Gira Estate 3 - Narrativa

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Storie al sole 3

Hänsel e Gretel e altre fiabe

NARRATIVA

A cura di Rosa Dattolico

Responsabile editoriale: Antonio Riccio

Redazione: Roberto Capobianco

Progetto grafico: Stefano Guarracino

Impaginazione: Michele Digregorio

Illustrazioni: Stefano Mandolese

Prestampa e stampa: Arti Grafiche Italo Cernia s.r.l. - Italia

© 2023 Editrice Ardea Web s.r.l.

Via Capri, 67 • 80026 Casoria (Napoli)

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Nella casetta di marzapane c’era una strega che aveva fame.
Finì nel forno assai ben cotta forse più di una pagnotta.

Hänsel & Gretel

Al

limite del bosco, in una capanna, vivevano due fratellini insieme al loro papà.

Il bambino si chiamava Hänsel, mentre la bambina Gretel. La loro mamma era morta, quando erano ancora piccini. Il loro babbo era un povero taglialegna e la loro matrigna era una donna cattiva che si occupava poco di loro.

A stento il papà riusciva a procacciarsi da vivere.

Un giorno, rivolgendosi a sua moglie, disse:

– Che cosa daremo da mangiare domani ai bambini? Le provviste stanno per finire.

– Liberiamoci di loro! – esclamò la matrigna.

– Domani all’alba li porteremo nel folto del

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bosco, daremo a ognuno un po’ di pane e li abbandoneremo. Sono certa che non riusciranno più a ritrovare la via di casa!

– Non abbandonerò mai i miei figlioli –rispose il taglialegna.

– Che sciocco! – ribatté la moglie con stizza.

– Allora moriremo tutti di fame.

La matrigna riuscì a convincere il marito.

– Povero me! Come rimpiangerò i miei bambini! – disse in un sussurro il pover uomo.

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Hänsel e Gretel avevano ascoltato i discorsi del loro papà con la matrigna e, così, Gretel incominciò a singhiozzare, mentre Hänsel

cercava di tranquillizzarla, dicendole: – Non preoccuparti, riusciremo a salvarci.

Hänsel ebbe un’idea: incominciò a raccogliere tanti sassolini, li mise in tasca e poi rientrò in casa.

Il mattino successivo, appena spuntò il sole, la matrigna andò a svegliare i bambini: – Alzatevi, dobbiamo andare nel bosco a far legna!

Poco dopo, la famigliola imboccò un sentiero che portava al bosco. Hänsel camminava per ultimo e, ad ogni passo, lasciava cadere un sassolino bianco, prendendolo dalla tasca.

Quando arrivarono in mezzo al bosco, il padre comandò loro di raccogliere alcuni rami secchi e di accendere un fuoco.

I ragazzi gli ubbidirono, raccolsero i rami secchi e accesero il fuoco e, mentre la fiamma saliva scoppiettando, la matrigna rivolgendosi ai due fratellini disse:

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Sedetevi accanto al fuoco e riposatevi, quando finiremo di tagliare la legna io e vostro padre verremo a riprendervi.

A mezzogiorno i due piccoli mangiarono il pane e attesero i genitori. Aspettarono tanto che vinti dalla stanchezza si addormentarono.

Quando si svegliarono era ormai buio.

– Come faremo ad uscire dal bosco? – chiese Gretel al suo fratellino.

– Aspetta che spunti la luna e di certo riusciremo a trovare la via di casa.

Finalmente apparve in cielo la luna e i due fratellini, seguendo i sassolini che Hänsel aveva fatto cadere per terra, la mattina seguente riuscirono a tornare a casa.

Quando la matrigna li vide, finse di essere molto contenta:

– Finalmente! Siamo stati in pena per voi! Vi abbiamo cercato a lungo!

Il babbo, invece, era felice davvero e li strinse al cuore piangendo di commozione.

Anche i bambini avevano il cuore pieno di gioia e, con le lacrime agli occhi,

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raccontarono la loro triste avventura nel bosco.

