Beato Giuseppe Cardinal Tommasi fu fratello di questa Compagnia. Il numero dei fratelli non doveva superare le cento unità, venivano ammessi solamente i Titolati, i Nobili, ed i Togati perpetui; entravano di diritto tutti i Vicerè e gli Arcivescovi di Palermo. I confrati avevano libero ingresso nell’Ospedale e, il 6 giugno 1578 il Senato di Palermo accordava loro la prerogativa che nell’elezione dei Rettori e degli Ospedalieri dell’Ospedale, uno dei Confrati scelto tra gli imbussolati, doveva essere uno dei Rettori, o l’Ospedaliere. Questo privilegio venne confermato dal Vicerè Marco Antonio Colonna l’11 agosto 1579; e la concessione fu sempre rispettata dal Senato. Nel 1594, poiché si fece un’elezione di Rettori senza essevi stato compreso un Confrate, questa fu annullata dal Senato, e rifatta con l’aggiunta del Confrate dimenticato. Nel 1689 e nel 1717 si ripeté lo stesso caso ed il Senato prontamente annullò la delibera. Con bolla pontificia del 20 agosto 1596 fu disciplinato, con apposito privilegio, l’uso dell’abito dei Confrati così come stabilito dal Senato palermitano nel 1580. I Confrati ebbero, inoltre, la facoltà di poter dipingere lo stemma della Compagnia sull’Altare maggiore della Cappella dell’Ospedale a titolo di patronato; e nel 1722, avendo l’Ospedaliere cancellato quello stemma e sostituito con quello dell’Ospedale, ebbe severa ingiunzione dal Senato e dal Viceré di rimettere tutto come prima. Il Cappellano aveva il diritto di portare la propria stola dentro l’Ospedale e i Confrati di potersi scegliere un proprio avvocato nella cause attive e passive della Compagnia e dell’Ospedale di San Bartolomeo. Nel frattempo unitosi il vecchio oratorio della Candelora con l’Ospedale e acquisite nuove proprietà si diede inizio ad una nuova costruzione grazie anche ai contributi del Senato, dei Rettori e dei Confrati della Compagnia e diverse lapidi furno murate nell’angolo vicino la casa dell’Ospedaliere e nelle tre porte che vennero aperte nel corso della costruzione dell’edificio. Queste iscrizioni portavano la data del 1586, 1611, 1660. Le iscrizioni contenevano l’elogio del Senato, dei Viceré e dei Rettori.

Iscrizione ad angolo dell’Ospedale di S. Bartolomeo: Edificium sub Rege Philippo Secundo providentia Senatus institutum sub Rege Philippo tertio domus hospitalis impensa perficitur anno CI) I) CIX D. Vincentio Orioles Petro Maria Garsinio Rectoribus D. Leonardo Lobia Vigintimio Barone Insulae Altavillae Hospitalario

Iscrizione ad angolo dell’Ospedale vicino Porta Felice: Philippo Rege Invictissimo Pietate Comitis Albalistae Prorege Senatusque Panormitani cura sumptuque domus Ospitalis instaurationis vieque splendori consulitur D. Francisco Campo Pretore D. Pietro Alliata Salvatore Caravello Paulo Parisio Antonino Lombardo Michaele Saladino et Alphonso Modrigal RR.CC. Anno MDLXXXVI

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