Claudia Luoni Antonio G.Traverso
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Alimentazione e Superstizione _________________________________________________
Edizioni Spazio Ecosalute
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Dedicato a: Renza, Carla, Eleonora, Davide, Mattia e Luca
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Si ringraziano i signori
Dott. Dott. Dott. Dott. Dott. Dott. Dott. Dr.
Attilio Speciani Giuseppe Di Fede Gabriele Montera Dimitri Mitropulos Paolo Cortellazzo Luciano Lozio Marco Rho Beniamino Anzalone
La scuola di formazione DIBIENNE.NET di Padova Dr. Patrizia Hington Dott. Roberto Gamba Dott. Corrado Rizzo Istituto Medicina Generica Preventiva Personalizzata Dott. Paola Carassai Dr. Giacinto Di Sabato per i contributi scientifici e i continui aggiornamenti.
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“ALIMENTAZIONE” Il cibo,varcando la barriera orale, il confine tra il mondo esterno e il nostro corpo, si introduce in noi e diventa nostra sostanza . Introdurre un alimento significa, sul piano reale come pure, su un piano simbolico, incorporare tutte o in parte le sue proprietà. Dr. Antonia Murgo (Anoressia) Una mollica in meno per un po’ di desiderio in più
“SUPERSTIZIONE” “Credere”ciecamente in qualche cosa, senza verifiche Osho (L’immortalità dell’anima)
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A te che ami il cibo e ti nutri amando il tuo corpo A te che coi tuoi vestiti larghi nascondi le tue forme tondeggianti. A te che coi tuoi vestiti larghi nascondi la tua magrezza che rasenta lo scheletrico. A Voi noi diciamo: il cibo è “nutrimento e medicamentoâ€? Claudia, Antonio.
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Indice Introduzione Quale alimentazione? Quale dieta? Alimentazione e nutrizione Carboidrati Dolcificanti Proteine Lipidi e grassi Vitamine Sali minerali e Oligoelementi Fibre Acqua Cenni di anatomia e fisiologia dell’apparato digerente Bocca e denti Esofago Stomaco Intestino Fegato e vescica biliare Pancreas Reni Allergie, intolleranze, bioindisponibilità e sovraccarichi alimentari Antigeni e anticorpi Allergie reazioni mediate da IgE Intolleranze reazioni mediate da IgA Morbo celiaco o celiachia Morbo di Crohn Bioindisponibilità o malattie metaboliche Diabete Disaccaridosi Intolleranza ereditaria al fruttosio Favismo Fenilchetonuria Sovraccarichi alimentari Patologie dell’apparato digerente correlate alle intolleranze alimentari Alterazioni della motilità: Esofagite Diverticolosi esofagea Ernia iatale
15 18 19 20 22 23 26 27 29 30 32 33 34 35 38 40 43 49 51 52 53 54 56 61 62 64 66 67 69 71 72 73 74 76 77 77 78 79
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Reflusso esofageo Occlusione intestinale Stipsi (Stitichezza) Infiammazioni: Gastrite Morbo di Crohn Duodenite Pancreatite Metodi per la determinazione Frequenze Come si legge un test di Sovraccarichi Alimentari Perché funzionano le intolleranze alimentari per dimagrire? Gli esami di laboratorio Disturbi ricollegabili agli alimenti assunti con la dieta Acne volgare o giovanile Dermatite seborroica Eczema Dermatite erpetiforme Orticaria Psoriasi Obesità Colon irritabile Rettocolite ulcerosa Cefalee – Mal di testa Disturbi digestivi – dispepsia Disturbi circolatori Candidosi Rimedi e reintroduzione degli alimenti Yogurt La depurazione del mesenchima è la prima cosa da fare Sfatiamo qualche mito: il latte, il frumento e... Latte Frumento Glutine Seitan Mopur Pesce Fosforo e memoria Contaminazioni alimentari Peperoncino Cibi a basso costo Cortisolo Equilibrio Acido-Basico Depuriamoci
80 81 82 83 83 83 84 85 86 89 92 94 95 107 108 110 111 115 116 117 118 123 124 125 126 130 133 136 141 142 143 143 149 151 152 154 156 158 159 161 162 164 166 167
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Oltre l’intestino:i gruppi sanguigni Indice glicemico e resistenza insulinica Metodo Montignac Dieta Zona Dieta Atkins Dieta Gift Metodo Kousmine Dieta Mediterranea Come utilizzare al meglio le varie diete Metodo “GruppoIgA” Il mio corpo è diverso dal tuo, la mia dieta è diversa dalla tua Il bambino: quale alimentazione? Nel carrello della spesa Etichette alimentari Tabelle alimentari Alimenti da non assumere in fase depurativa Alimentazione priva di salicilati naturali Alimentazione priva di Nichel Alimenti che possono contenere Tetrazina (E 102-giallo) Alimenti che possono contenere Anidride Solforosa (E 220) Alimenti che possono contenere Solfiti, Metabisolfiti, Bisolfiti Alimentazione priva di Lieviti Alimentazione priva di Frumento Alimentazione priva di Zucchero Alimentazione priva di Latte Alimentazione priva di Uova Alimentazione priva di Sale Classificazione dei cibi acidi, basici, neutri Alimenti ricchi di istamina Alimenti istamino liberatori Reazioni crociate tra allergeni, inalanti e allergeni alimentari Reasiduo secco fisso a 180° delle principali acque in commercio
169 196 199 200 201 203 204 205 218 220 225 226 231 232 236 240 241 242 243 243 243 244 245 246 247 248 248 249 250 250 251 252
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Indice patologie trattate Acne volgare o giovanile Candidosi Cefalee-Mal di testa Colon irritabile Dermatite seborroica Diabete Disaccaridosi Disturbi circolatori Disturbi digestivi-Dispepsia Diverticolosi esofagea Duodenite Ernia iatale Esofagite Favismo Fenilchetonuria Gastrite Intolleranza ereditaria al fruttosio Morbo Celiaco Morbo di Crohn ObesitĂ Occlusione intestinale Orticaria Pancreatite Psoriasi Reflusso esofageo Rettocolite ulcerosa Stitichezza (stipsi)
108 133 125 123 110 67 69 130 126 78 84 79 77 72 73 83 71 62 64 118 81 116 85 117 80 124 82
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Introduzione Gentile lettore, per chi ha letto il nostro libro “Il farmaco che ogni giorno assumiamo il CIBO, allergie, intolleranze e sovraccarichi alimentari,” troverà in questo nuovo libro una parte già appresa ed una nuova parte dove si viene ad approfondire il metodo per raggiungere il benessere psicofisico. Alimentarsi è senza dubbio la parte più importante di tutte le azioni che ogni giorno noi svolgiamo ed è anche un piacere se si gusta del buon cibo. Una corretta alimentazione ci porta ad un corretto stile di vita, ad un corretto modo di affrontare le varie situazioni giornaliere, dalle relazioni con le persone che ci circondano alla serenità nei momenti di solitudine e ad un riposo tranquillo. La vita moderna però ci porta sempre più a trascurare tutto ciò, la frenesia e lo stress quotidiano per la conquista del lavoro o del divertimento mettono sotto sopra quello che è il rito quotidiano dell’alimentazione. Alimentarsi vuol dire dare energia al nostro corpo, mettere la benzina con il giusto numero di ottani nella nostra auto che va a benzina e non a gasolio. Se il nostro serbatoio è di 50 litri, dobbiamo introdurne al massimo 50 litri e non di più perché se no trabocca, ma se ne mettiamo 45 abbiamo sempre il tempo di aggiungerne altra. Così pure se mettiamo gasolio in una macchina che va a benzina l’auto andrà forse per 1 chilometro, poi si fermerà e allora dovremo pulire il serbatoio e spurgare il motore. Il serbatoio del corpo umano è l’apparato digerente e il motore sono tutti gli altri organi. L’esempio chiarificatore che ribadiamo alle persone che quotidianamente si rivolgono a noi, di come il cibo può essere cura e prevenzione di tutte le patologie future, è quello del lattante: quando un neonato ha problemi di qualsiasi genere, il pediatra gli cambia il latte, ovvero l’alimentazione. Perché allora quando una persona adulta ha qualche problema viene, per prima cosa, imbottito di farmaci e solo da ultimo viene considerata la possibilità di cambiare radicalmente la sua alimentazione? In questo libro troverete le giuste indicazioni per una corretta alimentazione e soprattutto il metodo per mantenere il giusto peso, perdere i chili di troppo ed arrivare al benessere psicofisico.
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Ippocrate diceva “fate che il cibo sia la vostra miglior medicina e che la vostra medicina sia il cibo”. Curatevi con il cibo e non ammalatevi di cibo. Quando il nostro corpo è intossicato dai cibi dobbiamo depuralo. La prima regola è: depurazione! “Alimentazione e Superstizione”: un titolo particolare che speriamo stimoli nel lettore il desiderio di capire fino a che punto quello che mangiamo tutti i giorni è reale bisogno organico di nutrimento o è solo l’ingerire qualcosa per saziare la fame o inseguire le credenze o le mode da cui siamo “bombardati” ogni giorno. Cosa c’entra la Superstizione con l’Alimentazione? È forse la paura del gatto nero che ci attraversa la strada o di passare sotto una scala? Non è questo, eppure tutti noi, ogni giorno, portiamo le nostre superstizioni a tavola: “Devo mangiare il formaggio perché ho l’osteoporosi”. “Devo mangiare gli spinaci perché sono anemico.” “No, non uso integratori vitaminici e multiminerali, io mangio frutta e verdura….” “Sono intollerante al…” La maggior parte di queste affermazioni sono determinate da false informazioni, da credenze popolari che non hanno basi scientifiche, da “scuse” che prendiamo per poter assumere quegli alimenti che sappiamo molto bene non essere compatibili con il nostro organismo. Cercheremo insieme di comprendere quali siano gli alimenti che ci servono per raggiungere lo stato psicofisico ottimale per ottenere l’equilibrio che ci permetterà di migliorare la qualità della nostra vita. E poi ogni primavera ecco scoppiare il boom delle diete…. E’ l’eterna conflittualità dell’uomo moderno che prima si iperalimenta e poi si mette a dieta con profonda sofferenza per ritornare al peso desiderato. Il benessere ci porta ogni giorno ad introdurre alimenti raffinati e centinaia di calorie in più del nostro fabbisogno quotidiano, mangiamo in modo scorretto e poi, presi dai sensi di colpa, vogliamo smaltire
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tutto quello che abbiamo accumulato per soddisfare la nostra ingordigia o per mitigare le nostre frustrazioni. Questo gioco porta ogni anno a provare nuove diete, originali menù alimentari inventati da “specialisti” che promettono risultati immediati, diete miracolose proposte dalle riviste nel periodo preestivo, ottenendo solamente l’effetto di una minima variazione di peso, di una massima insoddisfazione e del recupero del peso perso con aggiunta di qualche chilo in più non appena si smette la dieta. Secondo noi, l’errore che commettono i dietologi o i nutrizionisti è che per anni si sono limitati a studiare le caratteristiche dei cibi (calorie...) dimenticandosi di studiare le caratteristiche delle persone che hanno di fronte. Non siamo tutti uguali ed un alimento che dà giovamento ad un soggetto, crea invece un calo energetico in un’altra persona. Il soprappeso è patologico, solo in pochissimi casi, la patologia può insorgere se non si elimina l’eccesso di adipe, in tutti gli altri casi, con una corretta educazione alimentare otteniamo il raggiungimento del peso ideale, ma soprattutto il raggiungimento di una qualità di vita migliore. In queste poche pagine cercheremo di darvi notizie utili per una corretta alimentazione, per evitare le malattie legate al soprappeso: diabete, malattie cardiovascolari..., mantenendo così il peso ideale. Cercheremo di aprire uno spiraglio sulle verità e sulle superstizioni relative al modo di alimentarci, alle diete, all’uso non corretto del cibo e degli integratori alimentari. Verranno prese in considerazione le diete più conosciute ed usate dai vari specialisti, le intolleranze alimentari, i metodi alternativi per la diagnosi, la Medicina Tradizionale Cinese, l’Iridologia, la Medicina Quantica e faremo alcuni accenni di anatomia e fisiologia per capire il “percorso” del cibo nel nostro corpo. N.B. Tutte le informazioni che troverete in questo libro sono correlate da una bibliografia scientifica o dal nome della persona che ne ha fatto l’affermazione o lo studio. Buona lettura.
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Quale alimentazione? Le fonti d’informazione ogni giorno ci bombardano di diete e consigli che, a nostro avviso molte volte non sono per il nostro benessere, ma più per il benessere delle industrie alimentari e farmaceutiche. Gli informatori si lasciano convincere dai vari esperti, ma hanno perso il senso della critica e della ricerca. I giornalisti sono solo capaci di criticare tutto e tutti solo quando le opinioni sono diverse dal solito sentito dire, per non modificare la situazione attuale. Se solo una persona si permette di contestare o allarmare l’opinione pubblica con informazioni scientifiche che sono in disaccordo con la normale informazione viene allontanata e rinnegata. La gente però si ammala, le malattie come obesità, e di conseguenza diabete e ipertensione, sono in continuo aumento e la causa è solo il cibo. Ora vi chiederete quale alimentazione devo seguire per mantenere il benessere psico-fisico? La nostra opinione, dopo tutti questi anni di lavoro, è quella di un ritorno alle origini. Analizzando i consigli di Peter D’Adamo, riguardo i gruppi sanguigni, e se facciamo con la nostra immaginazione un passo in dietro ci sembra logico far notare che la tanto osannata dieta Mediterranea a base di spaghetti e pomodori non ha fondamento. Come vedremo a proposito del frumento, le sofisticazioni e le alterazioni ci portano ad assumere un alimento modificato. Il pomodoro arriva da un altro continente e da pochi anni è stato introdotto nel nostro organismo perciò ci troviamo a dover far fare al nostro apparato digerente cambiamenti a cui lui non è programmato. Immaginiamo allora di ritornare alla notte dei tempi, i nostri progenitori si alimentavano di quello che trovavano, bacche, legumi, frutta, germogli, insalate, frutti di mare, e con l’energia di questi alimenti riuscivano a correre e a procurarsi animali. Gli animali con la scoperta del fuoco venivano cotti su di esso e il grasso in eccesso colava. Gli animali erano allo stato selvaggio e quindi non erano alimentati da mangimi, ma da verdure e bacche perciò con basso contenuto di colesterolo. Ora, se riferiamo questa alimentazione ai giorni nostri, riteniamo che una adeguata introduzione di carboidrati possa avvenire con frutta, verdura e cereali non estrusi e cioè non soggetti a sofisticazioni.
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Una minestra di farro o un insalata di frumento con verdure e legumi è certamente meglio di una spaghettata. A questo punto non possiamo fare altro che chiederci:
quale dieta? Siamo più che convinti che non esista una dieta “ideale” per tutti. Cerchiamo di modificare la nostra “cultura alimentare” considerandoci individui e, come tali, con caratteristiche differenti. Il nostro benessere è la nostra vita, ognuno di noi fa dei sacrifici per raggiungerlo o per migliorarsi. La maggior parte di noi lavora una vita per pagare il mutuo della casa, fa sacrifici per poi godersela durante la vecchiaia. Purtroppo molte persone arrivano alla vecchiaia con patologie dovute all’alimentazione, questo impedisce loro di godersi quei beni. Il sacrificio di attenersi ad una corretta alimentazione equivale al sacrificio di un mutuo per la casa; sacrifichiamo la nostra gola per goderci sino all’ultimo giorno la vita in perfetta forma. L’essere vivente per vivere ha bisogno di alimentarsi. L’energia ci viene fornita dal cibo, ma nutrirsi ed alimentarsi, pur essendo sinonimi, hanno significati diversi. Alimentarsi è un atto che noi compiamo ogni giorno senza tener conto delle regole elementari, introduciamo pasta, pane, riso, insalata, carne, dolci ecc. senza tener conto né della quantità né tanto meno della corretta combinazione; la mentalità comune è solo quella delle “calorie”. Tutti sanno quali sono i cibi calorici, ben pochi hanno la consapevolezza che: • nutrirsi vuol dire introdurre in giusta quantità Proteine, Carboidrati, Lipidi, Fibre, Vitamine, Sali minerali, Acqua, per far fronte al bisogno plastico ed energetico del nostro corpo. Gli alimenti energetici forniscono energia: Carboidrati e lipidi. Gli alimenti plastici determinano la struttura corporea: Proteine • nutrirsi vuol dire assumere alimenti compatibili con il nostro organismo, che sono differenti da persona a persona; non posso introdurre “benzina” quando il motore funziona a “gasolio”.
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Alimentazione e nutrizione Alimentarsi e nutrirsi sono sinonimo l’uno dell’altro nella lingua italiana. In biologia e in medicina questi due vocaboli assumono due diversi significati. Alimentarsi vuol dire introdurre nel nostro corpo un alimento per far fronte al proprio fabbisogno ed allo stimolo della fame. L’alimento viene scelto in base al nostro gusto e alle nostre preferenze. “Oggi ho mangiato bene” non è sinonimo di essersi nutriti in modo corretto. Nutrirsi vuol dire introdurre in modo corretto e in giusta proporzione: Carboidrati Proteine Lipidi Vitamine Sali minerali Fibre Acqua Nutrirsi, consiste infatti, fornire all’organismo energia dalle sostanze essenziali che non possono essere sintetizzate dall’organismo stesso, per far fronte al bisogno energetico e al bisogno plastico. Gli alimenti energetici forniscono energia: Carboidrati e Lipidi. Gli alimenti plastici determinano la costruzione corporea: Proteine. L’alimento porta a modificare lo stato del nostro organismo L’alimento è estraneo al nostro corpo. Noi incorporiamo i principi chimici, fisici, le frequenze (vedi pag. 89) e le “memorie” dell’alimento. Questo è un concetto a cui nemmeno si pensa e che non viene tenuto in considerazione dalla persona. Noi siamo abituati a credere che l’alimento sia parte integrante del nostro corpo e che non può provocare danni o meglio li può provocare solo se il suo stato è alterato da agenti patogeni o se nelle sua composizione vi sono sostanze tossiche, “velenose”. Ogni giorno, quando noi introduciamo un alimento, è come se introducessimo un farmaco, dato che ogni sostanza estranea provoca
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delle reazioni di accomodamento del nostro organismo con produzione di enzimi, ormoni e sostanze atte a rendere “l’intruso” compatibile ai nostri fluidi organici. Quotidianamente migliaia di persone lamentano problemi dopo aver assunto cibi. Questi disturbi possono essere di lieve entità come gonfiori o sonnolenza, ma possono anche essere il primo campanello d’allarme per problemi che in un futuro possono diventare gravi patologie. Dobbiamo inoltre tenere conto che l’alimento subisce ogni anno delle modifiche alla sua struttura biochimica dovuta all’ambiente, alle nuove tecnologie ed alle frodi alimentari. Le modifiche degli alimenti cambiano lo stato di equilibrio dell’organismo e possono essere causa di malesseri.
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Carboidrati Detti anche GLUCIDI o ZUCCHERI sono i costituenti fondamentali di tutti gli alimenti, soprattutto di quelli di origine vegetale. Vengono metabolizzati in glucosio che costituisce la principale riserva energetica per l’organismo in quanto funge da combustibile di pronto e facile impiego perchè rapidamente assimilabile. Glucidi semplici a una sola molecola direttamente assorbibili senza bisogno di processo digestivo Glucosio (miele, frutta, vino, alcolici.) Fruttosio (miele, frutta) Galattosio (latte) Mannosio (si trova legato a molte proteine) Glucidi doppi a due molecole Saccarosio (glucosio + fruttosio: zucchero bianco) Lattosio (glucosio + galattosio: latte) Maltosio (glucosio + glucosio: birra, mais) Glucidi complessi a piÚ molecole Amido che si trova: nei Cereali (grano, mais, riso, pane, pasta, farine...) nei Legumi: (fagioli, soia, lenticchie, piselli, fave) nei Tuberi (patate, patate dolci) nelle Radici Glicogeno (contenuto nel fegato e nei muscoli viene utilizzato a scopo energetico, ha scarsa importanza alimentare) Cellulosa (costituisce lo scheletro delle fibre vegetali, non possediamo enzimi per digerirla, viene eliminata con le feci).
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Dolcificanti I dolcificanti possono essere: Naturali: Miele, Fruttosio, Destrosio, Polialcoli, Sciroppo di amido, Succo d’Agave. Semisintetici: Aspartame. Sintetici: Saccarina, Ciclamato, Acesulfame. Il fabbisogno di glucosio per il cervello e per il sangue è dato dalla formula F G = 2.6 x peso corporeo cioè vuol dire che una persona di 60 kg deve introdurre 155 g pari a 620 calorie I dolcificanti sono privi di valore nutrizionale, apportano solo energia, 4 Kcal per grammo. Il saccarosio è presente quasi al 100% nello zucchero di barbabietola e nello zucchero di canna. La differenza è che nello zucchero di canna integrale, la colorazione è bruna e sono presenti anche vitamine e sali minerali. Il fruttosio è un monosaccaride che troviamo nella frutta è più dolce del saccarosio circa una volta e mezza in più (quindi se usiamo il fruttosio per fare una ricetta, dobbiamo fare le proporzioni per non rendere il prodotto finito troppo dolce). Il fruttosio a differenza degli altri zuccheri ha un metabolismo indipendente dall’insulina ma, superati i 40 grammi al giorno, viene anch’esso trasformato in glucosio e inoltre un consumo eccessivo può causare scariche diarroiche. Le persone diabetiche, con problemi al fegato o ai reni devono usarlo con moderazione. Anche le persone che soffrono di coliti non devono eccedere nel consumo perché può causare flatulenza, dolori addominali e diarrea. Per il fruttosio non è stata stabilita la D.G.A (dose giornaliera accettabile stabilita in mg di sostanza/kg di peso corporeo/die) Il miele è prodotto dalle api, contiene Glucosio, Fruttosio, Acqua e Polline. La composizione può essere variabile e si possono trovare dal 70% al 100% di zuccheri, il fruttosio è comunque lo zucchero principale. E’ considerato un antibatterico naturale grazie al ph acido e agli zuccheri. Si altera molto facilmente a causa del calore, luce e umidità.
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Se teniamo il miele ad una temperatura superiore ai 30° per due mesi abbiamo una perdita di nutrienti come se l’avessimo mantenuto per 18 mesi a 20°. Il fruttosio contenuto nel Miele si degrada in idrossimetilfurfurale (HMF) che non deve essere presente nei mieli freschi. L’ HMF indicato in ppm (mg per kg parti per milione) è di 40 mg/kg. I mieli liquidi industriali sono molto spesso vicini a questo valore. Il succo d’Agave, a differenza del fruttosio che è estratto industrialmente, è un dolcificante a bassissimo indice glicemico, non contiene saccarosio, pochissimo glucosio (al massimo 6 - 7%) e fruttosio al 70%. Il malto si ottiene cuocendo i cereali (orzo, mais, riso, ecc.). Il maltosio è un disaccaride composto da 2 molecole di glucosio e dolcifica meno del saccarosio. I polialcoli monosaccaridi (mannitolo, sorbitolo e xilitolo) e i disaccaridi (maltitolo, lattitolo) hanno un potere dolcificante uguale o di poco superiore al saccarosio. Anch’essi per osmosi possono avere azione lassativa. Hanno un apporto energetico di 3.2 Kcal per grammo. L’aspartame ha un potere dolcificante superiore a 200 volte dello zucchero. E’ semi sintetico perchè è composto da due amino acidi l’acido aspartico e la fenilanalina. La parte carbossilica della fenilanalina si e esterifica con il metanolo dalle esterasi intestinali. E’ vietato alle persone che soffrono di fenichetonuria. L’aspartame può dare allergia. La saccarina è il primo dolcificante artificiale (1,2-benzenisotiazolin3-one-1,1-diossido) Secondo alcuni il potere dolcificante supera di 300 volte il saccarosio sino ad arrivare a 500 volte. Per correggere il retrogusto viene associata al ciclamato che è considerato uno dei dolcificanti artificiali più a rischio dalla Comunità Europea.
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L’acesulfame K è un dolcificante sintetico che non viene metabolizzato e dolcifica circa 200 volte più del saccarosio. Non è metabolizzato dall’organismo ed è pertanto acalorico. La K indica la presenza di potassio. Riportiamo l’indice glicemico dei vari zuccheri: 15 Succo d’Agave 20 Fruttosio 40 Lattosio 60 Miele 70 Saccarosio zucchero di canna 100 Sciroppo di frumento e sciroppo di riso 100 Sciroppo di Glucosio e Glucosio 110 Maltosio 115 Sciroppo di mais
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Proteine Sono sostanze organiche di origine animale o vegetale. Vengono utilizzate per la costruzione delle strutture cellulari del nostro organismo, per gli enzimi, gli ormoni. Una quota può essere utilizzata a scopi energetici per fabbricare glucosio (gluconeogenesi), quando le richieste di energia non vengono completate dalla demolizione dei carboidrati e dei lipidi. Sono molecole complesse formate da unità fondamentali: gli aminoacidi. Dei 22 aminoacidi noti, 14 sono sintetizzati dall’organismo, mentre 8, detti essenziali, dato che non vengono prodotti dall’organismo, devono essere introdotti con la dieta. Nota: Tranne l’uovo, nessun alimento apporta l’insieme di tutti gli aminoacidi compresi quelli essenziali, ecco perchè è indispensabile avere un’alimentazione sia di origine animale che vegetale. Una dieta vegetariana che comprenda uova e latticini è comunque accettabile, in caso contrario si rende indispensabile un’integrazione proteica e vitaminica con i preparati commercializzati. Proteine di origine animale • Carne (vitello, manzo, pollo, coniglio, capretto, struzzo, pesce, maiale, insaccati, salumi, selvaggina...) • Uova • Crostacei • Latte • Formaggi e Latticini Proteine di origine vegetale • Legumi (fagioli, lenticchie, soia, ceci, piselli, fave) • Alghe (spirulina, wakame, nori...) • Frutta secca (mandorle, nocciole...) • Cereali
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Lipidi o Grassi Sono principi nutritivi, molecole complesse dette anche acidi grassi. I lipidi dovrebbero essere chiamati “grassi”, se a temperatura ambiente appaiono solidi, e “oli” se si presentano liquidi. Forniscono energia immagazzinabile e sempre disponibile ai fabbisogni energetici dell’organismo, un’eccessiva assunzione di lipidi con la dieta ne produce un accumulo nel tessuto adiposo di deposito con conseguente insorgenza di obesità. Le sostanze grasse danno una maggior sensazione di pienezza in quanto rimangono nello stomaco più a lungo delle altre sostanze. Sono i componenti strutturali delle cellule (fosfolipidi-colesterolo), dei tessuti, soprattutto del sistema nervoso, contribuiscono all’isolamento termico, aiutano l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A,D,E,F,K). Sono la fonte di acidi grassi, alcuni dei quali non vengono sintetizzati dall’organismo (acidi grassi essenziali). Si dividono in base alla loro origine in: Lipidi di origine animale: sono i grassi contenuti nella carne, nel pesce, nel burro, nel lardo, nella pancetta, nelle uova, nel formaggio e nei latticini, l’omega 3. Lipidi di origine vegetale Sono i grassi contenuti negli oli di oliva e semi vari, nei grassi vegetali idrogenati (margarine) e omega 6 - 9. Possono essere suddivisi a seconda del tipo di acidi grassi in: Acidi grassi saturi: sono i grassi contenuti nella carne, nei salumi, nelle uova, nei latticini interi (latte, panna, burro, formaggio). Acidi grassi monoinsaturi: Sono i grassi contenuti nell’olio di oliva, nel grasso di anatra e d’oca, nel fegato d’oca. Acidi grassi polinsaturi: a loro volta si suddividono in: • Acidi grassi di origine vegetale: contenuti nell’olio di semi e nell’olio di oliva • Acidi grassi di origine animale: contenuti specialmente nel pesce, nei molluschi e nel maiale
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Gli alimenti che contengono quote abbondanti di acidi grassi polinsaturi andrebbero utilizzati crudi in quanto il calore li rende saturi. Un’alta importante classificazione dei grassi è quella basata sulla loro capacità apportare colesterolo: Grassi che aumentano il colesterolo: grassi saturi presenti nella carne, nei salumi, nei formaggi, nel burro e nell’olio di palma. Grassi che hanno poca incidenza sul colesterolo: lipidi presenti nei crostacei, nelle uova e nei volatili (senza pelle) Grassi che abbassano il colesterolo: grassi insaturi presenti negli oli vegetali. Bisogna sfatare il mito che le LDL (Low Density Lipoproteins) meglio conosciuto come “colesterolo cattivo” faccia solo male al nostro organismo. L’assunzione di 400 mg giornalieri contribuisce alla formazione della struttura delle pareti cellulari, del sistema nervoso e di alcuni ormoni. Il nostro organismo produce ogni giorno colesterolo per adempiere a queste funzioni.
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Vitamine Gli alimenti plastici e quelli energetici non possono mantenere la crescita e il normale metabolismo senza la presenza di alcune sostanze organiche: le vitamine. Sono molecole organiche molto diverse tra loro indispensabili al normale funzionamento dell’organismo, intervengono nel funzionamento di alcuni enzimi fungendo da catalizzatori delle reazioni biochimiche di tutte le cellule del nostro corpo. Sono presenti in tutti gli alimenti sia animali che vegetali. L’alimentazione moderna, con le tecniche di raffinazione e di conservazione ha diminuito notevolmente il quantitativo di queste sostanze, oltre ai sali minerali e agli oligoelementi, contenuti negli alimenti all’origine. Le vitamine non possono essere sintetizzate dall’organismo e quindi devono essere introdotte con la dieta. Le vitamine si dividono in: Idrosolubili (solubili nell’acqua) che non vengono immagazzinate nell’organismo e devono pertanto essere introdotte quotidianamente con l’alimentazione. Sono le vitamine B, C e PP. Liposolubili (solubili nei grassi) che vengono immagazzinate (fegato) e costituiscono una riserva. Sono le vitamine A, D, E, F e K. La carenza marcata di vitamine porta a malattie ben definite (avitaminosi) che regrediscono solo con la somministrazione della vitamina mancante. N.B. L’uso di antibiotici porta a una carenza vitaminica e disbiosi intestinale, l’abuso, porta ad avitaminosi.
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Sali minerali e Oligoelementi Il protoplasma è costituito da alcuni elementi, per la maggior parte presenti in combinazione chimica: i sali minerali sono micronutrienti indispensabili come catalizzatori in molteplici attività enzimatiche. Gli elementi che costituiscono la maggior parte della massa corporea sono: • Idrogeno, Ossigeno, Carbonio, Azoto. La maggior parte della restante massa corporea è costituita da: • Calcio, Fosforo (costituenti del sangue e dei tessuti duri ad esempio ossa e denti) Cloro, Sodio (costituenti dei liquidi corporei) • Potassio (presente in tutte le cellule), • Zolfo, • Magnesio (importante per l’attività del cervello, dei muscoli e nervi) • Ferro (costituente dell’emoglobina, della mioglobina, dei citocromi) Se si vuole assumere il ferro tutti pensano agli spinaci del mitico “Bracco di Ferro” ma quello degli spinaci non è biodisponibile per la presenza di ossalati. • La carne rossa è ricca di ferro, ma per meglio assimilarlo, sarebbe utile associarla ad un pompelmo che, per la presenza di Vitamina C, mantiene il ferro in forma ridotta (Fe 2+) più assorbibile a livello intestinale. • Il kiwi contiene naturalmente vit C, I, Se, Fe che sono biodisponibili. • Il prezzemolo contiene poco ferro, ma questa piccola quantità ha una funzione da carrier per tutti gli altri nutrienti. • Troviamo il Ferro anche in cozze, cacao in polvere, legumi secchi, ostriche, tonno, sardine, lattuga, pomodori secchi e in tutte le erbe aromatiche secche.
Gli oligoelementi sono presenti in tracce nell’organismo, essi comprendono: Manganese, Rame, Zinco, Cobalto, Molibdeno, Alluminio, Cromo, Silicio, Fluoro, Selenio, Boro, Stronzio, Nichel, Vanadio.
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Fungono da enzimi catalizzatori nel metabolismo cellulare, hanno effetto antitossico e battericida e agiscono modificando la predisposizione verso certe patologie. Non ci sarebbe attività muscolare senza calcio e magnesio, la trasmissione nervosa senza sodio e potassio, l’ossigenazione del sangue senza il Ferro e non ci sarebbe nessun ormone tiroideo senza lo Iodio. •
Iodio Viene spesso indicato come “risolutore” efficace per aumentare il metabolismo, ma le persone su cui ha maggiormente effetto sono quelle appartenenti al gruppo sanguigno O e B. Stimola il consumo calorico, ma bisogna avere l’accortezza di associare lo Iodio inorganico a Manganese che funge da catalizzatore e le proteine, che ne fungono da veicolante. Lo Iodio è presente nei cibi proteici, quello contenuto nelle verdure va associato sempre ad una proteina.E’ contenuto nell’aglio, asparagi, cipolle, carote, porro, mora, funghi coltivati, uva spina. Lo iodio più efficace è quello del pesce. L’uso di Sale Iodato (spesso consigliato) può avere un effetto indesiderato: quello di assumere più sale per avere una più alta concentrazione di Iodio, con un aumento di ritenzione idrica e un aumento della pressione sanguigna. Il nostro consiglio è di utilizzare sale marino Atlantico, naturalmente ricco in sali minerali, ed assumere nella dieta quotidiana più alghe e pesce.
E’ chiaro che la carenza di sali minerali e di ologoelementi può provocare patologie anche importanti. Questi sono presenti in tutti gli alimenti sia animali che vegetali e nell’acqua.
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Fibre Le fibre sono contenute in tutti gli alimenti soprattutto nelle verdure, nei legumi, nei cereali e nei cibi integrali. Riducono l’assorbimento del colesterolo e dei carboidrati senza apportare calorie, quindi rivestono un ruolo importante nella digestione. Hanno la capacità di limitare gli effetti tossici di additivi, coloranti e sostanze chimiche. Oggi l’alimentazione è basata sul consumo di carne (che ha preso il posto dei cereali e dei legumi ricchi di fibre) e le paste e i prodotti da forno sono tutti prodotti con farine bianche raffinate (cioè prive di fibre). Questa condizione, come spiegano anche autorevoli medici, ha portato di sicuro all’aumento dell’obesità oltre che all’incremento dei tumori dell’apparato digerente. E’ consigliabile assumere fibre giornalmente in quanto, oltre a diminuire l’assorbimento di grassi, di zuccheri, di colesterolo, regolarizzano la funzionalità intestinale. Per ottenere questo, oltre ai classici integratori di fibre è consigliabile assumere prima di ogni pasto, una tazza abbondante di insalata verde, senza o con pochissimo olio.
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Acqua La formula chimica dell’acqua è H2O, ovvero due atomi di idrogeno (H) e uno di ossigeno (O) uniti tra loro per formare una molecola di acqua. Ogni cellula del nostro corpo contiene acqua (liquido intracellulare), è circondata da acqua (liquido interstiziale) e utilizza l’acqua per assimilare i nutrienti ed espellere gli scarti del metabolismo cellulare. Il corpo umano del bambino è composto dal 80% di acqua, quello dell’adulto dal 70% e man mano che si invecchia si riduce questa percentuale fino ad arrivare nella terza età al 50%. Quando la percentuale di acqua rispetta questi parametri, siamo in perfetto “equilibrio idrico”. Ogni giorno andiamo in “squilibrio idrico” in quanto perdiamo fisiologicamente una parte di quest’acqua che va reintegrata per ristabilire il nostro fabbisogno e per non rischiare la disidratazione. E’ molto importante bere pochissima acqua durante i pasti e subito dopo, soprattutto quando ci sono problemi digestivi in quanto l’acqua diluisce l’acido cloridrico nello stomaco rallentando notevolmente il processo digestivo. L’acqua va bevuta al mattino (meglio ancora con il succo di un limone spremuto) e nel pomeriggio, prima delle 17.00 inizio della fascia oraria in cui, secondo il cronobiologico della Medicina Tradizionale Cinese, il rene ha la sua massima attività. I principi attivi diuretici andrebbero assunti in queste ore per sfruttare al massimo le loro proprietà. L’acqua è presente in tutti gli alimenti e allo stato puro.
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Cenni di Anatomia e Fisiologia dell’apparato digerente L’apparato digerente della razza umana inizia con la bocca per terminare con lo sfintere anale. La bocca è costituita dalla lingua, il palato (duro e molle) le ghiandole salivari e da 32 denti nell’individuo adulto. Qui l’ambiente ha un pH neutro o leggermente alcalino adatto per la digestione dei carboidrati se invece introduciamo proteine l’ambiente vira verso l’acidità. Con la saliva, che contiene l’enzima ptialina, inizia il lungo viaggio per la trasformazione e la digestione del cibo che abbiamo assunto col nostro pasto. La ptialina non è un enzima specifico, gli enzimi sono dei catalizzatori, cioè delle sostanze chimiche che accelerano le trasformazioni chimiche. Il cibo grossolanamente sminuzzato dai denti (bolo), viene in piccola parte digerito dalla ptialina e deglutito per poter arrivare, tramite l’esofago, allo stomaco. Giunto nello stomaco, il bolo viene attaccato dall’acido cloridrico lì presente per la prima digestione. Lo stomaco, oltre all’attacco del cibo con acido cloridrico, ha un suo movimento che continua lo sminuzzamento del cibo. L’ambiente dello stomaco è un ambiente acido, il pH è circa 2 e pertanto il bolo passa da uno stato di neutralità ad uno stato di acidità. Da questo ambiente acido il bolo ormai chimo, entra tramite il piloro (sfintere che separa lo stomaco dal duodeno) nell’intestino. Nel duodeno (prima parte dell’intestino) l’ambiente da acido ritorna alcalino e il nostro chimo viene attaccato dalla bile e dagli enzimi pancreatici altamente specifici. Nell’intestino tenue, la massa semifluida del nostro cibo viene ora attaccata da enzimi che vengono introdotti da ghiandole site nell’intestino tenue che terminano la digestione. Il nostro cibo così elaborato, viene assorbito in parte dall’intestino tenue e viene trasportato dal sangue a tutti gli organi del corpo umano. Il cibo che non viene assorbito passa nell’intestino crasso per essere eliminato; sempre nell’intestino crasso avviene il riassorbimento dei liquidi che passano ai reni per la filtrazione e l’eliminazione con le urine.
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Il viaggio del cibo Per comprendere gli effetti che il cibo produce sul nostro organismo, dobbiamo conoscere il nostro corpo, per fare questo immaginiamo ora, di percorrere il viaggio che il cibo percorre tappa per tappa.
Bocca e denti La bocca (o cavità orale) costituisce la prima porzione dell’apparato digerente, è un organo necessario all’introduzione e all’elaborazione del cibo, con i denti e la lingua costituisce l’apparato boccale. Tra gli elementi importanti per la digestione vanno ricordati i denti, la lingua e gli sbocchi dei canali escretori di molte ghiandole salivari. I denti sono organi duri impiantati, che hanno grande importanza nella prima fase della digestione per la loro capacità di tagliare, sminuzzare e triturare i cibi solidi. Abbiamo 4 tipi di denti: incisivi, canini, pre molari e molari. I denti sono numerati per maggior identificazione in con il n°11 l’incisivo di destra della mascella e cosi via sino al 18 al freno mandibolare con 21 l’incisivo di sinistra e cosi via per quanto riguarda la mascella all’incisivo di destra il n°31 e quello di sinistra il 41. Questa numerazione è per l’adulto nel lattante si usa la numerazione con l’inizio dal 5 In Medicina Tradizionale Cinese, ad ogni dente viene corrisposto un organo. Incisivi 11-12-21-22-31-32-41-42 : Rene Vescica Canini 13-23-33-43 : Fegato vescica Biliare Pre molari 24-25 e Molari: 46-47 : Polmone e Grosso Intestino Pre molari 44-45-34-35 e Molari 16-17 26-27: Milza, Pancreas e Stomaco Pre molari 15-14 e Molari 36-37: Intestino crasso Molari 18-28-38-48: Cuore e Intestino tenue
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Gli incisivi e i canini hanno azione di rottura e strappo mentre i premolari e i molari esercitano la funzione di macina. La lingua è un muscolo che serve a spostare il cibo dall’alto verso il basso e da sinistra a destra nella bocca. La lingua è anche l’organo principale per rilevare il gusto del cibo.
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Nel disegno sottostante troviamo le varie aree di appartenenza al sistema gustativo.
Un accurata pulizia della lingua dopo il pranzo specialmente se si sono mangiati cibi moto salati, evita l’introduzione di acqua in eccesso. La pulizia della bocca dopo il pasto inoltre ci porta a non introdurre altri alimenti. Nella bocca si verificano le prime modificazioni dei cibi ai fini della digestione: la masticazione e la loro insalivazione porta alla formazione del bolo alimentare. La saliva viene prodotta dalle ghiandole salivari nella quantità di circa di litri 1, 1½ al giorno, contiene la ptialina che trasforma l’amido cotto in maltosio. Il pH ottimale è 6,8. Nella sede buccale avviene la prima parte della digestione, in questa sede si possono avere i primi sintomi d’allergia con segni tipici dello shock anafilattico con un infiammazione che si estende al laringe e alle corde vocali (glottide), con il rischio di una ostruzione totale del passaggio del respiro. Dalla bocca il bolo alimentare passa grazie alla lingua nell’esofago.
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Esofago L’esofago è il tratto di tubo digerente (25 cm. circa) che ha la funzione di convogliare i liquidi e gli alimenti masticati (bolo) dalla faringe allo stomaco. La faringe è l’importante tratto comune alle vie aeree e digerenti che consente il passaggio degli alimenti tramite l’esofago e dell’aria respirata tramite trachea. L'esofago è compreso tra faringe e stomaco, occupa la parte inferiore del collo (porzione cervicale), scorre verticalmente nel torace (porzione toracica) davanti alla colonna vertebrale e subito dietro alla trachea tra i due polmoni, attraversa il diaframma in corrispondenza dell’anello esofageo e dopo un breve tratto (porzione addominale), mediante un orifizio detto cardias, si continua con la cavità gastrica. La parete muscolare dell’esofago risulta formata da tre tuniche sovrapposte con fibre circolari e longitudinali che determinano i movimenti peristaltici i quali, aiutano il cibo masticato a scendere verso lo stomaco senza subire, in questo tratto, alcuna modificazione. L’esofago è esposto continuamente ad insulti meccanici e termici. La progressione dei liquidi avviene sia per gravità sia per le contrazioni ritmiche delle fibre muscolari della parete dell’esofago. La progressione del bolo è determinata solo da un’onda peristaltica (contrazioni ritmiche della parete esofagea) quindi la forza di gravità non incide nel percorso, ma viene spinto in basso dall’azione muscolare. E’ unicamente un passaggio attivo, tanto che il bolo raggiunge lo stomaco anche se si sta capovolti con i piedi in alto e la testa in basso. La sua peristalsi con aree ad elevata pressione è determinante per non fare risalire il cibo ingerito. L’esofago passa attraverso il forame di jato da dove prende il nome l’ernia iatale, condizione in cui si verifica la risalita di parte dello stomaco dalla cavità addominale a quella toracica attraverso il foro diaframmatico.
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Il cardias E’ primo sfintere dell’apparato digerente delimita l’esofago dallo stomaco ed è sotto il diaframma. Ha la forma di un anello e al suo interno si interrompe la mucosa dell’esofago per continuare in quella dello stomaco. E’ sede di alterazioni funzionali come: il cardiospasmo che impedisce il transito degli alimenti, l’ incontinenza cardiale che favorisce il rigurgito del contenuto gastrico. La mucosa del cardias può essere sede di processi infiammatori come Esofagiti e esofago di Brret o di processi tumorali.
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Stomaco Lo stomaco è un organo impari, è la porzione più dilatata del tubo digerente, separato tramite il cardias dall’esofago che lo precede. Nell'uomo lo stomaco ha un volume di 0,5 litri vuoto. Nello stomaco inizia la digestione vera e propria che verrà completata nel digiuno, qui gli alimenti si accumulano dopo essere stati masticati e insalivati, vengono rimescolati con il succo gastrico secreto dalle ghiandole presenti nella parete dello stomaco, vengono digeriti parzialmente e trasformati in una poltiglia fluida detta chimo che, una volta passata nell’intestino, verrà poi assorbita. Ha una caratteristica forma a bisaccia, con una grossa curvatura convessa a sinistra, e una piccola curvatura concava a destra. E’ posizionato nel quadrante superiore destro dove è protetto anteriormente dalle costole mentre posteriormente è a contatto con la colonna vertebrale. E’ formato da un fondo, da un corpo e infine dalla regione dell’antro che termina, sottoforma di canale pilorico, nel piloro, che lo separa dal duodeno. La parete dello stomaco è ricca di muscolatura perché il suo compito principale è quello di spezzare il cibo (mansione che spetterebbe per lo più ai denti), è formata da quattro strati: Lo strato più interno, costituito dalla mucosa, si presenta nello stomaco vuoto ricco di pieghe sollevate per aumentarne la superficie infatti si distendono quando lo stomaco si riempie permettendone la dilatazione. Nella mucosa sono contenute le ghiandole secernenti muco (ghiandole cardiali e piloriche) Oltre alle ghiandole mucose, lo stomaco è provvisto di ghiandole gastriche che sono composte da cellule che secernano ▪ muco ▪ pepsina ▪ acido cloridrico e da cellule endocrine che producono ▪ gastrina ▪ somstostatina La gastrina è un ormone polipeptidico che agisce stimolando la secrezione e la motilità gastrica. La somatostatina è un peptide che invece inibisce la secrezione gastrica acida e la produzione di gastrina.
