Francesca serio

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OrazioMancuso

Francesca Serio prima madre coraggio di Sicilia


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Copyright © 2018 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it Immagine di copertina di Orazio Mancuso L’autore si assume la totale responsabilità della correttezza e qualità dei contenuti trattati nel presente volume e solleva l’editore da ogni onere morale e materiale in caso di controversie.

ISBN: 978-88-99751-55-5

Orazio Mancuso, Francesca Serio, prima madre coraggio di Sicilia, Antipodes, Palermo 2018


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Al mio caro nonno Pietro Giambrone, ex prigioniero di guerra nei campi di concentramento tedeschi.


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Prefazione

e fotografie in bianco e nero di ieri descrivono una casa angusta e umile, segnata dal tempo ma dignitosa; oggi quella casa è diventata un museo, uno dei siti più rilevanti dell’itinerario storico di Sciara: piccola cittadina dell’entroterra palermitano. Da qui, da questa casa, ha inizio il viaggio sentimentale di Orazio Mancuso, giovane autore di queste pagine, lungo sentieri biografici che lo condurranno a riscoprire una presenza storica che meritava di essere finalmente restituita alla memoria collettiva. Potrebbe sembrare inconsueto accostare il sentimento alla storia ma chi coltiva la passione della ricerca storica coltiva pure inevitabilmente emozioni, passioni, odi, amori perché la storia è innanzitutto il racconto di una vita: individuale o collettiva, quotidiana o epocale; e la vita è emozione, passione, odio, amore, per se stessi, per un’idea, per un’istituzione, per una terra, per una classe sociale, per altri uomini o donne. È facile, a questo punto, immaginare Orazio Mancuso crescere in Sciara guardando quella casa, ascoltando dai più grandi le vicende a essa legate, il racconto delle vite e degli accadimenti che in essa s’incrociarono, assimilando il vissuto dei clamori e dei rancori, delle lotte vittoriose e delle sconfitte rovinose, dei sentimenti e dei risentimenti che in quella casa si manifestarono con il trascorrere del tempo e della Storia. Logico e anche storico, dunque, che Mancuso 5


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partisse proprio da questa casa per raccontare brevemente e intensamente la storia della donna che la abitò e la visse: Francesca Serio. Il lettore scoprirà o riscoprirà la storia e la vita di questa donna siciliana leggendo le pagine che seguono; qui, si dirà soltanto che Francesca Serio fu la madre di Salvatore Carnevale: giovane sindacalista socialista di Sciara brutalmente trucidato dalla mafia il 16 maggio 1955, a soli 32 anni. Del sanguinoso crimine, Mancuso ricostruisce la scena. Conviene qui ricordare che il delitto di Sciara fu l’ultimo di una dolorosa lista di agguati mortali, stragi, attentati commessi in Sicilia dal 1944 a danno dei sindacalisti braccianti; una lunga scia di sangue che testimonia la furibonda lotta combattuta dal movimento contadino contro il latifondismo agrario per trasformare la realtà economica e sociale della Sicilia in direzione di una modernizzazione agricola e della liberazione del lavoro dignitoso e produttivo.1 1 La casa abitata da Francesca Serio e Salvatore Carnevale fu inaugurata e restituita alla collettività come Museo il 16 maggio 2005; una serie d’immagini fotografiche del tempo, che riprendono esterni e interni della casa, sono disponibili on line sul portale “Lombardia Beni Culturali”, nel quale è possibile visionare anche fotografie che ritraggono mamma Carnevale, i funerali del giovane sindacalista assassinato dalla mafia, la visita di Pertini e altri evocativi momenti del tragico evento; si veda http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/s2s010-0003253/ Le battaglie e il martirio di Salvatore Carnevale sono stati raccontati in molte opere dedicate alle lotte agrarie e antimafiose, tra i pochi saggi dedicati al sindacalista di Sciara, si segnala qui G. Oddo, Tra il feudo e la cava: Salvatore Carnevale e la barbarie mafiosa, Centro di Studi e iniziative culturali Pio La Torre, Palermo 2005 Si veda G. C. Marino (a cura di), “La Sicilia delle stragi”, Newton Compton, Roma 2007.

