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LEGGERE L’APIARIO

Annotare I Dettagli E Seguire Le Famiglie

di Giacomo Perretta

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Le giornate sono leggermente più lunghe, le api ancora riposano ma consumano non solo le loro scorte adipose ma anche quelle immagazzinate: potrebbe sembrare una banale riflessione, ma l’attenzione alle scorte alimentari è importante, la covata sempre più numerosa aumenta le proprie esigenze nutrizionali. L’inverno, sebbene talvolta sia ancora aggressivo, non impedirà alla covata di iniziare ad aprirsi, piccola ma presente, e quindi dobbiamo ricordarci di aggiungere sempre una scorta di candito proprio sopra la covata che quasi con certezza è al centro del glomere. L’alimento che aggiungiamo in questo periodo non va perso: se avanza potremo sempre alimentare famiglie più deboli; non abbiate paura di alimentare con qualche pacco di candito in più le api ve lo restituiranno in una valuta più pregiata. Come ormai da anni ripeto, mettere un foglio di plastica trasparente sul coprifavo è molto utile. In questo modo, infatti, diventa più facile ogni controllo: ovviamente aprite il meno possibile il nido, in questo periodo la curiosità potrebbe essere dannosa. Alzare i coprifavo e controllare se tutto è tranquillo e su quanti telaini le api sono presenti non richiede molto tempo, l’orario più indicato per quest’operazione è verso le ore più calde della giornata sempre con un po’ di sole ma soprattutto che la temperatura sia superiore ai 12 °C. Nelle nostre zone di pianura non sono rare le giornate con queste caratteristiche. Più attenzione occorre per le zone collinari e montane le cui condizioni prevedono sia un diverso approccio tecnico sia tempi diversi. Appoggiando il panetto di zucchero sui telaini ricordatevi di forare il sacchetto che chiude il candito, purtroppo a volte succede di dimenticarlo e più spesso di quanto non immaginiamo. Le cose da fare all’interno degli alveari, in questo periodo, sono comunque minime . Costante è invece l’impegno nell’apiario e in magazzino per non rimanere sorpresi dalla velocità con cui si debba affrontare lo sviluppo primaverile e le relative conseguenze. Nell’apiario ricordo che sono necessari gli interventi di protezione contro il vento, inoltre consiglio di legare l’alveare alla base di appoggio (cavalletto) con una corda che è fatta passare sopra il tetto dell’alveare; molti utilizzano dei mattoni come peso sul tetto per evitare che folate di vento lo possa sollevare, è un metodo molto pratico e in alcuni casi interessante.

LEGGERE L’APIARIO

Molti apicoltori, con riferimento al mattone, hanno costruito un loro linguaggio figurativo, secondo come esso viene posizionato può esprimere la particolare necessità di quell’alveare. Ad esempio: alimen- tare, controllare le celle reali, presenza di regina non marcata. Con questo linguaggio basta un’occhiata per capire e tenere a mente. Sebbene sia una tecnica interessante e pratica, consiglio ugualmente di legare l’alveare con una corda: purtroppo da qualche anno piccoli e localizzati “cambiamenti climatici”, con venti improvvisi suggeriscono che, purtroppo, il peso del mattone non sia più sufficiente. Ho fatto personale esperienza di una piccola tromba d’aria che ha rovesciato alcuni alveari del mio apiario che per pigrizia avevo rinunciato ad ancorare. Scrivere, del resto, è meglio che interpretare il mattone: la maggioranza degli apicoltori utilizza inserire le note su di un foglio che è conservato sotto il coperchio, una pratica molto efficiente e pratica perché sul foglio, a condizione di esser chiari, si possono scrivere anche tutte le impressioni, cosa che non è possibile fare con la “simbologia” del mattone. invernali che abbiamo adottato. Partiamo da quella generalmente usata che è il restringimento, dell’attesa del blocco di covata naturale e dell’intervento con i farmaci e le tecniche richieste.

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

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Sviluppo Della Famiglia

Ciò che accade alla famiglia in primavera è in funzione delle pratiche

La presenza di una piccola covata che andrà pian piano a ingrandirsi e, seppure di poco, a ringiovanire la famiglia, a prima vista potrebbe sembrare poco rilevante. In realtà io credo sia importante: le giovani api sono quelle che svilupperanno le ghiandole ipofaringee le quali produrranno quella gelatina reale che alimenta non solo le giovani larve ma anche e soprattutto la regina: essa si troverà in questo periodo ad avere pappa reale secreta da giovani api indubbiamente più nutriente di quella finora prodotta dalle vecchie api. La famiglia e la regina escono da un lungo inverno che le ha logorate, la regina inizierà però una veloce e progressiva deposizione grazie a questo nutrimento più fresco, sebbene sia anch’essa logorata, riesce a far fronte allo sviluppo della famiglia e anche le giovani larve saranno arricchite da questo alimento con maggiori proprietà.

Se invece avremo adottato la tecnica del blocco della covata invernale della regina, apriremo la gabbia di segregazione a partire da febbraio e, per avere delle giovani nutrici, dovremo aspettare almeno 25-30 gg. In questo caso la regina alimentata per tutto l’inverno da api non più giovanissime, quindi con un alimento di qualità inferiore, potrebbe provocare delle difficoltà nella ripresa primaverile. A seguito delle rassicurazioni di apicoltori esperti, è possibile riconoscere la bontà del metodo e ipotizzando di aver liberato la regina il primo di febbraio, avremo ritardato la covata di almeno una quindicina di giorni se non di più. Però avremo anche che la regina, avendo subito un minor logorio per il fatto di non aver deposto durante un periodo particolarmente freddo, abbia un maggior slancio alla deposizione. Inoltre è bene valutare, suppongo, il maggiore e migliore sviluppo della covata sia per le temperature meno aggressive, sia per la ricchezza alimentare del periodo, mi riferisco principalmente al polline. Di piante produttrici di polline è ricco non solo in nostro Nord-Est ma tutta l’Italia e tra le più conosciute senza dubbio c’è il nocciolo. Questa forza proteica, generata dal polline, sarà il propulsore dello sviluppo della covata.

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

MUFFE

Nelle prime visite di febbraio, quando le giornate lo permettono, controllate i telaini o meglio i favi, a volte su quelli esterni possono esserci tracce di muffa: in questo caso se possibile levateli. Generalmente se il favo è coperto da muffa significa che è stato abbandonato quindi è un favo in eccesso e occorre toglierlo senza esitazione. Meglio eliminare qualche favo ammuffito che ritrovarsi con infezioni nella famiglia. Consiglio, qualora ci sia una grave infestazione di muffe, di trasportare la famiglia in un alveare pulito e asciutto, ovviamente durante una bella giornata che, a febbraio, non dovrebbe mancare nella nostra zona.

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