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Il succo gastrico, circa 1-2 litri al dì, è secreto dalle ghiandole gastriche nello stomaco e contiene 3 enzimi: pepsina, chimosina e lipasi. La pepsina trasforma le proteine in peptici a lunga catena. La chimosina trasforma le proteine del latte (caseina) in paracaseina. La lipasi trasforma i lipidi in glicerina e acidi grassi. Il pH ottimale è 1,8- 3,8/ 6-6,5 Gli altri strati della parete dello stomaco sottostanti alla mucosa sono: la tonaca sottomucosa, la tonaca muscolare e la tonaca sierosa che avvolge completamente l’organo. E’ ricco di vasi sanguigni e linfatici ed è innervato da fibre nervose. La funzione secretoria dello stomaco è regolata da stimoli di natura nervosa e umorale. Prima ancora che il cibo raggiunga lo stomaco la secrezione gastrica viene provocata da stimoli nervosi in risposta a stimoli gustativi o a riflessi condizionati provocati solamente dall’odore dei cibi o dalla vista. Quando il cibo raggiunge lo stomaco intervengono riflessi nervosi che determinano la distensione della parete gastrica e meccanismi ormonali per la produzione di succo gastrico. La secrezione gastrica viene poi inibita a fine pasto sempre con meccanismi di questo tipo. Anche la sua motilità e quindi la velocità con cui lo stomaco si “svuota”, è regolata da fattori nervosi riflessi e da fattori ormonali. Lo svuotamento gastrico è però influenzato dalla natura degli alimenti introdotti durante il pasto. I cibi ricchi di glucidi lasciano lo stomaco in poche ore. I cibi ricchi di proteine impiegano dalle 3 alle 5 ore e ancora di più i cibi molto grassi. Lo stomaco termina con un altro sfintere il Piloro. Piloro E’ la sede naturale dell’Helicobateri Pilori ed è la valvola che divide lo stomaco dal duodeno. Lo stomaco può soffrire di gastrite o infiammazione della mucosa gastrica per aumento di acido cloridrico. L’uso di farmaci del tipo Lansoprazolo o Esomeprazolo o anti H2 come Ranitidina e Cimetidina e tutti gli analgesici (FANS) Diclofenac non sono curativi, ma servono solo ad alleviare il dolore. Tutti questi farmaci oltre alla possibilità di provocare gravi lesioni alla mucosa gastrica possono portare il soggetto a sviluppare allergie ed intolleranze alimentari specialmente se introduce nuovi alimenti.
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Lo stomaco e la sua acidità hanno un ruolo importantissimo per la digestione e per evitare l’attività allergizzante del cibo. Lesioni gravi possono provocare ulcere con sanguinamento e richiedono l’intervento chirurgico. L’allergia al nichel può portare a gravi forme di gastrite, reflusso esofageo e ulcere. Si possono riscontrare un aumento degli eosinofili al livello bioptico.
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Intestino L’intestino è una porzione del tubo digerente che segue lo stomaco e termina all’esterno con l’orefizio anale. Nel lume intestinale gli alimenti che hanno subìto una prima digestione nello stomaco, subiscono altre modificazioni per completare la digestione e permettere l’assorbimento delle sostanze nutritizie e dell’acqua. Le scorie che non possono essere assorbite, vengono sospinte verso il canale anale dove vengono eliminate sottoforma di feci. L’intestino ha la forma di un lungo tubo e vengono distinte due parti: l’intestino tenue e l’intestino crasso che vengono così chiamati per la differenza di calibro che li contraddistingue. Intestino Tenue L’intestino tenue è la porzione di intestino compresa tra lo stomaco e l’intestino crasso. Detto anche mesenterico perché è avvolto dal peritoneo e collegato alla parete posteriore dell’addome da una plicatura sierosa della stessa, il mesentere che, oltre ad assicurarlo alla parete posteriore, fa arrivare all’intestino vasi e nervi. Ha una lunghezza di circa sei metri ed il calibro del tubo diminuisce gradatamente da un diametro di circa cinque centimetri al duodeno, a poco più di due alla fine dell’ileo. Nel lume intestinale il materiale alimentare parzialmente digerito nello stomaco viene mescolato con il secreto prodotto dalle cellule della mucosa, con il succo pancreatico, con la bile per completarne la digestione. La sua superficie interna è provvista di numerosissime estroflessioni, i villi intestinali, la cui presenza moltiplica la superficie di contatto con il materiale contenuto nel canale digerente e ne determinano l’assorbimento. Alla base dei villi, affondate nell’epitelio, stanno le ghiandole di Lieberkuhn, deputate a secernere enzimi digestivi. Nell’intestino tenue abbiamo le ghiandole enteriche che secernono circa 1 litro e ½ di succo enterico. Il succo enterico contiene gli enzimi: saccarasi trasforma il saccarosio in glucosio e fruttosio, lattasi trasforma il lattosio in glucosio e galattosio, maltasi trasforma maltosio in glucosio, erepsina trasforma i peptidi delle proteine in aminoacidi lipasi trasforma i lipidi in glicerina e acidi grassi.
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L’intestino tenue è formato da tre porzioni: il duodeno, il digiuno e l’ileo. Duodeno Il duodeno è la prima porzione e la più breve (dai 24 ai 30 cm.) dell’intestino tenue. Origina dallo stomaco, con cui comunica attraverso il piloro, si continua nel digiuno seguendo un decorso a ferro di cavallo in cui si adagia la testa del pancreas, verso la fine entra nella cavità peritoneale. Ha una superficie interna con molte pliche la cui mucosa di rivestimento è provvista di sottilissime sporgenze dette villi intestinali, comuni a tutto l’intestino tenue, importantissimi per l’assorbimento dei principi alimentari. Il duodeno nel tratto discendente riceve la bile dal fegato attraverso il condotto coledoco e il succo pancreatico prodotto nel pancreas mediante il condotto pancreatico. Presenta numerose ghiandole parietali, chiamate duodenali, che secernono delle sostanze indispensabili per la digestione. Digiuno Il digiuno, venne così chiamato dagli antichi anatomici, perché era il segmento intestinale che veniva sempre trovato vuoto nei cadaveri. La flessura duodeno-digiunale segna il passaggio tra duodeno e digiuno che è la seconda porzione del tenue lunga circa 270 cm. Al digiuno segue l’ileo anche se non vi è una struttura anatomica precisa che ne definisce la separazione. Questa parte dell’intestino risulta ripiegata più volte su se stessa per ragioni di spazio a formare le caratteristiche anse di questo tratto. Ileo E’ il tratto più lungo del tenue che segue quasi insensibilmente al digiuno terminando in corrispondenza dello sbocco nell’intestino crasso a livello della valvola ileo-ciecale. Il suo nome deriva dal fatto che è situato in prossimità delle ossa iliache del bacino. Sia il digiuno che l’ileo si ripiegano numerose volte su loro stessi per adattarsi alla cavità addominale. Queste anse sono estremamente mobili, di fatti è possibile, dopo aver aperto la cavità addominale, estrarre da essa le anse intestinali per poi rimetterle in sede in quanto possono cambiare con notevole facilità la forma,l’orientamento e la sede.
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La parete del tenue ha una struttura sostanzialmente simile in tutto il suo percorso: risulta composta da quattro strati o tonache: mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa. La mucosa presenta dei sollevamenti che ne aumentano notevolmente la superficie assorbente: le pliche trasversali (7/8 mm) che mancano nel duodeno e nel tratto terminale dell’ileo e i villi intestinali (0,5 mm) più numerosi e voluminosi nel duodeno che si fanno più radi nel tratto terminale dell’ileo. Complessivamente la superficie assorbente dell’intestino tenue è di ca. 300 m². Nella mucosa intestinale sono contenute ghiandole, cellule endocrine che producono muco, enzimi e ormoni necessari al processo digestivo. Nella tonaca sottomucosa decorrono vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi; nel duodeno in questa sede sono anche presenti le ghiandole duodenali di Brunner che, producendo un secreto alcalino, neutralizza l’acidità proveniente dallo stomaco. La tonaca muscolare è formata da due strati di fibrocellule muscolari lisce che determinano i movimenti peristaltici del tubo intestinale con conseguente spinta del suo contenuto verso l’intestino crasso. La tonaca sierosa è costituita dal peritoneo che riveste tutto l’intestino tenue tranne una parte del duodeno. Tutto il tenue è innervato dal sistema nervoso vegetativo ortosimpatico e parasimpatico. La parete intestinale è soggetta a movimenti di diverso tipo per effetto dell’innervazione neurovegetativa, per i riflessi nervosi locali e per l’azione stimolatrice e inibitoria dei vari ormoni. Contrazioni peristaltiche, variazioni del tono della muscolatura, movimenti pendolari di allungamento e di accorciamento e movimenti dei villi, hanno l’effetto di rimescolare il contenuto intestinale e di sospingerlo verso l’intestino crasso. L’intestino tenue compie la duplice funzione della digestione degli alimenti e del loro assorbimento. La digestione è permessa dalla secrezione della bile, del succo pancreatico e dai diversi enzimi. L’assorbimento è legato al contatto degli alimenti digeriti e ridotti a sostanze assimilabili con la superficie assorbente dell’intestino che per svolgere queste funzioni deve rispettare dei parametri di lunghezza, di struttura e funzione dei villi, dei microvilli e dei vasi linfatici. Oltre a questi devono essere assenti quei fattori competitivi che possono in qualche modo ostacolarne i processi. Le patologie del tenue sono numerose e complesse e comprendono processi di diversa natura.
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▪ Anomalie dello sviluppo ▪ Infiammazioni da batteri, virus, parassiti, funghi, sostanze tossiche, autoimmuni tra cui il morbo di Crohn ▪ Occlusioni vascolari o ipotensioni parossistiche che possono portare all’infarto dell’intestino o infiammazioni necrotizzanti ▪ Tumori benigni o maligni che possono determinare altre patologie: ▪ Occlusioni intestinali ▪ Invaginazioni ▪ Perforazioni della parete Processi patologici ad evoluzione cronica possono interessare estesamente la mucosa intestinale interferendo nei processi di assorbimento: ▪ Morbo celiaco Intestino crasso Il crasso è l’ultima parte dell’intestino, esteso dalla valvola ileocecale (che serve ad impedire il reflusso del contenuto intestinale dal colon al tenue) fino all’apertura anale, la sua lunghezza è di circa 2 metri. L’intestino crasso è suddiviso in tre parti: cieco, colon e retto. Cieco E’ il primo tratto di intestino crasso, ha la forma di una sacca in cui termina il tenue tramite la valvola ileocecale, si adagia sulla fossa iliaca destra e la sua lunghezza è di circa 6 cm. Da esso origina un diverticolo cavo ricco di tessuto linfoide detto appendice vermiforme. Colon E’ la porzione che fa seguito al cieco e a sua volta è suddiviso in quattro regioni: ascendente, traverso, discendente e sigma. Il colon ascendente (si dirige verso l’alto) è la parte più corta del colon che risale retroperitonealmente sul fianco destro. In prossimità della superficie inferiore del fegato esegue una svolta ad angolo retto (flessura epatica) per diventare il colon trasverso che è posizionato al davanti delle anse dell’intestino tenue. Si innalza verso l’estremo sinistro e raggiunge la milza, dove con una svolta ad angolo acuto, la flessura sinistra del colon, scende per diventare colon discendente. Il colon discendente (si dirige verso il basso)è la parte più stretta dell’intestino crasso e discende retroperitonealmente sul fianco
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sinistro fino al bordo pelvico per diventare colon sigmoideo o sigma e si continua con il retto. Retto E’ l’ultima parte dell’intestino con una lunghezza di circa 16/17 cm. Il retto scende al di sotto del sacro e del coccige, perfora il muscolo elevatore dell’ano (diaframma pelvico) e diventa il canale anale che si apre all’esterno con l’orifizio anale. La parete dell’intestino crasso ha una struttura analoga a quella dell’intestino tenue composta anch’essa da quattro tonache: mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa. La mucosa, parte più interna, ha la funzione di produrre muco tramite le ghiandole tubolari per facilitare lo scorrimento delle feci. La tonaca muscolare, intermedia, è composta da due strati di fibre muscolari lisce particolarmente sviluppate a livello dell’orifizio anale attorno al quale forma un anello detto sfintere interno anale che permette così il controllo volontario dell’emissione delle feci. La tonaca sierosa esterna è costituita dal peritoneo. L’intestino crasso è ampiamente vascolarizzato lungo tutto il suo tratto e a livello del retto le vene formano un intreccio: il plesso emorroidario. La circolazione linfatica fa capo a linfonodi che sono situati vicino alla parete intestinale e lungo il decorso dei vasi sanguigni. Il crasso è innervato da fibre nervose del sistema vegetativo simpatico e parasimpatico come nell’intestino tenue. Il contenuto del cieco e del colon ascendente è acquoso; quello del colon sigmoideo è solido: nella prima parte dell’intestino crasso avviene pertanto un importante assorbimento dell’acqua contenuta nel chimo proveniente dal tenue, in questo modo il contenuto intestinale si solidifica progressivamente assumendo la consistenza delle feci che verranno raccolte nel retto in attesa di essere eliminate. L’intestino crasso è ricco di flora batterica determinante per la demolizione fermentativa e putrefattiva delle proteine e degli amidi non digeriti oltre che alla sintesi delle vitamine indispensabili all’organismo (acido folico, biotina, piridossina e vit.k). Da qui si comprende come sia indispensabile un’integrazione pressoché costante di fermenti lattici per facilitare il compimento di queste indispensabili funzioni.
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Le patologie del crasso sono numerose e complesse e comprendono processi di diversa natura. ▪ Anomalie dello sviluppo (megacolon congenito) ▪ Infiammazioni da microrganismi, protozoi (tra cui l’Entamoeba histolytica che causa l’amebiasi), parassiti metazoi, farmaci e sostanze tossiche (colite ulcerosa, Morbo di Crohn (vedi pag. 64). Quelle del colon sono dette coliti, quelle del retto proctiti. ▪ Disturbi del circolo (colite ischemica) ▪ Tumori benigni o maligni soprattutto polipi e adenocarcinomi che più frequentemente interessano il retto ▪ La mucosa del retto può essere sede di infezioni veneree(sifilide,gonorrea, linfogranuloma venereo)
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Fegato – Vescica Biliare Il fegato, organo impari laterale destro, è la più grande ghiandola dell’organismo annessa al tubo digerente, può essere considerato il principale laboratorio del metabolismo corporeo in quanto è dotato di molteplici funzioni collegate alla digestione degli alimenti, al mantenimento degli equilibri metabolici dell’organismo e alle funzioni di difesa. “Ha la forma di un grosso ovoide appiattito di colore rosso-bruno omogeneo con un peso di circa 1500 g. E’ posto nell’ipocondrio destro, nella parte più alta della cavità addominale a destra sotto il diaframma e al di sopra dell’ intestino. E’ avvolto quasi completamente dal peritoneo, mantenuto in posizione oltre che dalla vicinanza degli altri organi anche da diversi legamenti, come quello falciforme che lo salda al diaframma, per cui il fegato segue il diaframma nella sua escursione respiratoria. E’ rivestito da una membrana fibrosa chiamata capsula di Glisson (Glissoniana) da cui partono dei setti fibrosi che passando all’interno (in senso antero-posteriore) sulla superficie superiore, lo dividono in due unità detti lobuli epatici destro e sinistro. Sulla faccia inferiore due solchi paralleli formano altri due lobi (quadrato e caudato) al centro dei quali si trova un terzo solco l’ilo del fegato che dà passaggio ai vasi sanguigni, linfatici, ai nervi e alle vie escretrici della bile. Le cellule epatiche o epatociti che costituiscono il parenchima del fegato, sono voluminose, hanno forma poliedrica con un citoplasma abbondante e ricco di glicogeno. Danno origine a canali detti capillari biliari, dal fatto che in tali dotti essi riversano la bile che producono. Più capillari biliari confluiscono in dotti biliari, fino a formare, per successive confluenze, due dotti distinti che si uniscono poi nel dotto epatico. In questo si innesta il dotto cistico, che proviene dalla cistifellea o colecisti. Dopo di che i secreti provenienti dal dotto epatico e dalla colecisti vengono convogliati al duodeno dal coledoco, che sbocca alla papilla di Vater.” (De Agostini 1994) Le funzioni del fegato sono numerose in quanto esercita una funzione fondamentale nel metabolismo proteico, dei carboidrati, dei lipidi e in quello delle vitamine. Svolge poi una funzione di primo piano come organo emuntorio in grado di inattivare e conseguentemente eliminare dall’organismo le sostanze tossiche che si sono formate durante il metabolismo stesso o introdotte dall’esterno (farmaci, veleni)
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La cistifellea si trova in una depressione sul margine della superficie viscerale del fegato con il quale è in diretto contatto. La vescichetta biliare serve per la concentrazione della bile, ne è il suo serbatoio con una capacità di circa 50 cc e non è indispensabile per la vita. Il dotto biliare (o coledoco) prima di entrare nel duodeno si unisce al dotto pancreatico e a controllare lo sbocco comune vi è lo sfintere di Oddi che normalmente è chiuso, tranne durante la digestione. La bile, che scende in continuazione dal dotto epatico, è costretta a risalire attraverso il dotto cistico nella cistifellea dove viene concentrata ed immagazzinata. Durante il pasto la vescichetta si contrae, lo sfintere si rilascia e la bile viene spinta nel duodeno. L’iperconcentrazione della bile porta però alla precipitazione dei sali biliari nella vescichetta e alla formazione di calcoli biliari. La bile è una soluzione acquosa che viene secreta dal fegato e riversata nel duodeno nella quantità di circa ½ litro al giorno. A digiuno la contrazione costante dello sfintere di Oddi impedisce che la bile epatica entri nel duodeno e la fa refluire nella colecisti, dove viene concentrata fino a dieci volte rispetto al volume iniziale. La colicistochinina-pancreo-zimina (ormone prodotto dal duodeno in risposta al pasto) stimola la colecisti a contrarsi con conseguente riversamento della bile nel duodeno dove esplica la funzione di favorire l’assorbimento intestinale dei grassi e delle vitamine liposolubili (A D E F K); è anche il principale veicolo per l’eliminazione di sostanze tossiche, di farmaci e di eccesso di colesterolo. La bile contiene i sali biliari che facilitano l’emulsione dei grassi con l’acqua, attivano la lipasi pancreatica e promuovono l’assorbimento dei grassi. Il pH è maggiore di 7.
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Pancreas Grossa ghiandola extraintestinale che fa parte del digerente per la sua componente esocrina in quanto secerne molti enzimi digestivi. E’ un organo molle, flessibile, solido, fragile, lungo circa quindici centimetri che si trova dietro il peritoneo parietale posteriore (il peritoneo gli passa davanti e non lo riveste). La sua testa si adagia nella “C” del duodeno; il suo corpo allungato è largo circa due cm. e raggiunge la milza con la sua estremità chiamata coda. Le secrezioni pancreatiche si riversano nell’intestino percorrendo il dotto di Santorini e il dotto di Wirsung per terminare alla papilla di Vater e sfociare nel duodeno. Oltre a produrre un potente succo digestivo, nel corpo e nella coda dalle numerosissime cellule di Langerhans viene prodotta insulina, ormone proteico indispensabile per il metabolismo glucidico oltre che lipidico e proteico. Il pancreas secerne nel duodeno i succhi pancreatici nella quantità di 1litro e mezzo durante il pasto. I succhi pancreatici sono l’amilasi che trasforma l’amido in maltosio. la maltasi che trasforma il maltosio in glucosio. la lipasi che trasforma i lipidi in glicerina e acidi grassi. la tripsina che trasforma le proteine in peptidi a catena corta. la chimotripsasi che trasforma le proteine del latte in peptidi a catena corta. Il pH varia dal 7,1 al 9.
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Reni I reni non appartengono direttamente all’apparato digerente, ma la loro funzione è determinante nei processi metabolici. I reni sono organi pari escretori dell’urina costituiti da un complesso di tubuli di origine mesenterica. Sono posti nella fossa lombare ai lati della colonna vertebrale, in posizione retroperitoneale, il loro polo inferiore non scende al di sotto dell’ombelico ed il rene sinistro è di qualche centimetro più alto rispetto al rene destro. Hanno una forma ovoidale a “fagiolo” con l’asse maggiore verticale di circa 10 cm. è largo circa 7 cm. e spesso circa 3-4 cm. Il lato interno presenta una concavità (ileo renale) attraverso cui entra l’arteria renale e da cui escono la vena renale e l’uretere. Presentano una superficie liscia rivestita da una capsula di origine connettivale, sormontati dalle capsule surrenali o surreni. Il rene è tenuto in loco, oltre che dai vasi sopra citati, anche dalla fascia renale che avvolge con due foglietti ciascun rene, che risulta così ospitato in una loggia ricca di materiale adiposo.
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Allergie, Intolleranze, Bio indisponibilità’, Sovraccarichi Alimentari
Cibo
Intolleranza Allergia
Sovraccarico Bio indisponibilità
OGM
Il cibo può provocare ALLERGIA INTOLLERANZA (Allergia ritardata) SOVRACCARICO ALIMENTARE (Allergia ritardata) BIO INDISPONIBILITA’ Il sovraccarico può portare all’INTOLLERANZA L’intolleranza può portare all’ALLERGIA Gli O.G.M. potrebbero causare INTOLLERANZE e ALLERGIE
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Antigeni e anticorpi Per meglio comprendere il complicato meccanismo delle allergie e delle intolleranze alimentari dobbiamo prima capire il concetto di antigene e di anticorpo. Gli antigeni sono sostanze in grado di indurre una risposta da parte del sistema immunitario. Vengono indicati con la sigla Ag. Sono sostanze riconosciute come “non self”, cioè non appartenenti all’organismo. Sono pertanto sostanze che possono venire a contatto con il corpo oppure introdotte, ma comunque estranee che vanno di conseguenza neutralizzate. Gli anticorpi , o immunoglobuline, sono proteine prodotte dai linfociti del nostro organismo in risposta alla presenza degli antigeni, il cui compito è quello di distruggere l’antigene. Vengono indicati con la sigla Ab, anti body. Ce ne sono 5 classi: IgG, IgM, IgD, IgA (alimentari), IgE (allergie). Il nostro corpo si comporta come uno “stato” che se viene aggredito da un “nemico” (gli Ag) e risponde con una sua “milizia” (gli Ab) Gli anticorpi IgE sono usati per risposte anticorpali di grave entità, ad esempio l’allergia ai medicinali, o agli alimenti che possono portare allo shock anafilattico. Gli anticorpi IgA sono invece usati dal nostro corpo per le intolleranze alimentari come, ad esempio, nel morbo celiaco o dopo l’ingestione di latte in un soggetto che non presenta l’enzima lattasi deputato a “digerire” il lattosio.
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Allergie Reazioni mediate da IgE Le allergie: · Danno reazione immediata ed acuta · Sono dose dipendente · Hanno organi bersaglio definiti · Cross – reattività (reazione crociata tra inalanti e alimenti) · Sono innescate da alimenti assunti sporadicamente · Mediatore chimico istamina. · Mediatore chimico tiramina . · Mediatore chimico serotonina. · Mediatori chimici chinine · Mediatori chimici prostaglandine. Non appena il soggetto viene a contatto con l’allergene, per contatto o ingestione (polline, sostanza urticante, alimento, ecc.), si scatena una reazione allergica che può essere di varia entità in quanto la reazione è proporzionale alla concentrazione dell’allergene stesso. In base al tempo che intercorre tra il momento in cui la persona viene a contatto con l’allergene e la manifestazione dei sintomi, possiamo classificare le reazioni allergiche in tre gruppi distinti: • Reazione immediata quando trascorrono solo pochi minuti • Reazione differita quando l’intervallo è di alcune ore • Reazione ritardata quando i sintomi compaiono solo dopo alcuni giorni. Gell e Coombs hanno classificato le allergie in base al tipo di reazione immunitaria prodotta, ne accenniamo per correttezza senza entrare nello specifico per la complessità dell’argomento.
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Reazione di tipo I o anafilattica (che non deve essere confusa con lo shock anafilattico), costituisce il tipo di reazione più comune ed è una reazione di tipo immediato. L’antigene reagisce con un anticorpo di tipo IgE e, nel momento in cui l’allergene si combina con l’anticorpo, la cellula libera delle sostanze chiamate mediatori che sono i responsabili dei sintomi dell’allergia. Esempi di questa reazione sono la rinite allergica o il raffreddore da fieno, l’asma, alcune reazioni cutanee. Curiosità: il termine anafilassi fu coniato dallo scienziato francese Ch. Richet, premio Nobel nel 1913 per la medicina, per indicare il contrario di profilassi, che vuol dire prevenzione.
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Reazione di tipo II o citotossica dove l’antigene si fissa sulla superficie di alcune cellule e scatena la reazione mediante il contatto con un anticorpo presente allo stato libero nel sangue determinando la distruzione della cellula. Esempi di questa reazione sono le trasfusioni di sangue incompatibile o alcune reazioni a medicinali. E’ proprio su queste reazioni che il Dott. Peter J. D’Adamo ha basato i suoi studi sull’alimentazione riferita al gruppo sanguigno, classificando gli alimenti in base alle reazioni che possono generare nell’organismo dei soggetti appartenenti a gruppi sanguigni differenti.
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Reazione di tipo III dove l’antigene penetrato nell’organismo forma un composto con l’anticorpo che circola liberamente. Questo composto innesca una serie di reazioni biochimiche che causano lesioni ai tessuti: ai vasi sanguigni, al tessuto polmonare e alla pelle. I sintomi in questo tipo di reazione non si manifestano mai prima delle 4/6 ore.
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Reazione di tipo IV che è una reazione ritardata, in quanto non compare mai prima che siano trascorse da 24 a 72 ore dal momento del contatto tra l’antigene e l’anticorpo. In questo tipo di reazioni intervengono i linfociti T e non gli anticorpi circolanti. Questa reazione produce delle lesioni infiammatorie nei tessuti che possono essere irreversibili come il rigetto in un trapianto o in alcune allergie cutanee.
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Gli organi colpiti sono sempre gli stessi, in quanto l’allergene è selettivo e mirato verso l’organo bersaglio. L’allergia può determinare diverse manifestazioni e si può soffrire di una di esse o di più alla volta. I sintomi più comuni sono di tipo: ▪ Cutaneo: edema, orticaria, eczema ▪ Respiratorio: raffreddore da fieno, crisi di asma, tosse ▪ Digestivo: nausea, vomito, diarrea ▪ Oculare: prurito, bruciore, lacrimazione, gonfiore Questi sintomi possono essere di lieve intensità o possono avere una maggiore importanza fino a mettere in pericolo la vita del paziente. In quest’ultimo caso siamo in presenza di uno shock anafilattico. La reazione allergica può essere scatenata o più marcata per il fenomeno della cross reattività. Questo è un fenomeno mediante il quale l’assunzione di alimenti diversi, aventi in comune uno stesso determinante antigenico o appartenenti alla stessa famiglia animale e vegetale, possono provocare sensibilizzazioni e reazioni crociate. Questo significa che una persona allergica ad una sostanza è potenzialmente allergico anche ad alimenti che contengono lo stesso determinante antigenico. Le reazioni allergiche sono scatenate da contatti sporadici o alimenti assunti saltuariamente (puntura di un insetto o cibi non presenti nell’alimentazione quotidiana). Nelle reazioni allergiche (di tipo I) o pseudoallergiche, moltissime cellule interessate cedono all’ambiente circostante una serie di mediatori chimici, il più conosciuto è l’istamina, che provocano delle alterazioni nei tessuti con la comparsa delle manifestazioni allergiche. L’istamina è il principale mediatore chimico responsabile delle reazioni allergiche che provoca: ▪ Vasodilatazione ▪ Ipotensione ▪ Eritema ▪ Aumento della permeabilità vasale con conseguenti edemi (gonfiori) ▪ Costrizione dei bronchioli con conseguente asma ▪ Tachicardia ▪ Pruriti ▪ Dolori ▪ Spasmi intestinali ▪ Cefalea da istamina ▪ Aumento della secrezione dei succhi gastrici
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E’ indispensabile evitare il contatto o l’ingestione con sostanze ricche di istamina che possono scatenare anche delle reazioni violente (ecco il motivo per cui, quando si è in presenza di una reazione allergica, viene somministrato l’antistaminico). Gli alimenti ricchi di istamina e quelli che liberano istamina sono riportati nell’elenco a pag 254. La Tiramina è un altro mediatore chimico che influenza e determina reazioni allergiche, la maggior concentrazione di questa sostanza si trova nei formaggi, nelle banane e nell’avocado. La Serotonina provoca: ▪ Stimolazione della peristalsi intestinale ▪ Aumento della pressione arteriosa ▪ Vasocostrizione (in alcune concentrazioni può provocare vasodilatazione) ▪ Iperattività ▪ Irritabilità ▪ Tachicardia ▪ Disturbi circolatori e respiratori ▪ Insonnia ▪ Emicrania. Le Chinine provocano: ▪ Aumento della permeabilità vascolare con abbassamento della pressione arteriosa ▪ Aumento della peristalsi intestinale. Le Prostaglandine sono un gruppo di “ormoni tessutali che provocano: ▪ Stimolazione o inibizione del tono vasale con conseguente variazione della pressione sanguigna (a secondo della loro concentrazione) ▪ Aumento della permeabilità vasale (edemi) ▪ Effetti inibitori o stimolatori dell’irrorazione sanguigna dei reni, dell’eliminazione di sodio nell’urina, del tono bronchiale (asma) e intestinale, delle contrazioni uterine. Secondo lo studio del Premio Nobel Rita Levi Montalcini le allergie sarebbero in aumento e sono un espressione di un senso di pericolo di vita dell’organismo causato dall’inquinamento, dallo stress, dai farmaci e dall’alimentazione sbagliata, quindi un disagio dell’organismo. La situazione di disagio, come una separazione, un intervento chirurgico associato alle proprie situazioni alimentari, promuove lo sviluppo delle allergie.
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Le allergie viste da questo punto di vista non sarebbero più una malattia, ma una difesa del nostro corpo. Dei ricercatori dell’Università di Alberta hanno indicato, con esperimenti su animali, che l’induzione cronica di stress accentua le manifestazioni allergiche.
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Intolleranze Reazioni mediate da IgA Le intolleranze: · Danno reazioni ritardate anche dopo 72 ore. · Non sono dose dipendente · Colpiscono qualsiasi organo e apparato · No cross reattività · Alimenti quotidiani A differenza dalle allergie, le reazioni determinate da un’intolleranza non sono immediate e possono manifestarsi nelle 72 ore dopo il contatto con l’alimento o la sostanza responsabile del fenomeno. Le reazioni possono manifestarsi indipendentemente dalla quantità di cibo assunto. Le sostanze che determinano intolleranza possono colpire qualsiasi organo e apparato. Le reazioni sono determinate da alimenti che assumiamo giornalmente e, siccome possono essere ritardate anche di parecchie ore, a volte è difficile ricollegare una sintomatologia con l’alimento assunto molte ore prima. Intolleranze primarie: come intolleranze primarie possiamo classificare il Morbo celiaco, il Morbo di Crohn.
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Morbo celiaco o celiachia Sindrome da mal assorbimento intestinale causata da una reazione immunologica degli anticorpi contro il glutine (proteina del frumento, orzo, avena e segale) che attaccano i villi intestinali dell’intestino tenue distruggendoli. L’intolleranza al glutine può comparire a qualsiasi età, ma si riscontra maggiormente durante lo svezzamento ed è irreversibile. Nei pazienti a “dieta libera”, non sottoposti a restrizioni alimentari, compaiono diarrea con steatorrea, calo di peso, carenze vitaminiche, dolori e fragilità ossea, anemia che spesso è l’unico sintomo nell’adulto. Si possono misurare gli anticorpi antigliadina (costituente del glutine con attività antigenica) sia nel sangue, che nelle urine e con biopsia dell’intestino tenue che dimostra un appiattimento dei villi intestinali con riduzione della superficie assorbente. La sintomatologia recede e la mucosa si rigenera quando si eliminano i cereali contenente glutine. E’ un intolleranza diffusa, ma che molte volte non viene diagnosticata precocemente. Il paziente dimagrisce e ha gravi insufficienze organolettiche. Una volta diagnosticata ed eliminato il glutine, la persona torna rapidamente a una vita normale in quanto vengono a guarire le lesioni dell’intestino tenue. Oltre a pane, pasta, grissini… devono essere rigorosamente aboliti quasi tutti i cereali (eccetto riso e mais), la pasticceria, i cibi fritti impanati, i formaggi fusi, le caramelle, il cioccolato, i gelati e gli insaccati che possono contenere anche piccole quantità di farina. Il latte e i latticini possono essere mal tollerati dai celiachi. Il seitan è un alimento a base di glutine è vietato ai celiaci. Il diabete è una patologia a rischio per il celiaco. L’assunzione quotidiana di mais, patate e riso (purtroppo quasi sempre raffinato), cioè di alimenti privi di glutine, ma ad alto Indice Glicemico, porta ad un’alta concentrazione di glucosio nel sangue. Secondo noi, un celiaco dovrebbe inserire nei suoi esami di routine anche l’insulinemia a digiuno e l’emoglobina glicata, per tenere sotto controllo i valori di glucosio e insulina nel sangue e la possibilità di incorrere nel diabete di tipo II o di instaurare il fenomeno dell’insulino resistenza. Le persone che soffrono con frequenza di Afte, devono fare attenzione a questo disturbo in quanto può essere un campanello di allarme per un’eventuale celiachia. Riteniamo indispensabile come prima tappa, valutare una possibile intolleranza al frumento con esami più approfonditi se, oltre alle afte
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ricorrenti, sono presenti i disturbi a carico del tratto intestinale caratteristici della celiachia. Per • • • • • • • •
diagnosticare la celiachia bisogna effettuare i seguenti esami: Antigliadina (AGA, IgA, IgG) Antireticolina (ARA) Antiendomisio (EMA) Antitransglutaminasi (TGA) Biopsia intestinale Screening degli anticorpi in tutti i parenti di 1° grado del malato (trasmissione genetica) Ecografia ai linfonodi della gola E’ disponibile anche un test di automedicazione da eseguire a casa che comunque, se positivo, va sempre verificato con gli esami sopracitati.
In tutti i celiaci troviamo gli anticorpi specifici contro la proteina Vp7 della Rotavirus. Gli anticorpi diretti contro la proteina Vp7 sono in grado di attaccare le cellule che rivestono l’intestino alterando le funzioni di quest’organo nell’assorbimento degli alimenti.
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Morbo di Crohn E' un'infiammazione cronica intestinale che può colpire teoricamente tutto il canale alimentare, dalla bocca all'ano, ma che si localizza prevalentemente nell'ultima parte dell'intestino tenue chiamato ileo (Malattia di Crohn) o nel colon (colite) o in entrambi (ileo-colite), non interessa mai il retto. Nei tratti intestinali colpiti, si ha infiammazione che interessa tutto lo spessore della parete con presenza di granulomi, gonfiore ed anche ulcerazioni con conseguente perdita di sangue e anemia del paziente (anemia ferropriva). La sintomatologia è caratterizzata da diarrea, coliche addominali, lesioni anali, febbre leggera, ma continua, calo di peso, astenia, occlusioni intestinali ed anche disturbi extaintestinali come lesioni cutanee e oculari, calcolosi renale, epatocolangiopatie, artriti. Possono esserci fasi di quiescenza anche prolungate, ma la malattia può riacutizzarsi all’improvviso e, se cronicizza, può presentare una maggior percentuale di complicanze tumorali. La diagnosi si basa, oltre che sul quadro clinico, su esami radiologici e sull’endoscopia con prelievi bioptici. Gli alimenti molte volte non sono assorbiti e vengono espulsi con le feci sminuzzati in forma grossolana, specialmente le verdure. Importante la terapia dietetica, oltre a quella medica, che in fase acuta viene somministrata solo per via endovenosa, mentre nelle forme croniche (subocclusioni intestinali) è determinante per non aggravare la sintomatologia. Di origine sconosciuta si pensa che sia una malattia autoimmune o forse determinata da fattori infettivi e dietetici. Secondo studi effettuati nel 1992 (Scand J Gastroenterol 1992; 27; 196-200), (Gut, 1992; 33,7,909-13) sull’effetto del lievito di birra, è stato dimostrato che possiamo trovare anticorpi anti lievito di birra ASCA (Anti Saccharomyces cerevisiae antibodies) nel morbo di Crohn. Oltre alla sensibilizzazione ai lieviti, è dimostrata l’incidenza negativa di latte e frumento nelle coliti ulcerative. Nel 1999, J Clin Pathol (1999 Jan;52(1):47-53) confermano il comportamento anticorpale nel Crohn in quanto ha riscontrato un significativo innalzamento degli ASCA, delle IgA ed IgG. L’innalzamento delle IgG avviene nell’intestino tenue, mentre l’innalzamento delle IgA interferisce con la durata della malattia. Il loro innalzamento è significativo anche nei confronti della colite ulcerativa. Gli ASCA sono presenti anche nelle malattie epatiche autoimmuni secondo (Am. J. Gastroenterology 2001 Jan; 96(1):252-253).
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E’ molto facile trovare un sovraccarico di lieviti nelle persone sofferenti di fegato e ricordiamo anche che la vaccinazione antiepatite B deriva da ingegneria genetica fatta su lieviti del genere Saccharomyces cerevisiae. (fonte www. Eurosalus . com newsletter Dott. A. Speciani ) Ricordiamo inoltre che per i clinici, il morbo di Crohn non è riconducibile a errori alimentari e quindi il paziente non deve seguire una dieta specifica. La cosa è smentita dagli studi sopra citati perciò la ricerca degli ASCA, è indispensabile.
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Bio indisponibilità o malattie metaboliche Sono malattie da deficit d’organo: • Diabete I e II Malattie causate da mancanza di enzimi specifici: • Disaccaridosi • Intolleranza ereditaria al fruttosio • Favismo • Fenilchetonuria Le patologie metaboliche si dividono in: malattie da deficit d’organo quando questa si evidenzia durante il corso della vita, mentre quelle causate da mancanza di enzimi specifici sono genetiche.
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Diabete Il Diabete I e II è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto o relativo di insulina, ormone secreto dalle isole di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Il diabete si divide in I (primario) o insipido che si sviluppa sin dai primi anni di vita e porta l’individuo a dover integrare ogni giorno il suo corpo con dosi di insulina esogena. I celiachi che non sono diagnosticati in breve tempo possono sviluppare il diabete. Anche il latte vaccino se introdotto troppo presto nella dieta del neonato, prima dei 2 mesi, può aumentare il rischio di diabete di 1.52 volte. Il diabete II ( secondario) o mellito è una malattia del ricambio caratterizzata da alterazione del metabolismo glicidico, proteico e lipidico. Il paziente diabetico, per una carenza assoluta o relativa di insulina, non riesce a utilizzare i componenti nutritivi, specialmente gli zuccheri che restano in circolo determinando un aumento della glicemia. Si viene ad instaurare, con esordio graduale, tra i 40/50 anni in soggetti spesso obesi, i quali hanno frequentemente dei diabetici tra i parenti di primo grado, per abuso di alimenti ad alto indice glicemico. Il diabete mellito si riconosce, in assenza di trattamento, per la cronica iperglicemia, che spesso è accompagnata da polidipsia (bisogno insaziabile di bere), poliuria (aumento della quantità di urina emessa nelle 24 ore), obnubilamento del sensorio, che possono condurre, in assenza di adeguata terapia, al coma e alla morte. Il diabete si associa ad altre malattie del pancreas, malattie di origine ormonale, condizioni indotte da farmaci antinfiammatori e corticosteroidi o sostanze chimiche, anormalità dell’insulina o dei suoi recettori. Porta inoltre a moltissime altre patologie come difetti di circolazione sanguigna, nefropatie, chetoacidosi che possono portare alla morte. Il diabete in tempi lunghi può compromettere la retina, il rene, i nervi periferici e determinare un aggravamento della patologia arteriosclerotica cardiaca, dei vasi, degli arti e del sistema nervoso centrale.
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Vi sono anche condizioni cliniche in cui si osserva un’alterazione del metabolismo glicidico: la ridotta tolleranza glicidica, situazione caratterizzata da iperglicemia lieve, spesso frequente negli individui obesi, che generalmente si normalizza con la perdita di peso. Il diabete gestazionale, iperglicemia che compare in gravidanza e che può regredire dopo il parto pur rimanendo un fattore di rischio per uno sviluppo successivo del diabete. Nel trattamento del diabete è di fondamentale importanza la terapia dietetica che, a seconda del quadro clinico, può essere anche da sola sufficiente oppure essere associata a farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali o insulina).
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Disaccaridosi Il metabolismo dei carboidrati comporta manifestazioni gastrointestinali molto simili alla sintomatologia delle intolleranze alimentari. Nei villi intestinali sono presenti degli enzimi che hanno il compito di scindere i disaccaridi, come il lattosio o il saccarosio,e gli oligosaccaridi derivati dalla digestione dell'amido. MONOSACCARIDI -> GLUCOSIO, FRUTTOSIO, GALATTOSIO DISACCARIDI -> MALTOSIO, LATTOSIO, SACCAROSIO OLIGOSACCARIDI -> AMIDO Gli enzimi che scindono i carboidrati, le disaccaridasi, alcuni stabili al calore e altri no, in condizioni normali possono essere capaci di una digestione quasi completa dei disaccaridi e degli oligosaccaridi, tanto che solo una quantità modesta di molecole raggiunge il colon in forma non digerita. Il lattosio è un disaccaride formato da una molecola di glucosio e una di galattosio e viene scisso dall’enzima “lattasi” Tra i difetti di disaccaridasi il deficit di lattasi nell'adulto è abbastanza comune, non si manifesta però verso i latticini acidificati. Teniamo però presente che l'enzima generalmente dopo i primi anni di vita, all’incirca dopo i 3 anni, incomincia a diminuire la sua attività. Questo difetto non è più patologico, ma normale per l’evoluzione dell’individuo e pertanto un intolleranza al lattosio è da ritenersi non una patologia, ma uno stato fisiologico normale. La manifestazione adolescenziale è da distinguersi però dalla forma patologica congenita, che si mette in evidenza sin dalla nascita. Ricordiamo inoltre che l’uomo è l’unico animale che si nutre di latte dopo lo svezzamento e di un latte che non appartiene alla sua specie. Dopo l’ingestione del latte vaccino, il mancato assorbimento del lattosio comporta la persistenza del lattosio stesso nell’intestino, con conseguente richiamo di acqua nel lume e diarrea osmotica. Si sviluppa, inoltre, un’eccessiva flora fermentativa intestinale, con produzione di gas e di acido lattico. L’affezione riveste una certa gravità non solo a causa della perdita calorica da mancata utilizzazione del lattosio e dei conseguenti disturbi digestivi, ma anche per l’azione tossica del lattosio sul rene.
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A volte la sintomatologia può non essere “classica” e può consistere in stipsi, broncospasmo e manifestazioni cutanee diverse, anche dopo 72 ore dall’ingestione del latte. Il sovraccarico da lattosio provoca gli stessi sintomi dell’intolleranza, inoltre può provocare aumento di peso, mal digestione, mal di testa sonnolenza, gonfiori, flatulenza. Molte persone confondono l’intolleranza con la cattiva digestione del latte: sono due problematiche differenti, anche se spesso sono tra loro correlate. Una cosa è la digestione lenta, tutt’altra sintomatologia può essere determinata dall’intolleranza. Nel latte possiamo anche trovare però, oltre che alti quantitativi di grassi, dei residui dei mangimi quali: piombo, cadmio, pesticidi, aflatossine , micotossine altamente tossiche (sono accettabili 1 millionesimo di milligrammo al giorno). Nei formaggi possiamo trovare le nitrosamine, composti da nitriti e ammine, cancerogene.
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Intolleranza ereditaria al fruttosio L’intolleranza ereditaria al fruttosio I.E.F.o H.F.I. è un intolleranza al fruttosio (zucchero della frutta). E’ un intolleranza non molto conosciuta, anche dai medici, è stata scoperta nel 1956 ha un incidenza di 1:20.000/50.000. E’ una malattia genetica autosomica recessiva, per diagnosticarla il miglior test è quello del DNA, inoltre si può fare il test di tolleranza al fruttosio e l’attività delle frutto-aldolasi (1-fosfofruttoaldolasi o Deficit di Fructose-1,6-biphosphate aldolase-B). L’intolleranza che si verifica durante lo svezzamento se non diagnosticata in tempo può portare alla morte. Ricordiamo che il fruttosio oltre ad essere contenuto nella frutta può essere contenuto in moti alimenti, farmaci e preparati erboristici come dolcificante. Si può trovare indicato in etichetta come levulosio.
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Favismo Il favismo è una malattia genetica ereditaria causata dalla mancanza di un enzima specifico la glucosio-6-fosfato-deidrogenasi ( G6PD). Questo enzima è normalmente presente nei globuli rossi, la sua mancanza porta alla morte dell’eritrocita per emolisi, cioè alla sua distruzione. La crisi è di tipo allergico, si scatena mangiando o venendo a contatto con fave, piselli o Verbena Hybrida o con l’assunzione di numerosi farmaci ( analgesici, antipiretici, chemioterapici ,salicilici ecc.). I maschi sono i più colpiti perché la malattia si trasmette sul cromosoma x del sesso. In Italia la regione più colpita è la Sardegna, nelle province di Cagliari ed Oristano si arriva al 25% di soggetti colpiti da questa malattia, troviamo inoltre casi in Grecia, Asia meridionale e Africa. I sintomi si hanno dopo circa 12- 48 ore con febbre. La respirazione è frequente, difficoltosa, il polso rapido, debole, poco apprezzabile. Il paziente presenta pallore, debolezza, con una compromissione delle condizioni generali. Le urine sono ipercolorate, giallo-arancione tipiche dell’ittero. Una curiosità: esiste un divieto di coltivare fave nel raggio di 300 metri dalla casa del soggetto affetto da favismo in quanto anche per inalazione è possibile avere una crisi allergica, questa può essere scatenata anche solo inalando alcuni vapori (naftalina o trinitrtoluene).
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Fenilchetonuria La fenilchetonuria (PKU) è una malattia metabolica ereditaria. La PKU si trasmette con modalità autosomico-recessiva. E’ interessante perchè essendo una malattia metabolica si ricollega all’alimentazione. Non essendo degradata, per deficit dell’enzima fenilalaninaidrossilasi o del suo cofattore (teraidrobiopterina), la fenilalanina, aminoacido naturale, si accumula nei fluidi corporei. L'accumulo della fenilalanina porta a diverse manifestazioni cliniche. Fenilchetonuria classica: questa forma della malattia è causata da deficit completo dell'enzima e può portare a danno cerebrale nel neonato. I bambini affetti, hanno iridi chiare e capelli biondi, si può avere rush cutaneo e le urine hanno un odore tipico di muffa. Fenilchetonuria da deficit del cofattore tetraidrobiopterina (iperfenilalaninemia maligna): è il 2% dei lattanti affetti da fenilchetonuria, che soffrono di questa malattia. La sintomatologia è simile e alla fenilchetonuria classica. Iperfenilalaninemia benigna: i lattanti occasionalmente possono presentare livelli ematici di fenilalanina leggermente elevati (1-35%). Vi è un deficit dell’enzima che funziona solo parzialmente, i neonati non presentano sintomi, ma devono lo stesso essere sottoposti a verifiche (test di Guthrie) per accertare che sia attivo il cofattore e se questo dovesse essere deficitario, devono essere trattati di conseguenza. La dieta priva di fenilalanina deve iniziare dal primo mese, onde evitare danni cerebrali, e prosegue per tutta la vita. I soggetti affetti da fenilchetonuria vivono con una costante dieta ad alta restrizione proteica che può esporre questi pazienti a deficit nutrizionali, un vero sacrificio per il paziente e per le persone che vivono con lui. Negli integratori alimentari spesso possiamo trovare la fenilalanina, questi sono controindicati alle persone affette da fenilchetonuria. La fenilanalina è anche presente nell’aspartame, un dolcificante di sintesi che viene usato nelle diete ipocaloriche e nelle gomme da masticare. L’aspartame è composto da due amminoacidi naturali: l’acido aspartico e la fenilalanina.