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Una lunga strage che colpì anche le donne madri, mogli, figli e figlie sopravvissute ai congiunti caduti sotto il piombo mafioso. Una repressione, quella della mafia agraria, che spezzò ma non piegò l’acciaio dei sentimenti che legavano quelle donne ai propri combattivi uomini. È facile pensare, dunque, che la storia qui raccontata sia innanzitutto l’eterna storia dell’amore per il figlio o per il marito o il padre, dell’odio per i loro assassini, della ricerca di verità e giustizia per la loro morte. Dalle Tragedie greche alla letteratura antimafiosa del Ventesimo secolo, le terre bagnate dal Mediterraneo hanno replicato innumerevoli volte questo dramma in tre atti non sempre a lieto fine giacché ancora oggi, molti di quei delitti sono rimasti vergognosamente impuniti. Ancor prima di Felicia Impastato, questa madre addolorata di Sciara percorse dignitosamente e coraggiosamente la via della denuncia pubblica sociale e giudiziaria; ancor prima di Giuseppina Zacco La Torre, questa donna rimasta sola decise d’incarnare subito l’emozione e la passione politica e sociale del suo unico uomo sfidando la prepotenza mafiosa e l’arroganza degli immortali gattopardi agrari. Francesca Serio, dunque, è innanzitutto la personificazione storica delle tante donne che condivisero la lotta dei propri uomini ed elaborarono rapidamente e orgogliosamente il lutto reagendo spesso pubblicamente contro quegli esecutori e mandanti che poi riuscirono ad evitare l’espiazione dei loro crimini. Ma Francesca Serio è interprete anche di altre storie che meritano di essere ricordate non soltanto per il significato civile e civico che esse hanno, ma anche per il prezioso esempio che propongono alle giovani generazioni del nostro tempo, spesso distratte e pericolosamente rassegnate di 7


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fronte alle nuove prepotenze e arroganze che ricompaiono in forme e ambiti diversi. Francesca Serio è anche la straordinaria storia di tutte quelle donne siciliane che alla fine dell’Ottocento contribuirono a rendere forte e disciplinato il movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, che riuscì a impaurire il Potere e i potenti prima di essere represso dall’Esercito in assetto di guerra in una Sicilia sottoposta in stato d’assedio. Francesca Serio è anche l’esaltante storia di tutte quelle donne che nella Sicilia degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento contribuirono con la propria forza materiale e morale a sconfiggere gli ultimi retaggi feudali e i residui del vecchio e tirannico baronaggio siciliano nella grande stagione delle occupazioni contadine delle terre. Nella sua vita e nella sua lotta, Francesca Serio s’incontra e si scontra con figure politiche e intellettuali come quelle di Sandro Pertini e Giovanni Leone, Carlo Levi e Ignazio Buttitta; affrontando le Forze dell’Ordine e la Magistratura; guardando negli occhi mandanti ed esecutori fino alla fine dei suoi giorni, sempre senza paura. Ancora prima, negli anni Venti e Trenta, la giovane Francesca Serio aveva compiuto il suo lungo viaggio attraverso il fascismo sfidando il pregiudizio, i vizi privati e le pubbliche virtù dei sepolcri imbiancati, le dicerie e i mormorii, il maschilismo del Regime e il machismo siciliano; e non aveva esitato a cambiare città e a faticare nei campi pur di proteggere se stessa e il suo piccolo. Orazio Mancuso ritesse la trama di questi straordinari intrecci e duelli dimostrando quali doti culturali avesse acquisito tramite l’esperienza quella donna che sapeva a malapena leggere e scrivere. 8


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A questo punto è possibile dire che quella di Francesca Serio è l’altra metà del cielo, l’altra metà della storia dei grandi movimenti sociali che hanno attraversato l’Isola con le lotte epocali per la giustizia sociale e l’emancipazione. Quante Francesca Serio hanno contribuito a scrivere la storia epica della lotta per la terra, della lotta contro la mafia? La vicenda di Francesca Serio racconta le ansie e le speranze, la rabbia e la delusione di una generazione che non soltanto ha saputo dare tono alle lotte per il progresso nelle campagne, nelle miniere, negli aggregati urbani, contro il padrone e contro il mafioso spesso collusi, ma che ha anche saputo educare la generazione dei figli a non arrendersi, a non avere paura di lottare, ad andare oltre nel cammino della pace con giustizia. Tutte queste storie e tutti questi sentimenti hanno popolato e ancora oggi vivono nella casa di Francesca Serio e del figlio Salvatore Carnevale, che merita di essere visitata così come queste pagine di Orazio Mancuso meritano di essere lette. Esse non ci restituiscono soltanto una biografia storica ma ci ricordano con giusta semplicità una lezione della storia – forse la più importante – che mai dovrebbe essere dimenticata: essere nella storia significa essere capaci di lottare. Occorre davvero continuare ancora, per spiegare al lettore quale felice esperienza sia la lettura delle pagine che seguono e una visita alla casa dove tutto è custodito? Prof. Michelangelo Ingrassia

