La via porta di castro

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{ Mariolino Papalia } Cavaliere dell’Ordine al Merito di Casa Savoia Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon

LA VIA PORTA DI CASTRO Storia e Leggende


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Collana Felicis Urbis Panormi nella stessa collana per lo stesso Autore * Iscrizioni funebri delle Chiese di Palermo. * Cronologia storica dei Bajuoli, Pretori, Podestà e Sindaci di Palermo. * La Casa Notarbartolo. (30 esemplari portano le firme dell’autore e del Principe Notarbartolo per autentica) * Compagnie Nobili della Felicissima città di Palermo. * La Casa Federico. (30 esemplari portano le firme dell’autore e del Conte Federico per autentica) * La Via Porta di Castro (Storia e Leggende).

© testo e foto Mariolino Papalia © Copertina: la Via Porta di Castro, foto di Mariolino Papalia

Via Porta di Castro, 234 - 90134 Palermo Tel. 3771346692 E-mail: mariolinopapalia@gmail.com

Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-99751-19-7 Copyright © MMXVII Antipodes s.a.s. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.


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A Palermo, Prima Sedes, Corona Regis et Regni Caput dal suo piĂš modesto figlio


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Prefazione

Ci sono molti modi per affrontare la storia multiforme e complessi di una città storica e straordinaria, pur nelle sue contraddizioni profonde, qual’è Palermo. Un modo è quello di avere uno sguardo a volo d’aquila generalista, da affresco spesso assai largo e, a volte, non esaustivo. Dopo la lezione della “Scuola degli annales” mutata la concessione del particolare storiografico e si è entrati nei meandri più intimi, antropologici, sociologici, storico-monumentali, urbanistici e di densità. I luoghi diventano così emblematici, ricchi di sfumature, di ombre e luci, di vicende singolari che sono poi le tessere di un puzzle articolato e spesso ricco da interpretare. A questa seconda scuola storiografica appartiene un libero studioso, Mariolino Papalia, che ha già consegnato delle opere e ricerche storiche, bibliografiche, araldico-genealogiche fra cui un’ultima completa ed esaustiva storia della celebre e nobilissima famiglia Notarbartolo principi di Sciara e Castelreale. Stavolta Papalia affronta il cuore della più vecchia strada di Palermo, la via Porta di Castro che è ritratta strategicamente per le emergenze monumentali più significative di Palermo. Detta la strada dei Tedeschi, oggi via Porta di Castro è ridiventata cuore pulsante di scoperte e riscoperte della memoria ultima la maestosa ed esoterica Stanza Blu che è incastonata in un appartamento ottocentesco. Papalia così indaga storia e svela aneddoti abbastanza istruttivi sui palazzi con rigore di dati e con la capacità di narrazione partecipa, essendo l’autore fra l’altro un cittadino stanziale di questa antica arteria. Papalia ci dona un contributo fondante, che fa sua la via Porta di Castro, fra le immagini non sbiadite e da curare nel recupero filologico-monumentale, ma non dimenticando l’humus della gente che vi abita, che ne ha fatto una tessitura, comprese le botteghe, il colore, il modo di potersi immergere fra le pieghe. Papalia ribadisce in tal modo, la sua qualità di cultore e osservatore privilegiato, facendo compiere una sorta di viaggio nel tempo con le sue pagine vivide e partecipate consegna al lettore curioso e allo storico esigente, rispondendo in più all’imperativo di conoscenza etica più che storico-strutturale che le sue pagine, autorevolmente, ci consegnano. Tommaso Romano