Passarono alcuni giorni e una sera la matrigna disse al marito:

Abbiamo consumato le provviste e ci rimane soltanto un po’ di pane.

– Vorresti dirmi che dobbiamo riportare i bambini nel bosco? – chiese il marito.

Questa volta il più lontano possibile, in modo che non ritrovino la strada per ritornare a casa – ribattè la donna.

Ti prego, teniamo i bambini con noi! –insistette il pover uomo.

La donna, invece, non volle sentire ragioni, incominciò a brontolare e lo rimproverò per tutta la notte tanto che il marito, alla fine, acconsentì a riaccompagnare nel bosco i suoi figliuoli.

I bambini, che erano svegli, avevano sentito tutto e, appena i genitori si furono addormentati, si alzarono. Hänsel cercò di andare nuovamente a riempirsi le tasche di sassolini bianchi. Purtroppo, però, trovò la porta chiusa con un doppio giro di chiave e ritornò a letto a mani vuote.

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Non preoccuparti e non piangere – disse rivolgendosi alla sorellina – riusciremo anche questa volta a salvarci.

Il mattino seguente, i bambini furono svegliati dalla matrigna. Dopo aver dato a ciascuno una piccola fetta di pane, annunciò loro che sarebbero andati nel bosco a far legna.

Strada facendo Hänsel sminuzzava la fettina di pane, facendo cadere per terra le briciole.

Questa volta i bambini furono condotti nel folto del bosco dove non erano mai stati fino a quel momento.

Dopo aver acceso il fuoco la donna disse:

Sedetevi qui e, quando avremo finito di tagliare la legna, verremo a prendervi.

I fratellini si divisero l’unica fetta di pane che era rimasta e si addormentarono.

Quando si svegliarono era notte fonda e Hänsel cercò di consolare la sorellina, dicendole che, appena sarebbe spuntata la luna, avrebbero visto le briciole di pane che aveva lasciato cadere la mattina e, quindi, sarebbero tornati di nuovo a casa.

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Ben presto la luna apparve nel cielo e i bambini si misero in cammino alla ricerca delle briciole di pane che, purtroppo, non trovarono perché erano state mangiate dagli uccellini.

Camminarono tutta la notte e il giorno seguente senza trovare la strada per uscire dal bosco. Infine, stanchi e affamati, caddero sfiniti e si addormentarono sotto un grande albero.

Il mattino seguente ripresero a camminare per il bosco. I due fratellini pensavano che, se qualcuno non fosse giunto in loro aiuto, sarebbero morti di fame.

Così affrettarono il passo, ma si fermarono nei pressi di un ruscello, attratti dal canto di un uccello.

All’improvviso l’uccello smise di gorgheggiare e volò via, i due bambini lo seguirono finché lo videro posarsi sul tetto di una casa.

I bambini si avvicinarono alla casa e rimasero folgorati dallo stupore, quando si accorsero che, aveva il tetto di

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pastafrolla, la porta di cioccolata e i vetri di zucchero filato.

– Avviciniamoci – disse Hänsel alla sorellina, – tu potrai mangiare la finestra di zucchero ed io assaggerò un po’ di tetto.

E così fecero.

Ad un tratto, la porta si aprì e sull’uscio della casetta apparve una vecchina.

I due bambini si spaventarono tanto che fecero cadere il pezzo di pastafrolla e lo zucchero filato.

La vecchina, sorridendo, li invitò ad entrare in casa:

Come siete arrivati fin qui? – chiese loro.

I fratellini rimasero in silenzio, avevano l’acquolina in bocca e gli occhi puntati sulla tavola apparecchiata, dove c’erano tante prelibatezze: latte, miele, dolci e frittelle di ogni specie.

I due fratellini mangiarono fino a scoppiare, poi ringraziarono la vecchina e andarono felici a dormire.

