Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 4
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 1
Paola Mimmi
Una persona perbene
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 2
Copyright Š 2016 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it
ISBN: 978-88-99751-10-4
Paola Mimmi, Una persona perbene, Antipodes, Palermo 2016
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 3
Ai miei carissimi Zii: Gigetto ed Ada, ed all’amore profondo che li ha uniti
A mio figlio Marco, con amore infinito
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 4
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 5
Capitolo 1
S
ofia, dopo aver corso sotto la fredda ed insistente pioggia, entra in auto. In mano ha la busta, ora inzuppata, contenente quella lettera di licenziamento in tronco per un furto che non ha mai commesso. Le lacrime cominciano a scendere copiose ed a rigarle il volto. Come era potuto accadere, proprio a lei, una persona perbene? Tutto ha inizio un po’ di tempo prima. Milena aveva appoggiato il quotidiano sul tavolo della cucina, aveva appena letto l’articolo sull’attentato al Primo Ministro del Regno Unito Margaret Thatcher, nel Sussex. «Sei pronta allora tesoro? Oh, ma come stai bene!» aveva detto guardando con orgoglio sua figlia, pronta per il suo primo giorno di lavoro. Sofia aveva appena compiuto ventiquattro anni. Era alta, pelle olivastra, occhi neri grandi ed espressivi, capelli lunghi dello stesso colore, e lunghe gambe perfette: una bella ragazza, come ce ne sono tante, ma la sua eleganza innata nei movimenti e nel portamento la rendevano particolarmente affascinante. I suoi genitori l’avevano cresciuta come si faceva una 5
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 6
volta, sempre abbastanza severi e rigidi le avevano instillato sani valori e principi e le facevano fare una vita piuttosto austera. Sofia, che non aveva una indole ribelle, si era adeguata di buon grado a questa vita un po’ “fuori dal tempo”. Un po’ agitata, si era guardata nel grande specchio coi bordi ad intarsi dorati, affisso nel corridoio. Aveva uno splendido abito intero di seta color rosa antico, un taglio molto classico, lunghezza rigorosamente sotto al ginocchio e sopra un bolerino corto dello stesso tessuto. Quel colore le donava particolarmente. «Grazie mamma. Ora vado e speriamo bene» aveva risposto Sofia. «Tranquilla tesoro, andrai benissimo. Sii sempre te stessa e fai del tuo meglio.» le aveva detto abbracciandola e con un bacio aveva accompagnato la sua “piccola” sul pianerottolo del condominio in cui vivevano, un piccolo e pettegolo palazzo di quel provinciale paese alle porte di Bologna. Si era laureata, qualche mese prima, in Chimica Industriale con lode, e aveva ricevuto subito quell’offerta di lavoro dalla Ditta Farmaceutica Aquin, una delle più importanti case farmaceutiche italiane. Aveva immediatamente accettato, non avendo la minima esperienza lavorativa, si era quindi solo informata sul tipo di contratto e di lavoro, senza nemmeno domandare a quanto sarebbe ammontato il suo stipendio mensile. Aveva pensato che, al limite, se si fosse trovata male, sarebbe rimasta comunque un po’ di tempo per acquisire esperienza e conoscenze e poi si sarebbe licenziata, tanto era ancora priva d’impegni e di responsabilità familiari. Aveva vissuto un flirt estivo, ma non aveva mai avuto un uomo e, nonostante il suo bell’aspetto, non c’era nessun “ci6
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 7
cisbeo” intorno. E come potevano essercene? Frequentava gli stessi amici d’infanzia, già tutti fidanzati o sposati e con figli. Ogni tanto rivedeva alcuni amici del liceo o dell’università, ma nessuna frequentazione assidua, solo qualche cena o qualche gita fuori porta, così, per passare un po’ di tempo in compagnia e convivialità. La verità è che lei stava bene da sola, soprattutto sola nella casa di campagna dei nonni materni sulle colline appena dietro al paese dove era nata. Passava lì la maggior parte del suo tempo libero, a coccolare il suo cavallo nero, Lord, ed a fare lunghe ed incantevoli passeggiate. Lord era un purosangue inglese. Nonostante avesse un temperamento forte, era mansueto perché sentiva la devozione e le cure della padrona, ed ubbidiva ad ogni suo ordine senza bisogno che lei glielo dovesse ripetere due volte. Tra Sofia e Lord si era creato un bel legame: solo chi ama molto gli animali domestici col tempo comprende la loro identità e il loro carattere. Rispettandoli, può godere di questi incredibili rapporti di totale devozione, vincoli che difficilmente si creano tra gli esseri umani. La nonna Ada, ottant’anni di saggezza e duro lavoro nelle mani e sulle spalle, vedova da una decina d’anni, ultimamente l’aveva spesso rimproverata. Avrebbe dovuto smettere di perdere tanto tempo per andare a spasso con il suo cavallo, come una bambina, piuttosto sarebbe dovuta andare in cerca di un “bel signore” da vezzeggiare. Sofia rideva, l’abbracciava e poi partiva per una delle sue lunghe e meditative cavalcate. Adorava assaporare i mutamenti che il passare del tempo e delle stagioni producevano in quel suo noto paesaggio. Amava soprattutto l’autunno. Il grazioso boschetto dietro 7
