NUMERO 88 LUGLIO/AGOSTO 2014
MONDO ASSOCIAZIONE ASS. GENERALE CONFIDA 2014
TORREFATTORI TO.DA. CAFFÈ GIUSEPPE TOSCANO
D.A.ITALIA www.daitalia.it
FABBRICANTI EPTA-IARP M. BRAVO G. COCORDA
Caffè Toscano
è prodotto e distribuito da Grillo Pods Services Srl Via Leopardi, 18 - 57126 Livorno Tel/Fax +39 0586 403515 www.caffetoscano.it info@caffetoscano.it
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SOMMARIO
NUMERO 88 LUGLIO/AGOSTO 2014 RENZO GABRIEL BONIZZI DIRETTORE RESPONSABILE EDITOR IN CHIEF ALESSANDRO FONTANA DIRETTORE EDITORIALE EDITORIAL DIRECTOR LAURA GUASPARRI ART DIRECTOR
3 EDITORIALE
La periferia dell’uomo
4 MONDO ASSOCIAZIONE
Confida Assemblea Generale 2014 Confcommercio Assemblea Generale 2014
18 TORREFATTORI
ANDREA LOTTERO GRAPHIC DESIGN
To.Da. Caffè una storia di successo nel vending italiano Intervista con Giuseppe Toscano
DANIELA BISCOTTI COMMERCIALE/ COMMERCIAL
24 FABBRICANTI
NOEMI MARGAROLI REDAZIONE EDITORIAL STAFF LASERGRAFICA POLVER SRL STAMPA PRINTERS D.A.ITALIA IL PERIODICO DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA PUBBLICAZIONE ISCRITTA AL TRIBUNALE DI MILANO, NUMERO DI REGISTRAZIONE 177 DEL 22 MARZO 2004 ISCRIZIONE AL R.O.C.: 11412 PERIODICITÀ MENSILE EDITORE ART&WORKS SRL UNIPERSONALE VIA MARCANTONIO COLONNA 15 20149 MILANO P.IVA 04234310961 TEL +39 02 48958566 FAX +39 02 89694472
Epta - Iarp Intervista con Massimo Bravo e Guido Cocorda
31 TECNOLOGIA ALIMENTARE
HPP Italia La rivoluzione dell'alta pressione nell'eccellenza alimentare italiana
34 CIBUS 2014
Si è tenuta a Parma dal 5 all’8 maggio la 17° edizione di Cibus, la fiera internazionale dell'alimentare.
40 NOVITÀ
Estate 2014: anche nel vending è sempre tempo di Limonare con Radler Zero Alcol Ingenico diventa Ingenico Group. Nuovo brand e nuova visual identity Lavazza Una storia industriale dal 1895 MDS Electronics Tutte le novità dell’azienda per la distribuzione automatica San Benedetto“Prima Spremitura” 100% passione italiana
46 APPUNTAMENTO IN FIERA
Forum Vendor Show 2014 disponibile il programma delle conferenze
UFFICIO COMMERCIALE COMMERCIALE@ DAITALIA.IT WEB WWW.DAITALIA.IT POSTA ELETTRONICA INFO@DAITALIA.IT ABBONAMENTI ABBONAMENTI@ DAITALIA.IT LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DELLE ILLUSTRAZIONI E DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI SU D.A. ITALIA È PERMESSA SOLO SE AUTORIZZATA DALLA DIREZIONE. LA DIREZIONE NON ASSUME RESPONSABILITÀ PER LE OPINIONI ESPRESSE DAGLI AUTORI DEI TESTI REDAZIONALI E PUBBLICITARI. CONCEPT BY ART&WORKS SRL 2
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LA PERIFERIA DELL’UOMO Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman ha recentemente scritto che “l’economia è un sistema sociale creato dalle persone per le persone”. Questa dichiarazione è stata apprezzata e condivisa da tutti: politici, media, istituzioni, lobbies e sindacati, anche se francamente suona un po’ paradossale, visto che l’economia di questi ultimi anni sembra avere sviluppato una crescente indifferenza per gli individui. Mettere al centro l’uomo perché le aziende sono fatte in primo luogo di persone, è un’altra definizione molto utilizzata a parole, ma regolarmente smentita nei fatti. Oggi l’uomo non è più al centro delle dinamiche del sistema sociale creato per lui, ma si sta spostando progressivamente ed inesorabilmente in periferia, dove “abita” in quartieri dormitorio con la dignità di un numero segnato da qualche parte nei bilanci archiviati negli uffici del centro. Non pensate che queste dinamiche non ci appartengano. Anche se il vending aveva fatto della centralità dei rapporti umani il suo primo punto di forza, da tempo non è più così. Per un dipendente del nostro amato settore, avere anni di esperienza, aver contribuito al successo
delle impresa nel suo periodo pioneristico, essersi sempre sentito parte di una famiglia, oggi conta sempre meno. E’ stato anche lui inglobato nella definizione di “capitale umano” e trattato come tutti gli altri beni strumentali dell’azienda. La crisi motivazionale e la perdita di efficienza di molte organizzazioni del settore derivano da questo. Sono gli effetti e non la causa di una situazione congiunturale difficile, aggravata dalla crisi morale degli imprenditori. Sono infatti i leader delle aziende del vending ad aver sempre avuto i privilegi e le responsabilità legate al loro ruolo. Dimostrare che gli uomini e le donne che facevano parte delle loro organizzazioni erano la prima ricchezza dell’impresa, doveva superare la prova dei fatti: un periodo di crisi dei numeri. Dopo anni di crescite importanti, il primo vero momento di difficoltà ha smascherato il loro bluff: delle persone gli importa molto poco.
i valori con i quali hanno motivato per anni i loro dipendenti. Pur sapendo per esperienza che la motivazione del personale e la sua centralità nella vita dell’azienda, sono investimenti che hanno enormi benefici nel lungo periodo, molti continuano ad optare per strategie di breve, basate su tagli e spersonalizzazione della forza lavoro. Possibile che non ci sia nessuno che si ricordi che gran parte delle aziende della filiera del vending sono società di servizi? Volete davvero che chi materialmente entra in contatto con i clienti abbia un atteggiamento di sostanziale rancore verso la sua stessa organizzazione? Pensate che questo non incida su quegli stessi numeri che credete di tutelare attraverso politiche restrittive nei confronti del vostro “capitale
umano”? Essere imprenditori ha delle responsabilità non solo economiche, ma anche sociali. Se non siete in grado di mettere al centro delle vostre organizzazioni i vostri uomini, forse è meglio che vendiate anche voi le aziende che avete costruito. Senza le persone, non sono altro che contenitori vuoti.