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La vecchina, che si era mostrata molto gentile, era in realtà una strega molto cattiva, che aveva l’abitudine di attirare in casa i bambini per cuocerli e mangiarli insieme alle sue amiche.

L’indomani, la malvagia strega si avvicinò ai lettini dei due bambini e, osservandoli, pensò che sarebbero stati dei bocconcini molto squisiti.

Così, afferrò Hänsel e lo rinchiuse come un uccellino in una gabbia; poi, svegliò

Gretel e le ordinò:

– Prendi dell’acqua, perché devo preparare qualcosa per tuo fratello, voglio che diventi grasso e poi lo mangerò.

Gretel scoppiò in lacrime e la pregò perché lo risparmiasse, ma la vecchia strega malvagia non si impietosì affatto.

Tutte le mattine, appena si svegliava, si avvicinava alla gabbia dove era rinchiuso Hänsel e gli ordinava:

– Mostrami un dito voglio vedere se è diventato più grasso.

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Il bambino mostrava un ossicino spolpato e la vecchia che ci vedeva molto male, credeva si trattasse del dito di Hänsel.

Passarono parecchie settimane e la strega, vedendo che Hänsel non era ingrassato secondo i suoi desideri, montò su tutte le furie e ordinò a Gretel di prendere l’acqua perché l’avrebbe comunque cucinato. La sorellina pianse tanto, supplicò la strega di risparmiare il fratellino, ma fu tutto inutile.

La malvagia strega fece apparecchiare la tavola; poi, rivolgendosi a Gretel disse:

– Faremo cuocere il pane, guarda se il forno è ben caldo – e spinse la piccola verso l’apertura del forno con l’intenzione di chiuderla dentro.

– Non so proprio come fare – mormorò timorosa la piccola Gretel.

– Sei proprio una sciocca bambina – strillò la strega, – l’apertura è abbastanza larga, ci potrei entrare anch’io!

E, per mostrale come fare, si alzò e mise la testa nel forno.

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La piccola Gretel, allora, spinse la vecchia e la fece cadere nel forno; poi, chiuse il portello di ferro.

La strega lanciava urla terribili, ma Gretel scappò via lasciandola bruciare. Poi corse a liberare il fratellino.

Siamo salvi! La strega è finalmente morta!

gridò.

La sorellina aprì lo sportello della gabbia e Hänsel spiccò un balzo come un uccellino, erano così felici che si abbracciarono e si baciarono a non finire:

Siamo salvi! Siamo salvi! – ripetevano facendo salti di gioia.

La malvagia strega ormai era morta: i due fratellini non avevano più paura e cominciarono a frugare nella sua casa. In ogni angolo vi trovarono casse piene di monete d’oro e d’argento e tante pietre preziose.

Gretel raccolse un po’ di monete d’oro e di pietre preziose e se ne riempì le tasche.

– Queste sono meglio della ghiaia – esclamò, mentre la sorellina riepiva il grembiulino.

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Ora dobbiamo andare via, dobbiamo uscire dal bosco – disse Hänsel e, presa per mano la sorellina, abbandonarono insieme la casa della strega.

Dopo aver camminato per molte ore, i due fratellini giunsero davanti ad un fiume. – Temo che non riusciremo a passare – disse Hänsel preoccupato. – Guarda lì c’è un cigno bianco e gli chiederò di aiutarci – esclamò la sorellina.

Il cigno non si fece pregare due volte e condusse i due fratellini, uno per volta, sull’altra sponda.

Dopo aver camminato per alcune ore, i bimbi ritrovarono il bosco che conoscevano bene.

A poco a poco il bosco diventò per loro sempre più familiare e, alla fine, scorsero da lontano la loro casetta. Allora si misero a correre, si precipitarono nella stanza e abbracciarono commossi il loro babbo che fu felice quanto loro nel rivederli.

L’uomo non aveva più avuto un’ora lieta da quando aveva lasciato i bambini nel bosco;

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anche la matrigna si era pentita e chiese perdono ai piccoli.

