ESOFAGO DI BARRETT Criteri diagnostici e follow-up Renzo Cestari1-3, Vincenzo Villanacci2 con la collaborazione di Gianpaolo Cengia1, Marianna Salemme2
U.O. Chirurgia Endoscopica Digestiva, 2Anatomia Patologica, A.O. Spedali Civili Brescia 3 Corso Integrato di Malattie dell’Apparato Digerente, Università degli Studi di Brescia
1
Revisione a cura di J.Z.A Jankowski
Queen Mary University of London, England, United Kingdom
L’Esofago di Barrett (EB) è una complicanza cronica della Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE), con prevalenza variabile dall’1% al 3%, e rappresenta il principale fattore di rischio per adenocarcinoma esofageo (ACE), attraverso un processo multifasico, dalla metaplasia intestinale (MI) alla Displasia a Basso Grado (LGD) e Alto Grado (HGD), al cancro intramucoso (IMC). È pertanto cruciale la sinergia endoscopista-patologo, nell’individuare e confermare la presenza di EB e delle lesioni correlate. Endoscopicamente L’EB viene univocamente definito come la presenza, a livello esofageo, di epitelio colonnare che sostituisce il normale rivestimento squamoso esofageo. Per contro, la definizione istologica di EB è tuttora controversa; negli Stati Uniti e in Europa tale condizione viene definita come “la presenza di metaplasia intestinale a livello esofageo”, cioè il riconoscimento di cellule caliciformi mucipare all’interno della mucosa esofagea (Figura 1). In Giappone e nel Regno Unito tale condizione non presuppone la presenza di metaplasia intestinale, ma comprende qualsiasi modificazione metaplasica di tipo gastrico a carico dell’epitelio squamoso esofageo, anche in assenza di cellule caliciformi mucipare.
anche in soggetti pauci- o asintomatici, in relazione ad una ridotta sensibilità viscerale all’insulto acido prolungato. L’EB presenta inoltre una maggiore incidenza in caso di familiarità (6% nei pazienti con familiari di I grado).
I criteri anamnestici e clinici di rischio per EB sembrano essere: sesso maschile età > 50 anni storia di MRGE di lunga durata familiarità per cancro esofago-cardiale obesità viscerale.
Come diagnosticare l’EB?
L’indagine endoscopica rappresenta, a tutt’oggi, l’unica metodica in grado di sospettare, definire e confermare, insieme all’esame istologico, la presenza dell’EB, con una sensibilità fino al 90%. L’EB si caratterizza per la presenza di tessuto rossastro in netto contrasto con l’epitelio nativo esofageo biancastro, di morfologia ed estensione variabile, prossimalmente alla giunzione squamo-colonnare (Linea Z). Presupposto fondamentale, durante l’ispezione enQuali sono i fattori di rischio doscopica, è la precisa identificazione di alcuni reperi anatomici, quali la giunzione esofago-gastrica (EGJ per EB? Più frequentemente (60% circa) i soggetti con BE pre- Esophago Gastric Junction) e squamo-colonnare (SCJ sentano una storia clinica di MRGE di lunga durata e di - Squamo Columnar Junction - Linea Z). intensità medio-severa, anche se non è raro il riscontro L’EGJ viene identificata dal limite superiore delle pliche gastriche (in Occidente) o dalla presenza dei vasi “a palizzata” Figura 1: EB definito dalla presenza di metaplasia intestinale a carico iuxtacardiali (in Oriente) e dal dell’epitelio esofageo distale punto di passaggio fra una cavità tubulare (esofago) e una sacciforme (stomaco), differenziandola dallo jatus diaframmatico con lo “sniff test”. La Linea Z, in assenza di flogosi marcata, è facilmente identificabile per il netto contrasto cromatico tra epitelio bianco-perlaceo o roseo dell’epitelio squamoso e quello più rosso dell’epitelio colonnare. Va inoltre considerata la diretta correlazione esistente tra l’aspetto endoscopico della linea Z e la presenza di EB, secondo Ematossilina-eosina Colorazione istochimica Alcian-Pas la classificazione della morfologia
Giorn Ital End Dig 2014;37:209-214
DEFINIZIONE
209