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Swonild Ilenia Genovese Gaia Catalano
Lily e i disegni da mangiare
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Testo di Swonild Ilenia Genovese. Creazioni e fotografie di Gaia Catalano. Ogni riferimento a fatti, persone o luoghi reali è puramente casuale. Nomi, personaggi, posti ed avvenimenti sono il frutto della fantasia dell’autrice ed ogni somiglianza ad eventi, luoghi o persone, vive o morte realmente esistenti è assolutamente casuale.
Copyright © 2017 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Antipodes s.a.s. via Toscana 2 90144 Palermo www.antipodes.it E mail: info@antipodes.it ISBN 978-88-99751-23-4 Swonild Ilenia Genovese - Gaia Catalano, Lily e i disegni da mangiare, Antipodes, Palermo 2017.
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A tutti i monelli e ribelli non mangiatori di frutta e verdura
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Lily e i disegni da mangiare Un racconto di Swonild Ilenia Genovese
Da quando aveva memoria, Lily aveva da sempre avuto un’avversione istintiva ed assoluta per la frutta e la verdura. Niente era mai riuscito a convincerla a mangiare questi alimenti, né le parole dolci e persuasive della mamma, né le favole sul cibo sano, né le raccomandazioni della maestra a scuola che non faceva che ripetere quanto bene facessero frutta e verdura: quelle cose non si potevano mangiare. Punto e basta. Semplicemente Lily non riusciva a capire come gli altri ci riuscissero... L’aspro delle arance, ad esempio, era intollerabile, così come il sapore pungente delle ciliegie e quello amaro degli spinaci. Tutti a lodare frutta e verdura! Tutti a dire sempre quanto fossero belli e buoni! La pizza, quella sì che era buona. Le lasagne, che delizia! Gli involtini, le salsicce, le fritture, i dolci, quelli erano i cibi a cui lei pensava con impazienza quando aveva fame, ma la frutta e la verdura... giammai! No e poi no. Quello non si poteva neanche considerare cibo. Una volta la mamma le aveva presentato un piatto di spinaci ed una mela ad ogni pasto. Con voce cattiva le aveva annunciato: 5
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“Se non mangi quello che hai nel piatto, non mangerai altro!” Era stata quella volta che la mamma si era convinta che così facendo, con l’imposizione, lei avrebbe ceduto e si sarebbe infine convinta a mangiare le cose sane che facevano tanto bene. Lily rimase digiuna per tutto il giorno e per buona parte del giorno seguente finché cadde a terra come una pera matura, paragone che odiava davvero, ma fatto sta che in ospedale dissero alla mamma che non c’era molto da fare se non farle mangiare quel che le aggradava perché non poteva di certo farla morire di fame. Quindi l’ebbe vinta: niente spinaci e niente mela. La storia, purtroppo, non finì lì. A tavola era sempre una guerra, una strana guerra fatta di contorni verdi a base di pisellini, biete e broccoletti che puntualmente Lily abbandonava nel piatto come se fossero parte delle stoviglie. Provarono persino a prendersi gioco di lei presentandole una torta al cioccolato che nascondeva al suo interno la più repellente delle insidie: fragole! Ma Lily non si fece demoralizzare e tolse una ad una le fettine rossicce che ammorbavano il meraviglioso pan di spagna al cioccolato. Stessa cosa fece quando un giorno le servirono come dessert una coppa di crema alla vaniglia, croccantino e panna che celava un malcelato strato di mirtilli dall’inequivocabile color violetto. Tra un sospiro e l’altro, Lily si mise pazientemente all’opera e mangiò gli strati evitando accuratamente quelle odiose palline aspre e viola che purtroppo avevano in parte tinto la crema alla vaniglia, alterandone in modo irreparabile il 6
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gusto. Così, a malincuore, quella volta dovette rinunciare pure ad un po’ di crema, sacrificio che fece volentieri pur di non sentire in bocca l’acidulo dei maledetti mirtilli. Una volta, a scuola avevano studiato il senso del gusto e Lily aveva guardato affascinata il disegno della lingua con tutte quelle solerti papille che la aiutavano ad identificare i gusti e ad evitare di ritrovarsi in bocca le odiate frutta e verdura. Arrivò persino ad ipotizzare che forse la sua lingua fosse più sensibile delle altre lingue. Chissà, magari lei sentiva l’aspro molto più aspro di tutti gli altri e l’amaro così intollerabile da renderle impossibile buttar giù una singola foglia di cicoria. La diversa sensibilità della sua lingua poteva essere la spiegazione alla sua totale avversione per quello che tutti gli altri sembravano reputare commestibile, eppure la maestra non seppe rispondere alla sua domanda quando le chiese se fosse possibile avere papille più sensibili degli altri. Allora pose la stessa domanda a sua madre che però la guardò male, capendo subito dove volesse arrivare con quel discorso. Persino suo papà che era così affascinato dalla tecnologia e alla scienza con uno sbuffo annoiato le disse che non ne aveva idea e che la cosa non gli interessava. I nonni, poi, si rivelarono i suoi peggiori nemici dicendo che il gusto si formava assaggiando e mangiando tutti i cibi, e che lei era stata abituata male e per questo motivo ora, a quasi otto anni, si ritrovava ad avere una dieta povera di vitamine. Ah, le odiate vitamine... sempre a tirar fuori loro quando si parlava di frutta e verdura! Come se le cose buone da mangiare non le contenes7