Gretel rovesciò il suo grembiulino, sicché le perle e le pietre preziose saltellarono per tutta la stanza; Hänsel, poi, vi aggiunse a manciate il contenuto della sua tasca, lasciando il babbo e la matrigna frastornati e senza parole.

Le monete, che erano cadute sul pavimento, formarono un bellissimo tappeto luminoso.

La matrigna, frastornata da tanta ricchezza, rimase senza parole, mentre il pover uomo, che aveva tanto sofferto continuava ad abbracciare i suoi bambini.

A poco a poco il dolore che gli attanagliava il cuore si tramutò in un’incontenibile gioia:

Bambini miei – ripeteva con gli occhi pieni di lacrime e li abbracciava e li accarezzava con infinita dolcezza.

Così finirono tutti i loro guai e vissero insieme felici e contenti.

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SCHEDE Hänsel & Gretel

Dentro la fiaba

* Rispondi.

• Dove vivevano Hänsel e Gretel? ...............................................................................................................

• Cosa disse la matrigna rivolgendosi al loro padre?

• Come reagì alla notizia Gretel?

• Cosa fece allora Hänsel?

• In che modo i due fratellini riuscirono a tornare a casa?

• Come reagì la matrigna quando li rivide? ...............................................................................................................

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• Cosa successe poi? ...............................................................................................................

• Cosa scoprirono nel bosco i fratellini?

• Cosa fece la malvagia strega? ...............................................................................................................

• In che modo Gretel riuscì a liberarsene?

• Quale scoperta fecero i fratellini nella casa della strega? ...............................................................................................................

• Come si concluse la storia? ...............................................................................................................

29 SCHEDE

A te la penna

* Colora e descrivi brevemente i personaggi della fiaba e la dolcissima casetta.

30 SCHEDE ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................................................... .......................................
31 SCHEDE ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................

Rimiamo con le streghe

* Colora le buffe streghe e completa la filastrocca.

C’è una strega bassa e grassa che dei dolci fa manbassa.

Spesso va sul motorino che appartiene al suo nonnino. ............................................................................... ...............................................................................

32 SCHEDE
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La Fata della neve col suo passo lieve avvolge di candore e di magico stupore i bimbi della Terra.

La fata della neve C’

era una volta una vedova che aveva due figlie. Una era bella e laboriosa e l’altra brutta e pigra.

La vedova prediligeva la seconda poiché era sua figlia, mentre non sopportava proprio l’altra, che veniva trattata come serva sia dalla matrigna che dalla sorellastra. La poverina lavorava in casa e filava dall’alba al tramonto all’ombra di un albero.

La povera fanciulla ritornava a sera con le dita che le sanguinavano, perché se rincasava senza la grossa matassa di filato erano guai.

Una sera, la fanciulla si recò al pozzo a sciacquare la spola che si era macchiata di sangue, ma le cadde di mano.

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Quando tornò a casa, la matrigna guardandola di sbieco disse:

– Andrai a riprendere la spola laddove l’hai gettata.

– Non è possibile, l’acqua è alta e il pozzo è profondo. Annegherei di sicuro – mormorò la piccola tra le lacrime e i singhiozzi.

– O mi porti la spola o ti mando io all’altro mondo – strepitò con un terribile sogghigno la matrigna, sperando in cuor suo di liberarsi per sempre della giovane fanciulla.

La fanciulla sperando di vedere galleggiare la spola, si affacciò sul pozzo, ma indietreggiò spaventata quando vide solo acqua e buio profondo. Presa dalla disperazione, vi si buttò a capofitto.

Quando toccò il fondo, svenne.

Quando rinvenne, rimase senza parole nel vedere un bellissimo prato con fiori meravigliosi.

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“Adesso come faccio?” si disse preoccupata.
“Chissà quanti rimproveri riceverò dalla matrigna!”

Si mise a correre e, passando vicino ad un forno, sentì una voce che diceva:

Sono già cotto. Tirami fuori, ti prego!

