NUMERO 146 NOVEMBRE 2020
SPEAKER’S CORNER MASSIMO FERRARINI
RICAMBI INTERVISTA CON ATEL
DAITALIA www.daitalia.it
FOCUS ON 60 ANNI RHEA
Benvenuto nell’era del Touchless Vending! Finalmente il Touchless Vending diventa realtà. Con Breasy ora tutto il processo di selezione e pagamento avviene direttamente dal cellulare, senza nemmeno toccare il distributore, con grandi benefici in termini di salute e sicurezza sanitaria. Sullo smartphone l’utente può vedere i prodotti disponibili, consultare le informazioni nutrizionali, scegliere e memorizzare i preferiti. Breasy è il Touchless Vending come l’hai sempre sognato: semplice, veloce, sicuro e oggi anche conveniente. Approfitta dell’interessante promozione per rinnovare i tuoi sistemi di pagamento cashless e potrai acquistare Hi! ad un prezzo mai visto prima con l’attivazione di Breasy inclusa. Rivolgiti al tuo agente di zona per maggiori informazioni.
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• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020
EDITORIALE
CRISI OCCUPAZIONE NEL VENDING. 8.000 ADDETTI A RISCHIO NEL 2021 Non c’è niente di più difficile che scrivere un editoriale in un periodo di così veloci mutamenti. La versione cartacea della rivista arriva ai lettori almeno un paio di settimane dopo essere stata scritta e, in tempi di COVID-19, questo è un dettaglio che non si può trascurare. Ipotizzare degli scenari futuri, quando tutto cambia (di solito in peggio) nell’arco di pochi giorni, non è più possibile. Due nuovi DPCM (13 e 18 ottobre) sono appena usciti e la già complessa situazione del vending italiano sembra poter volgere nuovamente verso la chiusura quasi tombale della primavera scorsa. Nonostante ciò, corre l’obbligo di commentare la fine quasi certa del blocco dei licenziamenti a fine anno. Se il Governo non interverrà, il vending sarà investito da uno tsunami occupazionale senza precedenti.
L’incongruenza di pagare lo Stato per erogargli un servizio e non per riceverlo, sarebbe proprio ora che emergesse. Tra l’altro stiamo parlando dello stesso Stato che si troverà in carico l’onere di gestire 8.000 nuovi disoccupati. Inoltre, i prezzi di vendita sono rimasti praticamente invariati negli ultimi 20 anni: un caso più unico che raro in ambito nazionale. Un elemento che di fatto impedisce l‘innesco di un circolo virtuoso nel settore. Senza marginalità, non c’è crescita e non c’è un futuro. C’è davvero qualcosa che non torna.
La ripartenza di settembre è stata molto debole e sembra sempre più probabile una riduzione tra il 20 e il 30% della forza lavoro a partire da gennaio 2021.
Nel momento in cui scrivo, una filiale storica di un grande gruppo del vending è stata appena chiusa e 70 dipendenti sono fuori dai cancelli a protestare. Questa immagine è il simbolo di un settore che fino a qualche anno fa prosperava, ma che oggi si trova davanti a numeri agghiaccianti, con perdite di fatturato medie del 30% nel 2020. La ripartenza di settembre è stata molto debole e dopo i DPCM di ottobre, per far tornare in equilibrio i conti e salvare le aziende dal crollo, sembra sempre più probabile una riduzione tra il 20 e il 30% della forza lavoro a partire da gennaio 2021. Se si calcola anche l’indotto, stiamo parlando di circa 8.000 addetti, 8.000 famiglie composte da individui che spesso conosciamo personalmente, una preoccupazione che sembra paralizzare gli imprenditori, in attesa della stangata in arrivo. Per scongiurare, almeno in parte, il triste avvento di una vera e propria “macelleria sociale”, corre l’obbligo a tutta la filiera di fare il possibile per ridurre l’impatto del colpo. Ad esempio, urge una riflessione da parte dei gestori, che lasciano mediamente sul terreno il 10% del loro fatturato totale per corrispondere i ristorni, in grandissima parte alle Pubbliche Amministrazioni.
EDITORIALE DI ALESSANDRO FONTANA
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il 2020 sarà un anno critico per molte gestioni del vending con sfide sempre più impegnative da superare: • IPERAMMORTAMENTO INDUSTRIA 4.0 • RIDUZIONE DEI MARGINI OPERATIVI • PROBABILE AUMENTO IVA SUI CORRISPETTIVI • BANDO O RIDUZIONE DI ALCUNI PRODOTTI MONOUSO IN PLASTICA • ALIMENTI E BEVANDE SENZA ZUCCHERO NELLE SCUOLE
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SOMMARIO
NUMERO 146 NOVEMBRE 2020 RENZO GABRIEL BONIZZI DIRETTORE RESPONSABILE EDITOR IN CHIEF ALESSANDRO FONTANA DIRETTORE EDITORIALE EDITORIAL DIRECTOR LAURA GUASPARRI ART DIRECTOR ANTONIO VALESTRA GRAPHIC DESIGN DANIELA BISCOTTI COMMERCIALE COMMERCIAL NOEMI MARGAROLI REDAZIONE EDITORIAL STAFF
3 EDITORIALE
CRISI OCCUPAZIONE NEL VENDING. 8.000 addetti a rischio nel 2021
6 SPEAKER’S CORNER
CHI CERCA TROVA... ma se non c’è nulla da trovare?
