Apitalia 4-5/2021

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVI • n. 4-5 • Aprile-Maggio 2021 •- 713 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

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EDITORIALE

PRIMAVERA GLACIALE

CON LE AVVERSITÀ CLIMATICHE RISCHIO COLLASSO IN APICOLTURA di Raffaele Cirone

SERVE UN INTERVENTO CONCRETO: INDENNIZZARE LE MANCATE PRODUZIONI

A

parlare con gli Apicoltori e con le loro Associazioni, come pure a leggere le cronache dei mezzi di comunicazione locale e nazionale, è emerso un quadro a dir poco disastroso sull’andamento produttivo di questa primavera 2021. Pur confidando in una estate di recupero, la maggior parte delle grandi realtà aziendali considera ormai persa la stagione. A conti fatti, sarebbero venute a mancare 10mila tonnellate di miele: la metà della nostra capacità produttiva. Un’altra annata da cancellare, che sta mettendo a dura prova la capacità di sopportazione degli Apicoltori e che comprime in modo sostanziale il bilancio di coloro che nel nostro Paese dichiarano di svolgere un’attività di produzione per commercializzazione: circa 19mila realtà sulle 63.408 censite (BDN dell’Anagrafe Apistica al 31.12.2020). Gli altri comparti produttivi dell’agricoltura, in situazioni come questa, hanno accesso a strumenti di compensazione delle mancate produzioni, a cominciare da un fondo di solidarietà nazionale. L’Apicoltura, che pure avrebbe diritto a tali indennizzi, finora non ha mai ricevuto alcunché. Su questo delicato passaggio abbiamo richiamato con forza l’attenzione del Governo e del Parlamento affinché nel decreto “Sostegni bis”, sia prevista la possibilità di ristoro agli apicoltori che hanno perduto la produzione a causa di avversi eventi atmosferici. Non sono mancate rassicurazioni, promesse e formali manifestazioni d’impegno ad affrontare la questione. Ormai ci aspettiamo tutti, però, un intervento concreto da parte del Legislatore: gli Apicoltori non hanno mai avuto aiuti per le calamità, adesso meritano attenzione anche loro. Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 713 | 4-5/2021| gli articoli 5 EDITORIALE Primavera glaciale

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Raffaele Cirone

8 PRIMO PIANO Giornata Mondiale dell’Ape

Nostro Servizio

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Valutare il futuro

Alberto Guernier

15 AGENDA LAVORI. NORD Il tempo dell’azione

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST Se il miele è gran fatica

Giacomo Perretta

22 AGENDA LAVORI. CENTRO Sempre pronti all’intensità produttiva

Matteo Giusti

25 AGENDA LAVORI. SUD

28

Apicoltori in trincea

Santo Panzera

30 AGENDA LAVORI. ISOLE L’apicoltore e l’alveare

Vincenzo Stampa

46 RICERCA Apicoltura e fonti di informazione

52 CULTURA L’altruismo dello sciame

Franco Mutinelli,

Anna Pinto, Luciana Barzon

Angelo Camerini e Stefano Lariccia

54 FLORA APISTICA

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I pollini di emergenza

Giancarlo Ricciardelli D’Albore SPECIALE

31 Tossicità delle sostanze attive


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Un vuoto incolmabile: nei fiori, nei favi, nei melari e nei magazzini c’è sempre meno miele. Sta diventando un alimento tra i più preziosi e difficili da produrre. Quella del 2021 è stata la primavera più fredda di sempre: perdiamo 10mila tonnellate di prodotto. Sarà un’annata tra le peggiori nell’epoca della moderna apicoltura. Una corolla bella e impossibile. (foto Mondoapi.it)

abbonamenti: quanto costano

hanno collaborato a questo numero

1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: varia per area geografica, richiedere preventivo

Alberto Contessi, Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Franco Mutinelli, Anna Pinto, Luciana Barzon, Angelo Camerini, Stefano Lariccia, Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Fabrizio Piacentini, Patrizia Milione, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

azzurro

bianco

giallo

rosso

verde

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)

i nostri VALORI “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

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PRIMO PIANO

GIORNATA MON

Le celebrazioni del 2021 si sono svolte per la seconda volta, a causa della pandem

l’Organizzazione mondiale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione e in collaborazione

Sempre di alto livello il tavolo delle Autorità intervenute, in rappresentanza delle Is

Il tema della Giornata mondiale delle api di quest’anno è stato “Bee Engaged - Build

L’evento è stato aperto ufficialmente dal Direttore Generale

e tutti gli altri impollinatori svolgono nella fornitura di servizi eco

“Le api mellifere giocano un ruolo fondamentale per l’impollinazione dei nostri agroecosistemi”. Così il Direttore Generale della FAO, il cinese Qu Dongyu, ha aperto i lavori della IV Giornata Mondiale delle Api.

Il saluto di Jože Podgoršek, Ministro dell’Agricoltura della Slovenia, promotore della Giornata mondiale e sponsor dell’evento 2021 organizzato in collaborazione con la FAO.

Api sentinelle dei Carabinieri, un’iniziativa ricordata nella Giornata mondiale delle api. Uno degli apiari urbani della Rete ApinCittà, installato sul tetto del CUFAA - Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma.

‘’L’ape è custode della biodiversità, simbolo di comunità. Potremmo definirla punto fermo che sta guidando le scelte e la visione di sviluppo dell’agricoltura del futuro’’. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli.

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NDIALE DELL’APE

mia da Covid-19, su una piattaforma virtuale appositamente predisposta dalla FAO,

e con Apimondia, la Federazione Internazionale delle Associazioni degli Apicoltori.

stituzioni, della ricerca e delle Organizzazioni apistiche operanti in tutti i continenti.

d Back Better for Bees”, “Sii impegnato - Ricostruisci un ambiente migliore per le api”.

e della FAO che ha sottolineato l’importante ruolo che le api

osistemici, sicurezza alimentare, nutrizione e mezzi di sussistenza.

L’intervento di Julia Klöckner, Ministro del Cibo e dell’Agricoltura della Repubblica Federale Tedesca. La Germania ha un’attenzione particolare per gli insetti utili e ha adottato un intervento legislativo per la protezione degli impollinatori.

Lo statunitense Jeff Pettis è il presidente internazionale di Apimondia. Il ruolo della ricerca scientifica è di fondamentale importanza nel garantire efficaci azioni di tutela e salvaguardia delle api mellifere e degli insetti impollinatori.

“Ringrazio tutti gli Apicoltori perché senza di loro non avremmo un elevato numero di api sul territorio nazionale e il nostro ambiente non sarebbe salvaguardato”. Così Gian Marco Centinaio, Sottosegretario all’Agricoltura, con Delega all’Apicoltura.

La Senatrice Paola Taverna, Vice Presidente del Senato, in visita alla Sede dei Carabinieri Forestali di Roma. Qui insieme al nuovo Comandante, Generale di Divisione Antonio Pietro Marzo, e al Presidente FAI Raffaele Cirone.

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GIORNATA MONDIALE DELLE API Siamo alla quarta edizione di una celebrazione che ormai si è fortemente radicata nella gran parte delle Istituzioni e dei più disparati ambiti della società, della cultura, dell’economia e della politica. L’ape è diventato un simbolo globale della sostenibilità e della biodiversità: una simpatia generalizzata e ormai consolidata anche presso l’opinione pubblica. L’evento organizzato dalla FAO ha visto la partecipazione di una folta rappresentanza del mondo apistico internazionale: per il nostro Paese hanno preso parte ai lavori il Presidente Raffaele CIRONE e il Consigliere Giuseppe MONGELLI che hanno portato i saluti della FAI-Federazione Apicoltori Italiani.

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

VALUTARE I RISULTATI

CIRCOLO VIZIOSO DI CRESCENTI DIFFICOLTÀ E IBRIDAZIONI DANNOSE QUANTO IL CLIMA di Alberto Guernier

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una famiglia “sana di mente” non si ridurrebbe mai così tanto senza scorte! Il miele, soprattutto quello primaverile, è merce sempre più rara, succede infatti sempre più spesso che il nettare di tarassaco e di ciliegio, venga bottinato ed utilizzato dalla colonia nei frequenti successivi ritorni di freddo; questo in parte perché arrivata “tirata”, cioè senza scorte alle prime fioriture. Poi dicevamo, arriva l’acacia, poca, come quasi sempre, ed anche qui, l’apicoltore mette in atto tutte le tecniche che conosce per far portare a melario più nettare possibile...