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sero! All’argomento “vitamine” Lily sbottava sempre, esasperata. Se, come dicevano e ripetevano sempre tutti, queste famose vitamine fossero davvero state così indispensabili, lei sarebbe dovuta morire molti anni addietro quando, alla tenera età di un anno, aveva iniziato a vomitare in modo sistematico le passate di verdura e la frutta grattugiata. Non era proprio possibile che le vitamine si trovassero solo in frutta e verdura perché lei era ancora viva e la sua sopravvivenza era un’inequivocabile dimostrazione che senza frutta e verdura si poteva vivere lo stesso. Ecco. Purtroppo questo era il punto: nessuno avrebbe mai accettato l’idea che lei avrebbe passato tutta la sua vita senza mai mangiare frutta e verdura. “È assolutamente impossibile! Le passerà! Questione di tempo ed imparerà a mangiare tutto.” diceva sempre papà per rassicurare la mamma che di anno in anno era diventata sempre più preoccupata del suo rifiuto di ingerire frutta e verdura. Che cosa potevano capirne loro, che non facevano altro che mugolare soddisfatti davanti al minestrone o quando sbucciavano un ananas? Che ne potevano sapere loro del disgusto profondo che provava Lily ogni qual volta la nonna le passava uno spicchio di mandarino sotto il naso per farle sentire il suo “buon” profumo o quando tornando a casa sentiva quell’odore inconfondibile di broccoli appestare l’aria? Niente. Loro non potevano saperne niente. Molti altri bambini come lei avevano spesso rifiutato frutta e verdura ma alla fine, o per guadagnarsi premi e ricompense, o per non sentire più le lamentele di mamme, nonne, genitori e maestre si erano infine adeguati accettando di mangiare 8
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il terribile contorno. Lily considerava questi coetanei come degli ignobili traditori. Era a causa loro e al loro aver ceduto alle insistenze se ora tutti la consideravano una bambina difficile e viziata. Che poi, viziata era la parola adatta? Ribelle, forse. Impiegabile. Non corrompibile. Dal gusto sensibile! Viziata, no di certo! Non avrebbe ceduto innanzi all’idea di ricevere una doppia paghetta in cambio dello sforzo di mangiare la macedonia. Non avrebbe mai tradito le sue care papille gustative. Loro dicevano chiaramente che quello non era cibo. Doveva pur dare ascolto al suo corpo, o no? E poi, ahimè, c’erano quei bambini che erano la piaga di tutti coloro i quali odiavano il cibo sano. Quei piccoli mostri che con la bocca piena di spinaci masticati dicevano soddisfatti “che buono!”... L’odio di Lily per questi esseri ripugnanti, sempre adulati da genitori e maestre, sempre presi ad esempio, cresceva in lei di giorno in giorno. La mamma non perdeva occasione quando incontravano qualche amica con i figli al seguito per farle notare con rammarico che gli altri bambini mangiavano tutto e che lo facevano persino con gusto. “Visto che bravo, Giuseppe mangia persino l’indivia ed il radicchio che sì sono amari, altro che gli spinaci!” le ripeteva sua madre dopo un incontro poco piacevole in cui Giuseppe l’aveva guardata dall’alto in basso tutto fiero, mentre la sua mamma lo lodava e lo ammirava quasi avesse vinto un premio Nobel. Il fondo fu toccato quando per il suo ottavo compleanno le regalarono dei pupazzi a forma di verdura. 9
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“Per farteli amici” aveva puntualizzato la nonna ridacchiando, ma a Lily questo non aveva fatto ridere per nulla. Adesso aveva un pupazzo a forma di broccolo ed uno a forma di carota posati sul letto che la irritavano ogni qual volta il suo sguardo si posava sopra di loro. Aveva persino pensato di darli via ma era certa che sarebbe scoppiata una tragedia familiare così infine li aveva seppelliti sotto i cuscini cercando di vederli il meno possibile. Ed eccola la sua amara vita di non mangiatrice di frutta e verdura: sempre ripresa dai suoi genitori per non aver mangiato il contorno, sempre rimproverata dalla maestra per aver buttato nel cestino la mela o la pera, sempre costretta a sentire le assurde frasi di quelli che la volevano morta a breve per mancanza di vitamine... Ogni tanto Lily, la sera, si coricava nel suo letto, dando un calcio al broccolo e alla carota di peluche, e sognava un mondo senza verdure e senza frutta, un mondo dove a tavola non ci fosse il cesto con la frutta di stagione e dove nei piatti non facesse bella mostra il verde e ripugnante contorno. Un mondo senza l’odore di minestrone nell’aria, senza la fastidiosa fragranza dei carciofi, senza l’agre aroma di agrumi... A volte si addormentava così, sognando un mondo fatto di tavole imbandite di pasta alla carbonara ed involtini, biscotti al cioccolato e panini farciti di salamino sperando che al suo risveglio, a colazione, non avrebbe mai più trovato ad aspettarla quel tanto odiato yogurt in cui sembravano essere annegati i pezzi di frutta e che puntualmente era costretta a disdegnare e a rifiutare, e che a pranzo e a cena non avrebbe più dovuto sentir parlare di contorno, minestrone o sformato di verdure. 10
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