L’endoscopia nelle malattie infiammatorie croniche intestinali nell’adulto e nel paziente pediatrico Marco Daperno1-2, Salvatore Cucchiara3 con la collaborazione di Salvatore Oliva3
S.C. Gastroenterologia, A.O. Ordine Mauriziano di Torino 2 Italian Group for Inflammatory Bowel Disease, IG-IBD 3 U.O.C. di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica, Dip. di Pediatria, Sapienza - Università di Roma 1
Revisione a cura di Gianluca Rotondano
ASL NA3 sud, P.O. Maresca di Torre del Greco (NA)
Scopo della prima parte del presente contributo è rivedere le indicazioni e la rilevanza clinica dell’endoscopia nella gestione delle malattie infiammatorie croniche intestinali nell’adulto e in età pediatrica, focalizzando l’attenzione sull’endoscopia del tratto digerente inferiore (ileocolonscopia), e non affrontando volutamente possibili argomenti ulteriori come l’endoscopia del tratto prossimale, l’enteroscopia capsulare e l’enteroscopia assistita da device.
Qual è il ruolo dell’endoscopia nella diagnosi di IBD?
L’ileocolonscopia rappresenta una metodica diagnostica necessaria, ancorché non sufficiente e necessariamente da integrare con dati clinici, bioumorali, istologici e radiologici, per giungere alla diagnosi di malattia infiammatoria cronica intestinale (IBD) e per procedere alla diagnosi differenziale tra malattia di Crohn e colite ulcerosa. Tale ruolo chiave è riconosciuto e sancito anche dalle attuali linee guida per la gestione della malattia di Crohn (1) e della colite ulcerosa (2) emanate dalla European Crohn’s and Colitis Organization (ECCO).
In età pediatrica inoltre, il ruolo dell’endoscopia (e dell’istologia) diventa ancora più importante per le caratteristiche fenotopiche “sfumate” di queste malattie nei primi anni di vita, che spesso rimangono a lungo non classificate prima di ricevere una precisa definizione nosografica. Al contrario, in età adulta, attraverso l’identificazione di caratteristiche endoscopiche chiave (Tabella 1), l’esame orienta alla diagnosi di Crohn o di colite ulcerosa, l’utilizzo rigoroso di tali criteri classificativi consente nella maggior parte dei casi di ottenere un’indicazione diagnostica estremamente precisa, con quasi il 90% di casi correttamente classificati in un’ampia esperienza (oltre 600 pazienti) pubblicata da Pera e colleghi (3), e un maggior numero di errori diagnostici nel sottogruppo dei pazienti affetti da forme di malattia gravemente attive. Inoltre l’effettuazione di un esame di ileocolonscopia nella fase diagnostica è necessario anche per fornire al Patologo un corretto e completo campionamento bioptico che possa consentire una conferma diagnostica o l’esclusione della diagnosi di IBD (es. coliti infettive, o ad altra etiologia). In età pediatrica invece, anche le caratteristiche istologiche sono non raramente poco specifiche, non permettendo di discriminare con facilità tra colite ulcerosa e malattia di Crohn, soprattutto nelle presentazioni coloniche di questi disordini. Come segnalato nell’ultima revisione dei “criteri di Porto” per la diagnosi delle IBD in età pedia-
Tabella 1: caratteristiche endoscopiche suggestive per malattia di Crohn e colite ulcerosa, con peso relativo desunto dalla regressione lineare. Lo score diagnostico è stato sviluppato in uno studio (3) su 606 esami endoscopici, i valori positivi orientano verso malattia di Crohn, quelli negativi verso colite ulcerosa
Segni
Sensibilità (%)
Specificità (%)
Score
Lesioni segmentarie
55%
99%
+55
Acciottolato
34%
96%
+8
Lesioni anali
15%
100%
+15
Crohn
Colite ulcerosa Lesioni continue
99%
55%
-2
Mucosa granulosa
88%
72%
-3
Scomparsa reticolo
91%
51%
-2
Erosioni o microulcere
67%
87%
-7
Interessamento del retto
92%
43%
-2
Giorn Ital End Dig 2014;37:183-187
Ruolo dell’endoscopia nella gestione delle IBD (dall’età pediatrica a quella adulta)
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