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Sovraccarichi alimentari Con il termine “sovraccarichi alimentari” (S.A.), o disagio alimentare, si intende uno stato di accumulo di uno o più alimenti , con l‘incapacità dell’organismo a catabolizzarli. Questa condizione porta a disturbi di vario genere dopo l’assunzione di un determinato alimento. I “sovraccarichi alimentari” sono da ritenersi il passo iniziale per un eventuale intolleranza alimentare o per un allergia. Col test E.A.V. si possono riscontrare indici di caduta verso un determinato alimento, ancor prima che vengano rilevate le intolleranze o le allergie dai i normali test di laboratorio, non essendo ancora attivate le IgE e le IgA. E’ molto importante tenere presente che questo test non rileva le allergie verso gli alimenti. Se una persona ad esempio è allergica ai crostacei e non assume più crostacei per questo motivo, è logico che il test può non rilevare il sovraccarico, in quanto l’organismo è depurato dalle frequenze dell’alimento che però può scatenare l’allergia in qualsiasi momento. In caso di allergie alimentari, il test E.A.V. non possiede alcun valore diagnostico, l’unica possibilità per rilevare le allergie è, come già detto, il prelievo del sangue con la valutazione delle IgE e delle IgA. Il test riconosce anche piccole cadute d’indice e la persona può avere un risultato di benessere evitando di assumere l’alimento. I “sovraccarichi alimentari” pertanto ci indicano uno stato di prealterazione, e non sono riconducibili a malattie o patologie. Molto spesso capita di trovare persone che hanno un “sovraccarico” al frumento, ciò però non vuol dire che il soggetto sia celiaco. Può capitare anche che una persona risulti positiva al test somministrando la frequenza dell’uovo e che non l’assuma mai. Il“sovraccarico” cosi rilevato ci indica un mancanza d’energia dell’apparato digestivo e del fegato, pur avendo tutti gli esami biochimici perfetti. Il “ sovraccarico al glucosio o zuccheri “ può essere un dato indicativo e di prevenzione per persone che hanno una predisposizione famigliare a patologie come il diabete. Il “sovraccarico al lattosio” può essere, se non tamponato, il terreno per una futura intolleranza al lievito e, di conseguenza, aumentare la possibilità di sviluppare più facilmente candidosi.
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Il test del sovraccarico alimentare è molto utile alle persone che vogliono perdere peso o con problemi di pelle, mal di testa, gonfiori addominali, colon irritabile. Il “test di sovraccaricoâ€? alimentare può non essere prescritto dal medico curante, i test per le allergie e le intolleranze alimentari effettuati con esami di laboratorio, devono essere richiesti dal medico curante con relativa visita specialistica effettuata da un allergologo o da un gastroenterologo.
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Patologie dell’apparato digerente correlate alle inntolleranze alimentari L’apparato digerente è un complesso di organi che subisce aggressioni di vario tipo sia di origine alimentare, sia fisico che chimico. Come abbiamo letto nelle pagine precedenti l’ambiente dell’apparato digerente passa da neutro o leggermente alcalino alla acidità quasi totale per poi tornare all’alcalinità. I cibi offrono insulti quotidiani con le loro molecole chimiche, basti pensare ai prodotti irritanti come il peperoncino o i liquori, ai vari medicinali assunti o semplicemente ad una bevanda calda che può provocare ustioni alla bocca e al primo tratto del digerente. Le patologie più importanti riguardano l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue e crasso, il pancreas, il fegato e i reni,che pur non apparentemente appartenenti al apparato digerente hanno un ruolo primario nella filtrazione degli alimenti introdotti. Non sono in ogni modo da sottovalutare patologie riguardanti la bocca, la lingua, le ghiandole salivari.
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Alterazioni della motilità: Esofagite Processo infiammatorio a carico dell’esofago, che può essere acuto o cronico. Le forme più frequenti sono: l’esofagite catarrale acuta, causata da flogosi delle vie aeree superiori con arrossamento della mucosa e ipersecrezione di muco per ingestione di sostanze o cibi irritanti. L’esofagite suppurativo-flemmonosa con formazione di ascessi o di infiltrati purulenti diffusi, con possibile propagazione al mediastino. L’esofagite da reflusso dovuta alla risalita di succo gastrico o enterico-biliare nell’esofago a causa di anomalie dello sfintere esofageo inferiore, dell’angolo che il cardias forma con l’esofago e dai legamenti diaframmatici esofagei, meccanismi fisiologici di protezione. La mucosa del terzo inferiore dell’esofago viene a contatto con liquidi biologici a ph fortemente acido o basico: questo reflusso porta ad una infiammazione ingravescente, che può arrivare all’ulcera, alla stenosi esofagea e, nei casi cronici, anche al tumore. Nelle esofagiti croniche si ha un ispessimento della tonaca mucosa che può degenerare e determinare la formazione di aree di leucoplasia (esofagite cronica idiopatica), altre complicanze sono: stenosi, acalasie secondarie fino a degenerare in tumori maligni. Nelle forme acute: emorragie e perforazioni della mucosa I sintomi sono rappresentati da eruttazioni, dolori retrosternali e da disfagia, spesso associati a senso di acidità accompagnati, nelle forme acute, da febbre. La diagnosi è endoscopica con prelievi bioptici multipli, mentre la radiologia può essere utile nelle forme acalasiche e quando si sospettino delle forme neoplasiche. La terapia tradizionale è diretta nelle forme infettive acute o croniche contro i microrganismi causali, mentre, nel caso di esofagiti in corso di malattie del collagene, si basa sull’uso di cortisone e altri antinfiammatori. Le esofagiti da reflusso o le ulcere esofagee possono esser causate da allergia al Nichel.
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Diverticolosi esofagea Condizione in cui sono presenti uno o più diverticoli in uno o più segmenti dell’esofago. La localizzazione è più frequente in alto, in sede faringo–esofagea e nell’area epifrenica (vicino al diaframma). Le cause possono essere un’esagerata pressione dall’interno sui punti deboli, oppure la trazione esercitata da aderenze infiammatorie con linfonodi. Possono essere a rischio di perforazione ed in questo caso la terapia è chirurgica. I sintomi sono: disfagia (difficoltà a deglutire), rigurgito, dolori retrosternali, pirosi (sensazione di acidità e bruciore alle fauci), dispepsia (disturbo della digestione), ematemesi (sangue nel vomito), alitosi.
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Ernia iatale Condizione in cui si verifica la risalita di parte dello stomaco dalla cavità addominale a quella toracica, attraverso il foro diaframmatico, punto in cui passa l’esofago. Possono esserci forme congenite, forme acquisite e varietà paraesofagee. Può essere causata dalla debolezza dei legamenti che uniscono l’esofago e lo stomaco al diaframma, da un aumento della pressione endo addominale determinata da un repentino aumento o diminuzione di peso ed anche dalla gravidanza. Determina esofagite da reflusso e anemia per sanguinamento cronico. Nelle ernie di grosse dimensioni, si possono accusare disturbi che ricordano l’angina pectoris. Nei casi più gravi si ricorre alla correzione chirurgica, normalmente la terapia si esegue con la somministrazione di antiacidi e ferro.
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Reflusso esofageo Condizione patologica in cui si ha un passaggio di contenuto gastrico (succo gastrico e anche di bile) nell’esofago. Si verifica per cedimento dello sfintere esofageo inferiore, in caso di ernia iatale ed anche per l’azione di farmaci. Quando l’esofago è in contatto con sostanze lesive (fortemente acide o basiche) si manifestano pirosi retrosternale, bruciori e rigurgito soprattutto in posizione supina con fase irritativa notturna. La mucosa dell’esofago non è atta a sopportare un ambiente acido e, se lo stimolo irritativo è continuo e non viene tamponato, può verificarsi una metaplasia gastrica: graduale trasformazione del tessuto dell’esofago in quello gastrico (simile per origine embriologica). La metaplasia può essere una trasformazione reversibile o rappresentare la fase iniziale di un tumore. L’esofago, nella porzione toracica, è a contatto con il cuore (diverticolo di Maller), per cui il reflusso esofageo può causare una spina irritativa, tanto che un dolore precordiale può essere di origine gastro-esofagea, così come un reflusso gastro esofageo cronico importante può generare delle aritmie. La diagnosi si effettua tramite gastroscopia, con controlli ripetuti nel tempo e prelievi bioptici multipli. In alcuni casi si ricorre anche alla misurazione del pH esofageo nell’arco delle 24 ore, indagine che permette di monitorare con precisione l’acidità o l’alcalinità dei liquidi rifluiti nell’esofago. La terapia è con antistaminici antiacidi, antiacidi e con citoprotettori spesso per lunghissimi periodi in caso di reflusso acido. Nel caso di reflusso bilo-enterico, si somministra acido ursodesossicolico, che rende meno lesiva la bile, o idrossido di alluminio, la cui funzione è quella di legare i sali biliari rendendoli meno lesivi o chirurgica. Indispensabile una corretta igiene alimentare escludendo dalla dieta grassi e proteine. E’consigliato dormire con la testa sollevata.
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Occlusione intestinale Detta anche “ileo dinamico o ileo paralitico”, è una condizione in cui si ha una ostruzione intestinale che impedisce la normale progressione di chimo e gas nel tubo digerente. Può essere conseguente a peritoniti acute batteriche o chimiche perforative (di colicisti, appendice...), di infezioni acute di organi extra-addominali, di manipolazioni operatorie del tratto digerente, di coliche biliari o renali, di pancreatiti acute, di infarto del miocardio e di disturbi vascolari del circolo enterico. Può interessare il tenue a causa di diverticoli, neoplasie o invaginazioni o il colon. Il quadro clinico è caratterizzato da disidratazione, vomito, addome disteso, alvo chiuso alle feci e ai gas, totale assenza di dolore e rumori intestinali con possibile sviluppo di peritonite. La diagnosi è essenzialmente radiologica anche se si basa sui sintomi. La terapia medica si basa sulla reidratazione del paziente, decompressione con sondino naso-gastrico in aspirazione e somministrazione di antibiotici che devono essere effettuati due ore prima dell’intervento. L’intervento chirurgico è decompressivo o con asportazione del tratto intestinale eventualmente leso. E’ una patologia da trattare subito con ricovero ospedaliero, sotto controllo medico, la terapia alimentare è indispensabile una volta risolto il disturbo clinicamente.
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Stipsi (Stitichezza) La stipsi è un disturbo dell’intestino caratterizzato da un’emissione scarsa e infrequente di feci. La forma in cui il sintomo non è espressione di una malattia organica viene definita idiopatica, quando la stitichezza è inserita in un quadro di altri fenomeni patologici, è detta sintomatica. Le forme più frequenti, quelle ideopatiche, frequenti nelle donne e negli anziani, sono indotte da alimentazione scarsa e poco varia, poca assunzione di liquidi e vita sedentaria; questo tipo di stipsi è caratteristica del quadro funzionale tipico della sindrome da colon irritabile. Le stipsi sintomatiche si instaurano nel corso di malattie intestinali (tumori maligni, megacolon, peritoniti, coliche renali e biliari, appendicite...) e anche di patologie diverse come lesioni neurologiche o disturbi ginecologici. La stipsi può instaurarsi in modo acuto o presenza può avere un decorso cronico: nel primo caso come conseguenza di interventi chirurgici, mentre la stipsi cronica è frequente in di aderenze post operatorie, di ernie di grosse dimensioni, di pseudo-ostruzioni croniche, di laparoceli e spesso è indotta da un abuso di lassativi. Per risolvere una stipsi cronica è indispensabile modificare lo stile di vita integrando nella dieta il consumo di acqua e fibre (frutta, verdura, crusca da alimenti integrali), fare del moto, ginnastica e attività fisica compatibile con la propria età e costituzione, non reprimere lo stimolo defecatorio, non abusare di lassativi e clisteri evacuativi. In questo caso è molto di aiuto il test per le intolleranze, le indicazioni sullo stile di vita e le abitudini alimentari corrette permettono di risolvere casi di stipsi anche di parecchi anni. La diagnosi tramite un’anamnesi può essere sufficiente per attuare un trattamento efficace. Esami più specifici per individuare la causa della stipsi dipendono dalla durata e dall’importanza della costipazione, dalla presenza di sangue nelle feci, dall’età o dall’eventuale perdita di peso del paziente. Il clisma opaco a doppio contrasto può rilevare la presenza di ostruzione intestinale, di competenza del chirurgo, del morbo di Hischsprung e perdita di innervazione del colon. L’esame del retto e del sigma è chiamato sigmo idoscopia, mentre quello del retto e del colon è la colonscopia. L’esperienza di questi anni di lavoro ci permette di affermare che la risoluzione di questi problemi non può avvenire se non si attua una profonda depurazione del fegato, l’assunzione di una tisana depurativa durante il giorno e alla sera prima di coricarsi è indispensabile e permette di evitare l’uso di lassativi.
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Gastrite
Infiammazioni:
La gastrite è un processo infiammatorio, acuto o cronico, a carico dello stomaco. Le forme acute sono causate da alcool, farmaci (antidolorifici, antinfiammatori e antipiretici), infezioni (batteriche, virali), stress o assunzione di sostanze irritanti (candeggina, acidi...) in questo caso non bisogna provocare il vomito. La sintomatologia è caratterizzata da vomito, nausea, diarrea, dolori epigastrici, a volte ematemesi (sangue nel vomito) o melena. La diagnosi si effettua tramite esame endoscopico e la prognosi è generalmente buona. Le forme croniche possono instaurarsi a causa di un batterio, l’Helicobacter pylori, da continuo reflusso biliare e si è propensi ad attribuirne la causa ad un fenomeno autoimmune. Le gastriti croniche possono essere atrofiche o ipertrofiche. Quelle di tipo atrofico presentano una riduzione dello spessore della mucosa e della sottomucosa, quelle ipertrofiche sviluppano un inspessimento degli strati superficiali delle pliche che possono addirittura assumere forme gigantesche. La cronicizzazione può portare ad anemia, causata da una carenza di vit.B12 che non viene assorbita per carenza del fattore intrinseco1 che è prodotto dallo stomaco in condizioni normali mentre è assente nei casi di gastrite cronica. L’infiammazione può degenerare in ulcera gastrica ed anche nel tumore allo stomaco, patologie frequentemente associate alle cronicizzazioni. La carenza di fattore intrinseco è responsabile di una tipica anemia: anemia perniciosa o megaloblastica o anemia da carenza di vit. B12 e folati determinata da un ridotto assorbimento di queste vitamine.
1 Fattore intrinseco (o fattore antianemico o fattore di Castle) E’ una glicoproteina prodotta dalla mucosa gastrica che viene secreta parallelamente alla secrezione di acido cloridrico con una duplice funzione: protezione della mucosa gastrica e trasporto della vit. B12 a livello dell’intestino tenue, permettendone l’assorbimento. Il fattore intrinseco si combina con la vitamina B12 presente negli alimenti che vengono assunti con la dieta.
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Morbo di Crohn è una infiammazione di cui abbiamo già parlato a pag. 64
Duodenite La duodenite è un’infiammazione acuta o cronica che interessa principalmente la mucosa duodenale. E’ un disturbo spesso collegato a infiammazioni epatiche, pancreatiche, delle vie biliari o parassitosi, infatti i sintomi non sono differenti dalla patologia di base. Si possono avere disturbi di tipo dispeptico come peso epigastrico post-prandiale e digestione lenta o manifestazioni simil-ulcerose con dolori epigastrici a distanza da tre o quattro ore dall’assunzione del cibo e acidità di stomaco costante. Abbiamo ricordato questa patologia per dovere di cronaca ma, essendo una patologia importante va rigorosamente tenuta sotto controllo medico. Allo stesso modo accenniamo alla pancreatite anche se riteniamo sia di esclusiva competenza medica.
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Pancreatite Processo infiammatorio acuto o cronico del pancreas. La pancreatite acuta può essere scatenata da diverse cause: Patologie delle vie biliari, in particolar modo da calcolosi della coliciste o dl coledoco Abuso cronico di alcool che può portare ad attacchi di pancreatite acuta nei pazienti affetti da pancreatite. cronica Interventi chirurgici agli organi adiacenti (vie biliari, stomaco, duodeno) Iperparatiroidismo in quanto l’alta concentrazione di calcio favorisce l’attivazione degli enzimi del pancreas che aggrediscono il pancreas stesso. Iperlipoproteinemie Infezioni virali Alcuni farmaci (cortisonici, estrogeni, tetracicline, diuretici) La pancreatite acuta porta alla morte delle cellule pancreatiche, edema, accompagnate molto spesso da emorragie dovuti all’attivazione degli enzimi digestivi all’interno del pancreas. Di esclusiva competenza medica.
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Metodi per la determinazione Metodi a confronto. Sono svariati i test per diagnosticare allergie, intolleranze e sovraccarichi alimentari. Sarà cura del medico o del nutrizionista consigliarvi il test più adatto ai vostri problemi. Ricordiamo che i test delle allergie o delle intolleranze alimentari primarie, devono essere prescritte dal medico curante ed effettuate in laboratori diagnostici da medici specialisti. Test Kinesiologico: la Kinesiologia è stata scoperta da un dottore in Chiropratica, George Goodheart e successivamente messa a punto dai dr. Kendall e Kendall. Il test muscolare è il “codice” per comunicare al corpo, senza la mediazione della mente ed avere risposte chiare da esso. Il corpo non mente; se poniamo le domande giuste e nel modo adatto, abbiamo risposte precise. E’ una prova di resistenza muscolare il paziente viene fatto sdraiare su di un lettino e vengono spruzzati sotto la lingua il contenuto di fiale che contengono l’alimento. Il kinesiologo, mediante manipolazioni ai pettorali, alle clavicole, allo sterno ecc. accerta se vi sono cali di forza e se il muscolo si indebolisce, siamo in presenza di eventuali intolleranze. Esito immediato durata circa 2 ore. Dria Test: sempre una prova di forza muscolare come il test Kinesiologico, soltanto che il paziente è collegato ad un computer e a dei sensori che rilevano i cali di forza. Esito immediato durata circa 1 ora. Vega test: è un test di bio-risonanza dove la persona tramite un macchina viene messa a contatto con delle fiale test, se la macchina ha una caduta si può ipotizzare un’ intolleranza o un sovraccarico. Esito è immediato, durata del test circa 30-45 minuti per 100 alimenti. E.A.V.: è un test di bio-risonanza come il Vega, che fa parte delle medicine non convenzionali. A differenza del Vega, l’Elettro-ago puntura secondo Voll effettua delle misurazioni elettrofisiche in punti stabiliti dal Dr. Voll. Questi punti fanno parte dei meridiani cinesi, dislocati su mani o piedi. Come il Vega test, l’E.A.V. non è invasivo e le frequenze degli alimenti sono già memorizzate nel computer.
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L’esito è immediato, durata del test circa 20-30 minuti per 100 alimenti. Medicina quantistica: è la nuova frontiera dei test non invasivi, si rifà alla reattività del corpo umano con risposte delle frequenze, impedenza, induttanza, ecc con calcoli matematici, formule fisiche, cibernetica, agopuntura secondo Voll. La medicina quantistica studia l’anatomia energetica dell’uomo, con la concezione olistica della Medicina Tradizionale Cinese. Vi sono ancora pochi strumenti in commercio, ma il futuro ci riserva molte sorprese dove la diagnosi o meglio la pre-diagnosi saranno lo strumento di base per la prevenzione. ALCA Test: il test ALCAT (Antigen Leucocytar Cells Test) si propone come metodo innovativo per la diagnosi di intolleranza alimentare, ma può essere utilizzato anche come base per un programma terapeutico e per adeguato follow-up. Esistono vari “pannelli” in cui sono indicati il numero di alimenti da testare(50-30-25-20-10); E’ altresì possibile testare anche additivi chimici, coloranti, antibiotici ed antinfiammatori . Il Medico sceglierà il pannello adatto a seconda delle esigenze emerse dalla valutazione clinica. Dopo esecuzione di un prelievo di sangue venoso(9 cc) tramite l’uso di apparecchiature dedicate si confrontano due campioni: uno esposto agli estratti alimentari e uno non esposto, utilizzato come controllo. Il campione viene successivamente analizzato con una adeguata strumentazione (Robocat II) in grado di identificare alcuni parametri fondamentali: il numero di cellule(granulociti e neutrofili),la dimensione cellulare e le curve di distribuzione dimensionale. I dati ottenuti vengono convertiti in un grafico che viene confrontato con l’analogo grafico del campione di controllo:la sovrapposizione dei dati consente di identificare quei principi che inducono della variazioni nella distribuzione e nelle dimensioni cellulari. Il software di elaborazione trasferisce le informazioni in forma scritta identificando quattro categorie contraddistinte da diversi colori: alimenti non reattivi (verde), alimenti con reazione moderata (giallo), alimenti con reazione grave (arancione), alimenti con reazione estrema (rosso). In tal modo si ottengono risultati di agevole e rapida interpretazione che hanno evidenziato alti livelli di affidabilità ed attendibilità e pertanto valido riferimento nella procedura diagnostica e terapeutica delle intolleranze alimentari.
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Disbiosi Test: è un test non invasivo che non serve per individuare le intolleranze alimentari ma è indispensabile per il terapeuta in quanto classifica con precisione il tratto intestinale dove è presente la disbiosi. Il test rileva dalle urine i livelli di Indicano e Scatolo. Le alterazioni di questi metaboliti del triptofano indicano se la disbiosi è presente nell’intestino tenue o crasso.
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Frequenze Che cos’è la Fisio Bio Cibernetica? Il termine Kybernanan deriva dal greco ( pilotare) ed è stato usato da Platone, Leonardo da Vinci e da Ampére. Il termine “cibernetica” (Cybernetics), coniato dallo statunitense Norbert Wiener, indica la scienza che studia e progetta macchine capaci di autoregolarsi . James Watt inventa il precursore della corrente continua, il regolatore centrifugo automatico, per le macchine a vapore. In seguito, con il progredire dell’elettronica, la “cibernertica” si occupa di dispositivi di controllo in tempi straordinariamente piccoli. Durante la seconda guerra mondiale si cerca di creare una contraerea capace di precedere le mosse dell’aereo nemico. Si ricerca un parallelismo tra il radar e il cervello umano: è l’inizio della robotica. Per capire meglio la Fisio Bio Cibernetica dobbiamo ricordare le definizioni di FISIOLOGIA: E' lo studio del funzionamento degli organismi viventi, implica conoscenze sia di fisica che di chimica; si studiano le molecole, le cellule e gli organi. BIOLOGIA: E' lo studio scientifico dei fenomeni vitali degli organismi viventi, le loro caratteristiche fisiche, comportamentali, la classificazione, le origini e lo sviluppo della specie nei confronti dell'ambiente. La “fisio bio cibernetica” è : lo studio scientifico ”di controllo per il ripristino bioenergetico” dei fenomeni vitali degli organismi viventi. Il corpo umano è un insieme di molteplici sistemi di auto controllo ( feedback ). Il metodo EAV mette in pratica i principi della Fisio Bio Cibernetica. Se noi facciamo passare attraverso il meridiano di agopuntura un determinata corrente a bassissima tensione, questa deve entrare ed uscire invariata, se trova una resistenza avremo un indice di caduta e questo ci porta a pensare che gli organi interessati dal meridiano possono avere in corso una difetto bio energetico. Il Prof. Carlo Rubbia premio Nobel della fisica, dice che ogni evento fisico precede sempre un evento chimico e quindi se noi riusciamo a concentrare la massa (es. Rene) in un nucleone, tutto quello che rimane è energia che mi dà infinite informazioni; in questo modo noi
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sappiamo, prima di un esame bio chimico, se il nostro rene si sta ammalando. Queste informazioni ci vengono fornite sotto forma di frequenze attraverso le quali noi vediamo, palpiamo, sentiamo, annusiamo. In questo momento, mentre noi stiamo leggendo questo libro, il nostro cervello riceve le frequenze visive cioè percepisce le lettere scritte in nero sul foglio bianco. Guardiamo questa lettera A:
A A noi sembra solo una lettera A, ma il nostro cervello la identifica come un colore che non riflette luce ed un colore che riflette luce. La parte bianca non trattiene la luce la parte nera la trattiene, ma tutto ciò per noi è normale; non ragioniamo mai in questi termini e quindi il concetto di frequenza è difficile da capire. Mentre stiamo leggendo, le frequenze però ci arrivano in ogni secondo buone o cattive. Sentiamo i rumori della strada (frequenze alte, basse, fastidiose...), sentiamo il profumo dell’arrosto o di un fiore posato sulla scrivania che abbiamo di fronte, sentiamo la morbidezza del maglione che indossiamo e tutto ciò solo grazie alle frequenze, una diversa dall’altra. I virus hanno determinate frequenze, altre ne hanno i batteri, i sassi, il fegato, la zucchina ecc.; spettri più o meno ampi di frequenze per ogni cosa che ci circonda. Le frequenze sono ovunque. Il sole emana spettri di frequenze benefiche e nocive, ci riscalda, ci abbronza e nello stesso tempo ci può far venire il tumore alla pelle. Le frequenze vengono usate per diagnostica es. elettrocardiogramma o ecografia. Ora tornando al sistema EAV, se noi inseriamo nel nostro sistema di rilevamento (molto simile ad un Tester che usa l’elettricista) uno spettro di frequenza (es.tuorlo d’uovo), la tensione deve, per la prima legge di Ohm, entrare ed uscire inalterata dal meridiano ma, se il meridiano dell’allergia trova una resistenza, ho una caduta di tensione e abbiamo così il riscontro del sovraccarico. Ora, riprendendo il concetto del Prof. Carlo Rubbia e ragionando in termini alimentari, il nostro tuorlo uovo ha una frequenza ricca in colesterolo quindi, se vi è caduta di energia, abbiamo avuto un riscontro fisico che il nostro meridiano fegato bio energeticamente ha troppa o poca energia perciò dobbiamo ristabilire la giusta energia mediante l’appropriato uso di integratori o alimenti disintossicanti.
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Questi riscontri li abbiamo ancor prima che gli esami del sangue siano alterati perché la fisica precede sempre la chimica. Quando noi diciamo alle persone che hanno un fegato energeticamente affaticato ci sentiamo sempre dire le stesse cose : I miei esami sono perfetti, transaminasi e gamma Gt nella norma, ho solo un po’ alto il colesterolo... Ho i calcoli alla cistifellea… Sono stata operata di calcoli... Ho il fegato steatosico... E vi sembra poco? Il vostro organismo rifiuta la frequenza tuorlo d’uovo e questa è la prova: il vostro fegato si sta debilitando energeticamente, non sappiamo in quanto tempo gli altri esami chimici cambieranno, sappiamo comunque che è il momento di iniziare una depurazione.
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Come si legge un test di sovraccarico alimentare Finito il test il professionista vi darà un foglio con evidenziati gli alimenti a cui siete risultati in Sovraccarico alimentare. I valori potranno variare da 1, 2, 3 o essere indicati con + ++ +++. Sarà comunque il professionista che vi indicherà per quanto tempo dovrete sospendere l’assunzione dell’alimento o degli alimenti e in che modo reintrodurli . Gli alimenti detti primari sono quelli a cui dovrete prestare maggior attenzione. Vi ricordiamo sono : Uova Cereali Lieviti Zuccheri Oli Latte e derivati Conservanti Additivi Coloranti Nichel Solanacee Salicilati naturali (ASA) Dovremo leggere bene tutte le etichette dei prodotti che acquistiamo in quanto questi alimenti sono praticamente presenti in tutti i prodotti già pronti o confezionati. La difficoltà si presenterà soprattutto nei primi giorni poi sarà più semplice e verrà automatico leggere bene tutti i componenti... Anche i secondari sono importanti, ma non essendo presenti negli alimenti come i primari, si possono evitare più facilmente. Dall’esito del test potrete notare che il sovraccarico maggiore, spesso è causato dagli alimenti che assumete abitualmente. Questo è spiegato dal fatto che questi alimenti provocano nel vostro corpo uno stato di “malessere”, ma non così evidente da giustificarne un rifiuto, anzi, questo malessere fa si che il corpo rilasci endorfine. Queste sono molecole che creano uno stato di apparente benessere e pertanto il corpo richiede il cibo che “fa male” per produrre sempre più endorfine.
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Può succedere nei giorni successivi alla sospensione dell’alimento, di accusare cefalea, stanchezza, nausea, vomito. Questo stato può durare due o tre giorni ed è causato proprio dalla mancanza della produzione eccessiva di endorfine. Anche alimenti che non avete mai assunto, che vi hanno fatto stare male in passato o che non vi piacciono, potranno dare sovraccarichi massimi. Questo è dovuto al fatto che il vostro corpo non ha mai avuto la frequenza d’alimento o che la frequenza a tutt’oggi altera lo stato energetico del vostro organismo. Un aiuto importante per l’operatore è di sicuro il poter consultare delle analisi di laboratorio fatte di recente.
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Perché funzionano le intolleranze alimentari per dimagrire? Nel nostro precedente libro dicevamo che i medici che non si interessano di naturopatia, avrebbero sconsigliato ai pazienti di fare il test delle intolleranze, perché non attendibile e non valido a risolvere i loro problemi. Come mai il test dà riscontri positivi in tutte le persone che, eseguito il test, seguono le indicazioni alimentari date dall’operatore? Oggi possiamo affermare che proprio alcuni medici che si interessano di obesità, hanno trovato la risposta scientifica. Le intolleranze alimentari creano infiammazione, i processi infiammatori di origine allergica inducono a insulino resistenza. Se vengono individuati con il test quegli alimenti di cui si è in sovraccarico, che di conseguenza creano infiammazione e vengono eliminati dalla dieta, si riduce drasticamente quella infiammazione che non permette il dimagrimento, che mantiene gonfiori, mal di testa, ecc. Modulando l’infiammazione si interviene anche sul metabolismo. Uno studio fatto da Zeyda M & C, pubblicato nel giugno del 2007 sull'International Journal of Obesity, dice che si può sviluppare una resistenza all'insulina se si hanno intolleranze alimentari. Mettendo a dieta una persona intollerante, questa dimagrisce non perché mangia meno ma perchè ottimizza il proprio metabolismo ( www.molecularlab.it) International Journal of Obesity Zeyda M, Farmer D, Todoric J, Aszmann O, Speiser M, Györi G, Zlabinger GJ, Stulnig TM. ( (Lond) 2007 Jun 26; [Epub ahead of print]) I macrofagi (ATMs), le cellule spazzino che si accumulano nel tessuto adiposo per cibarsi delle cellule adipose giunte alla fine del loro ciclo vitale, creano anch’esse un infiammazione cronica dovuta ad una sostanza TNFalfa che interferisce con l’attività dell’insulina. (Dott. Saverio Cinti Università di Ancona Journal of Lipid Research).
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Esami di laboratorio Qui incontriamo le più grandi difficoltà sia da parte delle persone che vengono da noi a sottoporsi ai test, sia da parte dei medici curanti. Gli esami che noi richiediamo, sono esami di normale routine, ma sono sempre usati per patologie diverse dalla prevenzione dell’aumento di peso e dai sovraccarichi alimentari; quasi sempre, dobbiamo lavorare solo sull’intuizione e sull’esperienza, perché il medico curante li ritiene inutili, costosi e non indicativi per queste problematiche. Per un’ Operatore della Nutrizione, l’interpretazione di questi esami anche se sono nei range di normalità, può dare informazioni utili su come la persona si alimenta, e fa capire tutte le omissioni che durante il colloquio ha fatto per dimenticanza o reticenza. Come v.n. indichiamo i valori di riferimento nella norma che però possono subire sensibili variazioni a seconda del metodo di analisi che utilizzano i diversi laboratori. Ci sono alcuni parametri che sono molto importanti per valutare il tipo di alimentazione seguita dalla persona per cui gli esami che riteniamo più importanti sono: •
Azotemia misura la quantità di azoto che corrisponde all’azoto introdotto con la dieta (proteine) Le sostanze azotate del sangue si dividono in due frazioni: l’azoto proteico e l’azoto non proteico.
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Urea sierica (azoto non proteico) v.n. : 11 – 50 mg/dl L’azoto non proteico è prodotto da varie sostanze: urea, aminoacidi, acido urico, creatinina, creatina, ammoniaca, polipeptidi, purine, fenoli, nucleotidi, indoli. L’urea rappresenta la componente prominente, per cui i valori dell’azoto non proteico (azotemia),vengono identificati con la misura della sua concentrazione nel sangue. La formazione di urea avviene a livello epatico in funzione della degradazione degli aminoacidi (proteine). In condizioni normali l’intensità di questo processo è in funzione dell’apporto esogeno, pertanto la quantità di azoto escreto dipende dal catabolismo delle sostanze proteiche e, di conseguenza, dalle proteine assunte con la dieta.
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L’urea è una sostanza molto solubile, viene escreta attraverso le vie urinarie per il 90% e per il 10% per via extrarenale (feci, sudore, saliva...) Aumento: ▪ Insufficienza renale ▪ Digiuno ▪ Insufficienza cardiaca acuta e cronica ▪ Squilibrio idroelettrolitico ▪ Squilibrio acido-basico ▪ Uso di farmaci •
Diminuzione: ▪ Dieta ipoproteica ▪ Epatopatie ▪ Malnutrizione ▪ Ipotiroidismo ▪ Iperidratazione
Urea urinaria v.n. : 10 – 30 g/24 h L’urea è il prodotto del metabolismo delle sostanze azotate e viene escreta attraverso il rene per il 90%. La quantità eliminata varia in base al contenuto proteico della dieta. Aumento: ▪ Dieta iperproteica
Diminuzione: ▪ Dieta ipoproteica
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Uricemia: L’acido urico è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari aterosclerotiche e gotta. Aumenta con una dieta ricca di frattaglie e legumi.
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Glicemia a digiuno Glicemia: misura la quantità di glucosio nel sangue, i suoi valori sono strettamente dipendenti dalla quantità di zucchero immessa nel sangue con la dieta e da quella rimossa dai tessuti periferici. v.n: neonato 29 – 90 mg/dl adulto 65 – 110 mg/dl La glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue, in condizioni fisiologiche, dopo 10 – 12 ore di digiuno, oscilla tra 60 e 110 mg. per 100 ml. La glicemia è regolata da un insieme di meccanismi metabolici e neurormonali, che ne impediscono significative variazioni in eccesso o in difetto in quanto il glucosio è la fonte indispensabile di energia per le cellule nervose, i muscoli e i globuli rossi. Il glucosio quindi, deve sempre essere disponibile nelle concentrazioni ottimali.
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La glicemia a digiuno è un esame tipico per valutare gli zuccheri nel sangue a digiuno. E’ comunque poco attendibile perché può essere facilmente alterato sia dal pasto della sera prima, in quanto alimenti come la pizza o l’anguria mantengono alta la glicemia anche per 8/10 ore, che da un piccolo esercizio fisico prima di recarsi al laboratorio d’analisi (la corsa per arrivare puntuale in ospedale ad eseguire il prelievo). E’ valido solo in ospedale con il paziente ricoverato e sottoposto a dieta controllata. •
. Emogobina glicata o glicosilata HbA1c sierica vn. 4,3 – 6,1% (in HPLC) Questo esame serve per capire la quantità di carboidrati assunti nell’arco dei 4 mesi di vita del globulo rosso. L’emoglobina glicosilata è formata da una reazione pressoché irreversibile, nel corso della quale il glucosio viene legato all’emoglobina. La concentrazione di emoglobina glicosilata non varia con le oscillazioni giornaliere della glicemia, ma rappresenta un indice dei valori glicemici presenti nei giorni o nelle settimane precedenti. Il processo di glicosilazione è piuttosto lento e la concentrazione di emoglobina glicosilata non varia con le oscillazioni giornaliere della glicemia, ma rappresenta un indice dei valori glicemici presenti nelle settimane precedenti all’esame. E’ un esame attendibile. Aumento: ▪ Assunzione di alcol ▪ Iperglicemia acuta
False diminuzioni: ▪ Gravidanza
Un aumento o una diminuzione a noi interessa per valutare la variazione dell’assunzione di carboidrati nell’alimentazione. •
GICA (Gastrointestinal Cancer Antigen) o CA 19-9 SIERICO vn. 0 –40 U/ml Il GICA è un antigene glicoproteico non rilevabile nel siero di soggetti sani. E’ impiegato nella diagnosi differenziale delle malattie pancreatiche (vi è un aumento nell’80% dei carcinomi e nel 20% delle patologie non neoplastiche, infiammatorie) e come marker di carcinoma pancreatico e gastrointestinale.
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Il GICA si è dimostrato utile nel monitoraggio di pazienti portatori di carcinomi rettocolici e nelle individuazioni delle recidive. Nel secreto pancreatico valori elevati sono fisiologici. Aumento: ▪ Flogosi intestinale ▪ Diabete mellito ▪ Coliti – polipi •
Fruttosammina sierica: v.n. 2,4 – 3,4 mmol/l Misura la concentrazione delle proteine sieriche stabilmente glicosilate. E’ un esame che valuta i livelli glicemici presenti 1, 2, 3 settimane prima del prelievo. Rispetto all’emoglobina glicosilata non è influenzata dalla presenza di Hb patologiche, dall’aumento dei globuli rossi e rivela più precocemente le variazioni glicemiche. Falsi risultati: ▪ Malattie della tiroide In questi casi è necessario valutare il rapporto fruttosamina / albumina = 54 – 86 μmol/g
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Insulina plasmatica v.n. 6 –23 μU/mol 43,1 – 165 pmol/l 0,25 – 0,96 ng/mo 43,1 – 165 pmol/l Quest’esame indica il contenuto di insulina nel circolo sanguigno. La secrezione insulinica è regolata da numerosi fattori, tra i quali è fondamentale il glucosio L’insulina è un ormone proteico ipoglicemizzante che serve cioè a far diminuire il contenuto di zuccheri nel sangue. Allo stesso tempo è l’ormone che presiede alla lipogenesi cioè alla formazione di tessuto adiposo in quanto attiva la biosintesi degli acidi grassi, dei trigliceridi e dei fosfatidi da prodotti del catabolismo glucidico e rende permeabili le cellule adipose attivando la penetrazione del glucosio nelle cellule, facilitando così il deposito di grasso. Tra le altre, è presente un livello alto di insulina nelle forme di obesità, di intolleranza al fruttosio e di diabete endocrino.
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Insulinemia a digiuno Questo è l’esame che la maggior parte dei medici non vuol far eseguire perché lo riconduce al diabete e non all’aumento di peso. Aumento: ▪ Obesità ▪ Gravidanza ▪ Intolleranza a fruttosio e galattosio ▪ Terapia con farmaci
Diminuzione: ▪ Diabete insulinodipendente tipo I
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Creatininemia Tasso di creatinina nel sangue. v.n. uomo: 0,7 – 1,2 mg/dl donna: 0,6 – 1,2 mg/dl La creatinina è un composto organico contenuto in gran parte nei tessuti animali e vegetali, in modo particolare nei muscoli, nel latte, negli organi dei pesci, nei cerali... Viene prodotta dall’organismo per effetto del metabolismo muscolare. E’ un normale componente delle urine in cui viene eliminata in misura proporzionale al peso corporeo del soggetto e dello sviluppo delle masse muscolari. L’aumento delle concentrazioni ematiche e la sua diminuzione nelle urine sono indici di gravi compromissioni a livello renale. La creatinina è il prodotto del catabolismo della creatina.
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Creatinina sierica La creatinina è il catabolita della fosfocreatina e svolge un ruolo fondamentale nell’attività muscolare. Questo composto è biologicamente inattivo ed è esclusivamente di origine endogena. E’ eliminato dal rene, attraverso il meccanismo di filtrazione glomerulare per cui viene assunto come indice di funzionalità renale. Aumento: ▪ Insufficienza renale ▪ Ipertiroidismo
Diminuzione: ▪ Gravidanza
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Creatinina urinaria v.n. 0,8 – 1,8 mg/dl 7,1 –15,9 μmol/24 h I valori normali della creatinina urinaria sono in funzione della massa e dell’attività muscolare. Può essere presente in casi di digiuno prolungato, diabete, ipertiroidismo, terapia cortisonica, miopatie. Aumento: ▪ Ipotiroidismo ▪ Diabete mellito
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Diminuzione: ▪ Ipertiroidismo
Creatina sierica: v.n. 0,2 – 0,6 mg/dl 15,2 –45,6 μmol/l La creatina è contenuta prevalentemente nel tessuto muscolare. Una piccola quota è presente nelle cellule del sistema nervoso, negli eritrociti e negli spermatozoi. E’ sintetizzata a livello epatico e viene eliminata per via renale dopo essere stata trasformata nel suo catabolita inattivo, la creatinina. Il dosaggio della creatina sierica è di scarso significato clinico a differenza della determinazione urinaria. Aumento: ▪ Diabete mellito ▪ Ipertiroidismo
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Creatina urinaria: v.n. uomo: assenza
donna: <100 mg/24 h < 762 μmol/24 h La creatina nelle urine è fisiologica solo nell’età puberale o durante la gravidanza, in altre condizioni ha significato patologico. Aumento: ▪ Gravidanza ▪ Diabete ▪ Sindrome di Cushing ▪ Terapia cortisonica
Diminuzione: ▪ Ipotiroidismo
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Colesterolo totale sierico v.n. età < 30 anni <190 mg/dl età > 30 anni <200 mg/dl Il colesterolo viene sintetizzato dal fegato, dalla corteccia surrenale, dalla cute, dalle gonadi, dall’intestino e dall’aorta con una media di 1 grammo al giorno, e l’assunzione con la dieta deve essere di 300/600 g. giornalieri. I precursori principali sono i glucidi. La percentuale di colesterolo più alta si trova nelle HDL. E’ differente il significato del colesterolo nelle varie frazioni: LDL: mezzo di trasporto alle cellule HDL: asportazione dalle cellule Si è dimostrato che l’abbassamento del colesterolo riduce significativamente il rischio di malattia coronarica, cardiopatia ischemica e ritarda la progressione della malattia aterosclerotica. E’ importante valutare il coefficiente di variazione intraindividuale in quanto la concentrazione del colesterolo sierico può variare da un giorno all’altro, nello stesso soggetto, di circa il 6%. Aumento ▪ Familiarità ▪ Ipotiroidismo ▪ Ittero colestasico ▪ Diabete mellito
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Diminuzione ▪ Ipertiroidismo ▪ Insufficienza epatica
Lipoproteine plasmatiche Le lipoproteine sono le forme di trasporto dei lipidi nel plasma. Queste macromolecole sono formate da una componente proteica superficiale, che isola le componenti idrofobiche dall’ambiente plasmatico. Vengono classificate in base alla densità all’ultracentrifugazione o alla mobilità elettroforetica in: -
chilomicroni β-lipoproteine (LDL) a mobilità lenta α-lipoproteine (HDL) a mobilità rapida pre-β-lipoproteine (VLDL) a mobilità intermedia
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HDL (Heavy Density Lipoproteins) o α-lipoproteine Sono prodotte esclusivamente dal fegato che immette in circolo i precursori delle HDL sotto forma di dischi a doppia membrana che contengono, alternati sulle due facce, colesterolo e fosfolipidi. Questi dischi assumono progressivamente altro colesterolo aumentando il volume, fungendo da tensioattivi. Il fegato, con un meccanismo di pinocitosi, riprende l’HDL che ha raggiunto un equilibrio dinamico e immerge il colesterolo nelle secrezioni biliari. Le HDL sono costituite da: 50% di proteine 18% di colesterolo 2% di trigliceridi 30% di fosfolipidi
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LDL (Low Density Lipoproteins) o β-lipoproteine Vengono sintetizzate nel fegato. Le LDL sono costituite da: 43% di colesterolo 10% di trigliceridi 22% di fosfolipidi 25% di proteine Aumento: ▪ Iperlipoproteinemie
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Diminuzione: ▪ Deficit di αlipoproteine (HDL) - malassorbimento intestinale - ittero da stasi ▪ Deficit di β - lipoproteine (LDL)
Trigliceridi V.n. 50-170 mg/dl La produzione di trigliceridi si realizza con la coniugazione degli acidi grassi con il glicerolo. I trigliceridi sono il mezzo di utilizzazione degli acidi grassi assunti con la dieta e rappresentano una valida alternativa alla messa in deposito delle calorie in eccesso. Il tasso di trigliceridi aumenta con l’introduzione eccessiva di alcolici, superalcolici, glucidi e lipidi.
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Aumento: ▪ Ipertrigliceridemie esogene - da alcolici e superalcolici, glucidi e lipidi ▪ Deficit familiare di lipasi lipoproteica ▪ Ipertrigliceridemia endogena familiare ▪ Ipotiroidismo ▪ Diabete mellito tipo II ▪ Uso di farmaci ▪ Ostruzione biliare •
Diminuzione: ▪ Ipertiroidismo ▪ Insufficienza epatica ▪ Malassorbimento ▪ Malnutrizione
Transaminasi: nel siero sono presenti due forme che differiscono per substrato e localizzazione: AST (aspartato aminotransferasi) o GOT (transaminasi glutammico assalacetica) v.n. uomini:10-45 UI/l donne: 5-30 UI/l ALT (alaninoaminotransferasi) o GPT (transaminasi glutammico piruvica) v.n. uomini:10-40 UI/l donne: 5-35 UI/l Aumento: ▪ Epatopatie ▪ Obesità
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γGT: v.n. uomo: 6-28 UI/l donna: 4-18 UI/l significativi aumenti della γGT indicano epatopatie con stasi biliare. E’ un enzima che aumenta notevolmente con l’assunzione di farmaci e alcol.
