Il famoso viaggio attorno al mondo di Sir Francis Drake

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Il famoso viaggio attorno al mondo di Sir Francis Drake Dalla narrazione di Francis Pretty uno dei Gentiluomini del seguito di Drake

A cura di Vezio Vascotto


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Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-99751-00-5 Copyright ďƒ“ MMXVI Antipodes s.a.s. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. Traduzione a cura della Casa Editrice Antipodes. In copertina: Isola chiamata Fougue o Isola del fuoco - The Drake Manuscript.


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INDICE Nota dell’editore........................................................................................................................ 5 Sir Francis Drake.......................................................................................................................... 7 Le fonti ........................................................................................................................................ 18 Le navi ........................................................................................................................................ 19 Il famoso viaggio attorno al mondo di Sir Francis Drake..................................................... 23 Ringraziamenti ............................................................................................................................ 63


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NOTA DELL’EDITORE Il Famoso viaggio intorno al mondo di Sir Francis Drake costituisce la prima versione in lingua italiana del resoconto della navigazione intorno al globo compiuta dal noto corsaro inglese. La narrazione è stata stilata da Francis Pretty, uno dei passeggeri a bordo della Golden Hind e la versione in lingua inglese, dalla quale è stata tradotta, appartiene ad un’edizione del 1910 pubblicata da P. F. Collier & Son Company di New York. Alcune delle immagini che arricchiscono il testo sono tratte dal Drake Manuscript, noto anche come Storia Naturale delle Indie, un affascinante e discusso documento costituito da 134 fogli contenenti 199 immagini di piante, animali, luoghi e momenti di vita indiana osservati e dipinti ai tempi del Drake. In alcune didascalie si fa riferimento al navigatore inglese e, con molta probabilità, le illustrazioni sono state eseguite per mano di almeno due artisti che hanno viaggiato a bordo delle sue navi. Vengono qui riprodotti anche alcuni dettagli di mappe risalenti al periodo in questione, col duplice scopo di favorire la comprensione dell’itinerario percorso dal Drake e di mostrare la distribuzione e la presenza degli insediamenti coloniali del tempo. Le note originarie sono riportate nel testo tra parentesi quadre, mentre quelle esplicative della presente edizione, relative all’introduzione e al racconto, vengono proposte alla fine delle relative sezioni.

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SIR FRANCIS DRAKE (di Vezio Vascotto)

Non sine laude citis sulcarunt salsa carinis (Holinshed’s Chronicles, Encomium on Drake)

“Incontrammo uno Spagnolo che conduceva otto pecore del Perù, ognuna delle quali aveva sul dorso due sacche di cuoio contenenti ciascuna 50 libbre di argento fino. Quindi, portando il carico sulla nave, trovammo in totale 800 libbre di argento.” Questa accurata contabilità dei tesori sottratti agli Spagnoli, compilata per lettori digiuni di aritmetica, ed il preciso elenco delle città saccheggiate e delle navi sequestrate, caratterizza fin dalle prime pagine il racconto di Mastro Pretty del Famoso Viaggio di Francis Drake. Non c’é da meravigliarsene: lo scopo principale della missione era proprio quello di impadronirsi delle inesauribili ricchezze del Nuovo Mondo, grazie alle quali la Corona spagnola dominava l’Europa, minacciando la prosperità del Regno dei Tudor e la vita stessa della sua Graziosa Regina. Oltre a finanziare il Tesoro reale, il bottino doveva riempire la borsa dei gentiluomini che avevano anticipato le spese della spedizione ed esigevano quindi un preciso inventario dei profitti. Infine, trattandosi di una bastimento “privato”, non appartenente alla Marina Reale, la disciplina a bordo era soprattutto as7


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sicurata dalla giusta suddivisione degli utili secondo le quote pattuite con i membri dell’equipaggio al momento del loro arruolamento volontario. I conti dovevano quindi essere non solo esatti, ma anche pubblici; qualunque violazione degli impegni poteva dar luogo, come vedremo, a serie conseguenze. Per fortuna del lettore, la relazione di Francis Pretty non é solo un arido libro mastro; egli offre anche una vivace immagine, talvolta ingenua ed interpretata secondo i modelli culturali della sua epoca, dei frutti e degli animali sconosciuti, dei costumi insoliti e dei riti inconsueti incontrati nel Mondo Nuovo: ecco descritti i frutti delle palme da cocco “duri e fibrosi, ma con all’interno un liquido delicato e dolce” o quello della cannella, “frutto che per dimensione, forma e buccia sembrava una bacca di lauro, duro di consistenza e piacevole al gusto” (1); i pinguini “incapaci di volare, della grossezza di un’oca”; il coniglio “con i piedi di talpa e la coda di topo, e con sotto il mento una sacca su entrambi i lati“ (2); le donne “molto obbedienti e servizievoli coi loro mariti”; l’usanza di masticare le noci di betel; l’osservanza del digiuno diurno nel mese del ramadan. Il testo contiene inoltre indicazioni sulle rotte seguite e le distanze percorse, peraltro abbastanza generiche; le osservazioni astronomiche ed il calcolo delle coordinate geografiche dei punti salienti erano infatti materia riservata ai pochi conoscitori dell’arte della navigazione, che ne mantenevano il segreto durante e dopo il viaggio, o a piloti esperti dei luoghi, che non si esitava a reclutare o rapire. In realtà il Gran Mare del Sud non era del tutto sconosciuto. Era già stato attraversato da Ferdinando Magellano, ucciso però a Mactan nelle Filippine il 27 aprile 1521. Con l’unica nave superstite era rientrato in Spagna l’italiano Antonio Pigafetta, che nel 1524 ne aveva scritto una Relazione, pubblicata più tardi. Lo stesso anno Garcia de Loaysa, 8


