Io ad ogni costo

Page 1


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 4


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 1

Genesia Vincis

Io ad ogni costo.


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 2

Copyright Š 2015 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it

ISBN: 978-88-96926-74-1

Genesia Vincis, Io ad ogni costo, Antipodes, Palermo 2015


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 3

Agli spiriti liberi, che scavalcano i muri della diďŹƒdenza umana che si nutrono dell’essenza, hanno ali per volare lontano‌


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 4


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 5

Capitolo 1

N

on c’era una meta precisa, ma c’era tanta voglia di trovarla. Mi trovavo da mezz’ora su un autobus cercando di stabilire dove scendere. Non avevo fissa dimora, ero figlio del mondo, ma non di quel mondo normale come lo si può definire o supporre, ma di un mondo noto solo a chi ne fa parte, dove nessuno si avvicina a chiedere se hai bisogno di qualcosa, perché c’è il rischio che qualcuno di noi possa rispondere di sì, mettendolo in imbarazzo perché la sua domanda potrebbe non corrispondere alla sua volontà. Gli altri passeggeri di quell’autobus mi guardavano straniti, leggevo i loro pensieri come il tipo davanti a me leggeva il suo quotidiano. Un quotidiano fatto di notizie certe, altre meno, notizie mirate. Notizie volute per inculcare una mentalità piuttosto che un’altra, quella che fa comodo a tutti e che fa stare più buoni tutti quanti. Io non ho bisogno di quei giornali, o meglio di leggerli, perché in quanto al bisogno, ne avevo eccome. Li usavo per dormirci la notte nel posto che mi conveniva di più, quello lo stabilivo giorno per giorno a seconda del movimento che c’era. 5


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 6

Non mi piaceva la confusione; di certo non avrei mai acconsentito di farmi contagiare da tutte quelle persone che vedevo correre, senza conoscerne bene il motivo. Forse non lo sapevano neanche loro del perché corressero, lo facevano a prescindere, e ancora è così. Quando si fermeranno, si renderanno conto che è stato inutile farlo? La mia casa era la strada, quella che dovetti percorrere tanti anni prima, stabilendo il limite tra la mia vita e la mera civiltà. Civiltà che non è degna di questo nome, altrimenti non esisterebbero certe realtà che vengono definite minoranze, scelte proprie o volontà estreme per via di chissà quale problema. Mi chiamo Micky, non so se è il diminutivo di qualche altro nome, so solo che mi hanno sempre chiamato così. Sono nato già orfano, vocabolo insidioso e ben insinuato nella mia giovane mente che, o per ignoranza o per rifiuto ci misi un po’ a capirne il significato. Mio padre lavorava la campagna, sì, proprio quella dove oggi hanno fabbricato tanti stabilimenti per garantirti un lavoro, ma non ti garantiscono la vita o comunque la sua sicurezza. Mio padre morì in un incidente sul lavoro proprio in quello stabilimento che lo aveva strappato alla sua amata campagna, non so altro! Mia madre aspettava già me, morì durante il parto. Molti dicono che in quei casi un figlio può sentirsi in colpa per essere stato la causa della morte della propria madre. Quanto a colpe non potevo averne, quanto al fatto che non sarei dovuto proprio nascere, me ne convincevo ogni giorno di più. Venni adottato da una zia, almeno così mi disse. Non mi raccontò mai della mia famiglia, mi disse solo che era la sorella più piccola di mia madre e mi disse anche di chiamarla solo zia, così, in quei pochi anni che stetti con lei, non 6


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 7

seppi mai il suo nome. Suo marito, un ubriacone che non ero sicuro si fosse mai accorto della mia presenza, la chiamava semplicemente Lù. Non avevano figli, per fortuna ho sempre pensato io. Ad un certo punto di quella strana convivenza, venne a trovarci l’assistente sociale; fece un giro d’ispezione per la casa e prendendomi per mano mi disse: “Tu vieni con me”. Lù si appoggiò al pilastro della veranda, scalza e con una sigaretta in bocca dalla quale ributtava i cerchi di quel fumo, liberandoli in quell’aria afosa del mese di Luglio. Mi guardava andar via senza dire una parola, probabilmente soddisfatta da quella liberazione. Ma se poteva sentirsi soddisfatta lei, io non ero da meno. Non mi voltai neanche una volta e seguii quella donna ben vestita che continuava a tenermi per mano trasmettendomi sicurezza e fiducia. Mentre uscivamo da quell’ampio cortile senza nemmeno un cancello, i cani randagi che ci entravano abitualmente, frugavano col muso quella terra lurida ma ricca di avanzi che Lù buttava puntualmente spargendoli qua e là. Andando via incrociammo l’ubriacone che tornava con la sua bicicletta; non ci degnò nemmeno di uno sguardo, forse non ci vide nemmeno. Chissà cosa vedesse esattamente e veramente, forse inseguiva qualcosa di talmente importante per lui che non gli permetteva di vedere tutto il resto, compresa la moglie che, a proposito, lo chiamava semplicemente Tò. Da lì venni catapultato in un’altra realtà completamente diversa. Mi trovai davanti ad una enorme e lucidissima scrivania; dovetti sollevare la punta dei piedi per riuscire a vedere chi la stava occupando. Si trattava di una donna piccola, minuta e con la faccia da topo che non risparmiò commenti su me e la puzza, devo ammettere che c’era, che stava inva7


