Il farmaco che ogni giorno assumiamo IL CIBO allergie, intolleranze e sovraccarichi alimentari

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Il farmaco che ogni giorno assumiamo:

“IL CIBO� Allergie, intolleranze e

sovraccarichi alimentari

Claudia Luoni

Antonio G. Traverso

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Titolo originale: Il farmaco che ogni giorno assumiamo: IL CIBO Allergie, intolleranze e sovraccarichi alimentari

Prima edizione Marzo 2005

Autori Claudia Luoni Antonio G. Traverso ISBN 88-88282-98-X Ed. MIR

Copyright 2006 :

Tutti i diritti di diffusione e riproduzione anche parziale copie o fotocopie, sia attraverso film, televisione, radio, internet, e-mail, sms, cd, dvd, mini dvd, riproduzione fotomeccanica e fonetica di qualsiasi tipo anche parziale sono riservati.

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Dedicato a Renza e Carla entrambe nate il 10 agosto

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Claudia Luoni erborista diplomata presso l’Università di Urbino nel 1977, consegue il dottorato in Naturopatia presso l’Universite Europeenne Jean Monnet di Bruxelles , opera come erborista , iridologa, si dedicata allo studio delle problematiche cutanee approfondendo le sperimentazioni in tecnica cosmetologica (corso chimica-tecnica cosmetica Sinerga MI) applicate all’iridologia e ai trattamenti erboristici. La sua tesi di laurea in Naturopatia è “Riscontro iridologico delle principali problematiche cutanee e terapie naturali”. Integra gli studi di biocibernetica conseguendo la specializzazione in “ Operatore della Nutrizione” col corso della regione Veneto.

Antonio G. Traverso erborista diplomato presso l’Università di Urbino nel 1977, si occupa di prodotti ortomolecolari e nei suoi viaggi in America si avvicina alla Medicina Tradizionale Cinese ed è stato il responsabile per l’importazione dei prodotti formulati dal Dr. Ted J.Kaptchuk . E’ diplomato in Shatzu. Consegue il dottorato in Naturopatia presso l’Universite Europeenne Jean Monnet di Bruxelles. Iridologo, la sua tesi di laurea in Naturopatia è “Correlazione tra denti OPI e spina dorsale”. Si dedica all’alimentazione, consegue la specializzazione in “Operatore della Nutrizione” della regione Veneto.

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Ringraziamenti: Al Dott. Paolo Cortellazzo grande maestro e amico, che ci ha seguito in questi anni di studi facendoci apprezzare e amare la naturopatia e le immense potenzialitĂ di una alimentazione corretta nello studio, non ancora concluso, della persona e di tutto il mondo che la circonda.

Al Dott. Gianluca Docar che tanto ci ha insegnato sull’applicazione pratica del sistema E.A.V.

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INDICE Prefazione

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Naturopata, chi sei?

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Alimentazione e nutrizione

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Cenni di anatomia e fisiologia dell’apparato digerente

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Allergie, intolleranze, bioindisponibilitĂ , sovraccarichi alimentari

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Antigene Anticorpi

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Allergie

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Intolleranze

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Morbo Celiaco o Celachia

34

Morbo di Crohn

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Bio indisponibilitĂ

36

Diabete

37

Disaccaridosi

39

Intolleranza ereditaria al fruttosio

41

Favismo

42

Fenilchetonuria

43

Sovraccarichi Alimentari

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Metodi per la determinazione

46

Come si legge il test dei Sovraccarichi Alimentari

49

Cenni di iridologia

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Disturbi ricollegabili agli alimenti assunti con la dieta

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Acne volgare o giovanile

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Eczema

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Orticaria

64

Psoriasi

65

ObesitĂ

66

Colon irritabile

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Rettocolite ulcerosa

71

Cefalee, mal di testa

72

Disturbi digestivi Dispepsia

73

Disturbi circolatori

78

Candidosi

80

Rimedi, depurazione e metodi alimentari

85

O.G.M.

95

Oltre l’intestino i gruppi sanguigni

98

Indice glicemico e resistenza insulinica

122

Il bambino, quale alimentazione?.

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Acqua, memorie e frattali

137

Tabelle alimentari

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Nel carrello della spesa - etichette alimentari

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Conclusioni

164

Bibliografia

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Il farmaco che ogni giorno assumiamo:

“IL CIBO� Allergie, intolleranze e

sovraccarichi alimentari

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Prefazione

Gentile lettore, questo libro serve per approfondire e fare chiarezza sui piccoli disturbi che ogni giorno ci affliggono. La lettura la porterà a maggior consapevolezza e a un miglior approccio con l’eventuale test a cui si vorrà sottoporre nei giorni futuri. Troverà un breve studio di anatomia e fisiologia dell’apparato digerente, dei disturbi a livello fisico (dall’aumento di peso ai gonfiori, dal mal di testa alle problematiche della pelle), le varie definizioni e classificazioni delle intolleranze ad allergie, i metodi a confronto, gli alimenti da evitare e i consigli nutrizionali per raggiungere il benessere psicofisico. Gli autori

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Naturopata chi sei? Il naturopata non è un medico, può esserlo anche un medico, ma solo dopo aver conseguito una specializzazione in naturopatia. E’ un professionista conosciuto molto bene negli Stati Uniti, in America centrale, meridionale e in tutto il mondo anglosassone. In Italia il naturopata non è considerato, anzi, viene giudicato da alcune persone, anche nel mondo medico, una figura poco professionale, un ciarlatano o addirittura uno stregone; giudizi, del tutto personali, fatti solo da persone che ignorano come questa professione possa essere un valido supporto ai trattamenti medici tradizionali. Il naturopata è una professionista che ha conseguito un diploma presso scuole di specializzazione in Italia o all’estero. Nel suo piano formativo ci sono lezioni e relativi esami di: anatomia e patologia del corpo umano, chimica e biochimica, erboristeria, biocibernetica, cromoterapia, elettroagopuntura, Medicina Tradizionale Cinese, iridologia, ecc. La naturopatia ha come scopo la considerazione di una persona, non solo per il suo stato di salute fisico, ma anche psicologico ed ambientale e questo porta a vedere l’individuo in modo olistico. Il naturopata per avere una visione olistica del paziente segue corsi di psicologia, psichiatria, pedagogia, programmazione neuro linguistica e psico neuro endocrino immunologia (PNEI). La naturopatia, a differenza della medicina allopatica, cerca di arrivare alla causa del malessere e considera il corpo come una grande centrale dove gli squilibri energetici provocano i disordini psico-fisici. Non è una medicina passiva - passiva, dove il sintomo si combatte con il farmaco (ad es. mal di testa = analgesico), ma è attiva - attiva, dove lo squilibrio deve essere ripristinato agendo sulla causa.

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Con un approccio attivo, infatti, per un mal di testa, si cercano le cause che possono essere molteplici, si prende in considerazione la “costituzione” o meglio ancora il “terreno” dell’individuo con metodologie non invasive. Con l’iridologia, ad esempio, si possono comprendere i punti di forza e di debolezza della persona, poi si passa alla considerazione energetica, valutando ad es. fegato, reni, stomaco ecc. ma non come organi isolati, da un punto di vista anatomico e patologico, ma come sistemi che collegano e controllano le diverse funzioni vitali. Lo squilibrio energetico è quasi sempre rilevabile prima ancora che si manifestino sintomi e alterazioni a livello biochimico, questo porta la naturopatia ad essere il miglior metodo per fare della prevenzione. A questo punto è possibile così dare delle indicazioni, educare le persone sia dal punto di vista nutrizionale che a livello fisico e psichico. Ripristinare la bio-energia è il miglior modo per migliorare la sintomatologia in modo del tutto non convenzionale, migliorando notevolmente la qualità della vita. Eventualmente, dove ritenuto necessario, le persone saranno indirizzate dal medico curante. Questo riequilibrio, può essere fatto con prodotti nutrizionali, di fitoterapia, ortomolecolari, per mezzo della cromoterapia, con metodi anti stress, con l’esercizio fisico, con la biocibernetica e la medicina quantica, sul piano emozionale, famigliare, lavorativo e ambientale. La tecnica di riequilibrio non è mai invasiva e la persona non soffre di traumi farmacologici con conseguenti intossicazioni, ed allergie. Riequilibrare una persona energeticamente vuol dire portarla al benessere psico-fisico e quindi alla gioia di vivere. L’individuo che si avvicina alla naturopatia deve accantonare gli schemi ed i ragionamenti mentali della medicina allopatica, per poter comprendere un metodo completamente diverso per arrivare a stare meglio. La naturopatia è complementare all’attività medica, non vengono fatte diagnosi medico –chirurgiche, non vengono fatte prescrizioni di farmaci, ma vengono dati consigli che riguardano il comportamento, lo stile di vita, l’alimentazione, per far si che ogni individuo, grazie all’energia

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spesso inutilizzata che ha in sè, possa attivare naturalmente i meccanismi di auto guarigione.

Alimentazione e nutrizione Alimentarsi e nutrirsi sono sinonimo l’uno dell’altro nella lingua italiana. In biologia e in medicina questi due vocaboli assumono due diversi significati.

Alimentarsi vuol dire introdurre nel nostro corpo un alimento per far fronte al proprio fabbisogno ed allo stimolo della fame. L’alimento viene scelto in base al nostro gusto e alle nostre preferenze. “Oggi ho mangiato bene” non è sinonimo di essersi nutriti in modo corretto.

Nutrirsi vuol dire introdurre in modo corretto e in giusta proporzione : Carboidrati Proteine Lipidi Vitamine Sali minerali Fibre Acqua Nutrirsi, consiste infatti, fornire all’organismo energia dalle sostanze essenziali che non possono essere sintetizzate dall’organismo stesso, per far fronte al bisogno energetico e al bisogno plastico.

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Gli alimenti energetici forniscono energia: Carboidrati e Lipidi. Gli alimenti plastici determinano la costruzione corporea: Proteine.

L’alimento porta a modificare lo stato del nostro organismo L’alimento è estraneo al nostro corpo. Noi incorporiamo i principi chimici, fisici, le frequenze e le “memorie” dell’alimento. Questo è un concetto a cui nemmeno si pensa e che non viene tenuto in considerazione dalla persona. Noi siamo abituati a credere che l’alimento sia parte integrante del nostro corpo e che non può provocare danni o meglio li può provocare solo se il suo stato è alterato da agenti patogeni o se nelle sua composizione vi sono sostanze tossiche, “velenose”. Ogni giorno, quando noi introduciamo un alimento, è come se introducessimo un farmaco, dato che ogni sostanza estranea provoca delle reazioni di accomodamento del nostro organismo con produzione di enzimi, ormoni e sostanze atte a rendere “l’intruso” compatibile ai nostri fluidi organici.

Quotidianamente migliaia di persone lamentano problemi dopo aver assunto cibi. Questi disturbi possono essere di lieve entità come gonfiori o sonnolenza, ma possono anche essere il primo campanello d’allarme per problemi che in un futuro possono diventare gravi patologie.

Dobbiamo inoltre tenere conto che l’alimento subisce ogni anno delle modifiche alla sua struttura biochimica dovuta all’ambiente, alle nuove tecnologie ed alle frodi alimentari.

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Le modifiche degli alimenti cambiano lo stato di equilibrio dell’organismo e possono essere causa di malesseri.

Carboidrati Detti anche GLUCIDI o ZUCCHERI sono i costituenti fondamentali di tutti gli alimenti, soprattutto di quelli di origine vegetale. Vengono metabolizzati in glucosio che costituisce la principale riserva energetica per l’organismo in quanto funge da combustibile di pronto e facile impiego perchè rapidamente assimilabile. Glucidi semplici a una sola molecola direttamente assorbibili senza bisogno di processo digestivo Glucosio (miele, frutta, vino, alcolici.) Fruttosio (miele, frutta) Galattosio (latte) Mannosio (si trova legato a molte proteine) Glucidi doppi a due molecole Saccarosio (glucosio + fruttosio: zucchero bianco) Lattosio (glucosio + galattosio: latte) Maltosio (glucosio + glucosio: birra, mais) Glucidi complessi a più molecole Amido che si trova: nei Cereali (grano, mais, riso, pane, pasta, farine...) nei Legumi (fagioli, soia, lenticchie, piselli, fave) nei Tuberi (patate, patate dolci)

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nelle Radici

Glicogeno (contenuto nel fegato e nei muscoli viene utilizzato a scopo energetico, ha scarsa importanza alimentare) Cellulosa (costituisce lo scheletro delle fibre vegetali, non possediamo enzimi per digerirla, viene eliminata con le feci). La saccarina è un dolcificante sintetico con potere addolcente 300 volte superiore allo zucchero L’ aspartame è un dolcificante sintetico con potere dolcificante 200 volte superiore allo zucchero ed è la combinazione di acido aspartico , fenilalanina e metanolo.

Proteine Sono sostanze organiche di origine animale o vegetale. Vengono utilizzate per la costruzione delle strutture cellulari del nostro organismo, per gli enzimi, gli ormoni... Una quota può essere utilizzata a scopi energetici per fabbricare glucosio (gluconeogenesi), quando le richieste di energia non vengono completate dalla demolizione dei carboidrati e dei lipidi. Sono molecole complesse formate da unità fondamentali: gli aminoacidi. Dei 22 aminoacidi noti, 14 sono sintetizzati dall’organismo, mentre 8, detti essenziali, dato che non vengono prodotti dall’organismo, devono essere introdotti con la dieta.

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Nota: Tranne l’uovo, nessun alimento apporta l’insieme di tutti gli aminoacidi compresi quelli essenziali, ecco perchè è indispensabile avere un’alimentazione sia di origine animale che vegetale. Una dieta vegetariana che comprenda uova e latticini è comunque accettabile, in caso contrario si rende indispensabile un’integrazione proteica e vitaminica con i preparati commercializzati.

Proteine di origine animale Carne (vitello, manzo, pollo, coniglio, capretto, struzzo, pesce, maiale, insaccati, salumi, selvaggina, ecc. ) Uova, Crostacei, Latte, Formaggi e Latticini. Proteine di origine vegetale Legumi (fagioli, lenticchie, soia, ceci, piselli, fave) Alghe (spirulina, wakame, nori...) Frutta secca (mandorle, nocciole...) Cereali

Lipidi o Grassi Sono principi nutritivi, molecole complesse dette anche acidi grassi. I lipidi dovrebbero essere chiamati “grassi”, se a temperatura ambiente appaiono solidi, e “oli” se si presentano liquidi. Forniscono energia immagazzinabile e sempre disponibile ai fabbisogni energetici dell’organismo, un’eccessiva assunzione di lipidi con la dieta ne produce un accumulo nel tessuto adiposo di deposito con conseguente insorgenza di obesità.

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Le sostanze grasse danno una maggior sensazione di pienezza in quanto rimangono nello stomaco più a lungo delle altre sostanze. Sono i componenti strutturali delle cellule (fosfolipidi e colesterolo), dei tessuti, soprattutto del sistema nervoso, contribuiscono all’isolamento termico, aiutano l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A,D,E,F,K). Sono la fonte di acidi grassi, alcuni dei quali non vengono sintetizzati dall’organismo (acidi grassi essenziali). Si dividono in base alla loro origine in: Lipidi di origine animale: sono i grassi contenuti nella carne, nel pesce, nel burro, nel lardo, nella pancetta, nelle uova, nel formaggio e nei latticini, l’omega 3 Lipidi di origine vegetale Sono i grassi contenuti negli olio di oliva e semi vari, nei grassi vegetali idrogenati (margarine) omega 6 - 9 Possono essere suddivisi a seconda del tipo di acidi grassi in: Acidi grassi saturi: sono i grassi contenuti nella carne, nei salumi, nelle uova, nei latticini interi (latte, panna, burro, formaggio). Acidi grassi monoinsaturi: Sono i grassi contenuti nell’olio di oliva, nel grasso di anatra e d’oca, nel fegato d’oca. Acidi grassi polinsaturi: a loro volta si suddividono in

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Acidi grassi di origine vegetale: contenuti nell’olio di semi e nell’olio di oliva. Acidi grassi di origine animale: contenuti specialmente nel pesce, nei molluschi e nel maiale. Gli alimenti che contengono quote abbondanti di acidi grassi polinsaturi andrebbero utilizzati crudi in quanto il calore li rende saturi. Un’alta importante classificazione dei grassi è quella basata sulla loro capacità apportare colesterolo: Grassi che aumentano il colesterolo: grassi saturi presenti nella carne, nei salumi, nei formaggi, nel burro e nell’olio di palma e cocco Grassi che hanno poca incidenza sul colesterolo: lipidi presenti nei crostacei, nelle uova e nei volatili (senza pelle) Grassi che abbassano il colesterolo: grassi insaturi presenti negli oli vegetali. Bisogna sfatare il mito che le LDL (Low Density Lipoproteins) meglio conosciuto come “colesterolo cattivo” faccia solo male al nostro organismo. L’assunzione di 200 mg. giornalieri contribuisce alla formazione della struttura delle pareti cellulari, del sistema nervoso e di alcuni ormoni. Il nostro organismo produce ogni giorno colesterolo per adempiere a queste funzioni.

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Vitamine Gli alimenti plastici e quelli energetici non possono mantenere la crescita e il normale metabolismo senza la presenza di alcune sostanze organiche: le vitamine. Sono molecole organiche molto diverse tra loro indispensabili al normale funzionamento dell’organismo, intervengono nel funzionamento di alcuni enzimi fungendo da catalizzatori delle reazioni biochimiche di tutte le cellule del nostro corpo. Sono presenti in tutti gli alimenti sia animali che vegetali. L’alimentazione moderna, con le tecniche di raffinazione e di conservazione ha diminuito notevolmente il quantitativo di queste sostanze, oltre ai sali minerali e agli oligoelementi, contenuti negli alimenti all’origine. Le vitamine non possono essere sintetizzate dall’organismo e quindi devono essere introdotte con la dieta. Le vitamine si dividono in: Idrosolubili (solubili nell’acqua) che non vengono immagazzinate nell’organismo e devono pertanto essere introdotte quotidianamente con l’alimentazione. Sono le vitamine B, C e PP. Liposolubili (solubili nei grassi) che vengono immagazzinate (fegato) e costituiscono una riserva. Sono le vitamine A, D, E, F e K.

La carenza marcata di vitamine porta a malattie ben definite (avitaminosi) che regrediscono solo con la somministrazione della vitamina mancante.

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N.B. L’uso di antibiotici porta a una carenza vitaminica e disbiosi intestinale, l’abuso, porta ad avitaminosi.

Sali minerali e Ologoelementi Il protoplasma è costituito da alcuni elementi, per la maggior parte presenti in combinazione chimica: i sali minerali sono micronutrienti indispensabili come catalizzatori in molteplici attività enzimatiche. Gli elementi che costituiscono la maggior parte della massa corporea sono: Idrogeno, Ossigeno, Carbonio, Azoto. La maggior parte della restante massa corporea è costituita da: Calcio, Fosforo (costituenti del sangue e dei tessuti duri ad esempio ossa e denti) Cloro, Sodio (costituenti dei liquidi corporei) Potassio (presente in tutte le cellule), Zolfo Magnesio (importante per l’attività del cervello, dei muscoli e nervi) Ferro (costituente dell’emoglobina, della mioglobina, dei citocromi) Iodio Gli oligoelementi sono presenti in tracce nell’organismo, essi comprendono: Manganese, Rame, Zinco, Cobalto, Molibdeno, Alluminio, Cromo, Silicio, Fluoro, Selenio, Boro, Stronzio e Vanadio. Fungono da enzimi catalizzatori nel metabolismo cellulare, hanno effetto antitossico e battericida e agiscono modificando la predisposizione verso certe patologie.

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Non ci sarebbe attività muscolare senza calcio e magnesio, la trasmissione nervosa senza sodio e potassio, l’ossigenazione del sangue senza il ferro e non ci sarebbe nessun ormone tiroideo senza lo iodio. E’ chiaro che la carenza di sali minerali e di ologoelementi può provocare patologie anche importanti. Sono presenti in tutti gli alimenti sia animali che vegetali e nell’acqua.

Fibre Le fibre sono contenute in tutti gli alimenti soprattutto nelle verdure, nei legumi, nei cereali e nei cibi integrali. Riducono l’assorbimento del colesterolo e dei carboidrati senza apportare calorie, quindi rivestono un ruolo importante nella digestione. Hanno la capacità di limitare gli effetti tossici di additivi, coloranti e sostanze chimiche. Oggi l’alimentazione è basata sul consumo di carne (che ha preso il posto dei cereali e dei legumi ricchi di fibre) e le paste e i prodotti da forno sono tutti prodotti con farine bianche raffinate (cioè prive di fibre). Questa condizione, come spiegano anche autorevoli medici, ha portato di sicuro all’aumento dell’obesità oltre che all’incremento dei tumori dell’apparato digerente. E’ consigliabile assumere fibre giornalmente in quanto, oltre a diminuire l’assorbimento di grassi, di zuccheri, di colesterolo, regolarizzano la funzionalità intestinale. Per ottenere questo, oltre ai classici integratori di fibre è consigliabile assumere prima di ogni pasto, una tazza abbondante di insalata verde, con pochissimo olio.

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Acqua La formula chimica dell’acqua è H2O, ovvero due atomi di idrogeno (H) e uno di ossigeno (O) uniti tra loro per formare una molecola di acqua. Ogni cellula del nostro corpo contiene acqua (liquido intracellulare), è circondata da acqua ( liquido interstiziale) e utilizza l’acqua per assimilare i nutrienti ed espellere gli scarti del metabolismo cellulare. Il corpo umano del bambino è composto dal 80% di acqua, quello dell’adulto dal 70% e man mano che si invecchia si riduce questa percentuale fino ad arrivare nella terza età al 50%. Quando la percentuale di acqua rispetta questi parametri, siamo in perfetto “equilibrio idrico”. Ogni giorno andiamo in “squilibrio idrico” in quanto perdiamo fisiologicamente una parte di quest’acqua che va reintegrata per ristabilire il nostro fabbisogno e per non rischiare la disidratazione. E’ molto importante bere pochissima acqua durante i pasti e subito dopo, soprattutto quando ci sono problemi digestivi in quanto l’acqua diluisce l’acido cloridrico nello stomaco rallentando notevolmente il processo digestivo. L’acqua va bevuta al mattino (meglio ancora con il succo di un limone spremuto) e nel pomeriggio, soprattutto tra le 17.00 e le 19.00 fascia oraria in cui, secondo il cronobiologico della Medicina Tradizionale Cinese, il rene ha la sua massima attività. I principi attivi diuretici andrebbero assunti in queste ore per sfruttare al massimo le loro proprietà. L’acqua è presente in tutti gli alimenti e allo stato puro.

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Cenni di anatomia e fisiologia dell’apparato digerente L’apparato digerente inizia dalla bocca per finire con lo sfintere anale. La bocca è il primo organo deputato alla digestione dei cibi. Nella bocca troviamo i denti e le ghiandole salivari che sminuzzano gli alimenti ed iniziano una pre- digestione, è molto importante masticare bene ed avere una buona salivazione per iniziare la digestione in modo corretto. Ricordiamo che gli alimenti se non sono ben masticati rallentano il processo digestivo in quanto alcuni, come i carboidrati, nello stomaco non trovano alcun enzima che li digerisce, come la ptialina presente solo nella saliva. Nella bocca può manifestarsi inoltre il primo sintomo di allergia agli alimenti, che può essere immediata e pericolosissima con aumento della glottide, se l’infiammazione si estende alla laringe, che può portare a morte per soffocamento. Dalla bocca tramite l’esofago, il cibo arriva allo stomaco passando per il primo sfintere, il cardias. Questa valvola è responsabile, a causa della sua mal chiusura, del fastidioso reflusso esofageo. L’esofago si continua nello stomaco passando attraverso un forame a livello diaframmatico, lo jato, che è il responsabile della cosiddetta ernia iatale . Lo stomaco è dotato di pareti molto ispessite per poter sopportare l’arrivo degli alimenti e per resistere all’ambiente acido (ph < 2) che si viene ad instaurare per l’attivazione dell’acido cloridrico che deve attaccare il cibo. Un alimento può impiegare dai 20 minuti (es. mela) alle 4 ore (carni lessate o bollite) per attraversarlo.

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Questa lenta digestione ci fa capire come l’assunzione di determinati alimenti è sconsigliata alla sera o a persone che soffrono dei disturbi sopra descritti. Inoltre, se carichiamo troppo di cibi mal masticati lo stomaco, abbiamo rigonfiamento e compressione del diaframma che può portare ad una sofferenza del cuore con palpitazioni e respiro affannoso post prandiale. Dallo stomaco i cibi passano attraverso un secondo sfintere, il piloro, nel duodeno che è la parte iniziale dell’intestino. Il fegato produce la bile che viene immessa nel duodeno tramite la cistifellea. Anche il piloro come il cardias può dar luogo a mal chiusura e in questo caso la bile può arrivare allo stomaco dal duodeno, rendere meno acido il ph dello stomaco e quindi dare difficoltà digestive. Nel duodeno oltre alla bile, confluiscono vari enzimi pancreatici ed è qui, in un ambiente leggermente acido, che il cibo ha la vera e propria digestione. Qui avviene la regolazione della glicemia da parte dell’insulina anch’essa secreta dal pancreas. Dal duodeno gli alimenti ormai degradati e assimilabili possono passare all’intestino tenue per l’assorbimento. L’intestino tenue è una sorta di grande gomitolo con all’interno tante piccole estroflessioni che prendono il nome di villi intestinali. Qui l’ambiente è molto meno acido. Attraverso i villi intestinali viene assorbito il cibo ormai digerito ed essi sono anche i responsabili di eventuali intolleranze (morbo celiaco, morbo di Kronh) e dei sovraccarichi alimentari. Il movimento intestinale, peristalsi intestinale, muove quello che rimane del nostro cibo verso il grosso intestino o intestino crasso attraverso la valvola ileo cecale. Gli alimenti sono stati così digeriti e assorbiti e attraverso la vena cava i nutrienti giungono al fegato per essere depurati.

