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{ Racconti }
Maristella Angeli
Oltre...
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Copyright © 2018 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it
In copertina “Al di là del tempo e dello spazio” di Maristella Angeli maris50@alice.it sito web: http://www.premioceleste.it/maristella..angeli ISBN:978-88-99751-49-4 Maristella Angeli, Oltre... , Antipodes, Palermo 2018
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A Sandro, che mi ha sempre sostenuta aiutandomi ad essere me stessa. É grazie all'amore che ciò che appare impossibile diventa possibile.
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Introduzione
Oltre il tempo, oltre i luoghi, nel tempo della memoria, dei ricordi dei luoghi immaginati o vissuti. Quattro anziane signore ricordano fatti della loro vita effettivamente accaduti ed ognuno di essi presenta aspetti misteriosi. Non tutto è spiegabile, resteranno domande, finali aperte ed il lettore potrà porsi come spettatore o lasciarsi coinvolgere, offrendo conclusioni soggettive. La tecnica del flashback è presente in ogni testo, il ricordo, il dejà vu, vite passate e la ricerca dell’inafferrabile può lasciare aperto il dubbio o la convinzione che non sempre possiamo trovare una spiegazione a fenomeni che sfuggono al controllo razionale. L’Autrice
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Il racconto L’anziana signora parla di un’apparizione, un fantasma che si presenta ad un’anima pura, Federica, per far sì che qualcuno continui a ricordarsi di chi non c’è più e deponga dei fiori su una tomba ormai dimenticata. Ricordare chi è scomparso significa rispettarne il ricordo, dar valore alla sua vita che, evidentemente, deve aver lasciato un segno che sarà di riferimento a chi resta. Personaggi:
Federica a 40 anni (ricorda): narratrice Federica: ragazza di 23 anni Wilma: amica coetanea Anna Melchiorri: fantasma di donna di 80 anni Adelmo: (nel ricordo ha 35 anni) marito di Anna Arturo: figlio di Anna e Adelmo (nel ricordo ha 6 anni, poi 30) Luisa: figlia di Anna e Adelmo (nel ricordo ha 7 anni, poi 40)
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L’ anziana signora
A
lcuni fatti accadono non per caso, ma per i fili che il destino ha intessuto, trame dagli intrecci misteriosi.
Qualcuno, qualcosa, incrocia la strada della tua vita, la percorre, per un breve tratto con te. Ti stupisci di quanto siano chiare le immagini e mentre le guardi cerchi di dar loro un senso.
Era un’estate di parecchi anni fa ed ero giovane, anche se molto più matura dell’età che avevo. L’estate era vicina e le idee su come trascorrerla venivano espresse liberamente nel mio gruppo di amici. Mi ritrovai a farmi i conti in tasca, come al solito non avrei potuto fare affidamento sulla mia famiglia, che era sempre sull’orlo della crisi economica. Eppure me la cavavo bene e, con i tanti lavori occasionali che svolgevo, racimolavo abbastanza per le mie esigenze. Certo non era sufficiente per potermi permettere una lunga vacanza, ma almeno una settimana spensierata l’avrei potuta trascorrere. Il problema era con chi condividere la vacanza per poter dividere sia le spese, sia l’avventura. Sì, consideravo i viaggi una avventura, data la capacità di arrangiarsi con poco. Essendo single, mi chiedevo chi potesse condividere i sette giorni programmati, quando si fece avanti Wilma. Ragazza appa9
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riscente, con uno stuolo di corteggiatori, superficiale ma avvenente. Tutto il contrario di me. Com’ero? Timida, tipo “brutto anatroccolo”, un po’ in sovrappeso, ma... contavo molto su ciò che ero interiormente. Ero anche impegnata politicamente: una piccola contestatrice! Ripensandoci potevo risultare antipatica. Avevo sempre da ridire su tutto e la polemica spesso accompagnava i miei discorsi. Vestivo relativamente alle poche disponibilità economiche che avevo e spesso in famiglia ci scambiavamo vestiti tra cugine, o era mia madre a cucire in fretta e furia qualcosa di nuovo più o meno alla moda. Dovevamo decidere la meta del nostro viaggio e l’idea ci venne sfogliando una rivista: Palinuro! Ci trovammo d’accordo su tutto, così, pur sapendo che non sarebbe stato facile trascorrere la vacanza con una ragazza con cui avevo davvero poco da condividere, mi confortava il fatto che le spese sarebbero state dimezzate. Viaggio in treno, classe economica naturalmente, portando solo l’essenziale, che era tutto quello che avevo. Partimmo avventurandoci in uno scompartimento colmo di ragazzi. Devo ammettere che la conversazione fu piacevole. L’unica nota dolente venne dalle continue inopportune interferenze di Wilma, che cercava disperatamente di seguire le impegnate discussioni, perdendosi in risposte inadeguate. Scendemmo per il cambio previsto e sostammo nella sala d’attesa della stazione. Sedemmo su una panchina di legno e osservammo l’ambiente circostante. Sporco sì, direi molto sporco. Ragnatele pendevano dalle finestre e scarafaggi passeggiavano agli angoli della sala. Fissavo i binari. Speravo almeno che il treno arrivasse puntuale. Wilma chiacchierava a velocità supersonica. Descriveva i par10
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ticolari fisici dei ragazzi, soffermandosi accuratamente sulle caratteristiche di alcuni di loro, che le avevano lasciato il numero telefonico in un bigliettino inserito nella borsetta. C’era scritto: “Possiamo incontrarci e concludere presto?” Trattenni a stento i commenti. Un rumore sordo e improvviso mise improvvisamente fine a quel fastidioso cicaleccio. Mi alzai di scatto e mi diressi verso una signora alla quale era mancato l’appoggio del bastone scivolatole di mano. Era caduta pesantemente a terra. La soccorsi tranquillizzandola, mentre Wilma, che non si era neanche alzata dalla panchina, continuava a chiamarmi dicendomi di lasciar perdere. Vidi che aveva le ginocchia ferite e continuava a cercare gli occhiali che le erano caduti. «Purtroppo si sono incrinati signora» le dissi dopo averli raccolti «li dovrà ricomprare... » «Grazie figliola, sei molto gentile.» In quel momento mi guardai intorno e mi accorsi delle tante persone che passavano indifferenti all’accaduto. Di quell’anziana signora, mi colpì subito lo strano vestito che sembrava anni trenta (chissà da quale baule lo avrà tirato fuori!) «Anna è il mio nome! E il tuo?» «Federica. Ma si metta seduta che le cerco del ghiaccio da mettere sulle ginocchia e anche un bicchiere d’acqua, così si riprende dallo spavento.» C’era il bar lì vicino quindi mi sbrigai e la rinfrancai, alleviando un po’ il dolore che aveva per la brutta caduta. «Certo, dovrebbe farsi vedere da un medico. Sa, ad una certa età le ossa diventano fragili.» Vidi che non c’erano altri lividi oltre quelli sulle ginocchia. Tranquillizzai Anna e sedetti accanto a lei per un po’. 11