AntipodeSport 4 Collana diretta da Giuseppe Bagnati
I Can...nibali del ciclismo siciliano Gaetano Sconzo
Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-96926-20-8 G. Sconzo, I Can...nibali del ciclismo siciliano, Antipodes, Palermo 2013
INDICE
I Can…nibali del ciclismo siciliano
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Ingrillì, l’erede di Florio
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Velodromo, un antico pallino
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A cavallo d’un cavallo d’acciaio
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Un bicchiere di Florio per far carriera
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Dal “Trinacria” al “Florio”
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L’emigrante che sbaragliò l’Europa
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Nibali all’assalto di Napolitano
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E già, lui era il Giramondo
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Mille rose sulla tomba di Lina Gori
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Didascalie
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La pesca magica di Ginettaccio
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Messina batte Palermo 37-36
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Da Gino Aglieco a Pino Zullo
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I purosangue in transito: c’è anche Visconti
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Giorlando il “re” dei meno fortunati
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La velleitaria sfida della Ovis
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La quota rosa Alfonsina
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Quelli che correvano all’… indietro
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Due amarissime tragedie
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Didascalie
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I CAN…NIBALI DEL CICLISMO SICILIANO
L’Italia appassionata delle due ruote in un sol colpo s’è risvegliata felice ma con un dubbio amletico: possibile che la Sicilia, dopo aver ospitato alla grande i Mondiali del 1994, abbia visto incrociare le gambe al mitico patron Ciccio Ingrillì – erede della fama di grande organizzatore dopo l’antesignano iniziatore Vincenzo Florio ed il suo erede Marcello Sofia – ma sia egualmente venuta fuori con una valanga di ciclisti di assoluto spessore, ora addirittura capace di esprimere entità di valore mondiale come Vincenzo Nibali e Giovanni Visconti? Ovvero, abbiamo trovato l’isola del tesoro su due ruote? La risposta più logica è che, dopo Ingrillì, la promozione del ciclismo isolano è franata, per cui è fiorita l’emigrazione dei migliori talenti giovanili; quindi che i ragazzi trasferitisi al Nord per buona parte hanno espresso entità capaci di apprendere, fare preziose esperienze, dare battaglia ed anche esplodere. Nibali ha fatto presto le valigie; Visconti invece s’è definitivamente trasferito, armi e bagagli, dopo un faticosissimo pendolarismo legato alla giusta esigenza – imposta da papà e mamma - di assicurarsi innanzitutto un diploma scolastico. Ma chissà se i suoi “voli” – bagaglio e bici appresso - del venerdì pomeriggio e della domenica sera, per partire da Borgo Molara e rientrarvi in tempo per tornare fra i banchi, probabilmente siano stati per lui la migliore scuola di vita. Entrambi sono in prorompente ascesa tecnica ed agonistica, figli della covata professionistica di otto stagioni orsono, dunque del 2005. Nibali, messinese, compirà ventinove anni il 14 novembre. Corre per la lussemburghese “Astana Pro Team” ed è stato in forza nell’ordine a Fassa Bortolo (2005) e Liquigas (2006/2012); Visconti, 7
“torinese” di Borgo Molara – una delle ultime propaggini del comune di Palermo ma già ad un tiro di schioppo dalla più pittoresca Monreale -, ha compiuto trenta anni il 13 gennaio e, partito dalla Domina, ha difeso i colori di Milram (2006), Quick Step (2007/2008), ISD (2009/2010), Farnese (22011), Movistar (2012); attualmente indossa la maglia della spagnola “Movistar Team”. Nibali è in ascesa prepotente da quattro stagioni e dunque non è un caso se abbia messo le mani con decisione assoluta sull’ultimo Giro, fra l’altro protagonista di gloriose, diremmo eroiche tappe sopra e sotto la neve, annichilendo il gruppo; Visconti da sei anni fa incetta di titoli, avrebbe dribblato qualche insidia subdola, procede deciso sulla propria strada. Nibali indubbiamente è uomo da corse a tappe, in salita è una inesorabile gremagliera anche nella tregenda della neve e della nebbia, in discesa mette paura a chi – motorizzato – voglia stargli quanto meno sulla scia o comunque scorgerlo all’orizzonte. Visconti forse è più tagliato per le gare in un giorno, ma si difende benissimo nelle corse di tre settimane e quando la salita è aspra. Li troveremo in lizza per i Mondiali del prossimo triennio? Ce lo auguriamo, anche perché un duello iridato Messina-Palermo su due ruote sarebbe una affascinante quanto inedita prospettiva. Ma è ovvio che la chiave del successo nella loro carriera è l’appartenenza a squadre bene assortite, all’altezza di sopperire ad ogni esigenza, vogliose e capaci di lavorare tatticamente in ogni evenienza. Insomma equipe costruite su misura: nel ciclismo – più che altrove, da soli non si possono fare miracoli; forse qualche dote in più in tal senso la possiede Vincenzo Nibali, “lo squalo” che divora il gruppo degli antagonisti.