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T3 e T4 Totali Sierici FT3 (triiodotironina) FT4 (tiroxina) v.n. T3 libero: 2,2 – 7,2 pmo/l totale: 80- 180 ng/dl
T4 libero: 0,7 – 2,0 ng/ml totale: 5 –12,5ng/ml
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T3 (Triiodotironina) e T4 (Tiroxina) sono ormoni prodotti dalla tiroide nelle cui molecole sono contenuti rispettivamente 3 e 4 atomi di iodio che si legano ad una proteina, la globulina. La sintesi di questi ormoni è sotto lo stretto controllo dell’ipofisi mediante l’ormone TSH ipofisario. In condizioni fisiologiche gli ormoni tiroidei stimolano i processi anabolici come la crescita, lo sviluppo e il movimento dell’organismo, mentre in quantità elevate, come nel caso delle malattie della tiroide, inducono un aumento dei processi catabolici, cioè di distruzione, con aumento dell’attività catabolica, con perdita di energia da parte dell’organismo. Aumento: ▪ Ipertiroidismo primitivo (TSH ridotto) ▪ Tiroidite di Hashimoto (fase iniziale) ▪ Ipertiroidismo secondario (TSH aumentato) ▪ Gravidanza ▪ Uso di farmaci •
Diminuzione: ▪ Ipotiroidismo primitivo acquisito (TSH elevato) ▪ Ipotiroidismo secondario (TSH ridotto) ▪ Ipotiroidismo terziario (TSH ridotto) ▪ Uso di farmaci
TSH (Ormone tireostimolante) Il TSH è una glicoproteina prodotta e secreta dalle cellule dell’ipofisi anteriore, che agisce sui vari aspetti funzionali della tiroide. La sua funzione è quella di stimolare la sintesi degli ormoni tiroidei aumentando l’incorporazione dello iodio nella tiroide. La secrezione di TSH è regolata dall’ipotalamo attraverso un fattore polipeptidico stimolante (TRH) che a sua volta è controllato dalla concentrazione di ormoni tiroidei in circolo: le basse concentrazioni di T3 e T4 stimolano la produzione di TRH e quindi di TSH che a sua volta promuove la sintesi degli ormoni tiroidei. Le concentrazioni alte di ormoni tiroidei in circolo, inibiscono la secrezione di TRH e di conseguenza di TSH. Con parole più semplici: se dalle analisi i valori di T3 e T4 sono nella norma (o quasi) ed i valori di TSH sono elevati, vuol dire che la tiroide funziona, ma non a sufficienza per garantire all’organismo il quantitativo adeguato di T3 eT4, viceversa con un TSH basso, siamo in presenza di una tiroide che funziona troppo.
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Aumento ▪ Ipotiroidismo primitivo ▪ Uso di farmaci
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Diminuzione ▪ Ipertiroidismo primitivo ▪ Ipotiroidismo terziario ▪ Uso di farmaci ▪ Gravidanza
Cortisolo sierico: Il cortisolo è un’ormone steroideo che viene sintetizzato dalla zona fascicolata delle ghiandole surrenali a partire dalla molecola di colesterolo. L’ormone in circolo è legato per il 95% alla CBG (α –globulina) e solo per il 5% è in forma libera che ne rappresenta la frazione biologicamente attiva. La sede principale del metabolismo è il fegato e le successive trasformazioni permettono l’escrezione per via renale. La produzione di cortisolo è sotto controllo ipofisario, è regolata dall’ACTH attraverso un meccanismo di feedback operato dall’ormone stesso. Gli effetti biologici si manifestano a vari livelli: - Metabolismo glucidico: l’azione diabetogena (insulino resistenza) è promossa da un’aumentata gluconeogenesi epatica (produzione di glucogeno) e da una diminuita utilizzazione periferica del glucosio. - Metabolismo proteico: in condizioni di ipersecrezione vi è un’azione catabolizzante delle proteine confermata dal bilancio negativo dell’azoto e da distrofie tissutali (muscolo, osso, cute) - Equilibrio idroelettrolitico: ritenzione di sodio e di acqua con escrezione di potassio (azione mineralocorticoide) - Metabolismo lipidico: con distribuzione dell’adipe - Sangue: controllo dell’ematocrito e degli eosinofili. Aumento: Diminuzione: ▪ Sindrome di Cushing ▪ Insufficienza (ACTH ridotto) corticosurrenalica acuta ▪ Alcolismo, depressione ▪ Anoressia nervosa e denutrizione
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Cortisolo urinario: Il cortisolo libero nel plasma viene filtrato a livello glomerulare e, come tale, eliminato nelle urine per cui la sua misura è indice del cortisolo biologicamente attivo (vedi cortisolo sierico) Aumento: ▪ Ipercorticismo (alto tasso di cortisolo ematico)
Diminuzione: ▪ Ipocorticismo (basso (tasso di cortisolo ematico)
N.B. i valori di aumento e diminuzione che abbiamo qui riportato, sono solo riferiti alle problematiche dell’apparato digerente, vi possono essere altre patologie correlate a questi parametri.
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Disturbi ricollegabili agli alimenti assunti con la dieta ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪
Allergie, asma, rinite Diabete, dismetabolismi, ipo-iper tiroidismo Cefalee, emicrania, nevralgie. Sovrappeso, obesità, cellulite. Colon irritabile, meteorismo, costipazione, diarrea. Micosi, candidosi. Disturbi del ciclo, perdite vaginali. Aritmie cardiache, palpitazioni, ipertensione. Disturbi del comportamento, depressione, insonnia. Artrite reumatoide, artrite. Acne, eczema, orticaria, psoriasi ecc. Condizioni genetiche Crisi di panico Fattori aggravanti
▪ ▪ ▪ ▪ ▪
Terapie farmacologiche (cortisone, antibiotici, antinfiammatori.) Interventi chirurgici Inquinamento ambientale Frode alimentare O.G.M.
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Acne Volgare o Giovanile Con il termine generico di acne viene comunemente descritto l’insieme di alcune distrofie localizzate nell’apparato sebaceo-follicolare ed interessanti anche le zone dermiche ed epidermiche circostanti. L'acne esordisce nella pubertà, localizzandosi prevalentemente sul viso ed è un processo infiammatorio delle unità follicolo-sebacee caratterizzato da papule, pustole ed esiti cicatriziali più o meno evidenti , la cui lesione elementare è il comedone. I punti comedonici possono evolvere ed essere associati a pustole acneiche, possono anche trasformarsi in piccoli ascessi. Quando l’inestetismo è limitato a punti neri e comedoni e manca il pus, l’acne è definita comedonica. La condizione seborroica è determinata da un’ipertrofia delle ghiandole sebacee e da una loro eccessiva attività secretiva. Il sebo è ceroso e tende a depositarsi nel sacco follicolare che si ritrova colmo e indurito. La forma dermatologica si sviluppa in concomitanza con lo sviluppo puberale, e scompare al raggiungimento della piena maturità sessuale. Se le lesioni acneiche sono scarse e limitate, vengono definite col termine di “acne frusta”, se invece si è in presenza di pustole voluminose, abbondantemente suppuranti, si parla di “acne indurita”. L’acne “nodulare” (o flemmonosa) si verifica quando la lesione si diffonde in profondità, con formazione di ascesso che interessa anche la zona perifollicolare. La forma più appariscente di acne è indubbiamente la “conglobata”, composta da numerosi comedoni raggruppati, ma anche di ascessi infarciti di pus. Lo svuotamento delle raccolte purulente è lento ed in genere è seguito dalla formazione di altri grossi ascessi, con possibili stati febbrili e sensazioni di malessere. Anche se l'eziopatogenesi dell'acne è una questione ancora dibattuta, risulta evidente l'importanza del fattore endocrino, che collega la ghiandola sebacea con la produzione di androgeni, ormoni maschili presenti nei due sessi. Nella donna l'aumento esogeno e endogeno degli androgeni circolanti è un fattore di scatenamento o aggravamento. Da questo punto di vista è particolarmente importante la coesistenza di un ovaio policistico, di cui l'acne costituisce, insieme all'alopecia androgenetica, e all'ipertricosi, uno dei sintomi dermatologici.
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Consigli Alimentari Valutare sempre la possibilità di intolleranze alimentari che, oltre alle cause che abbiamo elencato, sono spesso concausa di problematiche acneiche cutanee. Le più frequenti sono: uova e lieviti. Molte volte abbiamo riscontrato ragazzi con acne infetta, che “stranamente” peggioravano con l’assunzione del classico lievito di birra o di fermenti lattici in associazione alle vitamine del gruppo B. Ricordiamoci sempre che, in presenza di intolleranza al lievito, bisogna rigorosamente eliminare dalla dieta tutte le vitamine del gruppo B estratte da lievito e tutti gli alimenti che possono fermentare. Escludere i grassi saturi dalla dieta e favorire il consumo di fibra alimentare (verdura e frutta crude). E’ consigliato il consumo giornaliero di Wakame (Undaria Pinnatifida), alga che per le riconosciute proprietà depurative del fegato e dell’intestino, esplica una profonda azione detossicante con benefici riscontrabili sulle problematiche cutanee di tipo acneico oltre che eczematoso ed eritematoso. Evitare i seguenti alimenti: alcool, fritti, pollame, carni rosse, salumi, pizza, caffeina, cioccolata, formaggi, zucchero raffinato. Non assumere mai alla sera: brodo di carne, carni lesse (pesce escluso), arance, funghi, uova.
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Dermatite seborroica La dermatite seborroica è una forma eczematosa delle regioni ad alta secrezione sebacea. E' una delle più frequenti affezioni cutanee, è spesso confusa con la forfora, visto che sul cuoio capelluto si presenta sempre in sua associazione, le sue manifestazioni possono essere simili alla psoriasi, alcuni considerano anche la crosta lattea dei lattanti come una forma di dermatite seborroica. La dermatite seborroica è molto rara prima della pubertà, raggiunge la sua massima incidenza nei soggetti maschili verso i 3040 anni che si espongono poco ai raggi solari. Si manifesta con chiazze eritematose di colore giallastro, ricoperte di larghe squame untuose, che sono facilmente distaccabili, localizzate nelle zone seborroiche: cuoio capelluto, viso, e in particolare le pieghe nasali, conca auricolare e condotto acustico, aree mediotoraciche e intrascapolari. Sul volto la lesione può estendersi "a farfalla" oppure nei soggetti con barba e baffi, alle zone ricoperte di peli. Il prurito è di solito limitato al cuoio capelluto e alle lesioni auricolari. Il decorso è cronico, con episodi acuti e classiche remissioni con l'esposizione ai raggi solari. Statisticamente il lattante che soffre di crosta lattea sarà un adulto con episodi di dermatite seborroica. Nella donna in giovane età si presenta come un eritema paranasale senza desquamazioni, ma con una certa rugosità al tatto che viene interpretata come " pelle secca ". Nelle persone anziane che non si espongono ai raggi solari è frequente una localizzazione su tutto il corpo. Interessante la statistica dei ricoverati nei reparti neuropsichiatrici, dove la dermatite seborroica è molto diffusa soprattutto nei soggetti depressi. La presenza di intolleranze alimentari è riscontrata nel 70/80 % dei soggetti che soffrono della forma cronica della malattia e gli alimenti maggiormente responsabili dell’acutizzazione della dermatite sono principalmente: latte, olivo, uova. Consigli alimentari Gravi deficit nutrizionali predispongono alla comparsa della dermatite seborroica, quindi prediligere un'alimentazione ricca di frutta e verdura, comunque molto varia.
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Eczema Le dermatiti eczematose sono processi infiammatori della cute, a eziologia mono o multifattoriale a patogenesi immunitaria, irritativa o entrambe. Si distinguono forme acute rappresentate dalla ● DERMATITE IRRITATIVA DA CONTATTO o ECZEMA DA CONTATTO e forme croniche espresse principalmente dalle ● DERMATITE ATOPICA o ECZEMA ATOPICO ● DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO o ECZEMA ALLERGICO DA CONTATTO ● ECZEMA DEL LATTANTE o CROSTA LATTEA ● DERMATITE ERPETIFORME E' un gruppo di malattie caratterizzate, nella forma acuta, da eritema, edema, vescicole o bolle seguite da essudazione sierosa e formazione di croste la cui caduta lascia raramente esito. La forma cronica è caratterizzata da una attenuazione di tutti i sintomi precedenti, dalla presenza di desquamazioni e/o ragadi (che si localizzano principalmente in zona palmoplantare) e di lichenificazione dove spesso è frequente riscontrare un'iperplasia epidermica (acantosi). In entrambe le forme è presente un forte prurito che caratterizza la malattia, che determina, in quasi tutti i soggetti, delle lesioni "da grattamento".
Eczema irritativo da contatto (Dermatite irritativa da contatto) Eczema esogeno causato dal contatto, generalmente ripetuto, con agenti chimici, fisici o biologici che inducono direttamente danni cutanei quasi esclusivamente a livello epidermico. L'intensità del quadro infiammatorio con cui si presenta l'eczema da contatto, dipende dal tipo e dall'intensità dell'agente causale. Le lesioni rimangono circoscritte all'area della sede del contatto, e compaiono poco dopo o a distanza di alcuni giorni dal contatto. In questo processo non intervengono meccanismi immunitari (i test epicutanei sono sempre negativi) in quanto l'alterazione biologica più rilevante e indispensabile al manifestarsi della malattia, è costituita dal danno alla barriera cutanea. La successiva compromissione degli atri strati epidermici porta alla liberazione di citochine epidermiche, favorendo così il passaggio nel derma di cellule infiammatorie creando una condizione minima di
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flogosi che, cronicizzando (per il persistere dello stimolo irritante), crea le premesse per il subentrare di una Dermatite Allergica da Contatto. Gli agenti eziologici possono essere: Agenti chimici: Ossidanti (permanganati, iodio libero, bromo, ipocloriti, nitrati..) Disidratanti (acidi e alcali forti, ammoniaca, soluzioni saline concentrate...) Cheratolitici (resorcina: presente in quasi tutte le tinte per i capelli, acido salicilico...) Solventi dei grassi (alcool, etere, cloroformio...) Agenti biologici (vegetali urticanti come ortica...) Animali (punture di insetti, vespe, api, alcuni pesci, meduse...) Agenti fisici: Traumi meccanici ripetuti (il calore, il freddo, le radiazioni luminose..) L'eczema irritativo da contatto può presentarsi in Forma acuta con presenza di macule, papule, vescicole o bolle che possono essere molto pruriginose e, talvolta, anche dolorose. Le zone più colpite sono le mani. Forma cronica caratterizzata da cute secca, desquamante, talvolta lichenificata e con la presenza di ragadi. E' localizzata principalmente in sede palmare.
Eczema Atopico
(Dermatite Atopica) E' una sindrome multifattoriale, familiare, caratterizzata da prurito e da un'evoluzione cronico-recidivante; si associa, in alta percentuale, a malattie atopiche extracutanee come asma, rinite e oculorinite allergiche. Non ha una localizzazione specifica o costituzionale, in quanto è legata ad una predisposizione organica (diatesi) che determina anche gli altri disturbi extracutanei. I fattori non immunologici che scatenano la dermatite, sono irritanti esterni: sudorazione, infezioni microbiche, e situazioni stressanti. I fattori immunologici sono allergeni alimentari, inalanti e da contatto. L'eczema atopico è caratterizzato da una diminuzione delle funzioni di barriera cutanee, con perdita di acqua transepidermica che determina una maggiore irritabilità con possibilità di flogosi della cute, in quanto il danno di barriera facilita la penetrazione delle molecole irritanti. La dermatite atopica è una patologia tipica dell'età pediatrica, dove le lesioni si presentano con aspetto eczematoso: macule eritematose,
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secche, con desquamazioni, ricoperte da squame con margini poco definiti o croste, localizzate prevalentemente sul viso. Nell'infanzia e nell'adolescenza l'eruzione, sempre pruriginosa, tende a circoscriversi a sedi elettive (piega dei gomiti e delle ginocchia, il collo e il dorso delle mani), dove la cute assume un aspetto lichenificato (colore grigiastro, inspessimento) a margini ben definiti e con marcate lesioni da grattamento. Nell'età adulta le lesioni si presentano con lo stesso aspetto della fase precedente con eruzioni ancora più localizzate (oltre alle sedi prima citate vanno ricordate quelle della nuca, dello scroto e delle caviglie) e con maggiore tendenza alla persistenza. Consigli alimentari Per tutte le forme di eczema è consigliato il test delle intolleranze alimentari con conseguente eliminazione delle sostanze in sovraccarico.
Eczema allergico da contatto
(Dermatite allergica da contatto) Le lesioni primitive si manifestano sempre nella sede del contatto, per poi estendersi oltre l'area di applicazione diretta della sostanza allergizzante. In alcuni casi si osservano manifestazioni a distanza apparentemente senza legami, ma sicuramente dovute al contatto con l'aptene (lesioni secondarie). Le lesioni sono macule eritematose, edematose, seguite da piccole vescicole, raggruppate, che evolvono in una fase essudativo-sierosa, con successiva formazione di croste e squame che sono sempre accompagnate da prurito; nelle forme acute possono verificarsi fenomeni febbrili. Gli aspetti clinici sono fortemente condizionati dalle localizzazioni e dalla natura dell'allergene. Al cuoio capelluto l'eczema si presenta secco, desquamante, a piccole lamelle. Al volto la forma è vescicolo-essudativa, edematosa. Le palpebre sono edematose. Ai lobuli auricolari la forma è essudante. Alle labbra si osserva una chelite secca, eritemato squamosa, a volte ragadiforme. Sul dorso delle mani la fase acuta vescicolo-essudativa è seguita da quella cronica secca e desquamativa. In sede palmare è caratteristica la "pulpite eczematosa" con polpastrelli ruvidi, numerose ragadi.
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Il dorso è colpito su tutta la superficie. Quando si cronicizza interessa l' avampiede con aspetti simili a quelli palmari. E' una problematica frequente nell'ambito lavorativo (dermatite allergica da contatto professionale) dato che le sostanze che determinano queste allergie sono: Nichel (30%) Cromo (7%) Profumi (6%) Mercurio (4%) Cobalto (7%) Gli agenti eziologici sono allergeni incompleti (apteni) che, superata la barriera fisico-chimica di superficie, penetrano nell'epidermide diventando antigeni completi immunogeni. E' da tenere presente che nei soggetti sensibilizzati per contatto cutaneo, possono osservarsi riaccensioni della dermatite in seguito all'introduzione dell'allergene per via sistemica, come quella intramuscolare o orale, come avviene per alcuni farmaci e per i classici alimenti contenente nichel (cacao, funghi, farina bianca, uova...). Se sono fondamentali i fattori esogeni di rischio, una notevole importanza rivestono anche i fattori di predisposizione come l'atopia (stato allergico che predispone un soggetto a reagire in modo anomalo al contatto con agenti normalmente innocui, il termine definisce quei casi in cui esiste una tendenza famigliare a sviluppare allergia), per la minore efficacia della barriera di protezione epidermica.
Eczema del lattante (crosta lattea)
Viene comunemente definito “crosta lattea”. E’ frequente nei lattanti ipernutriti o comunque in quelli che sono sottoposti a diete errate. La lesione primaria è una crosta biancastra che si esfolia, localizzata sul cuoio capelluto, sulla fronte ed in alcuni casi anche sul viso.
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Dermatite erpetiforme E’ una malattia ereditaria di natura autoimmune che colpisce la cute e l’intestino che può causare enteropatia e lesioni cutanee. E’ facilmente confusa con l’eczema, la dermatite atopica e le varie patologie vescicolo-bollose acquisite. Nella papilla dermica troviamo dei depositi granulari delle IgA che non vanno confuse con i classici depositi lineari di IgA che troviamo invece, lungo la membrana basale in tutti gli altri disordini bollosi. Le sedi cutanee colpite maggiormente sono: gli arti superiori, inferiori, le ascelle e le spalle ed è sempre presente un’atrofia dei villi intestinali. E’ una condizione che porta un notevole prurito che porta alla rottura delle bolle a volte con esiti cicatriziali. Questa patologia si accompagna sempre ad enteropatia glutine-dipendente, ma solo in una bassa percentuale è stata riscontrata celiachia, quindi la malattia viene trattata esclusivamente con la privazione del glutine dalla dieta.
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Orticaria L’orticaria è una delle dermatosi più comuni ed è caratterizzata dalla presenza di pomfi cutanei di forma e localizzazione variabili, il loro colore varia dal rosso al bianco e possono essere circondati da un alone iperemico. Quasi sempre si sviluppa nella parte centrale della lesione una vescicola o una bolla che possono rompersi e far uscire il liquido sieroso. I pomfi, lesione elementare primitiva che caratterizza l’orticaria, sono fugaci, si sviluppano in breve tempo e scompaiono senza lasciare traccia in poche ore. L’eruzione dell’orticaria è sempre accompagnata da prurito, ma contrariamente a quello che succede nell’eczema, è accompagnato da bruciore, dolore, formicolio. In queste forme pruriginose durante l’acuzie, si manifesta una componente edematosa. Alla sintomatologia cutanea si associano sintomi a carico delle prime vie aeree e digestive. L’orticaria è sostanzialmente una problematica di tipo allergico causata da pollini, alimenti, lieviti, inalanti, farmaci e veleno di alcuni insetti. L’altra componente che determina fenomeni urticoidi, quasi sempre ricorrente nei soggetti che presentano queste problematiche, è quella epatica. Nella maggior parte dei casi è frequente il risveglio notturno attorno alle ore tre con crisi di prurito più accentuato. Consigli alimentari Gli alimenti allergizzanti da eliminare durante le crisi sono: Alimenti ricchi di istamina: Formaggi fermentati, Bevande fermentate, Aringhe, Acciughe, Sardine, Tonno, Salmone, Spinaci, Pomodoro, Insaccati, Fegato di maiale. Alimenti con sostanze istamino-liberatrici: Fragole Cioccolato, Crostacei, Frutti di mare, Albume d’uovo, Pesche, Agrumi.
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Psoriasi La psoriasi è una dermatite eritemato-squamosa non contagiosa, a decorso cronico. La sua storia naturale, molto variabile, prevede fasi di miglioramento, di remissione spontanea e di esacerbazione. In alcuni soggetti è spesso associata ad un'artropatia. Si manifesta con chiazze eritemato-squamose a margini netti, di varia grandezza e forma, le cui squame, biancastre, secche, spesse, sono facilmente asportabili. Le alterazioni cutanee più evidenti sono: l'iperplasia epidermica e la flogosi dermoepidermica dovute ad una iperproliferazione dei cheratinociti, la prima, e all'infiltrazione dei linfociti T, la seconda. L'iperplasia epidermica è dovuta ad un aumento della velocità di riproduzione cellulare di circa 8 volte, per cui una cellula epidermica si riproduce in circa 4 giorni invece dei 28 del soggetto normale. Le chiazze eritematose si localizzano elettivamente nelle regioni estensorie degli arti (gomiti e ginocchia), in quella lombosacrale, nelle pieghe sottocutanee, nelle unghie, al volto, alla base del cuoio capelluto e su tutta la cute in genere. Nell'insorgere e nel cronicizzarsi della malattia, il fattore genetico ha la sua influenza, dato che, in circa il 33% dei casi, la malattia colpisce i membri di una stessa famiglia. Anche le condizioni psicofisiche del soggetto sono importanti, tanto che più è sottoposto a stress e traumi psichici, tanto è più aggredibile dalla dermatosi, che spesso si attenua quando migliora il suo stato psichico. I traumi fisici sono noti per indurre il "fenomeno di Koebner" cioè la comparsa di una lesione psoriasica nella sede del trauma, a distanza di un paio di settimane. Alcuni farmaci quali certi antimalarici, i sali di litio, i beta bloccanti e gli stessi cortisonici che vengono utilizzati per la terapia antipsoriasica, quando vengono sospesi, causano una forte riacerbazione della malattia. Sono molto rari i casi di risoluzione di questa patologia, certo è che un’alimentazione corretta e un lavoro di riequilibrio psicologico aiutano notevolmente a migliorare la sintomatologia. Consigli alimentari Controllare ed identificare eventuali intolleranze alimentari. Favorire il consumo nella dieta di alimenti integrali e biologici. Evitare prodotti animali ad eccezione del pesce. Eliminare o limitare decisamente il consumo di alcool, caffeina, zucchero raffinato.
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Obesità L’immagine è uno dei capisaldi della cultura contemporanea, e chi vive negativamente i propri chili di troppo, vive ancor peggio per il sentirsi giudicati a non impegnarsi a essere magri. Oggi giorno i canoni della bellezza impongono una figura asciutta, ed elegante. Ogni persona, ha la tendenza naturale ad aumentare di peso nel corso degli anni e questa tendenza non scompare. Per ottenere la forma fisica ideale per noi stessi, bisognerà seguire un regime alimentare adeguato al proprio corpo ed eseguire dei controlli regolari con il proprio nutrizionista. La cosa più difficile non è dimagrire, ma mantenere il peso del corpo che si è raggiunti mangiando regolarmente senza privazioni. Le cellule adipose perdono il loro contenuto ma non la loro memoria e di conseguenza, appena possono, rincominciano ad immagazzinare grasso. Le cellule della fascia addominale sono quelle che posseggono una memoria “più marcata” ed ecco spiegato il motivo per cui è più difficile eliminare la fastidiosa “pancetta”. Una soluzione immediata e poco impegnativa per perdere peso, può essere la liposuzione: vengono aspirate le cellule adipose in eccesso, ma le cellule che rimarranno, aumenteranno di volume per prendere tutto il posto lasciato libero dalle cellule che sono state tolte. Potremmo ricorrere a questo intervento chirurgico di fronte a casi di elevata obesità, ma la prima cosa da modificare sarà la nostra cultura alimentare, dovremo comprendere quali sono gli alimenti per noi benefici e quali quelli che oltre a farci aumentare di peso ci tolgono costantemente energia. Per ottenere buoni risultati dovremo quindi seguire più scrupolosamente possibile i consigli dell’operatore della nutrizione a cui ci siamo rivolti. I canoni da seguire per ottenere una buona perdita di peso sono: Aumentare l’attività fisica, questa condizione ha però anch’essa delle regole ben precise da seguire scrupolosamente. Per prima cosa bisogna seguire un attività fisica adatta alla nostra costituzione e al nostro gruppo sanguigno *. Se non si è degli sportivi evitare di fare attività fisica oltre i 45 minuti al giorno. Oltre i 45’, infatti, si viene a liberare cortisolo e radicai liberi.
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Lo sport dovrebbe essere sempre praticato all’aperto per ossigenare al meglio i nostri polmoni, nelle prime ore del mattino, così si liberano endorfine che saranno di grande aiuto per tutto il giorno. Curare la nostra alimentazione, dopo aver fatto il test dei sovraccarichi alimentari, non bisognerà limitarsi a mangiare di meno ma bisognerà mangiare meglio. Non dovremo racchiudere tutte le speranze di dimagramento unicamente nella restrizione calorica, ma in un programma più ampio. I pasti giornalieri dovranno essere minimo cinque , assumere cibi adatti al nostro gruppo sanguigno, con indice glicemico basso **, seguire un educazione alimentare più naturale possibile, con una giusta integrazione di prodotti detossicanti ed energetici. Se sono stati rilevati dei sovraccarichi alimentari e siamo riusciti ad eliminarli seguendo le indicazioni del nutrizionista, dovremmo ripetere il test a distanza di 12 / 18 mesi per verificare di aver acquisito un’educazione alimentare corretta. L’obesità deve essere curata anche sul piano psichico, seguendo le indicazioni che ogni buon operatore della nutrizione può dare o seguendo un trainer di PNL ottenendo così una diminuzione di peso senza fatica e senza privazioni. Potete calcolare il vostro grado di massa corporea (indice di Quetelet) nel grafico riportato nella pagina seguente. Se il vostro grasso si accumula nella parte superiore del corpo siete più predisposti a malattie del tipo vascolare e diabetiche, questa obesità viene definita di tipo androide. Nell’obesità ginoide, tipica della donna, il grasso si accumula nella parte inferiore del corpo, vi sono pochi rischi di malattie, e si evidenziano soprattutto inestetismi causati dalla cellulite. Tutte le persone che non riescono a perdere peso pensano ad una ipofunzionalità della tiroide. Prima o poi eseguono gli esami per la tiroide e solo in pochissimi casi si riscontrano bassi valori di T3, T4 o alti di TSH che possono confermare una scarsa funzionalità di questa ghiandola. Il sovrappeso è sempre determinato da un’errata alimentazione e da uno stile di vita sedentario. Teniamo presente che l’Ipotiroidismo, dove sia effettivamente riscontrato dagli esami sanguigni, è sempre legato a un deficit funzionale epatico per cui, oltre all’assunzione di Iodio in oligoelemento, è indispensabile associare un buon trattamento depurativo del fegato. I cuscinetti laterali rappresentano un problema epatico. Il grasso sulle cosce è un problema pancreatico. Il doppio stomaco è un problema di tiroide.
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Le persone che smettono di fumare aumentano di peso. Questo è dovuto al fatto che il fumo accelera il metabolismo per cui, continuare ad alimentarsi come prima di smettere di fumare, porterà ad un sicuro aumento di peso. Secondo recenti studi una nuova sostanza la LEPTINA sarebbe il regolatore del peso di un essere umano: l’alterazione di alcuni geni porterebbe ad una mancanza di leptina, la mancanza di leptina all'obesità. * vedi tabelle a pag 172 ** vedi tabelle a pag 237 Per calcolare il peso forma si può utilizzare l’indice di Quetelet (B.M.I. Body Mass Index = Indice della massa corporea). Per utilizzare il grafico della pagina seguente nel modo corretto bisogna unire con una linea il valore del peso e quello dell’altezza della persona. Sulla colonna centrale del grafico viene evidenziato l’indice di massa corporea della persona stessa. Valore normale per l’uomo: da 20 a 25, Valore normale per la donna: da 19 a 24. Valori superiori al 24/25 e al di sotto di 29 definiscono un semplice sovrappeso. Valori superiori al 30 indicano obesità. Valori superiori a 40 indicano la presenza di un’obesità grave e preoccupante dal punto di vista medico.
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Colon irritabile La sindrome da colon irritabile è dovuta a un'alterazione delle contrazioni dell’intestino, la peristalsi si altera e le contrazioni diventano più lunghe e più energiche del normale creando cosi un più rapido passaggio degli alimenti con conseguente formazione di gas e rigonfiamenti. La colite spastica colpisce in rapporto donna/uomo 2:1. Nella colite spastica possiamo avere sia diarrea che stitichezza. Le cause non sono ancora accertate, possono essere dovute ad un alterazione dei nervi dell’intestino, a ipersensibilità dell’intestino e possono essere cause scatenanti a provocare la sindrome, quali gastro enteriti, intolleranze, sovraccarichi e alimenti contenenti allergeni tipo Nichel. Anche i cambiamenti ormonali, specialmente nel periodo pre e mestruale, possono provocare irritazione al colon. Il morbo celiaco, l’intolleranza al lattosio, la candida albicans, possono essere tutte cause della sindrome del colon irritabile, ma molte volte anche alimenti che assumiamo tutti i giorni, senza esserne allergici o intolleranti, possono provocare gonfiori e irritazione. Uno dei principali alimenti è il lievito di birra e tutti i suoi derivati che instaura, con il glutine, una condizione di irritabilità molto forte e difficile da debellare. La colite spastica può essere anche di origine psicosomatica una volta esclusa la mal digestione e il mal assorbimento dei cibi. Fattori psicologici, quali emozioni e stress, possono alterare la peristalsi intestinale. La sindrome del colon irritabile deve essere distinta da altre malattie che provocano sintomi simili quali: morbo di Crohn, parassitosi, infezioni, rettocoliti ed esiti di peritoniti. L’alimentazione gioca un ruolo importante nel trattamento della colite spastica. Una dieta povera di fibre è causa di gonfiori, dolori e un mal formazione delle feci oltre che a stitichezza. L’alimentazione sregolata, il panino al bar di fretta e in piedi, non migliora di certo la situazione. Cibi ad alto potere flatulogenico sono sicuramente da evitare, tra questi ricordiamo: cipolle, sedano, carote, cavolini di Bruxelles, patate, melanzane, lampagioni, agrumi, uva passa, banane, albicocche e succo di prugna, fichi secchi, datteri, tutti i legumi e i derivati della soia, latte e derivati del latte, dolci, birra. L’assunzione dei fermenti lattici o lattobacilli è di grande importanza , così pure l’oligoelemento magnesio e la T.M. di chelidonia in caso di stress.
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Rettocolite ulcerosa La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica intestinale che colpisce il retto ed il colon risparmiando sempre l’intestino tenue, con lesioni limitate alla mucosa e alla sottomucosa. E’ molto difficile distinguere la rettocolite dal morbo di Crohn in quanto presentano la medesima sintomatologia, la differenza risiede nel fatto che la malattia di Crohn interessa tutto il tratto digerente mentre la rettocolite solamente il retto. Per questo motivo la diagnosi che si può basare sulla sintomatologia va confermata da esami radiologici ed endoscopia con prelievi bioptici. La malattia può avere un andamento cronico continuo che si manifesta con recidive alternate a momenti di benessere, o manifestarsi con attacchi singoli. Le cause sono sconosciute ma vengono presi in considerazione oltre allo stress come fattore scatenante con l’associazione di disturbi immunitari, anche influenze dietetiche. I sintomi sono i classici delle infiammazioni del canale digerente: diarrea con sangue misto a muco e pus nelle feci, crampi addominali che precedono l’evacuazione, febbricola con calo di peso, anemia ferropriva. Sono associati disturbi extraintestinali come lesioni oculari e cutanee, artriti, epatocolangiopatie e spondiloartrite anchilosante. Ci sono complicanze rappresentate dalla possibilità di sviluppare con la cronicizzazione della patologia, tumori del retto, cirrosi biliari secondarie e megacolon. La terapia è farmacologica e spesso elimina le recidive, ma quando il soggetto non risponde alle terapie mediche, o in presenza di neoplasie, si ricorre alla chirurgia con ileo-retto o ileo-anoanastomosi.
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Cefalee – Mal di testa La cefalea è conosciuta dagli uomini dal 7000 A.C. di questa malattia ne parlavano i Sumeri. Galeno (131-201 A.C.) ha coniato il termine “hemicrania”. Le cause della cefalea possono essere moltissime, può essere una cefalea primaria o essere determinata da un’altra patologia come ad esempio dalla sinusite o determinata da un’intolleranza o da un sovraccarico alimentare. Nel 1988 è stata stilata una classificazione che ha permesso ai medici di avere una terminologia comune. Vi sono dodici diversi tipi di cefalee e algie con un codice numerico a quattro livelli che permette di fare diagnosi sempre più raffinate. Le cefalee possono essere: • Primitive • Secondarie ed altre malattie Le cefalee sono divise in quattro gruppi: • Cefalee primitive con o senz’aura • Cefalea tensiva • Cefalea a grappolo • Cefalea da malattie da raffreddamento. I sovraccarichi alimentari e le intolleranze alimentari possono sicuramente anch’essi essere causa di emicrania, disturbo che si manifesta 1 o 2 ore dopo il pasto, durante la notte o al risveglio. Praticamente quasi tutte le persone che si rivolgono a noi soffre costantemente di questo disturbo, le affermazioni che sentiamo ogni giorno sono: “...si, ma è la cervicale...” oppure “...in concomitanza del ciclo...”. I dati statistici di questi anni di lavoro ci permettono di affermare che più dell’80% dei soggetti che accusano regolarmente mal di testa, risultano positivi al lievito o ai latticini o alle uova. La sospensione di questi alimenti per un periodo non inferiore ai 60 giorni, risolve problematiche trascinate anche per anni in più del 95% di queste persone. Sono facilmente diagnosticabili e prevedibili. Un po’ meno prevedibili sono le cefalee che sono causate da un sovraccarico d’organo. Queste, molte volte si associano a stress o a problemi mestruali. Per individuarle bisogna sempre fare il test dei sovraccarichi, ma sarà poi l’operatore, in base agli alimenti che risulteranno positivi, a fare una valutazione di ordine energetico per il deficit di organo o organi.
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Disturbi digestivi Dispepsia Il primo atto della digestione è la masticazione che avviene nella bocca ad opera dei denti. Al cavo orale sono annesse molte ghiandole (paratiroidi, sottolingualie e submascellari) che secernono saliva che ha la funzione di preparare il cibo alla digestione. La saliva è composta da acqua, da bicarbonati e fosfati che mantengono la neutralità del pH salivare e dalla ptialina (oltre alla mucina e ad altri enzimi) che è l’unica sostanza in grado di attaccare l’amido dei carboidrati e scinderlo idroliticamente in destrine e maltosio. La ptialina agisce fino a che non viene inattivata dall’acido cloridrico nello stomaco. E’ dunque molto importante masticare bene e lentamente per poter digerire gli amidi (pane, pasta, riso...) che rallenterebbero notevolmente la digestione gastrica e intestinale se arrivassero a questi organi senza essere stati pre-digeriti dalla ptialina. Gli alimenti masticati e insalivati (bolo alimentare) passano nella faringe mediante la deglutizione, percorso l’esofago, il bolo passa attraverso il cardias e giunge allo stomaco dove comincia la digestione gastrica. La digestione gastrica ha dei tempi che variano in base alla quantità e alla qualità di cibo ingerito: per un pasto medio occorrono circa tre/quattro ore durante le quali gli alimenti vengono sottoposti ad azioni meccaniche e chimiche. Il cibo viene rimescolato mediante le contrazioni peristaltiche della muscolatura gastrica che determinano anche il successivo svuotamento dello stomaco, è di fondamentale importanza l’azione del succo gastrico. Il succo gastrico è formato da acido cloridrico (attivatore della pepsina), da pepsina (che riduce le proteine a peptoni), da lipasi (che digerisce i grassi) e da mucina (che ha un’azione lubrificante per proteggere la mucosa gastrica dall’azione dell’ acido cloridrico e della pepsina). Terminata la digestione gastrica il bolo si è ormai trasformato in Chimo che si presenta come una sostanza uniforme e biancastra che passando attraverso lo sfintere pilorico, giunge nell’intestino tenue. La digestione intestinale è il momento fondamentale della catena digestiva.
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Nell’intestino tenue agiscono contemporaneamente gli enzimi contenuti nella secrezione enterica (succo enterico), nella secrezione pancreatica (succo pancreatico) e in quella epatica (bile). Accenniamo solo ai più importanti: • Secretina: stimola la secrezione di acqua e bicarbonati nel pancreas e inibisce la secrezione di gastrina nello stomaco che non serve più. • Pancreozima-Colecistochinina: stimola la secrezione degli enzimi pancreatici, stimola la contrazione della colecisti che così riversa la bile nel duodeno e stimola la motilità intestinale. Il succo pancreatico contiene tre enzimi importanti • Tripsinogeno: trasforma le proteine • Amilasi: trasforma gli amidi che non sono stati attaccati dalla ptialina in disaccaridi. • Lipasi: scinde i grassi neutri nei loro componenti (acidi grassi e glicerina). La Bile: accentua l’azione digestiva del succo pancreatico, attiva la lipasi pancreatica, neutralizza l’azione dell’acido cloridrico, facilita l’assorbimento dei grassi a livello intestinale, eccita la peristalsi intestinale ed esercita un’azione antisettica nei confronti della flora intestinale. I numerosi enzimi completano la digestione riducendo tutti i composti nei loro elementi più semplici. A questo punto il contenuto intestinale è un liquido lattiginoso chiamato Chilo che viene assorbito e dal tenue passa, tramite i vasi adibiti al trasporto delle sostanze nutritive, nel circolo sanguigno. Vengono così assorbiti aminoacidi, glicerina, monosaccaridi, acqua, vitamine e sali minerali che verranno utilizzati dall’organismo per svolgere tutte le funzioni vitali. Il termine Dispepsia deriva dal greco: “dis” (cattivo) e “peptin” (digerire) e letteralmente significa “cattiva digestione” il cui sintomo è una sensazione di malessere o di dolore localizzata soprattutto nella parte alta dell’addome. Altri sintomi che caratterizzano questa sindrome sono: • Crampi e dolori nella parte alta dell’addome • Senso di peso, pienezza, gonfiore e tensione epigastrica dopo il pasto • Nausea e conati di vomito • Rigurgito • Bruciori e acidità di stomaco (pirosi) • Singhiozzo • Eruttazione • Bocca amara • Alitosi
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Va ricordato che molti sintomi della dispepsia si trovano anche in altre sindromi molto frequenti come quelle del colon irritabile e quella da reflusso esofageo. Le forme di dspepsia vengono distinte in: Forme primitive, nelle quali non è possibile riconoscere alcuna malattia organica. Forme secondarie • a patologie dell’apparato digerente come: ulcere peptiche, ernie iatali, reflusso gastroesofageo, malattie epatiche e delle vie biliari, pancreatiti croniche, parassitosi intestinali e neoplasie. • a patologie extraintestinali come: cardiopatie, malattie vascolari, pneumopatie croniche, nefropatie e diabete. Le cause della dispepsia possono essere ricondotte, come abbiamo visto, a patologie del tratto gastro enterico, ai disordini delle funzioni gastrointestinali motorie, ma anche a fattori psicologici, all’assunzione cronica di analgesici, all’infezione da helicobacter pylori e non da ultimo alla dieta, peggiorata dall’abuso di alcool, caffè, fumo. Per quanto riguarda l’alimentazione dobbiamo evidenziare il fatto che la composizione e lo stato fisico del cibo possono modificare la motilità e la secrezione gastrica e intestinale. Composizione dei cibi: • I glucidi stimolano i recettori duodenali che inibiscono la motilità gastrica e richiamano acqua nel lume intestinale con conseguente stimolazione della motilità. • I protidi stimolando la secrezione acida, peggiorano le patologie acido correlate. • I lipidi inibiscono la secrezione e la motilità gastrica, stimolano l’attività della colecisti e peggiorano alcune patologie discinetiche gastriche e biliari. • Il latte dapprima tampona, ma poi stimola fortemente la secrezione acida peggiorando le patologie correlate all’acidosi. • Il caffè stimola la secrezione acida. • Il vino, la birra e gli alcolici stimolano la secrezione acida. • Il pepe e il peperoncino possono provocare lesioni alle mucose peggiorando le patologie acido correlate. Stato fisico del pasto: • I cibi solidi con parti non idrosolubili, ristagnano nello stomaco quando l’attività motoria è ridotta. • I cibi liquidi possono ristagnare nello stomaco. • La temperatura troppo elevata o troppo bassa, rallenta lo svuotamento dello stomaco a causa dell’attivazione dei termorecettori che ne inibiscono la motilità.
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La “cattiva digestione” ha un effetto negativo sulla qualità di vita del soggetto, soprattutto quando tende a cronicizzare. Vi sono ripercussioni sul comportamento fisico, sulla salute mentale, sull’adempimento del ruolo e dei rapporti sociali a causa dei dolori corporei, dell’ansietà e della depressione che possono manifestarsi. La diagnosi viene effettuata dapprima col semplice ragionamento sui sintomi e sui segni raccolti con l’anamnesi per poi utilizzare tecniche specifiche di laboratorio per escludere quelle patologie organiche che sono causa di dispepsia quali l’ulcera peptica, l’esofagite da reflusso, le patologie biliari o i tumori dell’apparato digerente prossimale. In questi casi si esegue un esame endoscopico gastroduodenale. Molte volte, quando eseguiamo il test dei sovraccarichi, le persone rimangono stupite del fatto che non risultano intolleranti ad un alimento che “non digeriscono” anzi, il motivo per cui si sono decise a sottoporsi al test, è proprio questo. Una cosa è il processo digestivo, e tutt’altro meccanismo presiede al fenomeno del sovraccarico alimentare o dell’intolleranza. I sintomi possono coincidere, ma è frequente trovare soggetti che non digeriscono un alimento a cui non risultano in sovraccarico (logicamente non digerendo l’alimento non viene assunto e di conseguenza è raro trovarne il sovraccarico) così come succede, la maggior parte delle volte , di rilevare sovraccarichi su alimenti tollerati molto bene dall’apparato digerente. Ricordiamo che alcuni alimenti di uso quotidiano (lattuga, verza, arancia...) sono ricchi di oli essenziali e altri come il latte, i formaggi freschi, il brodo di carne, le carni lesse sono ricchi di grassi che rallentano notevolmente la digestione per i motivi che abbiamo sopra indicato. Questi alimenti non devono essere rigorosamente assunti alla sera. Cosa diceva la nonna? “l’arancia è oro al mattino e piombo alla sera!”
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Disturbi circolatori La circolazione del sangue ha la funzione di trasportare ossigeno, le sostanze nutritive, i sali minerali, l’acqua, gli ormoni, i prodotti del metabolismo agli organi e ai tessuti e di raccogliere anidride carbonica, acqua, sali e i prodotti finali del metabolismo dell’azoto. La circolazione svolge un’azione livellatrice sulla composizione del sangue refluo che è molto varia, garantendo al sangue che affluisce agli organi, un’uguale composizione creando un ambiente interno uniforme. L’apparato circolatorio è costituito dal cuore, organo centrale della circolazione, dalle arterie, dalle vene e dai capillari. La respirazione polmonare si avvale di due correnti circolatorie: piccola circolazione che avviene tra cuore e polmoni (circolazione polmonare) grande circolazione che avviene tra il cuore e tutto il corpo (circolazione generale). Le contrazioni ritmiche del cuore, coadiuvate dall’elasticità e dalla contrattilità delle pareti dei vasi sanguigni, determinano le differenze di pressione nel sistema vascolare che obbligano il sangue ad un movimento continuo. Il cuore è diviso in due cavità: quella destra in cui circola il sangue venoso e quella sinistra dove circola il sangue arterioso. A partire dall’atrio sinistro il sangue, ricco di emoglobina legata all’ossigeno (ossiemoglobina) e di sostanze nutritive, giunge ai capillari dove cede ossigeno e riceve anidride carbonica e le scorie del ricambio dei tessuti. Il sangue, divenuto così venoso, arricchito dalle sostanze assorbite dal tratto digerente, passa nelle vene che sboccano nell’atrio destro. Da qui nel ventricolo destro e poi nell’arteria polmonare che ramificandosi, termina nella rete capillare dei polmoni. Qui l’emoglobina riceve ossigeno dall’aria contenuta negli alveoli polmonari trasformandosi nuovamente in ossiemoglobina, mentre la maggior parte di anidride carbonica passa nei polmoni da cui viene eliminata (respirazione). Da venoso il sangue diventa arterioso e così viene ricondotto all’atrio sinistro.