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Il sangue così nutrito arriva al cuore per essere ossigenato e mandato a tutti i distretti del corpo umano. Nell’intestino crasso, con un ambiente neutro o meglio ancora alcalino, troviamo un fondo con l’appendice, il colon ascendente, il colon trasverso e quello discendente. Qui abbiamo un ulteriore riassorbimento dei nutrienti e soprattutto il riassorbimento dell’acqua che andrà, attraverso il sangue venoso, ai reni. Quello che resta del nostro cibo, la parte non assimilabile, attraversa il sigma ed il retto per arrivare al terzo ed ultimo sfintere quello anale ed essere eliminate sottoforma di feci. Il colon può dare luogo a diverse e fastidiose patologie: dall’appendicite, infiammazione dell’appendice causata da diversi motivi che possono essere sia di origine autoimmune che alimentari, alla diverticolite, piccoli rigonfiamenti che si vengono creare per perdita di elasticità del tessuto intestinale che determinano ristagno di sostanze che danno luogo a fermentazioni, a coliti causate da alterazioni del ph intestinale o dalla riduzione della flora batterica o da sostanze irritanti come metalli tipo il nichel. Con questo rapido decorso, possiamo capire come gli alimenti possono dare innumerevoli sintomatologie e patologie.

L’importanza di un test E.A.V., dei sovraccarichi alimentari, e di un colloquio con un esperto in nutrizione, può chiarire le idee e permette di avere dei consigli utili per meglio alimentarsi e, dove sarà ritenuto necessario, essere indirizzati verso una visita più approfondita con un medico chirurgo.

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Allergie, Intolleranze, Bio indisponibilità’ Sovraccarichi alimentari

Cibo

Intolleranza Allergia

Sovraccarico Bio indisponibilità

OGM

Il cibo può provocare ALLERGIA INTOLLERANZA SOVRACCARICO ALIMENTARE BIO INDISPONIBILITA’ Il sovraccarico può portare all’INTOLLERANZA L’intolleranza può portare all’ALLERGIA Gli O.G.M. potrebbero causare INTOLLERANZE e ALLERGIE

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Antigeni anticorpi Per meglio comprendere il complicato meccanismo delle allergie e delle intolleranze alimentari dobbiamo prima capire il concetto di antigene e di anticorpo. Gli antigeni sono sostanze in grado di indurre una risposta da parte del sistema immunitario. Vengono indicati con la sigla Ag. Sono sostanze riconosciute come “non self”, cioè non appartenenti all’organismo. Sono pertanto sostanze che possono venire a contatto con il corpo oppure introdotte, ma comunque estranee che vanno di conseguenza neutralizzate.

Gli anticorpi , o immunoglobuline, sono proteine prodotte dai linfociti del nostro organismo in risposta alla presenza degli antigeni, il cui compito è quello di distruggere l’antigene. Vengono indicati con la sigla Ab, anti body. Ce ne sono 5 classi: IgG, IgM, IgD, IgA (alimentari), IgE (allergie). Il nostro corpo si comporta come uno “stato” che se viene aggredito da un “nemico” (gli Ag) e risponde con una sua “milizia” (gli Ab) Gli anticorpi IgE sono usati per risposte anticorpali di grave entità, ad esempio l’allergia ai medicinali o ai crostacei che possono portare allo shock anafilattico. Gli anticorpi IgA sono invece usati dal nostro corpo per le intolleranze alimentari come, ad esempio, nel morbo celiaco o dopo l’ingestione di latte in un soggetto che non presenta l’enzima lattasi deputato a “digerire” il lattosio.

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Allergie Reazioni mediate da IgE Le allergie: Danno reazione immediata ed acuta

‘

Sono dose dipendente Hanno organi bersaglio definiti Cross – reattività (reazione crociata tra inalanti e alimenti)

Sono innescate da alimenti assunti sporadicamente

Mediatore chimico istamina.

Mediatore chimico tiramina .

Mediatore chimico serotonina.

Mediatori chimici chinine.

Mediatori chimici prostaglandine.

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Non appena il soggetto viene a contatto con l’allergene, per contatto o ingestione (polline, sostanza urticante, alimento, ecc.), si scatena una reazione allergica che può essere di varia entità in quanto la reazione è proporzionale alla concentrazione dell’allergene stesso. In base al tempo che intercorre tra il momento in cui la persona viene a contatto con l’allergene e la manifestazione dei sintomi, possiamo classificare le reazioni allergiche in tre gruppi distinti: Reazione immediata quando trascorrono solo pochi minuti Reazione differita quando l’intervallo è di alcune ore Reazione ritardata quando i sintomi compaiono solo dopo alcuni giorni. Gell e Coombs hanno classificato le allergie in base al tipo di reazione immunitaria prodotta, ne accenniamo per correttezza senza entrare nello specifico per la complessità dell’argomento.

Reazione di tipo I o anafilattica (che non deve essere confusa con lo shock anafilattico), costituisce il tipo di reazione più comune ed è una reazione di tipo immediato. L’antigene reagisce con un anticorpo di tipo IgE e, nel momento in cui l’allergene si combina con l’anticorpo, la cellula libera delle sostanze chiamate mediatori che sono i responsabili dei sintomi dell’allergia. Esempi di questa reazione sono la rinite allergica o il raffreddore da fieno, l’asma, alcune reazioni cutanee… Curiosità: il termine anafilassi fu coniato dallo scienziato francese Ch. Richet, premio Nobel nel 1913 per la medicina, per indicare il contrario di profilassi, che vuol dire prevenzione.

Reazione di tipo II o citotossica dove l’antigene si fissa sulla superficie di alcune cellule e scatena la reazione mediante il

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contatto con un anticorpo presente allo stato libero nel sangue determinando la distruzione della cellula. Esempi di questa reazione sono le trasfusioni di sangue incompatibile o alcune reazioni a medicinali. E’ proprio su queste reazioni che il Dott. Peter J. D’Adamo ha basato i suoi studi sull’alimentazione riferita al gruppo sanguigno, classificando gli alimenti in base alle reazioni che possono generare nell’organismo dei soggetti appartenenti a gruppi sanguigni differenti. Reazione di tipo III dove l’antigene penetrato nell’organismo forma un composto con l’anticorpo che circola liberamente. Questo composto innesca una serie di reazioni biochimiche che causano lesioni ai tessuti: ai vasi sanguigni, al tessuto polmonare e alla pelle. I sintomi in questo tipo di reazione non si manifestano mai prima delle 4/6 ore.

Reazione di tipo IV che è una reazione ritardata, in quanto non compare mai prima che siano trascorse da 24 a 72 ore dal momento del contatto tra l’antigene e l’anticorpo. In questo tipo di reazioni intervengono i linfociti T e non gli anticorpi circolanti. Questa reazione produce delle lesioni infiammatorie nei tessuti che possono essere irreversibili come il rigetto in un trapianto o in alcune allergie cutanee.

Gli organi colpiti sono sempre gli stessi, in quanto l’allergene è selettivo e mirato verso l’organo bersaglio. L’allergia può determinare diverse manifestazioni e si può soffrire di una di esse o di più alla volta. I sintomi più comuni sono di tipo:

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▪ cutaneo: edema, orticaria, eczema. ▪ respiratorio: raffreddore da fieno, crisi di asma, tosse. ▪ digestivo: nausea, vomito, diarrea. ▪ oculare: prurito, bruciore, lacrimazione, gonfiore. Questi sintomi possono essere di lieve intensità o possono avere una maggiore importanza fino a mettere in pericolo la vita del paziente. In quest’ultimo caso siamo in presenza di uno shock anafilattico. La reazione allergica può essere scatenata o più marcata per il fenomeno della cross reattività. Questo è un fenomeno mediante il quale l’assunzione di alimenti diversi, aventi in comune uno stesso determinante antigenico o appartenenti alla stessa famiglia animale e vegetale, possono provocare sensibilizzazioni e reazioni crociate. Questo significa che una persona allergica ad una sostanza è potenzialmente allergico anche ad alimenti che contengono lo stesso determinante antigenico. Le reazioni allergiche sono scatenate da contatti sporadici o alimenti assunti saltuariamente(puntura di un insetto o cibi non presenti nell’alimentazione quotidiana). Nelle reazioni allergiche (di tipo I) o pseudoallergiche, moltissime cellule interessate cedono all’ ambiente circostante una serie di mediatori chimici, il più conosciuto è l’istamina, che provocano delle alterazioni nei tessuti con la comparsa delle manifestazioni allergiche.

L’istamina è il principale mediatore chimico responsabile delle reazioni allergiche. Provoca: ▪ vasodilatazione ▪ ipotensione ▪ eritema ▪ aumento della permeabilità vasale con conseguenti edemi (gonfiori) ▪ costrizione dei bronchioli con conseguente asma ▪ tachicardia ▪ pruriti ▪ dolori ▪

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spasmi intestinali ▪ cefalea da istamina ▪ aumento della secrezione dei succhi gastrici. E’ indispensabile evitare il contatto o l’ingestione con sostanze ricche di istamina che possono scatenare anche delle reazioni violente (ecco il motivo per cui ,quando si è in presenza di una reazione allergica, viene somministrato l’antistaminico). Gli alimenti ricchi di istamina e quelli che liberano istamina

La Tiramina è un altro mediatore chimico che influenza e determina reazioni allergiche, la maggior concentrazione di questa sostanza si trova nei formaggi, nelle banane e nell’avocado.

La Serotonina provoca: ▪ stimolazione della peristalsi intestinale aumento della pressione arteriosa ▪ vasocostrizione (in alcune concentrazioni può provocare vasodilatazione) ▪ iperattività

▪ irritabilità ▪ tachicardia ▪ disturbi circolatori e respiratori ▪ insonnia ▪ emicrania.

Le Chinine provocano: ▪ aumento della permeabilità vascolare con abbassamento della pressione arteriosa ▪ aumento della peristalsi intestinale.

Le Prostaglandine sono un gruppo di “ormoni tissutali che provocano: ▪ stimolazione o inibizione del tono vasale con conseguente variazione della pressione sanguigna (a secondo della loro concentrazione) ▪ aumento della permeabilità vasale (edemi) ▪ effetti inibitori o stimolatori dell’irrorazione sanguigna dei reni, dell’eliminazione di sodio nell’urina ▪ del tono bronchiale (asma) e intestinale ▪ delle contrazioni uterine.

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Intolleranze Reazioni mediate da IgA Le intolleranze: Danno reazioni ritardate anche dopo 72 ore.

Non sono dose dipendente

Colpiscono qualsiasi organo e apparato

No cross reattività

Alimenti quotidiani A differenza dalle allergie, le reazioni determinate da un’intolleranza non sono immediate e possono manifestarsi nelle 72 ore dopo il contatto con l’alimento o la sostanza responsabile del fenomeno. Le sostanze che determinano intolleranza possono colpire qualsiasi organo e apparato Le reazioni sono determinate da alimenti che assumiamo giornalmente e, siccome possono essere ritardate anche di parecchie ore, a volte è difficile ricollegare una sintomatologia con l’alimento assunto molte ore prima. Intolleranze primarie: come intolleranze primarie possiamo classificare il Morbo celiaco, il Morbo di Crhon.

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Morbo celiaco o celiachia Sindrome da malassorbimento intestinale causata da una reazione immunologica degli anticorpi contro il glutine (proteina del frumento, orzo, avena e segale) che attaccano i villi intestinali dell’intestino tenue distruggendoli. L’intolleranza al glutine può comparire a qualsiasi età, ma si riscontra maggiormente durante lo svezzamento ed è irreversibile. Nei pazienti a “dieta libera”, non sottoposti a restrizioni alimentari, compaiono diarrea con steatorrea, calo di peso, carenze vitaminiche, dolori e fragilità ossea, anemia che spesso è l’unico sintomo nell’adulto. Si possono misurare gli anticorpi antigliadina (costituente del glutine con attività antigenica) sia nel sangue, che nelle urine e con biopsia dell’intestino tenue che dimostra un appiattimento dei villi intestinali con riduzione della superficie assorbente. La sintomatologia recede e la mucosa si rigenera quando si eliminano i cereali contenente glutine. E’ un intolleranza diffusa ma che molte volte non viene diagnosticata precocemente. Il paziente dimagrisce e ha gravi insufficienze organolettiche. Una volta diagnosticata ed eliminato il glutine, la persona torna rapidamente a una vita normale in quanto vengono a guarire le lesioni dell’intestino tenue. Oltre a pane, pasta, grissini… devono essere rigorosamente aboliti quasi tutti i cereali (eccetto riso e mais), la pasticceria, i cibi fritti impanati, i formaggi fusi, le caramelle, il cioccolato, i gelati e gli insaccati che possono contenere anche piccole quantità di farina. Il latte e i latticini possono essere mal tollerati dai celiachi, il seitan è un alimento a base di glutine con basso valore nutritivo, vietato ai celiaci.

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Morbo di Crohn E' un'infiammazione cronica intestinale che può colpire teoricamente tutto il canale alimentare, dalla bocca all'ano, ma che si localizza prevalentemente nell'ultima parte dell'intestino tenue chiamato ileo (Malattia di Crohn) o nel colon (colite) o in entrambi (ileo-colite), non interessa mai il retto. Nei tratti intestinali colpiti, si ha infiammazione che interessa tutto lo spessore della parete con presenza di granulomi, gonfiore ed anche ulcerazioni con conseguente perdita di sangue e anemia del paziente (anemia ferropriva). La sintomatologia è caratterizzata da diarrea, coliche addominali, lesioni anali, febbre leggera ma continua, calo di peso, astenia, occlusioni intestinali ed anche disturbi extaintestinali come lesioni cutanee e oculari, calcolosi renale, epatocolangiopatie, artriti. Possono esserci fasi di quiescenza anche prolungate, ma la malattia può riacutizzarsi all’improvviso e, se cronicizza, può presentare una maggior percentuale di complicanze tumorali. La diagnosi si basa, oltre che sul quadro clinico, su esami radiologici e sull’endoscopia con prelievi bioptici. Gli alimenti molte volte non sono assorbiti e vengono espulsi con le feci sminuzzati in forma grossolana specialmente le verdure. Importante la terapia dietetica, oltre a quella medica, che in fase acuta viene somministrata solo per via endovenosa, mentre nelle forme croniche (subocclusioni intestinali) è determinante per non aggravare la sintomatologia. Di origine sconosciuta si pensa che sia una malattia autoimmune o forse determinata da fattori infettivi e dietetici.

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Bio indisponibilitĂ O

malattie metaboliche Sono malattie da deficit d’organo:

Diabete I e II Disaccaridosi Malattie causate da mancanza di enzimi specifici:

Intolleranza ereditaria al fruttosio Favismo Fenilchetonuria

Le patologie metaboliche si dividono in: malattie da deficit d’organo quando questa si evidenzia durante il corso della vita, mentre quelle causate da mancanza di enzimi specifici sono genetiche

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Diabete Il Diabete I e II è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto o relativo di insulina, ormone secreto dalle isole di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri.

Il diabete si divide in I (primario) o insipido che si sviluppa sin dai primi anni di vita e porta l’individuo a dover integrare ogni giorno il suo corpo con dosi di insulina esogena.

I celiachi che non sono diagnosticati in breve tempo possono sviluppare il diabete.

Anche il latte vaccino se introdotto troppo presto nella dieta del neonato, prima dei 2 mesi, può aumentare il rischio di diabete di 1.5- 2 volte.

Il diabete II ( secondario) o mellito è una malattia del ricambio caratterizzata da alterazione del metabolismo glicidico, proteico e lipidico. Il paziente diabetico, per una carenza assoluta o relativa di insulina, non riesce a utilizzare i componenti nutritivi, specialmente gli zuccheri che restano in circolo determinando un aumento della glicemia. Si viene ad instaurare, con esordio graduale, tra i 40/50 anni in soggetti spesso obesi, i quali hanno frequentemente dei diabetici tra i parenti di primo grado, per abuso di alimenti ad alto indice glicemico. Il diabete mellito si riconosce, in assenza di trattamento, per la cronica iperglicemia, che spesso è accompagnata da polidipsia (bisogno insaziabile di bere), poliuria (aumento della quantità di urina emessa nelle 24 ore),

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obnubilamento del sensorio, che possono condurre, in assenza di adeguata terapia, al coma e alla morte. Il diabete si associa ad altre malattie del pancreas, malattie di origine ormonale, condizioni indotte da farmaci antinfiammatori e corticosteroidi o sostanze chimiche, anormalità dell’insulina o dei suoi recettori. Porta inoltre a moltissime altre patologie come difetti di circolazione sanguigna, nefropatie, chetoacidosi che possono portare alla morte. Il diabete in tempi lunghi può compromettere la retina, il rene, i nervi periferici e determinare un aggravamento della patologia arteriosclerotica cardiaca, dei vasi, degli arti e del sistema nervoso centrale.

Vi sono anche condizioni cliniche in cui si osserva un’alterazione del metabolismo glicidico: la ridotta tolleranza glicidica, situazione caratterizzata da iperglicemia lieve, spesso frequente negli individui obesi, che generalmente si normalizza con la perdita di peso. Il diabete gestazionale, iperglicemia che compare in gravidanza e che può regredire dopo il parto pur rimanendo un fattore di rischio per uno sviluppo successivo del diabete.

Nel trattamento del diabete è di fondamentale importanza la terapia dietetica che, a seconda del quadro clinico, può essere anche da sola sufficiente oppure essere associata a farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali o insulina).

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Disaccaridosi Il metabolismo dei carboidrati comporta manifestazioni gastrointestinali molto simili alla sintomatologia delle intolleranze alimentari. Nei villi intestinali sono presenti degli enzimi che hanno il compito di scindere i disaccaridi, come il lattosio o il saccarosio,e gli oligosaccaridi derivati dalla digestione dell'amido.

MONOSACCARIDI ►GLUCOSIO, FRUTTOSIO, GALATTOSIO DISACCARIDI

►MALTOSIO, LATTOSIO,

SACCAROSIO OLIGOSACCARIDI ► AMIDO Gli enzimi che scindono i carboidrati, le disaccaridasi, alcuni stabili al calore e altri no, in condizioni normali possono essere capaci di una digestione quasi completa dei disaccaridi e degli oligosaccaridi, tanto che solo una quantità modesta di molecole raggiunge il colon in forma non digerita. Il lattosio è un disaccaride formato da una molecola di glucosio e una di galattosio e viene scisso dall’enzima “lattasi” Tra i difetti di disaccaridasi il deficit di lattasi nell'adulto è abbastanza comune, non si manifesta però verso i latticini acidificati. Teniamo però presente che l'enzima generalmente dopo i primi anni di vita, all’incirca dopo i 3 anni, incomincia a diminuire la sua attività. Questo difetto non è più patologico, ma normale per l’evoluzione dell’individuo e pertanto un intolleranza al lattosio è da ritenersi non una patologia, ma uno stato fisiologico normale. La manifestazione adolescenziale è da distinguersi però dalla forma patologica congenita, che si mette in evidenza sin dalla nascita.

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Ricordiamo inoltre che l’uomo è l’unico animale che si nutre di latte dopo lo svezzamento e di un latte che non appartiene alla sua specie. Dopo l’ingestione del latte vaccino, il mancato assorbimento del lattosio comporta la persistenza del lattosio stesso nell’intestino, con conseguente richiamo di acqua nel lume e diarrea osmotica. Si sviluppa, inoltre, un’eccessiva flora fermentativa intestinale, con produzione di gas e di acido lattico. L’affezione riveste una certa gravità non solo a causa della perdita calorica da mancata utilizzazione del lattosio e dei conseguenti disturbi digestivi, ma anche per l’azione tossica del lattosio sul rene. A volte la sintomatologia può non essere “classica” e può consistere in stipsi, broncospasmo e manifestazioni cutanee diverse, anche dopo 72 ore dall’ingestione del latte. Il sovraccarico da lattosio provoca gli stessi sintomi dell’intolleranza, inoltre può provocare aumento di peso, mal digestione, mal di testa sonnolenza, gonfiori, flatulenza. Molte persone confondono l’intolleranza con la cattiva digestione del latte: sono due problematiche differenti, anche se spesso sono tra loro correlate. Il riscaldamento del latte mediante vapore, tipica dei bar per fare il cappuccino, porta alla cheratinizzazione delle proteine del latte e quindi una difficoltà digestiva. Una cosa è la digestione lenta, tutt’altra sintomatologia può essere determinata dall’intolleranza. Nel latte possiamo anche trovare però, oltre che alti quantitativi di grassi, dei residui dei mangimi quali: piombo, cadmio, pesticidi, aflatossine , micotossine altamente tossiche (sono accettabili 1 millionesimo di milligrammo al giorno) queste non sono presenti nel latte biologico non essendo l’animale nutrito con mangime , ma con foraggio. Nei formaggi possiamo trovare le nitrosamine, composti da nitriti e ammine, cancerogene.

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Questi sono i motivi per cui spesso ci sentirete sconsigliare l’uso e l’abuso di latte intero e formaggi.

Intolleranza ereditaria al fruttosio L’intolleranza ereditaria al fruttosio I.E.F.o H.F.I. è un intolleranza al fruttosio (zucchero della frutta) E’ un intolleranza non molto conosciuta, anche dai medici, è stata scoperta nel 1956 ha un incidenza di 1:20.000/50.000. E’ una malattia genetica autosomica recessiva, per diagnosticarla il miglior test è quello del DNA, inoltre si può fare il test di tolleranza al fruttosio e l’attività delle frutto-aldolasi. (1-fosfofruttoaldolasi o Deficit di Fructose1,6-biphosphate aldolase-B) L’intolleranza che si verifica durante lo svezzamento se non diagnosticata in tempo può portare alla morte. Ricordiamo che il fruttosio oltre ad essere contenuto nella frutta può essere contenuto in moti alimenti, farmaci e preparati erboristici come dolcificante. Si può trovare indicato in etichetta come levulosio.

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Favismo Il favismo è una malattia genetica ereditaria causata dalla mancanza di un enzima specifico la glucosio-6-fosfato-deidrogenasi ( G6PD). Questo enzima è normalmente presente nei globuli rossi, la sua mancanza porta alla morte dell’eritrocita per emolisi, cioè alla sua distruzione. La crisi è di tipo allergico, si scatena mangiando o venendo a contatto con fave, piselli o Verbena Hybrida o con l’assunzione di numerosi farmaci ( analgesici, antipiretici, chemioterapici ,salicilici ecc.). I maschi sono i più colpiti perché la malattia si trasmette sul cromosoma x del sesso. In Italia la regione più colpita è la Sardegna, nelle province di Cagliari ed Oristano si arriva al 25% di soggetti colpiti da questa malattia , troviamo inoltre casi in Grecia, Asia meridionale e Africa . I sintomi si hanno dopo circa 12- 48 ore con febbre. La respirazione è frequente, difficoltosa, il polso rapido, debole, poco apprezzabile. Il paziente presenta pallore, debolezza, con una compromissione delle condizioni generali. Le urine sono ipercolorate, giallo-arancione tipiche dell’ittero.

Una curiosità : esiste un divieto di coltivare fave nel raggio di 300 metri dalla casa del soggetto affetto da favismo in quanto anche per inalazione è possibile avere una crisi allergica, questa può essere scatenata anche solo inalando alcuni vapori (naftalina o trinitrtoluene)

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Fenilchetonuria La fenilchetonuria (PKU) è una malattia metabolica ereditaria La PKU si trasmette con modalità autosomico-recessiva. E’ interessante perchè essendo una malattia metabolica si ricollega all’alimentazione. Non essendo degradata, per deficit dell’enzima fenilalanina-idrossilasi o del suo cofattore (teraidrobiopterina), la fenilalanina, aminoacido naturale, si accumula nei fluidi corporei. L'accumulo della fenilalanina porta a diverse manifestazioni cliniche. Fenilchetonuria classica: questa forma della malattia è causata da deficit completo dell'enzima e può portare a danno cerebrale nel neonato. I bambini affetti, hanno iridi chiare e capelli biondi, si può avere rush cutaneo e le urine hanno un odore tipico di muffa Fenilchetonuria da deficit del cofattore tetraidrobiopterina (iperfenilalaninemia maligna): è il 2% dei lattanti affetti da fenilchetonuria, che soffrono di questa malattia. La sintomatologia è simile e alla fenilchetonuria classica. Iperfenilalaninemia benigna: i lattanti occasionalmente possono presentare livelli ematici di fenilalanina leggermente elevati (1-35%). Vi è un deficit dell’ enzima che funziona solo parzialmente, i neonati non presentano sintomi, ma devono lo stesso essere sottoposti a verifiche (test di Guthrie) per accertare che sia attivo il cofattore e se questo dovesse essere deficitario, devono essere trattati di conseguenza. La dieta priva di fenilalanina deve iniziare dal primo mese, onde evitare danni cerebrali, e prosegue per tutta la vita. I soggetti affetti da fenilchetonuria vivono con una costante dieta ad alta restrizione proteica che può esporre questi pazienti a deficit nutrizionali,un vero sacrificio per il paziente e per le persone che vivono con lui.

