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Sandro Orlandi

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Copyright © 2015 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it In copertina: “Luci e colori” di Maristella Angeli ISBN: 978-88-96926-88-8

Sandro Orlandi, Frammenti, Antipodes, Palermo 2015


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A Maristella per sempre.


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L’Amore ci sopravvive L’arte ci rende immortali. (W. Goethe)


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Recensioni (da Dictamundi)

Di Sandro Orlandi leggo che è un medico ospedaliero e questa sua professione, forse, ha influenzato più del dovuto la mia lettura. Ho improvvisamente riprovato le stesse emozioni, immaginando le stesse cose con cui vivevo le pagine di “Per le Antiche Scale” di Mario Tobino. Intorno a me scorrevano i camici bianchi dei medici, il dolore dei pazienti, la vita attraverso lo sguardo di chi ti sta dinanzi e cerca aiuto, invoca soccorso, allarga le braccia per lo sconforto e talvolta piange con la propria anima al tramonto. Ecco, mi sono detto, questo è il mestiere del medico; talvolta, da qui, da questi percorsi si mescolano arte e vita e le altrui esperienze rinvigoriscono in un tessuto in bilico tra coscienza e ispirazione artistica. Non potrebbe essere altrimenti leggendo l’intensità dei versi di “É mio figlio”, dove lo sguardo si dipana e si allarga sui confini del mistero e dove le ansie che si agitano nei meandri di ogni essere umano restano, inesorabilmente, senza alcuna risposta. E senza alcuna risposta ci si abbandona sotto un sole infuocato, tormentati dal ronzio delle mosche, ricordando a stento il luogo in cui si è nati. Poi ci si aggira fra i reparti e si incontra il vecchio cacciatore; il ricordo delle vigorose avventure nei boschi si è 7


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appannato, il fucile è stato accantonato, le mani tremano sul grilletto e rinunciano a sparare; è rimasta solo la fedeltà del cane, unica presenza di consolazione sull’ultima soglia di solitudine. Eppure fioriranno ancora le margherite; fioriranno anche sotto la furia del maestrale, tra le schiumose rocce spazzate dalle onde del mare, in un perpetuo divenire dell’esistenza come un’eterna sinopsi che genera fuggevoli scorci d’incanto e poesia. (Pier Luigi Coda)

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L’improbabile margherita bianca di Orlandi è il risultato dei sette colori dell’arcobaleno sul disco di cartoncino rigido che mi fecero realizzare in quinta elementare quando dovetti studiare il fenomeno scientifico della luce. La luce bianca è composta di sette colori. Il cromatismo di Orlandi chiuso nel fiore più umile, sprigiona la stessa vita percepita quasi solo come corpo, ora assorbendo, ora respingendone tutti gli atti fino all’ultimo nel conteggio crudele della fine, nella lotta impari con l’anima “ingentilita” e non per questo salva dalla barbarie del tempo che tutto divora (quando l’affanno confonde il pensiero). Orlandi dice, indugiando in un ritmo diluito e allungato: in fondo, per quanto rabbiose, le onde impiegano il “loro” tempo per battere sugli scogli, così come malattia e vecchiaia vessano in solitudine e specchio di te, un Argo fedele di omerica memoria. Orlandi visita la sofferenza come algos (dal greco, radice che sottende a una sensazione e quindi attiva) e come dolor (dal latino doleo con un’incisività maggiore nella passività di chi riceve la grande ferita dell’autunno che ti prende per mano). Ciò basti a universalizzare il suo atto poetico scandito nel tormento che nasce e muore con l’uomo. (Cristina Raddavero) 9


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Prefazione Mi piace immaginare la vita di tutti i giorni divisa in parti di diversa lunghezza e intensità, segmenti più o meno grandi che, riuniti insieme, formano la giornata. Ve ne sono di tutti i tipi a pensarci bene. Quelli impegnativi, come può essere il lavoro, quelli faticosi, come le incombenze amministrative o le spese per la casa, quelli rilassanti, come fare una passeggiata nel parco. Questi segmenti di vita sono spesso inframmezzati da pensieri che sfuggono agli schemi quotidiani e che ci fanno estraniare da tutto, riportandoci, spesso senza che neanche ci facciamo troppo caso, alla giusta misura dell’esistenza, quella libera da sovrastrutture imposte e che, proprio per questo, vale la pena vivere. Quel distacco degli occhi e del cuore che ci sorprende e per un momento soltanto ci fa volare alti sopra tutte le meschinità umane e vedere con obiettività ciò che altrimenti finiremmo per tralasciare. Un tramonto, il volo di un uccello, la rugiada sull’erba, il fruscìo delle foglie degli alberi, il colore del mare; e ancora una situazione curiosa, un avvenimento inaspettato, una reazione diversa, qualcosa fuori dal comune o, magari, il viso particolarmente espressivo di un estraneo che incontriamo per caso e che suscita in noi qualcosa su cui vale 11


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la pena soffermarsi. Naturalmente ce ne sono di più significativi, come quelli legati all’amore per chi ci sta accanto o alle altre innumerevoli forme di questo: l’amore fraterno, familiare, incondizionato, universale. Come in tutte le raccolte di poesie, anche in questa silloge l’amore non può certo mancare. Sono frammenti perciò, a volte molto piccoli, ma di estrema importanza per chi tenta di vivere la vita in profondità, cercandovi un senso che sfugga ai luoghi comuni. Queste poesie sono state scritte in epoche diverse e non c’è omogeneità tra di esse. Non cercatevi quindi un filo conduttore perché per loro natura rappresentano solo momenti vissuti da chi li ha scritti e condivisibili anche da chi li legge. Almeno lo spero.

S.Orlandi

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Sotto un ulivo Sotto un ulivo all’ombra del silenzio cerco le briciole che il tempo ha perduto passando. Avanzi di giornate da utilizzare meglio minuscole porzioni di vita da custodire conservandole per quando non ce ne sarà piÚ.

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Ottobre D’oro e di miele vestono gli alberi di ottobre in attesa che inverno li spogli Vena che pulsa nel vento ancora tiepido cime imbiancate appena distesa serena rosso e arancio d’acero nell’ultimo verde del bosco Dolce un violino dentro di me canta un languore di malinconia Stringo il pensiero cala nel silenzio dell’animo mio un sole ormai stanco di essere sole.

(Selezionata e pubblicata dal concorso letterario “La luna e il drago” VII edizione).

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