L’APICOLTURA DI QUESTO TEMPO RICHIEDE IMPEGNO E VALORI ETICI

Foto Francesco Oliverio

e abbiamo lavorato bene, andamento climatico permettendo, qualche risultato sicuramente lo abbiamo portato a casa, la levata dei primi melari, per molti andrà a sovrapporre il lavoro in apiario con quello in laboratorio; del resto si sa: al nord ormai la forbice temporale della produzione apistica in campo, dura veramente poco! Le primavere conservano ancora troppo spesso strascichi di freddo e spesso anche di gelo; le minime notturne possono ancora arrivare a scendere ben oltre sotto lo zero; solo qualche notte certo, ma sufficiente per compromettere gran parte delle fioriture primaverili. Il caldo di Maggio, poi, arriva prorompente e il mese come abbiamo visto è sempre più falcidiato da lunghe piogge. Nonostante questo, le api vanno a fare “il miracolo” trovano l’insperato e si guadagnano una pacca sulla spalla... ed un po’ di miele negli spazi concessi dalla covata. E sì, perché con le gestioni dei nidi sempre più strette, con selezioni di api, sempre più spinte sulla covata, oppure, ibridazioni sempre più marcate, quello che spesso ne risulta sono scenari inverosimili;


Si evince chiaramente, che andando avanti di questo passo ci si ritroverà costretti tra qualche mese a dover far fare le scorte con lo sciroppo... Al di là della questione etica di un tale comportamento, personalmente dubito che questo circolo vizioso alla lunga ripaghi delle nostre intenzioni. Alle api il miele serve per vivere sane. Belle parole certo, ma come possiamo, almeno in parte ovviare ad un fenomeno che tutto sommato può anche, in parte involontariamente, esserci sfuggito di mano? Perché è sicuramente vero, che possiamo ritrovarci involontariamente con regine che depongono come

matte nel vero senso della parola e non scortano praticamente niente! Intanto, con la selezione; cerchiamola, questa famosa: “via di mezzo”; colorazione e sottospecie certificate a parte (che non sono valutazioni alla portata di tutti), valutiamo adesso anche se vogliamo a grandi linee, quello che è il comportamento delle nostre regine; se non vanno bene vanno sostituite. Va bene ripartire con brio, ma non teniamoci regine che non rispettano la corona di miele e polline; la Ligustica, depone “a mezzaluna”, lascia tutta la parte sovrastante la covata, libera per le scorte che serviranno, sia all’allevamento della covata nell’immediato, sia alle necessità invernali del glomere; altre

sottospecie, possono presentare covate molto rotondeggianti con scorte più spostate verso la parte posteriore, ma pur sempre cospicue e sufficienti. Da queste valutazioni si può anche dissentire con ragione, in altre zone d’Italia, dove le possibilità di immagazzinamento del miele (flora di interesse apistico) e le temperature stagionali sono diverse. Quindi quando si visita il nido sull’acacia o appena dopo, i favi devono contenere anche miele. Se dovessimo trovarci nella condizione di avere i favi interamente covati, possiamo agire in due modi, questo per cercare di porre rimedio nell’immediato: • se vi è ancora la possibilità, si può

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST semplicemente allargare la famiglia con almeno un favo, costruito o da costruire; • oppure, togliere un favo di covata e mettere un favo costruito, se lo abbiamo; in alternativa (se ancora ben presente il flusso nettarifero dell’acacia) un foglio cereo; questo va fatto quando visitando si trova il primo melario quasi pieno o pieno. Poi abbiamo ancora una possibilità: personalmente quando mi accorgo che una famiglia ha perso il proprio equilibrio, tra scorte e covata, tolgo il diaframma e aggiungo un ulteriore favo vuoto o come detto prima in alternativa favo con foglio cereo. Questa ultima pratica, nasce dalla

considerazione, che un tempo si usavano arnie più grandi, e, seppur vero che erano tempi diversi, per la regina, era molto più difficile covare tutto, ed alcuni apicoltori, anche in quella situazione, all’apice dello sviluppo, levavano il diaframma e via con le famiglie su dodici! Per i principianti, il diaframma è anche quello strumento che consente di estrarre i favi senza rischiare, (rischio più teorico che pratico) di schiacciare api e regine; ma con un po’ di pratica e pazienza, tenendo le arnie sempre pulite da ponti di cera, si possono tranquillamente estrarre i favi senza incorrere in problemi di sorta. Se si vuole ci si può aiutare con un attrezzo molto utile: la pinza per

estrarre i favi. Unico accorgimento è quello di munirsi di un portasciami, da tenere vicino per riporre il favo estratto senza lasciarlo alla mercè delle eventuali saccheggiatrici durante le visite. Allorquando andremo ad asportare la covata, oppure a costituire una nuova famiglia, avremo favi più pesanti di scorte e, ci sarà un favo in più da prelevare, con covata miele e polline; non credo sia poco! Avremo perso del prodotto? Ognuno di noi, se vorrà fare una prova, sempre su pochi alveari, come è giusto che sia quando si sperimentano nuove tecniche, potrà darsi una risposta. Alberto Guernier

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AGENDA LAVORI. NORD

IL TEMPO DELL’AZIONE

MASSIMA CAUTELA NEL PASSAGGIO DI FAVI TRA UNA FAMIGLIA E L’ALTRA di Maurizio Ghezzi

EVITARE SEMPRE OGNI RISCHIO DI PROPAGAZIONE

garantire un formidabile sviluppo della colonia: se tutto andrà bene ci regaleranno inizialmente un buon raccolto di miele, mentre provvederanno, sul finire della stagione, a realizzare un ottimo stoccaggio di provviste necessario affinché la colonia possa superare il lungo e freddo periodo invernale in tutta tranquillità. Le visite in questa stagione ci permettono di individuare le famiglie più forti e non esitiamo, in caso di

Foto Giancarlo Martire

DELLE MALATTIE

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i lasciamo alle spalle il tempo dell’osservazione ed entriamo nel momento dell’azione. Siamo, in effetti, in un periodo cardine e la nostra attività in questo momento particolare sarà in grado di influenzare, nel bene e nel male, tutto il prosieguo della stagione apistica. Le api che hanno condotto alla primavera le nostre famiglie sono state progressivamente sostituite da nuovi individui in grado di

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Foto Milenka Lorenzini

AGENDA LAVO RI. NORD buon tempo, ad aggiungere nuovi telai per riportare il nido alla sua giusta dimensione. Alcune famiglie potrebbero presentarsi più deboli rispetto alle altre in questo caso, dopo aver escluso possibili patologie, si può eseguire un pareggiamento delle colonie prelevando telai di covata dalle più forti per andare a inserirli nelle più deboli. Personalmente sono abbastanza contrario all’impiego di questa metodica che ci espone al rischio di diffondere patologie e che, in diversi casi, non ottiene l’effetto desiderato poiché la famiglia debole potrebbe rimanere tale mentre quella forte rischierebbe di subire uno squilibrio a seguito del prelievo della covata con compromissione del suo regolare sviluppo. Nelle famiglie più deboli, dopo aver escluso la presenza di patologie, è bene controllare la regina, spesso la vera responsabile di questa situazione e provvedere successivamente a una sua eventuale sostituzione, stimolando poi la famiglia con sciroppo alla concentrazione del 50% (1 lt di acqua per 1 kg di zucchero). L’aggiunta di nuovi telai fa sì che le giovani api le cui ghiandole ceripare, in questo periodo, altro non chiedono se non che di essere messe in attività, lavoreranno per riuscire a costruirli nel più breve tempo possibile. I nuovi favi apporteranno all’alveare cera pura e fresca, non contaminata da germi e da eventuali sostanze chimiche, cera che rappresenterà un supporto ideale per lo sviluppo e la crescita delle giovani larve. Ricordiamo, inoltre, che più le api ceraiole saranno intente nel loro lavoro di 16 | Apitalia | 4-5/2021