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Negli integratori alimentari spesso possiamo trovare la fenilalanina, questi sono controindicati alle persone affette da fenilchetonuria. La fenilanalina è anche presente nell’aspartame, un dolcificante di sintesi che viene usato nelle diete ipocaloriche e nelle gomme da masticare. L’aspartame è composto da due amminoacidi naturali: l’acido aspartico e la fenilalanina.

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Sovraccarichi alimentari Con il termine “sovraccarichi alimentari” (S.A.), o disagio alimentare , si intende uno stato di accumulo di uno o più alimenti , con l‘incapacità dell’organismo a catabolizzarli. Questa condizione porta a disturbi di vario genere dopo l’assunzione di un determinato alimento. “sovraccarichi alimentari” sono da ritenersi il passo iniziale per un eventuale intolleranza alimentare o per un allergia. Col test E.A.V. si possono riscontrare indici di caduta verso un determinato alimento, ancor prima che vengano rilevate le intolleranze o le allergie dai i normali test di laboratorio, non essendo ancora attivate le IgE e le IgA. Il test riconosce anche piccole cadute d’indice e la persona può avere un risultato di benessere evitando di assumere l’alimento. I “sovraccarichi alimentari” pertanto ci indicano uno stato di pre-alterazione, e non sono riconducibili a malattie o patologie. Molto spesso capita di trovare persone che hanno un “sovraccarico” al frumento, ciò però non vuol dire che il soggetto sia celiaco. Può capitare anche che una persona risulti positiva al test somministrando la frequenza dell’uovo e che non l’assuma mai. Il“sovraccarico” cosi rilevato ci indica un mancanza d’energia dell’apparato digestivo e del fegato, pur avendo tutti gli esami biochimici perfetti. Il “ sovraccarico glucosio o zuccheri “ può essere un dato indicativo e di prevenzione per persone che hanno una predisposizione famigliare a patologie come il diabete. Il test del sovraccarico alimentare è molto utile alle persone che vogliono perdere peso o con problemi di pelle, mal di testa, gonfiori addominali, colon irritabile.

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Il “test di sovraccarico” alimentare può non essere prescritto dal medico curante, è di sua competenza il test per le allergie e le intolleranze alimentari effettuati con esami di laboratorio es. Brik Test

Metodi per la determinazione Metodi a confronto Sono svariati i test per diagnosticare allergie, intolleranze e sovraccarichi alimentari.

Ricordiamo che i test delle allergie e delle intolleranze alimentari devono essere prescritte dal medico curante ed effettuate in laboratori diagnostici da medici specialisti.

Medical food test : prelievo del sangue a digiuno, con questo test troviamo sia le intolleranze che eventuali carenze alimentari. E’ effettuato presso i laboratori Biolab Esito dopo 1 settimana

Test citotossico: Prelievo del sangue , i globuli bianchi vengono messi a contatto con circa 50 alimenti e additivi diversi e si studiano al microscopio. Si usano solo sostanze idrosolubili . E’ effettuato in quasi tutti gli ospedali. Esito dai 4 ai 5 giorni

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Test Kinesiologico . è una prova di resistenza muscolare il paziente viene fatto sdraiare su di un lettino e vengono spruzzati sotto la lingua il contenuto di fiale che contengono l’alimento. Il kinesiologo mediante manipolazioni ai pettorali, alle clavicole, allo sterno ecc. accerta se vi sono cali di forza e se il muscolo si indebolisce, siamo in presenza di eventuali intolleranze. Esito immediato durata circa 2 ore

Dria Test : sempre una prova di forza muscolare come il test Kinesiologico, soltanto che il paziente è collegato ad un computer e a dei sensori che rilevano i cali di forza. Esito immediato durata circa 1 ora

Vega test è un test di bio-risonanza dove la persona tramite un macchina viene messa a contatto con delle fiale test, se la macchina ha una caduta si può ipotizzare un’ intolleranza o un sovraccarico. Esito è immediato, durata del test circa 30-45 minuti per 100 alimenti E.A.V. è un test di bio-risonanza come il vega, che fa parte delle medicine non convenzionali. A differenza del Vega, l’Elettro-ago puntura secondo Voll effettua delle misuraziono elettrofisiche in punti stabiliti dal Dr. Voll. Questi punti fanno parte dei meridiani cinesi, dislocati su mani o piedi. Come il Vega test, l’E.A.V. non è invasivo e le frequenze degli alimenti sono già memorizzate nel computer. L’esito è immediato, durata del test circa 20-30 minuti per 100 alimenti.

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Medicina quantistica E’ la nuova frontiera dei test non invasivi, si rifà a alla reattività del corpo umano con risposte delle frequenze, impedenza, induttanza, ecc con calcoli matematici, formule fisiche, cibernetica, agopuntura secondo Voll. La medicina quantistica studia l’anatomia energetica dell’uomo, con la concezione olistica della Medicina Tradizionale Cinese. Vi sono ancora pochi strumenti in commercio, ma il futuro ci riserva molte sorprese dove la diagnosi o meglio la pre-diagnosi saranno lo strumento di base per la prevenzione.

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Come si legge un test di sovraccarico alimentare Finito il test il professionista vi darà un foglio con evidenziati gli alimenti a cui siete risultati in Sovraccarico alimentare. I valori potranno variare da 1 2 3 o + ++ +++ e così via. Sarà comunque il professionista che Vi indicherà per quanto tempo dovrete sospendere l’assunzione dell’alimento o degli alimenti e in che modo reintrodurli . Gli alimenti detti primari sono quelli a cui dovrete prestare maggior attenzione. Vi ricordiamo sono : Uova Cereali Lieviti Zuccheri Olio Latte e derivati Conservanti Additivi Coloranti . Anche i secondari sono importanti, ma non essendo presenti negli alimenti come i primari si possono evitare più facilmente.

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Dall’esito del test potrete notare che il sovraccarico maggiore, è causato dagli alimenti che assumete abitualmente. Questo è spiegato dal fatto che questi alimenti provocano nel vostro corpo uno stato di malessere, ma non così evidente da giustificarne un rifiuto, anzi, questo malessere fa si che il corpo rilasci endorfine. Queste sono molecole che creano uno stato apparente di benessere e pertanto il corpo richiede il cibo che fa male per produrre sempre più endorfine. Alimenti invece che non avete mai assunto o che vi hanno fatto stare male in passato o che non vi piacciono, potranno dare sovraccarichi massimi. Questo è dovuto al fatto che il vostro corpo non ha mai avuto la frequenza d’alimento o che la frequenza a tutt’oggi altera lo stato energetico del vostro organismo.

Un aiuto importante per l’operatore è di sicuro il poter consultare delle analisi di laboratorio fatte di recente. Ci sono alcuni parametri che sono molto importanti per valutare il tipo di alimentazione seguita dalla persona: Azotemia: misura la quantità di azoto che corrisponde all’azoto introdotto con la dieta (proteine). Uricemia: L’acido urico è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari aterosclerotiche e gotta. Aumenta con una dieta ricca di frattaglie e legumi. Glicemia: misura la quantità di glucosio nel sangue, i sui valori sono strettamente dipendenti dalla quantità di zucchero immessa nel sangue con la dieta e da quella rimossa dai tessuti periferici. Emoglobina glicosilata: è formata da una reazione pressochè irreversibile nel corso della quale il glucosio si lega all’emoglobina.

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La concentrazione di emoglobina glicosilata non varia con le oscillazioni giornaliere della glicemia, ma rappresenta un indice dei valori glicemici presenti nei giorni o nelle settimane precedenti. Insulinemia a digiuno: la secrezione insulinica è regolata da numerosi fattori, tra i quali è fondamentale il glucosio. Tra le altre, è presente un livello alto di insulina nelle forme di obesità, di intolleranza al fruttosio e di diabete endocrino. Creatina urinaria: La creatina nelle urine è fisiologica solo nell’età puberale o durante la gravidanza, in altre condizioni ha significato patologico. Può essere presente in casi di digiuno prolungato, diabete, ipertiroidismo, terapia cortisonica, miopatie. Un valore basso indica ipotiroidismo. Il dosaggio della creatina sierica è di scarso significato clinico. Colesterolo: viene sintetizzato dall’organismo con una media di 1 g. al giorno e l’assunzione con la dieta deve essere di 300/600 g. giornalieri. I precursori principali sono i glucidi. La percentuale di colesterolo più alta si riscontra nelle HDL. L’abbassamento di colesterolo riduce significativamente il rischio di cardiopatia ischemica e delle malattie aterosclerotiche. Trigliceridi: il tasso di trigliceridi aumenta con l’introduzione eccessiva di alcolici, superalcolici, glucidi e lipidi. Transaminasi: nel siero sono presenti due forme che differiscono per substrato e localizzazione: AST (aspartato aminotransferasi) o GOT (transaminasi glutammico assalacetica) e le ALT (alaninoaminotransferasi) o GPT (transaminasi glutammico piruvica). L’aumento di questi valori è indice tra gli altri di Epatopatie: epatiti virali A, B, C, S, E epatopatia alcolica acuta epatite cronica

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cirrosi epatica Pancreopatie Obesità γGT: significativi aumenti della γGT indicano epatopatie con stasi biliare. E’ un enzima che aumenta notevolmente con l’assunzione di farmaci e alcol. Vogliamo inoltre fare una raccomandazione ai genitori e specialmente ai genitori dei bambini compresi nella fascia degli anni 2- 12 e delle adolescenti 12- 15. Sottoponete i bimbi al test solo in presenza di gravi problemi e solo dopo averne parlato con il proprio pediatra. Nel caso in cui li doveste sottoporre al test dei sovraccarichi alimentari, ed il bimbo risultasse positivo ad alcuni alimenti primari, escludete un solo alimento per volta, onde evitare carenze nutritive. Per quanto riguarda le adolescenti della fascia 12 – 15 anni, e qui ci rivolgiamo soprattutto alle mamme, prima di dare l’assenso per il test, valutate il vero motivo e i veri sintomi che portano le ragazze a fare questo test. Se non ne siete in grado, fatevi aiutare dal medico curante o da uno psicologo in quanto, purtroppo, ci capita spesso di trovare adolescenti che usano il test dei sovraccarichi alimentari dopo un periodo di rivisitazione della propria alimentazione. Per loro la dieta diventa quotidianamente sempre più selettiva e ridotta, con una continua ricerca per eliminare l’alimento che fa “gonfiare”. Il test per loro vuole essere una scusa per eliminare quei pochi alimenti che rimangono in una dieta ormai scarsissima di nutrienti con il rischio di sfociare in una delle più gravi malattie di questo secolo: l’ anoressia.

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Cenni di Iridologia La scienza iridologica studia la morfologia, il cromatismo dell'iride e le sue alterazioni, indicando le tendenze patologiche dell'organismo e addirittura evidenziando dei fenomeni patologici in atto. E' una tecnica che ci permette, attraverso l'osservazione dell'ingrandimento dell'iride, di determinare costituzione, diatesi, lo stato organico di una persona, le sue eventuali predisposizioni verso le malattie ed il suo stato emotivo - psicologico. L'iridologia di per sè ha meno valore se non è accompagnata da un' anamnesi corretta e da metodi diagnostici complementari che ci confermano le predisposizioni riflesse sull'iride. Grossolanamente l’iride può essere cosĂŹ suddivisa:

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a seconda dei segni, delle macchie, delle lacune e delle sfumature che vengono localizzate in ognuna di queste aree, è possibile interpretare una problematica riferita all’organo corrispondente.

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Disturbi ricollegabili agli alimenti assunti con la dieta Allergie, asma, rinite. Diabete, dismetabolismi, ipo-iper tiroidismo Cefalee, emicrania, nevralgie. Sovrappeso, obesitĂ , cellulite. Colon irritabile, meteorismo, costipazione, diarrea.Micosi, candidosi. Disturbi del ciclo, perdite vaginali. Aritmie cardiache, palpitazioni, ipertensione. Disturbi del comportamento, depressione, insonnia. Artrite reumatoide, artrite. Acne, eczema, orticaria, psoriasi ecc. Condizioni genetiche

Fattori aggravanti

Terapie farmacologiche (cortisone, antibiotici, antinfiammatori.) Interventi chirurgici Inquinamento ambientale Frode alimentare O.G.M.

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Acne Volgare o Giovanile Con il termine generico di acne viene comunemente descritto l’insieme di alcune distrofie localizzate nell’apparato sebaceo-follicolare ed interessanti anche le zone dermiche ed epidermiche circostanti. L'acne esordisce nella pubertà, localizzandosi prevalentemente sul viso ed è un processo infiammatorio delle unità follicolo-sebacee caratterizzato da papule, pustole ed esiti cicatriziali più o meno evidenti , la cui lesione elementare è il comedone. I punti comedonici possono evolvere ed essere associati a pustole acneiche, possono anche trasformarsi in piccoli ascessi. Quando l’inestetismo è limitato a punti neri e comedoni e manca il pus, l’acne è definita comedonica. La condizione seborroica è determinata da un’ipertrofia delle ghiandole sebacee e da una loro eccessiva attività secretiva.. Il sebo è ceroso e tende a depositarsi nel sacco follicolare che si ritrova colmo e indurito. La forma dermatologica si sviluppa in concomitanza con lo sviluppo puberale, e scompare al raggiungimento della piena maturità sessuale. Se le lesioni acneiche sono scarse e limitate, vengono definite col termine di “acne frusta”, se invece si è in presenza di pustole voluminose, abbondantemente suppuranti, si parla di “acne indurita”. L’acne “nodulare” (o flemmonosa) si verifica quando la lesione si diffonde in profondità, con formazione di ascesso che interessa anche la zona perifollicolare. La forma più appariscente di acne è indubbiamente la “conglobata”, composta da numerosi comedoni raggruppati, ma anche di ascessi infarciti di pus.

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Lo svuotamento delle raccolte purulente è lento ed in genere è seguito dalla formazione di altri grossi ascessi, con possibili stati febbrili e sensazioni di malessere. Anche se l'eziopatogenesi dell'acne è una questione ancora dibattuta, risulta evidente l'importanza del fattore endocrino, che collega la ghiandola sebacea con la produzione di androgeni, ormoni maschili presenti nei due sessi. Nella donna l'aumento esogeno e endogeno degli androgeni circolanti è un fattore di scatenamento o aggravamento. Da questo punto di vista è particolarmente importante la coesistenza di un ovaio policistico, di cui l'acne costituisce, insieme all'alopecia androgenetica, e all'ipertricosi, uno dei sintomi dermatologici.

Eczema Le dermatiti eczematose sono processi infiammatori della cute, a eziologia mono o multifattoriale a patogenesi immunitaria, irritativa o entrambe. Si distinguono forme acute rappresentate dalla DERMATITE IRRITATIVA DA CONTATTO o ECZEMA DA CONTATTO e forme croniche espresse principalmente dalle DERMATITE ATOPICA = ECZEMA ATOPICO DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO = ECZEMA ALLERGICO DA CONTATTO ECZEMA DEL LATTANTE = CROSTA LATTEA DERMATITE ERPETIFORME E' un gruppo di malattie caratterizzate, nella

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forma acuta, da eritema, edema, vescicole o bolle seguite da essudazione sierosa e formazione di croste la cui caduta lascia raramente esito.

La forma cronica è caratterizzata da una attenuazione di tutti i sintomi precedenti , dalla presenza di desquamazioni e/o ragadi (che si localizzano principalmente in zona palmoplantare) e di lichenificazione dove spesso è frequente riscontrare un' iperplasia epidermica (acantosi).

In entrambe le forme è presente un forte prurito che caratterizza la malattia, che determina, in quasi tutti i soggetti, delle lesioni "da grattamento".

ECZEMA IRRITATIVO DA CONTATTO (Dermatite irritativa da contatto) Eczema esogeno causato dal contatto, generalmente ripetuto, con agenti chimici, fisici o biologici che inducono direttamente danni cutanei quasi esclusivamente a livello epidermico. L'intensità del quadro infiammatorio con cui si presenta l'eczema da contatto, dipende dal tipo e dall'intensità dell'agente causale. Le lesioni rimangono circoscritte all'area della sede del contatto, e compaiono poco dopo o a distanza di alcuni giorni dal contatto. In questo processo non intervengono meccanismi immunitari (i test epicutanei sono sempre negativi) in quanto l'alterazione biologica più rilevante e indispensabile al manifestarsi della malattia, è costituita dal danno alla barriera cutanea.

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La successiva compromissione degli atri strati epidermici porta alla liberazione di citochine epidermiche, favorendo cosĂŹ il passaggio nel derma di cellule infiammatorie creando una condizione minima di flogosi che, cronicizzando (per il persistere dello stimolo irritante), crea le premesse per il subentrare di una Dermatite Allergica da Contatto. Gli agenti eziologici possono essere: Agenti chimici : Ossidanti (permanganati, iodio libero, bromo, ipocloriti, nitrati‌) Disidratanti (acidi e alcali forti, ammoniaca, soluzioni saline concentrate...) Cheratolitici (resorcina: presente in quasi tutte le tinte per i capelli, acido salicilico...) Solventi dei grassi (alcool, etere, cloroformio...) Agenti biologici = Vegetali urticanti (ortica...) Animali (punture di insetti, vespe, api, alcuni pesci, meduse...) Agenti fisici: Traumi meccanici ripetuti, il calore, il freddo, le radiazioni luminose... L'eczema irritativo da contatto può presentarsi in Forma acuta con presenza di macule, papule,vescicole o bolle che possono essere molto pruriginose e, talvolta, anche dolorose. Le zone piĂš colpite sono le mani. Forma cronica caratterizzata da cute secca, desquamante, talvolta lichenificata e con la presenza di ragadi. E' localizzata principalmente in sede palmare.

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ECZEMA ATOPICO (Dermatite Atopica) E' una sindrome multifattoriale, familiare, caratterizzata da prurito e da un'evoluzione cronico-recidivante; si associa, in alta percentuale, a malattie atopiche extracutanee (asma, rinite e oculorinite allergiche). Non ha una localizzazione specifica o costituzionale, in quanto è legata ad una predisposizione organica (diatesi) che determina anche gli altri disturbi extracutanei. I fattori non immunologici che scatenano la dermatite, sono irritanti esterni: sudorazione, infezioni microbiche,e situazioni stressanti. I fattori immunologici sono allergeni alimentari, inalanti e da contatto. L'eczema atopico è caratterizzato da una diminuzione delle funzioni di barriera cutanee, con perdita di acqua transepidermica che determina una maggiore irritabilità con possibilità di flogosi della cute, in quanto il danno di barriera facilita la penetrazione delle molecole irritanti. La dermatite atopica è una patologia tipica dell'età pediatrica, dove le lesioni si presentano con aspetto eczematoso: macule eritematose, secche, con desquamazioni, ricoperte da squame con margini poco definiti o croste, localizzate prevalentemente sul viso. Nell'infanzia e nell'adolescenza l'eruzione, sempre pruriginosa, tende a circoscriversi a sedi elettive (piega dei gomiti e delle ginocchia, il collo e il dorso delle mani), dove la cute assume un aspetto lichenificato (colore grigiastro, inspessimento) a margini ben definiti e con marcate lesioni da grattamento. Nell'età adulta le lesioni si presentano con lo stesso aspetto della fase precedente con eruzioni ancora più localizzate (oltre alle sedi prima citate vanno ricordate quelle della nuca, dello scroto e delle caviglie) e con maggiore tendenza alla persistenza.

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ECZEMA ALLERGICO DA CONTATTO (Dermatite allergica da contatto) Le lesioni primitive si manifestano sempre nella sede del contatto, per poi estendersi oltre l'area di applicazione diretta della sostanza allergizzante. In alcuni casi si osservano manifestazioni a distanza apparentemente senza legami, ma sicuramente dovute al contatto con l'aptene (lesioni secondarie). Le lesioni sono macule eritematose, edematose, seguite da piccole vescicole, raggruppate, che evolvono in una fase essudativo-sierosa, con successiva formazione di croste e squame che sono sempre accompagnate da prurito; nelle forme acute possono verificarsi fenomeni febbrili. Gli aspetti clinici sono fortemente condizionati dalle localizzazioni e dalla natura dell'allergene. Al cuoio capelluto l'eczema si presenta secco, desquamante, a piccole lamelle. Al volto la forma è vescicolo-essudativa, edematosa. Le palpebre sono edematose. Ai lobuli auricolari la forma è essudante. Alle labbra si osserva una chelite secca, eritemato squamosa, a volte ragadiforme. Sul dorso delle mani la fase acuta vescicolo-essudativa è seguita da quella cronica secca e desquamativa. In sede palmare è caratteristica la "pulpite eczematosa" con polpastrelli ruvidi, numerose ragadi. Il dorso è colpito su tutta la superficie. Quando si cronicizza interessa l' avampiede con aspetti simili a quelli palmari.

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E' una problematica frequente nell'ambito lavorativo (dermatite allergica da contatto professionale) dato che le sostanze che determinano queste allergie sono:

Nichel (30%) Cromo (7%) Profumi (6%) Mercurio (4%) Cobalto (7%) Gli agenti eziologici sono allergeni incompleti (apteni) che, superata la barriera fisico-chimica di superficie, penetrano nell'epidermide diventando antigeni completi immunogeni. E' da tenere presente che nei soggetti sensibilizzati per contatto cutaneo, possono osservarsi riaccensioni della dermatite in seguito all'introduzione dell'allergene per via sistemica, come quella intramuscolare o orale, come avviene per alcuni farmaci e per i classici alimenti contenente nichel (cacao, funghi, farina bianca, uova...). Se sono fondamentali i fattori esogeni di rischio, una notevole importanza rivestono anche i fattori di predisposizione come l'atopia (stato allergico che predispone un soggetto a reagire in modo anomalo al contatto con agenti normalmente innocui, il termine definisce quei casi in cui esiste una tendenza famigliare a sviluppare allergia), per la minore efficacia della barriera di protezione epidermica.

ECZEMA DEL LATTANTE (crosta lattea) Viene comunemente definito “crosta lattea”. E’ frequente nei lattanti ipernutriti o comunque in quelli che sono sottoposti a diete errate. La lesione primaria è una crosta biancastra che si esfolia, localizzata sul cuoio capelluto, sulla fronte ed in alcuni casi anche sul viso.

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DERMATITE ERPETIFORME E’ una malattia ereditaria di natura autoimmune che colpisce la cute e l’intestino che può causare enteropatia e lesioni cutanee. E’ facilmente confusa con l’eczema, la dermatite atopica e le varie patologie vescicolo-bollose acquisite. Nella papilla dermica troviamo dei depositi granulari delle IgA che non vanno confuse con i classici depositi lineari di IgA che troviamo invece, lungo la membrana basale in tutti gli altri disordini bollosi. Le sedi cutanee colpite maggiormente sono: gli arti superiori, inferiori, le ascelle e le spalle ed è sempre presente un’atrofia dei villi intestinali. E’ una condizione che porta un notevole prurito che porta alla rottura delle bolle a volte con esiti cicatriziali. Questa patologia si accompagna sempre ad enteropatia glutine-dipendente, ma solo in una bassa percentuale è stata riscontrata celiachia, quindi la malattia viene trattata esclusivamente con la privazione del glutine dalla dieta.

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Orticaria L’orticaria è una delle dermatosi più comuni ed è caratterizzata dalla presenza di pomfi cutanei di forma e localizzazione variabili, il loro colore varia dal rosso al bianco e possono essere circondati da un alone iperemico. Quasi sempre si sviluppa nella parte centrale della lesione una vescicola o una bolla che possono rompersi e far uscire il liquido sieroso. I pomfi, lesione elementare primitiva che caratterizza l’orticaria, sono fugaci, si sviluppano in breve tempo e scompaiono senza lasciare traccia in poche ore. L’eruzione dell’orticaria è sempre accompagnata da prurito, ma contrariamente a quello che succede nell’eczema, è accompagnato da bruciore, dolore, formicolio. In queste forme pruriginose durante l’acuzie, si manifesta una componente edematosa. Alla sintomatologia cutanea si associano sintomi a carico delle prime vie aeree e digestive. L’orticaria è sostanzialmente una problematica di tipo allergico causata da pollini, alimenti, lieviti, inalanti, farmaci e veleno di alcuni insetti. L’altra componente che determina fenomeni urticoidi, quasi sempre ricorrente nei soggetti che presentano queste problematiche, è quella epatica. Nella maggior parte dei casi è frequente il risveglio notturno attorno alle ore tre con crisi di prurito più accentuato .