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 8

dendo quello studio troppo grande per dover contenere quella specie di ratto che continuava a squadrarmi. Firmò un documento che restituì a quella donna paziente e gentile che era ancora al mio fianco, quella che mi accompagnò sin là. “Portalo via, mettilo in ammollo e quando sarà in condizioni presentabili accompagnalo nella classe a cui lo abbiamo assegnato”, “Va bene dottoressa Mori”. Quel bagno fu davvero ristoratore, ma sperai con tutto me stesso che non mi riportassero da quello sgorbio di direttrice. Mi accompagnò in una classe e mi presentò a tutti dicendo semplicemente: “Lui è Micky, il vostro nuovo compagno, su salutate bambini”. “Ciao Micky”. Si scatenò un coro di voci che mi lasciò impietrito, non sapevo cosa fare, sollevai la mano e accennai un saluto rivolto a tutti. L’insegnante mi disse dove potevo sedermi e ci andai tutto tremolante. Stavo di fianco a un ragazzino piuttosto robusto, mi guardò sorridente e mi strinse la mano, “Mi chiamo Giorgio”, strinsi forte anch’io la sua mano, “Piacere sono Micky”. Quello fu il primo approccio là dentro, direi anche l’ultimo, perché quando si era lontani dagli insegnanti, nessuno mi considerava. Devo essere sincero, la cosa non mi dava fastidio, anzi, era reciproca; preferivo starmene per conto mio, ma non capivo comunque, il motivo della loro indifferenza, per non parlare dei loro scherzi e i loro dispetti che mi portarono a maturare la mia decisione, infatti, non stetti certo lì a disperarmi o preoccuparmi di quella situazione. Dopo qualche mese, periodo in cui mi dedicai a studiare quel posto; porte, finestre e passaggi vari, cercai il modo per svignarmela. Non ebbi bisogno della complicità di nessuno, 8


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 9

una notte, mentre tutti dormivano, decisi di scappare da quel posto. Non fu difficile procurarmi le chiavi dalla tasca dei pantaloni del bidello che russava nella sua stanza al piano inferiore. In realtà era bidello, custode e insomma un tuttofare che, sinceramente, fu l’unica persona della quale sentii la mancanza. Per tutto quel periodo avevo studiato per filo e per segno tutti i suoi movimenti, conoscevo a memoria tutte le chiavi che stavano aprendo quelle porte una per una, compreso il cancello dove decisi di lasciarle appese. Non credetti a tanta grazia. Cominciai a correre come un forsennato, cercando di allontanarmi il più possibile. Addio ai libri, al cibo schifoso e a tutte quelle facce da pirla a cui ero sicuramente antipatico; mi sarebbe piaciuto dire loro che la cosa era reciproca, ma forse se ne accorsero da soli. Corsi tanto fino a sentirmi completamente esausto con la milza che mi doleva, non ce la facevo più ad andare avanti. Mi fermai in un angolo di strada e lasciai che mi proteggesse dal vento che si faceva sempre più forte, mi accovacciai e mi accorsi che c’era qualcuno che probabilmente aveva il mio stesso intento. “Chi sei ragazzino? Che ci fai qui da solo a quest’ora, tornatene a casa tua.” “Non ho una casa, sono appena scappato da un collegio”. “Senti, non sono cose che mi riguardano, ma non immischiarmi nelle tue faccende, io voglio dormire”. Si sdraiò di nuovo sull’asfalto, si ributtò addosso dei cartoni ed altre cose che aveva e si addormentò. Io non mi mossi da lì, il freddo mi stava tormentando le ossa, forse se ne accorse, perché si alzò ancora e mi fece cenno di avvicinarmi a lui. Ci coprimmo e dopo un po’, cominciai a sentire un bel tepore là sotto. Da lì iniziò la mia avventura con il mio amico Alberto, che stimai come un padre e anche se voleva mostrarsi bur9


Io ad ogni costo:Layout 1 17/05/2015 19:24 Pagina 10

bero con me, capii invece che mi voleva bene come ad un figlio. Quante ne abbiamo combinate! Ogni tanto mi mandava a rubare un po’ di frutta nelle bancarelle. “Perché devo andarci sempre io?” gli chiedevo. “Perché sei un bambino, non se la prendono con i bambini, anzi, sono clementi”. Devo ammettere che a volte era vero; quando qualche donna assisteva involontariamente ad un mio furto, diceva: “Poverino, guarda come è ridotto, abbine pietà Piero, non è colpa sua”, ma Piero, il verduraio, mi guardava scappare con aria minacciosa, faceva finta di dare ragione alla signora, ma uno scappellotto me lo avrebbe dato volentieri. Una volta, pur accorgendosi della mia presenza, fece finta di nulla. Nel momento in cui afferravo delle mele, si voltò di scatto e mi bloccò le mani “Oh! Ti ho beccato brutto ladruncolo, come la mettiamo adesso?” “La prego mi lasci andare, sono solo un povero bambino che ha fame, non ho nessuno”, risposi al verduraio che continuava a tenermi stretti i polsi. “Chi ti manda?” “Nessuno signore, io vivo solo, all’angolo di quella strada”. “È impossibile, qualcuno ci dev’essere per forza, non si possono lasciare i bambini soli per strada”. “Oh sì signore, accanto al mio posto c’è il signor Alberto, ma non c’entra niente con me, siamo solo vicini”. “C’entra eccome, è quello che rubava qui prima di te. Allora, d’ora in poi chiederai per favore, se potrò darti qualcosa bene, diversamente, se dovessi beccarti ancora a rubare, denuncio sia a te che al tuo amico, chiaro?” Da quel giorno imparai a chiedere sempre per favore, così 10


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.