METTERE AL CENTRO L’UOMO PERCHÉ LE AZIENDE SONO FATTE IN PRIMO LUOGO DI PERSONE, È UN’ALTRA DEFINIZIONE MOLTO UTILIZZATA A PAROLE, MA REGOLARMENTE SMENTITA NEI FATTI.
Alcuni pensano che l’arrivo dei Fondi d’Investimento abbia cambiato il vending. Non è proprio così. Sono i nostri stessi imprenditori ad aver trasformato questo mondo, cedendo le loro aziende ad organizzazioni molto più impersonali oppure rinnegando
EDITORIALE DI ALESSANDRO FONTANA
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MONDO ASSOCIAZIONE
CONFIDA P.5 CONFCOMMERCIO P.15
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CONFIDA ASSEMBLEA GENERALE 2014
L’ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA 2014 DI CONFIDA, RIUNITASI LO SCORSO 7 GIUGNO, HA PROVVEDUTO AL RINNOVO DEGLI ORGANI ISTITUZIONALI PER IL QUADRIENNIO 2014 – 2018 OLTRE CHE ALL’APPROVAZIONE DEL BILANCIO CONSUNTIVO 2013 E DEL BILANCIO PREVENTIVO 2014.
Lucio Pinetti, eletto per il secondo mandato consecutivo Presidente dell’Associazione, ha così rinnovato un impegno che lo porterà a supportare il vending negli anni dell’auspicata, anche se difficile, ripresa e un incarico che lo porterà a rappresentare il vending italiano nell’anno di EXPO 2015. “Questi sono anni di profondo e repentino cambiamento per la distribuzione automatica. In questo contesto, la nostra
Associazione è chiamata ad un nuovo ed ancor più delicato ruolo: interpretare i segnali che provengono dal mercato e trasferirli al Comparto affinché ne colga le opportunità e le traduca in strategie”, dichiara Pinetti: “Se il precedente mandato alla presidenza di CONFIDA ha avuto per obiettivo il valore economico e sociale del vending, i prossimi quattro anni saranno imperniati sulla condivisione, non solo tra gli operatori del settore,
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ma anche con tutti i nostri stakeholder: dai consumatori, al mondo dell’imprenditoria, ai nostri collaboratori. Una condivisione da costruire sulla trasparenza e sul obiettivi concreti e comuni” Lucio Pinetti è anche Vice-Presidente di EVA (European Vending Association) e consigliere nazionale di Confcommercio / Imprese per l’Italia. Particolarmente importante è il ruolo da protagonista che l’Italia riveste sul piano internazionale, sottolinea, affermando:
“È importante che il vending made in Italy, rappresentato soprattutto dalle imprese fabbricanti di distributori automatici e di sistemi di pagamento, mantenga il suo ruolo di driver sui mercati internazionali, ad iniziare da quello europeo, attraverso nuove iniziative di internazionalizzazione”. Pinetti è cresciuto professionalmente nel mondo delle materie plastiche, prima come ricercatore in un noto istituto di ricerca della Montedison, poi come funzionario di Unionplast, Associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di polimeri (aderente a Confindustria) ove ha operato per quasi una decina d’anni. È stato inoltre Segretario
RINNOVO CARICHE ASSOCIATIVE Le assemblee dei Gruppi Merceologici e di Attività dell’Associazione hanno eletto i rispettivi Presidenti ed i loro Rappresentanti nel Consiglio Direttivo, il cui dettaglio è pubblicato online sul sito associativo.Anche l’assemblea del Gruppo Giovani ha eletto i membri del proprio Comitato Direttivo che, a loro volta, hanno designato a Presidente Roberto Pace. Di seguito l’elenco completo dei rappresentanti eletti: > PRESIDENTE CONFIDA: Lucio PINETTI (GE.S.A. SpA) > Presidente del Gruppo Imprese di Gestione: Alessandra ZAMPERINI (Supermatic SpA) > Presidente del Gruppo Imprese Fabbricazione di D.A. e Accessori: Massimo MILESI (Bianchi Vending Group SpA) > Presidente del Gruppo Imprese Fabbricazione di Prodotti per la D.A: Stefano PICCININI (S.E.M. SpA) > Presidente del Gruppo Imprese di Refrigeratori d’Acqua in Boccioni allacciati alla rete idrica: Marzia MARIOTTI (Culligan BW Srl) > Presidente del Gruppo Imprese Servizi e Commercializzazione: Ernesto PILONI (Vendomat SpA) > Presidente del Gruppo Giovani: Roberto PACE (Gedac Srl) 6
Generale dell’Associazione dei riciclatori di materie plastiche sia Italiana che Europea, membro del Consiglio Direttivo dell’Istituto Italiano Imballaggio, delle Commissioni Ambiente e Imballaggio di Confindustria, di Commissioni Tecniche UNI e di altri organi di rappresentanza. Dal 1997 al 2000 ha svolto il ruolo di Direttore Generale di CONFIDA. Nel 2001 ha lasciato l’Associazione per trasferirsi a Genova, dove ha iniziato una nuova vita da imprenditore. Prima in collaborazione con un’azienda del settore, poi dal 2003 apre una società di gestione, che nel 2007 entra a far parte di Liomatic SpA, di cui oggi è socio. Dal 2012 è anche membro del consiglio di amministrazione di Ge.S.A. Srl.
I Gruppi Merceologici e di Attività hanno provveduto all’elezione dei propri Rappresentanti nel Consiglio Direttivo:
Gruppo Imprese di Gestione: Aimi Maurizio (Gruppo Argenta), Allegrino Fioravante (Sogeda), Antonino Brudetto (Uno Vending), Coghi Luigi (Molinari), Mattiazzo Mario (Automatic Service), Paolini Danilo (Gedap), Pavero Renato (Sellmat), Reina Anna (G.D.A.), Spinelli Cesare (Spinel Caffè), Toniutti Mario (Gruppo Illiria), Trapletti Massimo (IVS Italia), Turotti Pierpaolo (Ovdamatic). Gruppo Imprese di Fabbricazione di Distributori Automatici e Accessori: Adriani Luca (Fas International), Frova Francesco (N&W Global Vending), Mario Majo (Coges). Gruppo Imprese di Fabbricazione di Prodotti per la D.A.: Bassi Lorenzo (Flo), Nicosia Fabrizio (Perfetti Van Melle Italia), Picci Claudio (Covim) Gruppo Imprese di Servizi e Commercializzazione: Capello Enrico (Vending Press), Carbonari Lorenzo (Liomatic), Esposito Luigi (Espresso Uno Più), Fasano Fabio (La Sud Vending), Galano Mario (Ennegi), Giusto Raffaele (Cami), Paris Paolo (Parivend), Paroncini Valentino (Valevend), Querciani Laura (Bianchi vending Group), Venturi Stefano (Venturi D.A.).