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Psoriasi La psoriasi è una dermatite eritemato-squamosa non contagiosa, a decorso cronico. La sua storia naturale, molto variabile, prevede fasi di miglioramento, di remissione spontanea e di esacerbazione. In alcuni soggetti è spesso associata ad un'artropatia. Si manifesta con chiazze eritemato-squamose a margini netti, di varia grandezza e forma, le cui squame, biancastre, secche, spesse, sono facilmente asportabili. Le alterazioni cutanee più evidenti sono: l'iperplasia epidermica e la flogosi dermoepidermica dovute ad una iperproliferazione dei cheratinociti, la prima, e all'infiltrazione dei linfociti T, la seconda. L'iperplasia epidermica è dovuta ad un aumento della velocità di riproduzione cellulare di circa 8 volte, per cui una cellula epidermica si riproduce in circa 4 giorni invece dei 28 del soggetto normale. Le chiazze eritematose si localizzano elettivamente nelle regioni estensorie degli arti (gomiti e ginocchia), in quella lombosacrale, nelle pieghe sottocutanee, nelle unghie, al volto, alla base del cuoio capelluto e su tutta la cute in genere. Nell'insorgere e nel cronicizzarsi della malattia, il fattore genetico ha la sua influenza, dato che, in circa il 33% dei casi, la malattia colpisce i membri di una stessa famiglia. Anche le condizioni psicofisiche del soggetto sono importanti, tanto che più è sottoposto a stress e traumi psichici, tanto è più aggredibile dalla dermatosi, che spesso si attenua quando migliora il suo stato psichico.

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I traumi fisici sono noti per indurre il "fenomeno di Koebner" cioè la comparsa di una lesione psoriasica nella sede del trauma, a distanza di un paio di settimane. Alcuni farmaci quali certi antimalarici, i sali di litio, i beta bloccanti e gli stessi cortisonici che vengono utilizzati per la terapia antipsoriasica, quando vengono sospesi, causano una forte riacerbazione della malattia. Sono molto rari i casi di risoluzione di questa patologia, certo è che un’alimentazione corretta e un lavoro di riequilibrio psicologico aiutano notevolmente a migliorare la sintomatologia.

Obesità L’immagine è uno dei capisaldi della cultura contemporanea, e chi vive negativamente i propri chili di troppo, vive ancor peggio per il sentirsi giudicati a non impegnarsi a essere magri. Oggi giorno i canoni della bellezza impongono una figura asciutta, ed elegante. Ogni persona, ha la tendenza naturale ad aumentare di peso nel corso degli anni e questa tendenza non scompare. Per ottenere la forma fisica ideale per noi stessi, bisognerà seguire un regime alimentare adeguato al proprio corpo ed eseguire dei controlli regolari con il proprio nutrizionista. La cosa più difficile non è dimagrire, ma mantenere il peso del corpo che si è raggiunti mangiando regolarmente senza privazioni. Le cellule adipose perdono il loro contenuto, ma non la loro memoria di conseguenza, appena possono, rincominciano ad immagazzinare grasso. Le cellule della fascia addominale sono quelle che posseggono una memoria “più marcata” ed ecco spiegato il motivo per cui è più difficile eliminare la fastidiosa “pancetta”.

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Una soluzione immediata e poco impegnativa per perdere peso, può essere la liposuzione: vengono aspirate le cellule adipose in eccesso, ma le cellule che rimarranno, aumenteranno di volume per prendere tutto il posto lasciato libero dalle cellule che sono state tolte. Potremmo ricorrere a questo intervento chirurgico di fronte a casi di elevata obesità, ma la prima cosa da modificare sarà la nostra cultura alimentare, dovremo comprendere quali sono gli alimenti per noi benefici e quali quelli che oltre a farci aumentare di peso ci tolgono costantemente energia. Per ottenere buoni risultati dovremo quindi seguire più scrupolosamente possibile i consigli dell’operatore della nutrizione a cui ci siamo rivolti. I canoni da seguire per ottenere una buona perdita di peso sono: Aumentare l’attività fisica, questa condizione ha però anch’essa delle regole ben precise da seguire scrupolosamente. Per prima cosa bisogna seguire un attività fisica adatta alla nostra costituzione e al nostro gruppo sanguigno *. Se non si è degli sportivi evitare di fare attività fisica oltre i 45 minuti al giorno. Oltre i 45’, infatti, si viene a liberare cortisolo e radicai liberi,. Lo sport dovrebbe essere sempre praticato all’aperto per ossigenare al meglio i nostri polmoni, nelle prime ore del mattino, così si liberano endorfine che saranno di grande aiuto per tutto il giorno. Curare la nostra alimentazione, dopo aver fatto il test dei sovraccarichi alimentari, non bisognerà limitarsi a mangiare di meno ma bisognerà mangiare meglio. Non dovremo racchiudere tutte le speranze di dimagramento unicamente nella restrizione calorica, ma in un programma più ampio. Ipasti giornalieri dovranno essere minimo cinque , assumere cibi adatti al nostro gruppo sanguigno, con indice glicemico basso **, seguire un educazione alimentare più naturale possibile, con una giusta integrazione di prodotti detossicanti ed energetici.

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Se sono stati rilevati dei sovraccarichi alimentari e siamo riusciti ad eliminarli seguendo le indicazioni del nutrizionista, dovremmo ripetere il test a distanza di 12 / 18 mesi per verificare di aver acquisito un’educazione alimentare corretta. L’obesità deve essere curata anche sul piano psichico, seguendo le indicazioni che ogni buon operatore della nutrizione può dare o seguendo un trainer di PNL ottenendo così una diminuzione di peso senza fatica e senza privazioni. Potete calcolare il vostro grado di massa corporea (indice di Quetelet) nel grafico sotto riportato., Se il vostro grasso si accumula nella parte superiore del corpo siete più predisposti a malattie del tipo vascolare e diabetiche, questa obesità viene definita di tipo androide. Nell’obesità ginoide, tipica della donna, il grasso si accumula nella parte inferiore del corpo, vi sono pochi rischi di malattie, e si evidenziano soprattutto inestetismi causati dalla cellulite. Secondo recenti studi una nuova sostanza la LEPTINA sarebbe il regolatore del peso di un essere umano: l’alterazione di alcuni geni porterebbe ad una mancanza di leptina, la mancanza di leptina all'obesità.

Per calcolare il peso forma si può utilizzare l’indice di Quetelet (B.M.I. Body Mass Index = Indice della massa corporea).

Per utilizzare il grafico nel modo corretto bisogna unire con una linea il valore del peso e quello dell’altezza della persona. Sulla colonna centrale del grafico viene evidenziato l’indice di massa corporea della persona stessa.

Valore normale per l’uomo: da 20 a 25,

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Valore normale per la donna: da 19 a 24. Valori superiori al 24/25 e al di sotto di 29 definiscono un semplice sovrappeso. Valori superiori al 30 indicano obesità. Valori superiori a 40 indicano la presenza di un’obesità grave e preoccupante dal punto di vista medico.

Colon irritabile La sindrome da colon irritabile, è dovuta a un alterazione delle contrazioni dell’intestino, la peristalsi si altera e le contrazioni diventano più lunghe e più energiche del normale creando cosi un più rapido passaggio degli alimenti con conseguente formazione di gas e rigonfiamenti. La colite spastica colpisce in rapporto donna/uomo 2:1. Nella colite spastica possiamo avere sia diarrea che stitichezza. Le cause non sono ancora accertate, per alcuni possono essere dovute ad un alterazione dei nervi dell’intestino, per altri ipersensibilità dell’intestino e per altri possono essere cause scatenanti a provocare la sindrome, quali gastro enteriti , intolleranze, sovraccarichi e alimenti contenenti allergeni tipo Nichel. Anche i cambiamenti ormonali, specialmente nel periodo pre e mestruale, possono provocare irritazione al colon. Il morbo celiaco, l’intolleranza al lattosio, la candida albicans, possono essere tutte cause della sindrome del colo irritabile , ma molte volte moltissimi alimenti che assumiamo tutti i giorni, senza esserne allergici o intolleranti, possono provocare gonfiori e irritazione. Uno dei principali alimenti è il lievito di birra e tutti i suoi derivati che instaura, con il glutine, una condizione di irritabilità molto forte e difficile da debellare.

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Un'altra causa molto diffusa è l’assunzione di acqua gasata a stomaco vuoto e con una dieta priva di fibre, quest’acqua arriva in pochissimo tempo all’intestino crasso provocando irritazione, mancato riassorbimento e quindi scarica diarroica. La colite spastica può essere anche di origine psicosomatica una volta esclusa la mal digestione e il mal assorbimento dei cibi. Fattori psicologici, quali emozioni e stress, possono alterare la peristalsi intestinale. La sindrome del colon irritabile deve essere distinta da altre malattie che provocano sintomi simili quali: morbo di Crohn, parassitosi, infezioni, rettocoliti ed esiti di peritoniti. L’alimentazione gioca un ruolo importante nel trattamento della colite spastica. Una dieta povera di fibre è causa di gonfiori, dolori e un mal formazione delle feci oltre che a stitichezza. L’alimentazione sregolata, il panino al bar di fretta e in piedi, non migliora di certo la situazione Cibi ad alto potere flatulogenico sono sicuramente da evitare, tra questi ricordiamo: cipolle, sedano, carote, cavolini di Bruxelles, patate, melanzane, lampagioni, agrumi, uva passa, banane, albicocche e succo di prugna, fichi secchi, datteri, tutti i legumi e i derivati della soia, latte e derivati del latte, dolci, birra. L’assunzione dei fermenti lattici o lattobacilli sono di grande importanza , così pure l’oligoelemento magnesio e la T.M. di chelidonia in caso di stress .

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Rettocolite ulcerosa La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica intestinale che colpisce il retto ed il colon risparmiando sempre l’intestino tenue, con lesioni limitate alla mucosa e alla sottomucosa. E’ molto difficile distinguere la rettocolite dal morbo di Crohn in quanto presentano la medesima sintomatologia, la differenza risiede nel fatto che la malattia di Crohn interessa tutto il tratto digerente mentre la rettocolite solamente il retto. Per questo motivo la diagnosi che si può basare sulla sintomatologia va confermata da esami radiologici ed endoscopia con prelievi bioptici. La malattia può avere un andamento cronico continuo che si manifesta con recidive alternate a momenti di benessere, o manifestarsi con attacchi singoli. Le cause sono sconosciute ma vengono presi in considerazione oltre allo stress come fattore scatenante con l’associazione di disturbi immunitari, anche influenze dietetiche. I sintomi sono i classici delle infiammazioni del canale digerente: diarrea con sangue misto a muco e pus nelle feci, crampi addominali che precedono l’evacuazione, febbricola con calo di peso, anemia ferropriva. Sono associati disturbi extraintestinali come lesioni oculari e cutanee, artriti, epatocolangiopatie e spondiloartrite anchilosante. Ci sono complicanze rappresentate dalla possibilità di sviluppare con la cronicizzazione della patologia, tumori del retto, cirrosi biliari secondarie e megacolon. La terapia è farmacologica e spesso elimina le recidive, ma quando il soggetto non risponde alle terapie mediche, o in presenza di neoplasie, si ricorre alla chirurgia con ileo-retto o ileo-ano-anastomosi.

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Cefalee – Mal di testa La cefalea è conosciuta dagli uomini dal 7000 A.C. di questa malattia ne parlavano i Sumeri. Galeno (131-201 A.C.) ha coniato il termine “hemicrania”. Le cause della cefalea possono essere moltissime, può essere una cefalea primaria o essere determinata da un’altra patologia come ad esempio dalla sinusite o determinata da un’intolleranza o da un sovraccarico alimentare. Nel 1988 è stata stilata una classificazione che ha permesso ai medici di avere una terminologia comune. Vi sono dodici diversi tipi di cefalee e algie con un codice numerico a quattro livelli che permette di fare diagnosi sempre più raffinate. Le cefalee sono divise in quattro gruppi : Primitive, Secondarie ed altre malattie. Abbiamo il gruppo delle cefalee primitive con o senz’aura, la tensiva, la cefalea a grappolo e quella da malattie da raffreddamento.

I sovraccarichi alimentari e le intolleranze alimentari possono sicuramente anch’essi essere causa di emicrania, disturbo che si manifesta 1 o 2 ore dopo il pasto o durante la notte. Sono facilmente diagnosticabili e prevedibili. Un po’ meno prevedibili sono le cefalee che sono causate da un sovraccarico d’organo. Queste, molte volte si associano a stress o a problemi mestruali. Per individuarle bisogna sempre fare il test dei sovraccarichi, ma sarà poi l’operatore, in base agli alimenti che risulteranno positivi, a fare una valutazione di ordine energetico per il deficit di organo o organi.

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Disturbi digestivi Dispepsia Il primo atto della digestione è la masticazione che avviene nella bocca ad opera dei denti. Al cavo orale sono annesse molte ghiandole (paratiroidi, sottolingualie e submascellari) che secernono saliva che ha la funzione di preparare il cibo alla digestione. La saliva è composta da acqua, da bicarbonati e fosfati che mantengono la neutralità del ph salivare e dalla ptialina (oltre alla mucina e ad altri enzimi) che è l’unica sostanza in grado di attaccare l’amido dei carboidrati e scinderlo idroliticamente in destrine e maltosio. La ptialina agisce fino a che non viene inattivata dall’acido cloridrico nello stomaco. E’ dunque molto importante masticare bene e lentamente per poter digerire gli amidi (pane, pasta, riso...) che rallenterebbero notevolmente la digestione gastrica e intestinale se arrivassero a questi organi senza essere stati pre-digeriti dalla ptialina. Gli alimenti masticati e insalivati (bolo alimentare) passano nella faringe mediante la deglutizione, percorso l’esofago, il bolo passa attraverso il cardias e giunge allo stomaco dove comincia la digestione gastrica. La digestione gastrica ha dei tempi che variano in base alla quantità e alla qualità di cibo ingerito: per un pasto medio occorrono circa tre/quattro ore durante le quali gli alimenti vengono sottoposti ad azioni meccaniche e chimiche. Il cibo viene rimescolato mediante le contrazioni peristaltiche della muscolatura gastrica che determinano anche il successivo svuotamento dello stomaco, è di fondamentale importanza l’azione del succo gastrico. Il succo gastrico è formato da acido cloridrico (attivatore della pepsina), da pepsina (che riduce le proteine a peptoni), da lipasi (che digerisce i grassi) e

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da mucina (che ha un’azione lubrificante per proteggere la mucosa gastrica dall’azione dell’ acido cloridrico e della pepsina). Terminata la digestione gastrica il bolo si è ormai trasformato in Chimo che si presenta come una sostanza uniforme e biancastra che passando attraverso lo sfintere pilorico, giunge nell’intestino tenue. La digestione intestinale è il momento fondamentale della catena digestiva. Nell’intestino tenue agiscono contemporaneamente gli enzimi contenuti nella secrezione enterica (succo enterico), nella secrezione pancreatica (succo pancreatico) e in quella epatica (bile). Accenniamo solo ai più importanti: Secretina: stimola la secrezione di acqua e bicarbonati nel pancreas e inibisce la secrezione di gastrina nello stomaco che non serve più. Pancreozima-Colecistochinina: stimola la secrezione degli enzimi pancreatici, stimola la contrazione della colecisti che così riversa la bile nel duodeno e stimola la motilità intestinale. Il succo pancreatico contiene tre enzimi importanti Tripsinogeno: Amilasi: trasforma gli amidi che non sono stati attaccati dalla ptialina in disaccaridi. Lipasi: scinde i grassi neutri nei loro componenti (acidi grassi e glicerina). La Bile: accentua l’azione digestiva del succo pancreatico, attiva la lipasi pancreatica, neutralizza l’azione dell’acido cloridrico, facilita l’assorbimento dei grassi a livello intestinale, eccita la peristalsi intestinale ed esercita un’azione antisettica nei confronti della flora intestinale. I numerosi enzimi completano la digestione riducendo tutti i composti nei loro elementi più semplici.

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A questo punto il contenuto intestinale è un liqudo lattiginoso chiamato Chilo che viene assorbito e dal tenue passa, tramite i vasi adibiti al trasporto delle sostanze nutritive, nel circolo sanguigno. Vengono così assorbiti aminoacidi, glicerina, monosaccaridi, acqua, vitamine e sali minerali che verranno utilizzati dall’organismo per svolgere tutte le funzioni vitali.

Il termine Dispepsia deriva dal greco: “dis” (cattivo) e “peptin” (digerire) e letteralmente significa “cattiva digestione” il cui sintomo è una sensazione di malessere o di dolore localizzata soprattutto nella parte alta dell’addome. Altri sintomi che caratterizzano questa sindrome sono: Crampi e dolori nella parte alta dell’addome Senso di peso, pienezza, gonfiore e tensione epigastrica dopo il pasto Nausea e conati di vomito Rigurgito Bruciori e acidità di stomaco (pirosi) Singhiozzo Eruttazione Bocca amara Alitosi Va ricordato che molti sintomi della dispepsia si trovano anche in altre sindromi molto frequenti come quelle del colon irritabile e quella da reflusso esofageo. Le forme di dspepsia vengono distinte in: forme primitive, nelle quali non è possibile riconoscere alcuna malattia organica. Forme secondarie a patologie dell’apparato digerente come: ulcere peptiche, ernie iatali, reflusso gastroesofageo, malattie epatiche e delle vie biliari, pancreatiti croniche, parassitosi intestinali e neoplasie.

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a patologie extraintestinali come: cardiopatie, malattie vascolari, pneumopatie croniche, nefropatie e diabete. Le cause della dispepsia possono essere ricondotte come abbiamo visto, a patologie del tratto gastro enterico, ai disordini delle funzioni gastrointestinali motorie, ma anche a fattori psicologici, all’assunzione cronica di analgesici, all’infezione da helicobacter pylori e non da ultimo alla dieta, peggiorata dall’abuso di alcool, caffè, fumo,.

Per quanto riguarda l’alimentazione dobbiamo evidenziare il fatto che la composizione e lo stato fisico del cibo possono modificare la motilità e la secrezione gastrica e intestinale.

Composizione dei cibi: I glucidi stimolano i recettori duodenali che inibiscono la motilità gastrica e richiamano acqua nel lume intestinale con conseguente stimolazione della motilità. I protidi stimolando la secrezione acida, peggiorano le patologie acido correlate. I lipidi inibiscono la secrezione e la motilità gastrica, stimolano l’attività della colecisti e peggiorano alcune patologie discinetiche gastriche e biliari. Il latte dapprima tampona, ma poi stimola fortemente la secrezione acida peggiorando le patologie correlate all’acidosi. Il caffè stimola la secrezione acida. Il vino, la birra e gli alcolici stimolano la secrezione acida. Il pepe e il peperoncino possono provocare lesioni alle mucose peggiorando le patologie acido correlate.

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Stato fisico del pasto: I cibi solidi con parti non idrosolubili, ristagnano nello stomaco quando l’attività motoria è ridotta. I cibi liquidi possono ristagnare nello stomaco. La temperatura troppo elevata o troppo bassa, rallenta lo svuotamento dello stomaco a causa dell’attivazione dei termo-recettori che ne inibiscono la motilità.

La “cattiva digestione” ha un effetto negativo sulla qualità di vita del soggetto, soprattutto quando tende a cronicizzare. Vi sono ripercussioni sul comportamento fisico, sulla salute mentale, sull’adempimento del ruolo e dei rapporti sociali a causa dei dolori corporei, dell’ansietà e della depressione che possono manifestarsi. La diagnosi viene effettuata dapprima col semplice ragionamento sui sintomi e sui segni raccolti con l’anamnesi per poi utilizzare tecniche specifiche di laboratorio per escludere quelle patologie organiche che sono causa di dispepsia quali l’ilcera peptica, l’esofagite da reflusso, le patologie biliari o i tumori dell’apparato digerente prossimale. In questi casi si esegue un esame endoscopico gastroduodenale.

Molte volte, quando eseguiamo il test dei sovraccarichi, le persone rimangono stupite del fatto che non risultano intolleranti ad un alimento che “non digeriscono” anzi, il motivo per cui si sono decise a sottoporsi al test, è proprio questo. Una cosa è il processo digestivo, e tutt’altro meccanismo presiede al fenomeno del sovraccarico alimentare o dell’intolleranza. I sintomi possono coincidere ma è frequente trovare soggetti che non digeriscono un alimento a cui non risultano in sovraccarico così come

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succede, la maggior parte delle volte , di rilevare sovraccarichi su alimenti tollerati molto bene dall’apparato digerente. Ricordiamo che alcuni alimenti di uso quotidiano (lattuga, verza, arancia...) sono ricchi di oli essenziali e altri come il latte, i formaggi freschi, il brodo di carne, le carni lesse sono ricchi di grassi che rallentano notevolmente la digestione per i motivi che abbiamo sopra indicato.

Disturbi circolatori La circolazione del sangue ha la funzione di trasportare ossigeno, le sostanze nutritive, i sali minerali, l’acqua, gli ormoni, i prodotti del metabolismo agli organi e ai tessuti e di raccogliere anidride carbonica, acqua, sali e i prodotti finali del metabolismo dell’azoto. La circolazione svolge un’azione livellatrice sulla composizione del sangue refluo che è molto varia, garantendo al sangue che affluisce agli organi, un’uguale composizione creando un ambiente interno uniforme. L’apparato circolatorio è costituito dal cuore, organo centrale della circolazione, dalle arterie, dalle vene e dai capillari. La respirazione polmonare si avvale di due correnti circolatorie: - piccola circolazione che avviene tra cuore e polmoni (circolazione polmonare) - grande circolazione che avviene tra il cuore e tutto il corpo (circolazione generale). Le contrazioni ritmiche del cuore, coadiuvate dall’elasticità e dalla contrattilità delle pareti dei vasi sanguigni, determinano le differenze di pressione nel sistema vascolare che obbligano il sangue ad un movimento continuo. Il cuore è diviso in due cavità: quella destra in cui circola il sangue venoso e quella sinistra dove circola il sangue arterioso.

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A partire dall’atrio sinistro il sangue, ricco di emoglobina legata all’ossigeno (ossiemoglobina) e di sostanze nutritive, giunge ai capillari dove cede ossigeno e riceve anidride carbonica e le scorie del ricambio dei tessuti. Il sangue, divenuto così venoso, arricchito dalle sostanze assorbite dal tratto digerente, passa nelle vene che sboccano nell’atrio destro. Da qui nel ventricolo destro e poi nell’arteria polmonare che ramificandosi, termina nella rete capillare dei polmoni. Qui l’emoglobina riceve ossigeno dall’aria contenuta negli alveoli polmonari trasformandosi nuovamente in ossiemoglobina, mentre la maggior parte di anidride carbonica passa nei polmoni da cui viene eliminata (respirazione). Da venoso il sangue diventa arterioso e così viene ricondotto all’atrio sinistro. Disturbi della circolazione sanguigna Circolo arterioso ▪ Dolorabilità ▪ Parestesie ▪ Claudicatio intermittens ▪ Debolezza muscolare ▪ Disturbi digestivi ▪ Disturbi nervosi ▪ Pallore ▪ Cianosi ▪ Fenomeno di Raynaud ▪ Distrofia cutanea ▪ Atrofia degli annessi cutanei ▪ Ipertofia muscolare ▪ Alterazioni della sensibilità alla temperatura ▪ Alterazioni dei valori oscillometrici ▪ Soffi arteriosi ▪ Pallore ▪ Aumento dell’ipotermia degli arti inferiori Circolo venoso ▪ Turgore al collo e agli arti superiori ▪ Pulsazioni delle vene giugulari ▪ Stasi venosa del fegato che aumenta di volume ▪ Ectasie ▪ Varici▪ Flebiti ▪ Dolori alla palpazione degli arti ▪ Edemi ▪ Cianosi.

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Candidosi Candida àlbicans è un fungo ospite abituale delle mucose che si adatta a condizioni estreme. I funghi sono: i lieviti e le muffe. I lieviti hanno una proliferazione rapida in un ambiente acido e ricco di zucchero e amido a pH acido (vicino a 4). Le muffe si sviluppano da una spora che cresce, che si dirada in ife, sottili e lunghi filamenti detti micelio. La Candida àlbicans è un lievito (forma saprofita che vive in simbiosi con l’organismo ospite) che ha però la capacità di trasformarsi in muffa micelica che ne è la forma parassitaria, patogena. E’ sempre presente sulle membrane mucose dei soggetti sani (bocca, vagina) e nelle feci, mentre viene isolata raramente dalla loro cute, questo spiga il motivo per cui è possibile individuarla sempre, in qualunque condizione. La candida penetra nell’organismo attraverso una ferita delle mucose e della cute, una volta insediata, secerne 79 sostanze chimiche differenti (tossine), inducendo il sistema immunitario ad individuarle e a produrre una notevole quantità di anticorpi. Oltre a questo la sua capacità di trasformarsi da lievito a muffa le permette di sottrarsi ai meccanismi di difesa legati all’immunità cellulare. Causa infezioni acute o croniche che possono interessare le membrane mucose, la cute, le unghie causando lesioni all’apparato respiratorio, al sistema nervoso centrale e ai visceri. Interessa la mucosa orale con il caratteristico mughetto frequente nei bambini, le sedi cutanee maggiormente interessate sono gli spazi interdigitali delle mani e dei piedi, gli angoli della bocca, le pieghe cutanee, il tessuto periungueale.