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Disturbi della circolazione sanguigna Circolo arterioso ▪ Dolorabilità ▪ Parestesie ▪ Claudicatio intermittens ▪ Debolezza muscolare ▪ Disturbi digestivi ▪ Disturbi nervosi ▪ Pallore ▪ Cianosi ▪ Fenomeno di Raynaud ▪ Distrofia cutanea ▪ Atrofia degli annessi cutanei ▪ Ipertofia muscolare ▪ Alterazioni della sensibilità alla temperatura ▪ Alterazioni dei valori oscillometrici ▪ Soffi arteriosi ▪ Aumento dell’ipotermia degli arti inferiori
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Circolo venoso ▪ Turgore al collo e agli arti superiori ▪ Pulsazioni delle vene giugulari ▪ Stasi venosa del fegato che aumenta di volume ▪ Ectasie ▪ Varici ▪ Flebiti ▪ Dolori alla palpazione degli arti ▪ Edemi ▪ Cianosi. Dobbiamo fare molta attenzione alle persone che per problemi importanti assumono regolarmente farmaci anticoagulanti, anti aggreganti piastrinici (farmaci peraltro vitali) sia nei consigli alimentari che nella prescrizione di integratori naturali: lattuga, verdure a foglia verde sono controindicate per la loro potenzialità coagulante che si andrebbe a contrapporre all’azione anticoagulante del farmaco diminuendone potenzialmente l’effetto. In molti prodotti in commercio è presente il Gingko Biloba, erba con una potente azione fluidificante e salicilati naturali (ASA) La somministrazione di questi principi attivi è controindicata in questi casi in quanto potrebbe causare gravi emorragie.
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Candidosi Candida àlbicans è un fungo ospite abituale delle mucose che si adatta a condizioni estreme. I funghi sono: i lieviti e le muffe. I lieviti hanno una proliferazione rapida in un ambiente acido e ricco di zucchero e amido a pH acido (vicino a 4). Le muffe si sviluppano da una spora che cresce, che si dirada in ife, sottili e lunghi filamenti detti micelio. La Candida àlbicans è un lievito (forma saprofita che vive in simbiosi con l’organismo ospite) che ha però la capacità di trasformarsi in muffa micelica che ne è la forma parassitaria, patogena. E’ sempre presente sulle membrane mucose dei soggetti sani (bocca, vagina) e nelle feci, mentre viene isolata raramente dalla loro cute, questo spiga il motivo per cui è possibile individuarla sempre, in qualunque condizione. La candida penetra nell’organismo attraverso una ferita delle mucose e della cute, una volta insediata, secerne 79 sostanze chimiche differenti (tossine), inducendo il sistema immunitario ad individuarle e a produrre una notevole quantità di anticorpi. Oltre a questo la sua capacità di trasformarsi da lievito a muffa le permette di sottrarsi ai meccanismi di difesa legati all’immunità cellulare. Causa infezioni acute o croniche che possono interessare le membrane mucose, la cute, le unghie causando lesioni all’apparato respiratorio, al sistema nervoso centrale e ai visceri. Interessa la mucosa orale con il caratteristico mughetto frequente nei bambini, le sedi cutanee maggiormente interessate sono gli spazi interdigitali delle mani e dei piedi, gli angoli della bocca, le pieghe cutanee, il tessuto periungueale. Nella donna determina vulvovaginiti, con arrossamenti, secrezioni lattiginose, similcaseose, biancastre con bruciori costanti o dopo aver urinato e prurito intenso. Nell’uomo, balanopostiti a livello genitale, con numerose piccole chiazze eritematose, lucide, vellutate, localizzate al glande ed al prepuzio accompagnate da bruciore e/o prurito. Purtroppo le candide tendono a cronicizzare e le recidive sono molto frequenti. La diffusione del fungo avviene per disseminazione ematica. Le candidosi sono quadri patologici determinati dai miceti del genere Candida e più frequentemente della specie àlbicans che si determinano in particolari condizioni.
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Queste condizioni sono determinate da fattori locali: umidità, macerazione cutanea da pannolino bagnato, frizione tra le pieghe cutanee nei soggetti obesi, da professioni che comportano mani bagnate per molto tempo e da terapie locali con antibiotici e cortisonici; fattori generali: uso prolungato di cortisonici, antibiotici, anticoncezionali, immunosoppressori, tumori, diabete, malattie debilitanti, traumi psicoaffettivi, chemioterapia, radioterapia, gravidanza, sovralimentazione e, non da ultimo, un’alimentazione ricca di dolci, frutta, zuccheri raffinati (pane e pasta bianchi, pizza, patate, dolci e latte vaccino). La candidosi è frequente nell’ambiente vaginale ma, in realtà, la vera residenza della candida àlbicans è la mucosa dell’intestino tenue: la relazione tra candida vaginale e candidosi intastinale è un dato più che confermato. Ci sono parecchie sintomatologie che possono essere causate dalla candidosi: ▪ Allergie, asma, sinusite ▪ Intolleranze alimentari ▪ Disturbi ormonali ▪ Emicrania ▪ Dolori mestruali ▪ Sterilità ▪ Disturbi della gravidanza ▪ Prostatiti ▪ Disturbi renali ▪ Alterazioni della glicemia ▪ Mal d’orecchio Diagnosticare una Candidosi acuta non crea difficoltà dato che i sintomi sono molto evidenti. Diagnosticare una Candidosi cronica, determinata dalla migrazione, dalla proliferazione e dalla produzione di tossine, è praticamente impossibile data la molteplicità dei sintomi il più delle volte non ricollegabili alla presenza di candida. Gli effetti sul Sistema Nervoso Centrale della candidosi cronica attraverso le sue 79 tossine sono: ▪ Sindrome da fatica cronica ▪ Iperattività ▪ Depressione ▪ Sbalzi di umore ▪ Ansia ▪ Paura ▪ Irritabilità ▪ Bulimia ▪ Anoressia ▪ Scarsa memoria ▪ Assenza di concentrazione
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Le tossine prodotte dalla candida sono responsabili della bramosia nei confronti degli zuccheri, soprattutto nella fase premestruale. Sintomi generici correlati alla produzione di tossine: ▪ Stanchezza cronica ▪ Spossatezza ▪ Sensazione di malessere diffuso ▪ Calo della libido Sintomi endocrini (la candida stimola processi autoimmuni inducendo la formazione di autoanticorpi contro gli ormoni e le ovaie): ▪ Mestruazioni dolorose ▪ Desiderio smodato di dolci ▪ Aumento di peso ▪ Obesità Sintomi immunologici: ▪ Allergie causate da un abbassamento delle difese immunitarie con maggior produzione di istamina e comparsa di aldeidi che causano un calo dei linfociti T. La candida aumenta la permeabilità della mucosa intestinale dei peptoni non digeriti che, entrando in circolo, determinano sovraccarichi alimentari, intolleranze e allergie. Patologie dell’intestino: ▪ Gastrite ▪ Sindrome del colon irritabile ▪ Stitichezza ▪ Diarrea Sintomi gastrointestinali: ▪ Mughetto ▪ Meteorismo ▪ Gonfiori addominali ▪ Crampi intestinali ▪ Prurito anale Patologie cutanee: ▪ Dermatiti ▪ Psoriasi Sintomi cutanei: ▪ Prurito ▪ Bruciore ▪ Irritazione ▪ Eruzioni
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Rimedi e reintroduzione degli alimenti Constatata l’allergia, l’intolleranza o il Sovraccarico Alimentare si passa ai consigli alimentari e ai rimedi. In caso di allergia (IgE) il rimedio migliore è sempre quello di non venire mai più a contatto con l’allergene; questo è praticamente impossibile se l’allergene è un polline o peli di animali domestici o acari. Gli alimenti o metalli tipo Nichel che ci possono provocare allergia devono, una volta conosciuti, essere esclusi drasticamente dalla dieta o dal contatto con il nostro corpo. In caso di allergia ai pollini, devono essere anche eliminati o comunque ridotti, tutti gli alimenti che possono creare cross reattività (reazione crociata tra l’allergene e l’alimento). Ad esempio, se una persona è allergica alle graminacee, dovrà evitare o comunque ridurre il consumo di: frumento, riso, mais, orzo, albicocca, anguria, kiwi ecc. nei mesi in cui vi è la maggior concentrazione di questi pollini, attenendosi al calendario delle aree climatiche. Nel sito www.fisbat.bo.cnr.it/aia/aianeti troverete il bollettino del pollini aggiornato settimanalmente. Un'allergia, come già detto, può portare il soggetto in pochi minuti in uno stato di shock anafilattico. In questo caso il trattamento deve essere solo di competenza del medico chirurgo con relativo protocollo d’urgenza. Le intolleranze e le bio indisponbilità non sono di questa entità, il soggetto deve essere trattato come una persona sana che però ha delle limitazioni alimentari, nel caso del celiaco sarà evitato il glutine ed i derivati, per i diabetici ridotto il consumo di carboidrati e cosi via ed anche queste patologie hanno bisogno del controllo del medico curante. I sovraccarichi alimentari, che sono reversibili, saranno trattati con l’esclusione dell’alimento o degli alimenti che sono risultati positivi con una limitazione di giorni variabili a seconda degli indici di caduta del test effettuato. L’alimento non sarà completamente escluso dalla dieta, ma verrà assunto in dosi minimali e ci si asterrà da due a cinque giorni la settimana a secondo del giudizio dell’operatore. Se per esempio risultate positivi al lievito, verranno esclusi dalla dieta tutti i prodotti da forno freschi, ma potrete assumere delle fette biscottate o dei grissini per due giorni la settimana.
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Nei rimanenti cinque giorni userete la piadina o le gallette di riso o di farro che non contengono lievito. Dopo due o tre settimane, sempre a giudizio dell’operatore, l’astensione dai lieviti verrà ridotta a soli tre giorni e così via fino a introdurre completamente il lievito secco ed infine reintrodurre pizza, dolci, pane. In questo modo l’organismo avrà subìto una desensibilizzazione o meglio, una “vaccinazione” ai lieviti. Questo metodo si riallaccia al concetto della terapia omeopatica. Un sovraccarico d’alimento, comunque, denota quasi sempre un deficit d’organo anche prima che questo si verifichi con i normali esami biochimici o radiologici. Ad esempio, se il soggetto lamenta gonfiori addominali e ha un sovraccarico al frumento o al lievito di birra, oltre all’eliminazione di questi alimenti per i giorni stabiliti dall’operatore, bisognerà ristabilire l’equilibrio intestinale con un adeguata supplementazione di “micro e macro” nutrienti e di integratori naturali . Quando l’intolleranza, o meglio, il sovraccarico è passato, bisogna cominciare la reintroduzione degli alimenti eliminati per il periodo di tempo che l’operatore ha stabilito. Questo è il momento più delicato... Il concetto è quello dello svezzamento del bambino, non si può inserire dal giorno dopo “pizza, birra, patatine...” in una volta sola, non li daremmo mai ad un bambino che dal latte materno sta per iniziare una alimentazione completa . La pizza è l’alimento di cui TUTTI lamentano la mancanza, e, se ragioniamo un attimo, nonostante sia un cibo completo e perfettamente in linea con la dieta Mediterranea, analizzando gli ingredienti possiamo affermare che è un concentrato di cibi acidi (frumento raffinato, pomodoro, mozzarella...), zuccheri e grassi che si trasformano in zuccheri, la cui combinazione alimentare non risulta idonea e per giunta indigeribile. Recentemente la pizza è stata bandita dalla dieta del diabetico (solo in minime dosi e senza formaggi) proprio per il fatto che vi è un innalzamento della glicemia che dura per parecchie ore. Potremo dunque cominciare a mangiare di tutto come se fossimo dei bambini che iniziano ad assaggiare tutto... senza esagerare. L’eliminazione dell’alimento non basta, deve esserci sempre il ripristino organico.
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Questa prassi e d’obbligo anche per tutte quelle persone che con il test dei sovraccarichi alimentari vogliono perdere peso. Ripristinare la flora batterica intestinale, drenare il mesenchima e depurare il fegato sono alla base di un buon successo per ripristinare il giusto equilibrio bio-energetico. L’aumento di peso, oltre all’abuso alimentare è anche un deficit del corpo a smaltire le tossine accumulate per mancanza di energia d’organo, considerando sempre l’organo da un punto di vista della Medicina Tradizionale Cinese e non come organo in sé per sé. Questo vuol dire che se una persona ha un deficit “d’organo fegato” avrà disturbi di sonno, vista, poco desiderio sessuale ecc. anche se gli esami del sangue danno esito negativo. L’intestino in naturopatia è considerato il “cervello enterico”. Qui vengono prodotte e utilizzate delle sostanze tipiche del cervello, a partire dai neurotrasmettitori. Nell’intestino inoltre abbiamo la concentrazione massima del sistema immunitario (Anticorpi) per difenderci dagli antigeni che ingeriamo con la dieta. Un buon funzionamento del nostro intestino aumenta le nostre difese immunitarie. La disbiosi è l’alterazione della flora batterica intestinale dove i bacilli intestinali, per effetto paradosso, diventano nemici e perciò nocivi producendo ammoniaca in eccesso. Possono in questo modo alterare il buon funzionamento del fegato e determinare intossicazione cerebrale, possono provocare un aumento di colesterolo, lesioni alle pareti intestinali, candidosi ecc. Una disbiosi può provocare moltissimi stati patologici ed alterazioni d’organi come Herpes, acne, malattie autoimmuni, stitichezza, dissenteria e cosi via, patologie su patologie. Per contrastare tutto ciò dobbiamo quindi ripristinare la flora batterica con prebiotici e probiotici. I classici fermenti lattici sono chiamati simbiotici quando coesistono sia i microrganismi probiotici sia i composti prebiotici. I prebiotici sono dei nutrienti per la microflora intestinale, sono dei carboidrati a basso peso molecolare, agiscono a livello di colon, e sono presenti nei carciofi, nella cipolla, nella cicoria, nella banana, nei cereali, nei pomodori, ecc. Gli oligosaccaridi che hanno proprietà prebiotiche sono il lattulosio, che favorisce la produzione di lattobacilli, l’inulina e derivati che
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aumentano i bifidobatteri, i fruttoligosaccaridi (FOS) e i galattoligosacaridi. Sostanze con attività probiotica sono le maltodestrine, lo stachioso, il raffinoso, e i derivati della soia. Il consumo giornaliero di probiotici determina: • ripristino e conservazione della flora batterica intestinale • riequilibrio del pH intestinale e diminuzione di alcuni metalli tossici • diminuzione della pressione arteriosa sistemica • riduzione delle dislipidemie • attività anti-stipsi • modulazione dei metabolici • riduzione dall’assorbimento dei carboidrati e quindi azione anti diabetica • effetto ipolipidemico • incremento di assorbimento di calcio e magnesio con relativo effetto antispastico I probiotici promuovono la salute della microflora batterica intestinale, sono antibatterici competendo con i batteri all’adesione alla mucosa intestinale. I più importanti sono i Lactobacilli: acidophilus, bulgaricus, sporogens, rhamnosus, i bifidobatteri, gli streptococchi thermophilus. I probiotici hanno un ruolo di regolare i processi infiammatori, contribuiscono all’elaborazione dei prodotti di rifiuto dell’organismo, aumentano la deconiugazione dei sali biliari, aiutano l’assorbimento del calcio, migliorano la digestione e l’assorbimento degli alimenti, stimolano il sistema immunitario. I probiotici sono così indicati • nelle malattie infiammatorie intestinali • come immuno stimolanti in pediatria • nella patologia del colon irritabile • nelle intolleranze e sovraccarichi alimentari, svolgendo un ruolo molto importante migliorando la digestione • nel controllo dell’assorbimento • nel modificare la risposta del sistema immunitario Molto spesso ci sentiamo ribattere dalle persone che non possono assumere i fermenti lattici perché sono intolleranti al latte: questo non è assolutamente vero i lactobacilli producono acido lattico che è prodotto del lattosio ad opera dei fermenti microbici.
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“Elenco dei micro-organismi probiotici” (fonte:www.ministerodellasalute.it) Si devono intendere quei microrganismi che, introdotti con l’alimento, siano in grado di raggiungere l’intestino in condizioni di vitalità ed esercitare una azione salutistica come già definito. I microrganismi probiotici sono rappresentati da tre gruppi di batteri e precisamente: Batteri lattici- aggregato Lactobacillus acidophilus: Lactobacillus gasseri Lactobacillus crispatus Lactobacillus amylovorus Lactobacillus gallinarum Lactobacillus johnsonii - aggregato Lactobacillus casei: Lactobacillus paracasei Lactobacillus rhamnosus Lactobacillus reuteri Lactobacillus salivarius Lactobacillus plantarum Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus Streptococcus thermophilus Bifidobatteri: Bifidobacterium Bifidobacterium Bifidobacterium Bifidobacterium Bifidobacterium Bifidobacterium
longum bifidum breve infantis animalis lactis
Altri microrganismi: Enterococcus faecium Propionibacterium spp. Saccharomyces boulardi
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Yogurt Lo yogurt è un alimento completo. Lo yogurt è il giusto mix di carboidrati, proteine e grassi, contiene fermenti lattici e sali minerali. In Bulgaria esistono persone che si alimentano in prevalenza di yogurt. In Grecia lo yogurt è una tradizione e un alimento primario. In Italia oggi c’è il boom dello yogurt, ma c’è yogurt e yogurt. Il vero yogurt è solo quello che ha completato la sua fermentazione e come tale deve avere la consistenza omogenea del tipo della ricotta e preferibilmente di pecora (yogurt greco). Non deve essere ancora lattescente e liquido, se è così parte del lattosio può essere ancora presente e dare gli stessi disturbi del latte. Le creme yogurt sono ottimi dessert, ma non sono il vero yogurt e poi contengono sempre zuccheri aggiunti. Gli yogurt alla frutta oltre contenere zuccheri contengono frutta di dubbia provenienza. Le confezioni dovrebbero inoltre riportare quali fermenti sono stati usati e quali sono ancora biologicamente attivi: Lactobacillus bulgaricus , Streptococcus termophilus, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei, Lactobacillus lactis, Bifido bacterium bifidum ecc. Questi fermenti esercitano un'azione positiva in molti processi della digestione, prevengono le infezioni intestinali, rafforzano il sistema immunitario, producendo antibiotici naturali. Noi vi consigliamo di usare solo yogurt intero o magro con eventualmente l’aggiunta di frutta a vostro piacere. Aggiungendo dei mirtilli o del succo di mirtillo, abbiamo anche un’azione anti fermentativa e batteriostatica, oltre che aiutare la vista e i capillari grazie alla presenza di antocianine.
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La depurazione del mesenchima è la prima cosa da fare Il tessuto mesenchimale contiene oltre il 60% d’acqua e se questa è inquinata da tossine, porta ad una mancata risposta dell’organismo e qualsiasi farmaco o prodotto naturale o alimento arriverà a fatica nella cellula. Uno dei problemi più evidenti nella terapia omeopatica è proprio questo: quando il mesenchima è ancora puro, come nei bambini, la terapia da ottimi risultati, ma se nell’adulto abbiamo un ristagno di tossine, la terapia si rileva un vero e proprio fallimento. Per depurare il mesenchima perciò dobbiamo agire su più fronti con prodotti che depurino tutti gli organi emuntori. Tra i principali depurativi naturali ricordiamo: pilosella, cardo mariano, carciofo, tarassaco, linfa di betulla, linfa di copaiba, centella, ecc. oltre a una dieta ricca in acqua a basso residuo fisso. Un ruolo fondamentale per una buona depurazione lo giocano anche gli oligoelementi che agiscono come catalizzatori per le varie funzioni fisiologiche, gli oligoelementi dovranno essere assunti in base alla propria costituzione ed al deficit d’organo. L’alimentazione dovrà essere la più semplice possibile con alimenti alcalini* quali verdure a foglia verde, pane pasta di kamut o farro o grano saraceno, cereali integrali, riso integrali o basmati o selvaggio, frutta yogurt magro o intero senza frutta e dolcificanti, pesce azzurro di piccola taglia o pescato non di allevamento, uova. Dovranno essere evitati i cibi acidi* e tutto ciò che è trattato con conservanti e pesticidi, carni provenienti da animali allevati con mangimi o di origine dubbia, evitata anche la pasta industriale, che contiene un alto valore di glutine e conservanti. Salumi, carni rosse e di suino, formaggi sia freschi che stagionati in moderate quantità 1 volta ogni 10 giorni. Proibiti gli alcolici, vino, birra e sigarette. * vedi tabelle pag. 253
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Sfatiamo qualche mito: il latte, il frumento e... In queste pagine troverete delle informazioni riguardanti gli alimenti a cui le persone risultano più intolleranti. Non abbiamo voluto tralasciare appositamente alimenti che riteniamo migliori o non inquinati ma, a nostro giudizio, questi alimenti non provocano gravi sovraccarichi o intolleranze. Abbiamo preferito approfondire l’indagine su quegli alimenti che percentualmente risultano positivi a quasi tutte le persone, forse per chiederci il perchè...
Latte Il latte è il nutrimento dei cuccioli dei mammiferi nelle prime fasi di vita e viene secreto dalla ghiandola mammaria che si atrofizza al momento dello svezzamento. Questa è la definizione che troviamo sul vocabolario. Si, le prime fasi, dice il vocabolario, non per tutta la vita. L’uomo è l’unico mammifero che continua a bere il latte dopo lo svezzamento, abbiamo solo piccole eccezioni di animali domestici come gatto o cane, ma queste eccezioni sono da imputare al padrone e non all’animale. Il latte ha una composizione chimica diversa da mammifero a mammifero e cambia composizione chimica man mano adattandosi alle esigenze di crescita. Dove sta scritto che dovete assumere un alimento che non vi appartiene e per di più di un animale che non è della vostra razza? La risposta è sempre la stessa: il latte contiene calcio e quindi fa bene per l’osteoporosi! Calcio e osteoporosi Chimicamente il calcio contenuto nel latte non è bio disponibile e quindi non viene assorbito livello intestinale per l’inesatto rapporto tra Calcio (Ca) Fosforo (P) che deve essere di 2:1 (dott. Frank Oski, pediatra, New York) Rapporto Ca /P: Latte vaccino
Ca
119
P
97
Latte materno
Ca
33
P
18
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Tutto si basa sul presupposto che il Calcio presente venga assorbito, ma per essere assorbito oltre alla giusta proporzione tra Calcio e Fosforo, c'è anche bisogno di Magnesio che è presente nel latte materno, ma che manca nel latte vaccino. Se guardiamo l’analisi chimica, nel latte materno notiamo che la quantità di Calcio è molto inferiore e quindi viene spontanea una domanda: non è che il Calcio in cosi grande quantità nel latte vaccino sia necessario per un vitello che deve crescere in poco tempo da 10 a 150 kg? Rapporto Calcio Fosforo Per essere fissato, il calcio deve avere un rapporto Calcio/ Fosforo di circa 2:1 per due parti di Calcio necessitano una di Fosforo e Magnesio. Per il latte vaccino il rapporto Calcio / Fosforo è di 1.3:1 è dunque in eccesso di fosforo. Per il latte materno il rapporto è di 2.4:1 rapporto ottimale. Il calcio assunto dall’introduzione di latte vaccino non ha la proporzione adeguata per essere assimilato. Nel latte vaccino troviamo 1170 mg./litro di calcio, nel latte materno 340 mg./litro di Calcio quindi non è la quantità , ma la qualità. Tutti gli aromi hanno alto contenuto di Calcio, Ferro e Potassio e basso contenuto di Fosforo e Sodio Es. Alloro
Ca
830
Fe 43
K
530
P 110
Na 23
Basilico
Ca 2110
Fe 42
K 3430
P 490
Na 34
Origano
Ca 1580
Fe 44,
K 1670
P 200
Na 15
Fe 29
K
P
Na 50
Rosmarino Ca 1280
950
70
Ora, se noi usassimo queste ed altre erbe aromatiche assieme al sale marino integrale per condire verdure, carne e pesce integreremmo di sali minerali la nostra alimentazione in maniera ottimale.
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Acidità Il latte tende ad acidificare il corpo umano che ha bisogno di un pH neutro o meglio ancora alcalino. Per tamponare l’acidosi, l’organismo utilizza un sistema molto semplice, il “sistema tampone”: rimuove il Calcio (basico) dalle ossa come bicarbonato per tamponare l’acidità del sangue e del mesenchima, se continuo ad assumere alimenti acidi viene sempre attivato il sistema tampone con conseguente formazione di osteoporosi. L’acidificazione del mesenchima procura inoltre: gastriti, emicranie, indebolimento del sistema immunitario, del fegato, del sistema linfatico e quindi aumento di peso, otiti, catarri, distruzione o cambiamento della flora batterica, quindi l’instaurarsi di parassiti patogeni, funghi, microbi. Tumori In Medicina Tradizionale Cinese il cancro prolifera in ambiente acido. Un lavoro pubblicato sull’ American Journal of Clinical Nutrition, fatto da ricercatori tedeschi dice che la perdita di calcio dalle ossa è causata dall’assunzione di cibi acidi: carni, latte e derivati del latte che acidificano il corpo e costringono le reni, per tamponare l’acidità, a sottrarre carbonato di calcio dalle ossa e altri minerali. (Vedi alimenti acidi pag 248) Secondo recenti studi il latte può favorire il tumore della mammella, della prostata e delle ovaie. Lo zucchero contenuto nel latte, il lattosio, viene scisso nell'organismo ottenendo un altro zucchero, il galattosio. A sua volta il galattosio viene ulteriormente catabolizzato da enzimi (...) quando il consumo di latticini eccede quantitativamente la possibilità enzimatica di catabolizzare il galattosio, questo può accumularsi nel sangue, e può danneggiare le ovaie femminili. Alcune donne possiederebbero inoltre livelli di questi enzimi particolarmente bassi, ed il consumo regolare di derivati del latte può triplicare in loro il rischio di sviluppare cancro ovarico." (dr. Luciana Baroni). Il dottor Morishita, afferma che la pastorizzazione distrugge importanti microrganismi, ma anche la maggior parte delle vitamine.
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Farmaci pesticidi muffe Nel latte e nei latticini possiamo trovare tracce di pesticidi ed altri farmaci, antibiotici,ormoni sintetici, tra i quali rBGH, ormone della crescita del bovino, che si usa per far produrre maggior latte alle mucche. L’iper produzione di latte e la mungitura a macchina provocano mastiti ed infiammazioni che richiedono antibiotici. Ricordiamo anche che i formaggi si screpolano, si inquinano di muffe alterando i valori tossicologici. Latte materno
Latte di vacca
Latte di pecora
Latte di capra
Acqua
87,5
87,47
82,7
85,5
Proteine
1,1
3,51
6,1
4
Lipidi
4
3,68
5,8
4,8
Glucidi
7
4,92
4,6
5
Circa 0.25
0.74
0.80
0.70
(lattosio)
Sali*
* La composizione del latte può variare a secondo dell’alimentazione della nutrice o dell’animale, specialmente nel contenuto di sali. Proteine Come possiamo notare l'apporto in proteine del latte vaccino è più del triplo del latte umano e, questa alta concentrazione, può portare a danno renale. Essendoci più caseina nel latte vaccino a contatto con i succhi gastrici coagula e si caglia, è indigeribile tanto che i neonati per digerirlo hanno bisogno di 4-5 ore mentre il caglio del latte umano è soffice e quindi più digeribile.
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Grassi saturi Il latte vaccino contiene più grassi saturi del latte umano e questo è uno dei motivi per cui il latte vaccino dovrebbe essere evitato anche in età adulta. Zuccheri Il latte materno contiene più zuccheri del latte vaccino, specialmente il lattosio migliora l’assorbimento delle proteine e del calcio. Lattobacilli Nel latte materno troviamo naturalmente Lattobacilli, non così nel latte vaccino. Sali minerali Contiene troppi sali minerali: circa 7 gr /litro nel latte vaccino contro 2gr/ litro circa nel latte materno. Assunzione di Calcio Walter Willet, capo della nutrizione della Scuola di salute pubblica dell’Università di Harvard. “I paesi con più alte assunzioni di calcio, ha dichiarato lo studioso, hanno le percentuali più alte di fratture, non le più basse.” Produzione di muco La caseina (proteina del latte) viene utilizzata come colla per le etichette delle bottiglie di birra, o come colla per mobili; nel nostro sistema digestivo, questa sostanza esterna fa reagire il nostro corpo, producendo anticorpi, istamina, muco ecc. La produzione eccessiva di muco e catarro nei bambini diminuisce notevolmente con una drastica diminuzione di assunzione di latte, in quanto il muco viene prodotto proprio per liberarsi in modo naturale di questo ospite esterno indesiderato. Latte scremato Il latte a basso contenuto di grassi (parzialmente o completamente scremato) non è meglio di quello intero perché il trattamento che lo rende magro danneggia le sostanze nutritive contenute.
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Digeribilità Alcune persone lo usano abitualmente senza grandi problemi, ma la maggior parte delle persone non lo digerisce o soffre di stitichezza o dissenteria, allora le aziende latto-casearie inventano, modificano, sgrassano, micro filtrano, pre digeriscono questo alimento che non è più per l’adulto. Noi ci chiediamo: ma se vi fa MALE perché vi OSTINATE a berlo? Vi sono studi effettuati in doppio cieco per dimostrare che il latte faccia bene? Una curiosità per chi al mattino assume al bar il cappuccino con la schiuma. Il riscaldamento del latte con il vapore oltre i 100° gradi, per ottenere la schiuma, denatura le proteine del latte. Assume quel caratteristico odore dato dal solfuro di idrogeno che si libera a causa dalla rottura dei legami che stabilizzano la forma nativa delle proteine del latte. La forma nativa a “gomitolo” della proteina diventa una forma distesa, come quando con il calore del phon ci lisciamo o diamo la piega ai nostri capelli. La denaturazione non modifica la composizione e la sequenza degli amminoacidi, ma la struttura secondaria, terziaria e quaternaria delle proteine. Si ha così la perdita delle attività biologiche, gli enzimi non sono più attivati ed è la formazione di coaguli e aggregazioni che produce la caratteristica schiuma, denaturazione irreversibile delle proteine. Praticamente è indigeribile!
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Frumento L’alimento che più consumiamo è sicuramente il frumento; pane, pasta, dolci, salse sono tutte fatte con la farina di questo cereale. Negli ultimi tempi abbiamo riscontrato una aumento dei sovraccarichi alimentari, dei casi di celiachia e di allergia a questo alimento. Nel 1960 in Puglia il frumento “Cappelli” era la base dell’alimentazione, ma aveva poca resa. Il Professore G.Tommaso Scarascia Mugnozza, nel 1974, con un gruppo di ricercatori del CNEN, lo espose ai raggi gamma di un reattore nucleare per ottenere una mutazione genetica, poi lo incrociò con una varietà americana, per ottenere un grano nano che risulta più prococe e produttivo. Questo nuovo grano viene chiamato “Creso” e oggi è la base del 90% della farina che usiamo. Non è un OGM, ma è irradiato. Il professor Pecchiai ipotizza che la modifica genetica di questo frumento, porta a una modificazione della frazione della sua proteina, la gliadina, proteina basica che può portare all'enteropatia infiammatoria e quindi il mal assorbimento caratteristico della celiachia. La dermatitie erpetiforme è considerata una dermatite di origine immunologica, espressione di un'enteropatia del digiuno, tratto dell'intestino sensibile al glutine con sintomi clinici e istologici identificabili nel morbo celiaco. Il frumento Creso altera il pH del tratto digerente e la flora batterica. Dal 1974 vi è stato aumento dei casi di celachia, le fonti ufficiali dicono che ora grazie alle moderne tecniche diagnostiche, si riesce meglio ad individuare la malattia grazie alle tecniche diagnostiche, ma ci sembra molto strano che un aumento del 9% annuo sia solo per il miglioramento della tecnologia. Noi siamo d’accordo con il Prof. Pecchiai che la miglior cosa dovrebbe essere la dimostrazione della sequenza degli aminoacidi del frumento “nanizzato” e del frumento “Capelli”. Al frumento viene anche aggiunta la farina Manitoba ottenuta da più frumenti coltivati in Canada. La farina di Manitoba è ricca in proteine in particolare di gliadina e glutenina che compongono il glutine, questo fa si che la farina si gonfi meglio infatti è grazie al glutine che il pane con il lievito aumenta di volume ed assorba più acqua . Caratteristica della Manitoba o America è di produrre, durante l’impasto, grandi quantità di glutine che, trattiene i gas della lievitazione con un notevole sviluppo del prodotto.
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Nel caso delle paste alimentari trattiene gli amidi e conferisce la cottura al “dente”. Le farine sono contraddistinte da W per indicare la forza, il contenuto di glutine e per quale tipo di pane sono adatte. Da 0 a 170 W = debole Per biscotti, grissini, pasticceria. Assorbe circa il 50% del loro peso in acqua. Da 180 ai 260 W = media Pane tipo francese, all’olio o alcuni tipi di pizza. Assorbe dal 55%-65% del loro peso in acqua e sono usate in pizzeria. Da 280 ai350 W = forte Impasti che necessitano di una elevata quantità di acqua: babà, brioches, panettoni, pandori e pizza. Assorbono circa il 65% 75% del loro peso in acqua. Oltre i 350 W = speciale Prodotte con grani speciali, Americani, Canadesi si usano per rinforzare le farine deboli. Assorbono fino al 90% del loro peso in acqua. La W non viene riportato nelle farine per uso domestico. Il dato per scegliere la farina è quello relativo al contenuto in proteine. Da parte nostra, in attesa, possiamo solo dirvi di evitare di assumere troppo frumento Creso e con alto contenuto proteico, usate farine alternative quali Kamut, Farro. Spelta, Grano Saraceno, Soia ecc. Potete trovare contaminazione di farina di Manitoba anche in prodotti tipo farro o kamut, non essendo farine forti, per aumentare la lievitazione. Ricordiamo che le persone di gruppo sanguigno O non tollerano il glutine di frumento, la celiachia è una malattia subdola e difficile da diagnosticare che inizia con sintomi molto confusi e colpisce ogni fascia d’età dai bambini agli anziani.
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Glutine Il glutine è un complesso di proteine contenuto in alcuni cereali. E’ una sostanza collosa, usata nell'industria alimentare, favorisce la lievitazione e la panificazione, dà elasticità e consistenza al prodotto finito. Per la sua proprietà collosa viene utilizzato nelle industrie come collante per i tessuti e le carte. A nostro avviso un consumo eccessivo di glutine può portare ad una sensibilizzazione e ad un allergia per attivazione oltre a rendere le pareti dell’intestino ricoperte da sostanza collosa indigerita. SPECIE TRITICUM Frmento invernale Frumento estivo Triticale Spelta Grano duro Farro Grano monococco
GLIADINA (g/100g) 4,92 7,38 4,72 6,15 6,43 5,69 6,47
(H:Wieser, W.Seilmeier:”Reactivity of gliadin fractions and components from different wheat species in the Skerrit test”, Proceedings of the 13° Meeting of PWG, pag.12, Novembre 1998).
La Gliadina è una proteina presente in quasi tutti i cereali (frumento, segale, avena, orzo) deriva dal glutine ed è ritenuta la responsabile del Morbo Celiaco.
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CONTENUTO IN AMMINOACIDI DEL GLUTINE Amminoacido Ac. Aspartico Leucina Fenil-alanina Alanina Glicocolla Prolina Acido Glutammico Tirosina Istidina Arginina Triptofano Lisina Cisteina Valina
% 9,60 8,60 4,08 5,02 8,62 8,05 26,78 1,32 0,97 1,89 1,24 1,23 1,43 3,27
Totale sull’idrolizzato 82,12 % sul secco Contenuto in amminoacidi del glutine (Padoa ) www.agribionotizie.it AMMINOACIDI ESSENZIALI
AMMINOACIDI NON ESSENZIALI
Fenilalanina Isoleucina Leucina Lisina Metionina Treonina Triptofano Valina
Acido L-Aspartico Acido L-Glutammico Alanina Arginina Cisetina Glicina Idrossiprolina Istidina Prolina Serina Tirosina Analizzando questa tabella si può notare che nella composizione del glutine mancano tre amminoacidi essenziali che, come abbiamo già spigato precedentemente, il nostro corpo non riesce a sintetizzare. Le persone che seguono una dieta vegetariana dovranno rigorosamente integrare questi amminoacidi mancanti nei cereali e nei legumi.
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Seitan Il seitan è un alimento di origine orientale, ricavato dalla lavorazione del glutine di frumento o di qualsiasi cereale che contenga glutine. Le proteine pur essendo tra il 15-20% sono di scarso valore biologico, perché mancanti di aminoacidi essenziali. Ha un apporto di 120 kcal ogni 100 grammi non contiene grassi saturi e colesterolo. E’ controindicato alle persone che soffrono di celiachia e sovraccarico di glutine e come abbiamo gia detto un assunzione continua di questo prodotto, puro glutine, può portare a sensibilizzazione. Il seitan può essere fatto in casa acquistando nei negozi di alimentazione naturale il glutine.
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Segnaliamo un prodotto alternativo alla carne e al Seitan completamente vegetale ricavato da glutine e farine di cereali: il Mopur.
Mopur Informazioni fornite dal Dott. Gabriele Montera - riproduzione riservata Mopur è una nuova metodica alimentare con la quale è possibile creare, partendo dal glutine e da farine di cereali, nuovi prodotti o rendere quelli di uso comune, come pasta pane e dolci, più digeribili e nutrienti. La carne vegetale è, sicuramente, tra le soluzioni più innovative nel campo dell'alimentazione di oggi, in quanto alla riproducibilità della consistenza e dell'aspetto della carne animale associa un'alta digeribilità a fronte di un apporto proteico quasi doppio. Proprio questa caratteristica è stata la prima ad essere documentata dopo una lunga fase di gestazione del prodotto alla cui preparazione, da anni, si è dedicato, da ricercatore autonomo, Beniamino Anzalone, al quale si deve l'intuizione della metodica Mopur. Partendo proprio dalla constatazione della facile digeribilità di affettati e filetti di frumento contenenti circa il 36% di proteine del glutine, si è provveduto ad una sua prima quantificazione in laboratorio. I risultati, a dir poco sorprendenti, furono presentati ad un convegno nazionale sulle medicine non convenzionali organizzato dall'Assessorato alle Attività produttive della Provincia di Cosenza nel 2004: il glutine era rintracciabile nella quantità di 100 mg/Kg ed il profilo aminoacidico del filetto Mopur denotava, per gli aminoacidi essenziali, la prevalenza di alcuni (fenilalanina, isoleucina, leucina) o la sovrapposizione di altri (metionina, treonina) rispetto a quelli ricavabili dalle tabelle nutrizionali della carne bovina. Non era stata, però, rilevata, la presenza di triptofano. Anche gli aminoacidi non essenziali, ad eccezione di alanina, asparagina e tirosina, risultavano essere presenti in quantità sensibilimente maggiori rispetto a quelle della carne bovina. Questi primi dati, in ogni caso, rendevano ragione della sensazione soggettiva di ottima digeribilità del prodotto, dovendosi presumerne, conseguenzialmente, una degradazione quasi totale del glutine durante il processo di impasto ideato da Anzalone. A distanza di tre anni la procedura di lavorazione ha portato ad un ulteriore perfezionamento dell'aspetto del prodotto e della sua manegevolezza in cucina. Tale miglioramento non era, però, solo esteriore: recenti analisi effettuate nel giugno del 2007 presso lo
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stesso laboratorio che aveva condotto le precedenti, la Delvit Chimica di Cosenza, portavano a risultati ancor più incoraggianti. Il glutine, infatti, veniva riscontrato nella misura di 17 mg/Kg, mentre il profilo aminoacidico subiva una rimodulazione rispetto alle analisi precedenti, tale da portarlo su livelli assolutamente superiori, da punto di vista quali-quantitativo, a quelli raffrontati in precedenza con la carne bovina. In particolare, a semplice titolo di esempio dell'importante significato nutrizionale che assume la carne vegetale Mopur, è bene sottolineare come gli aminoacidi ramificati, leucina isoleucina e valina, implicati nella costituzione delle proteine muscolari, sono presenti dal 33% fino al 100% in più di quelli contenuti nella carne bovina; inoltre, la percentuale di fenilalanina e di triptofano, precursori delle catecolamine la prima e della serotonina il secondo, è due volte maggiore di quella rilevabile nel muscolo dei bovini. Da tenere presente che il triptofano, come si è detto, non era riscontrabile nel profilo aminoacidico del 2004. Questi dati, pur nella loro provvisorietà, già da soli possono dare un'idea significativa della particolare qualità della carne vegetale Mopur e della metodica produttiva in generale, che può essere considerata, a buon titol, una importante innovazione nel campo dell'alimentazione umana capace di costituire, tra l'altro, un rimedio di prima scelta per i soggetti che manifesatno problemi organici riconducibili all'intolleranza al glutine.
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Pesce Il Mar Mediterraneo e l’oceano Atlantico sono al centro di catastrofi ecologiche quasi ogni anno e noi ne veniamo a conoscenza solo quando c’è perdita di vite umane. Molti paesi di zone costiere sono prive di depuratori. Il mar Mediterraneo ha un ricambio delle acque di circa 70 anni. Nell'oceano Atlantico possiamo trovare: TBT ( tributil stagno che sarà vietato dal 2008), versamenti di petrolio (le petroliere Erika, Prestigie versarono 20.000 e 77.00 tonnellate di petrolo per carburante), sostanze chimiche e radionuclidi Technetium ( fonte OSPAR 2000). Il pesce e esposto a scorie e sostanze chimiche dovute all’inquinamento delle acque. I pesci di grande taglia tonno, pesce spada, sono esposti all'assunzione dei metalli pesanti. I pesci di fondo come la platessa, la sogliola ed il rombo si inquinano anche per osmosi cutanea. Riteniamo perciò utile consigliare di assumere solo pesci di taglia piccola quali acciughe, alici, latterini che hanno un vita breve e quindi non hanno il tempo di rimanere a lungo in acque inquinate. Vogliamo anche segnalare la possibilità di allergia merluzzo, soprattutto nei paesi nord europei. Il pesce azzurro, tonno, acciughe, aringhe, è la causa di intossicazioni da istamina che non si degrada con la cottura. L’istamina e altre amine vasoattive le troviamo nella parte rosso scura. Germi dell’ambiente marino e terrestre, tramite un enzima, trasformano l'istidina in istamina; le contaminazione batteriche possono avvenire, anche dopo la pesca, nella produzione dell'alimento, nelle fasi di distribuzione e somministrazione. 133,33 mg/Kg di alimento di istamina sono la dose rischio, la dose normale è di circa 0,5 - 25 mg/Kg. L’igiene e la refrigerazione sono fondamentali per controllare i microrganismi produttori dell'enzima decarbossilasi. La cottura concorre alla formazione dell'istamina. Il pesce in scatola può avere quantità di istamina a volte più elevate di quello fresco. L’istamina non conferisce ai pesci odori o sapori particolari (fonte Webzine della Sanità Pubblica Veterinaria). Abbiamo avuto due casi di allergia al tonno che vogliamo segnalare. Stefano F. Nel 2005 assume un panino col tonno, dopo circa tre ore, riscontra i segni classici d’allergia con ingrossamento della glottide.
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Chiamata dâ&#x20AC;&#x2122;urgenza la Guardia Medica e somministrati i farmaci, rientra l'emergenza. A tuttâ&#x20AC;&#x2122;oggi Stefano è allergico al tonno e al frumento ed è anche positivo ad entrambi gli alimenti al test EAV. Salvatore C., addetto in un ristorante, è allergico al tonno da molti anni anche al contatto, diventa inoltre allergico ad altri alimenti quando questi si accompagnano il tonno. Le crisi allergiche si susseguono regolarmente. Questi due casi ci fanno capire come il nostro sistema immunitario non distingue il tonno dal frumento. Gli anticorpi si attivano per la sostanza che libera istamina; anche il frumento e altri alimenti diventano allergizzanti se assunti assieme al tonno.
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Fosforo e memoria Non vi è nessuna correlazione scientifica tra fosforo e memoria, il fosforo non aiuta la memoria; favorisce lo sviluppo di ossa e denti, fornisce alle cellule energia. Calcio e fosforo entrano nella composizione del sistema nervoso, nei ribosomi e nelle nucleoproteine. Il fosforo si trova in vitamine ed enzimi, la carenza è molto rara perchè lo troviamo in moltissimi alimenti; può però provocare disturbi nervosi, stanchezza fisica e mentale. L’eccesso è controindicato in caso di insufficienza renale. Gli alimenti che contengono più fosforo per 100 g di prodotto sono: Crusca di grano (1200mg) Germe di grano (1100 mg) Latte di vacca scremato in polvere (1030 mg) Cacao in polvere (685 mg) Farina di soia intera ( 600 mg) Grana ( 702 mg) Acciughe o alici sotto sale (481 mg) Acciughe o alici sott’olio (351 mg) Gamberi (349 mg)
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Contaminazioni alimentari Le muffe si possono sviluppare su alimenti e mangimi, producono le micotossine, che sono molecole resistenti prodotte da funghi e persistono anche dopo la morte del fungo stesso. Possono esercitare un'azione tossica sull'uomo e sugli animali d'allevamento, attraverso l'ingestione di alimenti contaminati. Micotossine più diffuse e alimenti più frequentemente contaminati La produzione è connessa alla crescita fungina. • Aflatossine B 1 ,B 2 , G 1 , G2 : mais, arachidi, residui frutta secca, spezie • Aflatossina M 1: latte sottoprodotti: siero, ecc. • Ocratossina A : cereali, farine di carne suina, residui del caffè, del cacao, trebbie di birra, buccia d'uva • Zearalenone: cereali, mais • Patulina : mele Effetti tossici delle micotossine
Aflatossina B 1: Cancerogeno, immunosoppressore, epatiti, nefriti genotossicità
Aflatossina M 1: Mutageno
Le aflatossine sono presenti in caso di Candida, in caso di cancro del fegato
In caso di epatite si riscontra sempre una presenza di aflatossine
Le aflatossine abbassano il sistema immunitario
L'aflatossina AFM 1 e l'ocratossina A, si possono trovare nel latte materno e possono raggiungere a volte dei livelli preoccupanti. Gli addetti che lavorano in ambienti dove vengono trattate delle derrate contaminate sono esposti al rischio di contaminazione
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Ocratossina A: Nefrotossicità, immunosoppressore, cancerogeno, epatiti,nefriti, teratogenicità, genotossicità
Zearalenone: Estrogenosimile, ipofertilità
Patulina: Citotossico, immunosoppressore
Vi consigliamo, di non assumere alimenti, specialmente la frutta, infestati da muffe.
