Verso un forse

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{Poesia}

Stefano Di Ubaldo

Verso un forse


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Copyright Š 2018 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi Casa Editrice Antipodes Via Toscana, 2 90144 Palermo www.antipodes.it info@antipodes.it

In copertina: Stazione Centrale di Bologna, fotografia di Alessandra Sanchioni ISBN: 978-88-99751-35-7 Stefano Di Ubaldo, Verso un forse, Antipodes, Palermo 2018


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Ai lettori, agli scrittori e ai loro incontri.


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Perché leggere una poesia? Perché una poesia è fragile, ma non ce l’ha scritto sull’imballaggio; aspetta di guardarti e poi ti dice che non ne hai bisogno se il tuo obiettivo è rimanere a galla. Perché una poesia è ribelle, ma neanche morto glielo leggi in faccia; aspetta di incontrarti e poi ti dice che non vale niente se il tuo obiettivo è dare forma al mondo. Perché una poesia è enorme, ma si rivela come porta stretta; aspetta di invitarti e poi ti dice che non ha problemi se il tuo obiettivo è oltrepassarla in fretta. Perché una poesia è paziente e, di fronte a tanti obiettivi, non si cura di fornire aspettative; lei aspetta.

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Chiunque non capisca una poesia, capisce piÚ di chi la scrive quanto sia fragile da leggere quello che fragile non è.

Auguro a tutti, una o piĂš volte nella vita o nella stessa giornata di farfalla, di riuscire a condividere con forme insufficienti contenuti strettamente necessari.

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Posti riservati (Parte prima)

Posto riservato a “persona opportunista”: chi lo trova libero, si premuri di occuparlo. Posto riservato a “persona diligente”: astenersi capricciosi e svogliati perditempo. Posto riservato a “persona qualunque”: sosta vietata a chiunque degno di nota. Posto riservato a “persona sospettosa”: non faccia il furbo chi ha occhi indiscreti. Posto riservato a “persona buonista”: non ci si giudichi, ma c’è posto per tutti.

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Posto riservato a “persona qualunquista”: per tutti quelli a cui basta avere un posto. Posto riservato a “persona indifferente”: nei posti attigui succede di tutto. Posto riservato a “persona d’altri tempi”: per chi elogia il passato, disdegna il presente e condanna il futuro. Posto riservato a “persona spilorcia”: ogni posto è a pagamento, eccetto questo. Posto riservato a “persona interessante”: il posto di fronte è riservato a “persona che detesta annoiarsi”. Posto riservato a “persona insofferente”: libertà di lamentarsi per qualsiasi cosa.

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Posto riservato a “persona semplice”: accessibile soltanto a chi ancora è un po’ bambino. Posto riservato a “persona egocentrica”: per ricordare di essere uno tra i tanti. Posto riservato a “persona iperattiva”: nessuno qui è obbligato a rimanere seduto. Posto riservato a “persona sopra le righe”: sotto la panca, la capra crepa. Posto riservato a “persona comune”: spogliarsi di unicità e accomodarsi. Posto riservato a “persona convincente”: fornire valide ragioni per meritarselo.

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Posto riservato a “persona inopportuna”: da occupare unicamente qualora arrechi disagio. Posto riservato a “persona riservata”: non sedersi in prossimità senza aver prenotato.

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Una scelta tra luci e ombre

Ogni scelta è una storia sul filo di lana contorto in matassa: non c’è ragione che si dipani senza un telaio di molte mani; alla ricerca di capi sciolti, ci vanno in tanti per varia sorte, forse chiamati dai bassifondi, a scovar luce laddove è nera la superficie che sa assorbirla, ma non mostrarla, come un riflesso, all’ombra incerta che le sta intorno.

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