L’anima del falco
Antonio Pignatiello
L’ANIMA DEL FALCO
Romanzo
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L’anima del falco
ProprietĂ letteraria di Antonio Pignatiello Ultima Edizione 2011 Tutti i diritti riservati Copertina di A. Venditti 2
L’anima del falco
Prologo
“Wynck… ” disse la donna quasi sospirando. Il corpo era adagiato sulla lastra. La volta della caverna sotterranea sembrava enorme. Levigata in alcuni lati e piena di stalattiti altrove. Uno spiazzo senza fine attorno alla lastra naturale di pietra, liscia, come lavorata ma era stato il tempo a renderla così. Era uno spiazzo di roccia e terra, pietra, marmo incuneato tra le fondamenta. Sembrava non ci dovesse essere luce e invece una fioca ma potente luce arrivava da lontano, di là dove la caverna continuava nei suoi meandri oscuri di gallerie scavate e ricavate dal tempo e, forse, da qualcuno. Fiaccole. Sì, che qualcuno doveva esserci stato molto tempo prima e per molto tempo. Il corpo sembrava immobile e invece impercettibile respirava. Sdraiato senza forze se non quella interiore, Wynck era sulla lastra, dove nella parte bassa c’erano delle incisioni e attorno enormi coperte di lana e pelli di animali idonee a riscaldare come un talamo quel posto e a riparare quel corpo. Fasciato e intriso di unguenti da giorni e giorni immemori oramai al ricordo di lui che, anzi, nulla sentì e nulla vide e nulla capì se non appena il richiamo della donna. “Wynck, mi sentite?” ripeté la donna mentre un anziano con un bastone alto più di lui si avvicinò. La sua barba lunga, bianca, il suo volto leggero esprimevano conoscenza della saggezza e della pazienza, della vita e della morte. La donna guardò l’anziano che era sopravvenuto e intanto dalle caverne attorno spuntarono prima altre ombre e poi figure di donne e di uomini.
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Piccoli di statura, vestiti di lunghe o corte vesti e tenevano in mano armi. Avevano capelli lunghi e il petto chi nudo chi coperto da pelli. Pian piano ne arrivarono tanti dalle gallerie e qualcuno mosse avanti e si fermò un po’ per vedere quel corpo ammantato di fasce lì da tempo immemore oramai. Le fiaccole ancor più pose ora attorno a quel corpo da alcuni avvicinatisi e venuti dalle gallerie e in silenzio le posero e si allontanarono. L’atrio della caverna enorme rischiarò di splendore di luce emanata dal fuoco e apparve in tutta la sua bellezza naturale. La donna con un mantello addosso e una collana con una pietra perfettamente rotonda e i capelli lunghi e neri tornò a richiamarlo: “Wynck, svegliati.” Wynck aprì gli occhi. Appena respirò un po’ di più, guardò la donna con sorpresa, con occhi sconvolti. Guardò prima la donna che le sorrise e poi la volta della caverna. Li richiuse e li riaprì. Provò ad alzarsi ma crollò. “Sei ancora molto debole ma sei vivo e al sicuro.” disse la donna. “E anche tra amici.” disse l’anziano uomo in piedi. Wynck lo guardò, anche lui, con stupore e aprì appena la bocca per parlare ma non ci riuscì. La donna prese una ciotola con dentro una mistura, ci immerse un panno e bagnò le labbra di Wynck una volta, due volte, tre volte, piano e Wynck s’inumidì la bocca e la gola. Provò ad alzarsi di nuovo ma sentì un dolore e crollò. “Sei ancora deboli, devi aspettare soltanto un po’.” disse la donna e gli inumidì di nuovo le labbra col panno imbevuto della mistura. “Siete qui da sette lune.” disse il vecchio “Siete stato curato dalle ferite da lei, Morgana e da me. Il mio nome è Rotschild. E dagli altri abitanti di queste viscere della terra. Guardate quando potrete là in alto.” disse il vecchio alzando il bastone e indicando un punto lontano “Siete venuto da lì, dal mondo. Ferito e sanguinante, delirante. Siete stato raccolto, curato e amorevolmente controllato ogni attimo. Sappiamo il vostro nome dal medaglione che portate. 4