La giovane fanciulla prese la pala e tolse il pane dal forno e dispose ogni pezzo in bell’ordine.

Riprese il cammino e, giunta presso un melo, sentì gridare:

Siamo mature. Coglici presto, bella fanciulla. E così scosse con forza l’albero e i frutti caddero fino all’ultima mela. La fanciulla dispose per bene le mele e si incamminò. Dopo un tratto di strada, vide una vecchia casa, in cui c’era una vecchia bruttissima dai denti lunghi e affilati. La fanciulla stava per scappar via, ma la vecchia le fece cenno di fermarsi.

– Non aver paura – disse, – io ti voglio bene perché sei tanto laboriosa. Se sbrigherai tutte le faccende che ti ordinerò, potrai vivere felice

nella mia casa. La fanciulla si rincuorò e sorrise. Senza perder tempo si mise al lavoro, portando a termine ogni cosa che le veniva richiesto.

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Devi battere con forza i materassi e allora

vedrai uscire tante piccole piume: sono i fiocchi di neve che piacciono molto ai bambini e che cadranno sulla Terra.

La Fata della neve guardava con ammirazione la fanciulla al lavoro e non finiva mai di lodarla.

– Sei molto brava e precisa – le ripeteva accarezzandola con le sue dolci parole.

La fanciulla era felice e sorrideva di cuore.

Dopo qualche anno, però, le venne un gran desiderio di ritornare a casa a vedere le sue cose e anche la matrigna e la sorellastra.

La Fata della neve disse che l’avrebbe accompagnata volentieri e, prendendola per mano, la condusse davanti ad una grande porta.

Quando questa si aprì successe un fatto straordinario: la fanciulla si sentì piovere addosso tante gocce d’oro, che la ricoprirono e non si staccarono più.

– Questo è il premio per il tuo diligente

lavoro – disse la Fata della neve e, restituendole la spola, svanì.

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La porta si chiuse e la fanciulla si ritrovò a poca distanza dalla sua casa. In quel momento provò una gioia incontenibile.

Appena entrata nel cortile, il galletto le balzò sulla spalla e incominciò a cantare:

Chicchirichì!

Padroncina tutta d’oro finalmente eccoti qui.

La matrigna e la sorellastra, che la credevano ormai morta, quando la videro ricoperta di oro diventarono verdi per la rabbia, ma, fingendo di essere felici, le andarono incontro e le chiesero come erano andate le cose. La fanciulla raccontò tutto senza dimenticare nessun particolare.

La matrigna, allora, rivolgendosi alla figlia

disse:

– Domani ti butterai nel pozzo: è giusto che anche a te tocchi la stessa fortuna.

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L’indomani la figlia, pur a malincuore, filò finché le uscì il sangue dalle dita; poi lasciò cadere la spola nel pozzo e vi si buttò a capofitto. Laggiù trovò lo stesso prato pieno di fiori e di luce e si incamminò per lo stesso sentiero.

Strada facendo, passò davanti al forno e sentì gridare dal pane che stava cuocendo:

Sono già cotto. Tirami fuori, ti prego!

Ma la pigrona rispose:

Non ci penso proprio! Non voglio scottarmi le mani!

Proseguendo il cammino giunse nei pressi del melo:

Siamo mature. Coglici presto, cara fanciulla – dissero i frutti.

Fossi matta! – esclamò. – Se una di voi mi cadesse in testa mi verrebbe un bernoccolo grosso così.

Proseguì il cammino e finalmente giunse alla casetta dove vide l’orribile vecchia, ma

la pigrona non si spaventò perché aveva saputo dalla sorella quanto grande fosse il

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suo cuore.

Sulle prime la giovane cercò di accontentarla, ma poi si stancò: i materassi non li batteva affatto e, così, quell’anno non cadde neppure un fiocco di neve sulla Terra. La Fata si stancò di lei e la mandò via.