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Nella donna determina vulvovaginiti, con arrossamenti, secrezioni lattiginose, similcaseose, biancastre con bruciori costanti o dopo aver urinato e prurito intenso. Nell’uomo, balanopostiti a livello genitale, con numerose piccole chiazze eritematose, lucide, vellutate, localizzate al glande ed al prepuzio accompagnate da bruciore e/o prurito. Purtroppo le candide tendono a cronicizzare e le recidive sono molto frequenti. La diffusione del fungo avviene per disseminazione ematica. Le candidosi sono quadri patologici determinati dai miceti del genere Candida e più frequentemente della specie àlbicans che si determinano in particolari condizioni. Queste condizioni sono determinate da fattori locali: umidità, macerazione cutanea da pannolino bagnato, frizione tra le pieghe cutanee nei soggetti obesi, da professioni che comportano mani bagnate per molto tempo e da terapie locali con antibiotici e cortisonici. fattori generali: uso prolungato di cortisonici, antibiotici, anticoncezionali, immunosoppressori, tumori, diabete, malattie debilitanti, traumi psicoaffettivi, chemioterapia, radioterapia, gravidanza, sovralimentazione e, non da ultimo, un’alimentazione ricca di dolci, frutta, zuccheri raffinati (pane e pasta bianchi, pizza, patate, dolci e latte vaccino). La candidosi è frequente nell’ambiente vaginale ma, in realtà, la vera residenza della candida àlbicans è la mucosa dell’intestino tenue: la relazione tra candida vaginale e candidosi intastinale è un dato più che confermato. Ci sono parecchie sintomatologie che possono essere causate dalla candidosi:

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▪ Allergie, asma, sinusite ▪ Intolleranze alimentari ▪ Disturbi ormonali ▪ Emicrania ▪ Dolori mestruali ▪ Sterilità ▪ Disturbi della gravidanza ▪ Prostatiti ▪ Disturbi renali Alterazioni della glicemia Mal d’orecchio Diagnosticare una Candidosi acuta non crea difficoltà dato che i sintomi sono molto evidenti. Diagnosticare una Candidosi cronica, determinata dalla migrazione, dalla proliferazione e dalla produzione di tossine, è praticamente impossibile data la molteplicità dei sintomi il più delle volte non ricollegabili alla presenza di candida. Gli effetti sul Sistema Nervoso Centrale della candidosi cronica attraverso le sue 79 tossine sono: ▪ Sindrome da fatica cronica ▪ Iperattività ▪ Depressione ▪ Sbalzi di umore ▪ Ansia ▪ Paura ▪ Irritabilità ▪ Bulimia ▪ Anoressia ▪ Scarsa memoria ▪ Assenza di concentrazione.

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Le tossine prodotte dalla candida sono responsabili della bramosia nei confronti degli zuccheri, soprattutto nella fase premestruale.

Sintomi generici correlati alla produzione di tossine: ▪ Stanchezza cronica ▪ Spossatezza ▪ Sensazione di malessere diffuso ▪ Calo della libido. Sintomi endocrini (la candida stimola processi autoimmuni inducendo la formazione di autoanticorpi contro gli ormoni e le ovaie): ▪ Mestruazioni dolorose ▪ Desiderio smodato di dolci ▪ Aumento di peso ▪ Obesità. Sintomi immunologici: ▪ Allergie causate da un abbassamento delle difese immunitarie con maggior produzione di istamina e comparsa di aldeidi che causano un calo dei linfociti T. La candida aumenta la permeabilità della mucosa intestinale dei peptoni non digeriti che, entrando in circolo, determinano sovraccarichi alimentari, intolleranze e allergie.

Patologie dell’intestino: ▪ Gastrite ▪ Sindrome del colon irritabile ▪ Stitichezza ▪ Diarrea.

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Sintomi gastrointestinali: ▪ Mughetto ▪ Meteorismo ▪ Gonfiori addominali ▪ Crampi intestinali ▪ Prurito anale.

Patologie cutanee: ▪ Dermatiti ▪ Psoriasi.

Sintomi cutanei: ▪ Prurito ▪ Bruciore ▪ Irritazione ▪ Eruzioni.

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Rimedi, depurazione, metodi alimentari. Constatata l’allergia, l’intolleranza o il sovraccarico alimentare si passa ai consigli alimentari e ai suoi rimedi. In caso di allergia il rimedio migliore è sempre quello di non venire mai più a contatto con l’allergene; questo è praticamente impossibile se l’allergene è un polline o peli di animali domestici o acari. Gli alimenti o metalli tipo Nichel che ci possono provocare allergia devono, una volta conosciuti, essere esclusi drasticamente dalla dieta o dal contatto con il nostro corpo. In caso di allergia ai pollini, devono essere anche eliminati o comunque ridotti, tutti gli alimenti che possono creare cross reattività (reazione crociata tra l’allergene e l’alimento). Ad esempio, se una persona è allergica alle graminacee, dovrà evitare o comunque ridurre il consumo di: frumento, riso, mais, orzo, albicocca, anguria, kiwi ecc. nei mesi in cui vi è la maggior concentrazione di questi pollini, attenendosi al calendario delle aree climatiche. Nel sito www.fisbat.bo.cnr.it/AIA/AIANETI troverete il bollettino del pollini aggiornato settimanalmente. Un allergia, come già detto, può portare il soggetto in pochi minuti in uno stato di shock anafilattico. In questo caso il trattamento deve essere solo di competenza del medico chirurgo con relativo protocollo d’urgenza. Le intolleranze e le bio indisponbilità non sono di questa entità, il soggetto deve essere trattato come una persona sana che però ha delle

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limitazioni alimentari, nel caso del celiaco sarà evitato il glutine ed i derivati, per i diabetici ridotto il consumo di carboidrati e cosi via ed anche queste patologie hanno bisogno del controllo del medico curante. I sovraccarichi alimentari, che sono reversibili, saranno trattati con l’esclusione dell’alimento o degli alimenti che sono risultati positivi con una limitazione di giorni variabili a seconda degli indici di caduta del test effettuato. Un sovraccarico d’alimento, comunque, denota quasi sempre un deficit d’organo anche prima che questo si verifichi con i normali esami biochimici o radiologici. Ad esempio, se il soggetto lamenta gonfiori addominali e ha un sovraccarico al frumento o al lievito di birra, oltre all’eliminazione di questi alimenti per i giorni stabiliti dall’operatore, bisognerà ristabilire l’equilibrio intestinale con un adeguata supplementazione di micro, di macro nutrienti e di integratori naturali . L’eliminazione dell’alimento non basta, deve esserci sempre il ripristino organico. Questa prassi e d’obbligo anche per tutte quelle persone che con il test dei sovraccarichi alimentari vogliono perdere peso.

Ripristinare la flora batterica intestinale, drenare il mesenchima e depurare il fegato sono alla base di un buon successo per ripristinare il giusto equilibrio bio energetico. L’aumento di peso, oltre all’abuso alimentare è anche un deficit del corpo a smaltire le tossine accumulate per mancanza di energia d’organo, considerando sempre l’organo da un punto di vista della Medicina Tradizionale Cinese e non come organo in sé per sé. Questo vuol dire che se una persona ha un deficit “d’organo fegato” avrà disturbi di sonno, vista, poco desiderio sessuale ecc. anche se gli esami del sangue danno esito negativo L’intestino in naturopatia è considerato il “cervello enterico” .

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Qui vengono prodotte e utilizzate delle sostanze tipiche del cervello, a partire dai neurotrasmettitori. Nell’intestino inoltre abbiamo la concentrazione massima del sistema immunitario (Anticorpi ) per difenderci dagli antigeni che ingeriamo con la dieta. Un buon funzionamento del nostro intestino aumenta le nostre difese immunitarie. La disbiosi è l’alterazione della flora batterica intestinale dove i bacilli intestinali, per effetto paradosso, diventano nemici e perciò nocivi producendo ammoniaca in eccesso. Possono in questo modo alterare il buon funzionamento del fegato e determinare intossicazione cerebrale, possono provocare un aumento di colesterolo, lesioni alle pareti intestinali, candidosi ecc. Una disbiosi può provocare moltissimi stati patologici ed alterazioni d’organi come Herpes, acne, malattie autoimmuni, stitichezza, dissenteria e cosi via , patologie su patologie. Per contrastare tutto ciò dobbiamo quindi ripristinare la flora batterica con prebiotici e probiotici. I classici fermenti lattici sono chiamati simbiotici quando coesistono sia i microrganismi probiotici sia i composti prebiotici.

I prebiotici sono dei nutrienti per la microflora intestinale, sono dei carboidrati a basso peso molecolare, agiscono a livello di colon, e sono presenti nei carciofi, nella cipolla, nella cicoria, nella banana, nei cereali, nei pomodori, ecc. Gli olgosccaridi che hanno proprietà prebiotiche sono il lattulosio, che favorisce la produzione di lattobacilli, l’inulina e derivati che aumentano i bifidobatteri, i fruttoligosaccaridi (FOS) e i galattoligosacaridi. Sostanze con attività probiotica sono le maltodestrine, lo stachioso, il raffinoso, e i derivati della soia. Il consumo giornaliero di probiotici determina:

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ripristino e conservazione della flora batterica intestinale, riequilibrio del Ph intestinale e diminuzione di alcuni metalli tossici, diminuzione della pressione arteriosa sistemica e riduzione delle dislipidemie, attività antistipsi, modulazione dei metabolici, riduzione dall’assorbimento dei carboidrati e quindi azione anti diabetica, effetto ipolipidemico, incremento di assorbimento di calcio e magnesio con relativo effetto antispastico. I probiotici promuovono la salute della microflora batterica intestinale, sono antibatterici competendo con i batteri all’adesione alla mucosa intestinale. I più importanti sono i Lactobacilli : acidophilus, bulgaricus, sporogens, rhamnosus, i bifidobatteri, gli streptococchi thermophilus. I probiotici hanno un ruolo di regolare i processi infiammatori, contribuiscono all’elaborazione dei prodotti di rifiuto dell’organismo, aumentano la deconiugazione dei sali biliari, aiutano l’assorbimento del calcio, migliorano la digestione e l’assorbimento degli alimenti, stimolano il sistema immunitario. I probiotici sono così indicati nelle malattie infiammatorie intestinali, come immuno stimolanti in pediatria, nella patologia del colon irritabile, nelle intolleranze e sovraccarichi alimentari, svolgendo un ruolo molto importante migliorando la digestione, controllano l’assorbimento e cambiano la risposta del sistema immunitario. Molto spesso ci sentiamo ribattere dalle persone che non possono assumere i fermenti lattici perché sono intolleranti al latte: questo non è assolutamente vero i lactobacilli producono acido lattico che è prodotto del lattosio ad opera dei fermenti microbici.

Elenco dei micro-organismi probiotici Si devono intendere quei microrganismi che, introdotti con l’alimento, siano in grado di raggiungere l’intestino in condizioni di vitalità ed esercitare una azione salutistica come già definito. I microrganismi probiotici sono rappresentati da tre gruppi di batteri e

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precisamente: Batteri lattici - aggregato Lactobacillus acidophilus: Lactobacillus gasseri Lactobacillus crispatus Lactobacillus amylovorus Lactobacillus gallinarum Lactobacillus johnsonii - aggregato Lactobacillus casei: Lactobacillus paracasei Lactobacillus rhamnosus - Lactobacillus reuteri - Lactobacillus salivarius - Lactobacillus plantarum - Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus - Streptococcus thermophilus Bifidobatteri: - Bifidobacterium longum - Bifidobacterium bifidum - Bifidobacterium breve - Bifidobacterium infantis - Bifidobacterium animalis - Bifidobacterium lactis Altri microrganismi: - Enterococcus faecium - Propionibacterium spp. - Saccharomyces boulardi (31) Caratteristiche dei microrganismi probiotici I microrganismi per essere considerati probiotici devono soddisfare i seguenti requisiti: essere di provenienza intestinale. I microrganismi probiotici devono essere normali componenti della microflora dell’intestino umano in condizioni di salute;

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essere assolutamente sicuri per l’impiego nell’uomo senza causare effetti collaterali specialmente in pazienti debilitati o immunocompromessi; essere attivi e vitali alle condizioni ambientali che sono presenti a livello intestinale (35); essere resistenti ad un basso pH, al succo gastrico, alla bile ed al succo pancreatico; essere in grado quindi di persistere, almeno temporaneamente,nell’intestino umano (24); Inoltre i microrganismi probiotici possono avere attività nel: sintetizzare sostanze ad azione antimicrobica. La possibilità di sintetizzare sostanze ad attività antibatterica come batteriocine, sostanze con azione simile alle batteriocine, acido lattico e perossido di idrogeno conferisce ad alcuni microrganismi una vera e propria attività antimicrobica diretta; stimolare la risposta del sistema immunitario intestinale (GALT: Gut Associated Lymphoid Tissue) per proteggere, in maniera indiretta, l’ospite dall’insediamento e/o dal raggiungimento di livelli numerici pericolosi da parte dei germi patogeni presenti nell’intestino. E’ stato dimostrato che alcuni batteri sono in grado di aumentare il titolo di IgA, di aumentare l’attività macrofagica, aumentare il numero di cellule killer, cellule T, interferone ed interleuchine; migliorare e stabilizzare la funzione di barriera intestinale (es. costituzione di un biofilm protettivo, diminuzione della permeabilità intestinale, ecc.) (4, 5). Le caratteristiche sopra indicate sono riscontrabili in singoli ceppi delle varie specie e non sono di per sé estendibili a tutti i membri di una specie. E’ necessario che gli effetti benefici attribuiti ai ceppi siano, prima del loro impiego, clinicamente validati e documentati (44). Identificazione di specie e biotipi probiotici L’accertamento della posizione tassonomica e delle caratteristiche dei

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batteri lattici probiotici costituisce un aspetto di grande importanza in quanto con la messa a punto di nuovi prodotti probiotici vi è la diffusione di ceppi batterici con specifiche proprietà dei quali occorre avere una precisa conoscenza. Per molto tempo la tassonomia fenotipica ha rappresentato la base per la classificazione di specie lasciando sempre però incertezza e quindi difficoltà di interpretazione specialmente nei riguardi della caratterizzazione dei biotipi. Recentemente un grosso passo avanti è stato compiuto con l’ampliamento delle conoscenze di biologia molecolare e, determinante per le esigenze tassonomiche, è stata l’introduzione di tecniche per lo studio del DNA batterico. L’integrazione della caratterizzazione fenotipica con quella genotipica consente oggi di poter operare con buona rispondenza. Lo sviluppo dello schema che segue, che tiene conto anche della caratterizzazione probiotica, può costituire una valida articolazione operativa. Caratterizzazione fenotipica Ricorrendo alla determinazione: del profilo fermentativo dei carboidrati, dell’attività enzimatica, della curva di crescita in condizioni standard, degli isomeri dell’acido lattico. Caratterizzazione genetica A livello di specie: con l’applicazione delle metodiche : di ibridazione degli acidi nucleici, REA (restriction Endonuclease Analysis), ARDRA (Amplified Ribosomal DNA Restriction Analysis). A livello di ceppo (per la biotipizzazione): procedendo con l’esame del profilo plasmidiale,

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il metodo per ribotyping il metodo RAPD (Random Amplified Polymorphic DNA)-PCR, il metodo PFGE per DNA macrorestriction analysis, il metodo ERIC (Enterobacterial Ripetitive Intergenic Consensus). Caratterizzazione probiotica Le caratteristiche di probioticità che devono avere i microrganismi sono quelle in precedenza indicate al paragrafo “Caratteristiche dei microrganismi probiotici” ma è da osservare che un singolo ceppo non è in grado di manifestare tutti i benefici probiotici a livello ottimale e pertanto di seguito vengono indicati solamente alcuni tests di base lasciando di volta in volta la scelta di tests di maggiore specificità: resistenza ai sali di bile, ai bassi valori di pH, al succo gastrico, al succo pancreatico. Alla luce delle risposte fornite dalle tecniche tassonomiche per una caratterizzazione fenotipica e genotipica e dei criteri di probioticità sarà possibile individuare ceppi aventi le caratteristiche necessarie per essere considerati probiotici.

La depurazione del terreno cioè del mesenchima è la prima cosa da fare. Il tessuto mesenchimale contiene oltre il 60% d’acqua e se questa è inquinata da tossine, porta ad una mancata risposta dell’organismo e qualsiasi farmaco o prodotto naturale o alimento arriverà a fatica nella cellula. Uno dei problemi più evidenti nella terapia omeopatica è proprio questo: quando il mesenchima è ancora puro, come nei bambini, la terapia da ottimi risultati, ma se nell’adulto abbiamo un ristagno di tossine la terapia si rileva un vero e proprio fallimento.

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Per depurare il mesenchima perciò dobbiamo agire su più fronti con prodotti che depurino tutti gli organi emuntori. Tra i principali ricordiamo la pilosella, cardo mariano, carciofo, tarassaco, linfa di betulla, linfa di copaiba, centella, ecc. Inoltre una dieta ricca in acqua a basso residuo fisso e ph leggermente acido. Un ruolo fondamentale per una buona depurazione lo giocano anche gli oligoelementi che agiscono come catalizzatori per le varie funzioni fisiologiche, gli oligoelementi dovranno essere assunti in base alla propria costituzione ed al deficit d’organo. L’alimentazione dovrà essere la più semplice possibile con alimenti alcalini* quali verdure a foglia verde, pane pasta di kamut o farro o grano saraceno, cereali integrali, riso integrali o basmati o selvaggio, frutta yogurt magro o intero senza frutta e dolcificanti, pesce azzurro di piccola taglia o pescato non di allevamento, uova. Dovranno essere evitati i cibi acidi* e tutto ciò che è trattato con conservanti e pesticidi, allevati con mangimi o di origine dubbia o incerta evitata anche la pasta industriale, che contiene un alto valore di glutine e conservanti. Salumi, carni rosse e di suino, formaggi sia freschi che stagionati in moderate quantità 1 volta ogni 10 giorni. Proibiti gli alcolici, vino ,birra e sigarette. Per chi vorrà seguire la dieta del tipo mediterraneo con un apporto di carboidrati pari al 60%, grassi 30% ,proteine 10% per avere il massimo dalla dieta, dovrà fare una dieta dissociata con primo piatto a base di carboidrati a mezzogiorno con verdure e a cena pesce o legumi ed insalata, la frutta dovrà essere consumata lontano dai pasti . Il metodo “Zona “ ideato da Barry Sears non è una dieta dimagrante, ma un criterio di alimentazione dettato dalla regola di mantenere l’individuo in un certo momento biochimico, cioè il sangue dell’individuo non deve avere picchi glicemici sia di ipo che iper-glicemia.

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In questa “Zona” non si ha lo stimolo della fame e nello stesso tempo le cellule (in particolare gli adipociti) a causa del non aumento dell’insulinemia non diventano permeabili. Il rapporto è 40-30-30 dove 40 sono i carboidrati la maggior parte d’origine frutta, verdura e cereali integrali, 30 le proteine e 30 i grassi. Il metodo” Montignac” che prende il nome dall’inventore Michel Montignac anch’esso si basa sulla capacità di ridurre la produzione d’insulina da parte dell’organismo. Le ricette sono libere, non vi sono percentuali di carboidrati, proteine, grassi, ma bisogna attenersi ai cibi con indice glicemico** al di sotto del 50 per non ingrassare. Il metodo di Peter D’Adamo o meglio conosciuta dieta del “Gruppo Sanguigno” fa un elenco di alimenti favorevoli, sfavorevoli o neutri in base al proprio gruppo sanguigno O-A-B-AB.*** Secondo Peter D’Adamo questi alimenti possono aiutare o osteggiare l’aumento di peso e patologie diverse, responsabili di queste sono le “lectine” contenute nei vari alimenti che si comportano come degli antigeni. Le persone che vogliono adottare sia “Zona” che “Montignac” debbono comunque avere l’accortezza ogni tanto di fuoriuscire dalla Zona o di assumere alimenti superiori al 50 di indice glicemico onde evitare di avere un domani una resistenza insulinica. L’indice glicemico elevato, corrisponde ai livelli di glicemia più alti dopo l’ingestione di quell’alimento. I carboidrati da preferire sono gli amidi a basso indice glicemico e ricchi di fibre e i legumi, che dovrebbero, migliorare la sensibilità insulinica e la riduzione dei trigliceridi. L’indice glicemico può essere valutato in due modi o con riferimento il glucosio o con riferimento il pane. Il metodo Montignac usa come parametro il glucosio pari a 100.

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O.G.M. Gli organismi geneticamente modificati o manipolati, meglio conosciuti con l’acronimo O.G.M., sono il risultato di studi che gli ingegneri genetici hanno fatto nell’ultimo decennio. La bio tecnologia esiste da quando l’uomo ha inventato il vino, la birra, lo yogurt ecc., qui l’uomo per mezzo di microrganismi ottiene un prodotto che in natura non ci sarebbe stato. Gli incroci che sin ora erano stati fatti dall’uomo, sia sulle razze umane che su quelle vegetali, erano selezionate tra specie fertili e quasi sempre dello stessa razza. Gli O.G.M. sono organismi artificiali, che in natura non esistono, hanno un corredo genetico modificato dall’uomo con tecniche di ingegneria genetica che è chiamata anche tecnica del DNA ricombinante. Il corredo genetico di un organismo ospite viene così modificato inserendo all’interno un gene o più geni di un altro organismo. Questa tecnica combina specie diverse che in natura non possono esistere, esempio un animale con una pianta, eseguendo manipolazioni che in natura non sarebbero mai avvenute. Un applicazione, ad esempio, consiste nel modificare dei batteri con dei geni, molto spesso di origine umana, per far produrre ai batteri proteine che sono tipiche della specie umana. E’ una procedura da tempo consolidata in laboratorio per ottenere insulina di origine umana, che viene usata dai diabetici, questa tecnica eseguita in laboratorio ha un rischio di diffusione nell’ambiente naturale praticamente nulla. Le coltivazioni transgeniche, invece, portano a rischi di contaminazione per mezzo della dispersione dei pollini da parte del vento e degli insetti, su culture spontanee e coltivazioni intensive non O.G.M. nel raggio anche di parecchi kilometri.

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La conseguenza è che le future coltivazioni possono contaminare l’ecosistema in maniera irreversibile. Gli alimenti più studiati a livello di ingegneria genetica sono la soia e il mais, in Cina anche il tabacco è transgenico ma, non essendo un alimento, non porta la dicitura O.G.M. Troviamo la soia in quasi tutti gli alimenti sotto forma di lecitina, olio o farina. Il mais rientra in quasi tutti i mangimi, le industrie alimentari lo usano come sciroppo per dolcificare, per estrarre etanolo o come amido. Negli Stati Uniti si consumano prodotti O.G.M. da più di dieci anni, e solo studi a lungo termine ci potranno dire se questi alimenti possono provocare danni alla salute dell’organismo. Nei paesi industrializzati sono sempre più in aumento le allergie e le sensibilizzazioni dovute al consumo di alimenti transgenici con conseguente abbassamento delle difese immunitarie: ci troviamo di fronte a nuove allergie dovute a nuove specie di allergeni. Le proteine transgeniche possono essere riconosciute dal nostro sistema immunitario che, se le codificherà come appartenenti alla memoria del corpo umano, non determinerà una risposta di tipo allergico. Ad esempio un gene di fragola introdotto in un DNA del pomodoro, quasi sicuramente non ci darà una reazione allergica o d’intolleranza se non siamo allergici al pomodoro e alla fragola, perché è in noi l’abitudine e la “memoria” dei due alimenti. Potremmo però avere un sovraccarico alimentare per la frequenza del nuovo alimento combinato, che a tutti gli effetti non viene riconosciuto al 100%. Un alimento comune come il pane o l’orzo, può darci però reazioni non prevedibili se vi è stato trapiantato un gene proveniente da una pianta esotica o da un rettile o da un insetto che il nostro organismo non ha mai assunto. I test di laboratorio per le allergie, fatti dalle industrie Bio Tech, sono assolutamente inaffidabili.

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La dimostrazione viene da un caso molto semplice: quello della soia modificata con il gene delle noci del Brasile che a contatto con il sangue di persone non allergiche alla soia, ma allergiche alla noce brasiliana, ha dato positività alla soia manipolata. Questo seme è stato bloccato e non commercializzato nonostante che le Bio Tech abbiano certificato l’assoluta innoquità dell’O.G.M.. Questo esempio dimostra anche che l’allergia o l’intolleranza possono essere evidenziate anche da un solo gene dell’alimento che non viene riconosciuto dal sistema immunitario. Nel test E.A.V. abbiamo la frequenza dell’alimento non modificato, ma se la persona assume O.G.M., essendo il DNA ricombinato con una frequenza alterata, l’esito può non essere attendibile. I sovraccarichi alimentari, le intolleranze e le allergie sono già da oggi un argomento molto complesso e di difficile comprensione, la terapia in qualunque caso è sempre la sospensione dell’allergene, ma se in un alimento che noi crediamo “pomodoro” ci troviamo un gene dell’alimento a cui siamo sovraccaricati o intolleranti o allergici come faremo? I nostri test si basano su campioni di alimenti naturali ed è nostra supposizione che l’individuo di fronte a noi assuma quel tipo di alimento, ma se nella sua dieta vi è un apporto di alimenti geneticamente modificati al test apparirà negativo, ma la sintomatologia non passerà. Se negli anni futuri gli O.G.M. si svilupperanno, il rischio di intolleranze ed allergie aumenterà in modo esponenziale e sarà sempre più incontrollabile anche perché la natura stessa farà le sue mutazioni. Tra le tante manipolazioni genetiche vi vogliamo informare su un mais con proprietà spermicida... quale sarà il futuro della popolazione se questi geni modificati si diffondono? Le aziende Bio Tech brevettano in continuazione nuovi alimenti genetificati, la richiesta di brevetti per O.G.M. è arrivata ad oggi a più di 15.000.

