Lettere dai mari del sud

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Vezio Vascotto

Lettere dai Mari del Sud Il Viaggio di LapĂŠrouse attorno al mondo 1785 - 1788


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Copyright  MMXVII Antipodes s.a.s. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. www.antipodes.it info@antipodes.it ISBN: 978-88-99751-24-1 In copertina: L’Astrolabe e la Boussole nel Port des Français (Lituya Bay - Canada).


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(Il Redattore)…si dedicherà al fondo del soggetto; non sopprimerà nulla d’essenziale; presenterà i dettagli tecnici con lo stile aspro e rude, ma conciso, di un marinaio, ed avrà ben svolto il suo compito se l’opera sarà pubblicata così come avrei voluto fare io. (lettera di Lapérouse per l’edizione del Viaggio)


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Indice Presentazione.............................................................................9 Il protagonista...........................................................................11 Il viaggio...................................................................................57 Le ricerche.................................................................................91 Annessi....................................................................................123 BibliograďŹ a..............................................................................137


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Jean-François Galaup de La Pérouse


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Presentazione “Il Capitano Nemo mi si rivolse, chiedendomi che cosa sapessi sul naufragio di Lapérouse. Ciò che tutto il mondo civile sa – gli risposi.” (J. Verne, Ventimila leghe sotto i mari)

Più di due secoli fa, in una giornata (o più probabilmente in una notte) imprecisata della primavera del 1788, accadde un evento che può essere paragonato, per l’emozione suscitata nell’opinione pubblica e nella comunità scientifica di allora, alla perdita di una moderna navetta spaziale: due velieri, inviati ad esplorare i lontani Mari del Sud, scomparvero senza lasciare alcun indizio sulla loro sorte. Si trattava delle fregate francesi La Boussole e L’Astrolabe che, agli ordini del conte Jean-François de Galaup de Lapérouse, dovevano percorrere per quattro anni tutto l’Oceano Pacifico “per accrescere le conoscenze, le ricchezze e la gloria di Francia”. Con buona pace del professor Arronax, involontario ospite del Capitano Nemo sul Nautilus, per quasi quarant’anni “il mondo civile” seppe ben poco dell’avvenimento, nonostante l’invio nell’Oceano Pacifico di una apposita spedizione francese che può essere considerata una delle prime missioni di “ricerca e soccorso” della storia, ma che si concluse miseramente. Solo dopo l’individuazione del luogo del naufragio nella semisconosciuta isola di Vanikoro, nelle Isole Salomone, da parte di un semplice capitano della Marina mercantile inglese grazie ad una fortuita serie di coincidenze, la storia della spedizione scomparsa poté essere parzialmente ricostruita, mescolando incerte testimonianze e fantasiose ipotesi, ricordate da Jules Verne in uno dei suoi 9


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romanzi più noti. Le vere modalità della tragedia in cui erano periti duecento uomini, la sorte di eventuali naufraghi sopravvissuti e, non ultime, le rotte seguite dalle due navi tra la partenza dall’ultimo scalo noto in Australia e l’urto contro la barriera corallina di Vanikoro, continuarono ad essere quasi completamente ignorate. Col passar del tempo, solo qualche nave della Marina francese visitò di tanto in tanto l’isola, più per onorare i marinai caduti che per effettuare ricerche sistematiche; in seguito, col progredire delle tecniche di esplorazione subacquea e grazie alla determinazione di alcuni appassionati di storia e di archeologia sottomarina, sostenuti poi dal rinnovato interesse del grande pubblico per i misteri del passato, sono state organizzate varie missioni scientifiche che hanno permesso di continuare l’affascinante inchiesta sulla fine della spedizione e sulla sorte dei superstiti, iniziata quasi due secoli fa e non ancora del tutto ultimata. Sono così riaffiorati dall’oblio anche i suoi protagonisti: gli ufficiali, gli scienziati, i marinai, gli innumerevoli comprimari di ogni rango e condizione, cortigiani francesi, funzionari coloniali spagnoli e russi, missionari cattolici e mercanti cinesi. Degli attori di questa storia conosciamo le imprese, le ambizioni ed i timori grazie alle relazioni, ai diari, alle loro lettere, spesso formali, talvolta semplici e familiari che, qui fedelmente trascritte, ne disegnano in filigrana la trama. I veri autori sono loro, uomini e donne del XVIII secolo alla ricerca del successo, della fortuna o semplicemente di un po’ di felicità, non diversamente dai loro pronipoti del XXI secolo, a cominciare dal protagonista per eccellenza, il conte Jean-François de Galaup de Lapérouse, barone di Brens e Saint-Felix, cavaliere dell’Ordine Militare di Saint-Louis, Chef d’Escadre dell’Armata Navale.

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Il protagonista “La mia storia è un romanzo che vi supplico di avere la bontà di leggere.” (lettera al Maresciallo de Castries)

Albi Nella seconda metà del XVIII secolo, la città di Albi, situata ad una settantina di chilometri a nord di Tolosa, in Linguadoca, non era più impegnata a difendersi dalle truppe di Simone di Montfort, inviate a sradicare con la forza l’eresia albigese, o dalle incursioni degli Inglesi insediati in Aquitania durante la guerra dei Cent’anni, e godeva ormai di un relativo benessere. Tra le famiglie della piccola nobiltà di provincia, quella dei de Galaup, proprietari di alcuni possedimenti nel contado tra i quali il maniero di Gô (guado, in lingua d’Oc) sul fiume Tarn, aveva fornito ufficiali, prelati e notabili alla città fin dal Quattrocento. Nel 1740 l’erede del nome, Victor-Joseph de Galaup, aveva sposato a trentun’anni Marguerite de Rességuier, figlia di un colonnello del prestigioso reggimento del principe di Condé; l’anno dopo, il 23 agosto 1741, nacque a Gô il primogenito, Jean-François. Seguirono fino al 1758, altre nove nascite, cinque femmine e quattro maschi, tutti deceduti in giovane età, ad eccezione della secondogenita, MartianeClaire, familiarmente chiamata Jacquette, e dell’ultima nata, Victoire-Henriette-Marguerite. Unico maschio a raggiungere l’età adulta, il giovane François si trovò di fronte alla doppia responsabilità di assicurare la successione della casata e di incrementarne il 11


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