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L’Assemblea Ordinaria ha nominato quali componenti del Collegio dei Probiviri Bonetti Germano, Locci Loris, Marelli Remo; componenti del Collegio dei Revisori dei Conti Borziani Andrea, Manghi Gianluca, Sassettoli Ugo e come membro supplente Barile Antonio. L’Assemblea annuale ha rappresentato anche, come di consueto, un momento di confronto. Nel corso della giornata, si è tenuto un convegno che ha visto alternarsi sul palco esperti che hanno approfondito alcuni aspetti centrali dello scenario attuale del vending. In un contesto economico in evoluzione nascono anche nuove istanze sociali e nuove domande di consumo; da qui nasce l’esigenza per le aziende di percepire il mutamento e di relazionarsi, mediante la capacità di mediazione dell’Associazione, con i principali stakeholder allo scopo di creare un sistema virtuoso fondato sulla condivisionee dove è possibile dar vita a nuovi posizionamenti competitivi. Di questo si è occupato, in occasione dell’Assemblea, Angeloantonio Russo, Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese LUM Jean Monnet e Università Luigi Bocconi Milano, attraverso l’intervento “Lo stakeholder engagement: condividere per crescere”, che riportiamo integralmente.
“Dopo essere stato con voi nel 2012, quando quest’anno sono stato invitato nuovamente, ho avuto la seconda conferma del fatto che gli operatori di questo settore sono persone che sanno fare business, sono in grado di osservare il mercato e si rendono conto di quello che sta succedendo. Da accademico ho la fortuna di guardare a più settori, di avere una visione a 360° e, credetemi, avere lungimiranza su quello che succede nello scenario imprenditoriale, non è da poco e mi fa piacere parlare di stakeholder engagement con persone che agiscono senza trascurare le proprie responsabilità. “Sostenibilità” vuol dire sostanzialmente avere una visione di lungo periodo, una capacità di relazionarsi con soggetti diversi. Oggi ci troviamo in un contesto completamente diverso rispetto a qualche anno fa. Oggi vi trovate, come imprenditori, a interagire con alcuni fattori che influenzano la vostra attività, quelle che ho definito, con un’espressione for-
se un po’ forte, “verità scomode”, ovvero eterogeneità degli attori coinvolti; imprevedibilità delle conseguenze; complessità incontrollabile delle cause; assenza di benchmark e multidimensionalità delle soluzioni. Ad esempio, rispetto al fare business di qualche anno fa, immagino riscontriate delle differenze, rispetto a soggetti nuovi che fino a qualche anno fa non dovevate minimamente prendere in considerazione, ma che oggi finalmente stiate capendo come da uno “scontro”, destinato a diventare “incontro”, con soggetti diversi, si possano trarre dei benefici. Questo perché l’obiettivo di ogni azienda è creare valore, fare profitto, possibilmente in modo responsabile. Coinvolgere nuovi stakeholder richiede di impegnarsi in un lungo processo, ma può portare dei vantaggi inaspettati, vantaggi di varia natura. Ad esempio, l’integrazione di modelli decisionali iterativi, cioè provare a ragionare sul modo in cui io azienda possa identificare dei soggetti che mi offrano delle opportunità. Se non avete un tornaconto positivo (profitto, miglioramento dei processi produttivi quindi margine più elevato, ecc.) sarebbe una relazione inutile, quindi inutile portarla avanti. Dobbiamo provare a capire, in un contesto che sta cambiando, perché sia importante applicare questo fantomatico stakeholder engagement. Se dobbiamo coinvolgere nuovi attori, cerchiamo di capire il perché. Prima di tutto, è necessario un allineamento delle aspettative degli attori coinvolti, anche se allineamento non rende l’idea, bisogna collaborare. Collaborando si fa innovazione e senza innovazione qualunque settore è destinato a morire. Io da analista esterno, da due anni mi sto appassionando al vostro settore e credo sia uno dei pochi oggi che non è in fase di maturità, ma è in fase di crescita e la crescita può essere spinta solo attraverso l’innovazione. Questo è il contesto in cui la teoria d’impresa si sta orientando verso questa profezia del coinvolgimento degli stakeholder. Che cosa vuol dire concretamente? Significa attuare un coinvolgimento strutturato, cioè fare in modo che gli stakeholder “entrino” nella vostra azienda e decidano insieme a voi. Non dico togliere potere agli organi aziendali, ma andare in questa direzione, dare più potere possibile agli stakeholder. Ovviamente non tutti: proverò a indicarvi per-
ché e come si possono identificare alcuni stakeholder, con l’obiettivo principale di migliorare la trasparenza, ovvero garantirsi la possibilità che l’azienda si relazioni all’interno e all’esterno in modo più chiaro e produttivo, efficace ed efficiente. Tutta questa attività di coinvolgimento rappresenta un processo complesso che prevede la partecipazione di tutta l’azienda. La dirigenza, certo, ma anche i bassi livelli dell’organigramma devono fare la propria parte. Per essere chiari, cosa vuol dire stakeholder engagement? Sarebbe facile dire di fare stakeholder engagement con sondaggi o politica efficace di pubbliche relazioni, ecc. ma quella è comunicazione unilaterale. Coinvolgere è un’altra cosa. Significa impostare e rivedere le strategie. Ecco perché provo ad insistere sul tema: qui parliamo di come fare strategia e come trarre delle opportunità dal processo di engagement. Tra i possibili benefici, migliorare la gestione del rischio e accrescere la reputazione; creare rendita organizzativa e accumulare risorse intangibili; migliorare la conoscenza dell’ambiente competitivo; identificare nuove opportunità strategiche e imprenditoriali. Qui parliamo di lungimiranza pura. Oggi va molto di moda dire che chi è imprenditore deve essere anche visionario, anche se poi visionari sono pochi. Lo stakeholder engagement potrebbe essere un modo di incentivare questo processo di guardare avanti, guardare oltre, verso nuove opportunità: se non dialogo e resto chiuso tra le mie mura aziendali, probabilmente non mi rendo conto di cosa accade attorno a me e non sarò mai in grado di capire dove potrò andare ad operare per cogliere le mie opportunità imprenditoriali. Come si fa engagement? Rispettando alcuni termini, tutti inclusi nel concetto di “inclusività”, nel senso di includere nelle vostre aziende dei soggetti estranei, ovvero la rilevanza; la completezza e la rispondenza. Bisogna capire quali sono i soggetti a cui è opportuno rivolgersi, nei confronti dei quali è rilevante installare delle collaborazioni forti, quindi capirne l’importanza. Attuare con questi una strategia completa, a 360° e verificarne la rispondenza, ovvero monitorare, per essere sicuri che le idee pianificate con questi soggetti stiano generando delle performance attese. In che contesto ci muoviamo oggi? Chi vuole avviare questo processo di engagement,