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Peperoncino Il peperoncino viene usato da molte persone in modo smisurato. La capsicina (alcaloide), principio attivo del peperoncino, è da considerarsi una vera e propria droga a tutti gli effetti perché crea dipendenza. La persona che assume peperoncino, ne assumerà sempre di più. Alcune persone dicono che il peperoncino cura molte malattie tra cui l’ulcera gastrica. Vi possiamo assicurare che questo non è vero, la capsicina è un potente anestetizzante che toglie i dolori tipici dell’ulcera, ma non riesce a rimarginare le ferite. Un studio dimostra che la capsicina uccide le cellule cancerose del tumore della pelle togliendo loro ossigeno. I ricercatori hanno studiato la reazione delle cellule umane al contatto con la sostanza contenuta nel peperoncino rosso, assieme alla connessa resiniferatoxina. Entrambi i residui sono sostanze naturali conosciute come vanilloidi. Ne è risultato che la maggior parte delle cellule del cancro della pelle esposte a queste sostanze sono morte. I ricercatori affermano che queste sostanze sembrano uccidere le cellule danneggiandone le membrane e limitando la quantità di ossigeno che raggiunge le cellule cancerose. Gli autori dello studio Numsen Hail Jr. e Reuben Lotan, PhD, dell'University of Texas M.D. Anderson Cancer Center in Houston affermano che se altri studi confermeranno quanto da loro scoperto, si potrebbe passare all'uso terapeutico tramite applicazioni locali sulla pelle. Il loro studio compare sul numero 4 di settembre del the Journal of the National Cancer Institute. In un editoriale che accompagna lo studio, Young-Joon Surh, PhD, del the College of Pharmacy at Seoul National University in Korea afferma che i risultati permettono la comprensione di come la capsicina funziona all'interno di una cellula, ma che è necessario approfondirla per poter escludere, con certezza, che non uccida anche le cellule sane.
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Cibi a basso costo e etichette La moda del naturale ha fatto si che le varie industrie alimentari si adeguassero a questa moda. Oggi abbiamo l’alimento della Salute, del Benessere, della Lunga Vita e chi più ne ha ne metta di aggettivi qualificanti . Un prodotto dovrebbe essere sano, qualificato, ma se leggiamo le etichette di questi alimenti quasi sempre sono ingannevoli. Se leggiamo ad esempio un etichetta di biscotti o di dolci confezionati molte volte troviamo: farina di frumento, zucchero di canna, grassi non idrogenati da oli vegetali. Ora analizziamo l’etichetta e chiediamoci : Qual è il contenuto di proteine e nella fattispecie di glutine? Lo zucchero di canna è cristallino, sbiancato con calce, integrale panela o mascavo e da dove proviene ? Quali sono gli oli vegetali: soia , arachide, mais, vari , cocco ecc.? Se riuscissimo ad avere tutte queste informazioni in più, capiremmo se il prodotto è adatto alla nostra salute o no. Noi potremmo essere intolleranti o addirittura allergici all’olio di arachide ed allora questo alimento può farci male? Certo le industrie alimentari si attengono alla legge e la rispettano, ma dal nostro punto di vista se si vuol fare un buon prodotto che sia per il benessere della persona, bisogna dare tutte le informazioni necessarie con la maggior chiarezza e trasparenza possibile, legge o non legge, vige sempre il buon senso. Fare un etichetta con scritto “oli vegetali” o “olio d’arachide” non cambia i costi, ma cambia l’informazione. Non dobbiamo sempre aspettare che succeda qualche cosa, vedi mucca pazza o aviaria, per poi informare le persone, le industrie devono precedere la legge e poi eventualmente adeguarsi. La qualità deve essere pagata, l’aumento di supermercati a basso prezzo con alimenti a baso costo di provenienza incerta, saranno forse la causa nei prossimi anni di nuove malattie, intolleranze, allergie e speriamo che tutto si limiti solo a questo e non degeneri in malattie gravi ed irreversibili. Noi vi consigliamo di acquistare poco e di ottima qualità, spenderete forse un pò di più, ma sicuramente avrete guadagnato in salute. Se poi dovete fare i conti con una famiglia numerosa e acquistate cibo a basso costo per risparmiare, o se avete poco tempo per fare la spesa e acquistate la prima cosa che si trova in bella vista e in “offerta” acquistando così prodotti di indubbia provenienza, fate pure.
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Poche persone pensano che i gonfiori, gli edemi, le tossi, i raffreddori e altri disturbi sono spesso riconducibili all'alimentazione, ma ricordiamoci che sono i primi sintomi dell'intolleranza, poi... Per le persone che voglio scoprire altri â&#x20AC;?miti da sfatareâ&#x20AC;? consigliamo il libro: Quattro sberle in padella di Stefano Carnazzi e Stefano Apuzzo la prefazione è di Beppe Grillo. Editori Stampa Alternativa.
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Cortisolo Il cortisolo è un ormone rilasciato dalle ghiandole surrenali. Viene rilasciato in risposta ad una situazione di stress o ad insufficienza di glucosio nel sangue. Ha un ritmo circadiano con un aumento dalle prime ore del mattino (03.00), un picco massimo intorno alle ore 10.00 per poi diminuire gradatamente durante il giorno con un picco di minima verso le 22.00 per rincomincia a salire.
Cortisolo 8 6 Picco massimo e minimo or e 3 or e 5 or e 7 or e 9 or e 11 or e 13 or e 15 or e 17 or e 19 or e 21 or e 23 or e 1 or e 3
4 2 0
Serie1
-2 -4 -6 -8
Ora del giorno
L’aumento di cortisolo nel sangue gioca un ruolo fondamentale: Sul sistema glucidico perché stimola la degradazione di glicogeno con liberazione in circolo di zuccheri semplici Favorisce la sintesi di zuccheri a partire dagli aminoacidi, attivando la gluconeogenesi Ha un effetto iperglicemizzante con iperinsulenemia reattiva, degrada le proteine ( autocannibalizzazione) Favorisce la sintesi di tessuto adiposo
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Il tessuto muscolare striato, adiposo, osseo, linfoide, connetticale vanno incontro a catabolismo proteico ( autodistruzione) Inibisce la sintesi di DNA e RNA Il sistema immunitario diminuisce d’efficacia Il sistema circolatorio aumenta la gittata ed aumenta la pressione, al mattino prima di scendere dal letto abbiamo un aumento delle pulsazioni Diminuisce il metabolismo osseo, con cattivo assorbimento di Calcio a livello dei villi intestinali A livello renale interferisce sul assorbimento dell’acqua, del sodio e del potassio Può modificare l’umore con momenti d’euforia alternati a depressione ed ansia Possiamo avere stanchezza cronica, irritabilità, disturbi del sonno Cambiamenti ormonali: innalzamento del cortisolo e diminuzione del testosterone.
L’attività fisica è legata alla produzione di cortisolo. L’attività fisica dovrà essere fatta il mattino a digiuno del tipo aerobico per 20-30 minuti, in questo modo avremo un rilascio di endorfine per tutto il giorno. L’atleta, soprattutto se occasionale, aiuta ad innalzare il cortisolo nel sangue se fa allenamenti alla sera, riporta così i valori del cortisolo in fase positiva (parte superiore del grafico) soprattutto se ha un sonno insufficiente, con riposo e recupero insufficiente. Il superallenamento, le attività extra sport stressanti, gli allenamenti in concomitanza di malessere psico fisico e alimentazione inadeguata innalzano tutti il cortisolo L’atleta, con alti valori di cortisolo, potrà avere una diminuzione della massa magra. Ricordiamo che il suo analogo sintetico viene comunemente chiamato CORTISONE, il farmaco usato a dismisura per ogni patologia, dai medici che non vogliono ricercare la causa della malattia.
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Equilibrio Acido-Basico Abbiamo gia parlato a lungo di acidità nel capitolo del latte, vogliamo concentrare la vostra attenzione sul metodo di controllo e di prevenzione dell'acidosi, stato patologico quasi sempre trascurato. Il nostro sangue ha un pH che si aggira tra il tra 7,36 e 7,42 Il pH è la misura del grado di acidità o di alcalinità di un liquido ed è compreso tra 0 e 14. Da zero a sette abbiamo acidità, a sette neutralità, da sette a quattordici alcalinità o basicità . La variazione del pH può essere nociva, possono manifestarsi gravi disturbi dello stato di coscienza e disturbi metabolici. Il nostro corpo tende naturalmente all’acidità, poiché durante il metabolismo produce scorie acide che vengono eliminate attraverso i reni e i polmoni. Abbiamo così: senso di fatica al mattino e dopo pranzo, iperacidità gastrica, emicrania, bulimia, alito cattivo, sistema immunitario deficitario con conseguenza di malattie ricorrenti e infettive nonché intolleranze, osteoporosi, dolori articolari, ritenzione idrica, stitichezza, traspirazione eccessiva. In questo stato di acidosi le cellule invecchiano molto prima, per aumento dei radicali liberi, ricordiamo che l’anziano tende sempre ad essere in acidosi. Le patologie come malattie reumatiche, renali, diabete, candidosi e tumori trovano terreno fertile. Nella tabella alimenti acidi, neutri e alcalini troverete gli alimenti responsabili dell’acidosi, ricordate inoltre che la sedentarietà, lo stress, il sovraffaticamento fisico, stati emotivi, l’assunzione di farmaci, l’inquinamento ecc. sono tutti fattori che contribuiscono ad abbassare il vostro pH. Dobbiamo perciò, controllare la nostra acidità. Un modo molto semplice, che suggerisce anche il metodo Kousmine, è quello di misurare il pH urinario dopo la colazione del mattino, prima di pranzo e prima di cena con un pHmetro o con delle striscioline di cartina tornasole. Dobbiamo tenere il nostro pH sopra il 7, l’ideale è 7,3. Come fare per tenerlo entro questi valori? Per mantenere il pH entro questi valori, innanzitutto dovremo cambiare il nostro stile di vita, alimentarci in modo diverso (per esempio adottando il metodo gruppoIgA) ed eventualmente usare una integrazione basica.
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DepuriAMOci La prima regola fondamentale per raggiungere il benessere e la diminuzione del peso corporeo è una buona depurazione. Con la depurazione andiamo ad attivare nel nostro organismo dei meccanismi di metabolizzazione delle scorie mesenchimali ed intestinali. Se volete che una dieta o un prodotto di origine naturale funzioni al massimo della sua attività dovete innanzitutto provvedere ad una depurazione che può durare da una settimana al mese o a più mesi. Per depurare al meglio un organismo bisogna innanzitutto seguire delle regole specifiche e meticolose come : • • • • •
Bere acqua e limone a digiuno al mattino Regolarizzare l’intestino Evitare cibi che possano affaticare l’apparato digestivo ed epatico Fare attività fisica Dormire regolarmente dalle 6-8 ore
Ogni mattina è buona regola, appena alzati, assumere un bicchiere di acqua con la spremuta di ½ limone, l’ideale sarebbe aumentare gradualmente l’assunzione di ½ limone ogni giorno sino a raggiungere la quantità di 6 limoni e poi scendere sino a ritornare a quota ½ limone. Molte persone ritengono che l’assunzione del limone al mattino a digiuno provochi stitichezza : non è assolutamente vero anzi, al contrario, usato a digiuno il limone è un lassativo (a volte molto potente) pertanto bisogna fare attenzione all’uso ed eventualmente non superare la dose di 1- 2 limoni. Il limone depura e porta a ridurre gli acidi urici ed è un disinfettante intestinale. L’aggiunta di un cucchiaio di succo di aloe o di succo di linfa di betulla aumenta il potere disintossicante. La regolarizzazione dell’intestino è un'altra priorità assoluta. Le persone che non si scaricano con regolarità quotidiana, ma a giorni alterni, sino ad arrivare a 3-5 giorni, devono assolutamente regolarizzare il proprio intestino. Il modo migliore per regolarizzarlo è quello di assumere ogni mattina uno yogurt, frutta lontano dai pasti e la verdura a foglia sempre prima di mangiare, sia a pranzo che a cena. Sconsigliamo i lassativi di qualsiasi genere, sia di origine vegetale che chimici.
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Per le persone con stitichezze più ostinate consigliamo di assumere tutte le sere prima di cena una miscela di alimenti del tipo: succo di tamarindo, kiwi, fichi secchi, prugne, manna e semi di psillo. Un massaggio mattutino e serale all’intestino in senso orario e antiorario per 3 minuti aiuta la motilità intestinale e riduce il gonfiore intestinale. Se la stitichezza è di oltre 5 giorni con feci di forma rotondeggiante tipo piccole palline, consigliamo di consultare un chirurgo internista. L’alimentazione dovrà essere molto curata, i pasti dovranno essere regolari e non abbondanti possibilmente 5 al giorno, i cibi dovranno essere scelti con cura e meticolosità. Bisognerà preferire cibi alcalini o neutri evitando i cibi acidi (vedi tabella pag. 248) L’attività fisica non dovrà essere intensa, ma ludica, passeggiate all’aria aperta concentrandosi sulla respirazione profonda o parlando con un amico o cantando. Esercizi fisici di ginnastica dolce possibilmente all’aria aperta, nuoto, e piccole corse. Il sonno dovrà essere regolare, coricarsi alle ore 22,30- 23,00 max e risveglio alle ore 07.00. Non dovrebbero esserci interruzioni nel sonno, se dovesse capitare di risvegliarsi continuamente ad una determinata ora e se si facessero dei sogni ricorrenti sarebbe opportuno parlarne con il proprio naturopata. L’interpretazione di un sogno ricorrente e il risveglio costante ad una determinata ora della notte, oltre ad un interpretazione che piace molto alla scuola Froidiana, può dare indicazioni utili per capire quali organi hanno un eccesso o un deficit energetico. Ci sono molte diete in circolazione, ora cercheremo di analizzarle e capire qual è la più indicata per il nostro organismo. Gruppo sanguigno Metodo Montignac Zona di Barry Sears Metodo Hatkins Dieta Gift Metodo Kousmine Dieta Mediterranea Metodo GruppoIgA
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Oltre l’intestino: i gruppi sanguigni Le intuizioni e le sperimentazioni di Peter J. D’Adamo (ricercatore e docente nell’ambito della medicina naturopatica) sull’importanza di una alimentazione basata sulla scelta degli alimenti in base al nostro gruppo sanguigno, ci sembra di grande importanza per acquisire un’abitudine alimentare corretta quando, eliminati i sovraccarichi alimentari e le eventuali intolleranze, dobbiamo riuscire a “mantenere” i risultati ottenuti. Questo concetto è molto importante, ma spesso ci è capitato di rilevare sovraccarichi o intolleranze di alimenti consigliati per un gruppo sanguigno, in persone che appartenevano a quel gruppo. L’esempio più frequente ci è dato dalla soia, legume consigliato al gruppo A, che a molte persone (soprattutto donne) appartenenti a questo gruppo sanguigno, determinava gonfiori, ritenzione idrica e spesso cefalee. Eliminata la soia dall’alimentazione quotidiana per un determinato periodo di tempo e annullata l’intolleranza, hanno potuto reintegrare il legume gradualmente sfruttandone così le azioni benefiche determinate con la perfetta compatibilità verso il gruppo A. Non vogliamo polemizzare, ma purtroppo questa strana incompatibilità può essere determinata da una soia transgenica dove, al gene della soia, è stato aggiunto un gene di crostaceo (alimento da evitare per il gruppo A). Rimane, a questo punto, impossibile determinare un alimento perfettamente congeniale, quindi il nostro consiglio è quello di assumere alimenti più naturali possibili, meglio se da agricoltura biologica, controllare le eventuali intolleranze e stabilire l’alimentazione più compatibile a noi stessi. Secondo D’Adamo, il segreto per vivere in buona salute e nel pieno vigore fisico e mentale, si nasconde nel gruppo sanguigno. In base al proprio gruppo sanguigno ciascuno potrà così individuare. • gli alimenti • i condimenti • le bevande • gli integratori vitaminici e minerali più adatti e quelli da evitare • l’attività fisica ideale per il proprio benessere • le malattie alle quali si è predisposti • il modo per combattere lo stress • il sistema per combattere l’invecchiamento Il sistema immunitario è dotato, come abbiamo già visto, di un sistema molto sofisticato per stabilire se una sostanza è o non è estranea al nostro organismo.
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Esso si basa su sostanze chimiche chiamate antigeni. Gli antigeni correlati ai gruppi sanguigni sono tra i più potenti del nostro corpo e sono anche detti agglutinogeni. Ogni gruppo sanguigno è caratterizzato dalla presenza di un antigene specifico al quale, tra l’altro, deve il suo nome. Il Il Il Il
gruppo gruppo gruppo gruppo
sanguigno sanguigno sanguigno sanguigno
A, presenta nelle cellule l’antigene A B, presenta nelle cellule l’antigene B O, presenta nelle cellule l’antigene O AB, presenta nelle cellule gli antigeni AB
I ricercatori che operano in questo campo hanno scoperto che molti alimenti sono in grado di agglutinare le cellule di alcuni gruppi sanguigni, ma non di altri. Questo significa che la stessa sostanza nutritiva può risultare dannosa per le cellule di un gruppo ed essere invece benefica nei confronti delle cellule di un altro gruppo. Questa scoperta ha determinato una correlazione tra gruppo sanguigno e dieta. La spiegazione di tutto questo risiede nelle lectine, proteine presenti in tutti gli alimenti dotate di particolari proprietà agglutinanti che si esprimono nel sangue. In natura, le lectine costituiscono un mezzo efficace che permette ad un organismo di “attaccarsi” ad un altro. Quando mangiamo un alimento che contiene lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse si posizionano in un organo (fegato, stomaco, cervello, reni, pancreas, arterie ecc.) e iniziano ad agglutinare i globuli rossi in quella zona determinando rallentamento della digestione, infiammazione, rallentamento del flusso arterioso. Questi microscopici agglomerati verranno poi distrutti. Molte lectine derivate dagli alimenti hanno caratteristiche simili a quelle degli antigeni dei gruppi sanguigni e, di conseguenza, si comportano come aggressori per le persone che possiedono gli anticorpi diretti contro quello specifico antigene. Tutto questo non deve portarci a diffidare del cibo, d’altronde le lectine sono molto abbondanti nei cereali, nella verdura, nei legumi, nel pesce, nei crostacei e nei molluschi e quindi risulta praticamente impossibile eliminarle completamente, il segreto sta nell’eliminare dalla dieta solamente le lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno. Benefici sono gli alimenti che agiscono come “medicine” Indifferenti sono gli alimenti che agiscono come alimenti Da evitare sono gli alimenti che agiscono come sostanze tossiche.
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Il modo migliore per cominciare un programma dietetico consiste nell’abolire del tutto solamente gli alimenti “da evitare” (che contribuiscono a fare acquistare peso), prediligere gli alimenti “benefici”, senza però aver paura di consumare anche gli alimenti “indifferenti”. Questi ultimi non contengono lectine dannose per il vostro gruppo sanguigno e sono ricchi delle sostanze nutritive che completano così una dieta bilanciata. In questo modo, avrete la certezza di seguire una dieta equilibrata, riuscendo a perdere peso e non salute. (tratto da L’alimentazione su misura di P.J. D’ADAMO)
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Programma per il gruppo 0 • • • •
E’ un mangiatore di carne Ha un sistema digestivo robusto Ha un sistema immunitario iperattivo Reagisce meglio allo stress praticando attività fisica intensa
Alimenti che favoriscono la diminuzione del peso
Alimenti che favoriscono l’aumento di peso:
Laminaria Pesce e frutti di mare Sale iodato Fegato Carne rossa Verza Spinaci Broccoli
Glutine di frumento Mais Fagioli di Spagna Fagioli bianchi Lenticchie Cavolo bianco Cavolini di Bruxelles Cavolfiori Senape
Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Carni: Agnello Cervo Cuore Manzo Montone Vitello Montone Vitello
Carni: Maiale Oca Salumi in genere
Pesce e frutti di mare: Alosa Aringa Coregone Halibut Luccio Merluzzo Nasello Persico Pesce spada Ricciola Salmone Sardine Sgombro Sogliola Storione Trota iridea
Pesce e frutti di mare: Aringhe in salamoia Caviale Pesce gatto Polpo Salmone affumicato
Latte e derivati: nessuno
Latte e derivati: Latte intero/ scremato Latte di capra Formaggi freschi e stagionati Gelato, siero di latte, Yogurt di tutti i tipi
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Alimenti consigliati Oli: Olio di oliva
Olio di semi di lino
Alimenti da evitare Oli: Olio di arachidi Olio di cartamo Olio di cotone Olio di mais
Semi e frutta secca: Noci Semi di zucca
Semi e frutta secca: Anacardi Arachidi Noci brasiliane Pistacchi Semi di papavero
Legumi: Fagiolini dallâ&#x20AC;&#x2122;occhio Fagioli azuki Fagioli pinto
Legumi: Fagioli bianchi e Spagna Lenticchie Tamarindo
Cereali: nessuno
Cereali: Avena, Cous Cous, Crusca Frumento Germe di grano Mais bianco e giallo (polenta)
Pane: nessuno
Pane: Pane ai Cereali, di segale di Frumento anche Integrale
Verdure: Aglio Alga marina Bietole Coste Cavolo rapa Cavolo verde Cicoria Cipolle Lattuga romana Patate dolci Peperoni rossi Porro Prezzemolo Rafano Rape Scarola Spinaci Verza Zucca
Verdure: Cavolfiore Cavolo Cavolini di Bruxelles Melanzane Olive nere Patate Funghi coltivati e Shiitake
Frutta: Mandarini Fichi fresci e secchi Prugne
Frutta: Arance Avocado Fragole Melone More Noci di cocco Rabarbaro
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Alimenti consigliati Succhi: Succo di ananas, di ciliegie nere di prugne
Alimenti da evitare Succhi: Succa d'arancia, di Mele, Sidro
Spezie e dolcificanti Carruba Curcuma Curry Prezzemolo Pepe di Cayenna
Spezie e dolcificanti: Aceto cannella Capperi Noce moscata Pepe bianco e nero Vaniglia
Condimenti e salse: nessuno
Condimenti e salse: Condimenti speziati Ketchup Sottaceti Verdure sottaceto e in agrodolce
Infusi: Fieno greco Luppolo Menta piperita Rosa canina Salsapariglia Tarassaco Tiglio Zenzero
Infusi: Acetosa Aloe Barba di mais Bardana Borsa del pastore Echinacea Iperico Genziana Senna
Bevande: Acqua di soda Acqua di seltz
Bevande: Bibite a base di cola Bibite frizzanti Bibite dietetiche Caffè Liquori The nero
Integratori: Vitamine del Gruppo B Vitamine k Calcio Iodio Manganese
Integratori: Vitamina A Vitamina E
Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. ♦ Carne e pollame indifferenti: Anatra Coniglio Fagiano Pernice
Pollo
Quaglia
♦ Pesce e frutti di mare indifferenti: Acciuga Anguilla Aragosta Calamari Carpa Cozze Eglefino Gamberi
Cernia
Capasanta
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Granchio Lucioperca Lumache Ombrina Ostriche Pagello occhialone Palombo Passera Rane Sperlano Spigola Storione Tartaruga Tonno Trota di mare Trota salmonata Vongole ♦ Latte e derivati indifferenti: Burro Feta Fiocchi di latte magro Formaggio di capra Latte di soia Mozzarella. ♦ Oli indifferenti: Olio di fegato di merluzzo
Formaggio di soia (tofu)
Olio di ravizzone
Olio di sesamo
♦ Semi e frutta secca indifferenti: Castagne Mandorle Pinoli Semi di girasole Nocciole ♦ Legumi indifferenti: Piselli Ceci Cannellini Fagioli
Fagiolini
♦ Cereali indifferenti: Amaranto Riso Farro Grano Saraceno Riso Kamut
Semi di sesamo
Fave
Piselli
Soia rossa
Kasha
Miglio
Orzo
♦ Pane indifferente: Pane di farro, di miglio, di riso integrale, di soia, di sola segale, senza glutine ♦ Verdure indifferenti: Asparagi Barbabietole Carote Cetrioli Finocchio Indivia Olive verdi Peperoncino Pomodori Peperoni gialli e verdi Radicchio Rapanelli Rucola Scalogno Sedano Zenzero Zucchine ♦ Frutta indifferente: Albicocche Ananas Anguria Bacche di sambuco Banane Cachi Ciliegie Datteri rossi Fichi d’india Kiwi Lamponi Lime Limoni Mango Melograno Mele Melone Mirtilli Papaia Pere Pescanoce Pompelmo Ribes Uva Uva spina Uva sultanina ♦ Succhi indifferenti: Succhi di verdura (ortaggi consentiti), di albicocche, di carote, di mirtilli, di papaia, di pomodoro con limone, pompelmo, sedano, uva
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♦ Spezie e dolcificanti: Aglio Alloro Basilico Chiodi di garofano Cioccolato Cremortartaro Cumino Erba cipollina Maggiorana Malto d’orzo Melassa Menta Miele Miso Paprika Pimento Peperoncino Rafano Rosmarino Sale Salsa di soia Salvia Santoreggia Sciroppo d’acero Senape in polvere Tamari Tapioca Timo Zafferano Zucchero ♦ Condimenti e salse: Gelatina di frutta consentita Maionese consentita Salsa Worcester Senape
Marmellata di frutta
♦ Infusi indifferenti: Achillea Betulla Biancospino Camomilla Ginseng Marrubio Radice di liquirizia Salvia Sambuco The verde Timo Valeriana Verbasco Verbena ♦ Bevande indifferenti: Birra The verde Vino bianco e rosso
Rapporto stress / esercizio fisico Per il gruppo 0 gli effetti dello stress si concentrano sui muscoli. Praticare un’attività fisica intensa. Chi desidera perdere peso deve optare per attività particolarmente onerose dal punto di vista fisico perché sono proprio queste ultime che aumentano l’acidità dei tessuti muscolari e incrementano la combustione dei grassi.
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Programma per il gruppo A • • • •
E’ il primo vegetariano Ha un apparato digerente sensibile Ha un sistema immunitario tollerante Reagisce meglio allo stress praticando attività fisiche rilassanti Alimenti che favoriscono la perdita di peso:
Alimenti che favoriscono l’aumento di peso:
Oli vegetali Alimenti a base di soia Ortaggi Ananas
Carne Latte e latticini Fagioli di Spagna Fagioli di Lima Frumento (in eccesso)
Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Carni: nessuna
Carni: Agnello Anatra Cervo Coniglio Fagiano Fegato Maiale Manzo Montone Oca Pernice Quaglia Salumi in genere Vitello
Pesce e frutti di mare: Carpa Cernia Lumache Merluzzo Ombrina Persico Salmone fresco Sardine Sgombro Trota
Pesce e frutti di mare: Acciughe Anguille Aragosta Aringa Calamari Caviale Capesante Cozze Gamberi Granchi Halibut Nasello ostriche Passera Persico Pesce gatto Polpo Rane Salmone affumicato Sogliola Storione Vongole
Latte e derivati; Formaggio e latte di soia
Latte e derivati: Latte intero e scremato e Latticini
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Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Oli: Olio di oliva e di lino
Oli: Olio di arachini di mais di sesamo di cartamo
Semi e frutta secca: Arachidi Semi di zucca
Semi e frutta secca: Anacardi Noci brasiliane Pistacchi
Legumi: Azuchi Fagioli neri Fagioli verdi Fagioli pinto Lenticchie Soia rossa
Legumi: Ceci Fagioli bianchi e rossi Fagioli di Lima e Spagna Tamarindo
Cereali: Amaranto Grano saraceno
Cereali: Frumento Germe di grano Muesli
Pane: Pane di germe di grano Pane di soia
Pane: Pane di frumento ai cereali di segale
Verdure: Aglio Bietole o coste o erbette Broccoli Carciofi Carote Cavolo rapa Cavolo verde Cicoria Cipolle Lattuga romana Porro Prezzemolo Rafano Rape Scarola Spinaci Tarassaco Topinambur Verza Zucca
Verdure: Cavolo bianco e rosso Funghi Melanzane Olive Patate Peperoncino Peperoni Pomodori
Frutta: Albicocche Ananas Ciliegie Fichi freschi e secchi Limoni Mirtilli More Pompelmo Prugne Uva sultanina
Frutta: Arance Banane Mandarini Mango Noci di cocco Papaia Rabarbaro
Succhi: Acqua e limone Succo di albicocche Succo di ananas di carote e di ciliegie nere
Succhi: Succo di arancia papaia pomodoro
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Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Spezie e dolcificanti: Aglio Malto d'orzo Melassa Miso Salsa di soia Tamari Zenzero
Spezie e dolcificanti: Aceto Capperi Pepe Peperoncino rosso
Condimenti e salse: Senape
Condimenti e salse: Ketchup Maionese Salsa Worcester
Infusi: Aloe Bardana Biancospino Camomilla Cardo mariano Echinacea Iperico Fieno greco Ginseng Rosa canina Tè verde Valeriana
Infusi: Acetosa Barba di mais Rabarbaro Trifoglio rosso
Bevande: Caffè Tè verde Vino rosso
Bevande: Bibite a base di cola Bibite dietetiche Integratori: Betacarotene Vitamina A
Integratori: Vitamine del Gruppo B Vitamina C Vitamina E Calcio Ferro Zinco Selenio Cromo
Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. ♦ Carni indifferenti: Pollo Tacchino ♦ Pesce e frutti di mare indifferenti: Luccio Palombo Pesce spada Ricciola Storione Tonno Trota salmonata
Sperlano
♦ Latte e derivati indifferenti: Feta Fiocchi di latte magro Formaggio di capra Latte di capra Mozzarella Ricotta Yogurt alla frutta Yogurt magro ♦ Oli indifferenti: Olio di fegato di merluzzo
Spigola
Gelato allo yogurt
Olio di ravizzone
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♦ Semi e frutta secca indifferenti: Burro di sesamo (Tahin) Castagne Litchi Mandorle Noce di Macadamia Noci Pinoli Semi di girasole Semi di papavero Semi di sesamo ♦ Legumi indifferenti: Fagioli cannellini Fagioli nani ♦ Cereali indifferenti: Avena Mais Riso Farro
Fagiolini
Miglio
Orzo
Fave
Nocciole
Piselli
Kamut
♦ Pane indifferente: Pane di farro, di miglio, di riso integrale, di segale, pane senza glutine ♦ Verdure indifferenti: Alga Asparagi Barbabietole Cavolfiori Cavolini di Bruxelles Cetrioli Cipolle verdi Finocchi Indivia Olive verdi Radicchio Rapanelli Rapini Rucola Scalogno Sedano Zucchine ♦ Frutta indifferente: Anguria Avocado Bacche di Sambuco Cachi Datteri Fichi d’India Fragole Kiwi Lamponi Lime Melograno Mele Melone d’inverno o di Malta Pere Pescanoce Pesche Ribes Uva ♦ Succhi indifferenti: Sidro Succhi di verdura (di quella consentita) mirtilli e di uva
Succo di mele, di
♦ Spezie e dolcificanti indifferenti: Alloro Aneto Anice Basilico Bergamotto Cannella Cardamomo Carruba Cerfoglio Chiodi di garofano Cioccolato Coriandolo Cremortartaro Cumino Curcuma Curry Dragoncello Erba cipollina Laminaria Maggiorana Menta Miele Noce moscata Origano Paprika Pimento Prezzemolo Rafano Rosmarino Sale Sale Santoreggia Senape in polvere Tamarindo Tapioca Timo Vaniglia Zafferano Zucchero ♦ Condimenti e salse indifferenti: Condimenti speziati Gelatina e marmellata di frutta consentita Sottaceti Verdure in agrodolce
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♦ Infusi indifferenti: Achillea Betulla Borsa del pastore Farfara Genziana Luppolo Marrubio Menta Radice di liquirizia Salsapariglia Salvia Sambuco Senna Tarassaco Tiglio Timo Verbena ♦ Bevande indifferenti: Vino biancou
Rapporto Stress \ Esercizio fisico Il segreto per volgere in positivo gli effetti dello stress è racchiuso nel nostro gruppo sanguigno. La reazione delle persone di tipo A al primo stadio dello stress è di tipo intellettuale. Per contrastare gli effetti dello stress cronico non c’è che una soluzione: adottare tecniche di rilassamento, come lo yoga, la meditazione o gli esercizi di respirazione addominale. L’esercizio fisico deve essere “leggero”, in aerobiosi come escursioni a piedi, il nuoto o la bicicletta. Gli sport molto competitivi esauriscono l’energia fisica ma non quella mentale che, al contrario, è proprio quella che devono scaricare le persone di tipo A
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Programma per il gruppo B • • • •
E’ equilibrato Ha un apparato digerente tollerante Ha un sistema immunitario robusto E’ un mangiatore di latte e prodotti caseari Alimenti che favoriscono la perdita di peso:
Alimenti che favoriscono l’aumento di peso:
Ortaggi verdi Carne Uova e latticini Fegato Infuso di liquirizia
Mais Frumento Arachidi Semi di sesamo Grano saraceno Lenticchie
Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Carni: Agnello Cervo Coniglio Daino Montone
Carni: Anatra Maiale Oca Pernice Pollo Quaglia Salumi in genere
Pesce e frutti di mare: Caviale Cernia Halibut Luccio Merluzzo Nasello Passera Salmone Sardina Sgombro Sogliola Storione Trota di mare Spigola
Pesce e frutti di mare: Acciughe Anguille Aragosta Cozze Gamberi Granchi Lumache Ostriche Persico Polpo Rane Ricciola Salmone affumicato Storione
Latte e derivati; Latte scremato Latte di capra Feta Kefir Formaggio fresco magro Fiocchi di latte Formaggio di capra Mozzarella Ricotta Gelato di Yogurt Yogurt
Latte e derivati: Gelato Gorgonzola Salatini al formaggio
Oli: Olio di oliva
Oli: Olio di arachini di cartamo di cotone Olio di girasole di mais di ravizzone Olio di sesamo
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Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Semi e frutta secca: Nessuno
Semi e frutta secca: Anacardi Arachidi Nocciole Pinoli Pistacchi Semi di girasole e di zucca Semi di papaveri e sesamo
Legumi: Fagioli bianchi e di Lima Fagioli di Spagna Soia rossa
Legumi: Azuki Ceci Fagioli neri e pinto Fagiolini dall'occhio Lenticchie
Cereali: Avena Farro Miglio Riso Couscous
Cereali: Amaranto Frumento Mais Germe di grano Grano saraceno Kasha Orzo Segale
Pane: Pane di riso integrale
Pane: Pane di frumento integrale Pane ai cereali misti Pane di segale
Verdure: Barbabietole Bietole o erbette Broccoli Carote Cavolfiore Cavolini di Bruxelles cavolo bianco rosso e verde Funghi Shiitake Melanzane Patate dolci Peperoni Peperoncino Prezzemolo Verza
Verdure: Carciofi Mais Olive Pomodori Rapanelli Topinambur Zucca
Frutta: Ananas Banane Mirtilli Papaia Prugne Uva Rabarbaro
Frutta: Avocado Cachi Fichi d'india Melograno Noci di cocco
Succhi: Succo di ananas Succo di mirtilli Succo di papaia Succo di uva
Succhi: Succo di pomodoro
Spezie e dolcificanti: Curry Pepe di Cayenna Prezzemolo Rafano Zenzero
Spezie e dolcificanti: Cannella Pepe malto d'orzo Sciroppo di mais Tapioca
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Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Condimenti e salse: nessuno
Condimenti e salse: Ketchup
Infusi: Ginseng Liquirizia Menta Rosa canina Salvia Zenzero
Infusi: Aloe Barba di mais Farfara Fieno greco Luppolo Rabarbaro Senna Tiglio
Bevande: Tè verde
Bevande: Bibite a base di cola Bibite dietetiche Bibite frizzanti Liquori
Integratori: Magnesio
Integratori: Nessuno
Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. ♦ Carne e pollame indifferenti: Fagiano Fegato Manzo Tacchino
Vitello
♦ Pesce e frutti di mare indifferenti: Aringa Calamari Carpa Capasanta Ombrina dorato Pesce spada Sperlano Tonno Trota iridea Trota salmonata
Palombo
♦ Latte e derivati indifferenti: Brie Burro Camembert Emmental Fprmaggini Formaggio di soia Latte di soia Latte intero Parmigiano Provolone Suisse Tomini. ♦ Oli: Olio di fegato di merluzzo ♦ Semi e frutta secca: castagne Litchi Mandorle Noci di Macadamia
Persico
Edam
Olio di lino Noci
Noci americane
Noci del Brasile
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♦ Legumi: Fagioli cannellini Fagioli nani Piselli Tamarindo ♦ Cereali indifferenti:
Fagioli rossi e verdi
Frumento
Farro
Kamut
Fagiolini
Fave
Muesli
♦ Pane indifferente: Pane di farro, di soia, di segale, pane senza glutine ♦ Verdure indifferenti: Aglio Alga marina Asparagi Bietole Coste Cavolo rapa Cetrioli Cicoria Cipolle Finocchi Funghi coltivati Indivia Lattuga Patate bianche e rosse Porro Radicchio Rafano Rape Rucola Scalogno Scarola Sedano Spinaci Tarassaco Zenzero Zucchine ♦ Frutta indifferente: Albicocca Anguria Arancia Bacche di sambuco Ciliegie Datteri Fichi ferschi e secchi Fragole Kiwi Lamponi Lime Limoni Mandarini Mango Mele Melone di Spagna Mirtilli More Pere Pescanoce Pesca Pompelmo Prugne secche Ribes Uva spina Uva sultanina ♦ Succhi indifferenti: Acqua con limone Sidro Succo di albicocche, di arancia, di carote, di ciliegie, di mele, di pompelmo, di prugne, di sedano, di verdure consentite ♦ Spezie e dolcificanti indifferenti: Aceto Aglio Alloro Aneto Anice Basilico Bergamotto Capperi Cardamomo Carruba Cerfoglio Chiodi di garofano Cioccolato Coriandolo Cremortartaro Cumino Curcuma Dragoncello Erba cipollina Laminaria Maggiorana Melassa Menta Miele Miso Noce moscata Origano Paprika Pimento Pepe nero Peperoncino Rosmarino Sale Salsa di soia Salvia Sciroppo d’acero Santoreggia Senape in polvere Tamarindo Timo Vaniglia Zafferano Zucchero bianco e di canna
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♦ Condimenti e salse indifferenti: Condimenti speziati Gelatina e marmellata di frutta consentita Maionese Sottaceti Salsa Worcester Senape Sottaceti Verdure in agrodolce ♦ Infusi indifferenti: Acetosa Achillea Alfalfa Bardana Betulla Camomilla Echinacea Iperico Marrubio Menta Olmo Radice di liquirizia Tarassaco The verde Timo Valeriana Verbena ♦ Bevande indifferenti: Birra nero
Caffè
Biancospino Salsapariglia
Vino bianco e rosso
Sambuco
The
Rapporto stress / esercizio fisico L’attività fisica non deve essere troppo impegnativa né sul piano fisico né su quello mentale e possibilmente deve coinvolgere altre persone. Le escursioni a piedi o in bicicletta, le arti marziali non violente, il tennis e gli esercizi aerobici rappresentano un’ottima valvola di sfogo per lo stress delle persone del gruppo B. Sono da bandire, invece, gli sport troppo competitivi come il calcio o la pallacanestro.
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Programma per il gruppo AB • E’ il risultato tra la mescolanza tra il tipo A e B • Ha un apparato digerente sensibile • Ha un sistema immunitario troppo tollerante Alimenti che favoriscono la perdita di peso:
Alimenti che favoriscono l’aumento di peso:
Laminaria Pesce Latte e formaggi Ortaggi a foglia verde Ananas Tofu
Carne rossa Fagioli di Spagna Fagioli di Lima Frumento Mais Grano saraceno
Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Carni: Carni: Agnello Coniglio Montone Tacchino Anatra Cervo Maiale Manzo Manzo tritato Oca pernice Pollo Quaglia Salumi Vitellollo Pesce e frutti di mare: Cernia Luccio Lumache Merluzzo Nasello Salmone Sardine Sgombro Storione Tonno Trota
Pesce e frutti di mare: Acciughe Anguille Aragosta Aringhe in salamoia Gamberi Halibut Ostriche Passera Persico Polpo Rane Ricciola Spigola Storione Vongole
Latte e derivati; Feta Fiocchi di latte Formaggio fresco magro Formaggio di capra Mozzarella Ricotta Yogurt
Latte e derivati: Brie Burro Camembert Gelato Gorgonzola Latte intero Parmigiano Provolone Siero di latte
Oli: Olio di oliva
Oli: Olio di cartamo cotone girasole mais e di sesamo
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Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Semi e frutta secca: Arachidi Castagne Noci
Semi e frutta secca: Nocciole Semi di girasole di papavero Semi di sesamo e di Zucca
Legumi: Fagioli bianchi pinto e rossi Lenticchie verdi Soia rossa
Legumi: Ceci Azuchi Fagioli Lima Fagioli neri Fagioli Spagna Fagiolini dall'occhio Fave
Cereali: Avena Riso Miglio
Cereali: Mais Grano saraceno
Pane: Pane di riso integrale, di soia, di segale
Pane: Pane di mais
Verdure: Aglio Barbabietole Bietole o erbette Broccoli Cavolfiore Cavolo verde Cetrioli Melanzana Papate dolci Prezzemolo Sedano Tarassaco Verza
Verdure: Carciofi Funghi Shiitake Olive nere Peperoncino Peperoni Rapanelli
Frutta: Ananas Ciliegie Kiwi Fichi freschi e secchi Limoni Mirtilli Pompelmo Prugne Uva
Frutta: Arance Banane Avocado Cachi Fichi d'india Mango Melograno Noce di cocco Rabarbaro
Succhi: Succo di carote di cavolo di ciliegie Succo di mirtilli di papaia di sedano di uva
Succhi: Succo di arancia
Spezie e dolcificanti: Aglio Curry Miso Prezzemolo Rafano
Spezie e dolcificanti: Aceto di tutti i tipi Capperi Pepe Peperoncino Sciroppo di mais Tapioca
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Alimenti consigliati
Alimenti da evitare
Condimenti e salse: Nessuno
Condimenti e salse: Condimenti speziati Ketchup Salsa Worcester Sottaceti Verdure in agrodolce
Infusi: Alfalfa Bardana Biancospino Camomilla Echinacea Ginseng Liquirizia Rosa canina Tè verde Zenzero
Infusi: Aloe Barba di mais Borsa del farfara Fieno greco Genziana Rabarbaro Senna Tiglio Verbasco
Bevande: Caffè Tè verde Caffè decaffeinato Luppolo
Bevande: Bibite a base di cola Bibite dietetiche
Integratori: Vitamine C Zico e Selenio
Integratori: Nessuno
Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. ♦ Carni indifferenti: Fegato Fagiano ♦ Pesce e frutti di mare indifferenti: Aringa fresca Calamari Carpa Caviale Cozze Ombrina Palombo Persico dorato Pesce gatto Pesce serra Sperlano
Capesante Pesce spada
Coregone Sogliola
♦ Latte e derivati indifferenti: Cheddar Edam Emmental Formaggini Formaggio di Soia Latte di Soia Latte scremato Salatini al formaggio Siero di latte Suisse ♦ Oli indifferenti: Olio di arachidi Olio di fegato di merluzzo ravizzone
olio di lino
Gouda
Olio di
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♦ Semi e frutta secca indifferenti: Anacardi Litchi Mandorle Noci Americane di Macadamia Pinoli Pistacchi ♦ Legumi indifferenti: Fagioli cannellini Fagioli nani Fagioli verdi Lenticchie Piselli Tamarindo ♦ Cereali indifferenti: Amaranto Crusca di frumento Farro Muesli Orzo Kamut
Frumento
Noci del Brasile
Fagiolini
Noce
Fave
Germe di grano
Riso
♦ Pane indifferente: Pane ai cereali, di farro, di miglio, di frumento integrale, pane senza glutine ♦ Verdure indifferenti: Alga marina Asparagi Bietole o coste Carote Cavolini di Bruxelles Cavolo bianco e rosso Cicoria Cipolle Finocchi Funghi coltivati Indivia Lattuga Olive Patate bianche e rosse Pomodori Porro Radicchio Rafano Rape Rapini Rucola Scalogno Scarola Spinaci Zenzero Zucca Zucchine ♦ Frutta indifferente: Albicocche Anguria Bacche di Sambuco Datteri Fragole Lamponi Lime Mandarini Mele Melone d’inverno o di Malta Melone di Spagna Mirtilli More Papaia Pere Pescanoce Pesche Prugne secche Ribes Uva sultanina ♦ Succhi indifferenti: Acqua con limone Sidro Succhi di verdura ( quella consentita) Succo di albicocche, di ananas, di cetriolo, di mele, di pompelmo, di prugne ♦ Spezie e dolcificanti indifferenti: Alloro Aneto Basilico Bergamotto Cannella Cardamomo Carruba Cerfoglio Chiodi di garofano Cioccolato Coriandolo Cremortartaro Cumino Curcuma Dragoncello Erba cipollina Laminaria Maggiorana Melassa Menta Miele Noce moscata Paprika Pimento
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Rosmarino Sale Salsa di soia Salvia Santoreggia Sciroppo d’Acero Senape in polvere Tamari Tamarindo Timo Vaniglia Zafferano Zucchero ♦ Condimenti e salse indifferenti: Gelatina e marmellata di frutta consentita
Maionese
Senape
♦ Infusi indifferenti: Acetosa Achillea Betulla Iperico Erba gatta Marrubio Menta Pepe di Cayenna Prezzemolo Rosmarino Salsapariglia Salvia Sambuco Tarassaco Timo Gelso Valeriana Verbena ♦ Bevande indifferenti: Acqua di selz e di soda Birra
Vino bianco e rosso
Rapporto stress / esercizio fisico Le reazioni al primo stadio dello stress, per le persone di tipo AB, sono di tipo psichico: l’adrenalina liberata nell’organismo stimola i centri nervosi producendo ansia, irritabilità e iperattività. A lungo andare questa situazione mina l’efficienza del sistema immunitario lasciando la porta aperta alle infezioni, alle malattie cardiovascolari e ai tumori. Per contrastare gli effetti dello stress cronico non c’è che una soluzione: adottare tecniche di rilassamento che permettano di allentare la morsa.
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Il ruolo del gruppo sanguigno nello sviluppo delle malattie Peter J. D’Adamo, anche se ammette che sono molti i fattori che determinano lo sviluppo delle malattie, sostiene che la probabilità di contrarre una patologia è comunque strettamente influenzata dai diversi gruppi sanguigni. Suddivide le principali affezioni che possono colpire l’organismo nelle seguenti categorie: • Allergie • Asma e raffreddore da fieno • Diabete • Infezioni • Malattie autoimmunitarie • Malattie cardiovascolari • Malattie correlate all’invecchiamento • Malattie del sangue • Malattie dell’apparato riproduttivo femminile • Malattie dell’infanzia • Malattie dermatologiche • Malattie digestive • Malattie epatiche
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Allergie Abbiamo ampiamente spiegato la differenza sostanziale tra allergia, intolleranza e sovraccarico alimentare. Alcuni cibi, classificati come benefici per il nostro gruppo sanguigno, possono scatenare in noi una reazione allergica. In questo caso non esiste che una soluzione: eliminare dalla nostra dieta in modo radicale l’alimento che determina la reazione allergica. Secondo D’Adamo però, le lectine sono di gran lunga più pericolose delle allergie alimentari; esse, infatti, non fanno squillare subito il campanello d’allarme, ma quando appaiono i disturbi correlati alla loro attività agglutinante, il danno è ormai fatto. In particolare le persone di tipo A devono evitare attentamente tutti i cibi che provocano la produzione eccessiva di muco, dato che quest’ultimo potrebbe far sospettare la presenza di un’allergia che, in effetti, non esiste.