costruzione più a lungo rimarrà sedata l’insorgenza della febbre sciamatoria. Una volta che la famiglia si disporrà su tutti i telai presenti nel nido sarà bene aggiungere il primo melario, allargare il volume dell’alveare con l’aggiunta di un melario può temporaneamente ritardare ancora di un po’ la comparsa dell’istinto sciamatorio. Prima di aggiungere un melario è opportuno valutare con attenzione le previsio-

ni meteo, un allargamento del nido fatto in prossimità del passaggio di una perturbazione foriera di freddo e brutto tempo comporterebbe un danno per la covata e per il successivo corretto sviluppo della famiglia. Saranno il tempo e l’esperienza a insegnarci come e quando allargare lo spazio del nido con l’aggiunta di un melario; nel dubbio però potremmo comunque interporre fra la camera di covata e il melario un


foglio di giornale, quest’ultimo impedisce una dispersione termica e saranno poi le stesse api che, mangiucchiando il giornale, creeranno il passaggio per salire a melario e grazie alla loro particolare sensibilità lo faranno quando sarà giunto il momento propizio. Se lo scorso autunno avevamo ridotto l’apertura della porticina di volo ora è giunto il momento di allargarla così che le bottinatrici possano entrare e uscire dall’alveare il più velocemente possibile e senza faticare più di tanto. Teniamo pulita la terra nei pressi degli alveari rimuovendo tutto ciò che potrebbe creare umidità all’interno del nido, sappiamo già bene come un alto tasso di umidità sia incompatibile

con un buono e sano sviluppo della famiglia. Il tarassaco, la colza, gli alberi da frutta, il prugnolo e il ciliegio sono tutte fioriture che si sovrappongono o si alternano fornendo un’abbondante riserva di polline e di nettare, con la quale le api inizieranno a regalarci un buon primo raccolto. Ricordiamoci di smielare subito a fine fioritura il miele di tarassaco e quello di colza, poiché cristallizzano molto velocemente. Un ritardo nel compiere questa operazione potrebbe farci correre il rischio di ritrovarci con un miele cristallizzato all’interno dei favi, cosa che ci renderà sicuramente molto laboriosa la sua estrazione. In questo periodo le bottinatri-

ci troveranno anche delle buone risorse mellifere sulle fioriture di tutte le piante ornamentali presenti all’interno di giardini sia pubblici sia privati e lungo i viali alberati delle città. Quest’ampia varietà di flusso pollinico e nettarifero oltre a foraggiare un’abbondante produzione mellifera permette anche alle nostre api di mantenersi in ottima salute. Forza dunque, si riparte: armiamoci di tuta e affumicatore e prepariamoci a nuove battaglie, scendiamo in apiario con la speranza che questa stagione si accompagni a belle giornate nonostante l’inizio ingrato al quale abbiamo finora assistito. Maurizio Ghezzi

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AGENDA LAVORI. NORD-EST

SE IL MIELE È GRAN FATICA

SFORZI SEMPRE CRESCENTI, ADATTARSI AL CAMBIAMENTO di Giacomo Perretta

ROTAZIONE COSTANTE DI CERA E FAVI

Foto Alessandro Tarquinio

DI QUALITÀ

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ovremmo essere in quella che, in tempi normali, si presenta come la fase più importante dell’anno, con ricche fioriture che stimolano le api e altri insetti all’affannoso processo di raccolta; se non fosse, quest’anno, che le perduranti avversità atmosferiche rischiano di compromettere l’intera campagna produttiva. È bene però tenere sempre presente che alla quantità di raccolta partecipano alcuni fattori, due tra i più importanti che sono la

concentrazione degli zuccheri e la conformazione del fiore. Fattori questi, differenti da ogni fiore in modo da differenziare o meglio selezionare gli insetti che andranno a raccoglierlo; aspetto probabilmente legato anche alla capacità di trasportare eventuale polline da un fiore all’altro e nella capacità degli insetti di succhiare la maggiore quantità di nettare il più velocemente possibile e pronti a fuggire ad eventuali predatori. L’ape riesce a portare nella sua ingluvie fino a 70 mg di nettare, per comodità di calcolo diciamo 50 mg: servono quindi 20 voli per sommare un grammo di nettare, 20.000 voli per un kg di nettare, che dovrà essere trasformato in miele. Tenuto conto che la percentuale di acqua di un miele maturo per la consumazione è pari al 20%, un’ape dovrà compiere oltre 30.000 voli per mettere insieme il suo bel chilogrammo di prodotto finito. Gli insetti, soprattutto le api, nel visitare i fiori operano involontariamente l’impollinazione. Vale la pena di ricordare cosa e come avviene. I peli che ricoprono il corpo delle api hanno la caratteristica di attrarre il polline, alcuni di questi peli sono “elettrostatici” e 4-5/2021 | Apitalia | 19


AGENDA LAVO RI. NORD-EST fitti, per questo attraggono e trattengono il polline raccogliendolo su tutto il corpo. L’ape volando successivamente su altri fiori, viene a contatto con gli stigmi sui quali lascia il polline, vale a dire i gameti maschili, i quali passano attraverso il pistillo all’ovario, fecondando il fiore. QUELLO CHE UNA VOLTA ERA IL TEMPO DELL’ACACIA Mettere i melari è un fatto che impegna all’osservazione: valutare la consistenza della famiglia e di conseguenza prendere una decisione non è cosa facile. Innumerevoli e diverse tecniche, infatti, suggerite da bravi apicoltori ci fanno sorgere molti dubbi. Ciascuno per decidere se e quando mettere i melari ha una sua particolare tecnica e tempistica: in funzione delle condizioni del clima, del tipo di conduzione, del flusso di nettare, del numero di alveari da preparare e della consistenza dell’alveare stesso. Insomma, ci troviamo dinanzi ad una notevole quantità di combinazioni. Ci sono apicoltori che mettono il melario anche con 7 telaini di api, ma dobbiamo ricordare l’ormai riconosciuto rapporto tra numero di api per kg di miele prodotto, per cui una famiglia di 60.000 api produrrà più di 2 famiglie di 30.000 api. Qualunque sia la vostra conduzione interponete tra il melario e il nido l’escludi-regina, esso vi faciliterà togliendovi da tribolazioni successive: un sacrificio nostro e delle nostre api che dunque vale sempre la pena di fare. 20 | Apitalia | 4-5/2021

PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA CERA DEI FAVI DEL MELARIO In questo periodo è molto facile far costruire cera alle api, quindi approfittiamone per sostituire anche i favi vecchi del nido e quelli dei melari. Se il flusso nettarifero è abbondante e la stagione propizia avremo la necessità di sostituire almeno un paio di telaini: ecco come è necessario comportarsi. Premesso che il telaino va sostituito per avere celle nuove, eliminando quei favi dove nelle celle sono state deposte più esuvie, restringendole, un metodo tradizionale per la sostituzione del favo, era quello di guardarlo controluce: se passava la luce il favo poteva considerarsi ancora buono. Oggi sappiamo che i favi debbono essere sempre chiari e sostituirne duetre all’anno è una buona pratica anche sotto il profilo sanitario. Ci sono diversi metodi per so-

stituire i favi, ne prenderemo in esame uno, quello che mi risulta applicato più spesso. Se il favo da sostituire contiene covata, la prima azione è quella di spostare, durante le visite di controllo, il telaino da sostituire all’ultimo posto, dopo il telaino contenente le scorte che generalmente è l’ultimo; in questo modo evitiamo che la regina continui la sua deposizione in quel favo. Poi, quando sarà nata la covata, toglieremo questo favo per eliminarlo e mettendo questa volta al penultimo posto un telaino con foglio cereo. Dopo un paio di giorni, si controlla che le cellette del foglio presentino un inizio di lavorazione, generalmente la parte anteriore è iniziata prima, allora sarà necessario girare il foglio cereo ed aspettare che anche la seconda facciata venga lavorata dalle api. Generalmente, il terzo quarto giorno si toglie il foglio ormai comple-