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Oltre l’intestino: i gruppi sanguigni Le intuizioni e le sperimentazioni di Peter J. D’Adamo (ricercatore e docente nell’ambito della medicina naturopatica) sull’importanza di una alimentazione basata sulla scelta degli alimenti in base al nostro gruppo sanguigno, ci sembra di grande importanza per acquisire un’abitudine alimentare corretta quando, eliminati i sovraccarichi alimentari e le eventuali intolleranze, dobbiamo riuscire a “mantenere” i risultati ottenuti. Questo concetto è molto importante, ma molto spesso ci è capitato di rilevare sovraccarichi o intolleranze di alimenti consigliati per un gruppo sanguigno, in persone che appartenevano a quel gruppo. L’esempio più frequente ci è dato dalla soia, legume consigliato al gruppo A, che a molte persone (soprattutto donne) appartenenti a questo gruppo sanguigno determinava gonfiori, ritenzione idrica e spesso cefalee. Eliminata la soia dall’alimentazione quotidiana per un determinato periodo di tempo e annullata l’intolleranza, hanno potuto reintegrare il legume gradualmente sfruttandone così le azioni benefiche determinate con la perfetta compatibilità verso il gruppo A. Non vogliamo polemizzare, ma purtroppo questa strana incompatibilità può essere determinata da una soia transgenica dove al gene della soia è stato, ad esempio, aggiunto un gene di crostaceo (alimento da evitare per il gruppo A). Rimane, a questo punto, impossibile determinare un alimento perfettamente congeniale, quindi il nostro consiglio è quello di assumere alimenti più naturali possibili, meglio se da agricoltura biologica, controllare le eventuali intolleranze e stabilire l’alimentazione più congeniale a noi stessi.

Secondo D’Adamo, il segreto per vivere in buona salute e nel pieno vigore fisico e mentale, si nasconde nel gruppo sanguigno.

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In base al proprio gruppo sanguigno ciascuno potrà così individuare gli alimenti i condimenti le bevande gli integratori vitaminici e minerali più adatti e quelli da evitare l’attività fisica ideale per il proprio benessere le malattie alle quali si è predisposti il modo per combattere lo stress il sistema per combattere l’invecchiamento Il sistema immunitario è dotato, come abbiamo già visto, di un sistema molto sofisticato per stabilire se una sostanza è o non è estranea al nostro organismo. Esso si basa su sostanze chimiche chiamate antigeni. Gli antigeni correlati ai gruppi sanguigni sono tra i più potenti del nostro corpo e sono anche detti agglutinogeni. Ogni gruppo sanguigno è caratterizzato dalla presenza di un antigene specifico al quale, tra l’altro, deve il suo nome.

Il gruppo sanguigno A, presenta nelle cellule l’antigene A Il gruppo sanguigno B, presenta nelle cellule l’antigene B Il gruppo sanguigno O, presenta nelle cellule l’antigene O Il gruppo sanguigno AB, presenta nelle cellule gli antigeni AB

I ricercatori che operano in questo campo hanno scoperto che molti alimenti sono in grado di agglutinare le cellule di alcuni gruppi sanguigni, ma non di altri.

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Questo significa che la stessa sostanza nutritiva può risultare dannosa per le cellule di un gruppo ed essere invece benefica nei confronti delle cellule di un altro gruppo. Questa scoperta ha determinato una correlazione tra gruppo sanguigno e dieta. La spiegazione di tutto questo risiede nelle lectine, proteine presenti in tutti gli alimenti dotate di particolari proprietà agglutinanti che si esprimono nel sangue. In natura, le lectine costituiscono un mezzo efficace che permette ad un organismo di “attaccarsi” ad un altro. Quando mangiamo un alimento che contiene lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse si posizionano in un organo (fegato, stomaco, cervello, reni, pancreas, arterie ecc.) e iniziano ad agglutinare i globuli rossi in quella zona determinando rallentamento della digestione, infiammazione, rallentamento del flusso arterioso. Questi microscopici agglomerati verranno poi distrutti Molte lectine derivate dagli alimenti hanno caratteristiche simili a quelle degli antigeni dei gruppi sanguigni e, di conseguenza, si comportano come aggressori per le persone che possiedono gli anticorpi diretti contro quello specifico antigene. Tutto questo non deve portarci a diffidare del cibo, d’altronde le lectine sono molto abbondanti nei cereali, nella verdura, nei legumi, nel pesce, nei crostacei e nei molluschi e quindi risulta praticamente impossibile eliminarle completamente, il segreto sta nell’eliminare dalla dieta solamente le lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno.

Benefici sono gli alimenti che agiscono come “medicine” Indifferenti sono gli alimenti che agiscono come alimenti Da evitare sono gli alimenti che agiscono come sostanze tossiche

100


Il modo migliore per cominciare un programma dietetico consiste nell’abolire del tutto solamente gli alimenti “da evitare” (che contribuiscono a fare acquistare peso), prediligere gli alimenti “benefici”, senza però aver paura di consumare anche gli alimenti “indifferenti”. Questi ultimi non contengono lectine dannose per il vostro gruppo sanguigno e sono ricchi delle sostanze nutritive che completano così una dieta bilanciata. In questo modo, avrete la certezza di seguire una dieta equilibrata, riuscendo a perdere peso e non salute. (tratto da L’alimentazione su misura di P.J. D’ADAMO)

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Programma per il gruppo 0 • E’ un mangiatore di carne • Ha un sistema digestivo robusto • Ha un sistema immunitario iperattivo • Reagisce meglio allo stress praticando attività fisica intensa

Alimenti che favoriscono

Alimenti che favoriscono

la diminuzione del peso

l’aumento di peso:

Laminaria

Glutine di frumento

Pesce e frutti di mare

Mais

Sale iodato

Fagioli di Spagna

Fegato

Fagioli bianchi

Carne rossa

Lenticchie

Verza

Cavolo bianco

Spinaci Broccoli

Cavolini di Bruxelles Cavolfiori Senape

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Alimenti consigliati

♦ Agnello Cervo Cuore Daino Fegato Manzo

Alimenti da evitare

♦ Maiale Oca Salumi in genere

Montone Vitello ♦ Aringhe in salamoia ♦ Pesce e frutti di mare

Caviale

Pesce gatto ♦ Olio di oliva Olio di semi di lino ♦ Noci

Semi di zucca

Fagiolini dall’occhio

Polpo Salmone affumicato ♦ Latte intero/ scremato Latte di capra Formaggi freschi e stagionati

♦ Aglio

Alga marina

Bietole o coste o erbette Broccoli

Gelato Siero di latte Yogurt di tutti i tipi

Carciofi

Cavolo rapa Cavolo verde Cicoria Cipolle

♦ Olio di arachidi Olio di cartamo e mais

Lattuga romana Patate dolci Peperoni rossi Rafano Rape Mais Alimenti consigliati

♦ Anacardi Arachidi Noci brasiliane Pistacchi Alimenti da evitare

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Scarola Spinaci

Semi di papavero

Verza Zucca ♦ Fagioli bianchi e Spagna ♦ Fagiolini dall’occhio

Lenticchie tamarindo

Fagioli azuki Fagioli pinto

♦ Avena

Frumento

Mais Germe di grano ♦ Fichi freschi e secchi Prugne

♦ Pane ai cereali,

di frumento, di segale ♦ Succo di ananas Succo di prugne

♦ Cous cous

Succo di ciliegie nere

Pasta di semola di grano duro

Farine varie

Pasta fresca di grano tenero ♦ Carruba Curcuma Curry

Polenta

Laminaria Prezzemolo Pepe di Cayenna

♦ Mais giallo Mais bianco

Cavolfiore Cavolo Cavolini di Bruxelles

Alimenti consigliati ♦ Menta piperita

Alimenti da evitare ♦ Melanzane Olive

104


Rosa canina Tarassaco

Patate bianche e rosse Funghi coltivati

Tiglio ♦ Arance Avocado

Zenzero Fragole Mandarini ♦ Vitamine del gruppo B

Melone More

Calcio

Noce di cocco

Iodio

Rabarbaro

Manganese ♦ Succo d’arancia Sidro Succo di mele ♦ Ketchup Sottaceti Verdure in agrodolce ♦ Aloe

Bardana

Iperico Senna ♦ Aceto Capperi Pepe bianco e nero ♦ Bibite a base di cola Caffè

Liquori Tè nero

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Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. Latticini indifferenti: Burro

Feta

Fiocchi di latte magro

Formaggio di soia (tofu) Formaggio di capra Latte di soia

Mozzarella.

Cereali indifferenti: Amaranto Riso Farro Grano Saraceno Miglio Orzo Riso Kamut. Prodotti da forno indifferenti: Pane di farro, di miglio, di soia, di riso integrale, di segale, pane senza glutine. Bevande indifferenti: Birra Tè verde Vino bianco e rosso.

Rapporto stress / esercizio fisico

Per il gruppo 0 gli effetti dello stress si concentrano sui muscoli. Praticare un’attività fisica intensa. Chi desidera perdere peso deve optare per attività particolarmente onerose dal punto di vista fisico perché sono proprio queste ultime che aumentano l’acidità dei tessuti muscolari e incrementano la combustione dei grassi.

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Programma per il gruppo A • E’ il primo vegetariano • Ha un apparato digerente sensibile • Ha un sistema immunitario tollerante • Reagisce meglio allo stress praticando attività fisiche rilassanti

Alimenti che favoriscono la perdita di peso:

Alimenti che favoriscono l’aumento di peso:

Oli vegetali

Carne

Alimenti a base di soia

Latte e latticini

Ortaggi

Fagioli di Spagna

Ananas

Fagioli di Lima

Frumento (in eccesso)

Alimenti consigliati

Alimenti da evitare

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♦ Carpa Cernia Merluzzo

♦ Agnello Anatra Cervo

Ombrina Persico Lumache

Coniglio Fagiano Fegato

Sgombro Salmone fresco

Maiale Manzo Montone

Sardine Sgombro Trota

Oca Pernice Quaglia

Salumi in genere Vitello ♦ Formaggio e latte di soia ♦ Acciughe Anguilla ♦ Olio di oliva e di lino

Aragosta Aringa Calamari

Salmone aff. Caviale Cozze ♦ Azuki Fagioli neri Fagioli Verdi Fagioli pinto Lenticchie Soia rossa

Capasanta Gamberi Granchi Halibut Nasello Ostriche Passera Persico Spigola Pesce gatto

Polpo Rane Sogliola ♦ Arachidi Semi di zucca ♦ Amaranto

Storione Vongole ♦ Latte e latticini

Grano saraceno Avena Riso

♦ Olio di arachidi e di mais

Olio di cartamo e sesamo ♦ Dolci di riso Pane di germe di grano

♦ Anacardi Pistacchi

Alimenti consigliati

Alimenti da evitare

Pane di soia

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♦ Ceci Tamarindo ♦ Aglio Bietole o coste o erbette Broccoli Carciofi Carote

Fagioli bianchi e rossi Fagioli di Lima e Spagna

Cavolo rapa Cavolo verde Cicoria Cipolle Porro Melanzane Olive Patate

♦ Frumento Germe di grano Muesli

Lattuga romana Prezzemolo Rafano Rape Scarola Spinaci Tarassaco Topinambur Verza Zucca

♦ Acqua e limone rosso

♦ Pane di frumento Pane ai cereali Pane di segale

♦ Cavolo bianco e

Succo di albicocche

Funghi Melanzane

Succo di ananas e di carote

Peperoncino Peperoni

Succo di pompelmo e di prugne

Pomodori

♦ Succo di arancia Succo di papaia Succo di pomodoro

Alimenti consigliati ♦ Albicocche Ananas

Alimenti da evitare ♦ Arance Banane Mandarini

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Ciliegie Fichi freschi e secchi Limoni Mirtilli More Pompelmo Prugne

Mango Melone mielato Noci di cocco Papaia Rabarbaro

Uva sultanina ♦ Aceto Capperi Pepe ♦ Aglio Malto d’orzo

Peperoncino rosso

Melassa Miso Salsa di soia Tamari Zenzero

♦ Ketchup Maionese

Salsa Worcester ♦ Senape ♦ Barba di mais ♦ Aloe Bardana Biancospino

Rabarbaro Trifoglio rosso

Camomilla Cardo mariano Echinacea Iperico Ginseng

♦ Bibite a base di cola

Rosa canina Tè verde

Birra Liquori Tè nero

Tè verde Valeriana ♦ Betacarotene Vitamina A ♦ Caffè Tè verde Vino rosso ♦ Vitamine del gruppo B Vitamina C Vitamina E Calcio Ferro Zinco Selenio Cromo

Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi.

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Latticini indifferenti: Feta

Fiocchi di latte magro

Formaggio di capra Gelato allo yogurt Latte di capra Mozzarella Ricotta Yogurt alla frutta Yogurt magro. Cereali indifferenti: Avena Mais Riso Farro Miglio Orzo Kamut. Prodotti da forno indifferenti: Pane di farro, di miglio, di riso integrale, di segale, pane senza glutine. Bevande indifferenti: Vino bianco. Rapporto Stress \ Esercizio fisico Il segreto per volgere in positivo gli effetti dello stress è racchiuso nel nostro gruppo sanguigno. La reazione delle persone di tipo A al primo stadio dello stress è di tipo intellettuale. Per contrastare gli effetti dello stress cronico non c’è che una soluzione: adottare tecniche di rilassamento, come lo yoga, la meditazione o gli esercizi di respirazione addominale. L’esercizio fisico deve essere “leggero”, in aerobiosi come escursioni a piedi, il nuoto o la bicicletta. Gli sport molto competitivi esauriscono l’energia fisica ma non quella mentale che, al contrario, è proprio quella che devono scaricare le persone di tipo A

Programma per il gruppo B

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• E’ equilibrato • Ha un apparato digerente tollerante • Ha un sistema immunitario robusto • E’ un mangiatore di latte e prodotti caseari

Alimenti che favoriscono la perdita di peso:

Alimenti che favoriscono l’aumento di peso:

Ortaggi verdi

Mais

Carne

Frumento

Uova e latticini

Arachidi

Fegato

Semi di sesamo

Infuso di liquirizia

Grano saraceno

Lenticchie

Alimenti consigliati ♦ Agnello Cervo Coniglio Daino Montone

Alimenti da evitare ♦ Anatra Maiale Oca Pernice Pollo Quaglia

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Salumi in genere ♦ Caviale Cernia Halibut Merluzzo Nasello Passera Salmone Sardina Sgombro Sogliola Storione Trota di mare

♦ Acciughe Anguilla Aragosta Cozze Gamberi Granchi Lumache

Ostriche Persico-Spigola ♦ Latte scremato Latte di capra Formaggio fresco magro Feta Fiocchi di latte Formaggio di capra

Alimenti consigliati Gelato di yogurt Kefir

Polpo Rane Ricciola Salmone affumicato Spigola Storione Vongole

Alimenti da evitare ♦ Gelato Gorgonzola

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Mozzarella Ricotta Yogurt ♦ Olio di oliva

Salatini al formaggio ♦ Olio di arachidi, cartamo

Olio di girasole e di mais ♦ Fagioli bianchi e di Lima

Olio di ravizzone sesamo

Fagioli di Spagna ♦Anacardi Arachidi Pinoli

Soia rossa Nocciole Pistacchi ♦ Avena

Farro

Miglio Riso

Semi di girasole e di zucca Semi di papavero e sesamo.

♦ Dolci di riso

♦ Ceci Fagioli neri e pinto

Pane di riso integrale

Fagiolini dall’occhio

Lenticchie ♦ Barbabietole Broccoli Carote Cavolfiore Cavolini di Bruxelles Cavolo bianco rosso e verde Melanzane Patate dolci

Bietole o erbette ♦ Amaranto Frumento Mais Germe di grano Couscous Orzo Grano saraceno Segale

Peperoni Peperoncino Prezzemolo Verza

♦ Dolci di frumento e di mais

Pane di frumento integrale Alimenti consigliati ♦ Ananas Banane Mirtilli

Alimenti da evitare Pane ai cereali e di segale

Papaia Prugne Uva

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♦ Carciofi Mais Olive ♦ Succo di ananas Succo di mirtilli

Pomodori Rapanelli Topinambur Zucca

Succo di papaia Succo di uva

♦ Avocado Cachi

Fichi d’india Melograno Noce di cocco Rabarbaro ♦ Curry Pepe di cayenna

♦ Succco di pomodoro

Prezzemolo Rafano Zenzero ♦ Cannella Malto d’orzo ♦ Ginseng Liquirizia Menta

Pepe Tapioca

Rosa canina Salvia Zenzero Tè verde

♦ Ketchup

♦ Aloe Barba di mais Farfara Genziana Senna Tiglio ♦ Bibite a base di cola Liquori

Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. Latticini indifferenti: Brie Burro Camembert Emmental

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Formaggio di soia Formaggini Latte di soia Latte intero Parmigiano Provolone Suisse Tomini. Cereali indifferenti: Avena Soia Farro Kamut. Prodotti da forno indifferenti: Pane di farro, di soia, di segale, pane senza glutine. Bevande indifferenti: Birra Caffè Vino bianco e rosso Tè nero.

Rapporto stress / esercizio fisico

L’attività fisica non deve essere troppo impegnativa né sul piano fisico né su quello mentale e possibilmente deve coinvolgere altre persone. Le escursioni a piedi o in bicicletta, le arti marziali non violente, il tennis e gli esercizi aerobici rappresentano un’ottima valvola di sfogo per lo stress delle persone del gruppo B. Sono da bandire, invece, gli sport troppo competitivi come il calcio o la pallacanestro.

.

Programma per il gruppo AB

• E’ il risultato tra la mescolanza tra il tipo A e B • Ha un apparato digerente sensibile

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• Ha un sistema immunitario troppo tollerante

Alimenti che favoriscono

Alimenti che favoriscono

la perdita di peso:

l’aumento di peso:

Laminaria

Carne rossa

Pesce

Fagioli di Spagna

Latte e formaggi

Fagioli di Lima

Ortaggi a foglia verde

Frumento

Ananas

Mais

Tofu

Grano saraceno

Semi vari

Alimenti consigliati

Alimenti da evitare

♦ Agnello Coniglio

♦ Anatra Cervo Maiale

Montone Tacchino

Manzo Oca Pollo

Quaglia Salumi Vitello ♦ Cernia Luccio Lumache Merluzzo Nasello Salmone

♦ Acciuga Anguilla

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Sardina Sgombro Storione

Aragosta Aringhe

Tonno Trota

Gamberi Granchio

Halibut Ostriche ♦ Feta Fiocchi di latte Kefir

Persico Polpo Rane

Formaggio di capra

Ricciola Salmone aff.

Formaggio fresco magro Latte di capra Mozzarella

Spigola Storione Vongole

Ricotta Yogurt ♦ Brie Burro Camembert Gelato Gorgonzola ♦ Olio di oliva

Latte intero Parmigiano

Provolone Siero di latte ♦ Arachidi Castagne Noci ♦ Olio di cartamo, mais, ♦ Fagioli bianchi, pinto e rossi

girasole e di sesamo

Lenticchie Soia rossa Alimenti consigliati

Alimenti da evitare

♦ Nocciole Semi di ♦ Avena Riso Miglio

girasole, sesamo,

papavero e di zucca ♦ Pane di riso integrale Pane di soia Pane di segale

♦ Ceci Azuki Fagioli Lima

Fagioli Spagna Fagioli neri

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♦ Aglio Barbabietole Broccoli

Fagiolini dall’occhio Fave

Bietole o erbette Cavolfiori Cavolo verde Cetrioli

♦ Mais Grano saraceno

Melanzane Patate dolci ♦ Carciofi Olive nere ♦ Ananas Ciliegie Fichi Kiwi Limoni Mirtilli

Peperoncino Peperoni Rapanelli Topinambur

Pompelmo Prugne Uva ♦ Arancia Avocado Banane ♦ Aglio Curry Miso Rafano

Cachi Fichi d’india Mango

Melograno Noce di cocco ♦ Bardana Biancospino Camomilla Echinacea Ginseng Liquirizia

♦ Aceto Capperi Pepe Peperoncino Tapioca

Rosa canina Tè verde Alimenti consigliati Zenzero

Alimenti da evitare ♦ Ketchup Sottaceti

Verdure in agrodolce ♦ Caffè Tè verde Caffè decaffeinato

♦ Aloe Barba di mais Senna

Genziana Tiglio Verbasco ♦ Bibite a base di cola Liquori Tè nero

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Gli alimenti che non vengono riportati in questo elenco sono da considerarsi “Indifferenti” per cui possono essere assunti tranquillamente, ma sempre tenendo conto delle proprie intolleranze o sovraccarichi. Latticini indifferenti: Emmental Formaggini Formaggio e Latte di soia Latte scremato Salatini al formaggio Siero di latte

Suisse.

Cereali indifferenti: Amaranto Frumento Muesli Orzo Soia Farro Kamut. Prodotti da forno indifferenti: Pane di farro Pane ai cereali Pane di frumento integrale Pane senza glutine. Bevande indifferenti: Birra Caffè Vino bianco e rosso.

Rapporto stress / esercizio fisico Le reazioni al primo stadio dello stress, per le persone di tipo AB, sono di tipo psichico: l’adrenalina liberata nell’organismo stimola i centri nervosi producendo ansia, irritabilità e iperattività. A lungo andare questa situazione mina l’efficienza del sistema immunitario lasciando la porta aperta alle infezioni, alle malattie cardiovascolari e ai tumori. Per contrastare gli effetti dello stress cronico non c’è che una soluzione: adottare tecniche di rilassamento che permettano di allentare la morsa.

120


Indice glicemico e resistenza insulinica L’indice glicemico è il potere iperglicemizzante degli zuccheri.

La glicemia è il contenuto di zucchero (glucosio) nel sangue. Quando il livello di glicemia aumenta (iperglicemia), il pancreas inizia a secernere un ormone, l’insulina, la cui funzione è quella di abbassare il tasso di glucosio nel sangue e quindi la glicemia.

121


Il “picco glicemico” (assorbimento massimo dei glucidi) viene raggiunto da tutti in circa mezz’ora di tempo dopo un pasto. Analogamente, quando questo livello è basso (ipoglicemia), il pancreas secerne un altro ormone, il glucagone, la cui funzione è quella di alzare il contenuto di glucosio. Se la glicemia è bassa la secrezione di insulina sarà minima, se la glicemia è alta, ad esempio dopo un pasto ricco di carboidrati, la secrezione di insulina sarà elevata. In condizioni “normali” la dose di insulina è proporzionale al valore della glicemia, mentre in alcune situazioni (nella persona in sovrappeso o obesa) il pancreas compensa la presenza di glucosio immettendo in circolo quantitativi di insulina maggiori di quelli che sarebbero sufficienti a neutralizzare il tasso di glicemia. Questo si traduce col fatto che un soggetto in queste condizioni, “produce iperinsulinemia” ovvero possiede un pancreas che secerne insulina in modo sproporzionato rispetto alla sua concentrazione di glucosio. L’iperisulinismo è una delle cause dell’aumento di peso. E’ stato dimostrato che questa condizione innesca dei processi metabolici (lipogenesi) che rendono permeabili le cellule adipose al glucosio che, facendo da magazzino, si ingrossano con conseguente aumento di peso, in quanto l’organismo immagazzina erroneamente una parte dei grassi consumati durante l’ultimo pasto. Se non ci fosse iperinsulinemia , i grassi seguirebbero un altro destino metabolico venendo dapprima ossidati e poi utilizzati a scopo energetico. L’iperinsulinemia non viene considerata una malattia, ma sicuramente un problema del metabolismo: le persone obese sarebbero individui il cui pancreas non “lavora” nel modo più corretto. E’ il gatto che si morde la coda: sei in sovrappeso, il tuo pancreas produce iperinsulinemia, l’iperinsulinemia determina aumento di peso, che fare? Abbiamo cominciato questo capitolo con una definizione sull’indice glicemico (IG).

122


Tutti gli alimenti possono essere classificati in base al loro indice glicemico (vedi tabella seguente), alimenti con IG basso, medio, e alimenti con IG alto che determinano aumento della glicemia con conseguente iperinsulinemia. Se consumiamo alimenti con IG basso, blocchiamo l’aumento di peso (avviando il processo di dimagrimento) in quanto diminuisce l’iperinsulinemia, causa del problema, fino ad eliminarla.

l’eccesso di peso è la conseguenza dell’iperinsulismo l’iperinsulismo è la conseguenza di forti iperglicemie le iperglicemie sono conseguenti al consumo di alimenti con IG elevato quindi il consumo di glucidi con alto IG è indirettamente responsabile dell’aumento di peso. Per prevenire o eliminare il sovrappeso, è sufficiente modificare le nostre abitudini alimentari, indirizzando le nostre scelte verso alimenti (di cui non si è riscontrata intolleranza o sovraccarico) con IG il più basso possibile.