8 RICAMBI
ATEL Il punto di riferimento del mondo del ricambio
27 EVENTI
ELENA FONTANA FOTO
HA COLLABORATO MASSIMO FERRARINI
27 FOCUS ON
LUCINI OFFICINA D’ARTE GRAFICA SRL STAMPA PRINTERS
D.A.ITALIA IL PERIODICO DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA PUBBLICAZIONE ISCRITTA AL TRIBUNALE DI MILANO, NUMERO DI REGISTRAZIONE 177 DEL 22 MARZO 2004
MARKETING & RETAIL SUMMIT 2020 il mondo del retail disegna la “nuova normalità”
RHEA 60 anni di business basati su innovazione, sostenibilità sociale e cultura
27 APPUNTAMENTO IN FIERA
SIGEP 2021 è “SIGEP EXP – The expanded version”
ISCRIZIONE AL R.O.C. 31449 PERIODICITÀ MENSILE EDITORE ART&WORKS SRL UNIPERSONALE VIA ALESSANDRO ALGARDI 13 20148 MILANO P.IVA 04234310961 TEL +39 02 48958566 UFFICIO COMMERCIALE commerciale@daitalia.it www.daitalia.it POSTA ELETTRONICA info@daitalia.it ABBONAMENTI abbonamenti@daitalia.it LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DELLE ILLUSTRAZIONI E DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI SU D.A. ITALIA È PERMESSA SOLO SE AUTORIZZATA DALLA DIREZIONE. LA DIREZIONE NON ASSUME RESPONSABILITÀ PER LE OPINIONI ESPRESSE DAGLI AUTORI DEI TESTI REDAZIONALI E PUBBLICITARI. CONCEPT BY ART&WORKS SRL
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SPEAKER’S CORNER
CHI CERCA TROVA... MA SE NON C’È NULLA DA TROVARE? Volevo soffermarmi su quanto è stato fatto di buono finora per aiutare lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, partite IVA, aziende piccole e medie, cittadini tutti. Parlo naturalmente del periodo di emergenza che ci affligge oramai da molti mesi come fossimo entrati in un grosso tunnel nel quale, ancora, non si vede la luce. Prendo spunto dalla risposta dello scrittore Antonio Scurati che, durante la presentazione del suo ultimo libro su Mussolini, “l’Uomo della provvidenza” (con il primo, M il Figlio del secolo, vinse il premio Strega nel 2018) alla insidiosa domanda: “Anche il Duce fece qualcosa di buono?” , ribatte così: “Chiunque, in vent’anni di potere assoluto, farebbe anche qualcosa di buono”. Ora, lo statista era solo e non propriamente un adulatore della democrazia e il suo il potere durò venti lunghi anni. L’annuncio della scoperta del Virus arriva quasi un anno fa, ma è vero che chi decide c’era anche prima, diciamo da 32 mesi, anche se inizialmente con squadre diversamente assortite (siamo passati dai cromatismi Gialloverdi a giallorossi, pur con lo stesso allenatore). Ma non voglio allargare il periodo a prima del famigerato Covid-19.
L’inadeguatezza e l’incompetenza di chi ci governa hanno creato molta confusione, vanificando l’effetto di qualche (rara) sensata decisione. Oggi le nostre imprese sono qui a tentare di resistere con i propri mezzi, cercando di garantire ogni mese lo stipendio a migliaia di dipendenti. Navighiamo al buio, senza sapere quali e quanti saranno gli aiuti economici messi a disposizione di aziende e cittadini. Quotidianamente è palpabile lo sconforto di colleghi e collaboratori per questa ennesima ricaduta, peraltro prevista. Non c’è visione per il futuro. Come sarà il dopo? Arriveranno i soldi promessi dall’Europa, ma non mi tranquillizza sapere che chi ne deciderà la destinazione saranno i soliti noti. Chiudo con un’altra citazione, questa volta di Mattia Feltri: “La scoperta tormentosa che il peggiore degli uomini qua e là fa qualcosa di giusto. (Hitler amava i cani ed era vegetariano, a ben vedere oggi sarebbe un ottimo punto di partenza)”. Coraggio! Oltre alle lamentele, continuiamo le ricerche. Forse qualcosa di buono troveremo, speriamo anche per le nostre aziende.
Visto che i nostri decisori o presunti tali sono molti e, spesso, si ritengono insufficienti per affrontare i problemi, decidono di farsi aiutare da esperti meglio identificati e classificati come appartenenti ad una “Task Force” (termine usato dalla marina militare che identifica un gruppo destinato ad una specifica missione in guerra). “Caspita!”, direte voi: un nugolo di parlamentari, senatori, esperti, un esercito di persone. È vero che il periodo è limitato, ma con così tante persone competenti sicuramente qualcosa di buono sarà stato fatto! Qui bisogna cercare, approfondire, setacciare, guardare anche nei numerosi dossier redatti dagli esperti che, magari, qualcosa di buono contenevano: peccato non averne tenuto conto, almeno per alcuni. Ho sotto gli occhi, però, lo sconforto di molti di noi per ciò che non è stato fatto e che si sarebbe potuto fare. È vero, ci lamentiamo sempre: qualche volta, però, abbiamo ragione.
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RICAMBI
ATEL IL PUNTO DI RIFERIMENTO DEL MONDO DEL RICAMBIO
ATEL È UN MARCHIO LEADER MONDIALE NELLA DISTRIBUZIONE DI COMPONENTI E PARTI DI RICAMBIO PER ELETTRODOMESTICI E REFRIGERATORI CHE OPERA DA ALCUNI ANNI ANCHE NEL VENDING, GRAZIE AD UNA RETE VENDITA FORMATA DA AGENTI E DISTRIBUTORI PRESENTI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE E AD UNA LOGISTICA MOLTO EFFICIENTE, CHE PERMETTE DI REPERIRE RICAMBI IN 24 ORE. L’AZIENDA FRIULANA, FACENTE PARTE DEL GRUPPO INTERNAZIONALE REPA, È INOLTRE IN GRADO DI GA8
RANTIRE UN VALIDO SUPPORTO TECNICO COMMERCIALE E UN’ADEGUATA ASSISTENZA POST-VENDITA AL CLIENTE. LA QUALITÀ DEI PROCESSI IN AZIENDA È CERTIFICATA SECONDO LE NORME EN ISO 9001:2008, EN ISO 14001:2004, BS OHSAS 1800:2007 DA TÜV. PER CONOSCERE MEGLIO IL MONDO DEI RICAMBI E L’EVOLUZIONE RECENTE DELL’AZIENDA, LA NOSTRA REDAZIONE HA INCONTRATO PRESSO LA SEDE DI UDINE, STEFANO ROCCHI, EXECUTIVE MANAGING DIRECTOR DI ATEL
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ATEL NASCE NEL VENDING DODICI ANNI FA, PERCHÉ NON C’ERANO MERI COMMERCIANTI DI RICAMBI, MA SOLO INTERMEDIARI. AL NOSTRO CLIENTE MEDIO OFFRIAMO UN SERVIZIO, PRIMA ANCORA CHE UN PRODOTTO.
INTERVISTA CON STEFANO ROCCHI Qual è il percorso professionale che ti ha portato a lavorare nel mondo del vending? Mi occupo del mondo del vending da due anni. Sono un uomo del Gruppo REPA (il nome viene da “repair”: in effetti, i ricambi riparano) e ho iniziato la mia carriera in questo mondo sedici anni fa, con l’azienda GEV di Monaco di Baviera, che commercializza da sempre i ricambi per il settore Ho.re.ca. Sono l’uomo che ha avviato la filiale italiana, l’ho costituita come socio insieme a loro e poi, tre anni fa, la società ha rilevato le mie quote ed ha venduto la maggioranza delle pro-
prie a Riverside, un Fondo di investimento americano. Questo Fondo ha iniziato poi a investire nel settore dei ricambi vending acquisendo Atel e altre realtà, tra cui LF di Cesena, che era il nostro maggiore concorrente. È a quel punto che sono entrato in contatto diretto con il vending, affiancando il titolare uscente di Atel. Nella primavera dello scorso anno sono subentrato come Amministratore e attualmente mi occupo di Atel per il 30% del mio tempo, poiché sono anche Responsabile Italia del Gruppo e l’Italia è fatta di vari mercati. REPA si occupa infatti di cinque comparti: vending, domestico, Ho.re.ca, refrigerazione e caffè espresso.
