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Valentina Cumbo
MAMMIFERI TERRESTRI DI SICILIA ESCLUSO I CHIROTTERI
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Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-96926-78-9
In copertina: “Bosco� di Davide Barbarino, cm 67 x 47, olio su carta. Citazione del volume: Valentina Cumbo. Mammiferi terrestri di Sicilia. Escluso i Chirotteri. Antipodes, Palermo 2015.
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Indice
Introduzione
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Specie autoctone
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Specie alloctone e reintrodotte
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Bibliografia
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Allegati
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Indice analitico delle specie
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Ringraziamenti
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Introduzione Con questo manuale si vuole proporre una guida semplice al riconoscimento dei Mammiferi terrestri di Sicilia, con le loro popolazioni sia autoctone sia naturalizzate in seguito ad introduzioni operate dall’uomo, volontariamente e non, in tempi più o meno recenti. Incontrare un Mammifero selvatico vivo e in libertà non si configura come un evento abituale: sono animali schivi, i più elusivi tra i vertebrati, ad attività crepuscolare e notturna nella maggior parte dei casi; di loro ci si può accorgere più facilmente dai segni che lasciano nel territorio in cui vivono, come le impronte e le fatte. Si è esclusa la Chirotterofauna per due motivi: il primo è che il rilievo delle specie presenti in Sicilia è ancora in corso; il secondo è che si ritiene giustificata la stesura di un manuale dedicato all’elenco e riconoscimento dei Chirotteri di Sicilia, per il numero consistente di specie normalmente presenti in un territorio e per la specificità di approccio che esse richiedono. Si conosce ancora molto poco della biologia e dell’ecologia dei Mammiferi in questa isola, dove a volte si verifica, nelle specie autoctone, il risultato di un’evoluzione parallela e diversificata da quella del resto delle popolazioni europee. Gli studi stanno man mano riconoscendo una distanza genetica in alcune specie esaminate sufficientemente grande da supportare l’istituzione delle sottospecie - come per l’Arvicola di Savi, Microtus savii nebrodensis Mina-Palumbo (1868), e il Riccio comune, Erinaceus eropaeus consolei Barrett-Hamilton (1900), che necessita ulteriori conferme. Qui si descrivono e si rappresentano, tramite illustrazioni, le specie di Mammiferi presenti in Sicilia con popolazioni vitali (riproduttive), escluse quelle marine e i Chirotteri, nei loro aspetti più importanti (classificazione; distribuzione; descrizione; biologia; stato di conservazione ed eventuali minacce legate alla loro conservazione, o il loro impatto sull’ambiente) e i segni di presenza più ricorrenti lasciati da alcune di esse.
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Specie autoctone Durante il Pleistocene (1,6 – 0,01 milioni di anni fa), in Europa il clima divenne temperato-freddo e si formarono i ghiacciai. Si individuano diverse glaciazioni, così denominate: Biber, Donau, Günz, Mindel, Riss, Würm. L’ultima glaciazione è durata da 120.000 a 10.000 anni fa. Esse provocarono l’abbassamento degli oceani di qualche centinaio di metri. In seguito alla riduzione del mar Mediterraneo, molte isole si ritrovarono collegate, tramite lembi di terra emersa, tra loro e col resto del continente. Durante le glaciazioni rissiane e wurmiane, attraverso un ponte di terra che consentiva il passaggio dalla Calabria alla Sicilia, molte specie provenienti da zone con climi freddi sono potute migrare fino a sud. I Mammiferi di origine eurasiatica iniziarono la colonizzazione della porzione di terra corrispondente alla Sicilia in questo periodo e restarono isolate, dopo lo scioglimento dei ghiacciai, a partire dall’Olocene (0,01 milioni di anni fa). In Sicilia, fino ai primi del Novecento, epoca delle grandi estinzioni per diretta uccisione da parte dell’uomo (caccia e lotta ai nocivi), le specie di Mammiferi di origine eurasiatica comprendevano anche il Cervo, Cervus elaphus, le cui cause di estinzione sono da attribuire alla estrema riduzione delle aree boscate alla fine del XIX secolo e alla caccia massiva e incontrollata, provocata dalla miseria del dopoguerra e dall’ignoranza. Il Daino e il Cinghiale, entrambi presenti anche allo stato fossile, ebbero un destino affine a quello del Cervo; il Lupo, Canis lupus, presente in tutto il territorio, si è pensato costitutisse una sottospecie distinta da quella italiana per via delle dimensioni ancora minori rispetto a Canis lupus italicus, già più piccolo di C.l.lupus. Fu perseguitato fino all’ultimo esemplare poiché, senza boschi né prede, esso si spingeva a ridosso dei centri urbani per cibarsi dei rifiuti e approfittare di prede accessibili come ovini e bovini da allevamento. La Lontra, Lutra lutra, la cui presenza è controversa per assenza di reperti organici risalenti a quel periodo storico (è presente allo stato fossile L.trinacriae), era descritta dalle fonti storiografiche come abbondante nelle zone umide (fiumi e acqua stagnante). La sua estinzione, avvenuta, pare, alla fine dell’Ottocento, sarebbe stata dovuta alla riduzione degli habitat idonei e all’uccisione da parte dell’uomo per la vendita della sua pelliccia.