Non vorremmo confondere troppo le vostre idee, ma è indispensabile a questo punto accennare anche ad un altro fenomeno che purtroppo è un fattore aggravante nei confronti dell’iperinsulinemia e che non possiamo trascurare:

l’insulinoresistenza. E’ una condizione clinica caratterizzata dalla necessità di insulina superiori alla norma, per mantenere a livelli normali la glicemia.

123


Generalmente l’insulinoresistenza è una situazione caratteristica del diabete mellito di tipo 2 (non insulino-dipendente), in cui si rilevano nel sangue livelli normali di insulina o addirittura superiori alla norma. Si pensa che questo dipenda da alterazioni dei recettori periferici per l’insulina e così che la sua concentrazione non è sufficiente a mantenere la glicemia al tasso adeguato. Dato che l’iperglicemia persiste in modo anomalo, il pancreas tende a lavorare di più secernendo un’altra dose di insulina che aumenta, di conseguenza, l’iperinsulinemia. L’insulinoresistenza si osserva spesso nei soggetti in sovrappeso e obesi.

1. 2. 3. 4. 5.

Glucosio nel sangue Immissione da parte del pancreas di insulina non captata dai recettori Il glucosio permane in circolo = iperglicemia Il pancreas produce altra insulina Iperinsulinemia

► L’iperinsulinemia provoca insulinoresistenza Rimanere sempre “in zona” o assumere sempre cibi a basso IG, porta ad una mancata produzione di insulina da parte del pancreas. Anche l’ipoinsulinemia provoca insulinoresistenza. Il potere glicemico di ogni glucide è misurato dall’indice glicemico. Qui di seguito riportiamo una tabella che assegna convenzionalmente al glucosio l’IG 100 Alimento

I.G.

Alimento

I.G.

Carne ovina

0

Vermicelli di soia

22

Carne suina

0

Ciliegie

25

124


Formaggi stagionati

0

Banane

30

Insaccati

0

Ceci

30

Pesce e crostacei

0

Fagioli secchi

30

Uova

0

Fagiolini

30

Aglio / cipolla

15

Latte

30

Ortaggi verdi

15

Latte di soia

30

Zucchine

15

Latticini

30

Agrumi

20

Piselli freschi

30

Albicocca

15

Pompelmo

30

Arachidi

15

Carote crude

35

Funghi

15

Cioccolato al latte s. zucchero

35

Lattuga

15

Fichi secchi

35

Mandorle / noci

15

Albicocche secche

35

Noccioline

15

Mais indiano

35

Soia

15

Riso basmati

35

Yogurt magro

15

Yogurt alla frutta

35

Fruttosio

20

Cioccolato cacao > 70%

22

Cereali integrali senza succhero

40

Fagioli

22

Fagioli rossi

40

Lenticchie

22

Fiocchi d’avena

40

125


Marmrllata senza zucchero

22

Fragole

40

Piselli secchi

22

Mela

40

Melone

60

Orzo

40

Muesli

60

Pane di segale

40

Pasta fresca

60

Pane integrale

40

Semolino

60

Barbabietole

65

40

Fette biscottate

65

40

Marmellate con zucchero

65

Spremuta di frutta fresca s. zucchero

40

Patate bollite con buccia

65

Cappelletti

40

Pizza Margherita

65

Pasta fresca

45

Uvetta secca

65

Spaghetti al dente

45

Ananas

70

Pasta integrale al dente Pera Polpa di pomodoro

Barrette

Linguine Maccheroni

50

al cioccolato

70

Pasta integrale di grano tenero

50

Bibite zuccherate

70

Patate dolci

50

Biscotti

70

Piselli in scatola

50

Brioches

70

126


Riso integrale

50

Cereali raffinati zuccherati

70

Succhi di frutta

50

Couscous

70

Uva

50

Gnocchi

70

Mais

70

Biscotti frollini

55

Nocciole

70

Kiwi

55

Pane bianco

70

Spaghetti ben cotti

55

Patate bollite senza buccia

70

Banane

60

Nocciole

70

Gelato

60

Peperoni

70

Mango

60

Ravioli

70

Riso bianco

70

Saccarosio

70

Anguria

75

Patatine chips

90

Crackers

75

Patatine fritte

90

Zucca

75

Purea di patate

90

Carote cotte

85

Riso parboilled

90

Cornflakes

85

Farina di riso

95

Popcorn

85

Patate al forno

95

127


Riso a cottura rapida

85

Patate fritte

95

Riso soffiato

85

Glucosio

100

Soufflè di riso

85

Maltosio

110

Secondo il metodo “Montignac” nela fase di dimagrimento bisogna consumare solamente i cibi con I.G. max di 35, e nel mantenimento possono essere consumati alimenti con I.G. fino a 50.

Riteniamo indispensabile l’acquisizione di questi concetti in quanto il nostro lavoro, come abbiamo spiegato nei capitoli precedenti, sarà quello di ripristinare al meglio la funzionalità organica delle persone che si rivolgono a noi per raggiungere uno stato fisico ottimale. In un’ottica di prevenzione è indispensabile tenere presente che una delle patologie più frequenti con il passare degli anni e, soprattutto per le persone in sovrappeso, è il diabete. Siamo convinti che una alimentazione corretta e personalizzata può aiutarci ad ottenere i risultati desiderati e soprattutto la prospettiva di affrontare in modo sereno anche la nostra terza età. Anche se ora siamo giovani e non pensiamo, o non vogliamo pensare, al fatto che gli anni passano velocemente, dobbiamo ricordarci che possiamo incorrere in qualsiasi problematica se non preveniamo le patologie a cui siamo predisposti, e che non siamo tutti uguali. Non esistono diete ideali per tutti, dobbiamo fare nostra una cultura alimentare che prende dall’uno o dall’altro tipo di dieta quello che è più indicato per il nostro personale funzionamento biologico.

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Questo permetterà ad ognuno di noi di ottenere quell’energia vitale che ci farà affrontare la vita nel modo più sereno e, possibilmente, senza malattie causate dai nostri errori.

Il bambino, quale alimentazione? L’alimentazione del bambino, fin dai primi mesi di vita, è la chiave per permettere di affrontare l’adolescenza e poi diventare adulto nel modo più corretto, evitando il più possibile disturbi ed eventuali future patologie. E’ ormai risaputo che un bambino obeso sarà sicuramente un adulto obeso, ed è anche chiaro che quando in un bambino molto piccolo sono presenti dei problemi (vomito, diarrea, stipsi, mancanza di appetito, allergie, dermatiti...) gli stessi pediatri prima di prescrivere farmaci, tentano la strada di modificare l’alimentazione il più delle volte con successo.

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A quante mamme abbiamo sentito dire “...ho dovuto sostituire il latte vaccino o quello in polvere con la soia, con il latte di riso perchè mio figlio non lo tollerava” o addirittura “è allergico al lattosio...” riuscendo in questo modo a ridurre, se non eliminare completamente la sintomatologia. La cosa più strana è che quando i bambini sono più grandicelli e si alimentano “normalmente” a poche persone viene spontaneo cercare di modificare l’alimentazione quando insorgono problemi di varia natura, anche di ordine psicologico, forse perchè si ritiene che il suo apparato digerente si sia già formato e possa così sopportare e “digerire” qualsiasi sostanza estranea. La comparsa di una malattia in un adulto e in un bambino è sempre indice di debolezza fisica. Si è propensi a pensare che in questi momenti vi sia un calo di “difese immunitarie”, condizione particolare in cui si diventa più vulnerabili, quello che invece si è meno indirizzati a pensare è che questo indebolimento sia spesso determinato da una alimentazione scorretta. Ci sembra inutile a questo punto soffermarci sulla qualità degli alimenti che ogni giorno ritroviamo sulla nostra tavola (e nelle cartelle dei nostri ragazzi), l’industrializzazione ci ha portati ad assumere giornalmente cibi lavorati, raffinati, zeppi di conservanti e grassi idrogenati... diamo per scontato che la nostra intelligenza ci permetta di scegliere, nel marasma alimentare del confezionato e del precotto, cibi il più semplice e il più naturale possibile. Quello su cui vogliamo attirare la vostra attenzione è il fatto che dobbiamo assumere e far assumere ai nostri figli alimenti oltre che più naturali, il più possibilmente vari. Quando eravamo piccoli e andavamo dal fruttivendolo (parlo di 30/40 anni fa), capivamo in che stagione eravamo, si trovava solo frutta e verdura di stagione. Oggi se non si hanno reminescenze ataviche, non lo si può più capire data la quantità e la varietà di ortaggi che vengono esposti sui banchi dell’ortolano.

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Il fatto di assumere solamente frutta e verdura di stagione e possibilmente del territorio in cui abitiamo, è indispensabile. Questo non solo perchè avremmo la possibilità di nutrirci con alimenti non O.G.M. o alimenti che non vengono raccolti acerbi e successivamente trattati per arrivare da noi alla giusta maturazione, ma perchè mangiando frutta e verdura di stagione, siamo obbligati a variare l’alimentazione durante il corso dell’anno. Questo principio deve esser valido anche per i cereali: la nostra cultura prevede solo frumento e riso... tanti non conoscono neppure l’esistenza del farro, del kamut, della quinoa, dell’amaranto, dell’avena, del grano saraceno del miglio o del mais come ingredienti eccellenti per pane, pasta, pizza, dolci, merendine, focacce, crackers o grissini. Analogo discorso per il latte: quello di soia, di riso, di mandorle, di avena, di quinoa, di capra vengono presi in considerazione solo quando vengono riscontrate delle evidenti incompatibilità col latte vaccino. L’obbiezione più frequente che ci viene fatta dai genitori è quella che i bambini non vogliono neppure assaggiare questi alimenti e piuttosto che non vederli mangiare, tutti i giorni gli presentano sulla tavola il solito piatto di pasta raffinata ad alto contenuto di glutine o sempre la stessa solita unica verdura. L’errore non è dei bambini, ma dei genitori che non hanno avuto l’accortezza di far loro assumere, fin dallo svezzamento, le frequenze e le memorie di tutti gli alimenti che ci propone un alimentazione equilibrata e si sono limitati a seguire i gusti e non le esigenze nutrizionali dei loro piccoli. La verdura e la frutta sono lo scoglio principale in quanto i genitori devono affrontare giornalmente dei rifiuti. Per far assimilare al bambino le frequenze e, di conseguenza il gusto per certi alimenti, è sufficiente far cuocere ad esempio la pasta o il riso non solamente nell’acqua salata, ma in un brodo precedentemente preparato con una buona concentrazione delle verdure che il bambino rifiuta costantemente.

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Ci vuole un po’ di pazienza, ma in questo modo il bambino accetterà gradualmente anche le verdure che non avrebbe mai neppure assaggiato. Nell’alimentazione del bambino è indispensabile fare attenzione su alcuni cibi che vanno rigorosamente controllati.

Pane e pasta: quelli prodotti con farine raffinate (pane e pasta bianchi) vengono privati dei sali minerali e delle vitamine con il processo di raffinazione. E’ indispensabile che non diventino la base dell’alimentazione. La carenza di vitamina B1 porta a spossatezza e a problemi digestivi. Riso: non è necessario servirlo sempre integrale, basta scegliere varietà Basmati e non eccedere nella cottura.

la

L’ideale è accompagnare il piatto di riso con verdure come zucchine, pomodori, melanzane, cavoli, ottimo con piselli o lenticchie Le patate: sono glucidi con elevato indice glicemico e soprattutto quelle fritte dove spesso viene utilizzato olio di palma o di cocco sono le maggiori responsabili dell’aumento di peso nei bambini. Bisogna riuscire a far loro apprezzare altre verdure e soprattutto i legumi che sono un alimento completo. Frutta: l’organismo dei bambini sopporta ancora bene le mescolanze alimentari che comportano i classici gonfiori con l’assunzione delle frutta dopo il pasto. Sarà dunque possibile assumere la frutta dopo il pasto

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Anche se l’abitudine di consumarla al mattino, prima dei pasti, come merenda o prima di andare a dormire rimane un’ottima soluzione Dolci: è impossibile privare totalmente i bambini dello zucchero e dei dolci anche se sarebbe una cosa ragionevole. Dobbiamo limitare il più possibile le merendine e i dolci che contengono più dell’80% di zuccheri, abituandoli a non diventare dipendenti dal gusto dolce, cosa necessaria per la loro salute immediata e indispensabile per la loro salute futura. La prima regola è quella di non dare mai acqua zuccherata ai lattanti (nonostante quello che consigliano alcuni medici) proprio per non inviargli da subito le frequenze di questo alimento. Mai consumare zuccheri prima del pasto in quanto, oltre che a rovinare l’appetito, fanno innalzare la glicemia in modo anomalo. (vedi capitolo precedente) Non da ultimo, un eccesso di consumo di zucchero provoca nel bambino un deficit di vitamina B1 che determina senso di fatica, difficoltà di concentrazione, di attenzione, di memoria e anche forme di depressione che possono interferire con il rendimento scolastico oltre che con il suo benessere psicofisico.

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Bisogna quindi limitare al massimo il consumo giornaliero di zucchero, anche per gli effetti nocivi sui denti. Bevande: l’acqua è la sola bevanda adatta al bambino. Tutte le bibite, i succhi di frutta zuccherati, la soda, sono da considerarsi praticamente un veleno per loro, pari quasi all’assunzione di alcool. Le bibite a base di cola sono le peggiori in assoluto per il quantitativo di zuccheri, caffeina e, non da ultimo, di acido ortofosforico che interferisce nella formazione dello scheletro. Ideali i succhi di frutta appena spremuti o le tisane a base di frutta che non dovranno essere sostituiti dagli sciroppi zuccherati da diluire nell’acqua, che creano una vera e propria dipendenza allo zucchero. Il latte, fino alla pubertà, potrà essere consumato anche durante il pasto, ma dovrà rigorosamente essere scremato data l’elevata quantità di grassi nocivi del latte intero. Nell’alimentazione del bambino dovranno essere presi in considerazione più che mai i principi che prevedono l’assunzione di tutti i nutrienti, solo che non dovremmo considerare il perfetto equilibrio per ogni pasto ma l’equilibrio di carboidrati, proteine, lipidi e fibre durante il corso della giornata. La colazione dovrebbe essere il pasto più consistente della giornata composta possibilmente da Pane (meglio se integrale) con poco burro e marmellata di frutta senza o con poco zucchero; Cereali, evitando i prodotti che contengono mais, riso soffiato, zucchero e miele aggiunti; Frutta fresca; Latte scremato alternato a quello di soia, di mandorle, di avena, di capra, di riso o yogurt magro alla frutta. L’uso del miele è sconsigliato per i bambini in sovrappeso, mentre gli altri potranno farne un uso sempre moderato. Il pranzo sarà composto da

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Farro, kamut...non solo frumento come primo piatto o preferibilmente una minestra di verdure che sopperirà alla poca predisposizione dei bambini a mangiare verdura verde. Carne, pesce, prosciutto magro con verdure o legumi. Il piatto unico a base di riso, pasta con legumi è un’ottima alternativa. Le verdure ripiene piacciono molto ai bambini e sono un’ottima combinazione proteica. Yogurt alla frutta e qualche volta un dolce leggero possono terminare il pasto dei bambini. La cena dovrebbe essere basata sulle proteine quindi preferibilmente pesce , carni bianche o rosse prosciutti sgrassati, spek o bresaola Carne, pesce saranno accompagnate da verdure fresche di stagione preferibilmente crude o con cottura media oltre che dai legumi. Patate, che andrebbero evitate fritte o al forno, meglio lessate con la buccia e sempre con un filo di olio crudo, anche il purè va comunque limitato. Uova e formaggi sono consigliati a pranzo essendo ricchi in grassi e colesterolo, quindi a cena si assumerà minestre o passati con pasta o riso Le merende sono indispensabili e saranno a base di frutta, pane burro e marmellata o cioccolata possibilmente con un tasso di cacao oltre il 70%, evitando quello al latte. Yogurt alla frutta e qualche volta un dolce leggero possono terminare il pasto dei bambini. Vogliamo ricordare che l’abitudine di mangiare hamburger, hot dog con patatine fritte è decisamente controindicata per la salute di tutti, non solo dei bambini, in quanto implica l’assunzione esagerata di farine raffinate e grassi saturi che procurano notevoli danni alla salute. Questo giusto equilibrio porterà alla prevenzione di patologie future quali l’aumento di peso, il diabete e le problematiche cardio-vascolari.

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Acqua memoria e frattali Una domanda che ci viene rivolta spesso è la seguente: posso essere intollerante o avere un sovraccarico all’acqua che bevo? Le prime volte questa domanda ci faceva sorridere, riflettendoci, ci siamo resi conto che invece può essere una domanda che può avere una risposta sia negativa che affermativa. Troviamo l’acqua in tutti gli alimenti in concentrazioni più o meno variabili e, come tale, è trasportatrice di innumerevoli sostanze.

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Le analisi chimiche dell’ acqua sono sempre diverse, se noi leggiamo le etichette delle varie acque minerali, ci accorgiamo che nessun acqua è uguale all’altra: cambia la composizione chimica, il Ph, la conducibilità elettrica, il residuo fisso e l’anidride carbonica alla sorgente. Constatato ciò, possiamo affermare che non essendo tutte le acque uguali, ogni individuo può avere una risposta diversa a seconda dell’acqua che beve. Un individuo può stare 5 settimane senza carboidrati, proteine, grassi, ma non più di 5 giorni senza acqua. L’acqua viene classificata in base: al residuo fisso, che può variare da circa 0.20 mg per litro 1500 mg per litro ai sali disciolti tra cui bicarbonato, ferro, magnesio, sodio, fluoro alla presenza di anidride carbonica alla sorgente. Il corpo umano ne è formato da circa il 65% e la concentrazione varia a seconda dei tessuti.

Circa 65 trilioni di cellule sono immerse nell’acqua. Le cellule nascono, si riproducono, trasmettono, funzionano, ricevono informazioni e muoiono seguendo le leggi dell'elettromagnetismo, le cellule si comportano così come oscillatori elettromagnetici e questo vale sia per il mondo vegetale che animale. Ogni giorno circa 2 litri d’acqua vengono persi con l’urina, il sudore, e la

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respirazione quindi capiamo l’importanza di reintegrare l’acqua ogni giorno bevendone almeno un litro e mezzo, oltre a quella assunta con gli alimenti.

Numerosi scienziati hanno fatto studi sulla acqua e sulla sua “memoria”.

La Memoria dell’acqua Le proprietà fisiche dell'acqua sono un mistero, gli studiosi s'interrogano su come l’acqua reagisca a certi stimoli. Le caratteristiche fisiche cambiano nel tempo e nello spazio, in particolare sotto la pressione atmosferica. A pressione atmosferica di 760 mm/Hg, l'acqua bolle a 100°C, ma se la pressione atmosferica aumenta, può bollire

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anche a 200°-250°C. Tra i 30° e i 40°C l'acqua è labile e instabile. Non si decompone spontaneamente, ma sotto l'azione di certi stimoli, modifica le sue costanti e le proprietà fisiche cambiano. Il punto di ebollizione di un corpo varia a seconda del suo peso molecolare, questo non vale per l’acqua che secondo il suo peso molecolare dovrebbe bollire a 26° e non a 100°. Questa illogicità è stata studiata da L. Puling 2 volte premio Nobel . Oltre a L.Pauling, molti altri scienziati hanno studiato l’acqua nelle sue forme, attività fisiche e chimiche. K.Popper studia “le proprietà di memoria dell’acqua” , G.Piccardi “i sistemi fluttuanti dell’acqua” J.Benveniste, M. Schiff, fanno degli studi sulla memoria dell’acqua ed in particolare sulle diluizioni omeopatiche. Masaru Emoto mette a punto una tecnica per fotografare i cristalli d’acqua che, presa in diversi punti della terra, presenta immagini completamente diverse le une dalle altre. I suoi studi iniziano dopo aver conosciuto un biochimico di nome Lorenzen che ha messo a punto un’acqua energetizzata avente poteri terapeutici chiamata “microcluster water”, Masaru Emoto, sottopone l’acqua distillata a musica, scritti o parole e vede che l’acqua risponde con immagini sempre diverse... essa si comporta come un nastro magnetico. L’acqua ha una sua memoria!

Tra le varie acque terapeutiche dobbiamo ricordare: - le acque sottoposte ai vari colori che, a seconda delle frequenze, vengono utilizzate come supporto nella cromoterapia. -

le acque sottoposte a magnetizzazione dove le proprietà chimiche non cambiano, ma cambiano le proprietà fisiche; queste acque

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- hanno proprietà rivitalizzanti e curative. Abbiamo così visto che l’acqua ha una sua memoria e potendo sfruttare la sua capacità di trasmettere questa memoria, può così essere utilizzata in varie terapie. Un esempio evidente ci è fornito dalla medicina omeopatica dove i principi attivi agiscono anche a grandi diluizioni in quanto il rimedio diluito, e a sua volta scosso, contiene un’informazione legata alla struttura fisico-chimicavibrazionale dell’acqua che funge da solvente. E’ stato dimostrato che sciogliendo un composto in acqua, esso “informa” le molecole vicine organizzandole in modo che esse assumano una dinamica vibrazionale, e di conseguenza delle “informazioni”, che ricalcano quelle del composto stesso.

L’acqua come frattale Prendiamo in considerazione la geometria frattale: una curva si dice frattale se ha la proprietà dell'autosimilitudine.

Esempio di frattale

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Cristallo d’acqua distillata e cristallo d’acqua distillata informata dalla parola grazie in giapponese Di Masaru Emoto

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Guardando una foto di Masaru Emoto ci accorgiamo che l’acqua è formata da geometria frattale, inoltre se prendiamo un cristallo di neve lo decongeliamo e poi lo ricongeliamo si ricostruirà ne più ne meno come prima grazie alla sua memoria. Ora, se prendiamo in considerazione il corpo umano, ci accorgiamo che anche il nostro corpo è un immenso frattale e in modo particolare l’intestino, che è formato da curve o meglio onde.

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Tra le varie foto dell’acqua, l’unica che può seguire l’onda dei villi intestinali, è quella dell’acqua distillata, in quanto possiede la forma che più coincide con i sinusoidi dell’intestino. Ritornando alla classificazione delle varie acque, le più vicine all’acqua distillata sono: le minimamente mineralizzate e le oligominerali per la bassa quantità di sali. Queste acque hanno residuo fisso tra 20-500 mg.| l. e pertanto possiamo dire che l’azione diuretica è dovuta non solo ai pochi sali disciolti nell’acqua, ma forse anche al miglior assorbimento della stessa per similitudine geometrica.

Assumendo un acqua con la maggior possibile somiglianza frattale con il nostro organismo, otteniamo una miglior digestione, aumentiamo la diuresi... raggiungiamo l’armonia.

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Una curiosità: l’”Acqua Diamante” di Joel Ducatillon, naturopata francese, lavora sulla zona intronica del DNA, cioè nella zona dove non c’è codificazione , trasmettendo nuove geometrie, o frattali, che a loro volta organizzano nuove banche dati in aiuto ad Adenina, Citosina, Guanina, Timina, della parte codificante del filamento del DNA.

Tabelle Alimentari Verranno ora riportate delle tabelle che vi aiuteranno a seguire in modo corretto le indicazioni che il naturopata vi ha dato durante lo svolgimento del test. Sono un aiuto per seguire con attenzione l’alimentazione che dovrete rigorosamente effettuare fino a quando, con il prossimo controllo, si

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potranno reinserire gli alimenti che in questo periodo di tempo sono stati aboliti e sostituiti. Se l’organismo è completamente disintossicato e non riconoscerà più quegli alimenti come estranei e dannosi, li accetterà senza problemi. Vi ricordiamo che se siete risultati intolleranti ad un alimento dovete, per depurarvi dalle frequenze dell’alimento in questione, eliminarlo completamente dalla vostra dieta giornaliera per un periodo non inferiore alle quattro settimane., ed eliminare tutte quelle sostanze che mantengono attive le sue frequenze anche se apparentemente non hanno un collegamento...non è difficile. Dopo aver nuovamente verificato la tollerabilità con il test di controllo, è possibile reintrodurre gradualmente l’alimento responsabile. Ogni giorno effettuando i controlli, troviamo persone che risultano ancora intolleranti all’alimento rilevato dal test mesi prima, le frasi classiche sono: “...per un pezzetto di pane...” “...sì, ma ho assaggiato solo un po’ di pizza...” “...mi hanno invitato a cena, non potevo...” “...ma per una volta sola in due mesi...” “...ieri ho bevuto due dita di vino...”

Fino a che l’operatore non vi darà il permesso di reintegrare gradualmente l’alimento a cui siete risultati intolleranti, verificando l’azzeramento dell’intolleranza con il test di controllo, dovrete seguire scrupolosamente le sue indicazioni.