Tutta contenta la ragazza pensava che le sarebbe caduta addosso la pioggia d’oro, invece, rabbrividì quando si accorse che il vestito e il suo corpo erano avvolti da una colla di pece nera che non le si staccò mai più di dosso. Non potete immaginare la sua delusione e la sua rabbia.

Quando ritornò a casa, il gallo che la vide entrare si mise a cantare:

Chicchirichì!

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di nero eccoti qui.
Padroncina pelandrona tinta
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Accadde che la fanciulla brutta e pigrona non poté più uscire di casa perché tutti si spaventavano nel vederla, mentre la sorella buona e laboriosa sposò un giovane re e, quando passava per le vie del paese, tutti l’applaudivano e si complimentavano per la sua bontà e per la sua bellezza.

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SCHEDE

La fata della neve

Dentro la fiaba

* Rispondi.

• Chi sono i personaggi della fiaba?

• Che cosa accadde alla fanciulla dolce e laboriosa?

• Chi incontrò?

• Cosa le successe quando decise di tornare a casa?

• Come reagirono la sorellastra e la matrigna nel vederla? ...............................................................................................................

• Cosa ordinò la matrigna alla figlia brutta e pigrona?

• Cosa capitò a quest’ultima?

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A te la penna

* Colora la scena e continua la fiaba.

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Domande guida

• Cosa succederà alla fanciulla brutta e pigra il giorno della nozze di sua sorella?

• Come reagiranno il re e gli invitati?

• Chi interverrà?

• Che cosa succederà poi?

50 SCHEDE ............................................................................................................... ............................................................................................................... ...............................................................................................................
Rosaspina dormì per cent’anni senza pene e senza affanni.
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Un principe con un bacio la risvegliò e perdutamente di lei si innamorò.

Rosaspina C’

erano una volta un re e una regina desiderosi di avere un figlio. Un giorno, mentre la giovane donna faceva il bagno, saltò fuori

dall’acqua una rana e le disse che presto sarebbe diventata mamma di una bellissima bambina. Il cuore della regina si riempì di gioia per quella inattesa notizia.

La regina, infatti, diede alla luce una bambina così bella che suo marito, il re, non si stancava mai di ammirarla. Era così felice che ordinò una grande festa. Invitò i parenti e le fate perché queste fossero benevole con la piccola. Nel suo regno ve n’erano tredici, ma egli possedeva soltanto dodici piatti d’oro per il pranzo, così fu costretto a non invitarne una.

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La festa fu allestita con ogni sfarzo: il re e la regina erano così felici che a stento riuscirono a contenere la loro gioia. Dopo la festa, le fate diedero alla bimba i loro doni meravigliosi: la prima le donò la virtù, la seconda la bellezza, la terza la ricchezza, e così via. In pratica, tutto ciò che si può desiderare al mondo. Il re e la regina sorrisero e i loro cuori si colmarono di gioia. Undici fate avevano formulato il loro augurio, quando arrivò inaspettatamente anche la tredicesima, la quale voleva vendicarsi per non essere stata invitata alla festa. – A quindici anni, la principessa si pungerà con un fuso e cadrà a terra morta – disse ad alta voce. Allora si fece avanti la dodicesima fata e aggiunse:

La principessa non morirà, ma cadrà in un sonno profondo che durerà cento anni e, senza dire altro, si girò e abbandonò la sala, lasciando il re e la regina in uno sconforto indescrivibile.

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Non è possibile che ciò accada – ripeteva

sgomenta la regina con gli occhi velati di lacrime.

Il re, sperando di poter preservare la sua bambina da quella grave disgrazia, ordinò che tutti i fusi del regno fossero bruciati. Passarono gli anni e la bambina crebbe, diventando sempre più bella, virtuosa, gentile e intelligente; tutti guardandola non potevano fare a meno di volerle molto bene. Quando compì quindici anni, poiché il re e la regina si erano dovuti allontanare dal castello, la principessa, rimasta sola, girò dappertutto, visitò ogni stanza a piacer suo e giunse, infine, a una vecchia torre. Salì per una stretta scaletta, che la condusse fino a una porticina.