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Asma e raffreddore da fieno Le persone di tipo O sono più esposte al rischio di soffrire di questi disturbi. Una grande varietà di pollini contiene lectine che stimolano il rilascio di istamina. Molte lectine, specialmente quelle del frumento, comportandosi come sostanze antigeniche, reagiscono con le IgE promuovendo la liberazione di istamina e chinine che provocano infiammazione. Questo complesso di reazioni, determina gonfiore e irritazione locale: nel caso dell’asma e del raffreddore da fieno, verranno colpiti occhi, naso e vie respiratorie. Le persone di tipo O tendono a sviluppare sintomi allergici con l’esposizione a fattori di tipo ambientale come i pollini o le lectine contenute nel frumento. Le persone di tipo A risultano più sensibili agli effetti dello stress, è comunque evidente che un’alimentazione ricca di cibi che promuovono la formazione di muco non può che peggiorare la sintomatologia. Devono perciò essere eliminati tutti i latticini e i loro derivati e intensificati tutti gli esercizi utili a ridurre lo stress. Le persone di tipo B risultano abbastanza resistenti verso le malattie allergiche a meno che non seguano un’alimentazione del tutto scorretta. Le persone di tipo AB sono i più favoriti, in quanto la mescolanza tra le caratteristiche A e B si traduce in una scarsa predisposizione a sviluppare malattie di tipo allergico.
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Diabete Le persone di tipo A e B sono maggiormente predisposti a sviluppare il diabete di tipo I. Le persone di tipo O che mangiano latte e latticini, frumento e prodotti a base di mais, sembrano essere i più esposti al rischio di sviluppare il diabete di tipo II. Le persone di tipo A sono predisposti allo sviluppo del diabete di tipo II, quando consumano latticini e cani rosse in modo eccessivo.
Infezioni Alcuni ricercatori, studiando 282 specie batteriche, hanno dimostrato la presenza di antigeni identici a quelli dei vari gruppi sanguigni in più del 50% dei casi. Sono risultati così numerosi i batteri che mostrano una particolare predisposizione per un gruppo sanguigno piuttosto che un altro. Le persone di tipo O sembrano i più sensibili alle infezioni sostenute da virus, probabilmente perché questo gruppo non è caratterizzato da una struttura antigenica particolare. Le persone di tipo A, B e AB risultano i più resistenti ai virus.
Candidosi Le persone di tipo A e AB hanno maggiore difficoltà ad eliminare le infezioni da candida albicans e sono molto predisposte al sovraccarico alimentare di lieviti e latticini. Le persone di tipo 0 sono ipersensibili nei confronti della Candida. Le persone di tipo B sono abbastanza resistenti.
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Indice glicemico e resistenza insulinica L’indice glicemico è il potere iperglicemizzante degli zuccheri. La glicemia è il contenuto di zucchero (glucosio) nel sangue. Quando il livello di glicemia aumenta (iperglicemia), il pancreas inizia a secernere un ormone, l’insulina, la cui funzione è quella di abbassare il tasso di glucosio nel sangue e quindi la glicemia. Il “picco glicemico” (assorbimento massimo dei glucidi) viene raggiunto da tutti in circa mezz’ora di tempo dopo un pasto. Analogamente, quando questo livello è basso (ipoglicemia), il pancreas secerne un altro ormone, il glucagone, la cui funzione è quella di alzare il contenuto di glucosio. Se la glicemia è bassa la secrezione di insulina sarà minima, se la glicemia è alta, ad esempio dopo un pasto ricco di carboidrati, la secrezione di insulina sarà elevata. In condizioni “normali” la dose di insulina è proporzionale al valore della glicemia, mentre in alcune situazioni (nella persona in sovrappeso o obesa) il pancreas compensa la presenza di glucosio immettendo in circolo quantitativi di insulina maggiori di quelli che sarebbero sufficienti a neutralizzare il tasso di glicemia. Questo si traduce col fatto che un soggetto in queste condizioni, “produce iperinsulinemia” ovvero possiede un pancreas che secerne insulina in modo sproporzionato rispetto alla sua concentrazione di glucosio. L’iperisulinismo è una delle cause dell’aumento di peso. E’ stato dimostrato che questa condizione innesca dei processi metabolici (lipogenesi) che rendono permeabili le cellule adipose al glucosio che, facendo da magazzino, si ingrossano con conseguente aumento di peso, in quanto l’organismo immagazzina erroneamente una parte dei grassi consumati durante l’ultimo pasto. Se non ci fosse iperinsulinemia , i grassi seguirebbero un altro destino metabolico venendo dapprima ossidati e poi utilizzati a scopo energetico. L’iperinsulinemia non viene considerata una malattia, ma sicuramente un problema del metabolismo: le persone obese sarebbero individui il cui pancreas non “lavora” nel modo più corretto. E’ il gatto che si morde la coda: sei in sovrappeso, il tuo pancreas produce iperinsulinemia, l’iperinsulinemia determina aumento di peso, che fare?
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Abbiamo cominciato questo capitolo con una definizione sull’indice glicemico (IG). Tutti gli alimenti possono essere classificati in base al loro indice glicemico (vedi tabella seguente), alimenti con IG basso, medio, e alimenti con IG alto che determinano aumento della glicemia con conseguente iperinsulinemia. L’insulina agisce come sodio ritentore a livello dei tubuli renali con conseguente ritenzione idrica. Se consumiamo alimenti con IG basso, blocchiamo l’aumento di peso (avviando il processo di dimagrimento) in quanto diminuisce l’iperinsulinemia, causa del problema, fino ad eliminarla. • • •
l’eccesso di peso è la conseguenza dell’iperinsulismo l’iperinsulismo è la conseguenza di forti iperglicemie le iperglicemie sono conseguenti al consumo di alimenti con IG elevato
quindi il consumo di glucidi con alto IG è indirettamente responsabile dell’aumento di peso. Per prevenire o eliminare il sovrappeso, è sufficiente modificare le nostre abitudini alimentari, indirizzando le nostre scelte verso alimenti (di cui non si è riscontrata intolleranza o sovraccarico) con IG il più basso possibile. Non vorremmo confondere troppo le vostre idee, ma è indispensabile a questo punto accennare anche ad un altro fenomeno che purtroppo è un fattore aggravante nei confronti dell’iperinsulinemia e che non possiamo trascurare: l’insulinoresistenza. E’ una condizione clinica caratterizzata dalla necessità di insulina superiori alla norma, per mantenere a livelli normali la glicemia. Generalmente l’insulinoresistenza è una situazione caratteristica del diabete mellito di tipo 2 (non insulino-dipendente), in cui si rilevano nel sangue livelli normali di insulina o addirittura superiori alla norma. Si pensa che questo dipenda da alterazioni dei recettori periferici per l’insulina e così che la sua concentrazione non è sufficiente a mantenere la glicemia al tasso adeguato. Dato che l’iperglicemia persiste in modo anomalo, il pancreas tende a lavorare di più secernendo altra insulina che detrmina, di conseguenza, iperinsulinemia. In un secondo tempo, questo iper-funzione pancreatica porta all’esaurimento funzionale del pancreas stesso che arriva a non produrre più insulina L’insulinoresistenza si osserva spesso nei soggetti in sovrappeso e obesi e logicamente nel diabetico.
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1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
Glucosio nel sangue Immissione da parte del pancreas di insulina non captata dai recettori Il glucosio permane in circolo = iperglicemia Il pancreas produce altra insulina Iperinsulinemia Esaurimento funzionale del pancreas dell’obeso che promuove il Diabete
-> L’iperinsulinemia provoca insulinoresistenza Carico glicemico: è l’indice della percentuale di zuccheri di un alimento per la quantità di alimento assunto Rimanere sempre “in zona” (vedi cap pag) o assumere sempre cibi a basso IG, porta ad una mancata produzione di insulina da parte del pancreas. Anche l’ipoinsulinemia provoca insulinoresistenza. Il potere glicemico di ogni glucide è misurato dall’indice glicemico.
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Metodo “Montignac” Prende il nome dall’inventore Michel Montignac si basa sulla capacità di ridurre la produzione di insulina da parte dell’organismo. Le ricette sono libere, non vi sono percentuali di carboidrati, proteine, grassi,ma bisogna attenersi agli alimenti delle tabelle dell’indice glicemico Secondo il metodo “Montignac” nella fase di dimagrimento bisogna consumare solamente i cibi con I.G. max di 35, e nel mantenimento possono essere consumati alimenti con I.G. fino a 50. (vedi tabelle)
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Metodo Zona Il metodo “Zona “ nasce in America, ideato da Barry Sears non è una dieta dimagrante, ma un criterio di alimentazione dettato dalla regola di mantenere l’individuo in un certo momento biochimico, cioè il sangue dell’individuo non deve avere picchi glicemici sia di ipo che iper-glicemia, deve cioè rimanere in “zona”. In questa “Zona” non si ha lo stimolo della fame e nello stesso tempo le membrane delle cellule, e in particolare degli adipociti, per il costante tasso di insulina, non diventano permeabili. Ogni pasto deve essere composto da alimenti combinati nella giusta proporzione per evitare variazioni dell'indice insulinemico.
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Metodo Hatkins La dieta iperproteica o meglio conosciuta come Dieta del dr. Robert C. Atkins o Low -Cab (autore del best seller "Dr Atkins Diet Revolution") nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘70. Il Dr Hatkins era un cardiologo che non inventò nulla, eliminò solo i carboidrati dall’alimentazione dei suoi pazienti lasciando proteine e grassi. Per un meccanismo biochimico si diminuisce di peso in modo molto semplice: eliminando tutte le fonti di carboidrati e i grassi nella prima fase della dieta, il corpo, per sopperire alla carenza di glucosio, trasforma in zucchero tutti i grassi in deposito. Introducendo elevate quantità di proteine si entra in una situazione di chetosi, perché i grassi di riserva vengono immediatamente bruciati . Secondo il metodo del Dr. Atkins, abbiamo un duplice vantaggio: la diminuzione dei livelli di insulina che impedisce l'ingresso degli zuccheri nelle cellule e la conversione in grassi che evitano le fluttuazioni nel sangue degli zuccheri che porterebbero al desiderio di dolci, pastasciutta, vino e liquori. Secondo il metodo Atkins, è necessario attivare il "Fat Mobilizing Hormone” la cui produzione è inversamente proporzionale alla presenza dei glucidi per bruciare i grassi. Ogni persona ha una soglia per l’assunzione dei carboidrati dove il nostro corpo brucia i grassi e quindi si ha la diminuzione di peso corporeo. Il nostro corpo quando non troverà più grassi da bruciare, trasformerà anche le proteine in glucosio ( glconeogenesi) Il nostro corpo ha bisogno ogni giorno di 600 grammi di glicogeno per assolvere alle funzioni vitali e quindi abbiamo assicurato un dimagrimento giornaliero di circa ½ chilo. Questa è una dieta molto usata specialmente nell’ambiente sportivo, fitness, è la dieta più pericolosa che si conosca, in quanto può portare a gravi danni renali per aumento dei corpi chetonici, dell’azotemia, stitichezza per la mancanza di fibre, avitaminosi per la mancanza di vitamine dalla frutta e della verdura, aumento di colesterolo. Diete ad alto contenuto proteico e con minimo contenuto di carboidrati possono indurre alla chetosi, un disturbo metabolico in cui, a causa dell'abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue, si formano delle sostanze chetoniche in eccesso che possono contribuire ad una varietà di disturbi: perdita di calcio, con un aumentato rischio di osteoporosi, aumento del rischio di calcoli renali e persino al coma. I menù tipici della dieta Atkins hanno inoltre la caratteristica di contenere una certa quantità di grassi saturi, un basso contenuto di
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fibre e un ridotto apporto di vitamine. Per questo viene raccomandato un apporto supplementare di questi nutrienti. Senza tale apporto si potrebbe infatti verificare un rischio maggiore per lo sviluppo di: cancro, colon rettale, disturbi cardiaci, osteoporosi, disfunzioni renali, complicazione del diabete. Le scorie azotate ostacolano la ricostituzione di nuove strutture cellulari, pertanto l'anabolismo proteico muscolare in chi pratica attività sportiva Una curiosità si dice che il Dr. Atkins sia morto il 17 aprile del 2003 obeso circa 120 chili ed era cardiopatico, ma la causa ufficiale de 72enne è di una caduta accidentale su una lastra di ghiaccio .
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Dieta Gift Graduality, Individuality, Flexibility, Tone La dieta Gift è ideata dal Dott. Attilio e Dr.Luca Speciali. I punti cardini sono: l’attivazione metabolica, la calma insulinica, la qualità dei nutrienti. Attiva il metabolismo senza dover controllare le calorie. Controlla le intolleranze Si assumono in prevalenza carboidrati integrali con l’accoppiamento a proteine. Usa alimenti a basso indice glicemico e controlla il carico glicemico. Distribuisce i pasti nella giornata. Educa al movimento per aumentare la sensibilità dei recettori. Riduce lo stress ed il bisogno di zuccheri. Per capirla e metterla in pratica vi consigliamo il libro scritto dai due ideatori Dieta Gift: dimagrire senza contare le calorie. Fabbri Editori.
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Metodo Kousmine Specialmente negli ultimi tempi, chiedere ad un medico di fare un anche il più banale esame del sangue diventa un operazione impossibile date le restrizioni economiche che sono state messe in vigore dai governi. La salute e la prevenzione, rimangono sulla carta, se ne parla, ma i fatti concreti non si vedono. Costa meno far ammalare una persona, che prevenire la malattia e poi ricordiamoci che la malattia porta ad una spesa di farmaci che ingrossa le casse della industrie farmaceutiche. La Dott. Kousmine, medico e ricercatrice, ha elaborato un metodo che non è solo un regime alimentare. Il suo metodo tende ad essere una prevenzione alla malattia, e non a curare la malattia. Il successo del suo metodo è storico, ed ha integrato le scoperte scientifiche e terapeutiche della medicina moderna. L’alimentazione e la salute sono la base fondamentale del metodo. La Dott. Kousmine non ha rifiutato di usare i farmaci, considerando però le controindicazioni e quindi gli effetti indesiderati. Il metodo tende a far rafforzare il sistema immunitario. Con il metodo Kousmine quando ci si sottopone alla chemioterapia, si ottiene un'attenuazione dei sintomi indesiderati e un recupero rapido. I pilastri del metodo Kousmine sono:
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Sana alimentazione Igiene intestinale Controllo acidificazione del corpo Integratori E in alcuni casi la cura dei vaccini
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La dieta mediterranea Con il termine “Dieta Mediterranea” andiamo ad identificare un alimentazione che si è venuta a sviluppare nel bacino del mar Mediterraneo nel corso dei secoli. Un alimentazione fatta con gli stessi ingredienti dalla Grecia sino alla Spagna, ma con varianti a seconda dei vari paesi. Gli spostamenti etnici, le conquiste e le guerre portarono ad una rivisitazione di piatti tipici di un paese in altre nazioni con cambiamenti di gusto e di ingredienti senza a però alterare la struttura dietetica. Possiamo considerare 2 tipi di alimentazioni mediterranee: • La “Cucina Mediterranea • La “Dieta Mediterranea” La prima è quella che si rifà alle antiche ricette La seconda la possiamo catalogare come la dieta dell’epoca industriale, del dopo guerra dove si da libero spazio all’industria alimentare, farmaceutica ed alla pubblicità, dove i pasti giornalieri si sono ridotti a 2 massimo 3 con la prima colazione. La “Dieta Mediterranea” è raffigurata da una piramide.
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Alla base troviamo i carboidrati in maggior parte pasta e pane, nella zona superiore frutta e verdura sono il 60-70%, le proteine della carne, del pesce ed i formaggi sono il 20-25%; i grassi il 5%. Questa è la “Dieta Mediterranea” dei giorni nostri, ma noi con critica ispettiva andiamo a confrontarla con i piatti tipici della cucina mediterranea. Prendiamo in esempio alcuni piatti tipici di diverse regioni Europee. Vi proponiamo alcune ricette della “Cucina Mediterranea Tradizionale” per comprendere meglio su cosa si basa la “vera Cucina Mediterranea”; ogni lettore potrà poi trarre un suo giudizio personale e fare un confronto con quella che ci viene proposta oggi come “Dieta Mediterranea”. (Non segnaliamo l’esecuzione del piatto, ma solo gli ingredienti). Turchia: In Turchia la cucina si basa su ingredienti quali frutta, verdura, carne e pesce. Iskembe corbasi: zuppa di verdure e legumi. Yayla corbasi: riso con yogurt sbattuto e tuorlo insaporito da foglie di menta. Tarhana corbasi: a base di yogurt, pomodori, peperoni e cipolle. Usano il riso: pilav fasulya, riso asciutto con ceci e fagioli; i dolmasi, involtini di foglie o di verdure, con ripieno di riso. Piatti tipici sono: agnello montone e sis kepab. Sulla costa pesce e frutti di mare. La pasta è ripiena di carne macinata, yogurt, aglio e peperoncino. Buğday Çorbasi zuppa di grano • • • • • • •
1 ½ tazze di grano intero decorticato, 4 tazze di yogurt, 6 tazze di brodo di pollo 1 uovo, 1 cucchiaio di farina, pepe macinato fresco sale
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Zuppa di lenticchie rosse • • • • • • • • •
1 ½ tazza di lenticchie rosse 8 tazze di brodo di carne, 2 cipolle medie 2 cucchiai di burro ½ cucchiaio di farina, 1 tazza di latte 3 tuorli sale e pepe 6 fette di pane 2 cucchiai d’olio
Manti Turchi Pasta: • • •
2 tazze di farina comune sale 1 uovo
Ripieno: • • • •
1 piccola cipolla grattugiata 500 g di manzo macinato, 100 g di prezzemolo fresco tritato, sale, pepe fresco macinato
Salsa di yogurt e aglio e guarnitura : • • • •
2 tazze di yogurt a temperatura ambiente, 2-3 cucchiaini di aglio macinato 2 cucchiai di burro, 1 cucchiaino di pepe, un pizzico di sumac
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Croazia : La cucina Croata è influenzata dalla gastronomia mediterranea e da quella dell’ Europa del Nord. I Greci importarono le viti, e gli ungheresi il goulash, i turchi il sarma, loro piatto tipico. I piatti di origine nordica sono semplici e calorici (il goulasch, gli insaccati aromatizzati alle spezie, selvaggina e zuppe). Sulla costa si usa molto il pesce. Sarma piatto tipico croato importato dalla Turchia • • • • • • • • • • • •
500 g. di cavolo (simile al crauto tedesco) 200 g. di carne trita di maiale 200 g. di carne trita di manzo 200 g. di pancetta affumicata (bacon) 100 g. di nervetti affumicati suini 50 g. di riso un poco di prezzemolo 1 cucchiaio di paprika 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro ½ cipolla 1 spicchio di aglio sale e pepe
Istarski kaneloni Canelloni istriani • • • • • • • • •
200gr di formaggio fresco 50g. di prosciutto cotto 80g. di prosciutto crudo, 80g. di champignons, 2 uova 80g. di pane (meglio se vecchio di un giorno) 200g. di pomodoro fresco pepe macinato fresco spezie miste olio per frittura
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Grecia : Il riso è la base del primo piatto della cucina greca. I formaggi sono quasi tutti di pecora come la Feta o di capra e pecora come il Kefalotiri mentre il Telemes che è una variante della Feta, viene fatto con latte vaccino. I piatti principali sono abbastanza vari e costituiti da carne, agnello, porchetta cotta alla griglia o in spiedini, pesce, oppure timballi con verdure come la Musaka a base di melanzane e carne. La Saláta Koriátiki, tipica insalata greca arricchita con olive e formaggio Feta, può essere un contorno o un piatto unico. I dolci sono ricchi di miele e di frutta secca come i Katafi o la Baklava e vengono consumati in pasticceria e non a fine pasto. Saláta Koriátiki Insalata greca • • • • • • •
200 g di feta 3-4 pomodori 2 cetrioli medi 1 cipolla tagliata a fette 1 peperone verde tagliato a rondelle 150 g di olive nere aceto, olio di oliva, sale
Chortopita Focaccia con le verdure • • • • • •
½ kg di sfoglia casalinga 1 ½ kg di verdure selvatiche 200g di cipolline fresche olio feta aneto, prezzemolo,zucchero
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Francia In Francia abbiamo: la Grande cuisine che è la continuazione della cucina del re Sole e quelle provinciali o meglio cucine regionali. La cucina francese utilizza la pasta e il riso come contorni. E’ una cucina con moltissime salse, che discendono tutte dalle salse madri, la salsa di pomodoro, la vellutata, la spagnola, e forse la più famosa la béchamel... I piatti più diffusi sono: foie gras en brioche, i gratins di gamberi o scampi, i toast de crevettes. Nelle cucine regionali troviamo il paté di allodole nell’Ile de France, la trippa in Normandia, in Bretagna il pesce. Zuppa di cipolle • • • • •
200 g di cipolle, 50 g di burro, 75 g di formaggio svizzero 50 g di farina, pane raffermo, sale e pepe.
Ratatouille • • • • • • •
4 melanzane 4 zucchine 4 pomodori maturi 2 peperoni 2 cipolle aglio a piacere olio extravergine d'oliva, sale e pepe.
Bouillabaisse marseillaise Bouillabaisse alla marsiglies • • • • • • •
3 kg circa di pesce tra cui : scorfani, triglie, cappone, naselli, grongo olio extravergine d'oliva 2 porri, 2 grosse cipolle 250 g di pomodori pelati, 2 spicchi d'aglio, poco zafferano, un pizzico di semi di finocchio, 3 foglie di lauro, pepe nero pane tostato a piacere
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Spagna I sapori della cucina spagnola sono molto simili a quelli del sud Italia Una cucina che si sviluppa con le tapas piccole e saporite portate. Abbiamo la tortilla española, jamon serrano, prosciutto crudo spagnolo, salpicon olive, chorizo salsiccia piccante. Il gazpacho, frullato di verdura con mollica di pane condito con olio, aceto, sale e pepe, è una vera riserva di sali minerali. Nata dall’esigenza di non buttare via nulla, la paella è il tipico piatto spagnolo gli avanzi di pesce, carne, pollo che vengono rilavorati con il riso. Oggi se volete mangiare una paella in Italia dovete prenotarla il giorno prima e minimo per 2 persone. La zarzuela è la tipica zuppa di pesce spagnola. Il rabo de toro è coda di toro stufata con verdure e vino rosso che ricorda la nostra coda alla vaccinara. Paella Valenciana • • • • • • • • •
1 pollo, 1 coniglio olio,aglio,prezzemolo tritato 500 g fagiolini 200g fagioli bianchi 1 peperone verde 2 pomodori maturi 600 g di riso ½ cucchiaino di zafferano, peperoncino rosso tritato, sale
Rabo de toro Code di toro • • • • • •
2 code di toro 1 kg di cipolle ½ kg di carote pomodori maturi spicchi d'aglio,un pizzico di zafferano, pepe in polvere, ¾ di vino bianco, sale.
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Italia L’Italia dovrebbe essere la culla della “Cucina Mediterranea” o meglio, è in Italia che nasce la “Dieta Mediterranea” molto in voga in questi anni. E' la dieta che previene infarti, cancro dell’intestino, osteoporosi, obesità; dovrebbe essere il ritorno alle origini e alle antiche ricette regionali italiane ma purtroppo ultimamente è divenuta solo un modo di dire, un atteggiamento dei mass media. Le ricette regionali di una volta erano ben diverse da quelle che dal dopoguerra abbiamo iniziato ad utilizzare. Ricette antiche sono state snaturalizzate dall’industria alimentare che ci ha portato sempre più a raffinare gli alimenti. La pubblicità ci promette salute e bellezza, ma gli italiani sono a rischio cardiaco, diabete, e tutti in soprappeso. Allora cosa non funziona nell’alimentazione degli italiani? Facciamo allora una rapida escursione tra alcuni piatti tradizionali ed antichi di alcune regioni italiane: Abruzzo La pasta è diffusissima specialmente maccheroni alla chitarra (pasta all’uovo). E’ il simbolo gastronomico della regione. Viene preparata grazie ad un telaio rettangolare su cui sono tesi, alla distanza di 1 millimetro l'uno dall'altro, dei sottilissimi fili di acciaio. Il condimento preferiti per i maccheroni alla chitarra ricordiamo il ragù di agnello. • • • • • • •
600 g. circa di farina 7 uova intere (1 uovo a persona) 300 g..di agnello 300 g. di magro di maiale 1 kg. pomodori pelati 50 g. di burro, olio, una cipolla piccola, una carota, sale q.b., parmigiano a volontà.
Campania La Campania non è solo pizza è una cucina che affonda le sue radici nella Grecia, Spagna, Francia. E’ una cucina ricca di carni, pesci, salse , timballi, contorni e dolci.
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Panzarotti La pasta: • 300 g di farina • 20 g di sugna, sale Il ripieno: • 100 g di ricotta • 150 g di mozzarella • 100 g di prosciutto • 50 g di parmigiano • 1 uovo • prezzemolo, pepe Sarchiapone • • • • • • • • •
4 zucche piccoline 200 g. di carne macinata 200 g di carne di maiale macinata 100 g di fiordilatte a dadini 50 g parmigiano grattugiato 100 g caciocavallo a pezzettini 200 g passata di pomodoro 2 uova prezzemolo tritato pane grattugiato aglio, sale e pepe
Pastiera La pasta: • 500 g di farina • 3 uova intere • 200 g di zucchero • 200 g di strutto Per il ripieno • 450 g di grano cotto • 100 g di latte • 40 g di burro • 700 g di ricotta • 500 g di zucchero • 5 uova intere • 2 tuorli • un cucchiaio di acqua di fior d'arancio, limone scorza
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Liguria La cucina ligure è “magra” con poche carni perché, non avendo pianure c’è poca possibilità di allevare animali. E’ ricca di sapori per l'uso di erbe quali il rosmarino, il timo, la salvia, la maggiorana e il famoso basilico che è l'ingrediente base per il pesto. Ricette di "di terra": pansoti, la torta pasqualina la farinata di ceci e le trofie al pesto. Ricette di mare: la "Buridda". La Burrida • • • • • • • • • •
1 chilo tra polpo, cannolicchi e seppie 1/2 chilo di cozze e di gamberetti 1/2 chilo di pomodori pelati 3 filetti di acciuga, basilico, olio di oliva 50 g. di pancetta 50 g. di pinoli 50 g. di funghi secchi 1 gambo di sedano 1 cipolla, 1 carota, 1 spicchio di aglio prezzemolo, fette di pane casereccio
Pansoti La pasta: • 450 g di farina • un bicchiere di vino bianco secco • un uovo • sale Il ripieno: • 250 g di borragine • 250 g di bietole • 500 g di erbe selvatiche • 200 g di ricotta • 20 g di burro • 50 g di parmigiano reggiano grattugiato • 2 uova, noce moscata, sale Si condisce con sugo di noci
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Torta pasqualina • • • • • •
600 g di farina 500 g di bietole 8 uova 300 g di latte cagliato parmigiano grattugiato la mollica di un panino latte; olio extravergine d'oliva; sale; spezie miste
Lombardia La Lombardia non si affaccia su nessun mare italiano e pertanto non possiamo chiamare “Cucina Mediterranea” quella che troviamo in questa regione. La Lombardia, per i suoi cibi fa inorridire qualsiasi dietologo o nutrizionista. La cucina Lombarda è una cucina a base di lardo, burro e midollo di bue! La pasta non è nella tradizione della regione i primi piatti sono a base di polenta e riso. La carne viene stufata e bollita; abbiamo i brodi, i sughi, le zuppe. Piatti tipici: il risotto alla certosina, la polenta concia o la Casoeula Risotto alla certosina • • • • • • • • • •
500 g di riso 500 g di gamberi d'acqua dolce 300 g di piselli 100 g di funghi freschi 100 g di burro 6 rane 6 filetti di pesce persico 2 pomodori, una carota 2 o 3 porri , una cipolla sedano, vino bianco secco, olio d'oliva e sale q.b.
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Casoeula • • • • • • • • • • •
600 g di costine di maiale tagliate a pezzi 250 g di salsiccia 100 g di cotenne fresche 1 zampetto di maiale 4 salamino verzino 1 ½ kg verza o cavolo cappuccio 200 g di sedano 180 g di carote 1 cipolla 20 g di burro,un cucchiaio di olio extravergine d'oliva vino bianco secco, un cucchiaio di concentrato di pomodoro, sale e pepe
Si mangia con polenta o pane nero di segale. Come avete potuto leggere nelle poche ricette dalla Grecia alla Turchia alla Spagna e alla vicina Francia l’uso dei carboidrati pasta e riso è molto limitata ed anche i formaggi, il latte e derivati entrano a far parte di poche ricette. La verdura e la frutta sono le principali fonti dei carboidrati. Nella tradizione popolare il riso veniva accompagnato ai fagioli e le zuppe erano l’alimentazione serale di tutta l’Italia. La pasta veniva consumata solo la domenica, costava molto in quanto il rapporto pasta condimento era al 50%, basti pensare alle tagliatelle alla bolognese dove il rapporto tra pasta all’uovo e ragù è di uno a uno. In meridione la pasta la si accompagna sempre alla verdura, in Sicilia al pesce ed alla frutta secca avendo un influenza nord africana, i ravioli genovesi hanno la dimensione poco più grande di un francobollo ed il ripieno è per la metà di carne e l’altra metà di verdure e molte volte solo di verdure non quei tre ravioloni tutti di pasta con poco ripieno che propongono oggi i ristoratori... I ristoranti, sì proprio loro, propongono sempre i soliti menù e i cibi tradizionali si possono avere solo su ordinazione oppure bisogna avere la fortuna di trovare ristoranti tradizionali con ricette tramandate nel tempo. Una pasta e fagioli o una torta di verdure o della selvaggina o un semplice minestrone di verdure sono piatti introvabili nella quotidianità; si è persa la semplicità delle tradizioni per menù asiatici o sudamericani. La frutta e la verdura non seguono più le stagioni, mangiamo le fragole tutto l’anno e abbiamo introdotto frutti esotici che il nostro corpo non conosce.
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La scadenza dei cereali non è più annuale, ma di 2 anni, il frumento cresce 1 volta all’anno e sino a pochi anni fa, quando non vi erano le date di scadenza, la pasta, la farina e il riso ad agosto si buttavano perché si formavano le farfalline. La pasta nella “Cucina Mediterranea” è quasi sempre all’uovo fatta in casa e gli spaghetti vengono introdotti solo nel dopoguerra. Ora, avendo confrontato le varie ricette e letto gli ingredienti, possiamo fare una valutazione di ordine pratico che interessa allo scopo di questo libro e cioè: la vera ”Cucina Mediterranea” è veramente la Dieta Mediterranea? I carboidrati come pasta e pane sono il 30% della dieta alimentare mediterranea o no? La percentuale era così alta negli anni passati? La fonte dei carboidrati deve essere solo ed esclusivamente la pasta, il pane o il riso o possono essere le verdure la frutta e i legumi? A nostro avviso è stata di molto travisata la cucina mediterranea, è stato usato un termine che dà sicurezza alle persone, ma non rispecchia la vera “Cucina Mediterranea”. Leggendo le ricette della Cucina Mediterranea notiamo che sono molto simili ai programmi dell'alimentazione a zona e a quelli della dieta basata sull'Indice Glicemico. L'apporto dei carboidrati è dato da cereali (semi e fiocchi), pochissimi sfarinati (pasta, pane), frutta e verdura per circa un 40/50%, il rimanente è composto da proteine della carne, del pesce, da uova, olio di oliva e burro. Se confrontiamo queste percentuali con quelle dell'alimentazione che oggi si segue giornalmente, notiamo come non sono certo mantenute queste proporzioni. Le farine raffinate e i loro prodotti hanno preso il primo posto sulle nostre tavole, pasta, pane, pizza, dolci sono la base del pasto quotidiano; verdura, frutta e proteine (soprattutto del pesce) sono in percentuale decisamente minore. L'assunzione smodata di cibi raffinati (ad alto I.G.), procura così obesità, patologia ormai dilagante nei paesi industrializzati. Il rischio, come abbiamo più volte ripetuto, è quello di incorrere sicuramente nel diabete, nell'infarto e nelle patologie cardiovascolari.
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Come utilizzare al meglio le varie diete Riteniamo indispensabile l’acquisizione di questi concetti in quanto il nostro lavoro, come abbiamo spiegato nei capitoli precedenti, sarà quello di ripristinare al meglio la funzionalità organica delle persone che si rivolgono a noi per raggiungere uno stato fisico ottimale. In un’ottica di prevenzione è indispensabile tenere presente che una delle patologie più frequenti con il passare degli anni e, soprattutto per le persone in sovrappeso, è il diabete. Siamo convinti che una alimentazione corretta e personalizzata può aiutarci ad ottenere i risultati desiderati e soprattutto la prospettiva di affrontare in modo sereno anche la nostra terza età. Anche se ora siamo giovani e non pensiamo, o non vogliamo pensare, al fatto che gli anni passano velocemente, dobbiamo ricordarci che possiamo incorrere in qualsiasi problematica se non preveniamo le patologie a cui siamo predisposti, e che non siamo tutti uguali. Non esistono diete ideali per tutti, dobbiamo fare nostra una cultura alimentare che prende dall’uno o dall’altro tipo di dieta quello che è più indicato per il nostro personale funzionamento biologico. Condividiamo pienamente le indicazioni di D’Addamo e di Montignac o di Berry Sears anche se personalmente riteniamo che non sia corretto seguire sempre e rigorosamente un tipo di dieta. Moltissimi sportivi seguono con precisione e venerazione la dieta Zona. E’ una metodologia alimentare perfetta, ma se ogni tanto non esco dalla “Zona” rischio di incorrere in un’ipofunzionalità pancreatica in quanto il pancreas, non arrivando mai ad avere un iper-lavoro, rischia di “addormentarsi” e di non essere pronto ad intervenire in caso di “emergenza zuccheri elevati”. Analogo discorso per chi osserva rigorosamente le tabelle dell’Indice glicemico e non assume mai alimenti con I.G. superiore al 50. Lo stesso concetto è per la dieta del Gruppo Sanguigno: se assumo rigorosamente solo gli alimenti compatibili con il mio gruppo sanguigno rischio di avere delle carenze di alcuni alimenti e non solo, il fatto di assumere, ad esempio, sempre e solo pollo e tacchino (uniche carni concesse al gruppo A) porta sicuramente a sviluppare un sovraccarico verso questi alimenti.
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Se appartengo al gruppo A posso comunque concedermi un bel filetto magro o un ragù... basta che non sia la quotidianità. Per questi motivi riteniamo troppo restrittiva una alimentazione “vegana”, già il vegetariano ha una alimentazione estremamente restrittiva, i vegetariani che si sottopongono al test risultano intolleranti ai cereali, ai legumi, alla frutta e verdura che sono le uniche fonti del loro sostentamento e l’alimento che risulta positivo oltre al 95% dei vegetariani è il lievito. Questo è giustificato dal fatto che per compensare la carenza delle Vitamine del gruppo B, abbondano con quantità incredibile di lievito di birra in polvere con la falsa credenza di sopperire alla mancata assunzione di proteine animali, ad un’eventuale avitaminosi B con conseguente carenza di Fe. Nel lievito di birra, ricchissimo di Vit. B, sono comunque assenti gli Amminoacidi Essenziali di cui abbiamo già precedentemente parlato. Il vegetariano non assume mai colesterolo, questa grave mancanza (il colesterolo serve per la produzione di ormoni, per il sistema nervoso, per la struttura cellulare...) spiega come mai molti vegetariani pur non assumendo grassi animali hanno dei valori ematici di colesterolo o trigliceridi alti. Se non assumo MAI colesterolo da dove lo prende l’organismo, che necessita di 400 mg. al giorno? Lo produce lui stesso e anche in più rispetto al suo fabbisogno! I vegetariani che però assumono uova (o pesce) o alcuni derivati del latte integrano queste carenze. Questo vale anche per quelle persone che per abbassare le dislipidemie nel sangue hanno eliminato completamente dalla propria alimentazione carni rosse, grassi animali, uova, latte e derivati. L’assunzione settimanale di due uova (mai alla sera!) permette di compensare questi disequilibri. Il concetto è sempre lo stesso: variare alimentazione e variare all’interno della stessa categoria di alimenti. Proprio queste convinzioni, ci hanno permesso di elaborare una nostra metodologia alimentare che vi spieghiamo tra poco: il Metodo GruppoIgA.
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Metodo “GruppoIgA” Gli alimenti possono determinare dei disagi fisici e compromettere lo stato di salute. Il “metodo GruppoIgA” è l’acronimo di: Gruppo sanguigno, Indice Glicemico e degli antiocorpi IgA delle intolleranze alimentari. Questo metodo non è una dieta, è un sistema nutrizionale che rispecchia le regole della fisio bio cibernetica. La fiso bio cibernetica è: uno studio scientifico di controllo per il “ ripristino bioenergetico” dei fenomeni vitali degli organismi viventi. Controllare, significa normalizzare. Il corpo umano è l’insieme di numerosi sistemi di controllo meglio conosciuti come retroazione o feedback ,quali: insulina /glucagone, sodio/potassio ... L’alimentazione del “Metodo GruppoIgA” sfrutta questi sistemi di controllo per riportare l’organismo alla normalità senza dover intervenire dall’esterno. La nutrizione fisio-bio-cibernetica non è un’alimentazione a calorie, gli alimenti non vengono pesati, si segue solo il criterio delle combinazioni dei vari cibi. Queste semplici combinazioni riguardano: le associazioni alimentari, il potere glicemico degli alimenti e le indicazioni che Peter D’Adamo ha studiato per i gruppi sanguigni. L’alimentazione verrà programmata a proprio piacimento, rispettando le ricette dei menù mediterranei. Questo tipo di alimentazione può essere usata da qualsiasi persona, essendo normalizzante, e non terapeutica. Riduce i vari valori quali zuccheri e grassi nel sangue ( glicemia, trigliceridi e colesterolo) inoltre aiuta a regolarizzare il peso corporeo, la disbiosi intestinale che è la causa di gonfiori addominali, le varie problematiche della pelle ed è un’alimentazione ideale per gli sportivi. In questi anni di lavoro a contatto con persone sane e persone sofferenti di patologie anche importanti, ci siamo chiesti: ma se persone affette da problematiche anche gravi devono seguire un certo tipo di dieta alimentare, perchè non estendere anche al soggetto sano un programma alimentare “diverso” a scopo preventivo? Il “Metodo gruppoIgA”è la sintesi e l’evoluzione dell’alimentazione che le persone affette da gravi problemi come il diabete, l’insufficienza epatica e l’insufficienza renale, applicano giornalmente.
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E’ un’alimentazione naturale, sicura ed equilibrata perché se è usata da persone affette da gravi patologie non può avere effetti secondari e negativi su persone sane. Essendo un alimentazione che si auto – controlla, raggiunto il peso corporeo che il nostro corpo ritiene ottimale, esso si stabilizza e automaticamente anche i valori sanguigni ritornano nella norma. Il “Metodo GruppoIgA” si avvale del test per i sovraccarichi alimentari, che è fondamentale per poter valutare e ristabilire la bio energia. Mediante il test dei sovraccarichi alimentari vengono individuati quegli alimenti che assunti, creano quei piccoli disturbi che ci affliggono tutti i giorni. Una volta individuati i cibi col test, questi verranno eliminati dall’alimentazione giornaliera per un periodo di tempo che varia da persona a persona. Questa sospensione momentanea darà modo all’organismo di depurarsi e ritrovare così la forma fisica ottimale, evitando di incorrere in quelle problematiche causate solamente dai nostri errori alimentari. L’obbiezione che viene spesso fatta da medici, o persone che comunque ragionano sempre in modo “tradizionale” è che da questo test risultano positivi sempre: frumento, latte, lieviti, pomodoro... Proviamo un attimo a riflettere sulla nostra cultura alimentare. Come abbiamo già spiegato nel capitolo sulle intolleranze alimentari, le intolleranze primarie sono solo due: zuccheri (diabete), glutine (celiachia), quelle che noi valutiamo tutti i giorni sono Sovraccarichi Alimentari sono cioè gli alimenti di cui il nostro organismo è saturo. La base della nostra alimentazione è composta da frumento, latte e formaggi, lieviti, pomodoro... Come mai non risultano positivi al test farro, kamut, quinoa, riso basmati o altri cereali integrali? Come mai non risulta praticamente mai positiva al test la carne di pecora, il montone o alcuni pesci che non sono parte della nostra cultura alimentare come le ostriche o il pesce gatto? Chi di voi assume giornalmente pane, pasta, pizza di farro, di kamut o di soia e comunque cibi integrali? Siamo così saturi di alimenti raffinati che siamo costretti a comperare le scatole di fibre al supermercato! Se ci pensiamo bene è l’assurdo del nostro secolo, spendiamo soldi per comperare della crusca che non mangiamo quotidianamente nel pane o nella pasta! Ed ecco spiegato il perchè risultano sempre positivi gli stessi alimenti al test: mangiamo sempre solo le stesse cose: frumento, latte, lieviti, pomodoro...
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Se ascoltiamo le indicazioni di tutti i nutrizionisti, anche medici blasonati che vediamo sempre in televisione, ci dicono sempre le stesse cose di 50 anni fa: le calorie e variare l’alimentazione... Quello che però non hanno ancora capito o che ci omettono forse per mantenere uno stato costate di malattia così che le case farmaceutiche possono continuare a produrre (e vendere) farmaci per il diabete, per l’acidosi gastrica, la cattiva digestione, i gonfiori, il sovrappeso, è che variare l’alimentazione non è solo alternare carboidrati a proteine, ma variare all’interno della stessa categoria di alimenti, per cui non devo assumere solo frumento ma farro, kamut, soia, saraceno... Non è il frumento ad essere dannoso, è un cereale importante, è dannosa l’assunzione costante ed unica di frumento. Assumiamo poi solo cibi estrusi, in natura non esistono gli spaghetti, esiste il chicco di grano, la lavorazione e la raffinazione alza l’indice glicemico del carboidrato per cui assumiamo giornalmente molti più zuccheri di quanti sarebbero a disposizione con una alimentazione integrale. Non devo assumere solo latte vaccino, ma alternarlo a soia, capra, riso... quanti sanno che esistono bevande di kamut o la panna di soia? E poi le calorie! E’ giusto e indispensabile controllare l’assunzione di grassi, ma se una persona segue rigorosamente una dieta col controllo calorico, deve pesare tutto, perde anche dieci chili in poco tempo e come smette la “dieta”, dopo un periodo di decisa frustrazione, recupera in brevissimo tempo i chili persi aggiungendone altri in più! Tutti noi abbiamo provato nell’arco della nostra vita una di queste diete... è vero che avete recuperato tutti i chili persi? Questo perchè non abbiamo cambiato la nostra cultura alimentare, e non abbiamo capito quali sono gli alimenti che fanno bene e quali sono dannosi al nostro organismo. L’alimentazione giornaliera non può essere effettuata sul semplice calcolo della calorie. La calorimetria è basata su delle formule, e non è attendibile perchè non considera la persona da caso a caso. Se il mio gruppo sanguigno è 0 , per perdere peso non devo mangiare pollo o tacchino (poche calorie), ma devo assumere rigorosamente carne rossa e pesce, ma se dal test risulta positiva la carne rossa, dovrò ugualmente eliminarla per un certo periodo. Se sono del gruppo A non devo mangiare cozze, crostacei, sogliola, melanzane che, pur avendo poche calorie, non sono compatibili con il mio organismo. Se sono del gruppo B non devo mangiare latticini anche se sono compatibili al mio gruppo sanguigno, se sono risultato positivo al latte con il test dei Sovraccarichi.
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Ognuno di noi è diverso, Oggi sono quello che, ha determinato la mia storia alimentare, Domani sarò quello che, ha compreso quale deve essere la mia storia alimentare. E’ importante eseguire il test per capire quali sono gli alimenti che nell’arco della mia vita dovrò assumere in percentuale minore o maggiore per mantenere sempre uno stato fisico ottimale. Il metodo si avvale di quattro fasi : • La prima fase consiste in una “depurazione” che si effettuerà solo con prodotti di origine naturale. • Poi si passerà al programma nutrizionale che, oltre alla depurazione con gli integratori, prevede la depurazione dalle frequenze degli alimenti che sono risultati positivi al test. Questo si ottiene mediante l’eliminazione dei cibi a cui si risulta intolleranti dalla dieta, per un periodo di tempo che varia da persona a persona (due o tre mesi). • Una terza fase di controllo in cui verrà valutato il reinserimento degli alimenti per poi arrivare • al Mantenimento, fase conclusiva del programma, che permetterà di mantenere nel tempo i risultati ottenuti. E’ una metodologia semplice che permette di ottenere grandi risultati senza seguire diete rigorose, senza pesare gli alimenti e senza l’ausilio di farmaci. Molte persone probabilmente pensano che solamente eseguendo il test dimagriscono o risolvono i problemi gastrici o intestinali. “...non mi può togliere la pasta, o la pizza...” “...mi tolga tutto, ma non lo yogurt...” Prima di tutto col test non si eliminano i cibi, ma si insegna ad utilizzare ingredienti nuovi per creare i cibi che risultano così compatibili alla condizione del momento. E’logico che non è semplice, per i primi tempi, dover modificare una storia alimentare che continua ormai da anni. E’ indispensabile che la persona che si avvicina al programma sia consapevole di dover modificare le proprie abitudini e che deve mantenere continuità e costanza nel seguire le indicazioni date.
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In questi anni molte persone che hanno ottenuto grandi risultati (20, - 30 anche - 40 Kg, con lâ&#x20AC;&#x2122;eliminazione della pastiglia per la glicemia o per lâ&#x20AC;&#x2122;ipertensione, della pastiglia per lâ&#x20AC;&#x2122;ipercolesterolemia, delle coliti...) hanno continuato sempre a seguire i semplici consigli che hanno fatto propri la prima volta che si sono sottoposti al test, senza disdegnare la pizza, il pranzo del matrimonio o la grigliata fuori porta. La cosa importante è comprendere il proprio corpo, sapere come reagisce ad un alimento a lui dannoso, assumerlo pure, ma eseguire poi una depurazione per qualche giorno in modo da non ricadere nel sovraccarico che li aveva portati da noi ad eseguire il test...tanti anni fa.