La conferma del fatto che avete agito in modo corretto la potrete constatare subito su voi stessi.

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I consigli che vi saranno dati, verranno indirizzati a migliorare tutte le funzioni organiche “in disordine”, ottenendo dei meravigliosi “effetti collaterali” quali: il miglioramento dello stato energetico, la regolarità intestinale, il non sentirsi più gonfi sia a livello addominale che a livello degli arti e non da ultimo una notevole perdita di peso.

Alimentazione priva di lievito Se siete in sovraccarico di lievito evitare i seguenti alimenti:

Pane – Pizza – Focacce – Torte - Yogurt di tutti i tipi -Funghi e tartufi Formaggi (specialmente quelli stagionati e fermentati)

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Salse varie – Salsa di soia - Dadi da brodo Frutta secca – Frutta molto matura – Frutta con buccia - Malto Aceti di vino (anche il tipo balsamico) - Sottaceti -Crauti Birra - Alcolici in genere - Sidro Vitamine del gruppo B ricavate da lieviti Prodotti con la scritta in etichetta: “proteine vegetali idrolizzate” Cibi dopo 24 ore dalla cottura, 48 ore se conservati in frigorifero

Come alternative si possono provare: Alimenti lievitati con bicarbonato di sodio o cremor tartaro Pane arabo – Pane e alimenti di pasta madre o acida dopo 48 ore dalla panificazione meglio ancora se fatti tostare.

Alimentazione priva di frumento Se siete in sovraccarico di grano evitate i seguenti alimenti:

Farina bianca o farina integrale – Pasta - Pane - Pizza

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Crusca di grano – Germe di grano – Fibre di grano -Biscotti – Crackers – Fette biscottate Torte – Dolci – Pasticcini - Creme di pasticceria Pastelle per carne, pesce, altre fritture Alcolici come Whisky –Gin – Birra – Wodka (eccetto quella di patate) Segale – Malto d’orzo – Crusca – Sorgo.

Controllare la lista dei vari ingredienti in questi prodotti:

Dolci in genere - Cioccolate e cioccolatini -Dadi da brodo – Salse – Ragù Ripieni di alimenti surgelati - Salsa di soia -Minestre già pronte

Come farine alternative si possono provare:

Riso – Farro – Camut – Tapioca – Quinoa – Soia – Grano saraceno - Avena.

Alimentazione priva di zucchero Se siete in sovraccarico di zucchero evitate i seguenti alimenti:

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Destrosio – Glucosio – Saccarosio – Zucchero bianco e Zucchero di canna Miele Torte – Biscotti – Dolci in genere – Creme pasticcere - Cioccolato Pane in cassetta - Frutta sciroppata – Succhi di frutta Bevande gassate – Vino – Alcolici in genere - Analcolici Aceto di vino – balsamico – di mele

Controllate la lista dei vari ingredienti nei seguenti prodotti: Fiocchi di cereali - Salse in genere -Ragù Legumi in scatola Mais in scatola Olive conservate Salumi in genere (lo zucchero accelera la stagionatura) Come alternative si possono provare:

Fruttosio . Dolcificanti come saccarina e aspartame

Alimentazione priva di latte Se siete in sovraccarico di latte evitare i seguenti alimenti:

Latte vaccino ( in polvere – fresco, sia scremato che intero)

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Burro – Yogurt – Formaggi - Lattosio (compresi i granuli omeopatici) Biscotti (con latte o burro negli ingredienti) Cioccolato al latte - Creme di pasticceria - Crema di whisky - Gelati Margarine (alcune contengono latte) Vitello - Agnello – Capretto

Controllare la lista dei vari ingredienti nei seguenti prodotti:

Salse – Ragù – Polenta - Purè di patate -Ripieni di alimenti surgelati Salumi in genere (latte in polvere per amalgamare le carni) - Prosciutto cotto

Come alternative si possono provare:

Latte di soia – Cocco – Mandorle – Riso – Quinoa - Avena - Capra Budini e gelati di soia Formaggi, latte e yogurt di capra e pecora.

Alimentazione priva di uova Se siete in sovraccarico di uova evitate i seguenti alimenti:

Uova di tutti gli animali

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Maionese - Salse Pasta di mandorle Biscotti e pasticcini dolci (con uova negli ingredienti) Torte – Gelati – Meringhe - Creme di pasticceria Pastelle per fritti - Polpette di carne Pasta all’uovo Vini bianchi (alcuni tipi francesi) Pollo – Galletto – Agnello (come alternative provare: Tacchino – coniglio )

Le numerose tabelle pubblicate da vari autori sulla classificazione dei cibi acidi o basici sono spesso discordanti sul valore dell’acidità degli alimenti, quella che riportiamo nella prossima pagina ci sembra più attendibile. Classificazione dei cibi acidi o basici

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Alimenti acidi

Alimenti neutri

Alimenti basici

Alcool

Albicocca

Acqua non gasata

Avena

Ananas

Aglio

Arancia

Banana

Alghe marine

Birra

Cavolfiori

Anguria

Burro

Carote

Broccoli

Cacao, cioccolato

Ciliegie

Cannella

Confetture con zucchero

Cipolle

Castagne

Cozze, Vongole

Datteri

cavolo, verza

Crostacei

Fichi

Fagiolini

Dolcificanti artificiali

Formaggio di capra

Yogurt magro

Formaggi

Fragole

Lenticchie

Fritti

Grano saraceno

Limone limetta

Latte vaccino

Latte di capra

Melone

Liquori

Lattuga

More, lamponi

Maiale, carne rossa

Legumi

Patate dolci

Melanzane

Limone

Piselli, taccole

Oli idrogenati

Mandarini

Pompelmo

Mais, polenta

Mele, pere, pesche, uva

Prezzemolo

Frutta secca

Miele

Radicchio

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Pane, pasta raffinati

Olio extra v. di oliva

Sale marino

Peperoni

Pane, pasta integrali

Salsa di soia

Pomodoro

Patate,

Semi di papavero

Segale

Pesce

Senape foglie

Uova (albume)

Riso integrale

Topinambour

Vino)

Uova (tuorlo)

Zucchino

Zucchero bianco

Zucca Zucchero integrale

ALIMENTI RICCHI DI ISTAMINA Formaggi fermentati Bevande fermentate (vino, birra alcolici) Cibo fermentato (crauti)

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Insaccati di maiale e bue Fegato di maiale Tonno, Alici, Bottarga in scatola Cibi in scatola (carni, verdure, pomodoro) Crostacei e frutti di mare Pesce surgelato Pesce fresco (tonno, sardine, alici, salmone)

ALIMENTI ISTAMINO- LIBERATORI Albume Molluschi Pesce Fragole Ananas Pomodori Cioccolata Fecola di patate Noci, Mandorle, Anacardi, Frutta secca Caffe’ Alcool Lenticchie, Fave, Legumi Derivati della Noce di Cola

REAZIONI CROCIATE TRA ALLERGENI INALANTI E ALLERGENI ALIMENTARI

Inalanti

Betullacee

Alimenti

Mela, pera, arancia, nespola, albicocca, ciliegia,

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pesca, prugna, lampone, fragola, kiwi, banana, finocchio, sedano, prezzemolo, carota, patata, noce, nocciola, mandorla, grano, segale.

Composite

Melone, anguria, zucca, camomilla, cicoria, tarassaco (ambrosia) anice, finocchio, comino, coriandolo, girasole, carota, castagna, banana, mela, miele, margarina.

Cupressacee

Graminacee

Nessuna segnalazione.

Frumento, melone, anguria, pesca, albicocca, mela, ciliegia, prugna, mandorla, pomodoro, patata, melanzana, agrumi, kiwi, arachide.

Oleacee

Nessuna segnalazione, anche se in alcuni soggetti sensibili al polline dell’olivo si è riscontrata cross-reattività con l’olio di oliva.

Parietaria

Gelso, ortica, basilico, piselli, melone, ciliegia.

Acari genere.

Lumache, molluschi, gamberi, crostacei in

Lattice

Mandorla, albicocca, pesca, pera, mela, arancia,

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fico, melone, castagna, uva, mango, papaia, ananas, kiwi, avocado, banana, patata, passiflora.

Miceti

Aceto, funghi, yogurt, lievito di birra,

Muffe Spore

alcuni formaggi fermentati.

Derivati epidermici

Uova e tutto quello che le contengono. (Piume, pelo e forfora bovine, di cane,di gatto, di coniglio e di cavallo).

Nel carrello della spesa Ogni volta che facciamo la spesa cerchiamo di scegliere gli alimenti che ci sembrano i “migliori” da un punto di vista qualitativo ma purtroppo, visto i tempi che corrono, molto spesso dobbiamo fare i conti con il nostro portafoglio e, sempre più spesso, la nostra scelta viene indirizzata verso il prodotto pubblicizzato o “in offerta” soprattutto quando attorno alla tavola ci sono tre, quattro o più persone... Siamo sempre più convinti che una sana alimentazione sia la base per mantenersi in salute e prevenire anche patologie importanti, motivo per

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cui consigliamo il più possibile l’acquisto di prodotti biologici che cominciano a essere presenti anche nella grande distribuzione. L’obbiezione che ci viene fatta giornalmente è che questi prodotti, oltre che a costare di più, si deteriorano quasi subito e molto spesso finiscono nel cestino dell’umido senza essere utilizzati. Questa è un’osservazione che comunque ci fa capire che i prodotti non sono spruzzati dopo il raccolto o mescolati durante la lavorazione, da soluzioni con potere antiossidante e conservante che, come vedremo dopo, sono costantemente presente in tutti, o quasi, i cibi che possiamo acquistare tutti i giorni. La grande distribuzione usa dei piccoli trucchi per indirizzare le nostre scelte verso un prodotto piuttosto che un altro. Il banco delle carni fresche è spesso illuminato da luci che con le loro frequenze particolari, conferiscono alla carne un bel colore rosso vivo e la stessa cosa avviene per la frutta e la verdura. L’impatto visivo è importantissimo nella scelta di una confezione piuttosto che di un’altra e su questo giocano i produttori che demandano a società pubblicitarie di marketing lo studio di confezioni e di etichette che catturano l’attenzione del consumatore. Questo porta a trascurare l’osservazione del contenuto e soprattutto degli ingredienti, che essendo il più delle volte “incomprensibili”, vengono trascurati. Prendetevi un’ora di tempo e provate un giorno a fare la spesa soffermandovi a leggere attentamente le etichette... più dell’80% dei prodotti che normalmente buttate nel carrello per abitudine o perchè piacciono tanto ai vostri figli, faranno fatica a caderci dentro... rimarrete stupiti dalla quantità di additivi, conservanti, coloranti e sostanze chimiche che ogni giorno ingeriamo inconsapevolmente! Vale la pena, a questo punto, comperare qualcosa di meno, ma avere la certezza, spendendo anche qualche centesimo in più, di acquistare dei cibi il più possibilmente naturali come se li avessimo presi dal fattore che anni fa portava alla nostra nonna i prodotti dell’orto dietro casa.

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stagionalità

Etichette alimentari

Tutti gli alimenti confezionati hanno l’obbligo di un etichettatura che deve riportare:

La denominazione dell’alimento L’elenco degli alimenti Il quantitativo netto Il termine minimo di conservazione Le modalità di conservazione e di utilizzazione Istruzioni sull’uso Il luogo d’origine o di provenienza. Il nome la ragione sociale o il marchio depositato la sede del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito dalla C.E.E. La sede dello stabilimento di fabbricazione o di confezionamento per i prodotti fabbricati o confezionati in Italia per la vendita nel territorio italiano. Questa normativa è data dall’art: 3 del decreto del Presidente della Repubblica italiana del 18/05/1982 per attuazione della direttiva C.E.E n° 79/112 A questa normativa negli ultimi anni sono e vengono attuate modifiche sempre più importanti ed esplicative per non indurre in confusione il consumatore. Una di queste è stata l’introduzione del valore nutrizionale del contenuto, che non tutte le confezioni indicano ancora, che riporta :

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Contenuto energetico in kcal e kj Proteine Carboidrati Grassi o lipidi per 100 g di prodotto

In Italia non può essere venduto un prodotto se non vengono riportate in italiano tutte le indicazioni sopra descritte. La lettura delle etichette alimentari, pertanto dovrebbe essere, secondo l’articolo 3 riportato, molto semplice, ma purtroppo molte volte anche gli addetti ai lavori si trovano in difficoltà. L’articolo 2 della legge sull’ etichettatura inizia dicendo che :

“l’etichettatura non deve indurre in errore l’acquirente…omissis”

Se prendete in mano una confezione di qualsiasi alimento vi accorgerete che tutto quello che la legge richiede è presente, “MA”, e questo “ma” è d’obbligo, le aziende giocano molto sia sulla stampa che sui colori per far si che le etichette siano illeggibili. Sfumature, colori o disegni che guarda caso si vanno a collocare sempre sugli ingredienti, disegni o foto che rappresentano il contenuto come se fosse un alimento paradisiaco: tutto ciò cattura la nostra vista e fa si che ci scordiamo di leggere attentamente gli ingredienti. Gli ingredienti devono essere elencati in ordine decrescente in base alla loro percentuale nel prodotto finito. Ad esempio leggiamo attentamente l’etichetta di un salame di suino che è così composta: Ingredienti: Suino, lattosio, caseina , spezie, aromi E….E…

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Risulta evidente che non abbiamo acquistato solo carne di suino, ma un insieme di composti a che molte volte ci creano o ci hanno creato un sovraccarico alimentare. Anche le etichette delle acque minerali sono da leggere con molta attenzione: dobbiamo leggere quando è stata fatta l’analisi. il residuo fisso a 180° in mg/l. (che deve essere inferiore in mg/l a 150). In base alla quota di residuo fisso, le acque sono così classificate: da 0 a 50 mg/l. minimamente mineralizzate da 50 a 500 mg/l. oligominerali da 500 a 1500 mg/l. mediominerali oltre i 1500 mg/l. minerali. il ph (che deve essere compreso tra 6,5 e 7,5). i sali disciolti che danno all’acqua le caratteristiche organolettiche che devono avere: il contenuto di Sodio (Na+) inferiore a 20 mg/l il contenuto di Fluoro (F+) inferiore a 1,5 mg/l. il contenuto in Nitrati (NO3) inferiore a 5,00 mg/l. il contenuto di Calcio (Ca++) inferiore a 100,00 mg/l. la durezza in gradi francesi (°F) indica la presenza di Magnesio e di Calcio che indicano se l’acqua è più o meno calcarea, se è inferiore a 30 °F è considerata “dolce” e quindi poco calcarea. il quantitativo di gas disciolti nell’acqua e in base alla concentrazione di Ossigeno (O2), Azoto (N) e Anidride Carbonica (CO2) viene classificata come: Piatta: con una minima quantità di CO2 Effervescente: con CO2 addizionata Acidula: addizionata a più di 200 mg. di CO2 Effervescente naturale: che sgorga dalla fonte con almeno 200 mg. di CO2 disciolti. L’acqua per avere proprietà diuretiche deve avere il minimo di sostanze disciolte ed è possibile reperire acque contro l’affaticamento: acqua bicarbonato-calcica per anemia ferropriva:

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acqua minerale ferruginosa (Ferro > 1 mg/l.) sconsigliata per le gastroduodeniti. per il fegato e per riequilibrare l’attività intestinale: acqua clorurata (Cloruro > di 200/l.) per la digestione: acqua bicarbonata (HCO3 > di 600 mg/l.) per l’ipercolesterolemia e per il transito intestinale: acqua solfata (SO4 > di 200 mg/l.) per l’aterosclerosi e per favorire la digestione: acqua calcica (Calcio > 150 mg/l.) per l’obesità: acqua a pH acido, con poco sodio (Sodio < 20 mg/l.) e poco gasata per colon irritabile: acqua magnesiaca-sodica e solfo-calcica per l’insonnia e con azione purgativa: acqua con magnesio (Magnesio > 50 mg/l.) per la prevenzione della carie: acqua fluorica (Fluoro > 1 mg/l.) per favorire l’eccitabilità neuromuscolare: acqua sodica (Sodio > 200 mg/l.) In alcuni ristoranti ci è capitato, che assieme al menù dei piatti e dei vini, ci venisse consegnata la carta delle acque minerali. La cosa è molto carina e fa molto chick, ma oltre al nominativo dell’acqua e alla provenienza, non sono elencate le caratteristiche chimico-fisiche delle singole marche. A cosa ci serve allora una carta di questo tipo? . Additivi e conservanti sono gli ingredienti più subdoli che introduciamo ogni giorno con un alimentazione normale: si dice che ogni anno ne introduciamo circa dai 10 ai 12 chilogrammi ! In etichetta li troviamo con la denominazione E… Il medico californiano Ben Feingold già nel lontano 1979 ai bambini iperattivi o ADHD (Attentino deficit hiperactivity disorder), ha prescritto una dieta priva di coloranti, aromi sintetici, glutammato monosodico, nitriti e nitrati, BHA, BHT, acido benzoico.

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I ricercatori dell’Università di Southampton (GB), il professor John Warner sono arrivati alla stessa conclusione: riducendo o seguendo una dieta priva di additivi, si può ridurre del 50% la quota dei bambini iperattivi. I neonati e le persone che sono allergiche all’aspirina e soffrono di asma dovrebbero evitare tutti gli additivi E 212, 213, 214, 215, 216, 217, 218, ,219, 311, 312 e il glutammato monosodico (E621).

Bisogna fare attenzione alle pubblicità “ingannevoli”: alcune decantano l’assenza di O.G.M. ma alludono a solo un tipo... e tutti gli altri? Leggiamo attentamente le etichette, e cerchiamo il più possibile di comprendere anche le cose che vengono volutamente mascherate, nella speranza di poter acquistare prodotti più naturali e semplici.

Questa è solo una piccola nota informativa sulle etichette e di cosa noi introduciamo con gli alimenti non biologici, industriali e manipolati geneticamente (O.G.M.). Per le persone che voglio approfondire questo tema consigliamo il libro:” Quattro sberle in padella “ di Stefano Carnazzi e Stefano Apuzzo la prefazione è di Beppe Grillo. Editori Stampa Alternativa.

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Conclusioni Abbiamo imparato a conoscere il cibo, le sue proprietà e quali cambiamenti apporta al nostro organismo. Una bella torta o un arrosto appagano la vista, il profumo di un frutto o di un bicchiere di vino appagano il nostro olfatto, la levigatezza di una pesca appaga il nostro tatto, un dolce appaga il nostro gusto e l’udito? Il cibo non appaga l’udito, ma è proprio quello che dobbiamo ascoltare, la voce che ci parla e quasi bisbigliando ci consiglia l’alimentazione più giusta Dobbiamo stare attenti alla voce che urla e sovrasta quella che bisbiglia , non dobbiamo dare ascolto a quella voce dominante che vuole solo il nostro male.

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Siamo fermamente convinti che un tipo di alimentazione non possa andare bene per tutti e che questa credenza abbia generato notevole confusione in campo alimentare. Alcune persone si sentono meglio seguendo un particolare tipo di dieta alimentare, altre no e nonostante questo i nutrizionisti non si sono mai troppo preoccupati di chiarire i fattori alla base di questo fenomeno. Si sono sempre tanto impegnati a studiare le caratteristiche degli alimenti (le calorie!...) che hanno completamente, o quasi, dimenticato di esaminare quelle degli individui.

Speriamo che la lettura di questo libro vi abbia portato a rivedere alcune nozioni che, nella vostra mente, non erano così ben definite. Il cibo è un farmaco, ed ogni giorno nel nostro corpo provoca delle alterazioni a livello metabolico che possono portarci allo stato di malattia o di benessere. Allergia e intolleranze viste dal naturopata collimano con la medicina allopatica, i fondamenti scientifici di anticorpi e antigeni rimangono uguali, ma i concetti di sovraccarico alimentare, di autosomiglianza dell’acqua e la sua memoria vengono considerati solamente dalla naturopatia. La naturopatia porta così a introdurre concezioni nuove di prevenzione, con l’aiuto di un’alimentazione corretta per risolvere i disturbi ad essa collegata. Sottoporsi al test bioenergetico, sia eseguito con il metodo E.A.V. che con strumenti di medicina quantica, previene patologie che possono portarci a malattie molto fastidiose e debilitanti. Il concetto di “terreno” in naturopatia ci porta a capire la natura, la predisposizione dell’individuo e la possibilità di ammalarsi se non si cambia stile di vita., Il naturopata vi indicherà la strada per cambiare le vostre abitudini alimentare, i menù giornalieri non saranno più gli stessi e molti alimenti che prima assumevate regolarmente, dovranno essere eliminati per

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l’incompatibilità o per l’abuso che ne avete fatto, per poi essere reintrodotti quando il vostro corpo si sarà depurato dalle loro frequenze. La depurazione da questi alimenti non vuol dire privazioni e “fame” in quanto vi saranno date indicazioni per sostituire egregiamente tutto quello che vi viene tolto, con altri alimenti di cui forse fino ad ora non ne conoscevate neppure l’esistenza, anticipando le patologie che si possono venire ad instaurare per gli abusi alimentari. Verranno spiegati inoltre, concetti di auto guarigione, l’esercizio fisico e mentale per poter raggiungere lo scopo che ognuno di noi deve avere come principio primo ed ultimo: il benessere. Per raggiungere questo però, dovete innanzi tutto affidarvi ad un professionista che oltre ad essere un naturopata o medico, abbia conseguito una specializzazione in nutrizione. Seguire attentamente i suoi consigli, anche se a volte vi porteranno a fare dei sacrifici. Per ottenere tutto ciò occorre, da parte vostra, la massima disponibilità al cambiamento: non cercate scuse o motivazioni, queste sono solo alibi che la vostra mente crea per non cambiare, nulla è impossibile se lo volete veramente, dovete essere solo psicologicamente e fisicamente pronti al cambiamento. Sappiamo inoltre di aver messo in discussione alcuni termini che usati abitualmente in modo improprio, portano a creare confusione sia in campo medico che in campo naturopatico. Sradicare credenze, con l’introduzione del termine “sovraccarico alimentare” che sino ad oggi era comunemente chiamato “intolleranza alimentare”, porta a opinioni diverse. Gli stessi operatori del settore continuano a mantenere certi termini radicati nella terminologia per comodità anche se, e ci sembra di averlo ampiamente dimostrato, non è corretto a livello anatomo-funzionale. Questo nostro lavoro è nato dal desiderio di far un po’ di chiarezza per evitare quelle incomprensioni che ogni giorno incontriamo durante la nostra attività.

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Comunicare con le persone ed avere un linguaggio comune porterà solo benefici sia alle persone che si rivolgono al professionista e sia al professionista nel rapporto con i suoi colleghi.

Se la lettura di questo breve testo ha stimolato la vostra curiosità e volete approfondire questi argomenti, vi informiamo che è di prossima pubblicazione: “Alimentazione e superstizione”, scritto dai medesimi autori , dalle cui bozze è stato tratto questo libro, che svilupperà ampliamente le problematiche riferite all’alimentazione, alla salute e al benessere. La pubblicazione è prevista per gli ultimi mesi dell’anno 2007.

Bibliografia :

ENCICLOPEDIA DELLA MEDICINA Ed. De Agostini Novara (1994) T.Cainelli, A.Giannetti, A.Rebora MANUALE DI DERMATOLOGIA MEDICA E CHIRURGICA Ed. McGraw-Hill (2000) B.R. Mackenna, R. Callander FISIOLOGIA ILLUSTRATA

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Ed. Il Pensiero Scientifico (2001) Anne Calatin ALLERGIE ALIMENTARI E AMBIENTALI Ed. Giunti Peter D’Adamo L’ALIMENTAZIONE SU MISURA Ed. Sperling Paperback (2003) Barry Sears COME RAGGIUNGERE LA ZONA Ed. Sperling Paperback Fabrizio Duranti SUPERSALUTE CON LA ZONA Ed. Sperlig Paperback

Michel Montignac DIMAGRIRE PER SEMPRE MANGIANDO NORMALMENTE Ed. Hobby & work C.Viacava G.Artioli L’ACQUA PREZIOSA E INSOSTITUIBILE E’ LA NOSTRA MIGLIOR MEDICINA Ed. Macro edizioni Emoto Masaru THE MESSAGE OF WATER I.H.M. General Research Institute.

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P.Spaggiari C.Tribbia MEDICINA QUANTISTICA Ed. Tecniche nuove. Ted J. Kaptchuk MEDICINA CINESE FONDAMENTI E METODO LA TELA CHE NON HA TESSITORE Ed.Red Egidio e Lionello Rizzatti TUTELA IGIENICO SANITARIA DEGLI ALIMENTI E DEI CONSUMATORI Pirola Editore F. Ambrosi Magneto TERAPIA A CAMPO STABILE Ed. Tecniche Nuove Milano 2000

J. A. Nordlee et al. (1996) Identification of a brazil-nut allergen in transgenic soybeans. The New England Journal of Medicine. Vol. 334: 688-692. www.greenpeace.it G. Tamino biologo UniversitĂ di Padova

www Altraofficina . it

www Bibliolab. It (slesc?) acqua

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Prof. Enrico Lombardi CORSO DI NUTRIZIONE 1-2 Luglio 2003 Univesite’ Europeenne Jean Monnet Bruxelles

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