RICAMBI ATEL
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REPA è un Gruppo multiattività presente in molti paesi: puoi spiegarci meglio come siete strutturati? REPA ingloba una realtà composta da molte aziende commerciali che, di norma, hanno un proprio magazzino ma, altre volte, hanno solo uffici di rappresentanza per l’organizzazione della rete vendite. Ovviamente nei mercati più importanti, come Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Italia e Russia abbiamo dei magazzini, mentre in altri paesi, come l’Australia, non sono necessari. Le aziende del Gruppo si occupano tutte del segmento B2B, tranne quella in Australia che si occupa esclusivamente di B2C. Da quanto tempo Atel opera nel vending? Atel nasce nel vending dodici anni fa, come pioniere, perché non c’erano meri commercianti di ricambi, ma solo intermediari (gestori, rivendite), mentre il mondo del ricambio alternativo gode di un’indipendenza che punta non tanto sul prezzo del prodotto, quanto sulla celerità del servizio di fornitura del ricambio stesso. 10
Al nostro cliente medio offriamo un servizio, prima ancora che un prodotto e questo servizio, nel 99% dei casi, lo vendiamo al tecnico che ripara o al gestore. Atel è nata come alternativa al rivenditore dell’apparecchiatura e ha trovato un suo spazio perché, nella maggior parte dei casi, chi vende le apparecchiature non si struttura per i ricambi o li fornisce a prezzi molto alti, perché lo valuta un servizio conseguente alla vendita della macchina, mentre questo è un mestiere a sé. Ad esempio, Atel ha inventato il kit per il tecnico che si reca sulla locazione in modo che, nel corso della manutenzione ordinaria della macchina, vengano sostituite le parti maggiormente usurabili e si eviti un intervento per sostituirlo. La manutenzione è diventata un elemento fondamentale dell’assistenza, perché il fermo macchina genera un danno. Quindi si tende a prevenire la riparazione. Organizzate corsi di formazione per i tecnici? Sì, ma non ancora nel vending. Oggi siamo presi in considerazione da questo settore per la logistica, nostro
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punto di forza e per la capacità organizzativa che abbiamo, in quanto parte di REPA. Atel è una realtà italiana che detiene una buona quota del mercato del ricambio, mentre all’estero lo gestisce attraverso dei distributori. Con magazzini dislocati in tutta Europa, possiamo accedere a tutti i mercati, così come riusciamo a farlo in quello italiano, con la fornitura ai piccoli-medi gestori e questa capacità distributiva fa gola anche ad altri gruppi, oltre che a molti fabbricanti. La logistica di un OEM (Original Equipment Manufacturer) è specializzata nella produzione e vendita di macchine, ma quasi nessuno di loro ha un’organizzazione che permetta di essere presente in maniera capillare e veloce (entro 24 ore) e non per tutti è possibile strutturarsi per farla bene, perché i volumi non giustificano un certo tipo di organizzazione. Per questo, come avviene già da tempo nel mondo dell’Ho.re.ca, ci sono accordi con i fabbricanti che delegano la gestione dei ricambi ad aziende meglio strutturate a livello logistico.
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Questo tipo di accordo vale anche per i ricambi originali? Dipende dall’accordo stipulato con l’OEM: se ci impone di gestire i soli ricambi originali, non proponiamo ricambi compatibili. Ci sono produttori che non vogliono saperne di ricambi gestiti separatamente. Oggi come oggi è anacronistico, però succede. Per la legge del mercato secondo la quale “non si può avere tutto il mercato”, le apparecchiature rotte devono essere riparate e, se la fonte di approvvigionamento non è il distributore del prodotto originale, è chiaro che da qualche parte si va a cercare una soluzione, anche ad un prezzo superiore. Quando esiste un mercato, ovviamente si sviluppano numerose copie. Come nel mondo dell’automotive, ci sono anche nel vending e nell’Ho.re.ca e, a mio parere, questo è un aspetto fondamentale del mercato libero perché, se non c’è libera concorrenza, rientriamo nei monopoli che impongono prezzi poco equi per un ricambio originale. Prezzi formulati su una logica di acquisto del cliente, piuttosto che su un costo del prodotto vero e proprio.
Quale tipo di ricambio fornite agli operatori del vending e dopo quanto tempo dall’acquisto della macchina intervenite? Noi siamo un punto di riferimento importante nel fornire i ricambi dopo il periodo di garanzia. Nel vending la garanzia non è una cosa che viene molto sfruttata, perché un gestore di solito sa cosa compra e sa come gestirla. Invece nell’Ho.re.ca, in cui il ristoratore è il cliente finale, viene sfruttata maggiormente. Noi non interveniamo quasi mai, almeno finché un’apparecchiatura non diventa interessante per il nostro mercato. Anche il mondo del domestico, che sponsorizza sempre l’estensione della garanzia, dovrebbe aver già “blindato” tutto il commercio di ricambi alternativi, invece ci sono ancora tantissime persone che scelgono di non accettare l’estensione di garanzia e così, dopo un paio di anni, interveniamo noi. Per quanto riguarda la tipologia di ricambio, quello che cambia nel vending sono i componenti dell’elettronica: oggi una macchina datata ha la stessa elettromeccanica dei modelli più recenti, ma ha una nuova elettronica (ad esempio il touch al
RICAMBI ATEL
posto della tastiera). La tecnologia si è sviluppata e c’è, da parte dei produttori, la tendenza a non fornire più ogni singolo ricambio, ma piuttosto un gruppo di componenti. Il mercato cerca soluzioni per vendere di più, non per riparare, come si faceva in passato. Quanti articoli trattate nel vending? Oltre 3.000 altorotanti ma, come esperti del settore, ne teniamo 12.000 reperibili a catalogo. Il cliente da noi si aspetta che gli forniamo tutto anche se, spesso, quelli che si vendono sono sempre gli stessi articoli. Naturalmente non parliamo di 12.000 referenze a magazzino, ma di pezzi che rendiamo reperibili e per i quali offriamo tutte le alternative di acquisto (prezzo e fornitore). Molti articoli invece li abbiamo sempre a magazzino, ovvero quelli che “girano” di più o dei quali abbiamo fatto un approvvigionamento importante. Il segreto è reperire rapidamente un pezzo. Noi cerchiamo di anticipare la richiesta di determinati articoli che riteniamo facilmente usurabili o che sono innovativi sul mercato. 11
• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020 Atel ha più volte sviluppato e commercializzato soluzioni alternative per distributori automatici che non sono strettamente ricambi. Come nascono idee di questo tipo? Le soluzioni che sviluppiamo per risolvere alcune criticità delle macchine o per ottimizzarne l’utilizzo nascono dall’ascolto del cliente. Ci vengono richieste soluzioni che le aziende produttrici di macchine non sono ancora state attente ad ascoltare. Ci sono, di contro, aziende che sviluppano soluzioni che non sono state richieste dal mercato, anche se funzionali e di successo. In generale, le innovazioni sviluppate sono più intelligenti quando si ascolta il cliente, perché le sue richieste derivano da esigenze concrete, dal lavoro sul campo. In questo senso, riusciamo a capire il perché del successo di alcuni clienti: sono quelli che non si limitano a seguire adattandosi, ma partecipano attivamente allo sviluppo del mercato. Vi siete mai trovati ad affrontare problemi di brevetto? Ad oggi, per fortuna, no. Facciamo sempre attenzione a quanto sviluppiamo per nostro conto ed i brevetti nel settore sono relativamente pochi. Atel
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cerca di muoversi con la dovuta cautela e nel rispetto dei ruoli, per non rompere gli equilibri con i produttori di apparecchiature. Vogliamo essere un fornitore complementare agli OEM. Questo periodo ha incentivato il ricorso ai ricambi, il gestore tende a non rinnovare il parco macchine. Riscontrate un aumento di fatturato? Si riparano più macchine, è vero, ma le stesse macchine si usano di meno. Il vending ha subito un brusco calo, per colpa dell’epidemia da Covid-19, del maggior ricorso allo smart working e per la chiusura delle scuole. Quindi abbiamo venduto ricambi, è vero, ma non abbiamo avuto un incremento delle vendite, perché i grossi clienti stanno affrontando una grossa contrazione delle loro (meno 30 o 40%). Quello che è stata la nostra forza, in questo periodo, è la semina fatta negli scorsi anni, con i piccoli-medi clienti, in cui il 90% degli addetti lavora in presenza. I piccoli gestori hanno lavoro e riparano, anche se sicuramente non investono. I grossi gestori vivono una crisi importante, a giudicare dai bilanci degli scorsi anni. Speriamo che
RICAMBI ATEL
passi presto questa situazione. Nel domestico, al contrario, c’è una crescita significativa del mercato, anche dell’elettrodomestico. Atel, occupandosi di entrambi i comparti, ha potuto reggere questo momento economico critico, mantenendo sostanzialmente i numeri dello scorso anno. Com’è organizzata la rete vendita di Atel? La nostra rete vendita Italia è formata da agenti. All’estero dipende, la situazione cambia a seconda dei paesi. Dove abbiamo una filiale abbiamo degli agenti o li avremo, dove invece non c’è una filiale ci appoggiamo a distributori locali che vengono seguiti dai nostri commerciali interni. In che percentuale il vostro business si divide tra mercato italiano e mercato estero? Prima dell’acquisizione di Atel da parte dei REPA il fatturato era 40% Italia e 60% estero, ma si sta andando nella direzione opposta. Inoltre, i produttori delle apparecchiature si sono molto avvicinati a noi, perché siamo parte di un gruppo importante. Oggi, in base ai listini del produttore, stabiliamo i nostri prezzi.
• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020 Garantite i ricambi che commercializzate? Noi non commercializziamo componenti che non siano di una determinata qualità. Si possono fare copie di diverso valore qualitativo, ma noi cerchiamo di avere un controllo qualità provando il componente sul campo, con field test affidati a clienti di fiducia. Devo dire che, ormai, anche chi fa ricambi non originali sta crescendo in consapevolezza del produrre. Quali sono i prodotti che “girano” di più nel vending? Sicuramente gli organi meccanici, quindi tutto quello che interessa il processo di preparazione ed erogazione del caffè. La maggior parte dei ricambi riguarda infatti i distributori di bevande calde: la camera di infusione, la caldaia, la tastiera, ecc. L’elettronica non si copia, va comprata originale, è completamente customizzata dal fabbricante che, per legge, non la può fornire a nessun altro cliente. Nel freddo, si vendono soprattutto compressori e sportelli. I prodotti che girano di più non sono tanti, ma il mondo del ricambio è costituito da un’ampia
gamma di articoli. Il parco macchine in Italia è vasto e vecchio e chi si occupa di ricambi ne giova, ma naturalmente i fabbricanti puntano a vendere le nuove macchine. Non a caso si cercano nuovi sbocchi per trovare nuove possibili locazioni, come nel caso dei negozi automatici. Atel investe nella partecipazione alle fiere di settore? Lo riteniamo un investimento importante. Solitamente partecipiamo a Venditalia e speriamo di poter prendere parte anche alla prossima edizione. Quali sono i punti di forza di Atel? Per me e alcuni colleghi, avere l’opportunità di gestire un’azienda significa poter far crescere le persone. Atel è sempre stata viva, un ambiente stimolante in cui lavorare, anche grazie al dinamismo del titolare precedente. Nel passaggio da azienda padronale ad azienda facente parte di un Gruppo, non essendoci più una figura unica di riferimento, ognuno si deve rappresentare e deve evolvere per conto suo. Il mio compito,
RICAMBI ATEL
come quello dei collaboratori più stretti, è proprio quello di far sviluppare i talenti alle persone che lavorano qui, facendolo sentire parte del progetto e responsabile per l’intera azienda. Perché se una persona vede sviluppare il proprio talento sarà sempre sorridente, motivata, cosciente di fare qualcosa per se stesso, mentre lo fa per tutti. Questo è un settore di contatto, ed è per questo che smart working e limitazioni imposte dal Covid-19 sono difficili da accettare. Atel appartiene a un fondo, non ha le radici affondate nel territorio, quindi è ancora più necessario che chi guida l’azienda stia attento alla cassa ma, soprattutto, ai benefici per le persone. Se fai del tuo mestiere questo lavoro di promozione del valore delle persone, hai già vinto. Il capitale umano è realmente un capitale, al di là delle frasi fatte, ma bisogna saperlo valorizzare e stimolare. Comunque, per rispondere alla domanda, oltre alle persone, i punti di forza di Atel sono la logistica, l’organizzazione, la professionalità e la serietà.
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EVENTI
MARKETING & RETAIL SUMMIT 2020 IL MONDO DEL RETAIL DISEGNA LA “NUOVA NORMALITÀ”
IL 1 OTTOBRE SCORSO IL TEATRO MANZONI DI
RISCHIO CONTAGI. DOPO LA PRIMAVERA, LA
MILANO HA OSPITATO LA VENTESIMA EDIZIONE
RIPRESA DELLE ATTIVITÀ E I TIMORI PER UNA
DEL MARKETING & RETAIL SUMMIT ORGANIZZATO
SECONDA ONDATA, LA CONSAPEVOLEZZA CHE
DA GDO WEEK, MARK UP E TECNICHE NUOVE.