tamente costruito e si mette in mezzo alla covata, spostando tutti gli altri telaini. Alcuni apicoltori mettono subito il foglio cereo al centro della covata, ma il metodo più lungo della doppia posizione è preferibile perché meno invasivo. Una volta fatta quest’operazione la regina va a depositare le uova per completare il nido così diviso, a volte ancor prima che siano costruite tutte le cellette e questo semplice accorgimento eviterà anche di far depositare miele nel nuovo favo, cosa che accade quando viene lasciato a lato. Sembrano operazioni difficili ma sicuramente debbono diventare abituale pratica dell’alveare al fine di cambiare la cera, dare un ambiente più confortevole alle api e un pronto sfogo alle api ceraiole. Per la sostituzione dei favi del melario la cosa è molto più semplice. Nella cera ormai si sa gli inquinanti si “fissano” come in una spugna che assorbe (d’altra parte è un grasso) e i ricercatori ce lo ripetono spesso: nelle analisi fatte alla cera troviamo molti degli inqui-

nanti conosciuti e in percentuali sempre maggiori. L’unica soluzione sarebbe quella di utilizzare solo cera nuova, quindi di opercolo. La cera anche se sterilizzata, infatti, non toglie il problema dei metalli pesanti e di altri inquinanti; ecco perché sempre più spesso gli apicoltori forniscono alle ditte che lavorano la cera i propri opercoli per farsi costruire i fogli cerei. A questa necessità si può ovviare in questo modo: si inserisce nel telaino del melario solo un terzo del foglio cereo quindi una striscia di 4-5 cm di foglio cereo che permette di abbattere sicuramente il 60-70% d’inquinanti nel telaino da melario senza uno sforzo visibile delle api per la costruzione di questa parte di favo ed un miele di migliore qualità. Per verificare la predilezione dell’ape al foglio cereo intero o a un terzo, ho sperimentato durante il flusso nettarifero l’inserimento a lato del melario di un telaino completo di foglio cereo e un altro al centro con solo 1/3 di foglio cereo: il foglio al centro è stato co-

struito molto più velocemente di quello intero a lato. In seguito ho fatto il contrario, cioè inserire un foglio cereo intero al centro del melario e un 1/3 di foglio cereo a lato, constatando che veniva costruito prima sempre il foglio collocato in posizione centrale, in questo caso quello intero. Con questa semplice prova, si possono dimostrare almeno due cose: la prima è che le api prediligono la posizione alla quantità di cera fornita; la seconda e che per le api è “quasi” indifferente costruire tutto il favo o allungare solo le celle. Un’ultima annotazione a quest’esperienza: nel favo costruito partendo da 1/3 di foglio cereo, il peso del favo e minore e ciò non ha determinato alcun problema alle sollecitazioni date dalle normali pratiche di manipolazione dei melari o dalla smielatura. Il risultato è sicuramente un abbattimento considerevole degli inquinanti, il che favorisce la produzione di un miele di più alta qualità. Giacomo Perretta

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AGENDA LAVORI. CENTRO

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L’IGIENE DEI MATERIALI COSTITUISCE UN REQUISITO FONDAMENTALE di Matteo Giusti

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a tarda primavera e l’inizio estate è uno dei momenti più intensi per tutte le produzioni in centro Italia. Entra nel vivo la produzione del miele, ma anche del polline e della propoli, della pappa reale e delle regine. La produzione principale per quanto riguarda il miele è ovviamente l’acacia, che quest’anno però in molte parti risentirà dei danni dovuti alle gelate di metà aprile che hanno compromesso le piante in germogliamento, e quin-

di la fioritura, soprattutto in zone di pianura e di montagna. Ma oltre l’acacia è tempo di importanti fioriture come la sulla e, verso la metà di giugno, il castagno, oltre alle possibili produzioni di millefiori. Per i mieli monoflorali resta fondamentale il controllo dell’andamento delle fioriture valutando, soprattutto in collina e in montagna, anche i versanti e le zone che non sono direttamente visibili dall’apiario ma che sono nel raggio di volo delle api. In queste zone ci

SCORTA DI MELARI E TRAPPOLE PER POLLINE

Foto www.ildolomiti.it

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Foto Mario Ambrosino

può essere una scalarità di fioritura dovuta alla diversa esposizione e quindi al diversi microclima. Togliere i melari quando non si vedono più fiori dall’apiario potrebbe così far perdere alcuni giorni di fioritura sfruttabile dalle api. E’ quindi tempo di preparare i melari, ma anche le trappole da polline. Il cisto sulla costa fino a fine maggio e il castagno e il rovo in collina e in montagna saranno le fioriture pollinifere principali. Oltre a queste c’è anche il trifoglio che può dare interessati produzioni di polline sia dal punto di vista della quantità che della qualità organolettica, ma per questa fioritura bisogna vedere di zona in zona come vengono gestiti i campi coltivati con questa coltura foraggera. A seconda dei tagli e delle eventuali irrigazioni la fioritura del trifoglio potrebbe infatti essere più meno spostata nella stagione. Fondamentale comunque per una produzione di qualità del polline è la pulizia delle trappole, che deve essere fatta prima della

installazione, lavandole con acqua e disinfettanti come ipoclorito di sodio o altri disinfettanti specifici per le attrezzature apistiche e poi sciacquate e lasciate asciugare al sole. Un procedimento semplice ma che evita la contaminazione del polline da parte di muffe che si possono esser formate sulle trappole. Altro accorgimento fondamentale per una produzione di qualità del polline è quello di raccoglierlo

quotidianamente dalla trappole, o al limite ogni due giorni in caso di condizioni di bassa umidità e di presenza di venti asciutti, in modo da evitare di togliere polline troppo umido o addirittura già in fase di ammuffimento o di fermentazione, caso in cui l’unica cosa da fare è buttarlo via. Anche la propoli entra nel vivo in questo periodo, abbondando soprattutto sulle gemme dei pioppi

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AGENDA LAVORI. CENTRO picco di massimo sviluppo degli alveari. La produzione di sciami artificiali è compatibile anche con la produzione di miele e di polline, ma ovviamente bisogna stare molto attenti a non indebolire le famiglie asportando troppa covata o troppe api. Un quantitativo prudenziale potrebbe essere quello di un telaino di api e covata dalla famiglie più forti ogni due settimane. Ma la produzione di sciami artificiali può essere anche una alternativa o un ripiego in caso di mancata produzione. Una famiglia in salute ma che abbia prodotto molto poco o che non salga a melario può essere divisa in due sciami, magari sostituendo la regina vecchia. In questo modo anche quella famiglia

e dei salici, ma non solo. Collocare le reti da propoli o altri dispositivi di raccolta può essere un modo per realizzare una produzione in più. Un altro buon modo per raccogliere la propoli, soprattutto nelle zone dove la produzione è abbondante, è quello di raschiarla dai bordi dell’arnia e del coprifavo ogni volta che si visitano le api: la volta successiva se ne troverà altrettanta. Un metodo semplice che non necessita di nessun dispositivo particolare, ma solo di un recipiente per raccoglierla, meglio in vetro o in plastica alimentare. Questo periodo resta poi ottimo per la produzione di api, intesa come produzione di sciami e api regine, visti che siamo ancora nel

PRODUZIONE ARNIE

RISPETTO PER L’AMBIENTE

PRODUZIONE FOGLI CEREI FUSI

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avrà dato un contributo produttivo alla nostra attività. Questo periodo dell’anno resta poi uno dei momenti migliori per l’allevamento delle regine, anche per uso aziendale. L’allevamento delle celle può essere fatto anche negli sciami artificiali di nuova produzione, soprattutto se si vogliano allevare poche regine da usare in azienda. L’importante però è scegliere bene il sito di fecondazione perché il pericolo dei gruccioni rimane alto, soprattutto in certe zone. Inizia poi, o sta per iniziare, anche il grosso del lavoro in mieleria. È tempo di iniziare le pulizie delle attrezzature, e preparare tutto per le smielature, se non lo si è già fatto. Matteo Giusti