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sui rulli e nei circhi, volle scommettersi nel record su pista sulle 12 Ore, fermandosi dopo ben 325 chilometri. Lasciò la vita, scendendo dalla più amata bici, per un infarto a 64 anni, come detto nel 1959. Quelli che correvano all’… indietro Ma negli annali spicca anche una singolare “quota nera”: forse non ricordate quando gli organizzatori del Giro d’Italia decisero di vestire con una casacca di colore appunto nero l’ultimo in classifica. Fu così che emerse la figura bislacca di Luigi Malabrocca, uno che a caso si trovò ad indossare fra i primi quel simbolo e… ci prese gusto, tant’era la pubblicità assegnatagli sui giornali. Convinto di non avere goduto di cotanta notorietà quando vinceva (e lo aveva anche fatto spesso), mastro Luigi intuì subito quanto fosse difficile tenersi “sempre” all’ultimo posto in classifica, non rischiando l’esclusione per avere tagliato il traguardo fuori tempo massimo. E, siccome aveva in tale Giuseppe Ticozzelli (un ex calciatore nel Casale, nell’Alessandria e nella Spal anche in serie A!) di Lomellina un acerrimo avversario nella contesa della maglia nera, ricorreva a tutti i possibili sotterfugi, pur di restare…battuto! Ticozzelli – che arrivava al via in taxi ed indossava sempre la divisa nero stellata del Casale - fra l’altro nel 1920 era stato azzurro nell’incontro Italia-Francia (9-4). Nella corsa… alla rovescia, Malabrocca più volte lo videro nascosto in un fosso, calato in un canale asciutto, rannicchiato in un grosso bidone di granaglie, da autentico maestro del marketing dell’ultimo posto in tempo massimo! A Malabrocca e Ticozzelli comunque fece saltuaria concorrenza anche “Ciuciarode”, ovvero il succhia ruote Giovanni Pinarello, successivamente grande ideatore di telai da corsa. 45
Due amarissime tragedie Sulle strade dell’isola cento imprese, ma anche alcune amarissime tragedie. In ospedale a Catania nel 1976, moriva Juan Manuel Santisteban della Kas, 32 anni, caduto in curva per un dannato brecciolino nella zona di Aci Sant’Antonio: al Giro aveva sostituito iin extremis il compagno Garcia. Un ospedale a Palermo nel 1986, moriva Emilio Ravasio dell’Atala, 26 anni, caduto nella Valle del Belice, si disse perché frastornato dal rumore di un elicottero che sorvolava il gruppo ad altezza ridottissima, durante la Palermo-Sciacca: al traguardo stava male tanto da consigliare l’immediato avvio in ospedale nel capoluogo dell’isola. Qui gli venivano riscontrati due fatali ematomi cerebrali: operato in via d’urgenza, perdeva la vita dopo due giorni.
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