SI DOVRÀ CONVIVERE PER LUNGO TEMPO CON
LE AZIENDE DEL COMPARTO SI SONO INTERROGATE
IL VIRUS E LA SPERANZA CHE NON SI RITORNI
E CONFRONTATE SU COME RIPARTIRE DOPO I
A UN NUOVO PERIODO DI CHIUSURA FORZATA,
MESI DEL LOCKDOWN E SULLA NECESSITÀ DI
LE IMPRESE DEL LARGO CONSUMO HANNO
CONVIVERE CON UNA REALTÀ SEGNATA DAL
RAGIONATO SULLE PROSPETTIVE FUTURE.
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UNO DEGLI ELEMENTI CHE CARATTERIZZA QUESTA PARTICOLARE CONGIUNTURA È SENZ’ALTRO L’ACCELERAZIONE DI TENDENZE GIÀ IN ATTO.
“La pandemia ha riscritto la storia. Almeno dal punto di vista dei consumi totali, retrocessi al 1995, con alcune significative puntualizzazioni: per i viaggi ogni italiano ha speso nel 2020 come nel 1975, per i consumi fuoricasa come nel 1991, dopo vent’anni di crescita costante. Tiene la spesa per l’abitazione e fanno un balzo in avanti nel tempo l’e-commerce, con 2 milioni di nuovi acquirenti online nei primi cinque mesi dell’anno, la didattica a distanza che vede impegnati una percentuale di docenti vicina a quella chi ci si sarebbe attesa nel 2035 e lo smartworking, che occupa quasi cinque milioni di persone, con un anticipo di dieci anni sulle previsioni”, ha commentato Maura Latini, direttore generale Coop Italia.
Uno degli elementi che caratterizza questa particolare congiuntura è senz’altro l’accelerazione di tendenze già in atto, come ha spiegato Andrea Petronio, senior partner Bain & Company nel suo intervento sull’attuale scenario, di cui riportiamo un’ampia sintesi. “Nell’attuale scenario dei consumi, possiamo evidenziare alcuni trend principali: le crescenti aspettative dei consumatori si traducono in un’offerta di servizi personalizzati nel retail on line: il 73% si aspetta un’esperienza personalizzata nell’acquisto on line. Il 50% dei giovani tra 16 e 24 anni cerca prodotti sui so-
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cial network, prima di acquistarli; il 70% di chi interagisce con “prodotti consigliati”, poi decide di acquistare (importanza recensioni); il 47% dei clienti acquista su Amazon se il marchio non fornisce spiegazioni valide sul prodotto, proprio perché necessita di un feedback attendibile e si affida ad altri clienti. Un altro elemento importante risulta essere l’emotività, che condiziona l’acquisto: i marchi maggiormente connessi a livello emotivo ha, rispetto ai competitor, il doppio dei clienti disposti a pagare fino al 20% in più per il loro prodotto. La delicata situazione economica ha naturalmente accelerato anche la ricerca di convenienza, spingendo i consumatori con redditi medio-bassi a scegliere retailer che offrono prezzi vantaggiosi (40%) ma questo accade anche tra chi ha redditi più elevati (30%). Si confermano, di fatto, tendenze già in atto: la preferenza verso brand e insegne con marcate identità valoriali (prodotti e servizi sicuri e sostenibili vengono premiati); la crescente popolarità dell’e-commerce; la richiesta di customizzazione dell’acquisto; 16
il cambiamento dei flussi e delle dinamiche di acquisto; i format value che guadagnano quote e accentuano le pressioni sui prezzi. Un altro aspetto interessante riguarda l’utilizzo dei big data: le aziende che li usano meglio hanno il doppio delle possibilità di ottenere maggiori prestazioni finanziarie, la possibilità di prendere decisioni più velocemente e di eseguire le decisioni come stabilito. Si stima inoltre che il 49% della crescita produttiva prevista entro il 2030 sarà guidata dall’automazione. Ancora, un trend di cui bisogna tenere conto riguarda l’urbanizzazione, non più crescente: la pandemia ha spinto molti a cercare un’abitazione fuori dalla città e il 44% dei consumatori a reddito medio e lato hanno lavorato da casa, contro il 21% di quelli a reddito basso. Riassumendo, i sette trend-chiave per il prossimo futuro riguardano: lavoro da casa; battaglia per lo “share of wallet”; prodotti sostenibili e sicuri; rapporto qualità-prezzo; step change per l’online; ultra prossimità; iper personalizzazione ed esperienzalità.
Queste tendenze hanno un impatto sulla crescita stagnante (ad agosto per l’Istat le vendite sono cresciute dello 0,8%, essenzialmente grazie all’e-commerce, ndr) e nella pressione sui margini e nelle continue trasformazioni tecnologiche per soddisfare i bisogni del consumatore: un aspetto che ridisegnerà la rete e il ruolo del punto vendita, nell’ottica di aumentarne l’efficienza. Gli sviluppi futuri saranno orientati alla costruzione di un ecosistema o alla sua partecipazione con l’obiettivo per il brand/insegna di diventare un “one stop shop”, utilizzando più leve a disposizione. Vale per i nativi digitali come Amazon e per i retailer tradizionali, come Walmart. Una direzione che anche alcuni retailer italiani stanno percorrendo”. Roberto Selva, chief marketing & customer officer Esselunga, osserva: “La roadmap dell’innovazione è la somma di tanti ingredienti come la convenienza, l’omnicanalità, intesa come capacità di generare occasioni di spesa per il consumatore in linea con la frammentazione del modo di fare acquisti, l’italianità, che ha avuto un’acce-
EVENTI MARKETING & RETAIL SUMMIT 2020
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lerazione dal lockdown, i dati, che con il passaggio dalla intuizione agli analytics diventano fondamentali (per esempio i beacon ci permettono di stilare una mappa dei flussi per orientare meglio la progettazione dei negozi e personalizzare le promozioni), la sostenibilità in quanto prerequisito, la comunità intesa come restituzione al territorio di ciò che prendiamo. Ma ci sono anche i formati dei punti vendita, che restano ancora il maggiore investimento perché le persone vanno ancora nei negozi. Si tratta, in questa sfida per il futuro, di essere capaci di creare il format giusto in base alla localizzazione, mantenendo i concetti valoriali dell’insegna anche nello sviluppo della prossimità. L’architettura, poi, secondo una logica di rigenerazione urbana o di integrazione urbana con i nuovi progetti sempre in funzione dei territori. Infine, la comunicazione e l’ossessione per la qualità”. “Il commercio deve adattarsi a tutti i contesti in cui opera”, afferma invece Francesco Avanzini, direttore generale Conad: “È terminata l’epoca del generalismo. Oggi ci avviamo verso una strategia multiformato con la salvaguardia della distintività e della prossimità nella quale 18
ci sta il ridisegno anche dell’ipermercato basato sulla molteplicità delle esperienze fisiche, sensoriali e gustative declinato in tre territori (freschi, famiglia, salute) in negozi più accoglienti, perché il commercio è relazione. Così come ci stanno i negozi specializzati (farmacie, petstore), il ridisegno dell’offerta extra alimentare anche con partnership di peso e la prossimità che fa perno sulla fidelizzazione. L’e-commerce, poi, non è solo spesa alimentare. L’obiettivo è quello di costruire un nuovo ecosistema, una piattaforma digitale unica e integrata per l’offerta di prodotti, servizi, esperienze e soluzioni che consenta all’utente di svolgere con la massima semplicità l’esperienza d’acquisto, dalla scelta del prodotto al pagamento con la verifica in tempo reale del proprio stato dell’offerta e della consegna”. Mariangela Marseglia, country manager Italia e Spagna Amazon, ha ragionato sugli sviluppi futuri dei negozi fisici: “Mentre parliamo di e-commerce dobbiamo renderci conto che il delivery appartiene al passato: negli Stati Uniti è stata appena lanciata una tecnologia di riconoscimento biometrico della mano, che consente di uscire dal negozio senza pagare,
per esempio. Occorre pensare non a un miglioramento incrementale dell’esistente, ma a un nuovo concetto di punto vendita (intelligenza artificiale, interazione vocale con gli scaffali) ed essere consapevoli che a un certo punto arriverà lo tsunami, guidato da qualche player, a cambiare l’online. Occorre capire come anticipare l’evoluzione per non farci travolgere. Verrà il momento in cui non conterà più pensare ai flussi, perché i negozi saranno un concentrato di tecnologia con quattro mura attorno”. Da grande operatore logistico, poi, Amazon, non può evitare di pensare alla sostenibilità climatica. Per questo è tra i fondatori di Climate Pledge, una iniziativa che coinvolge diverse aziende leader per l’impegno a raggiungere zero emissioni nel 2040, con dieci anni d’anticipo rispetto all’accordo di Parigi. “Entro il 2030 ci siamo impegnati ad alimentare i magazzini e i nostri edifici con fonti rinnovabili e a trasformare i mezzi da benzina e diesel in elettrici, prevedendo anche un progetto di riforestazione come compensazione. Se, diamo l’esempio, possiamo fare in modo che altre realtà importanti possano fare la stessa cosa. Più siamo, meglio facciamo”.