AGENDA LAVORI. SUD

APICOLTORI IN TRINCEA

UN ANDAMENTO NON PIÙ PREVEDIBILE DEL METEO CON L’AGGRAVANTE DEI FURTI di Santo Panzera

NON CI SONO PIÙ RICETTE MIRACOLOSE RICOMINCIAMO

Foto Francesco Oliverio

DALL’A B C DELLE API

S

iamo in piena primavera e, da buoni apicoltori, siamo totalmente trasportati ed immersi nell’atmosfera trepidante che accompagna le fioriture. In questi ultimi anni, però, l’atmosfera primaverile ha perso via via la magia di un tempo, basata su un’armoniosa e durevole relazione uomo-ape; abbiamo la piena percezione di come l’apicoltura sia diventata un’attività sempre più complessa e multifattoriale nella quale, accanto alla difficoltà di capire a fondo la situazione delle colonie per intervenire

tempestivamente e nel migliore dei modi, entrano in gioco, ahinoi sempre più pesantemente, fattori esterni, indipendenti dal nostro diligente, coscienzioso e saggio agire in apiario. Le bizzarrie meteo-climatiche, l’inquinamento, la grave compromissione degli equilibri ambientali rappresentano un triste bollettino di guerra che genera non poco sconforto in noi apicoltori, in quanto garanti di un futuro sostenibile che vede nell’ape non una pura e semplice raccoglitrice di nettare e dispensatrice di miele, ma un vero e proprio campanello d’allarme, in virtù del suo ruolo di sentinella ambientale e, contemporaneamente, un prezioso ed indispensabile fattore di produzione, in virtù della sua efficiente attività di impollinatore. È ormai un dato di fatto di estrema attualità: da apicoltori siamo sempre più “in trincea”; la distorsione, quando non vera e propria perversione, del rapporto uomo-ambiente ha come primo “fronte” sul quale proietta i suoi nefasti e deleteri effetti, proprio il rapporto che da millenni l’uomo ha intessuto con le api, in quanto esso è un sodalizio armonizzato totalmente con i cicli 4-5/2021 | Apitalia | 25


della natura, improntato sul rispetto rigoroso di precisi tempi biologici, in assenza di facili e rapide soluzioni chimiche o biotecnologiche. Anche quest’anno, in questo periodo, il nostro sguardo è stato rivolto, spesso con grande preoccupazione, alle previsioni meteo; gli improvvisi ritorni di freddo, dopo un inverno eccezionalmente mite, hanno provocato nel nostro Sud, una immediata regressione delle famiglie che, per proteggere ed alimentare la covata, a causa delle temperature inusualmente basse, hanno esaurito le scorte rischiando di andare in crisi alimentare; non sono poi mancati il vento insistente e le piogge improvvise, che hanno contribuito a rendere ancora più fosco il quadro produttivo di questo inizio primavera, con la completa compromissione dei raccolti di inizio stagione. Come se tutto ciò non bastasse, uno stato d’animo di ulteriore preoccupazione e sfiducia è legato ai furti di alveari perpetrati ai danni di alcuni soci di FAI-Calabria. Ma, da buoni apicoltori, siamo degli inguaribili ottimisti proiettati verso il futuro, in quanto le api e la natura sanno offrire sempre varie opportunità per recuperare, rappresentate da altri raccolti, dalla formazione di sciami artificiali, dalla produzione di pappa reale o polline. Le operazioni da effettuare in apiario in piena primavera riguardano gli interventi per riparare, rimediare o contenere i danni provocati dalle sciamature e rimettere ordine negli sciami di nuova formazione. Tra tali operazioni figura l’individuazione degli alveari che sono andati incontro a sciamatura; questi 26 | Apitalia | 4-5/2021

alveari esternamente, dall’osservazione dell’attività delle bottinatrici sul predellino, risultano più pigri, mentre internamente sollevando il coprifavo, nel melario, se presente, si noterà l’assenza di api al suo interno e, sollevando i telaini del nido risulterà evidente la scarsità di api sui favi rispetto alle famiglie normali e la presenza di celle reali mature o addirittura sfarfallate. Per evitare che dalla famiglia si originino altri sciami secondari, sarà bene eliminare tutte le celle reali tranne una, qualora siano presenti solo celle reali opercolate, ponendo particolare attenzione che il coperchietto di cera della cella non sia stato sollevato e poi accostato, tanto da sembrare intatto; mentre invece, in presenza di celle reali sfarfallate, bisognerà eliminare tutte le celle reali presenti, in quanto vi sarà già in giro una giovane vergine. L’alveare verrà poi controllato trascorsi 15 giorni, per verificare l’avvenuta fecondazione della nuova regina, testimoniata dalla presenza di uova e covata fresca, in caso contrario sarà opportuno procurarsi una regina feconda da inserire con l’apposita gabbietta, evitando così che

Foto Marco Moretti

AGENDA LAVORI. SUD

la famiglia si indebolisca troppo. L’ape regina, quando sfarfalla, apre la propria celletta recidendo la parte inferiore come un apriscatole, per cui la celletta risulta recisa di netto e spesso l’estremità inferiore risulta ancora ancorata con un piccolo peduncolo; qualora, al contrario, le api operaie decidessero di eliminare le future regine ancora all’interno delle celle reali, esse rosicchierebbero lateralmente le cellette, allo scopo di poter sopprimere le pupe di regina mediante il loro pungiglione; in tal caso le celle reali risulterebbero integre verso la base ma aperte lateralmente. Questo quadro sta ad indicare che la sciamatura è in una fase avanzata in quanto è avvenuto lo sfarfallamento delle prime regine, mentre le api operaie hanno provveduto ad eliminare il surplus di celle. Nel caso in cui le cellette evidenziassero sia l’apertura inferiore regolare che la parziale rosicchiatura laterale, tutto ciò starebbe ad indicare la regolare nascita della regina e l’inizio dello smantellamento della cella reale da parte delle operaie, a sciamatura avvenuta. Altri casi nei quali in questo periodo possiamo imbatterci nelle


nostre ispezioni in apiario, che rimigliola, senza lasciarsi inganfeconda. Le operaie fucaiole chiedono una rapida risoluzione, acquisiscono la capacità di denare dalla presenza di qualche per portare a regime l’apiario stesporre in assenza del feromone cella allungata di forma tuboso, comprendono: reale e, non essendo fecondate, lare che potrà contenere pappa • famiglia senza covata nella quale depongono uova maschili, delireale, ma sarà priva di larva; neando una covata a fuco disornon vediamo la regina; se essa • famigliole con covata solo madinata, con la possibile presenza è attiva nella raccolta di polline schile per presenza di regina fudi celle reali “abortite”; caiola o operaie fucaiole; la reed il polline stivato nei favi apgina fucaiola depone solo uova • la covata di api fucaiole è ben pare fresco ed opaco e non lunon fecondate per cui non è in distinguibile dal fatto che esse cido, molto probabilmente predepongono più uova nella stessenta una regina vergine uscita grado di garantire l’indispensasa cella e, non avendo un addobile ricambio di api operaie; biin volo di fecondazione oppure me di lunghezza adeguata, le tanto irrequieta da sfuggire alla sogna intervenire al più presto depongono sulle pareti e non eliminando la regina prima di nostra vista; la risposta a tale sul fondo, a differenza della reprocedere ad una riunione andilemma può essere ottenuta gina fucaiola. che perché, una vasta covata a inserendo un telaino di covafuco determina un incremento Infine una cosa è certa: in apita giovane; se dopo un paio di del numero di varroe che at- coltura non dobbiamo rincorrere giorni vengono edificate celle traverso il saccheggio possono ricette miracolose, ma dobbiamo reali, significa che il nucleo è infestare apiari vicini, poiché cercare con umiltà di ritornare orfano; una varroa feconda parassitiz- all’A B C, al suo alfabeto origi• famigliole con regine presenti zando una cella da operaia ge- nario per comporre parole nuove, ma ancora infeconde; se sono nera una varroa feconda ed una nella piena consapevolezza che trascorsi quindici giorni dalnon feconda, mentre parassitiz- l’apicoltura è nello stesso tempo lo sfarfallamento, difficilmente zando una cella da fuco, a causa risorsa economica, servizio ecolosaranno in grado di compiere della più lunga opercolazione gico e stile di vita. un buon volo di fecondazione, di quest’ultima, genera da 2 a per cui sarà meglio eliminarle e Santo Panzera 3 varroe feconde ed una non procedere alla riunione della fa-

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AGENDA LAVORI. ISOLE

L’APICOLTORE E L’ALVEARE

QUANDO GLI INTERVENTI INTERFERISCONO CON BIOLOGIA E SVILUPPO DELLE COLONIE di Vincenzo Stampa

C

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di covata opercolata, cioè un supplemento di popolazione a breve termine, agli alveari che hanno bisogno di essere sostenuti. Che succede all’alveare a cui è stata sottratta la covata opercolata? Supponiamo per semplicità che sia stato trasferito un favo di covata completo, come si suol dire “da legno a legno”, questa covata quando sarebbe nata nell’alveare donatore? I parametri di valutazione sono:

SOSPENDERE I PAREGGIAMENTI UN MESE PRIMA DELLA FIORITURA

Foto 1 - Apiario in primavera al primo raccolto, notare l’effetto del pareggiamento.