La fanciulla si fermò davanti alla porta; poi, vide una chiave nella serratura e, spinta dalla curiosità, la girò. La porta si spalancò:

in una piccola stanzetta c’era una vecchia che filava.

– Oh, nonnina – disse la principessa, – che cosa stai facendo?

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Filo

rispose la vecchia, e assentì con il capo.

– Come si usa quest’aggeggio? – esclamò la fanciulla e, prendendo il fuso tra le mani, si punse. Si compì così l’incantesimo, promesso dalla fata esclusa. La giovane principessa cadde a terra, in un sonno profondo. Il re e la regina, appena giunsero alla reggia, si addormentarono anch’essi con tutta la corte. I cavalli si addormentarono nelle stalle, i cani nel cortile, le colombe sul tetto, persino il fuoco, che ardeva nel camino, si smorzò e si assopì, l’arrosto smise di sfrigolare e il cuoco, che voleva prendere per i capelli uno sguattero colto in flagrante, lo lasciò andare e si addormentò anche lui.

Intorno al castello crebbe una siepe di fitte spine, che ogni anno diventava sempre più alta, così alta, che riuscì a ricoprirlo tutto; perciò non si riusciva a vedere più nulla. Nel frattempo, nel paese, si era diffusa la leggenda di Rosaspina, la bella addormentata, come veniva chiamata la

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principessa. Ogni tanto arrivava qualche principe che si avventurava attraverso il roveto, tentando di raggiungere il castello. Ma nessuno era mai riuscito a raggiungerlo perché, puntualmente, le spine imprigionavano chi si era avventurato. Dopo cento anni, un principe tentò l’impresa. Quando si avvicinò al roveto, non trovò che fiori bellissimi che si scostavano spontaneamente al suo passaggio, e si ricongiungevano alle sue spalle, sicché egli passò illeso. Giunto nel cortile del castello, vide i cavalli e i cani da caccia che dormivano; sul tetto erano posate le colombe con le testine sotto l’ala. Quando entrò in cucina, scoprì il cuoco, che tendeva ancora la mano per afferrare lo sguattero, mentre la serva sedeva davanti al pollo che doveva spennare. Proseguì e finalmente giunse alla torre; poi, aprì

la porta della cameretta in cui dormiva Rosaspina.

Il principe la guardò e le sussurrò dolci parole; poi, le diede un bacio.

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Rosaspina aprì gli occhi, si svegliò e gli sorrise. Anche il re, la regina e tutta la corte si svegliarono e si guardarono l’un l’altro stupiti.

Tutti nel castello ripresero a muoversi e ritornarono a vivere.

Dopo alcune settimane furono celebrate con grande sfarzo le nozze del principe e di Rosaspina, che vissero felici per lunghi anni ancora.

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SCHEDE Rosaspina

Dentro la fiaba

* Leggi e completa.

Un re e una regina desideravano tanto un figlio. Finalmente nacque una bambina che venne battezzata poco dopo. Alla festa il re invitò anche le fate.

Nel suo regno ve n’erano tredici, ma egli possedeva soltanto dodici piatti d’oro per il pranzo, così fu costretto a non invitarne una. Le fate diedero alla bimba doni meravigliosi: virtù, bellezza, ricchezza.

La fata che non era stata invitata ............................................................................................................................... ......................................

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A te la penna

* Osserva, colora e completa.

– Non posso crederci, ma grazie al vostro bacio mi sono finalmente risvegliata. Ho dormito per ben cento anni ed ho la testa piena zeppa di sogni. Ne ho fatti tanti: alcuni belli, altri buffi ed altri terribilmente spaventosi.

Il principe ............................................................................................................................... ......................................

63 SCHEDE

Rimiamo con le fate

* Colora le fatine e completa la filastrocca.

C’è la fata del mattino che agitando l’ombrellino fa apparire nel giardino un fiore e un uccellino.

64 SCHEDE
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