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come la vostra Associazione, lo deve fare realisticamente rispondendo a delle attività, delle procedure che possono essere oggi il più possibile istituzionalizzate all’interno dell’azienda. A livello operativo, da teorico posso dirvi che gli strumenti per fare engagement ci sono, per coinvolgere cioè determinati soggetti. Parliamo di strategia: parlare di responsabilità di impresa, sostenibilità, di stakeholder engagement come naturale evoluzione, vuol dire riorganizzare le vostre aziende. Vuol dire provare a rivedere, correggere o implementare i vostri piani strategici, in base a queste 5 fasi di impostazione strategica: idee; analizzare e pianificare (capire se l’idea può essere realizzata); rafforzare la capacità organizzativa: a mio parere il punto più importante, perché dobbiamo colmare i nostri gap, non è da tutti oggi cambiare, ridisegnare il processo organizzativo; monitorare, capire cioè se l’idea ha generato i risultati attesi. Fase 1: chi coinvolgere? Chi sono gli stakeholders nei confronti dei quali è importante relazionarsi? Perché coinvolgere? L’azienda deve capire quali sono i punti di incontro possibili tra sé e i soggetti con cui si trova a dialogare. Determinante è assolutamente il “chi” coinvolgere. Le idee le avete, la strategia in azienda esiste, però dobbiamo capire chi sono i soggetti rilevanti. In ambito teorico si usa uno schema che, se volete, è stupido, ma è efficace per avere una mappatura degli stakeholder, ovvero ai soggetti con cui mi relaziono devo dare un ordine in termini di priorità, di importanza. Uno stakeholder fondamentale per il vostro settore è il consumatore. Sembra banale, ma se pensiamo a chi vende benzina, abbiamo un esempio di un’azienda che venderebbe il suo prodotto in ogni caso, senza dover convincere il consumato8
re né tantomeno coinvolgerlo nelle sue strategie. Quell’azienda ha stakeholder molto più rilevanti con cui interfacciarsi: comunità locali, governi, competitor, ecc. Non pensiate quindi che la mappatura degli stakeholder sia sempre così automatica… Identificare, categorizzare la rilevanza degli stakeholder una volta elencati in ordine alfabetico secondo queste caratteristiche: potere, legittimità e urgenza. Cioè, quale stakeholder ha il potere di influenzare le vostre decisioni? Quale è legittimato? Ad esempio, la banca che eroga un finanziamento. L’urgenza, va da sé, identifica con quale ordine di precedenza l’azienda si deve interfacciare con i soggetti protagonisti di quel business. Ad esempio, i proprietari sono gli stakeholder che per definizione riassumono tutte e tre le caratteristiche. La banca di solito ha le prime due. Una volta identificati gli stakeholder e dopo esservi relazionati con loro, dobbiamo capire qual è l’obiettivo, perché dobbiamo coivolgere determinati soggetti. Stabilire le priorità: gli stakeholder determinanti saranno ovviamente quelli che nel quotidiano della vostra attività hanno la priorità. Fase 2: dopo averli mappati bisogna analizzare, pianificare: qual è il motivo del coinvolgimento? Bisogna costruire un piano strategico dell’azienda fondato sull’engagement (es. CONFIDA). La fase 2 dovrebbe consentirvi di portare a casa diversi ulteriori risultati, tra cui l’identificazione degli interlocutori e la comprensione della strategia da attuare nei confronti di ogni stakeholder. Fase 3: la più importante. Identificare i gap organizzativi. Sono convinto, immagino anche voi, che la strategia aziendale si debba basare sulle nostre aree di debolezza. Quelle che funzionano, vanno da sé: il manager deve saper intervenire dove ci sono dei pro-
blemi. L’engagement vuole supportarvi in questo: identifichiamo e affrontiamo le aree di debolezza nei confronti dei diversi stakeholder e quindi rivedere i nostri processi organizzativi sulla base di quelli che sono i tempi e le risorse a disposizione, ovviamente in funzione dell’obiettivo aziendale. Mi occupo di spiegare a studenti che frequentano quarto anno di Economia come si fa innovazione, come si gestiscono tutte le operation, quindi produzione, approvvigionamento, ecc. Come lavoro di fine corso ho chiesto di progettare, in gruppo, lo sviluppo di un’innovazione, lasciando libertà assoluta sul tipo di innovazione, ma ponendo un unico paletto, ovvero il settore di applicazione, assegnando loro il vending, di cui qualche tempo fa non sapevo niente, perché ritengo sia ancora uno dei pochi settori in cui si può fare innovazione, oggi. Il progetto migliore è risultato quello sul “reverse vending”: non c’è bisogno che ve lo spieghi, ma questi ragazzi si sono impegnati a ricostruire una filiera al contrario, ponendo l’attenzione sulla possibilità anche nel vending di fare riciclo (e qui richiamiamo la sostenibilità) e si calcolava un utile di 80-100.000€ solo attraverso il riciclo ed il recupero dei materiali grazie all’installazione di una macchina (già esistente) vicino al dsitributore. Altri hanno proposto schermi per la vendita di spazi pubblicitari, ecc. I più arroganti sono andati nel non food e si sono inventati questa macchina che stampa a distanza, un totem interattivo e l’acquisto di processi stampa per migliorare la privacy rispetto alle copisterie. Questi progetti li presento perché l’università potrebbe essere un soggetto con cui collaborare per trarre nuove opportunità, nuove idee. Risultato della fase 3: dobbiamo essere in grado di rive-