Foto Vincenzo Stampa

ontrariamente a quanto qualcuno può pensare, il rapporto apicoltore-alveare risulta, dal punto di vista dell’alveare, spesso conflittuale. In effetti tutte le azioni svolte dall’apicoltore, durante la conduzione, hanno l’effetto immediato di interferire con l’equilibrio termico e/o biologico dell’alveare; a questa interferenza l’alveare reagisce in modo da ripristinare le condizioni ambientali più adatte alla vita della colonia, compatibilmente con le modifiche sopravvenute. Ci sono, però, delle operazioni alle quali l’alveare non può immediatamente porre rimedio e che hanno un effetto prolungato sulla sua efficienza. Durante la fase di sviluppo dell’alveare e in preparazione della prima produzione dell’anno è prassi corrente il pareggiamento degli alveari dello stesso apiario, mediante spostamento di favi di covata dagli alveari più sviluppati a quelli meno popolosi: il vantaggio per l’apicoltore è quello di poter gestire un apiario omogeneo a cui fornire successivi interventi programmati e standardizzati. Affinché l’operazione sia vantaggiosa è giocoforza trasferire favi



AGENDA LAVORI. ISOLE

Foto 2 - Nello scorso mese di giugno gli alveari hanno mantenuto la stessa forza produttiva, infatti tutti richiedono il secondo melario.

1) una regina impiega mediamente tre giorni per deporre in tutte le celle di un favo; 2) la covata viene opercolata a partire dal nono giorno dalla deposizione, 3) la covata sfarfalla al ventunesimo giorno dopo la deposizione, 4) le api diventano bottinatrici dopo ventuno giorni dalla nascita. Le api della covata opercolata asportata sarebbero nate in un intervallo di tempo tra i nove e i dodici giorni dalla data della sottrazione e sarebbero diventate bottinatrici dopo altri ventuno giorni cioè tra i 30 e i 33 giorni successivi all’asportazione. Quindi, nell’alveare che ha donato il favo di covata opercolata, si avrà un calo di bottinatrici, pari a circa ottomila api, all’incirca trenta giorni dopo la sottrazione della covata; contemporaneamente, nell’alveare ricevente si avrà un pari incremento di api di casa dopo circa dodici giorni dall’aggiunta del favo opercolato e di api bottinatrici dopo circa 33 giorni. Il risultato è che abbiamo avvicinato la quota di bottinatrici tra gli 30 | Apitalia | 4-5/2021

alveari (Foto 1). Attenzione, però! La superficie di covata opercolata da trasferire deve essere calibrata sulla popolazione dell’alveare che la deve ricevere, anche se questo potrà comportare più di un intervento. PERCHÉ È CONVENIENTE IL PAREGGIAMENTO? Ripeschiamo una vecchia regola che riguarda il comportamento spontaneo degli alveari - se osserviamo un apiario condotto senza interferenze nello sviluppo degli alveari che lo compongono questi, in una classifica di efficienza, si disporranno per un terzo molto efficienti, per un terzo di scarsa efficienza e per il rimanente terzo in un valore medio – e consideriamo che è chiaro, a parità di condizioni esterne e nelle stesse situazioni sanitarie, che l’efficienza è legata all’età della regina. Però, a prescindere dalle cause, resta il fatto che un apiario del genere è molto problematico nella gestione, infatti l’apicoltore durante la stessa visita, per rispondere alle esigenze di ogni singolo alveare, sarebbe costretto a portarsi dietro

un assortimento di materiali tale da potere eseguire una molteplicità di interventi diversi. Quando è conveniente fare questo tipo di intervento e per quanto tempo? Anche se teniamo presente che l’obiettivo del pareggiamento è la standardizzazione delle operazioni di campo e che, normalmente, non tutti gli alveari dell’apiario necessitano di un aiuto del genere, è buona regola sospendere le operazioni di pareggiamento da trenta a quaranta giorni prima della data prevista della prima fioritura produttiva, curiosamente questa tempistica coincide con quella della nutrizione per stimolare la deposizione allo scopo di giungere alla fioritura con il maggior numero possibile di bottinatrici. Raggiunto il massimo livello di deposizione e quindi di popolazione infatti, perdurando il raccolto, gli alveari mantengono la loro popolosità (Foto 2) come possiamo vedere nel caso di un apiario transumato a Favignana (TP) nello scorso mese di giugno per il raccolto sul timo. Vincenzo Stampa


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RICERCA

APICOLTURA E FONTI DI INFORMAZIONE

I PRIMI DATI DEL SONDAGGIO DEL GRUPPO DI RICERCA INTERNAZIONALE COLOSS B-RAP di Franco Mutinelli, Anna Pinto, Luciana Barzon

L’UTILITÀ DI UN’INDAGINE SU SCALA GLOBALE

N

ella seconda metà del 2020 è stato predisposto e realizzato dall’Associazione Coloss (www.coloss.org), e in particolare dalla Task Force B-RAP (Bridging-Research and Practice, che mira a creare un collegamento fra ricerca e apicoltura pratica), il sondaggio COLOSS - Origine delle informazioni.

Scopo di questo sondaggio è analizzare come ricercatori e consulenti possano supportare al meglio l’attività dell’apicoltore. Per fare ciò, attraverso il questionario che è stato disponibile online https:// www.izsvenezie.it/sondaggio-coloss-brap-2020/ dall’11 giugno al 15 novembre 2020, sono state poste agli apicoltori diverse domande, fra le quali, come ha iniziato

Figura 1 - Partecipazione dei vari stati al questionario B-RAP. NA = nessuna risposta.

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RICERCA Nella tabella sono indicati il numero di colonie dichiarate per tipo di apicoltura (N = 11.351). Tipo di apicoltura

M

SD

SE

Mediana

Min

Max

N

NA

Hobbistica

13,3

22,9

0,25

8

0

700

8.268

95

Part-time

57,4

66,7

1,53

40

0

1.350

1.890

79

A tempo pieno

301,3

527,8

18,05

180

0

8.620

855

31

NA

57,19

128,79

16,36

23.5

0

1.350

62

71

Totale

43,3

169,00

1,6

11

0

8.620

11.075

276

NA = nessuna risposta, M = media, SD = deviazione standard, SE = errore standard, Min = minimo, Max = massimo, N = dimensione del campione.

Figura 2 - Fonti di informazione per tutti i continenti.

Figura 3 - Fonti di informazione per l’Asia.