EVENTI MARKETING & RETAIL SUMMIT 2020
• DAITALIA 145 NOVEMBRE 2020
La sostenibilità però non è solo relativa all’ambiente. Aggiunge Maura Latini: “La sostenibilità non è marketing, ma sostanza. È il next normal della filiera alimentare. Dopo le capacità dimostrate durante il lockdown, la filiera ha bisogno di essere aggiornata nel suo deficit di efficienza, proprio nella sua sostenibilità ambientale ed etica. Emblematico il caso dell’home delivery del cibo, che ha distrutto la categoria dei piatti pronti nei negozi, consentendo ai consumatori di prendere decisioni immediate e di non dover programmare. Ma sta in equilibrio economico? Come farlo stare? Il problema, grande come un macigno, sta nella sua logistica umana, nell’equa remunerazione. Allora la sostenibilità è tanto ambientale, quanto economica e sociale. La sintesi per tenere in equilibrio questi elementi è il prezzo giusto, in grado di remunerare tutte le fasi produttive. Non il prezzo basso. Certo non possiamo farlo da soli, ma occorre il contributo delle istituzioni nazionali ed europee se vogliamo ridisegnare il futuro risolvendo le storture del passato”. La sostenibilità è ormai ineludibile. Si tratta di una priorità strategica che deve orientare il management. Occorre un po-
sizionamento preciso dei valori proposti ai consumatori, facendo attenzione alle promesse che si fanno, vi sono opportunità di volumi e margini perché i clienti premieranno le strategie sostenibili. Tra i relatori presenti, Niccolò Beati di Nielsen ha presentato i risultati di uno studio condotto in Europa per conto di Novamont, “La domanda eco-sostenibile nel comparto food”. Di seguito, il suo interessante intervento, che ha offerto spunti di riflessione circa il futuro del food packaging e ha restituito il punto di vista del consumatore su queste tematiche. “Il 2020 verrà ricordato come l’anno del Covid-19. La consumer confidence registra un crollo verticale, peggiore di quello che ha seguito la crisi del 2008. La preoccupazione diffusa ha di fatto sconvolto gli equilibri tra Paesi e ha fatto perdere indistintamente la fiducia dei consumatori di tutte le nazioni. Quali sono queste preoccupazioni? Incertezza economica, salute, sicurezza sul lavoro, incremento dei prezzi del cibo, aumento prezzo delle utenze (anche se marginale). Quello che non cambia è il commitment dei consumatori verso le tematiche ambientali. Inquinamento e
degrado sono temi che oggi toccano direttamente il consumatore, che si sente coinvolto e chiede risposte al retail. Il 61% è disposto a cambiare abitudini di acquisto a favore di prodotti a basso impatto ambientale. L’85% dichiara di orientare i propri acquisti verso marche e prodotti rispettosi dell’ambiente. Se la consapevolezza del consumer cresce, da parte del retailer non c’è la stessa attenzione. L’epidemia da Covid-19 ha fatto registrare una battuta d’arresto per tutte le attività legate alla sostenibilità: prezzo e promozionalità sono il focus, la disponibilità a investire per proposte eco-friendly è diminuita, minore interesse per l’offerta eco (non è più una priorità). Il retailer oggi svolge un ruolo delicato, dovendo intercettare le richieste di un consumatore sempre più esigente. Il clima di incertezza e la riduzione del potere d’acquisto hanno determinato un sensibile ridimensionamento -e ridefinizione dell’urgenza per il retailer- del tema “ecosostenibilità” e della ricerca di alternative alla plastica. Industria e governo sono chiamati a scendere in campo oggi in prima persona per un domani più “green”: secondo il consumatore, aziende e istituzioni, ma anche
EVENTI MARKETING FABBRICANTI & RETAIL BWTSUMMIT 2020
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• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020 consumatori stessi e retailer sono chiamati in causa nella costruzione di un futuro più sostenibile per la catena del food. Con la diffusione del Coronavirus, è inevitabilmente aumentata la domanda di food safety, con una maggiore richiesta di prodotto confezionato. Se nei reparti ortofrutta dei supermercati italiani un maggiore impiego di plastica è stato accolto con favore non è stato lo stesso, ad esempio, in Spagna: tra le diverse nazioni ci sono differenze, in base alla differente crescita evolutiva. In tutti i casi, i display, i banchi e le vetrine dei reparti food si sono adeguati alle esigenze evolutive dei consumatori. In linea teorica, 1 italiano su 2 si dice comunque favorevole all’introduzione della plastic tax, mentre il trade rimane scettico, perché teme una ricaduta dei costi sul consumatore finale, mentre la tassa dovrebbe essere un incentivo all’uso di alternative ecosostenibili, un provvedi-
mento premiante le abitudini di corretto riciclo, un’agevolazione fiscale. Quello che è chiaro è che la percezione della plastica risulta disomogenea tra domanda e offerta. Per i consumatori, la plastica è “il principale agente inquinante” e “una soluzione arretrata”; per i retailer è invece “un materiale funzionale e molto performante” e “una soluzione economica”, che offre innegabili vantaggi dal punto di vista della sicurezza alimentare, di visibilità, di conservazione. Occorre uno sforzo nella ricerca e, per fare il “grande salto eco-sostenibile”, le insegne attendono un’innovazione tecnologica con l’obiettivo della parità funzionale e prestazionale tra PET e altri materiali sostenibili. Tra i retailer, possiamo riconoscere due categorie dal commitment meno evoluto, i “conservatori” e i “pragmatici” e due categorie più evolute, ovvero i “visionari”, propensi al materiale riciclato e riciclabile
e i “pionieri”, orientati all’impiego di materiali compostabili. In termini più generali, lo sviluppo tecnologico ed ecosostenibile non può prescindere l’educazione e la diffusione di concetti corretti. Questa passa anche dalla conoscenza della terminologia. Qui entra in gioco ‘importanza della comunicazione: basti pensare che solo il 50% dei consumatori britannici conosce il significato corretto di “compostabile” e che in Spagna il concetto di “bioplastica” è poco conosciuto e spesso equivocato. C’è molta disinformazione. In conclusione, non c’è stata una vera e propria frenata nella ricerca che riguarda l’innovazione di materiali, esistono realtà di impiego del pack compostabile e molti altri progetti sono in corso. Quello che serve, per raggiungere la parità di funzionalità e prestazioni, è una stretta collaborazione tra produttore, filiera e retailer. Una collaborazione imprescindibile e auspicata dal consumatore di oggi”.