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l ritrovarmi, dopo tanti anni, in questa via mi ha risvegliato tanti ricordi sopiti nel tempo. Era l’anno 1954 quando venivo alla luce nella grande casa posta a Palermo, nel corso Vittorio Emanuele, non distante da questa dove adesso abito. In questa via ho ritrovato gli odori e i sapori dimenticati della vecchia Palermo; qui ho trovato nuovi amici e nuova ispirazione tanto da indurmi a scrivere, con l’apporto dei tanti abitanti da sempre in questa storica via, questo mio nuovo libro dove parlerò di questa strada ai più sconosciuta, dei suoi abitanti, delle sue passate, ma degne di essere conosciute, e presenti attività. Purtroppo devo convenire che l’amministrazione comunale non è molto prodiga con questa strada che non si riflette della “luce” della vicina via dei Benedettini dichiarata patrimonio dell’Unesco. I continui allagamenti dovute alle pioggie torrenziali, che allagano magazzini e androni delle abitazioni non permettono uno sviluppo adeguato alle potenzialità della via stessa ma forse, se si rendesse quanto meno il primo tratto “Zona Pedonale” io credo servirebbe a dare nuovo impulso alla rinascita di questa via. Ho detto nel sottotitolo “Storia e Leggende” e proprio della sua avvincente storia e delle altrettanto leggende sorte vi parlerò prendendovi per mano e accompagnandovi in questo meraviglioso viaggio nella storia. Per la buona riuscita di questo volume desidero ringraziare gli amici: Alwine e Alessandro Federico Conti di S. Giorgio e Villalta, il professore Tommaso Romano, il dottore Francesco Massaro, Mario e Roberto Monti, lo Zio Vittorio e Gianfranco Accetta, Michele Catalano, Giovanni Di Gregorio e tutti gli abitanti del quartiere per l’aiuto i racconti e gli incoraggiamenti. Ringrazio inoltre gli amici di Spillo nella persona della sua amministratrice Roberta Bisconti, Antichi Sapori nella persona del suo titolare Salvatore Barbaraci, del San Giovanni degli Eremiti nella persona dello Zio Nino e la Zia Sandra, l’Associazione Chiese Storiche nella persona del suo Presidente, il B&B Dietro La Cattedrale nella persona del suo titolare Davide Beninati, La Rigattolando Srl nella persona del suo amministratore, la Casa vacanze Casa A’ziz nelle persone di Paola Scavo e Fabio Marcianò, il B&B Porta di Castro nella persona di Alessandro Valguarnera, MelaRipari nella persona del suo amministratore Francesco Gabriele Papalia, Mariolino Papalia

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Opera realizzata grazie all’amicizia di:

Associazione Chiese Storiche Via Porta di Castro, 236 - 90134 Palermo Tel. +39 3771346692

Dietro la Cattedrale B&B Via Porta di Castro, 234 - 90134 Palermo Tel. +39 091217035 +39 3486561880 www.dietrolacattedrale.com info.dietrolacattedrale@gmail.com Rigattolando S.r.l Via G. Pitrè, 89 - 90135 Palermo Tel. +39 3771346692 Store: Via Porta di Castro, 236, Palermo www.rigattolando.it - info@rigattolando.it

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alermo, Panormus, sorse alla fine dell’VIII sec. a.c. in una zona marina che in seguito gli diede il nome (tutto porto), quasi alla confluenza di due fiumi che la abbracciavano.

Palermo nel 1598, collezione Mariolino Papalia.

Il mare che allora raggiungeva l’attuale via Roma era la volvola di sfogo dei due fiumi, il Kemonia e il Papireto che giungevano placidamente ad esso non incontrando, lungo il loro corso, nessun ostacolo che potesse dare atto a “rigonfiamenti” delle acque. La città vecchia, subito dotata di mura e baluardi si cullava negli ozi dei pochi e antichi abitatori, ma dopo la conquista da parte degli arabi, la città risultò insufficiente a contenere un aumento della popolazione così che cominciò ad allargarsi e intorno all’anno 1000 si dovette procedere alla costruzione di una nuova città staccata dalla prima ma ben riparata dai corsi dei fiumi che vennero mantenuti inedificati per scongiurare eventuali piene. Naturalmente esistendo mura e baluardi era normale che esistessero anche le porte e secondo la descrizione delle porte della città vecchia, fatta da Ibn Hawqal, si può seguire con sicurezza la cinta delle mura di Palermo dal Palazzo Reale alla chiesa dei SS. Costantino ed Elena, e da questa verso porta di Busuemi alla chiesa di S. Lucia sino alla strada del Conte Federico, e dalla torre al resto delle mura su cui si fabbricò il monastero di Santa Chiara. Ma la porta che a noi oggi interessa è la vecchia porta del Palazzo, corrispondente alla già Porta dei giardini del secolo X nominata dallo stesso Ibn Hawqal nella estremità superiore del Kasr, ed esistita fino al secolo XV sul lato meridionale del Regio Palazzo, presso il sito dove fu indi aperta nel secolo XVII la Porta di Castro. 11