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Il mio corpo è diverso dal tuo, la mia dieta è diversa dalla tua Abbiamo fatto una rapida escursione tra le diete ed i vari metodi di alimentazione più in voga in Italia e non solo. Abbiamo tralasciato alimentazioni che non hanno una valenza scientifica, ma solo improvvisazione di qualche giornale che per motivi di tiratura ogni anno si inventa la dieta più disparata per incassare soldi senza scrupoli. Abbiamo anche lasciato alcune diete che sono il doppione di quelle che avete letto nei capitoli precedenti con piccole variazioni di percentuali e abbiamo tralasciato di proposito metodi poco ortodossi che si sono venuti a sviluppare specialmente in Italia negli ultimi anni. Li riteniamo molto dannosi per il fisico e la psiche delle persone che si sono sottoposte anche se abbiamo notato grande interesse da parte dei mass media ad alimentazioni alternative bocciate da nutrizionisti di fama mondiale. L’alimentazione giusta è quella che porta la persona allo stato di benessere dove sia il peso che gli esami del sangue e il test dei sovraccarichi è nella norma. Ogni persona si può sentire bene anche se non è nell’Indice di Massa Corporea giusto, basta che vi si avvicini a questo e non abbia valori molto diversi a quelli della normalità. Abbiamo notato inoltre, in questi anni di lavoro che il corpo delle persone che si sottopongono al test dei sovraccarichi e alla relativa alimentazione mirata dopo un po’ non diminuisce più di peso arriva al suo peso ” forma “e lì si stabilisce. Siamo comunque consci che questi tipi di alimentazione non sono adatti in caso di gravi malattie e che il dietologo è l’unica figura professionale a cui bisogna rivolgersi in questi casi. Questo permetterà ad ognuno di noi di ottenere quell’energia vitale che ci farà affrontare la vita nel modo più sereno e, possibilmente, senza malattie causate dai nostri errori.
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Il bambino, quale alimentazione? L’alimentazione del bambino, fin dai primi mesi di vita, è la chiave per permettere di affrontare l’adolescenza e poi diventare adulto nel modo più corretto, evitando il più possibile disturbi ed eventuali future patologie. E’ ormai risaputo che un bambino obeso sarà sicuramente un adulto obeso, ed è anche chiaro che quando in un bambino molto piccolo sono presenti dei problemi (vomito, diarrea, stipsi, mancanza di appetito, allergie, dermatiti...) gli stessi pediatri prima di prescrivere farmaci, tentano la strada di modificare l’alimentazione il più delle volte con successo. A quante mamme abbiamo sentito dire “...ho dovuto sostituire il latte vaccino o quello in polvere con la soia, con il latte di riso perchè mio figlio non lo tollerava” o addirittura “è allergico al lattosio...” riuscendo in questo modo a ridurre, se non eliminare completamente la sintomatologia. La cosa più strana è che quando i bambini sono più grandicelli e si alimentano “normalmente” a poche persone viene spontaneo cercare di modificare l’alimentazione quando insorgono problemi di varia natura, anche di ordine psicologico, forse perchè si ritiene che il suo apparato digerente si sia già formato e possa così sopportare e “digerire” qualsiasi sostanza estranea. La comparsa di una malattia in un adulto e in un bambino è sempre indice di debolezza fisica. Si è propensi a pensare che in questi momenti vi sia un calo di “difese immunitarie”, condizione particolare in cui si diventa più vulnerabili, quello che invece si è meno indirizzati a pensare è che questo indebolimento sia spesso determinato da una alimentazione scorretta. Ci sembra inutile a questo punto soffermarci sulla qualità degli alimenti che ogni giorno ritroviamo sulla nostra tavola (e nelle cartelle dei nostri ragazzi), l’industrializzazione ci ha portati ad assumere giornalmente cibi lavorati, raffinati, zeppi di conservanti e grassi idrogenati... diamo per scontato che la nostra intelligenza ci permetta di scegliere, nel marasma alimentare del confezionato e del precotto, cibi il più semplice e il più naturale possibile. Quello su cui vogliamo attirare la vostra attenzione è il fatto che dobbiamo assumere e far assumere ai nostri figli alimenti oltre che più naturali, il più possibilmente vari.
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Quando eravamo piccoli e andavamo dal fruttivendolo (parlo di 30/40 anni fa), capivamo in che stagione eravamo, si trovava solo frutta e verdura di stagione. Oggi se non si hanno reminescenze ataviche, non lo si può più capire data la quantità e la varietà di ortaggi che vengono esposti sui banchi dell’ortolano. Il fatto di assumere solamente frutta e verdura di stagione e possibilmente del territorio in cui abitiamo, è indispensabile. Questo non solo perchè avremmo la possibilità di nutrirci con alimenti non O.G.M. o alimenti che non vengono raccolti acerbi e successivamente trattati per arrivare da noi alla giusta maturazione, ma perchè mangiando frutta e verdura di stagione, siamo obbligati a variare l’alimentazione durante il corso dell’anno. Questo principio deve esser valido anche per i cereali: la nostra cultura prevede solo frumento e riso... tanti non conoscono neppure l’esistenza del farro, del kamut, della quinoa, dell’amaranto, dell’avena, del grano saraceno del miglio o del mais come ingredienti eccellenti per pane, pasta, pizza, dolci, merendine, focacce, crackers o grissini. Analogo discorso per il latte: quello di soia, di riso, di mandorle, di avena, di quinoa, di capra vengono presi in considerazione solo quando vengono riscontrate delle evidenti incompatibilità col latte vaccino. L’obbiezione più frequente che ci viene fatta dai genitori è quella che i bambini non vogliono neppure assaggiare questi alimenti e piuttosto che non vederli mangiare, tutti i giorni gli presentano sulla tavola il solito piatto di pasta raffinata ad alto contenuto di glutine o sempre la stessa solita unica verdura. L’errore non è dei bambini, ma dei genitori che non hanno avuto l’accortezza di far loro assumere, fin dallo svezzamento, le frequenze e le memorie di tutti gli alimenti che ci propone un alimentazione equilibrata e si sono limitati a seguire i gusti e non le esigenze nutrizionali dei loro piccoli. La verdura e la frutta sono lo scoglio principale in quanto i genitori devono affrontare giornalmente dei rifiuti. Per far assimilare al bambino le frequenze e, di conseguenza il gusto per certi alimenti, è sufficiente far cuocere ad esempio la pasta o il riso non solamente nell’acqua salata, ma in un brodo precedentemente preparato con una buona concentrazione delle verdure che il bambino rifiuta costantemente. Ci vuole un po’ di pazienza, ma in questo modo il bambino accetterà gradualmente anche le verdure che non avrebbe mai neppure assaggiato.
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Nell’alimentazione del bambino è indispensabile fare attenzione su alcuni cibi che vanno rigorosamente controllati. Pane e pasta: quelli prodotti con farine raffinate (pane e pasta bianchi) vengono privati dei sali minerali e delle vitamine con il processo di raffinazione. E’ indispensabile che non diventino la base dell’alimentazione. La carenza di vitamina B1 porta a spossatezza e a problemi digestivi. Riso: non è necessario servirlo sempre integrale, basta scegliere la varietà Basmati e non eccedere nella cottura. L’ideale è accompagnare il piatto di Riso con verdure come zucchine, pomodori melanzane, cavoli, ottimo con piselli o lenticchie Le patate: sono glucidi con elevato indice glicemico e soprattutto quelle fritte dove spesso viene utilizzato olio di palma o di cocco sono le maggiori responsabili dell’aumento di peso nei bambini. Bisogna riuscire a far loro apprezzare altre verdure e soprattutto i legumi che sono un alimento completo. Frutta: l’organismo dei bambini sopporta ancora bene le mescolanze alimentari che comportano i classici gonfiori con l’assunzione delle frutta dopo il pasto. Sarà dunque possibile assumere la frutta dopo il pasto. Anche se l’abitudine di consumarla al mattino, prima dei pasti, come Merenda o prima di andare a dormire rimane un’ottima soluzione. Dolci: è impossibile privare totalmente i bambini dello zucchero e dei dolci anche se sarebbe una cosa ragionevole. Dobbiamo limitare il più possibile le merendine e i dolci che contengono più dell’80% di zuccheri, abituandoli a non diventare dipendenti dal gusto dolce, cosa necessaria per la loro salute immediata e indispensabile per la loro salute futura. La prima regola è quella di non dare mai acqua zuccherata ai lattanti (nonostante quello che consigliano alcuni medici) proprio per non inviargli da subito le frequenze di questo alimento. Mai consumare zuccheri prima del pasto in quanto, oltre che a rovinare l’appetito, fanno innalzare la glicemia in modo anomalo (vedi capitolo precedente). Non da ultimo, un eccesso di consumo di zucchero provoca nel bambino un deficit di vitamina B1 che determina senso di fatica, difficoltà di concentrazione, di attenzione, di memoria e anche forme di depressione che possono interferire con il rendimento scolastico oltre che con il suo benessere psicofisico. Bisogna quindi limitare al massimo il consumo giornaliero di zucchero, anche per gli effetti nocivi sui denti. Bevande: l’acqua è la sola bevanda adatta al bambino. Tutte le bibite, i succhi di frutta zuccherati, la soda, sono da considerarsi praticamente un veleno per loro, pari quasi all’assunzione di alcool.
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Le bibite a base di cola sono le peggiori in assoluto per il quantitativo di zuccheri, caffeina e, non da ultimo, di acido ortofosforico che interferisce nella formazione dello scheletro. Ideali i succhi di frutta appena spremuti o le tisane a base di frutta che non dovranno essere sostituiti dagli sciroppi zuccherati da diluire nell’acqua, che creano una vera e propria dipendenza allo zucchero. Il latte, fino alla pubertà, potrà essere consumato anche durante il pasto, ma dovrà rigorosamente essere scremato data l’elevata quantità di grassi nocivi del latte intero. Nell’alimentazione del bambino dovranno essere presi in considerazione più che mai i principi che prevedono l’assunzione di tutti i nutrienti, solo che non dovremmo considerare il perfetto equilibrio per ogni pasto ma l’equilibrio di carboidrati, proteine, lipidi e fibre durante il corso della giornata. La colazione dovrebbe essere il pasto più consistente della giornata composta possibilmente da • Pane (meglio se integrale) con poco burro e marmellata di frutta senza o con poco zucchero; • Cereali, evitando i prodotti che contengono mais, riso soffiato, zucchero e miele aggiunti; • Frutta fresca; • Latte scremato alternato a quello di soia, di mandorle, di avena, di capra, di riso o yogurt magro alla frutta. • L’uso del miele è sconsigliato per i bambini in sovrappeso, mentre gli altri potranno farne un uso sempre moderato. Il pranzo sarà composto da ● Farro, kamut...non solo frumento come primo piatto o preferibilmente una minestra di verdure che sopperirà alla poca predisposizione dei bambini a mangiare verdura verde. ● Carne, pesce, prosciutto magro con verdure o legumi. ● Il piatto unico a base di riso, pasta con legumi è un’ottima alternativa. ● Le verdure ripiene piacciono molto ai bambini e sono un’ottima combinazione proteica. ● Yogurt alla frutta e qualche volta un dolce leggero possono terminare il pasto dei bambini. La cena dovrebbe essere basata sulle proteine quindi preferibilmente pesce , carni bianche o rosse prosciutti sgrassati, spek o bresaola • Carne, pesce saranno accompagnate da verdure fresche di stagione preferibilmente crude o con cottura media oltre che dai legumi.
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Patate, che andrebbero evitate fritte o al forno, meglio lessate con la buccia e sempre con un filo di olio crudo, anche il purè va comunque limitato. Uova e formaggi sono consigliati a pranzo essendo ricchi in grassi e colesterolo, quindi a cena si assumerà minestre o passati con pasta o riso.
Le merende sono indispensabili e saranno a base di ● Frutta, pane burro e marmellata o cioccolata possibilmente con una percentuale di cacao oltre il 70%, evitando quello al latte. ● Yogurt alla frutta e qualche volta un dolce leggero possono terminare il pasto dei bambini. Vogliamo ricordare che l’abitudine di mangiare hamburger, hot dog con patatine fritte è decisamente controindicata per la salute di tutti, non solo dei bambini, in quanto implica l’assunzione esagerata di farine raffinate e grassi saturi che procurano notevoli danni alla salute. Questo giusto equilibrio porterà alla prevenzione di patologie future quali l’aumento di peso, il diabete e le problematiche cardio-vascolari.
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Nel carrello della spesa Ogni volta che facciamo la spesa cerchiamo di scegliere gli alimenti che ci sembrano i “migliori” da un punto di vista qualitativo ma purtroppo, visto i tempi che corrono, molto spesso dobbiamo fare i conti con il nostro portafoglio e, sempre più spesso, la nostra scelta viene indirizzata verso il prodotto pubblicizzato o “in offerta” soprattutto quando attorno alla tavola ci sono tre, quattro o più persone... Siamo sempre più convinti che una sana alimentazione sia la base per mantenersi in salute e prevenire anche patologie importanti, motivo per cui consigliamo il più possibile l’acquisto di prodotti biologici che cominciano a essere presenti anche nella grande distribuzione. L’obbiezione che ci viene fatta giornalmente è che questi prodotti, oltre che a costare di più, si deteriorano quasi subito e molto spesso finiscono nel cestino dell’umido senza essere utilizzati. Questa è un’osservazione che comunque ci fa capire che i prodotti non sono spruzzati dopo il raccolto o mescolati durante la lavorazione, da soluzioni con potere antiossidante e conservante che, come vedremo dopo, sono costantemente presente in tutti, o quasi, i cibi che possiamo acquistare tutti i giorni. La grande distribuzione usa dei piccoli trucchi per indirizzare le nostre scelte verso un prodotto piuttosto che un altro. Il banco delle carni fresche è spesso illuminato da luci che con le loro frequenze particolari, conferiscono alla carne un bel colore rosso vivo e la stessa cosa avviene per la frutta e la verdura. L’impatto visivo è importantissimo nella scelta di una confezione piuttosto che di un’altra e su questo giocano i produttori che demandano a società pubblicitarie di marketing lo studio di confezioni e di etichette che catturano l’attenzione del consumatore. Questo porta a trascurare l’osservazione del contenuto e soprattutto degli ingredienti, che essendo il più delle volte “incomprensibili”, vengono trascurati. Prendetevi un’ora di tempo e provate un giorno a fare la spesa soffermandovi a leggere attentamente le etichette... più dell’80% dei prodotti che normalmente buttate nel carrello per abitudine o perchè piacciono tanto ai vostri figli, faranno fatica a caderci dentro... rimarrete stupiti dalla quantità di additivi, conservanti, coloranti e sostanze chimiche che ogni giorno ingeriamo inconsapevolmente! Vale la pena, a questo punto, comperare qualcosa di meno, ma avere la certezza, spendendo anche qualche centesimo in più, di acquistare dei cibi il più possibilmente naturali come se li avessimo presi dal fattore che anni fa portava alla nostra nonna i prodotti dell’orto dietro casa.
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Etichette alimentari Tutti gli alimenti confezionati hanno l’obbligo di un etichettatura che deve riportare: La denominazione dell’alimento L’elenco degli alimenti Il quantitativo netto Il termine minimo di conservazione Le modalità di conservazione e di utilizzazione Istruzioni sull’uso Il luogo d’origine o di provenienza. Il nome la ragione sociale o il marchio depositato la sede del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito dalla C.E.E. La sede dello stabilimento di fabbricazione o di confezionamento per i prodotti fabbricati o confezionati in Italia per la vendita nel territorio italiano. Questa normativa è data dall’art: 3 del decreto del Presidente della Repubblica italiana del 18/05/1982 per attuazione della direttiva C.E.E n° 79/112 A questa normativa negli ultimi anni sono e vengono attuate modifiche sempre più importanti ed esplicative per non indurre in confusione il consumatore. Una di queste è stata l’introduzione del valore nutrizionale del contenuto, che non tutte le confezioni indicano ancora, che riporta : Contenuto energetico in kcal e kj Proteine Carboidrati Grassi o lipidi per 100 g di prodotto In Italia non può essere venduto un prodotto se non vengono riportate in italiano tutte le indicazioni sopra descritte. La lettura delle etichette alimentari, pertanto dovrebbe essere, secondo l’articolo 3 riportato, molto semplice, ma purtroppo molte volte anche gli addetti ai lavori si trovano in difficoltà. L’articolo 2 della legge sull’ etichettatura inizia dicendo che : “l’etichettatura non deve indurre in errore l’acquirente… omissis”
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Se prendete in mano una confezione di qualsiasi alimento vi accorgerete che tutto quello che la legge richiede è presente, “MA”, e questo “ma” è d’obbligo, le aziende giocano molto sia sulla stampa che sui colori per far si che le etichette siano illeggibili. Sfumature, colori o disegni che guarda caso si vanno a collocare sempre sugli ingredienti, disegni o foto che rappresentano il contenuto come se fosse un alimento paradisiaco: tutto ciò cattura la nostra vista e fa si che ci scordiamo di leggere attentamente gli ingredienti. Gli ingredienti devono essere elencati in ordine decrescente in base alla loro percentuale nel prodotto finito. Ad esempio leggiamo attentamente l’etichetta di un salame di suino che è così composta: Ingredienti: Suino, lattosio, caseina , spezie, aromi, e…, e… Risulta evidente che non abbiamo acquistato solo carne di suino, ma un insieme di composti a che molte volte ci creano o ci hanno creato un sovraccarico alimentare. Anche le etichette delle acque minerali sono da leggere con molta attenzione: dobbiamo leggere • quando è stata fatta l’analisi. • il residuo fisso a 180° in mg/l. (che deve essere inferiore in mg/l a 150). In base alla quota di residuo fisso, le acque sono così classificate: da 0 a 50 mg/l. minimamente mineralizzate da 50 a 500 mg/l. oligominerali da 500 a 1500 mg/l. mediominerali oltre i 1500 mg/l. minerali. • il ph (che deve essere compreso tra 6,5 e 7,5). • i sali disciolti che danno all’acqua le caratteristiche organolettiche che devono avere: il contenuto di Sodio (Na+) inferiore a 20 mg/l il contenuto di Fluoro (F+) inferiore a 1,5 mg/l. il contenuto in Nitrati (NO3) inferiore a 5,00 mg/l. il contenuto di Calcio (Ca++) inferiore a 100,00 mg/l. • la durezza in gradi francesi (°F) indica la presenza di Magnesio e di Calcio che indicano se l’acqua è più o meno calcarea, se è inferiore a 30 °F è considerata “dolce” e quindi poco calcarea. • il quantitativo di gas disciolti nell’acqua e in base alla concentrazione di Ossigeno (O2), Azoto (N) e Anidride Carbonica (CO2) viene classificata come: Piatta: con una minima quantità di CO2 Effervescente: con CO2 addizionata Acidula: addizionata a più di 200 mg. di CO2 Effervescente naturale: che sgorga dalla fonte con almeno 200 mg. di CO2 disciolti.
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L’acqua per avere proprietà diuretiche deve avere il minimo di sostanze disciolte ed è possibile reperire acque • • • • • • • • • • •
contro l’affaticamento: acqua bicarbonato-calcica per anemia ferropriva: acqua minerale ferruginosa (Ferro > 1 mg/l.) sconsigliata per le gastroduodeniti. per il fegato e per riequilibrare l’attività intestinale: acqua clorurata (Cloruro > di 200/l.) per la digestione: acqua bicarbonata (HCO3 > di 600 mg/l.) per l’ipercolesterolemia e per il transito intestinale: acqua solfata (SO4 > di 200 mg/l.) per l’aterosclerosi e per favorire la digestione: acqua calcica (Calcio > 150 mg/l.) per l’obesità: acqua a pH acido, con poco sodio (Sodio < 20 mg/l.) e poco gasata per colon irritabile: acqua magnesiaca-sodica e solfo-calcica per l’insonnia e con azione purgativa: acqua con magnesio (Magnesio > 50 mg/l.) per la prevenzione della carie acqua fluorica (Fluoro > 1 mg/l.) per favorire l’eccitabilità neuromuscolare: acqua sodica (Sodio > 200 mg/l.)
In alcuni ristoranti ci è capitato, che assieme al menù dei piatti e dei vini, ci venisse consegnata la carta delle acque minerali. La cosa è molto carina e fa molto chic, ma oltre al nominativo dell’acqua e alla provenienza, non sono elencate le caratteristiche chimico-fisiche delle singole marche. A cosa ci serve allora una carta di questo tipo? Additivi e conservanti sono gli ingredienti più subdoli che introduciamo ogni giorno con un alimentazione normale: si dice che ogni anno ne introduciamo circa dai 10 ai 12 chilogrammi ! In etichetta li troviamo con la denominazione E… Il medico californiano Ben Feingold già nel lontano 1979 ai bambini iperattivi o ADHD (Attentino deficit hiperactivity disorder), ha prescritto una dieta priva di coloranti, aromi sintetici, glutammato monosodico, nitriti e nitrati, BHA, BHT, acido benzoico. I ricercatori dell’Università di Southampton (GB), il professor John Warner sono arrivati alla stessa conclusione: riducendo o seguendo una dieta priva di additivi, si può ridurre del 50% l’iperatività nei bambini che soffrono di questo disturbo.
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I neonati e le persone che sono allergiche allâ&#x20AC;&#x2122;aspirina e soffrono di asma dovrebbero evitare tutti gli additivi E 212, 213, 214, 215, 216, 217, 218, ,219, 311, 312 e il glutammato monosodico (E621). Leggiamo attentamente le etichette, e cerchiamo il piĂš possibile di comprendere anche le cose che vengono volutamente mascherate, nella speranza di poter acquistare prodotti piĂš naturali e semplici.
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Tabelle Alimentari Verranno ora riportate delle tabelle che vi aiuteranno a seguire in modo corretto le indicazioni che il naturopata vi ha dato se avete eseguito un test per i sivraccarichi alimentari o un test per le intolleranze in ospedale. Sono un aiuto per seguire con attenzione l’alimentazione che dovrete rigorosamente effettuare fino a quando, con il prossimo controllo, si potranno reinserire gli alimenti che in questo periodo di tempo sono stati aboliti e sostituiti. Se l’organismo è completamente disintossicato e non riconoscerà più quegli alimenti come estranei e dannosi, li accetterà senza problemi. Vi ricordiamo che se siete risultati intolleranti o in sovraccarico ad un alimento dovete, per depurarvi dalle frequenze dell’alimento in questione, eliminarlo completamente dalla vostra dieta giornaliera per un periodo non inferiore alle quattro settimane., ed eliminare tutte quelle sostanze che mantengono attive le sue frequenze anche se apparentemente non hanno un collegamento...non è difficile. Dopo aver nuovamente verificato la tollerabilità con il test di controllo, è possibile reintrodurre gradualmente l’alimento responsabile. Ogni giorno effettuando i controlli, troviamo persone che risultano ancora intolleranti all’alimento rilevato dal test mesi prima, le frasi classiche sono: “...per un pezzetto di pane...” “...sì, ma ho assaggiato solo un po’ di pizza...” “...mi hanno invitato a cena, non potevo...” “...ma per una volta sola in due mesi...” “...ieri ho bevuto due dita di vino...” Fino a che l’operatore non vi darà il permesso di reintegrare gradualmente l’alimento a cui siete risultati intolleranti, verificando l’azzeramento dell’intolleranza con il test di controllo, dovrete seguire scrupolosamente le sue indicazioni. La conferma del fatto che avete agito in modo corretto la potrete constatare subito su voi stessi. I consigli che vi saranno dati, verranno indirizzati a migliorare tutte le funzioni organiche “in disordine”, ottenendo dei meravigliosi “effetti collaterali” quali: il miglioramento dello stato energetico, la regolarità intestinale, il non sentirsi più gonfi sia a livello addominale che a livello degli arti e non da ultimo una notevole perdita di peso.
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Tabelle indice glicemico
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Alimenti da non assumere in fase depurativa Durante la fase depurativa è sempre meglio limitare l’assunzione di questi alimenti, in modo particolare alla sera in quanto procurano un lavoro importante al fegato che, così svraccaricato, di notte non permette un sonno regolare. • • • • • • • • • • •
Fegato Carni bollite o lessate di tutti i tipi ad esclusione del pesce lessato Salumi grassi del tipo : pancetta, lardo, salame, salsicce, il prosciutto e lo spek vanno sgrassati Fritti uova e derivati ( Vedi allegato alimentazione priva di uova) brodo di carne o di dado di tutti i tipi ad esclusione dei dadi e gli estratti vegetali che non contengono glutammato mono – sodico Formaggi sia freschi che stagionati e latticini di qualsiasi genere Crostacei, molluschi, frutti di mare Pizza con formaggi, uova, e funghi Funghi, arance, carciofi e spinaci cotti. Alcol e vino
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Alimentazione priva di salicilati naturali Quando è stata riscontrata un’allergia all’acido acetil salicilico bisogna fare attenzione a questi alimenti che contengono naturalmente dei salicilati Una persona allergica all’acido acetil salicilico può assumere anche gli alimenti di questa tabella, basta che abbia l’accortezza di non assumerne quantitativi elevati e soprattutto di non abbinarne più di uno in un pasto così da non raggiungere una concentrazione tale di salicilati da innescare la reazione allergica. • • • • • • •
Arance, albicocche, ananas,banane, ciliegie, fichi. fragole, frutti di bosco, frutta secca, mela, melone, pesche, uva (anche vino e aceto), Cetrioli, indivia, olive, pomodori freschi e conservati, zucchine Miele Insaccati Erbe aromatiche Tè, vini, liquori, alcolici in genere Scatolame
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Alimentazione priva di Nichel • • • • • • • • • • •
Farina bianca e integrale Mais Vino bianco e rosso Uovo Lievito in polvere. Fagioli, Lenticchie, Piselli Cipolle, Asparagi, Carote, Cavolo, Funghi, Lattuga, Pomodori, Spinaci Nocciole, Pere, Kiwi, Rabarbaro, Uva passsa Sgombro Thè, Cacao e cioccolato Birra, Vino
Per quanto riguarda l’allergia al nichel è molto importante chiarire il fatto che il contatto o l’assunzione di questi alimenti può dare reazioni cutanee o intestinali che variano, sia da soggetto a soggetto che dalla concentrazione di nichel presente nel singolo alimento. Una persona allergica al nichel può assumere anche gli alimenti di questa tabella, basta che abbia l’accortezza di non assumerne quantitativi elevati e soprattutto di non abbinarne più di uno in un pasto così da non raggiungere una concentrazione tale di nichel da innescare la reazione allergica. La concentrazione di nichel negli alimenti infatti può variare anche per la tipologia del terreno dove vengono coltivati gli ortaggi, la frutta, i legumi o i cereali; anche la concentrazione nelle uova può dipendere dal mangime del pollame. Più alimenti con concentrazioni minime di nichel possono dare una reazione allergica minore rispetto ad un singolo alimento che ne presenta invece un’alta concentrazione.
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Alimenti che possono contenere tatrazina (E102-giallo) • • • •
succhi di frutta, bevande colorate sottaceti, salse confezionate, senape, maionese preparati per torte, budini istantanei, cioccolatini ripieni e caramelle, lecca-lecca, gelatine gelati, marmellate minestre in scatola e sacchetti
Alimenti che possono contenere anidride solforosa (E220) • • • • • •
frutta secca cipolline sottaceto succhi di frutta, marmellate a base di frutta baccalà vini in alcuni casi si posso usare E220 in spray per insalate e macedonie in ristoranti per mantenere l’aspetto fresco e di evitare l’imbrunimento.
Alimenti che possono contenere solfiti, metabisolfiti, bisolfiti
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Alimenti preconfezionati in cui queste sostanze vengono aggiunte come conservanti/antiossidanti e sono indicati con le sigle E221, E222, E223, E224, E225, E226, E227.
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Alimentazione priva di lieviti Se siete in sovraccarico di lievito evitare i seguenti alimenti: • • • • • • • • • • •
Pane – Pizza – Focacce – Torte - Yogurt di tutti i tipi Funghi e tartufi Formaggi (specialmente quelli stagionati e fermentati) Salse varie – Salsa di soia - Dadi da brodo Frutta secca ( con esclusione della frutta con guscio) – Frutta molto matura – Frutta con buccia –Macedonia di frutta non fatta al momento-Malto-Miele Aceti di vino (anche il tipo balsamico e di mele) - Sottaceti -Crauti Birra - Alcolici in genere non distillati - Sidro Vitamine del gruppo B ricavate da lieviti Prodotti con la scritta in etichetta: “proteine vegetali idrolizzate” Cibi dopo 24 ore dalla cottura, 48 ore se conservati in frigorifero Latte vaccino a cui è stato tolto il lattosio (HD) con processo di fermentazione
Come alternative si possono provare: • • •
Alimenti lievitati con bicarbonato di sodio ( piadina) o cremor tartaro Pane raffermo- Bruschetta- Pane tostato Pane e alimenti di pasta madre o acida dopo 48 ore dalla panificazione meglio ancora se fatti tostare
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Alimentazione priva di frumento Se siete in sovraccarico di grano evitate i seguenti alimenti: • • • • • • •
Farina bianca o farina integrale – Pasta - Pane - Pizza Crusca di grano – Germe di grano – Fibre di grano Biscotti Crackers – Fette biscottate Torte – Dolci – Pasticcini - Creme di pasticceria Pastelle per carne, pesce, altre fritture Alcolici come Whisky –Gin – Birra – Wodka (eccetto quella di patate) Malto d’orzo – Sorgo.
Controllare la lista dei vari ingredienti in questi prodotti: • • • • •
Dolci in genere - Cioccolate e cioccolatini Dadi da brodo (anche quello vegetale) Salse – Ragù Ripieni di alimenti surgelati - Salsa di soia Minestre già pronte
Come farine alternative si possono provare: • • • • • • • •
Riso Farro Kamut – Tapioca Quinoa Soia Grano saraceno Avena Segale
Farine alternative per celiaci: • • •
Farina di mais Farina di fecola di patate Farina di riso
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Alimentazione priva di zucchero Se siete in sovraccarico di zucchero evitate i seguenti alimenti: • • • • •
Destrosio – Glucosio – Saccarosio – Zucchero bianco e Zucchero di canna – Miele - Malto Torte – Biscotti – Dolci in genere – Creme pasticcere Cioccolato Pane in cassetta - Frutta sciroppata – Succhi di frutta Bevande gassate – Vino – Alcolici in genere - Analcolici Aceto di vino, balsamico, di mele
Controllate la lista dei vari ingredienti nei seguenti prodotti: • • • • • •
Fiocchi di cereali Salse in genere - Ragù Legumi in scatola Mais in scatola Olive conservate Salumi in genere (lo zucchero accelera la stagionatura)
Come alternative si possono provare: • • • •
Fruttosio Dolcificanti come saccarina e aspartame. Succo d’Agave Succo di mela concentrato
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Alimentazione priva di latte Se siete in sovraccarico di latte evitare i seguenti alimenti: • • • • • • •
Latte vaccino ( in polvere – fresco, sia scremato che intero) Burro – Formaggi freschi e latticini - panna Lattosio (compresi i granuli omeopatici) Biscotti (con latte o burro negli ingredienti) Cioccolato al latte - Creme di pasticceria - Crema di whisky Gelati Margarine (alcune contengono latte) Carne di vitello
Controllare la lista dei vari ingredienti nei seguenti prodotti: • •
Salse – Ragù – Polenta - Purè di patate - Ripieni di alimenti surgelati Salumi in genere (latte in polvere per amalgamare le carni) Prosciutto cotto
Come alternative si possono provare: • • • •
Bevande a base di: Soia – Cocco – Mandorle – Riso – Quinoa - Avena – Kamut Budini e gelati di soia Formaggi, latte e yogurt di capra e pecora Panna di soia
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Alimentazione priva di uova Se siete in sovraccarico di uova evitate i seguenti alimenti: • • • • • • • •
Uova di tutti gli animali Maionese - Salse Pasta di mandorle Biscotti e pasticcini dolci (con uova negli ingredienti) Torte – Gelati – Meringhe - Creme di pasticceria Pastelle per fritti Polpette di carne Pasta all’uovo
Alimentazione priva di sale
(N.B. non si può essere allergici al sale, ma solo in sovraccarico) Se siete in sovraccarico di sale evitate i seguenti alimenti: • • • • • • • • • •
Sale da cucina (salgemma) Sale da cucina Iodato (marino) Glutammato mono sodico (dado ed estratto di carne) Formaggi (specialmente gli stagionati) Pane e prodotti da forno Conserve, carni affumicate, pesce affumicato Salumi Cibi pronti Gomasio, miso, tamari Alimenti in salamoia (pesci, olive ecc.)
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Classificazione dei cibi acidi, basici, neutri Le numerose tabelle pubblicate da vari autori sulla classificazione dei cibi acidi, basici o neutri sono spesso discordanti sul valore dellâ&#x20AC;&#x2122;aciditĂ degli alimenti, quella che riportiamo ci sembra la piĂš attendibile.
Alimenti acidi
Alimenti neutri
Alimenti basici
Alcool Avena Arancia Birra Burro Cacao, cioccolato Confetture con zucchero Cozze, Vongole Crostacei
Albicocca Ananas Banana Cavolfiori Carote Ciliegie
Acqua non gasata Aglio Alghe marine Anguria Broccoli Cannella
Cipolle Datteri Fichi
Castagne cavolo, verza Fagiolini
Dolcificanti artificiali Formaggi Fritti Latte vaccino Liquori Maiale, carne rossa Melanzane Oli idrogenati
Formaggio di capra Fragole Grano saraceno Latte di capra Lattuga Legumi Limone Mandarini Mele, pere, pesche, uva Miele Olio extra v. di oliva Pane, pasta integrali
Yogurt magro Lenticchie Limone limetta Melone More, lamponi Patate dolci Piselli, taccole Pompelmo
Mais, polenta Frutta secca Pane, pasta raffinati Peperoni Pomodoro Segale Uova (albume) Vino Zucchero bianco
Patate, Pesce Riso integrale Uova (tuorlo) Zucca Zucchero integrale
Prezzemolo Radicchio Sale marino Salsa di soia Semi di papavero Senape foglie Topinambour Zucchino
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Alimenti ricchi di istamina • • • • • • • • • •
Formaggi fermentati Bevande fermentate (vino, birra alcolici) Cibo fermentato (crauti) Insaccati di maiale e bue Fegato di maiale Tonno ▪Alici ▪Bottarga in scatola Cibi in scatola (carni, verdure, pomodoro) Crostacei e frutti di mare Pesce surgelato Pesce fresco (tonno, sardine, alici, salmone)
Alimenti Istamino – Liberatori • • • • • • • • • • •
Albume Molluschi - Pesce Fragole - Ananas Pomodori Cioccolata Fecola di patate Noci – Mandorle – Anacardi - Frutta secca in genere Caffe’ Alcool Lenticchie – Fave - Legumi Derivati della Noce di Cola
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Reazioni crociate tra allergeni inalanti e allergeni alimentari Inalanti
Alimenti
Betullacee
Mela, pera, arancia, nespola, albicocca, ciliegia,pesca, prugna, lampone, fragola, kiwi, banana, finocchio, sedano, prezzemolo,carota, patata, noce, nocciola, mandorla, grano, segale.
Composite (ambrosia)
Melone, anguria, zucca, camomilla, cicoria, tarassaco anice, finocchio, comino, coriandolo, girasole, carota, castagna, banana, mela, miele, margarina, cucurbitacee.
Cupressacee
Nessuna segnalazione.
Graminacee
Frumento, melone, anguria, pesca, albicocca, mela, ciliegia, kiwi prugna, mandorla, pomodoro, patata, melanzana, agrumi,arachide.
Oleacee
Nessuna segnalazione, anche se in alcuni soggetti sensibili al polline dellâ&#x20AC;&#x2122;olivo si è riscontrata crossreattivitĂ con lâ&#x20AC;&#x2122;olio di oliva.
Parietaria
Gelso, ortica, basilico, piselli, melone, ciliegia.
Acari
Lumache, molluschi, gamberi, crostacei in genere.
Lattice
Mandorla, albicocca, pesca, pera, mela, arancia, fico, melone, castagna, uva, mango, papaia, ananas, kiwi, avocado, banana, patata, passiflora.
Miceti
Aceto, funghi, yogurt, lievito di birra
Muffe Spore
alcuni formaggi fermentati.
Derivati epidermici
(Piume, pelo e forfora bovine, di cane,di gatto, di coniglio e di cavallo). Uova e tutto quello che le contengono.
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Residuo secco fisso a 180째 C delle principali acque in commercio Rodihus Ferrarelle Sangemini San Pellegrino Uliveto Lete
1350 mg/l 1245 988 952 860 845
ALTO
MEDIO Claudia Boario Lilia Vitasnella Leggera S. Benedetto Crodo Bianca neve Rocchetta Pradis Santa Croce Vera Panna S. Francesco Neve S. Antonio Fiuggi Fontenoce Dolomite Levissima Norda Guizza Alte Vette Fonti Bauda Valverde S.Anna Mellin Sparea Plose Lauretana
679 585 388 386 380 275 223 202 179 179 170 164 137 137 135 133 123 117 114 75,5 71,2 67 44,5 43,5 40 39,2 29 26 21 14
BASSO
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Conclusioni “Alimentazione e superstizione” è finito, ma la nostra alimentazione e le nostre superstizioni rimangono. Ogni giorno un cibo nuovo, una nuova dieta, una nuova superstizione. Noi vi diciamo solo di verificare sempre. Le intolleranze sono in aumento così, pure le allergie. Le persone aumentano di peso senza capire il perché, allora noi vi consigliamo una tecnica molto semplice, ritornate ad usare i metodi che tutte le religioni usano: la rinuncia. Il digiuno è il cardine delle religioni: nella religione Cristiana abbiamo la Quaresima, nell’Islam il Ramadam, per gli Ebrei il Purim, nella religione Induista il digiuno è un punto essenziale e cosi via in ogni religione. La medicina moderna non usa più questo sistema, ma se guardiamo il mondo animale e ricordiamoci che noi siamo degli animali, quando un cane sta male rifiuta il cibo. Il digiuno è un modo pratico per alleggerire l’organismo dalle tossine che, se non sono espulse, generano malattie. La rinuncia rafforza il carattere e la psiche. Se siete abituati a mangiare tutti i giorni la pasta o il riso o la pizza rinunciate a questi per 15 o più giorni, difficile? No! Provate, vi sentirete meglio. “Dobbiamo stare attenti alla voce che urla e sovrasta quella che bisbiglia , non dobbiamo dare ascolto a quella voce dominante che vuole solo il nostro male” Cosi terminava il nostro primo libro, ma pensiamo che ben poche persone, noi compresi, ascoltiamo la voce che bisbiglia allora autocritichiamoci, mettiamoci davanti allo specchio e guardiamoci prima vestiti e poi nudi ci piacciamo? Osho in “Aprirsi alla Vita” dice che le persone che hanno carenza d’amore mangiano di più. Il bambino, che è coccolato e nutrito dalla mamma, mangia di meno perché sa che avrà sempre il suo latte. A voi cosa manca? Grazie. Claudia, Antonio
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La miglior dieta è: ricordarsi, ogni volta che ci si mette a tavola, che ci sono persone che non hanno il cibo per vivere e non spenderebbero mai soldi per dimagrire.
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Domande frequenti Perché non riesco a perdere peso? 1. Non assumo gli integratori che mi sono stati prescritto. 2. Non ho seguito il programma di disintossicazione che mi è stato prescritto 3. Non seguo attentamente i consigli nutrizionali 4. Assumo ancora alimenti ad alto Indice Glicemico. 5. Non mangio regolarmente ogni 3-4 ore. 6. Ho una vita troppo sedentaria. 7. faccio sport in orari sbagliati e troppo a lungo. 8. Devo sottopormi ad ulteriori indagini: fT3, fT4, TSH, insulinemia, emoglobina glicata, cortisolo, ecc. 9. Non sono psicologicamente pronto ad un cambiamento di alimentazione 10. La mia forza di volontà è debole, non posso fare rinunce,penso che questo tipo di alimentazione non vada bene per tutta la mia famiglia, mi faccio condizionare dalle persone che frequento e che hanno abitudini sbagliate. 11. Non credo in questo tipo di alimentazione, ho fatto il test dei sovraccarichi e delle intolleranze, solo perché l’hanno fatto dei miei amici, per moda e curiosità Perché dopo un iniziale perdita di peso il mio peso si è stabilizzato? 1. Non ho mai assunto gli integratori consigliati o non li assumo regolarmente. 2. Sono tornato ad un regime alimentare improvvisato. 3. faccio troppi strappi all’alimentazione e mi concedo troppi vizi. 4. Il mio intestino non è regolare. 5. Devo integrare con un po’ di sport al mattino. 6. Sono arrivato al mio peso forma BMI 19-24 donna 20-25 uomo. Perché 1. 2. 3. 4. 5.
ho ancora il ventre gonfio? Non seguo attentamente il programma di disintossicazione. Continuo a mangiare i cibi a cui sono risultato in sovraccarico Mangio troppo in fretta e non mastico bene. Soffro di stipsi, il mio intestino è irregolare. Potrei avere una disbiosi intestinale e pertanto mi devo sottoporre al Disbiosi Test.
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Perché la mia pelle è peggiorata da quando ho iniziato il trattamento? 1. La disintossicazione sta facendo il suo effetto, ho smosso tutte le tossine. 2. Non ho assunto gli integratori consigliati. 3. Assumo ancora alimenti a cui sono risultato intollerante. Perché mi viene il mal di testa? 1. Un mal di testa nei primi 3-5- giorni è normale 2. Non ho assunto gli integratori disintossicanti che mi sono stati consigliati. 3. Mangio cibi vietati specialmente a cena. Perché ho smesso il regime alimentare consigliato e sto riprendendo peso? 1. Non ho eseguito i controlli stabiliti del test dei sovraccarichi. 2. Non sto seguendo i consigli alimentari di mantenimento 3. Ero dimagrito troppo ed ora il corpo si sta stabilizzando al giusto BMI Per ulteriori informazioni o dubbi potete contattare telefonicamente o via e-mail o sms. Sui relativi siti troverete utili informazioni e gustose ricette. Dr. Claudia Luoni Cell. 347 5916611 yayotty@libero.it www.gruppoiga.net
Dr. Antonio G. Traverso Cell. 392 6132025 totony@libero.it www.gruppoiga.com
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TEST ENERGETICO DEGLI ALIMENTI - E.A.V.
COGNOME_________NOME___________ETA’_________ GR.SANGUIGNO____ALTEZZA_____PESO____ BMI_____ VAL.ENERGETICO_________DATA__________________ VAL. ENERGETICO________1ºCONTR._______________ VAL. ENERGETICO________2ºCONTR._______________
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Test Bioenergetico degli Alimenti Mantenimento Cognome___________Nome________________Età_______ Gruppo sanguigno_____Altezza________Peso_______BMI________ Data Test______Situazione al test______________________ Controllo______Situazione al controllo__________________ Dopo l’ultimo controllo sono risultati negativi tutti i Sovraccarichi Alimentari, molto bene, adesso è il momento più delicato per riuscire a mantenere i risultati ottenuti in questi mesi. Non ho bisogno di richiederle un controllo a breve perchè spero che abbia capito quali sono gli alimenti che non vanno bene per lei. Limiti sempre l’assunzione di zuccheri (Alimenti ad alto I.G.), di grassi, assuma più fibre (cibi integrali, verdura, frutta a basso I.G.), acqua e si sforzi di eseguire tutti i giorni dell’attività fisica congeniale al suo stato fisico, in questo modo terrà così sotto controllo i disturbi che l’hanno condotta ad eseguire il test la prima volta.
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Se Lei lo reputerà necessario la rivedrò per effettuare un Test completo L’anno prossimo a __________________________ Se dovessero intervenire dei problemi nel corso di quest’anno, posso esguire un ulteriore test di controllo ma entro i quattro mesi da oggi, dopo questo periodo devo effettuare un Test completo. Le darò ora le indicazioni per affrontare quest’anno nel modo più corretto possibile Sul foglio del Test metterò delle crocette rosse che non sono più riferite alle sue intolleranze, ma agli alimenti che da questo momento potrà assumere con moderazione, soprattutto nei primi mesi, per evitare di rovinare tutto il lavoro fatto fin qui. □ Alimenti da limitare sempre, sono quelli per lei più a “rischio” □ Alimenti da eliminare per____mese/i in caso si ripresentasse___ ________________________________________________________ □ □ Alimenti da eliminare per____mese/i _____ volte all’anno E’ molto importante continuare nel corso di questo anno la depurazione che ha fatto in questi mesi seguendo questo calendario: Autunno settembre-ottobre
Primavera marzo-aprile
Depurativo del fegato______________per un mese e mezzo Fermento lattico__________________ per un mese ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________ maggio- giugno Riattivante circolazione______________per un mese e mezzo ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________
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luglio â&#x20AC;&#x201C; agosto Drenante____________________________per un mese e mezzo Fermento lattico______________________ per un mese ________________________________________________________ ________________________________________________________ ________________________________________________________ novembre â&#x20AC;&#x201C; dicembre __________________________________________________ __________________________________________________ __________________________________________________ gennaio - febbraio __________________________________________________ __________________________________________________ __________________________________________________
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Bibliografia, documenti e testimonianze. Bibliografia Appennini C. CONSIGLI NUTRIZIONALI E FITOTERAPICI Ed. Sinai (2001) Basmajian J. V. ANATOMIA ELEMENTARE Ed. Società editrice Universo-Roma. (1975) Borasi M LEZIONI DI FARMACOLOGIA Società Editoriale Farmaceutica MI (1969) Dalla Via G. COMBINAZIONI ALIMENTARI Ed. RED 1988-2001 Fidanza A. LE VITAMINE Ed. Agnesotti (1991) Fievet M. J.C.De Tymowski LE DIETE PER TUTTI A.Vallardi 1989 Lampronti V. Lopes Pegna A. MANUALE DI MEDICINA PER LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA inf.Ed. La Nuova Italiana Scientifica (1993) Leboulanger L. LE VITAMINE Professor G.Rindi Roche 1981 Maini A. LE PIANTE CHE GUARISCONO Ed. Plantamedica (2002) Miller JS. NUTRITIONAL DEFICENCY AND THE SKIN Ed. J Am Acad Dermatol (1989)
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