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Alberto Amorelli
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A Monica che per prima ha detto “Mica male questa storia...”
Iceberg Noi siamo iceberg soli in un mare buio e freddo. Costruiti di ghiaccio e sogni. Naviganti senza poter decidere la rotta con il timone bloccato su coordinate sconosciute. e il trascinarsi è l’unica vita che amiamo conoscere Alberto Amorelli, Elegia dell’inverno
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Copyright Š 2014 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN:978-88-96926-36-9
Alberto Amorelli, Il migliore, Antipodes, Palermo 2014
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Prefazione
A
Theera si aggira Kallanor Zaan, mago che vuole essere il “Il migliore”. Questo collezionista di arti magiche è un personaggio spietato e deciso. Ha un solo obiettivo: apprendere o prendere con ogni mezzo tutte le arti magiche presenti nel suo mondo per diventare, appunto, “Il migliore”. Quando il lettore incontra per la prima volta Kallanor Zaan, quest’ultimo è già un mago celebre e temuto. Sarebbe meglio dire “famigerato”. Il suo oscuro passato, di cui apprendiamo un fugace episodio risalente all’adolescenza, conferisce al protagonista un fascino senza tempo. Lo troviamo in cammino in mezzo al deserto del Jharez diretto verso la grande capitale dell’est, Iskandris. Il suo scopo è impossessarsi di un potente oggetto magico chiamato la Pietra di Aluura di proprietà di Lord Byann, uno dei più influenti Lord Mercanti della città. Ma non sarà così semplice… Anche il mago più potente e determinato di Theera non può far altro che “tremare” di fronte all’amore. 5
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E proprio l’imprevedibilità dell’amore darà la possibilità all’intelligenza narrativa di Amorelli di sviluppare la psicologia del protagonista in modo tale da trascendere il canonico tòpos letterario dell’antieroe. Il protagonista è spietato in un mondo senza pietà; vuole il potere ma, forse, non per dominare. Desidera il potere per sconfiggere la paura. Una narrazione rapida, veloce e coinvolgente. Il lettore rimane rapito da una storia avvincente, fatta di duelli, incantesimi, scontri e “amori”. In un mondo incastrato in un tempo in cui tutto è possibile e abitato dalle più svariate creature umanoidi e non, Amorelli orchestra magistralmente una storia avventurosa capace di lasciare senza respiro. L’omaggio iniziale a Stephen King (“Il deserto era l’apoteosi di tutti i deserti, sconfinato, vasto fino a traboccare nel cielo per enne parsec in tutte le direzioni.” da “L’ultimo cavaliere”, primo romanzo della serie “La torre nera”) è un piccolo gioiello letterario donato agli esperti del genere fantasy. Ma l’opera di Amorelli è davvero osservabile solo attraverso la lente di uno specifico genere come quello fantasy? La risposta è negativa. Il giovane scrittore ferrarese, raffinato nella costruzione delle ambientazioni e abilissimo nel creare personaggi ricchi di fascino, ci regala un’esperienza letteraria degna della grande epica classica. Desiderio di vendetta, crescita psicologica ed esistenziale, coraggio, amarezza, paura, desiderio, fascino, esseri antichissimi pronti a risvegliarsi per andare a soccorrere l’eroe in fin di vita, tutti questi sentimenti, colpi di scena e sensazioni si alternano senza sosta. Il finale non poteva che essere aperto come aperto è il nuovo modo di interpretare la realtà acquisito da Kallanor Zaan.
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“Il migliore” è un frammento di una storia ciclopica di cui si vorrebbe conoscere ogni singola sfumatura. Per questo motivo stiamo attendendo la prossima avventura della “saga”! Il lettore pretende da Alberto Amorelli di sapere tutto di Kallanor Zaan e della sua vita leggendaria.