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La porta che allora si chiamava Ibn Qurhub, fatta edificare, tra il 913 e il 916, dall’Emiro da cui prese il nome, fu fatta spostare dal nuovo Emiro Hasan dopo il 947. Sempre il Di Giovanni (Topografia di palermo antica, Boccone del Povero, Palermo 1889) dice che la moderna Porta di Castro, soggetta alle inondazioni fu spostata dove è insita la Porta detta di Mazara, sulla cui muraglia verso S Giorgio in Kemonia erano le vecchie mura di una porta Con la conquista normanna la città viene racchiusa da un’unica cinta di mura che così comprendeva sia il Cassaro che la Kalsa, centro direzionale della città e sarà negli anni a seguire che le zone rimaste libere cominceranno ad essere edificate e come tutte le città si penserà ad una rete fognaria tanto da destinare i due fiumi a tale uso anche se in misura minima avendo provveduto ad interrare la parte maggiore. I due corsi d’acqua, Cannizzaro e Papireto, penetravano all’interno delle mura attraversando la città e scaricando a mare, ma proprio il Cannizzaro per il suo carattere torrentizio, ad ogni precipitazione atmosferica, si ingrossava ma senza provocare danni almeno, ad onor di cronaca, sino al millecinquecento anche se il Di Giovanni nel suo volume sulla Topografia antica di Palermo, volume I alla pagina 55, citando l’Amari dice: “verso la metà del decimo secolo, il diciannove ottobre del 934, un gran temporale fece riversare sulla città i fiumi dei dintorni onde annegò della gente e furono distrutte molte case dentro la città e fuori” (Amari, Biblioteca Araba Sicula, t. I, pag. 284.) Ma torniamo, per un attimo alla strada. Piazza Indipendenza, l’antico piano di S. Teresa, con il Palazzo Reale abbandonato dagli Emiri che preferirono il nuovo centro direzionale della Kalsa. Scendendo e costeggiando l’antico Palazzo, oggi sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, si giunge in una piccola strada: la via Porta di Castro. La via chiamata del fiumetto e poi dei Tedeschi si rileva in un manoscritto dell’Auria conservato nella nostra biblioteca comunale alla segnatura ms. Qq. C, 14, f, 364 e riguardante il corso del Kemonia. Questa strada va dalla via dei Benedettini fino a via Saladino (Mercato di Ballarò). Il quartiere in cui sorse questa via fu, ed è chiamato Albergheria. Essa prende il nome da “Albergaria Centurbi et Capicii” dovuto al luogo dove, nel 1243 furono deportati, per ordine di Re Federico II, gli abitanti di Centuripe e di Capizzi che si erano ribellati alla sua autorità. Questa zona già abitata da Arabi si estendeva oltre il fiume Kemonia. La strada detta anche Ruga Centorbii et Capicii accoglieva anche Tedeschi o Alemanni che presero ad abitare, dopo la venuta dell’Imperatore Enrico, presso il Monastero della SS. Trinità concesso dai frati Teutonici e pertanto si disse anche Ruga nova quae dicitur de Alemannis. Nel periodo Normanno fu avviata una serie di importanti opere di edilizia civile, perloppiù case per i funzionari di palazzo; furono ristrutturate le mura fortificate di Porta S. Agata e Porta Mazara. Nel 1300 le antiche mura puniche vennero abbattute e dato che in questa strada fatta di miserabili abitazioni fu dato impulso, per volere del Pretore Pietro Speciale, tra il 1460 e il 1470 ad un processo di sistemazione di tutta la zona circostante. Il tratto di mura che proteggeva il quartiere Albergaria venne fortificato nel 1536. La strada prende il suo nome, secondo quanto riporta il Baronio (vedi, de Majestate Panormi, libro 1, cap. 13 f. 142), dalla porta cittadina che fu costruita nel 1620, su disegno di Mariano Smiriglio, intitolata al Viceré dell’epoca, Francesco de Lemos, conte di Castro, in sostituzione dell’antecedente porta chiusa nel 1460 e chiamata porta del Palazzo. La porta del Palazzo era adiacente al regio Palazzo e di questo ne siamo certi avendone lasciate delle descrizioni antichi autori. Il Falcando ricordando un episodio guerresco, ad esempio, dice: “Questa porta fu la Porta Palacii del sec. XIV. Il conte di Avellino cavalcava presso il regio palazzo; il Re Guglielmo non potè dalle finestre del 12