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dere la nostra organizzazione per attribuire delle nuove responsabilità, anche per chi, come nel caso del vostro Direttivo, si deve far carico della comunicazione. Fase 4: realizzare il coinvolgimento degli stakeholder determinanti. Sono delle cose quasi banali: sondaggi, focus group, ecc. Metodologie classiche che però vanno riviste, con l’obiettivo di creare valore e di creare partnership. Solo in questo modo si condividono i rischi, ma si condividono anche le possibilità di sviluppo, di crescita. Questo livello di comunicazione, di coinvolgimento varia ovviamente in base all’importanza del soggetto identificato. Il livello più rischioso, ma anche di maggiore rendimento è quello in cui si autorizza il soggetto esterno a decidere al posto vostro, o almeno in collaborazione con voi e potrebbe essere il modo migliore per raggiungere gli obiettivi prefissati. Qui siamo proprio nella completa integrazione dello stakeholder nei processi gestionali. Un focus group ad esempio, aiuta a monitorare le loro esigenze, per poi rivedere su questa base le strategie aziendali. Risultato di questa fase: dovrei essere riuscito a portare a casa il cuore del mio orientamento strategico, essere cioè in grado di capire dove e come intervenire nell’orientamento della mia strategia. L’ultimo passaggio, fase 5: monitorare. Riuscire a capire quale tipo di risultato si è portato a casa. Il tema oggi più importante è la misurabilità. Il manager lungimirante vuole che tutto sia misurabile, perché se ho sotto controllo dati, informazioni, misure, posso capire dove intervenire e il mio lavoro di manager è più agevole. Oggi esistono, per fortuna, metodi e strumenti per misurare. Vi lascio con questa frase, estratta dall’Harward Business Review, che a mio parere mette molto bene in evidenza quanto oggi sia importante che
alla base dell’orientamento delle strategia d’azienda ci sia un approccio “democratic”, ovvero “collaborativo”: “Co-creation is about putting the human experience at the center of the enterprise’s design.The time is come for a democratic approach, in which individuals are invited to influence the future of enterprises in partnership with management” cit. Rawaswamy & Guillart, 2010, HBR”. Dopo la relazione di Angelantuono Russo, hanno preso la parola i Rappresentanti dei principali stakeholder del settore: per le istituzioni, l’On. Andrea Mazziotti; per i consumatori, Renato Calì della Segreteria Nazionale di ADICONSUM; per il sistema della rappresentanza imprenditoriale, il Cav. Dino Abbascià, presidente FIDA e membro di Giunta di Confcommercio; Abbascià, nel suo breve intervento, “Verso la CONFALIMENTARE-CONFCOMMERCIO. Il valore della rappresentanza nella filiera agroalimentare”, ha sottolineato l’importanza della coesione in vista del raggiungimento di risultati significativi nell’ambito del dialogo con le Istituzioni:
“Come è stato detto rappresento FIDA, Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari, che conta circa 60.000 associati su tutto il territorio nazionale, tra l’altro comprende grandi gruppi come Sigma, CRAI e parte di Conad, che rafforzano e valorizzano la nostra Associazione. Da diversi lustri faccio parte del mondo associativo, ho avuto l’onore di sedere in Confcommercio nell’ambito della Giunta Esecutiva e, a questo proposito, ho ricevuto poco fa un messaggio da parte del presidente Sangalli, che vi augura buon lavoro per questa giornata e ricorda di seguire con interesse il vostro settore. Stiamo lavorando con il vostro Presiden-
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te affinché si costituisca questa grande Confalimentare. La poca visibilità che abbiamo noi come comparto agroalimentare e anche voi con il vostro mondo, è qui rappresentata molto bene, perché pensavo di trovare una saletta, invece trovo un bel salone e con grandi presenze. Stiamo cercando di procedere con le Istituzioni, perché io credo che “condividere”, parola molto usata anche oggi, a cui aggiungo “collaborare”, siano i presupposti per poter ancora fare molte cose, tra cui dare visibilità alle nostre aziende presso le Istituzioni. La Confalimentare che intendiamo costituire riunisce una quindicina di Federazioni che fanno capo a Confcommercio e si propone, senza scimmiottare altre Federazioni esistenti, di ottenere, attraverso i suoi vertici, una visibilità che possiamo avere soltanto insieme, unendo le forze. Quello della collaborazione è un grande valore e su questo voglio dare un contributo, raccontandovi una cosa personale: sono arrivato a Milano una sessantina di anni fa e ho iniziato a lavorare. Passato qualche anno ho costituito una società per conto mio. Dopo pochissimi anni quest’azienda era cresciuta e non riuscivo a gestirla da solo, quindi ho scelto di coinvolgere uno dei miei quattro fratelli, costituendo una snc. A distanza di 25 anni posso dire che, dopo aver reclutato tutti e quattro i miei fratelli e aver costituito una SpA, oggi l’azienda fattura milioni di euro. Questo è lavorare insieme. Voglio ricordarlo a tutti voi: insieme si può fare di più, si può fare meglio e insieme, soprattutto, si riesce”. Giampiero Falasca, Responsabile Dipartimento Lavoro Studio Legale Internazionale DLa Piper, “Flessibilità, premialità e valorizzazione dei collaboratori”, ha analizzato infine l’aspetto contrattuale 9
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“Prima di tutto, intendo ringraziare per l’opportunità che mi è stata data di conoscere questo settore così innovativo e così importante e confesso che fino ad un paio di anni fa non avrei mai pensato che dietro a quelle così apparentemente semplici macchinette ci fosse una realtà imprenditoriale così sviluppata, così avanzata e così importante per il nostro paese. Vorrei spiegare qual è il contesto in cui ci troviamo e perché il lavoro che stiamo facendo è, a mio avviso, importante. Siamo in una situazione normativa nella quale gran parte del lavoro, così come si è andato strutturando nelle organizzazioni moderne, è difficile da collocare negli schemi tradizionali. La vecchia distinzione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, lavoro coordinato non regge più di fronte alla complessità dei fenomeni produttivi. Ci sono dei settori in cui l’innovazione fa da padrona (il vostro è uno di questi) e dove gli schemi classici faticano ad ingabbiare le attività lavorative. So bene che nel vostro settore è molto utilizzato lo schema del lavoro autonomo, lo schema della collaborazione con soggetti imprenditoriali o artigiani e che questo utilizzo è motivo di possibili preoccupazioni per molti di voi. Perché non è chiaro a nessuno se lo schema del lavoro contrattuale sia perfettamente aderente alle attività che svolgono le persone o se sia in qualche modo migliorabile. Partendo da questa semplice considerazione e alla luce del fatto che la legge Fornero nel luglio 2012 ha fissato dei criteri molto restringenti per l’utilizzo del lavoro autonomo, l’idea che abbiamo sviluppato con l’Associazione e che stiamo tentando di portare avanti sui tavoli sindacali, è molto semplice: visto che il lavoro autonomo non è facile da utilizzare per noi, visto che il lavoro dipendente ha tante complessità che non fanno al caso nostro, perché non proviamo a costruirci addosso un terzo tipo di lavoro, che sia sì lavoro dipendente ma che abbia delle regole adatte, costruite sui fabbisogni del settore? Questa