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• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020
FOCUS ON
RHEA 60 ANNI DI BUSINESS BASATI SU INNOVAZIONE, SOSTENIBILITÀ SOCIALE E CULTURA
RHEA VENDORS GROUP, TRA I PIÙ IMPORTANTI PRODUTTORI AL MONDO DI DISTRIBUTORI AUTOMATICI TAILOR MADE, CON 3 SITI PRODUTTIVI IN ITALIA E 12 FILIALI ALL’ESTERO, E L’ORGOGLIO DI DIFFONDERE IN OLTRE 90 PAESI LA CULTURA DEL CAFFÈ, SI È FATTA PROMOTRICE DI UN’AMBIZIOSA CALL TO ACTION PER IL MONDO DEL BUSINESS INVITANDO DIVERSE REALTÀ IMPRENDITORIALI IN UN LUOGO VIRTUALE PER CONFRONTARSI, SVILUPPARE IDEE E DELINEARE IN ANTICIPO GLI SCENARI DI UN NUOVO MODELLO ECONOMICO. INNOVAZIONE, SOSTENIBILITÀ SOCIALE E CULTURA SONO I VALORI SU CUI RHEA, DA SESSANT’ANNI, COSTRUISCE IL PROPRIO BUSINESS MODEL E CHE OGGI, IN UNO SCENARIO SOCIO-ECONOMICO FORTEMENTE 22
CONDIZIONATO DALLA PANDEMIA, RAPPRESENTANO I PILASTRI PORTANTI DEL FUTURO DEL MONDO DELL’IMPRESA. PER QUESTO MOTIVO RHEA HA DECISO DI INVESTIRE IN UN PROGETTO DI NETWORKING VIRTUOSO CHE, PARTENDO DA QUEI VALORI, VUOLE ABILITARE LA PARTECIPAZIONE DEL MONDO DEL BUSINESS ALLO SCAMBIO DI NUOVE IDEE, VISIONI E ANALISI SU CUI COSTRUIRE CONCRETAMENTE I PROGETTI FUTURI. ESPONENTI DI DIVERSI SETTORI INDUSTRIALI SI CONFRONTERANNO SU TEMATICHE CHE RIGUARDANO IL MONDO IMPRENDITORIALE E LA COLLETTIVITÀ, IN DIALOGHI DIGITALICHE GLI UTENTI POTRANNO VEDERE SUL SITO RHEATHINKTOGETHER.COM
• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020
Il 60esimo compleanno di Rhea Vendors Group celebra i valo-
La celebrazione dei 60 anni è quindi l’occasione per rinnova-
ri. Questa la volontà del management al timone dell’azienda dal
re questo impegno all’ascolto con un progetto che già nel suo
2018, per dare continuità alla vocazione per l’innovazione, la so-
nome, Think Together, è esplicativo della volontà di Rhea di fare
stenibilità sociale e la cultura d’impresa del suo fondatore Aldo
rete insieme a rappresentanti del mondo imprenditoriale e cul-
Doglioni Majer e del figlio Carlo.
turale, sia italiano che internazionale. Think Together è un salotto digitale che mette in relazione mondi
Stimato intellettuale e maestro del teatro d’opera, Carlo Doglio-
differenti per un obiettivo comune: riflettere sui temi che inte-
ni Majer ha guidato l’azienda con una visione rivolta oltre i confi-
ressano il business e la collettività e ripensare insieme il futu-
ni della distribuzione automatica, con progetti innovativi scaturiti
ro. Un luogo di incontro per sviluppare idee, trovare soluzioni e
dalla sua capacità di osservare e interpretare i cambiamenti so-
confrontarsi, tracciando un percorso che generi valore per il bu-
ciali e culturali in atto.
