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QUESTIONE “CARNICA”

IMPOSSIBILE CONFINARE UN’APE NATURALIZZATA

di Stefano Dal Colle

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Viste le emergenti e crescenti problematiche concernenti l’impiego di api mellifere di sottospecie diverse sul territorio italiano, considerando i fenomeni di ibridazione conclamata e le attività di allevamento e commercializzazione che la favoriscono, appare doveroso fornire qualche spunto di riflessione che porti al superamento di una situazione di stallo: situazione che rischia, ingiustamente, di trasformarsi in un ostacolo agli allevatori che operano nell’area del Nord-Est d’Italia e in particolare della regione del Veneto. Con l’emanazione del Decreto Ministeriale n. 0614768 del 30.11.2022 - “Disposizioni nazionali di attuazione del REGOLAMENTO (UE) 2021/2115 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 2 dicembre 2021, recante norme sul sostegno ai piani strategici che gli Stati membri devono redigere nell’ambito della politica agricola comune (piani strategici della PAC) e finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga i regolamenti (UE) n. 1305/2013 e (UE) n. 1307/2013, per quanto concerne gli interventi a favore del settore dell’apicoltura.” - il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha definito, dopo aver acquisito il parere unanime del Tavolo Apistico Nazionale, i requisiti di ammissibilità per la concessione dei contributi destinati all’acquisto di api di razza “Carnica”. L’area geografica di accesso alle risorse del Regolamento comunitario, finora estesa a tutti gli Apicoltori attivi nella regione del Veneto, è stata così delimitata a chi alleva api solo sul territorio della provincia di Belluno (in quanto unica zona di confine nazionale con un altro Paese, l’Austria, in cui viene allevata in purezza l’ape della sottospecie “Carnica”). Tale decisione ha modificato i provvedimenti attuativi del precedente Regolamento UE n. 1308/2013 che, per oltre quindici anni, avevano riconosciuto l’ammissibilità all’acquisto di api di razza “Carnica” - su tutto il territorio del Nord-Est - equiparandola alle due sottospecie presenti sul territorio nazionale (come stabilito dalla legge n. 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura), ovvero l’intera Penisola per l’ape

“Ligustica” e la sola regione Sicilia per la “Sicula”.

Lo spirito della recente disposizione sta facendo tuttavia emergere l’assurda conseguenza che gli Apicoltori della regione del Veneto, e in particolare quelli delle province di Treviso e Vicenza, che intendono continuare ad allevare l’ape più adatta ai propri territori, si vedano ora costretti a rinunciare ai contributi previsti dal Reg. UE 2021/2115. Sta inoltre emergendo un flusso commerciale orientato ad acquistare, giocoforza, api provenienti da regioni confinanti e tale situazione si ripercuote negativamente sulle attività di rilevanza economica di una parte consisten- te dell’apicoltura veneta ad orientamento imprenditoriale. Appare pertanto opportuna la riconsiderazione del provvedimento adottato dal MASAF, affinché torni ad essere prevista la possibilità d’acquisto di api di razza “Carnica”, allevate e commercializzate esclusivamente sul territorio del Veneto.

Ciò anche in considerazione delle specificità e unicità della genetica delle api nell’areale del Nord-Est, prendendo atto della realtà attuale e di come essa sia il frutto di una ormai secolare evoluzione delle popolazioni apistiche di tale territorio, soprattutto nelle province di Belluno, Treviso e Vicenza.

Va infatti chiarito, a supporto di quanto sopra anticipato, che:

• l’apicoltura si distingue da tutte le altre attività zootecniche per l’impossibilità di controllare la fecondazione dei capi allevati; attività e progetti di miglioramento apistico sono quindi profondamente influenzati e condizionati dalla genetica dei ceppi di api presenti nel territorio;

• in gran parte del territorio del Veneto e particolarmente nelle citate province di Belluno, Treviso e Vicenza, si sono evoluti l’incrocio e la prevalenza dei caratteri distintivi delle varie “razze” presenti: “Ligustica” e “Carnica”;

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

• a proposito di “Carnica” gli esperti del settore ritengono che i caratteri di questa sottospecie (colore, predisposizione alla sciamatura, ciclo di deposizione, adeguata quantità di scorte per il periodo freddo in zone del Nord Italia), presente da secoli e certamente già all’epoca della dominazione austro-ungarica in provincia di Belluno e Treviso fino all’altopiano di Asiago in provincia di Vicenza, continuano ad esse- re allevati e apprezzati in questi territori dove la “Carnica” risulta ormai “naturalizzata”;

Un corso di formazione in apicoltura. Le attività dimostrative vengono svolte con ceppi di ape “Carnica” naturalizzata in Veneto: la mansuetudine di questi alveari, l’inutilità dei dispositivi di protezione individuale e l’adattabilità alle condizioni climatiche locali, sono i caratteri che gli apicoltori di questo territorio prediligono e vogliono preservare.

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• vista tale diffusione di api di ceppo “Carnica” in Veneto (come risulta dai censimenti in BDN (Banca dati dell’Anagrafe Apistica Nazionale), riteniamo doveroso farci parte diligente affinché tale situazione venga portata all’attenzione degli organi competenti, con particolare riferimento al Ministero dell’Agricoltura, al CREA-AA, alla CTC (Commissione Tecnica Centrale dell’Albo Allevatori di Api Italiane) e alla Regione del Veneto per le deliberazioni conseguenti il recepimento dei dati sopra citati che rispecchiano la realtà e l’attualità del comparto apistico regionale.

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