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Erinaceus europaeus (Barrett-Hamilton, 1900), Riccio europeo o comune
Classificazione scientifica. Dominio: Eukariota Regno: Animalia Phylum: Cordata Classe: Mammalia Sottoclasse: Theria Infraclasse: Eutheria Superordine: Laurasiatheria Ordine: Erinaceomorpha Famiglia: Erinaceidae Sottofamiglia: Erinaceinae Genere: Erinaceus Specie: E.europaeus Sottospecie: E.e.consolei
Distribuzione. Il genere Erinaceus in Europa sembra avere delle differenze genetiche correlate al clima e a fenomeni di espansione e contrazione differenti (Santucci et al., 1998; Seddon et al., 2001). La minore variabilitĂ genetica di E.europaeus rispetto a E.concolor dipende dalla velocitĂ di espansione dai siti di rifugio (maggiore in E.europaeus) e dalla dimensione originaria della popolazione (maggiore in E.concolor) (Berggren et al., 2005). 9
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La sottospecie consolei, presente in Sicilia, era stata descritta nel secolo scorso su base morfometrica; oggi necessita di conferme su base genetica, dato che sembra risultare, dall’analisi di solo due campioni, distinta dalle altre (Santucci et al., 1998; Seddon et al., 2001). Fossili di E.europaeus sono stati rinvenuti negli scavi a Cava Arena (Di Patti & Calandra, 2004), la comparsa del Riccio comune in Italia dovrebbe comunque risalire al Pleistocene medio. Presente in Europa centro-occidentale, coste scandinave, Gran Bretagna, Irlanda, nord della Russia e ovest della Siberia. Introdotto in Nuova Zelanda nel XIX secolo, in Italia la sottospecie E.e.europaeus Linnaeus 1758 convive a nord-est con Erinaceus concolor, mentre al centro e al sud si trovano le sottospecie E.e.italicus Barrett-Hamilton 1900 ed E.e.consolei Barrett-Hamilton 1900 (Spagnesi & De Marinis, a cura di, 2002). Presente anche nelle maggiori isole (Sardegna, Corsica, Sicilia), Elba e Asinara. Recentemente introdotto ad Alicudi e Favignana (Autori vari, 2008).
Descrizione. Insettivoro di 25-30 cm circa di lunghezza totale esclusa la coda (i maschi raggiungono dimensioni maggiori delle femmine) e ricoperto da peli modificati in forti, corte e appuntite spine di colore giallo-marrone su tutta la parte dorsale del corpo (esclusa una piccola fascia sul collo), compresa la testa. Le parti ventrali della pelliccia sono invece soffici e di colore uniforme, variabile dal grigio al marrone, anche in tonalità molto chiare. Testa piccola, orecchie piccole e tondeggianti, muso lungo e appuntito, occhi piccoli, le zampe anteriori sono più lunghe delle posteriori. Tutti e quattro gli arti terminano con dita e artigli robusti, la coda è corta (circa 3 cm) e tozza. Biologia. In Sicilia è presente uniformemente in tutto il territorio, con preferenza di aree boscate e cespugliate, molto diffuso anche tra coltivi e orti, anche in prossimità di zone antropizzate. In montagna è presente anche ad alte quote (fino a 1800 m s.l.m.) (Autori vari, 2008). In Calabria, invece, l’insettivoro non arriva al bosco a Fagus sylvatica e ha massimi altitudinali minori di quelli siciliani: fino a 630 m s.l.m. (Aloise et al., 2003). Costruisce nidi con foglie secche tra il fitto della vegetazione, usandoli per la riproduzione e il letargo (Autori vari, 2008), che in Sicilia è ridotto ad un breve periodo di inattività in corrispondenza dei mesi più freddi (dicembre e gennaio); riprende lentamente le attività già da febbraio in poi, fino a novembre inoltrato (osservazione personale). 10
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Si riproduce due volte l’anno dando alla luce 4-5 piccoli, indipendenti in meno di un mese . In Sicilia sarebbe più frequente che altrove una terza riproduzione, essendo stati ripetutamente trovati giovani nel periodo autunnale (Autori vari, 2008). Sono rari al nord i contatti con giovani tra novembre e marzo (Aloise et al., 2003). Si ciba per lo più di invertebrati ma può anche predare Anfibi, Rettili, piccoli Uccelli e Mammiferi. Preda possibile di Volpe e Mustelidi (Autori vari, 2008).
Stato di conservazione. Considerato a minor rischio di estinzione (LC: Least Concern) nella Lista Rossa Nazionale e nella Red List IUCN. Minacce. Negli ultimi 13 anni, in Gran Bretagna, le popolazioni di Riccio comune si sono frammentate e ridotte, pertanto, sono state adottate misure di tutela di questo insettivoro, essendo considerato un buon indicatore di salute e ricchezza del suolo (Roos et al., 2012). L’uso di agenti chimici per l’agricoltura e l’investimento autostradale sono le principali cause antropiche di decesso (Spagnesi & De Marinis, a cura di, 2002). Sensibile anche alla distruzione dell’habitat (Autori vari, 2008).
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