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portoghese al servizio della Spagna, e lo spagnolo Alonso de Salazar avevano tentato di ripetere l’impresa con ben sette navi, nessuna delle quali aveva superato le Molucche. Alvar de Saavedra, giunto in Messico al seguito di Hernàn Cortéz, ne era ripartito nel 1526 per rientrare in Spagna attraversando il Pacifico ma era morto nel 1529 ad Eniwetok (Isole Marshall) dopo due vani tentativi di procedere oltre. Nel 1537 gli spagnoli Grijalva ed Alvarado riprovarono ancora: Grijalva raggiunse la Nuova Guinea ma fu ucciso durante un ammutinamento mentre Alvarado naufragò nelle Molucche. Ruy Lopez de Villalobos, partito da Siviglia nel 1542, giunse a Mindanao e si fermò ad esplorare le Isole Filippine, dove morì nel 1546. Nel 1565 Andrés de Urdaneta, uno dei veterani della spedizione di Loaysa, giunto a Manila dal Messico, era poi rientrato ad Acapulco risalendo molto a nord per sfruttare i venti occidentali ed aprendo la “rotta spagnola”, poi sempre seguita dai galeoni carichi di spezie diretti in America. Nel 1567 Alvaro de Mendana, partito dal Perù alla ricerca della mitica Terra Australe, scoperse le Isole Salomone ma rientrò in Messico nel 1569 a causa dei contrasti col suo vice, Pedro de Gamboa. Nel frattempo lo Stretto di Magellano era stato ripercorso da Simon de Alcazova (1535), Alfonso de Camargo (1540) e altri navigatori, diretti a colonizzare il Perù e il Cile. Il Grande Oceano era così diventato un “lago spagnolo”, sul quale Madrid poteva regnare indisturbata. L’unico competitore, il Portogallo, giunto fino alle Molucche doppiando il Capo di Buona Speranza (la “rotta portoghese”) poteva accontentarsi (grazie alla divisione del Mondo sancita da Papa Alessandro VI nel 1493) del Brasile e dell’Oceano Indiano e spingersi fino a Macao, nel Mar della Cina. I Paesi mediterranei ed il Sacro Romano Impero erano troppo lontani ed occupati a contrastare l’espansionismo ottomano, solo rallentato dopo Lepanto (1571). La Francia era sconvolta dai conflitti religiosi, com9


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plicati dalle pretese della cattolica Maria Stuart, per un periodo (1569-70) regina di Scozia e di Francia, sul trono d’Inghilterra. Le Province Unite olandesi avrebbero dovuto aspettare la Pace di Westfalia (1648) col definitivo riconoscimento della loro indipendenza, per insediarsi stabilmente nelle Indie Orientali. Al predominio spagnolo poté invece opporsi l’Inghilterra, determinata a farlo per ragioni economiche (difendere le rotte commerciali verso i Paesi Bassi e il Mediterraneo, insidiate dalla presenza spagnola) e politico-religiose (proteggere la Chiesa riformata d’Inghilterra, personificata nello stesso Monarca, dalla reazione cattolica sobillata dalla Spagna). La borghesia mercantile inglese, audace ed intraprendente, comprese che il mondo si stava trasformando e che i propri interessi andavano salvaguardati adottando nuove strategie di largo respiro. Queste erano rese possibili dalla disponibilità di una Marina fatta di navi robuste e di marinai addestrati, che aveva profittato dei progressi raggiunti nel campo delle costruzioni navali, della navigazione d’altura, delle condizioni di vita a bordo. Per colpire la Spagna fu così abbandonata la tattica di intercettarne i ricchi galeoni durante la traversata atlantica, quando le navi riunite in convoglio erano ormai ben protette, e si osò andare a cercarle negli indifesi porti dei Caraibi, o lungo le mal conosciute coste del Pacifico. Non mancavano esperti navigatori (Martin Frobisher, Richard Grenville e altri) formatisi alla scuola della guerra da corsa, cui affidare una missione così ardua e rischiosa; il prescelto di Elisabetta I fu però Francis Drake. *** Drake nacque a Tavistock, nel Devonshire, attorno al 1540 in una famiglia di marinai ed armatori ed iniziò presto ad andar per mare sulle navi che commerciavano con l’Olanda 10


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