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Introduzione L’Esofago di Barrett (BE) è la condizione in cui un epitelio colonnare metaplasico rimpiazza l’epitelio squamoso pluristratificato dell’esofago distale predisponendo al cancro. La trasformazione dell’epitelio è una condizione acquisita ed è dovuta al reflusso gastroesofageo che agisce sulle cellule staminali multipotenziali determinando un cambiamento nel segnale genetico in modo tale da indurre la differenziazione in senso colonnare; ricerche recenti hanno mostrato il ruolo del reflusso gastroesofageo anche nella iniziazione e nella promozione del cancro (1). Il BE evolve verso l’adenocarcinoma con un processo graduale che inizia dalla metaplasia intestinale (IM) e arriva al carcinoma invasivo attraverso la displasia di basso grado (LGD) e poi quella di alto grado (HGD). L’evoluzione dell'HGD in carcinoma intramucoso (IMC o stadio T1a), limitato alla lamina propria è definito come “neoplasia precoce”. La successiva infiltrazione sottomucosa (T1b) comporta un rischio di coinvolgimento linfonodale che aumenta dal 10% al 30% fino al 70% quando la lesione è limitata rispettivamente al terzo superiore, medio e inferiore della sottomucosa. L'incidenza annuale di adenocarcinoma nel BE non di-

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Revisione della Letteratura > rassegna biennale

Le terapie endoscopiche sono entrate nella pratica clinica come valide alternative alla chirurgia nel trattamento della displasia e neoplasia precoce su esofago di Barrett (BE) per la capacità che hanno mostrato nel ridurre la morbilità e il rischio di progressione a neoplasia invasiva. In questa revisione della letteratura sono riassunte gli ultimi dati di letteratura riguardanti le tecniche endoscopiche oggi utilizzate nel BE.

Claudia Cesaro Gianluca Rotondano Maria Antonia Bianco

U.O.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva O.O. R.R. Area Vesuviana Presidio “A. Maresca”, ASLNA3 sud di Torre del Greco (NA)

splastico è < 0.5%, ma il rischio di progressione a carcinoma aumenta all’1.7% nella LGD e arriva al 6-10% nella HGD (2). La scelta di trattare o meno il BE e con quale modalità si basa sulla valutazione del rischio di progressione neoplastica e sulla corretta stadiazione dal momento che la prognosi dipende fondamentalmente dalla profondità di invasione e dal coinvolgimento linfonodale. L'esofagectomia a cielo aperto ha rappresentato per lungo tempo il trattamento "gold standard" per l'HGD e l'IMC su BE, sebbene gravata da significativa mortalità e morbilità (20-50% e 3-5% rispettivamente) (3). In anni recenti la gestione del BE displastico e della neoplasia precoce si è arricchita con l'introduzione di una o più terapie endoscopiche finalizzate a eradicare l’epitelio metaplastico/displastico, ripristinando il normale epitelio squamoso. Un sostanziale corpo di evidenza documenta il vantaggioso rapporto di costo-efficacia dei trattamenti endoscopici rispetto alla esofagectomia, nell’ambito di una valutazione multidisciplinare che coinvolga endoscopista, patologo, e chirurgo (3). Le terapie endoscopiche attualmente disponibili sono classificate in ablative e resettive in base alla possibilità o meno di acquisire un campione di tessuto, step fondamentale per l'ottimale stadiazione della malattia (tabella 1).

Giorn Ital End Dig 2013;36:257-260

Terapie endoscopiche nel Barrett

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