siness. Sul sito dedicato, rheathinktogether.com, sia in lingua
FOCUS ON RHEA VENDORS
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• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020
italiana che in inglese, sono disponibili una serie di dialoghi sui temi della sostenibilità, innovazione e cultura applicate al mondo imprenditoriale e sociale, e la partecipazione al dibattito sarà aperta a tutti tramite i canali Linkedin, Facebook e YouTube di Rhea. I dialoghi on line sono stimolati da tre artisti italiani, i Thinker, scelti da Rhea per la loro vicinanza ai valori dell’azienda e che, come Rhea, ognuno nel suo settore, rappresentano l’eccellenza del made in Italy nel mondo. Davide Livermore, regista d’opera e di prosa, ha firmato spettacoli nei più grandi teatri nazionali e internazionali da Philadelphia a Tokyo, oltre ad aver inaugurato due stagioni consecutive della Scala di Milano con Attila nel 2018 e con Tosca nel 2019. Oggi è Direttore artistico del Teatro Nazionale di Genova. Da anni vicino al mondo di Rhea grazie alla figura di Carlo Doglioni Majer. Davide Scabin, pluripremiato chef Combal. Zero di Rivoli, uno dei cuochi italiani più apprezzati in Italia e all’estero per la sua creatività e sperimentazione innovativa, e che ha creato lo space food per gli astronauti nel 2013. Simona Ghizzoni esponente della fotografia moderna e attivista per i diritti delle donne. Il suo lavoro ha ricevuto diversi premi, tra cui World Press Photo, Poyi, il progetto Aftermath, Burn Magazine Emerging Photographer Grant e Sony World Photography Award. 24
Andrea Pozzolini, CEO Rhea Vendors Group, ha dichiarato: “Con Think Together Rhea ha creato un ambiente stimolante, solo apparentemente al di fuori del nostro mondo abituale. È uno stimolo alla creatività mirata al business e alla qualità della vita per le persone. Partecipando a questo salotto digitale avremo tutti la possibilità di arricchirci. L’obiettivo di Rhea è sviluppare una progettualità condivisa in una direzione dove ora più che mai l’unione fa la forza, anche nell’ottica di influenzare una tendenza al cambiamento che il mercato percepisce ma che ancora non ha preso forma”. KAIROS, DAL GRECO ANTICO: “IL MOMENTO GIUSTO O OPPORTUNO”, LA MACCHINA DEI 60 ANNI Si chiama Kairos e celebra i 60 anni di attività guardando al futuro l’avveniristica macchina del caffè realizzata da Rhea e Davide Livermore. Una macchina a edizione limitata che aggiunge alla qualità del caffè, il valore del tempo, quei 32 secondi di pausa per un buon caffè che vengono riempiti di bellezza e cultura. La macchina dei 60 anni infatti rivoluziona le normali forme dei distributori automatici con uno schermo esageratamente ma volutamente grande, che servirà a guidare la scelta della bevanda desiderata in modalità touchless, tramite app, e che in 32 secondi coinvolgerà il consumatore in un viaggio esperienziale. “La macchina che con Davide Livermore abbiamo creato per celebrare i nostri 60 anni di storia ci trasporta in un viaggio di 32 secon-
FOCUS ON RHEA VENDORS
di nella bellezza delle immagini, nella forza dei suoni e nel piacere del gusto. Davide Livermore conosce molto bene Rhea perché è stato un grande amico di Carlo Doglioni Majer, che ci ha lasciato in eredità un insegnamento straordinario: inserire cultura e passione nella vision aziendale e nella progettazione delle nostre macchine. La macchina celebrativa firmata da Davide aggiunge la qualità del tempo alla qualità del buon caffè, regalando cultura a quel momento che ci concediamo per bere un caffè che diventa esperienza” commenta Andrea Pozzolini. “Il teatro ha questa capacità: è qualcosa che ci porta molto vicini ai bambini che giocano, e fare questo ci porta a creare delle vere magie. I viaggi possono durare pochi secondi ma essere densissimi. Il tempo stesso si può sospendere o accelerare con il teatro e con l’arte. Parlando con Rhea mi sono immaginato che in un tempo di 32 secondi posso preparare il miglior caffè in tazza possibile. Credo che in questo tempo storico una delle più grandi conquiste sia quella di prendere del tempo per noi stessi e di sospendere il nostro essere bulimici. Quindi ho messo insieme questi dati: la capacità immaginativa del teatro con un tempo tecnico di 32 secondi che diventeranno un tempo sospeso dedicato a noi. Un tempo in cui possiamo ritrovare il contatto con noi stessi in un viaggio multisensoriale” spiega Davide Livermore. Il video emozionale sui 60 anni di Rhea con la macchina celebrativa è visibile sul sito rheavendors.com
BILT
• DAITALIA 146 NOVEMBRE 2020
APPUNTAMENTO IN FIERA
SIGEP 2021 È “SIGEP EXP – THE EXPANDED VERSION”
IEG, ITALIAN EXHIBITION GROUP È AI BLOCCHI DI PARTENZA CON SIGEP 2021 IL SALONE DELLA GELATERIA, PASTICCERIA, PANIFICAZIONE ARTIGIANALI, CAFFÈ E RILANCIA CON UN’EDIZIONE SPECIALE: SIGEP EXP THE EXPANDED EDITION, ESTESA AD UN´INTERA SETTIMANA, CON UNA FORTE PRESENZA FISICA E UNA STRATEGICA OFFERTA DIGITALE. SIGEP EXP SI TERRÀ DAL VIVO - MOMENTO INSOSTITUIBILE E DECISIVO D´INCONTRO FRA OPERATORI - ALLA FIERA DI RIMINI IL 15, 16 E 17 MARZO CON UNA NUOVA COLLOCAZIONE TEMPORALE VOLUTA PENSANDO A UNA SITUAZIONE MONDIALE PIÙ FAVOREVOLE. PER POI PROSEGUIRE IL 18 E 19 COME DIGITAL AGENDA PER UNA DUE GIORNI CHE FARÀ LEVA SUL KNOW-HOW TECNOLOGICO DI IEG CHE ATTRAVERSO UNA FORMIDABILE PIATTAFORMA CHE AGEVOLERÀ IL MATCHING TRA AZIENDE E BUYER INTERNAZIONALI. Un progetto corale, che nasce dall´ascolto del mercato e dalla volontà di affiancare associazioni e aziende per affrontare al top la stagione della ripresa del foodservice dolce. Le aziende, con le quali il progetto è stato condiviso ieri a Rimini, troveranno una fiera leggera e smart, che consentirà di concentrarsi sugli affari e gli incontri. Gli espositori avranno a disposizione allestimenti essenziali ed eleganti, con moduli definiti (ma con possibilità di kit supplementari) e pacchetti che includono servizi digitali, in un perfetto equilibrio tra esposizione fisica e matching, una modalità sperimentata con l´apprezzamento dei clienti durante i più recenti appuntamenti fieristici di IEG, quali VOICE a Vicenza ed ENADA a Rimini. In una fase economica del tutto straordinaria, Italian Exhibition Group con SIGEP EXP vuole più che mai essere accanto alle imprese per rappresentarne il volano concreto e tangibile di sviluppo del business. Il pubblico professionale in presenza potrà organizzare strategicamente la visita in fiera selezionando e salvando tra i preferiti, in base al suo specifico interesse, aziende ed eventi, sfruttare il matchma-
king, la modalità agenda per fissare appuntamenti, partecipare ai convegni, estendere le attività di networking. Il visitatore digitale potrà avvalersi di strumenti altamente performanti, per attivare chat e videochat, partecipare a tutti gli eventi disponibili in calendario da remoto e fissare appuntamenti virtuali. A completare il quadro dell´area espositiva, cinque aree eventi e sette aree speciali, alcune delle quali vere e proprie novità come Innovation Gallery, selezione delle ultimissime novità di prodotto, tecnologie e servizi per il mondo dell´Out of Home, e Meeting Zone, gli ´spazi salotto´ allestiti ad-hoc per gli incontri di business a disposizione di tutti gli espositori. Torna nel 2021 Vision Plaza dove i più importanti esperti di settore presenteranno le visioni sul futuro del business dolce. SIGEP EXP si svolgerà nel rispetto delle disposizioni governative in materia di sicurezza sanitaria, normato dal Protocollo AEFI, dal progetto #Safebusiness by IEG e dal percorso di accreditamento internazionale GBAC STA. 27