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Introduzione

ebbene l’Italia muovesse i suoi primi passi verso la definitiva modernizzazione economica, la Sicilia del secondo dopoguerra si presentava ancora come un’isola dominata dal latifondo. La maggior parte delle terre dell’Isola erano infatti di esclusiva proprietà di pochi privilegiati, esponenti di quella aristocrazia terriera ancora potente alle cui dipendenze lavoravano per ben undici ore al giorno i braccianti delle piccole comunità siciliane, costretti a sopravvivere in condizioni d'ingiustizia e povertà. In questo drammatico scenario sociale, cominciarono a mobilitarsi i primi sindacalisti nel tentativo di far applicare le leggi sulla divisione delle terre. La mafia però fu molto più rapida e attenta nel far cadere sotto il suo piombo tutti coloro che si ribellarono a quella triste realtà. Emblematico quel che accadde a Sciara, in provincia di Palermo, dove nel mese di maggio di circa sessant’anni fa fu ammazzato Salvatore Carnevale: un giovane sindacalista che si era battuto audacemente nel latifondo della Principessa Notarbartolo. Protagonista indiscussa del mio elaborato è la madre di quel sindacalista. Francesca Serio fu una delle prime madri coraggio nella storia della nostra Isola. Era stata costretta sin dalla sua più giovane età ad abbandonare il focolare domestico e a lavorare per gran parte della sua vita nelle terre della principessa Notarbartolo. Malvista per la sua condizione di ragazza 11


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madre, Francesca visse in prima persona le ingiuste condizioni di sfruttamento che tutti i braccianti erano costretti a subire. Seguendo le sue orme, il figlio Salvatore Carnevale fu motivato a condurre la sua lotta contro il latifondismo, non solo per vendicare le sofferenze della madre ma anche quelle di tutti i braccianti. Salvatore pensava troppo e parlava troppo; fu ucciso con due colpi d’arma da fuoco alla testa e un colpo alla bocca, in modo tale che il giovane non potesse più pensare e non potesse più parlare. Francesca, allora, dovette trasformare il suo dolore in coraggio e continuare a sua volta la lotta del figlio battendosi nelle aule del tribunale in occasione del processo-farsa la cui sentenza finale non le diede giustizia. Si è cercato pertanto di mettere in luce, per quel che è stato possibile, la storia dimenticata di Francesca Serio. Il primo capitolo si sofferma sulla storia del latifondo a Sciara, impersonato dalla famiglia aristocratica dei principi Notarbartolo, e sulla figura di Francesca Serio ritratta come donna controcorrente che cambierà il volto di Sciara e involontariamente quello di altre intere comunità, sfidando a volto scoperto la classe dominante del tempo. Francesca Serio è qui vista come simbolo di tutte quelle donne che alla fine del XIX secolo combatterono in Sicilia per la giustizia sociale: le donne dei Fasci Siciliani dei Lavoratori. La seconda parte dell’elaborato è prevalentemente basata sui rari e minuziosi racconti di Francesca sulla oramai dimenticata lotta della classe bracciantile di Sciara. Inoltre, si è rivelato di fondamentale importanza svelare un quadro del potere feudale di Sciara concentrato originariamente in quel connubio vizioso tra il Feudo e la Chiesa che si sgretolò con la comparsa di Don Nuccio: un prete che condivideva gli 12


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ideali di Carnevale, della madre e dei braccianti. Don Salvatore Nuccio è uno di quei primi esponenti della Chiesa alleati dei sindacalisti contro il latifondismo mafioso; e presumibilmente questa fu la causa del suo assassinio che avvenne poche settimane prima dell’omicidio di Carnevale. La storia narrata in questo secondo capitolo, è la storia della prima donna siciliana che costrinse, per la prima volta in Sicilia, ben quattro mafiosi a entrare in un’aula di tribunale.

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