è la sfida che abbiamo lanciato al sindacato. Lo strumento tecnico è quell’art. 8 D.L. n. 138/2011 che regola i cosiddetti contratti di prossimità. Si prevede la facoltà, nei contratti collettivi di secondo livello, di derogare alle norme di legge del contratto collettivo. Sulla base di questo e all’interno di un negoziato che non è finito e non sappiamo ancora se porterà dei risultati definitivi (speriamo di sì, siamo fiduciosi, abbiamo realizzato un vestito cucito su misura per il settore che preveda innanzitutto un inquadramento molto flessibile. Il dipendente dovrebbe seguire le regole che sono applicate tradizionalmente agli operatori di vendita del settore terziario, della distribuzione e dei servizi: orario di lavoro forfetizzato, nessun controllo delle prestazioni, basi retributive molto contenute. Quindi un inquadramento flessibile, orario di lavoro flessibile, base retributiva molto bassa e potenziamento molto forte della parte premiante, cioè valorizzazione di produttività e risultati. Questo è molto importante perché tutti noi temiamo che passare al lavoro dipendente possa determinare un abbassamento del livello di produttività. Cercare quindi di costruire un rapporto di lavoro che sia sì subordinato ma che abbia tutte le potenzialità di un rapporto di lavoro autonomo. Sull’orario di lavoro c’è molta flessibilità, quindi vorremmo prevedere un ampio utilizzo del lavoro a termine, nella somministrazione e un allungamento dei periodi di prova previsti dalla legge, una sperimentazione dell’apprendistato e poi una sterilizzazione dei trattamenti retributivi. Il concetto di fondo che l’Associazione sta provando a far passare al tavolo sindacale è che siamo disposti a spendere come oggi ma la spesa deve essere collegata ai risultati. La parte fissa della retribuzione oltre ad essere molto contenuta, deve sterilizzare quindi tutto quanto previsto dai contratti collettivi tradizionali, quindi la quattordicesima, gli scatti di anzianità, le crescite automatiche e deve, tutto il valore così risparmiato, essere concentrato sulla parte in produttività. Stiamo quindi anche pensando degli appositi indicatori per misurare questa produttività. Ultimo capitolo, non meno importante, è quello relativo ai doveri del personale. Avere personale dipendente può avere molti vantaggi. Uno di questi potrebbe essere quello di poter imporre meglio la disciplina. Stiamo
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dei rapporti di lavoro nel settore e delle normative che li regolano, illustrando le proposte mirate per il vending avanzate da CONFIDA nei confronti dei sindacati, tese a valorizzare la produttività, lo spirito di iniziativa e l’innovazione che caratterizzano questo settore. Di seguito, il suo intervento integrale:
quindi pensando ad un Codice Disciplinare, anche questo cucito su misura per il settore, per prevenire quei fenomeni di maggiore criticità che si presentano nelle attività lavorative. Tutto questo dovrebbe essere incluso in un contratto di secondo livello. Dovremmo stilare delle linee guida a livello nazionale, firmati subito dai rappresentanti sindacali delle regioni più importanti, quindi immediatamente operativo per le aziende. Sarebbe un accordo sperimentale con una durata determinata (ad esempio fino al 2020) alla fine della quale se l’accordo funziona, lo miglioriamo, se non funziona torniamo ciascuno nelle nostre regolamentazioni e i rapporti instaurati nel frattempo restano comunque ovviamente validi. È una sfida da raccogliere, dobbiamo proseguire in questo percorso? Ne vale la pena? A mio avviso sì. Oggi abbiamo gli strumenti per gestire il lavoro autonomo ed evitare che questo determini dei rischi? Forse sì, forse no. Ci sono dei correttivi, ci sono strumenti che possiamo utilizzare, ma sono tutti piccoli aggiustamenti che non risolvono il problema. Oggi la sfida è costruire regole di lavoro adatte a realtà produttive che non erano pensate e pensabili quando era stata fatta l’attuale normativa contrattualistica, quindi la strada del contratto di prossimità e la costruzione di regole su misura per il settore, sarebbe una strada valida non solo per gestire l’esistente, ma darebbe una potenzialità strategica di crescita ad un settore che merita di crescere perché dà innovazione, qualità, dinamismo, caratteristiche oggi purtroppo rare nel mondo del lavoro”.
PROTOCOLLO DI INTESA CONFIDA-ADICONSUM Tutti i relatori che hanno preso parte all’Assemblea, ciascuno avendo a riferimento il proprio ambito di competenza, hanno espresso apprezzamento e la piena condivisione circa la strategia e le azioni portate avanti da CONFIDA. Nella circostanza, di particolare rilievo è stata, dopo il Protocollo di Intesa firmato in occasione degli Stati Generali del 2011 e il successivo “Avviso Comune per la riforma del sistema degli appalti nella D.A.”, la firma del nuovo Protocollo di Intesa tra CONFIDA e ADICONSUM, che prevede la costituzione di un Organismo Pa-
Vendomat nel cuore di Bologna Da oggi le gestioni dell’area emiliana possono usufruire dell’ampia gamma di servizi offerti da Vendomat, una delle rivendite più strutturate del vending italiano. L’apertura a Bologna di una nuova filiale Vendomat nasce dall’acquisizione di Mik Matik e persegue l’obiettivo di potenziare ulteriormente i
servizi offerti da questa storica rivendita emiliana. Ampia offerta di macchine e prodotti di alta qualità, servizi commerciali e finanziari all’avanguardia, consegna e installazione con mezzi propri, officina interna per un’assistenza tecnica puntuale: con Vendomat il successo è automatico.