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 8
casa della nonna, si dipingeva di splendidi colori cremisi e di tutte quelle infinite sfumature di giallo e di arancione, i suoi colori preferiti. A passeggio con Lord sui sentieri erbosi ed impervi della selva, ammirava come questa si trasformasse nei punti di più intensa vegetazione, in profumati tunnel grazie agli innumerevoli rovi di rose o di more, alberi di abeti, aceri, mandorli, melograni, noccioli, noci e castagni. Ogni tanto scorgeva tra i rami degli alberi un furtivo scoiattolo dalla folta coda rossastra, alcune volte aveva incontrato un daino dallo sguardo intimidito, dei fagiani dai mille colori sgargianti o delle veloci lepri o ancora dei cinghiali con lo sguardo minaccioso. A settembre i campi poi si trasformavano in immensi spazi puliti, dove poter correre libera al galoppo, essendo già stato tolto il grano e non essendo ancora passato l’aratro che rende il terreno impraticabile. Niente della vita sociale poteva sostituire la gioia di quelle cavalcate in campagna. Sofia si era più volte chiesta se in lei ci fosse qualcosa che non andava. Perché fuggiva così dalle feste e dai divertimenti, mentre tutte le sue coetanee non vivevano che per quei momenti? Lei sperava sempre che nessuno la invitasse e quando questo accadeva, il più delle volte, si inventava scuse di ogni tipo, pur di non andare. Trovava che era così inutile e deprimente socializzare alle feste. Ci si doveva inventare superficiali argomenti di conversazione, e poi si doveva fingere di essere sempre allegri e felici. La musica da discoteca, poi, seppur molto bella, impediva di parlare a chiunque avesse voluto conversare di qualcosa di più consistente che: 8
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 9
«Oh ma che bel vestito che hai… le scarpe poi, e non ti dico la borsa... bello il tuo taglio di capelli… » Certo, si poteva incontrare qualche ragazzo, ma come si avrebbe potuto iniziare una buona conoscenza in mezzo a tutta quella confusione? Lei, poi, era una persona timida e faceva di tutto per essere poco appariscente, i ragazzi la guardavano ma passavano sempre oltre. Solo una volta un ragazzo le aveva chiesto, urlandole all’orecchio, per sovrastare la musica, il numero di telefono, ma lei, confusa, non si era sentita nemmeno di darglielo. Ben diversa era la posizione di chi andava alle feste con il proprio ragazzo. Finalmente potevano farsi qualche coccola in un posto sicuro e comodo, lontano dallo sguardo dei genitori… ecco per loro sì che le feste erano veramente divertenti! «Comincerò ad andare alle feste quando avrò un ragazzo.» Pensava così, ridendo, Sofia, ed era arrivata alla conclusione che si godeva veramente la vita con le sue cavalcate, e non c’era niente di anormale in lei.
9
modello piccolo:Layout 1 01/11/2016 16:47 Pagina 10
Capitolo 2
E
ra arrivata in anticipo alla Ditta Aquin e si era subito diretta all’Ufficio Personale, come da accordi. Il responsabile, un signore sulla cinquantina, molto alto, robusto e con un look un po’ trasandato, l’accolse con un gran sorriso: «Buongiorno dottoressa Sofia!» La fece entrare ed accomodare sulla poltrona rossa, davanti alla sua scrivania in legno pregiato color ciliegio. Sofia, intimidita, si accomodò sperando che i convenevoli sarebbero durati il meno possibile. Voleva essere condotta, il prima possibile, alla sua destinazione lavorativa. «Ci fa piacere avere una giovane e promettente laureata come lei, nel nostro prestigioso laboratorio. Penso di averle già detto tutto nell’ultimo nostro incontro. Mi sono solo dimenticato di spiegarle che, per il pranzo, avrà diritto ad usufruire gratuitamente della nostra mensa interna, non c’è molta varietà di scelta nel menu ma il cibo, vedrà, è davvero ottimo. Questo allora è il contratto di lavoro, che potrà leggere con calma e riportarmene, domani, una copia firmata. Ma vedo che lei è impaziente di vedere dove lavorerà, se non ha nessuna domanda da farmi, mi segua che l’accompagno nel suo ufficio.» 10