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l’attività di apicoltura? Quale formazione apistica possiede? Con quali reti apistiche è collegato? Come ottiene le informazioni? Che tipo di addestramento vorrebbe? Quali sono le maggiori sfide che deve affrontare come apicoltore? E su cosa pensa ci si dovrebbe concentrare in futuro? Riportiamo in sintesi i primi dati disponibili a seguito dell’analisi ed elaborazione delle risposte e si rimanda ad un successivo articolo per i risultati completi del questionario. NUMERO DI RISPOSTE E ORIGINE DELLE RISPOSTE Il set di dati totale è composto da 11.351 rispondenti. 9.730 dall’Europa, 780 dall’Asia, 400 dal Nord America, 232 dall’America Latina, 28 dall’Africa e 16 dall’Australia e Oceania fra quanti hanno fornito l’indicazione del proprio stato di origine, per un totale di 11.186. Abbiamo ricevuto risposte da 99 stati (Figura 1). Tuttavia, da molti stati solo poche persone hanno risposto. Pertanto, abbiamo meno di 5 rispondenti da 52 paesi, tra 5 e 49 rispondenti da 16 paesi e


oltre 50 rispondenti da 31 paesi. La rappresentanza dei diversi continenti è molto variabile nel set di dati. Le risposte provengono di gran lunga principalmente dai paesi europei (87,0% di tutte le risposte), che sono stati anche i principali promotori del questionario, seguiti da Asia (7,0%), Nord America (3,6%) e America Latina (2,1%). L’Africa e l’Australia e Oceania sono entrambe rappresentate da meno dell’1% dei rispondenti. Questi due continenti saranno quindi esclusi dall’ulteriore analisi dei dati per Figura 4 - Fonti di informazione per l’America Latina. continente in quanto i dati sono apicoltura, scegliendo tra le cateinsufficienti. Questa situazione è TIPOLOGIA DI APICOLTORE presentata nella mappa del mon- Abbiamo chiesto agli apicoltori di gorie “apicoltura hobbistica”, “apicaratterizzare la loro tipologia di coltura part-time” e “apicoltura do (Figura 1).

039.2873401 4-5/2021 | Apitalia | 49


RICERCA a tempo pieno”. Sugli 11.351 rispondenti, la maggior parte degli apicoltori si caratterizzava come “apicoltori hobbisti” (73,7%), seguita da “apicoltori part-time” (17,3%) e “apicoltori a tempo pieno” (7,8%). 133 partecipanti non hanno risposto a questa domanda. È interessante notare che questa categorizzazione si adatta all’Europa e al Nord America, ma non agli altri continenti. Tra i partecipanti asiatici, la maggior parte erano apicoltori a tempo pieno (38,6%), seguiti da apicoltori part-time (36,5%) e apicoltori hobbisti (24,9%). Dei partecipanti latinoamericani, la maggior parte erano apicoltori part-time (44,8%), seguiti da apicoltori a tempo pieno (37,0%) e apicoltori hobbisti (18,3%). RISPONDENTI AL QUESTIONARIO DALL’ITALIA Per quanto riguarda l’Italia dei 177 rispondenti, 131 erano apicoltori hobbisti, 33 part time e 13 a tempo pieno. COME SI OTTENGONO INFORMAZIONI SULL’APICOLTURA In questa domanda gli apicoltori hanno valutato 21 fonti di informazione utilizzando le quattro categorie “sempre”, “spesso”, “a volte” e “mai”. Quando si esamina il set totale di dati, la fonte di informazione “riviste di apicoltura“ è quella utilizzata più frequentemente (sempre: 31,6%), seguita da “libri di apicoltura” (sempre: 19,3%), da “associazioni di apicoltura” (sempre: 14,7%) e da “pa50 | Apitalia | 4-5/2021

Figura 5 - Fonti di informazione per tutti i continenti.

Figura 6 - Fonti di informazione per l’Asia.

gine Internet” (sempre: 10,1 %) (Figura 2). Tuttavia, la classifica varia tra i continenti. In Asia e America Latina le fonti più utilizzate sono i “social media” (sempre: Asia 27,7%, America Latina 35,0%) e le “pagine Internet” (sempre: Asia 20,7%, America Latina 27,4%) (Figure 3 e 4). Gli apicoltori in Europa e Nord America prediligono le “riviste di apicoltura” (sempre: Europa 34,2%, Nord America 31,5%) e “libri di apicoltura” (sempre: Europa 19,5%, Nord America 23,0%) (Figure 5 e 6).

Come detto si tratta di un’anteprima molto sintetica relativa ad alcuni dati ottenuti con il questionario B-RAP (Collegare ricerca e apicoltura pratica) sulla fonte di informazioni in apicoltura che saranno successivamente integrati e completati al termine della loro analisi. Franco Mutinelli, Anna Pinto, Luciana Barzon Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, CRN per l’apicoltura, Legnaro (PD)


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CULTURA

L’ALTRUISMO DELLO SCIAME

UN MODELLO SOCIALE TRA API, SOCIALISMO E ANARCHIA di Angelo Camerini* e Stefano Lariccia**

C

osa c’entra il principe russo Petr Alekseevich Kropotkin con le api? Cosa c’entra la vita delle api con il filosofo, geografo, naturalista, zoologo, militante e teorico dell’anarchia, libertario e tra i fondatori dell’anarco-comunismo? Il compagno di Michail Bakunin nella I Internazionale, amico di Errico Malatesta e fondatore della Federazione del Giura, fondatore della

rivista Freedom e della casa editrice Freedom Press? Kropotkin nacque a Mosca nel 1842 da una famiglia aristocratica amica dello Zar di Russia, e dopo aver studiato al collegio imperiale, a venti anni entrò a far parte dei Cosacchi prestando servizio come ufficiale in Siberia. Vi rimase ben sei anni, e in questo lungo periodo in una situazione estrema dal punto di vista mete-

PETR KROPOTKIN SE LA NATURA È MUTUO SOCCORSO

Flickr/Gandalf’s Gallery/Nikolai Alekseevich Bogatov

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orologico, dell’isolamento e della difficoltà del vivere per gli animali e per le popolazioni locali sviluppò un interesse verso le organizzazioni sociali che vivono grazie al mutuo appoggio. La Siberia, già allora era terra di esiliati, deportati, guardie carcerarie e degli Inuit e di altre popolazioni che sopravvivevano solo grazie alla reciproca collaborazione. Kropotkin, in quegli anni, ebbe modo sia di abbracciare gli ideali anarchici che di compiere studi di geografia, geologia e zoologia. Nel 1868 ritornò in Russia, a Pietroburgo, dove riprese gli studi di scienze e in seguito fu nominato segretario della sezione geofisica della Società russa di geografia.

Dopo una vita travagliata (finì in prigione come cospiratore anarchico tre volte, riuscendo anche ad evadere), ma anche piena di successi politici e scientifici, nel 1902 a sessant’anni pubblicò “Il mutuo appoggio Fattore dell’evoluzione”, un’opera insieme naturalistica, storica, sociologica, antropologica e politica. Già dal titolo è evidente la relazione con le api. Dall’osservazione diretta e indiretta della vita degli alveari, come dei formicai, degli stormi di uccelli, di popoli selvaggi e di barbari dell’antichità Kropotkin trae conclusioni sull’organizzazione sociale del suo tempo. Con lui nasceranno le Società di mutuo soccorso che tanto successo

avranno nell’Ottocento, tra i lavoratori delle città e delle campagne. Il nucleo del suo pensiero è che, in tutti gli esempi esaminati, il mutuo appoggio sia preferibile e preferito dalla natura alla spietata lotta per l’esistenza che regolerebbe, secondo certi darwinisti, la selezione naturale. Così nelle api e nelle formiche il nostro ufficiale imprigionato dallo zar trova l’essenza del lavoro che coopera con mutuo appoggio. Non è stato il primo e non sarà l’ultimo: dalle osservazioni con un’arnia chiara (con pareti di vetro) descritte da Aristotele nell’Historia Animalium nel IV secolo a.C., a quelle dell’Economicus di Senofonte che scriveva negli stessi anni. A proposito dell’arnia chiara Kro-