VENDOMAT S.p.A. Filiale di Bologna, Via Serra 31 40012 Lippo di Calderara di Reno (BO) Tel. 051.72.62.33 Fax 051.72.53.68
Sede centrale di Milano - Tel. 02.27.00.10.00 Filiale di Moncalieri - Tel. 011.64.04.870 Filiale di Piacenza - Tel. 0523.60.67.99
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ritetico con il compito di realizzare tutta una serie di attività per la valorizzazione del vending sul mercato e la tutela dei consumatori. L’Organismo Paritetico, vuole essere l’espressione concreta dell’alleanza tra CONFIDA e ADICONSUM per affermare sul mercato i valori fondanti del servizio e dell’offerta di qualità nel Vending: certificazione di conformità di gruppo “TQS Vending TopQuality Standard”, certificazione DTP 114-CsQA (qualità funzionale delle miscele di caffè in grani destinato al vending), Capitolati Standard CONFIDA per l’affidamento del servizio da parte delle P.A. e delle scuole; impresa e sostenibilità (energetica, alimenta, ambientale, ecc.) Due le priorità di questo Organismo, composto da rappresentanti delle due Associazioni, ma con una propria identità super partes: 1) incidere sui comportamenti delle Pubbliche Amministrazioni per contrastare pratiche distorcenti del mercato, tutelare il criterio della corretta determinazione del valore della concessione e il principio dell’ordinario utile d’impresa, assicurare al consumatore la fruibilità di un servizio e di una offerta di qualità; 2) provvedere periodicamente all’aggiornamento della tabella dei prezzi di riferimento in attinenza al Capitolato standard CONFIDA, al servizio certificato “TQS Vending” al caffè certificato DTP 114CsQA. Sono previste altre funzioni e compiti di rilievo che verranno portati avanti dal costituendo Organismo Paritetico, quali specifiche attività di informazione al consumatore, workshop e convegni, progetti di formazione per un consumo consapevole.Con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa, la nostra Associazione ha così inteso compiere un passaggio molto qualificante, dando prova di grande consapevolezza e responsabilità nell’interpretare l’istanza proveniente in modo trasversale da società e l’economia, vale a dire, la capacità creare intorno a sé un clima di fiducia, mettendo in campo strumenti condivisi con i propri stakeholder e favorire nuova competitività per le imprese che intendono essere virtuose. Il Protocollo d’Intesa CONFIDA - ADICONSUM è disponibile per la lettura all’interno della sezione Comunicazioni del sito internet CONFIDA.
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CONFCOMMERCIO ASSEMBLEA GENERALE 2014
GIOVEDÌ 5 GIUGNO, PRESSO L'AUDITORIUM CONCILIAZIONE A ROMA, SI È SVOLTA LA VENTISETTESIMA ASSEMBLEA GENERALE DI CONFCOMMERCIO IMPRESE PER L'ITALIA. L’APPUNTAMENTO HA COINVOLTO IMPRENDITORI DEL COMMERCIO, DEL TURISMO, DEI SERVIZI E DEI TRASPORTI, AI QUALI È STATO DATO SPAZIO PER DEI BREVI INTERVENTI O SONO STATE RIVOLTE INTERVISTE. TRA QUESTI, I MINISTRI DARIO FRANCESCHINI (BENI CULTURALI E TURISMO), ANDREA ORLANDO (GIUSTIZIA), FEDERICA GUIDI (SVILUPPO ECONOMICO) E IL VICE MINISTRO RICCARDO NENCINI (TRASPORTI).
Moltissimi altri i volti noti presenti, a rappresentare le istituzioni, tra cui il vice ministro Filippo Bubbico (Interno); i sottosegretari Pierpaolo Baretta (Economia e finanze), Domenico Rossi (Difesa), Silvia Velo (Ambiente), Ivan Scalfarotto (Riforme costituzionali); il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti; i vice presidenti del Senato Linda Lanzillotta e Maurizio Gasparri; Renato Brunetta (Capogruppo Fi Camera), 15
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Giovanni Toti (Fi), Corrado Passera (Italia Unica), Maurizio Sacconi (Presidente Commissione Lavoro Senato); il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri; il presidente della Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini; il commissario straordinario Inps Vittorio Conti; e ancora, Antonio Tajani (Vicepresidente Commissione Ue); il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni; Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl),
prese. Le grandi e le meno grandi, le piccole e le piccolissime. Perché dobbiamo chiarire a tutti che il problema dell'Italia non sta nella dimensione delle sue aziende. Che certo possono e devono crescere: secondo scelte libere degli imprenditori e non per un disegno imposto. La realtà è che noi dobbiamo fare i conti con la lentezza della giustizia e gli ostacoli della burocrazia, con i costi eccezionali dell'energia e con una pressione fi-
quanto quello dei nostri partner internazionali: un ambiente amico e non ostile rispetto alla sfida del fare impresa. È dall'impresa e solo dall'impresa che si può ripartire. Per riassorbire la disoccupazione e costruire la crescita che resta la migliore medicina per ridurre la povertà e mitigare le disuguaglianze, per costruire un po' di futuro per le giovani generazioni, sicurezza per gli anziani, benessere per i lavoratori. L'impresa per
MARIOSANGALLI TONIUTTI CARLO
“È oggi il tempo di mettere al centro della politica economica l'impresa. Tutte le im-
scale di quasi quattro punti superiore alla media europea. La buona politica è quella capace di rimuovere questi ostacoli e annullare questi spread. Allora vedrete che le nostre imprese, grandi e piccole, medie e piccolissime, aumenteranno la propria produttività senza incentivi, premi, favori o regali. Abbiamo semplicemente bisogno di lavorare in un ambiente almeno buono
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Luigi Angeletti (Uil), Antonio Patuelli (Abi), Fedele Confalonieri (Mediaset), Cesare Romiti (Rcs), Luigi Abete (Bnl). A fare e gli onori di casa, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, che ha introdotto i lavori con una lunga relazione, di cui riportiamo le considerazioni finali:
la crescita e la crescita attraverso l'impresa: solo questo circuito può provvedere stabilmente alle risorse per la giustizia sociale e la solidarietà. Per tutto ciò c'è bisogno delle riforme. E sia ben chiaro che il prezzo delle mancate riforme o delle riforme sbagliate non lo pagherebbe il governo o la politica ma l'intero paese. Non ce lo possiamo permettere. Non se lo possono più permettere le no-
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stre imprese. A loro, a voi, alle nostre imprese, dedichiamo allora tutto il nostro impegno, tutta la nostra responsabilità, tutte le nostre battaglie per le riforme. A loro, a voi dedichiamo la giornata di oggi e tutte quelle che verranno. A loro, a voi affidiamo la speranza di un'Italia coraggiosa che riparte da protagonista, in Europa e nel mondo. La speranza di un Paese che non si arrende e che, ancora una volta, può sorprendere tutti”. È stato Mario Toniutti (Gruppo illiria) a rappresentare il settore del vending davanti alla platea dell’Auditorium Conciliazione. Toniutti ha parlato di Capitolati di Appalto, senza risparmiare nessuna critica al mondo delle istituzioni per le pesanti condizioni in cui si trovano ad operare gli attori della filiera. Di seguito, le parole di Mario Toniutti:
“Quello della distribuzione automatica è un settore che ha conosciuto un enorme sviluppo a partire dagli anni ’60, ma che negli ultimissimi anni sta soffrendo una crisi legata alla crisi delle aziende, poiché la distribuzione automatica nasce per dare ristoro agli impiegati e agli operai nelle fabbriche. Questa mattina leggevo che dal 2001 ad oggi sono state chiuse 170.000 fabbriche, quindi abbiamo sempre meno consumatori. Il caffè “tiene”: gli altri prodotti, che hanno un prezzo nettamente più alto, sono in calo con percentuali del 10%. All’interno di un’azienda, il gestore viene scelto direttamente dall’imprenditore; il problema nasce quando si parla di Enti pubblici, perché le gare d’appalto relative al settore della distribuzione automatica sono fatte in maniera oscena, basata sulle “due leve”, economica e tecnica: quella economica è prettamente legata all’abbassamento del prezzo e all’aumento del canone, quindi la redditività risulta impossibile.