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Io vi conosco, Wynck, voi non vi ricorderete di me. Voi siete lo sposo di Magdeleine. Che è sepolta qui.” disse Rotschild con rammarico mentre la donna guardava Wynck e continuava e inumidirgli le labbra. Wynck cominciava sempre più a muovere le labbra, gli occhi, le dita delle mani e a sentire le forze del risveglio. Al nome Magdeleine lo stomaco gli fece male perché lo trapassò un’emozione e deglutì. L’anziano vide e si zittì, ma aveva un sorriso a labbra chiuse benevolo. E così Morgana. Wynck cominciò a muoversi di più, piano ma di continuo. Si muoveva di più, prima le dita, poi le mani, poi il volto, poi il respiro divenne più regolare e profondo e poi le gambe si mossero sotto lo sguardo benevolo di Morgana che aveva il panno imbevuto e la ciotola in mano. Era seduta accanto alla lastra di pietra, il talamo, dove erano Wynck e Rotschild in piedi accanto Wynck e Morgana e tanti altri attorno davanti alle entrate dei cunicoli delle gallerie e le fiaccole svettavano le fiamme e le ombre stagliate sulle pareti rocciose, fredde e le stalattiti. Poi Wynck riuscì non senza dolore ad alzare appena la testa e a mettere i gomiti sulla lastra e sollevarsi. Morgana con un sorriso appoggiò la ciotola alle labbra di Wynck che bevve, piano. Bevve un sorso, poi due, poi un altro e crollò ma pieno di energia stavolta sulla lastra con un colpo della nuca sulla lastra e sentì il dolore del colpo e lì sorrise Morgana. Sorrise il vecchio Rotschild perché quel dolore indicava che era vivo nei sensi. Forzò sui gomiti, ma per le ferite lo stomaco, il petto e la spalla urlarono, ma solo la sua gola sentì l’urlo e nessun altro mentre Morgana, tra la preoccupazione e la felicità di vederlo muovere, e Rotschild, impassibile nel suo stare in piedi ma con gli occhi luccicanti, vedevano Wynck cadere e rialzarsi sui gomiti, crollare e riprendere le forze finché con un lancinante dolore alla ferita rimarginata dello stomaco si mise diritto e con lentezza ma forza e decisione mosse una gamba mettendola a terra. Morgana lo aiutò 5
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reggendolo per un braccio e gli disse: “Ancora non in piedi, ti prego.” Wynck sudato sulla fronte annuì ma riuscì a mettersi seduto sul talamo con Morgana che, posata la ciotola, sostenne per il braccio. Poi Wynck girò il volto verso di lei e alzò gli occhi verso Rotschild in piedi di fronte a lui e sorrise. Le braccia gli tremavano per lo sforzo e le gambe formicolavano ma mise i piedi a terra. Morgana guardò Rotschild che annuendo con un gesto lesto porse il suo bastone a Wynck. Lui lo prese con forza, gli si aggrappò. Rotschild lo teneva fermo e Morgana lo sosteneva per un braccio finché Wynck tenendosi al bastone con un gesto, le gote gonfie e nervose, si alzò in piedi. Si aggrappò al bastone anche con l’altra mano e si vide il volto di Rotschild davanti fermo, deciso e gli occhi luccicanti mentre Morgana sorridente si alzò anche lei a sorreggerlo per il braccio. Così Wynck in piedi inspirò profondamente e quasi in lacrime per lo sforzo rise corposamente. Anche Morgana e il vecchio Rotschild risero. Altri, guerrieri, donne, anziani e bambini dalle entrate delle gallerie e dei cunicoli delle viscere si avvicinarono e insieme sorrisero. Qualcuno alzò la sua lancia in alto.
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