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CULTURA potkin scrive questo: “All’Esposizione di Parigi (nel 1869, quando Kropotkin aveva 27 anni, ndR), le api erano state poste in un alveare munito di una lastra di vetro, che permetteva al pubblico di vedere all’interno, aprendo uno sportello attaccato alla lastra; siccome la luce prodotta dall’apertura dello sportello le disturbava, finirono per saldare lo sportello alla lastra per mezzo della propoli resinosa.” Va detto che, dalle osservazioni su un’arnia con quattro sportelli di vetro, in più di vent’anni non è mai successo che le api abbiano oscurato il vetro dall’interno. Solo piccoli ponti di propoli e cera nei due telaini laterali come talvolta succede nelle arnie normali. E anche quando uno sportello era caduto, e l’arnia sarebbe stata visitata un mese dopo, nessuna costruzione di cera o propoli per oscurare da parte delle api che avevano sopportato bene il fastidio. Comunque la cosa interessante, nello studio di Kropotkin sulle api, una tra le società animali dove il mutuo appoggio è più evidente, è che lui si concentri proprio sul fattore più antisociale: il saccheggio. Il comportamento di saccheggiare le arnie, tanto ben conosciuto e avversato dagli apicoltori, si mette in moto quando una famiglia è troppo debole per fronteggiare gli assalti delle altre. Alla fine i morti sul campo di battaglia, cioè sul predellino all’entrata, si contano numerosi e questo può portare anche alla morte della famiglia, Per questo gli apicoltori cercano di trasferire telaini pieni (di covata e polline e miele) dalle fami54 | Apitalia | 4-5/2021

glie più forti in cambio dei telaini vuoti presi dalle arnie più deboli. Quarant’anni fa osservavo il mio vecchio maestro che “nebulizzava” una sorsata di vino, con un’abile spruzzo, per camuffare l’odore del feromone della regina sul favo appena arrivato ed evitare scontri. La stessa cosa che si fa per unire due famiglie deboli. “La sociabilità delle api - annota Kropotkin - è tanto più istruttiva in quanto gli istinti del saccheggio e della pigrizia esistono anche fra di loro, e vi appaiono ogni volta che il loro sviluppo è favorito da qualche circostanza. Si sa che vi è sempre un certo numero di api che preferiscono una vita di saccheggio alla vita laboriosa delle operaie; e i periodi di carestia, così come i periodi di straordinaria abbondanza portano ad una recrudescenza di questa classe di saccheggiatrici.” E ancora: “Quando i nostri raccolti sono stati ritirati e resta poco da succhiare nelle nostre praterie e nei nostri campi, le api ladre si notano più facilmente; d’altra parte, intorno alle piantagioni di canne da zucchero delle Indie occidentali e delle raffinerie d’Europa il furto, la pigrizia e molto spesso l’ubriachezza diventano nelle api completamente abituali.” Osservando questo comportamento, disfunzionale per i singoli e per la specie Kropotkin conclude comunque che “gli istinti antisociali esistono fra le portatrici di miele; ma la selezione naturale deve costantemente eliminarle, poiché alla lunga la pratica della solidarietà si mostra ben più vantaggiosa per la specie che lo sviluppo degli indivi-

dui dotati di istinti predatori. «Le più astute e le più aggressive» sono eliminate a favore di quelle che capiscono i vantaggi della vita sociale e del mutuo appoggio.” Parlando della società delle api specie “laboriosa” per eccellenza - suona incongruo insistere accanitamente con codesto “istinto alla pigrizia, al furto e all’ubriachezza”, problemi evidentemente frequenti nella Russia zarista e nei bassifondi di Londra, dove il nostro si era rifugiato. D’altra parte sappiamo che le api amano il succo d’uva, che prendono dagli acini bucati dalle vespe visto che non hanno strumenti per perforare la buccia: E oggi sappiano che apprezzano la nicotina che trovano nei neonicotinoidi - vietati ma non ancora banditi - e che tornano sui fiori irrorati con questo veleno, fino a morirne. Insomma tra Bacco Tabacco e Venere solo i piaceri dell’amore sono sconosciuti alle api. L’alcol e il fumo sono comportamenti individuali potenzialmente dannosi oltre un certo livello e sembrano collidere con la società del mutuo appoggio. Ma se le società degli uomini e delle api (come di altri animali) hanno evoluto uguali recettori e simili comportamenti, tollerati e praticati a livello sociale, forse questi comportamenti presentano dei vantaggi. Forse l’ebbrezza, se contenuta, rafforza la coesione e in definitiva il benessere della società. E forse, pur rallentando la produttività, aiuta a sopportare le fatiche di un’operaia che, anziana bottinatrice, è alla fine


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Petr Kropotkin e la moglie Sof’ja Grigor’evna, nel 1919.

del suo ciclo produttivo e della che dimostrano che la decisione è a maggioranza, e che la regina sua vita. seguirà le indicazioni delle esploratrici e delle operaie. LO SCIAME, SUPER ORGANISMO DEMOCRATICO Nel momento della “febbre sciaÈ nella sciamatura, naturale siste- matoria” che può durare anche ma di riproduzione delle api, ora qualche minuto, ogni singola opeeseguito anche artificialmente, raia è “libera” di scegliere: se restare che si manifesta l’organizzazione nella vecchia arnia con la nuova e sociale egualitaria ammirata da vigorosa regina o se costruire una nuova casa con la regina vecchia ed Kropotkin. E nel momento della partenza esperta. della vecchia regina e di una metà Le api, quando sciamano, si soldelle api operaie che appare chia- levano a migliaia roteando a tre, ro che a decidere è la maggioranza quattro metri d’altezza sopra la delle api e non una “regina auto- vecchia arnia, e qualcuna torna ritaria” o addirittura, come diceva indietro e qualcun’altra ancora si Aristotele, “un re”. Non è nei vari aggiunge finché le prime esploracomportamenti (pulizia, cura del- trici non trovano un ramo cui apla prole, bottinatrice, guardiana, pendersi. Solo un poco alla volta esploratrice) che in fondo sono tutto il nuovo sciame si addensa funzione delle varie fasi dello svi- in una palla appesa al ramo, in luppo e dell’età. E non è nemmeno attesa che le esploratrici trovino nel linguaggio, la famosa “danza e indichino un luogo cavo dove delle api” che pure è un compor- costruire la nuova casa, Krotamento sociale per eccellenza e potkin autentico interprete del funzionale al mutuo aiuto tra le pensiero darwiniano profondo? operaie è geneticamente trasmes- D’altro canto è molto interessante so. Ma è quando le api sciamano notare proprio in questo passaggio

l’appello del principe alla selezione naturale per spiegare - mediante il principio stesso del vantaggio di sopravvivenza - il perché della interpretazione corretta del superamento, nella storia naturale, degli istinti predatori. Dunque Kropotkin fa appello proprio alla teoria della specie, con i suoi assiomi relativi al vantaggio evolutivo e al predominio degli individui (del loro comportamento geneticamente programmato) in funzione del vantaggio della specie. È notevole il fatto che l’opera di Kropotkin utilizzi proprio la teoria della selezione naturale, ma la utilizzi in termini esattamente ribaltati rispetto alla tendenza prevalente nei suoi contemporanei. Angelo Camerini *Etnologo e Apicoltore Stefano Lariccia **Professore di informatica umanistica all’Università “La Sapienza” di Roma 4-5/2021 | Apitalia | 55


FLORA APISTICA. Scheda n. 16

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore

POLLINI DI ESTATE ARIDA - Calystegia sepium R. Br. (Convolvulaceae) (Vilucchione)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

Rampicante perenne, spesso invasiva, lunga fino a 4 m, originaria europea. Quando l’estate è a lungo calda e secca, le api visitano questa specie sia per polline sia per nettare. Fiorisce in estate. Trattasi di un polline raccolto anche in discrete percentuali in un periodo di scarsa presenza di altri pollini. Le pallottoline sono bianche con riflessi rosati. La specie è abitualmente visitata anche dai bombi ed altri pronubi selvatici.

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 3.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 3: 2.

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

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Potente lassativo-purgante, che agisce non solo sul colon, ma anche sull’intestino tenue. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 94. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline: 196-197.


POLLINI DI FINE INVERNO - Carduus chrysacanthus L. (Compositae) (Cardo appenninico)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA POLLINE

Perenne erbacea alta fino a 70 cm, distribuita negli incolti montani > 1500 m s.l.m. Quando in montagna si secca quasi tutto questa composita è la sopravvivenza soprattutto per i bombi. Nelle fosse crionivali, insieme al Cirsio montano, è l’unica specie che fiorisce; i suoi capolini, però ,sono graditi anche alle pecore al pascolo, che se ne cibano, mettendo così alcune specie di bombi di fronte al rischio di estinzione per fame. Poche api salgono fino alle vette appenniniche per raccogliere su questi fiori. Fiorisce tutta l’estate. Le pallottoline di polline sono color bianco sporco.

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 1.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 4.

ALTRI USI

I giovani capolini sono commestibili, privati delle spine, come i carciofi. La pianta è amaricante, eupeptica, colagoga.

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