Matteo Pazzi
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Capitolo
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Il nomade
I
l vento caldo e tormentato del Deserto del Jharez cancellava le impronte dell’uomo non appena, i pesanti stivali da viaggio scuri, calcavano sulla sabbia bianchissima. Era coperto da un mantello blu con cappuccio, nulla della sua figura era distinguibile se non un lungo bastone di legno nero assicurato di traverso sulla sua schiena, a tracolla portava una sacca da sella che era stata del suo cavallo prima che morisse giorni prima. Grazie alle sue abilità riusciva a non patire gli estremi calori del clima, ma purtroppo non aveva potuto estendere tale protezione al roano, era stato un buon destriero, ma gli spiriti del deserto avevano esatto un tributo di morte, quasi un sacrificio per fargli passare indenne le distese bianche di quella terra. L’uomo era abituato a trattare con gli spiriti, sapeva come affrontarli e contrattare con loro per avere i loro servigi, era questa una parte del potere delle sue arti oscure; egli era uno stregone, un incantatore, aveva la capacità di usare quasi tutti i tipi di magia 8
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di Theera, il solo suo nome incuteva timore nei più, per questo motivo da che aveva lasciato Rupe del Corvo, viaggiava in incognito, il suo obiettivo era semplice, ma la ricerca della conoscenza suprema non era altrettanto facile. Erano mesi che era in viaggio, era stato nell’opulenta Barinsia sul mare, negli angusti crepacci delle Rocce Eterne nel Nord, aveva cavalcato nelle Colline dell’Ultimo Sospiro ad ovest ed ora puntava alla sua nuova meta la grande capitale dell’est, Iskandris, oltre il Deserto bianco del Jharez. Era un vagabondo, un nomade alla ricerca dei più potenti segreti di tutte le forme di magia, da sempre aveva ben chiaro in mente quello che era il suo scopo ultimo. Doveva diventare il migliore. Lo Stregone Supremo più abile e potente su tutta Theera. Per fare ciò stava eliminando sistematicamente tutti i fruitori di magia che incontrava, studiando e apprendendo i loro poteri, carpendone i segreti e sconfiggendoli uno dopo l’altro. Vagava da anni alla ricerca di ogni forma possibile di potere e di magia che lo avrebbe portato allo scontro ultimo. Solo un incantatore incredibilmente potente rimaneva sulla sua strada, il più potente negromante a memoria d’uomo. Doveva ucciderlo, doveva eliminarlo dalla faccia di Theera, sconfitto costui sarebbe realmente diventato il migliore. Tutto quello che poteva apprendere lo aveva imparato non solo dal suo vecchio maestro Zoran Dyradd ma da molti altri maghi e stregoni e ogni volta era andato oltre le conoscenze di quegli insegnanti, doveva diventare il più potente mago oscuro esistente, solo così avrebbe avuto il potere di uccidere Bakràn, il Signore del Dolore, il Marionettista di Morte. Era sulla buona strada, aveva recuperato il Grimorio Grigio di Vyzzan nelle Rocce Eterne, aveva soggiogato i Demoni di Kraal, con il Cristallo delle Anime Infuocate, aveva appreso tutti gli insegnamenti possibili dalla strega Madyra nel profondo della Foresta Cupa, aveva ucciso il Depositario della Sfera a Barinsia 9
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e tre mesi prima aveva infranto i Sette Sigilli di Jarliss non mancava molto all’ottenimento del potere supremo. Aveva ucciso e giustiziato i maghi e gli stregoni che gli si erano opposti, aveva persino rovesciato la dittatura della città stato di Laguvin, il mese scorso, per liberare Taarisia la veggente, affinché gli rivelasse la strada futura, per scoprire dove avrebbe ottenuto altro potere. «Nel Palazzo di pietra nera lucida dove il vento soffia bianca polvere» gli aveva risposto la ragazza, grata, sudata dopo l’amplesso al quale avevano ceduto. Si diceva che, persa la verginità, le veggenti perdessero anche il loro potere, a lui non interessava, aveva ottenuto quello che voleva, spesso le visioni erano una maledizione, Taarisia gli sarebbe stata ulteriormente grata. Tuttavia non aveva atteso di scoprirlo, ottenuto quello che voleva era partito verso il Deserto Bianco dove era sicuro la visione della ragazza lo voleva condurre. «Mio signore, percepisco che qualcosa sta per manifestarsi sul nostro cammino...» la voce squittente di Bryxi si fece udire e, dalle falde dell’ampio mantello, la testa pelosa e striata del lemorano comparve, i suoi occhi grandi e tondi mostravano preoccupazione, con le piccole mani afferrò la spalla del suo padrone. Guardò il famiglio, lo aveva trovato nella Foresta Cupa, in una delle poche colonie di lemorani rimasta su Theera, erano esseri magici molto potenti, intelligenti e astuti, e cosa incredibilmente utile avevano la capacità di percepire le increspature dello zamiraan, il fiume dell’energia, che annunciavano il manifestarsi di una qualche forma di magia. Lo stregone con un fluido movimento slegò il lungo bastone di legno nero e lo afferrò a due mani, un lieve crepitare di energia rossa sgorgò da quel legno magico. Dopo qualche istante mentre il vento del deserto si intensificava, un turbinio si manifestò pochi passi davanti all’uomo, doveva 10