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Palazzo vedere il pericolo del conte, se non perchè il fatto avveniva proprio sotto le mura del Palazzo nel piano fuori la porta a ponente (manoscritto conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo alla segnatura Qp. H.10). Oltre a questo il Mongitore parlando della chiesetta di San Teodoro: “Dicesi extra portam Palatii, cioè fuori la porta di quel recinto detto Yhalca, cioè luogo chiuso, che stendevasi avanti il Real Palazzo, come scrive il Fazello, Dec. I, lib. 8 La costruzione della Porta di Castro, per comodità dei cittadini e per ornamento della strada, si rese necessaria per aprire la continuazione della via dei Tedeschi dove risiedevano le guardie tedesche del Viceré. Per la costruzione della porta, con decreto regio dello stesso Viceré Francesco de Lemos del 23 maggio 1620 e con questo tenore: “Ad instantiam Ill. Senatus Panormi petentis ab Excellentia sua licentiam diruendi Ecclesiamo S. Mariae de Itria fubtus Regium Palatium, & propè moenia de Itria hujus Urbis Panormi, ad effectum faciendi stratam, per quam itur ad novam Portam facienda in dicto loco”, venne abbattuta la Chiesa di Santa Maria dell'Itria, che occupava parte della strada e per far questo, oltre al detto decreto venne chiesto anche l'assenso dell'arcivescovo di Palermo, Cardinale Giannettino Doria che diede il suo consenso per bocca di Don Gaspare Ariano, Canonico della Cattedrale di Palermo, e beneficiale di quella chiesa.

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Il Cardinale, con atto del 30 maggio 1620 dava il suo assenzo alle seguenti condizioni: “... che non possa venirsi alla desolazione della Chiesa, se prima non s’obblighi il Senato a fabbricar nuova Chiesa, e si cominci l’edificio” (vedi, Lipario Triziano, Le porte di Palermo, Palermo 1732). Dopo le necessarie autorizzazioni e i convenuti, il Beneficiale Don Gaspare Ariano stipulò, con il Senato palermitano, l’atto finale, rogato dal notaio Nunzio Panitteri, in data 4 giugno 1620; in tale atto si obbligava il Senato a ricostruire la nuova chiesa nel giardino della precedente e a dare tanto terreno, del giardino di S. Mercurio, in egual misura di quanto ne avesse preso la strada. In seguito a detto atto si smantellò e si rifabbricò nel luogo vicino dove oggi si vede. La porta era decorata a doppio cornicione seguendo il motivo degli intagli, al centro era coronata da un'aquila di marmo con le ali aperte, mostrante le armi reali. L'aquila era fiancheggiata a destra da uno scudo recante le insegne del viceré Francesco di Castro, mentre alla sinistra dell'aquila un altro scudo reca la figura di un'altra aquila, questa simbolo della città di Palermo. La porta era ad arco a sesto lievemente ribassato, sull'architrave è presente il motivo decorativo dei festoni, mentre alla base dell'arco sono presenti delle figure antropomorfe. La porta misurava metri 3,60 per un’altezza di metri 7,20. Su entrambi i fianchi della porta erano presenti delle iscrizioni, sul fianco sinistro si leggeva:

D. N. Philippo III. Hispan. Siciliae Rege, ejusque vices gerente D. Francisco de Castro Comite Castri, ad Urbis decus commodum in regione, quae Khemonia fuit appellata, S. P. Q. P. Portam hanc aperuit, utque lapides etiam Principis beneficentissimi promerita loquantur, Portam de Castro dixit.

Nel fianco destro, dalla parte esteriore, si leggeva:

Porta de Castro aperta est anno CIC IC CXX D. ALvaro de Rivadiberia Praetore, Posillipo Playa Barone Vatticani, D. Vincentio la Rofa, D. Jacobo Lucchisi Barone Camastrae, D. Vincentio Landolina, D. Gaspare Bellacera Barone Pedagagi, D. Francisco Lanza Barone Ficarrae Senatoribus PP.Q conscip.

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