Quella tecnica non è né congrua né coerente: quotidianamente le gare si chiudono e poi vengono portate in un tribunale amministrativo perché un imprenditore, giustamente, se vuole concorrere lo vuole fare lealmente. Porto l’esempio di una gara d’appalto in cui un’azienda arriva seconda per un punto, perché il concorrente che ha vinto ha dichiarato di garantire assistenza in venti secondi, contro le due ore del secondo. Ma come si può prestare assistenza ad una macchina in così poco tempo? Come verrebbe effettuato quell’intervento in venti secondi? L’associazione di categoria, CONFIDA ha presentato, attraverso Confcommercio, 10.000 bozze di Capitolato d’Appalto del nostro settore alla Pubblica Amministrazione, per aiutare a far svolgere le gare in maniera congrua, ma posso assicurare che alla fine pochissime di queste gare vengono condotte seguendo il Capitolato”.
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TORREFATTORI
TO.DA. CAFFÈ UNA STORIA DI SUCCESSO NEL VENDING ITALIANO
IL MERCATO DEL VENDING TORREFATTORI
TO.DA. CAFFÈ, COSTITUITA NEL 1994, È UN’AZIENDA SICILIANA MOLTO DINAMICA ED IN CONTINUA ESPANSIONE CHE OPERA NEL SETTORE DELLA LAVORAZIONE E TORREFAZIONE DEL CAFFÈ A LIVELLO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE. IL CORE-BUSINESS DELL'ATTIVITÀ DI TO.DA. È RAPPRESENTATO DALLA PRODUZIONE DI CAFFÈ 18
TORREFATTO IN DIVERSI FORMATI PREDOSATI: CIALDE, CAPSULE E CAFFÈ IN GRANI, IDEALI PER LE ESIGENZE DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA. LA NOSTRA REDAZIONE, IN OCCASIONE DI VENDITALIA 2014, HA INCONTRATO ED INTERVISTATO GIUSEPPE TOSCANO, SOCIO TITOLARE DELL’AZIENDA.
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INTERVISTA CON GIUSEPPE TOSCANO To.Da. è ormai una realtà consolidata nel panorama vending: quali novità avete presentato a Venditalia? In occasione di Venditalia, abbiamo presentato un nuovo prodotto compatibile con il sistema Nespresso, ad un prezzo in linea con le necessità del canale vending. Proponiamo una
miscela di caffè Robusta non lavata, naturale, che permette di ottene-
torrefazione vi porterà a cambiare sede? Ci stiamo preparando a trasfe-
re un’eccellente resa in tazza e una bella crema. Inoltre, siamo in attesa di installare un nuovo impianto per i solubili, in modo da completare la nostra gamma e di soddisfare tutte le esigenze del gestore e del consumatore finale.
rirci in una location molto più ampia proprio in questi giorni. La nuova sede sarà collocata all’interno del complesso industriale di Termini Imerese, noto per gli stabilimenti della FIAT, dove abbiamo acquistato una struttura di 5.000 mq per la sola parte produttiva, oltre a 2.000 mq. di uffici e ai 6.000 mq. del
Il continuo sviluppo della vostra
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piazzale circostante. Questa nuova grande struttura vi consentirà di aumentare la produzione. Assumerete nuove figure professionali? Nella nuova sede avremo lo spazio per inserire nuove linee e aumentare la produzione, compatibilmente con le richieste del mercato. To.Da. sta costantemen-
Italia: voi come avete reagito a questa situazione? Avete avuto cali di fatturato? Noi continuiamo a crescere a due cifre e non abbiamo avuto cali, gli ultimi dati di bilancio ci dicono che abbiamo realizzato un +45%.
Non tutti hanno avuto risultati così positivi. A cosa credi sia dovuto? Oggi il pubblico ha una scelta di prodotto e di prezzo davvero molto ampia e la libera concorrenza sta premiando i prodotti con il miglior rapporto qualità/prezzo. Questo accade soprattutto nel comparto famiglia, dove le macchine sono di proprietà dei clienti. To.Da. Caffè dà una risposta specifica a questa esigenza di mercato: la qualità ad un prezzo competitivo.
OGGI IL PUBBLICO HA UNA SCELTA DI PRODOTTO E DI PREZZO DAVVERO MOLTO AMPIA. TO.DA. CAFFÈ DÀ UNA RISPOSTA SPECIFICA A QUESTA ESIGENZA DI MERCATO: LA QUALITÀ AD UN PREZZO COMPETITIVO.
te crescendo a livello di organico. Oggi può contare su 20 dipendenti e abbiamo in progetto di aggiungerne almeno altri quattro entro la fine del 2015. Il mercato dell’OCS ha vissuto un momento piuttosto difficile in tutta
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consumazioni al distributore sono sensibilmente diminuite. Quindi l’OCS vending è effettivamente un po’ calato, ma tutti gli altri segmenti che noi curiamo: negozi, famiglia ed internet, ci hanno fatto registrare un notevole incremento nelle vendite.
Dobbiamo però riconoscere un rallentamento nel comparto della distribuzione automatica, perché le fabbriche e gli uffici chiudono e le
Ormai il marchio Gattopardo sta diventando un brand molto noto, tanto da superare in popolarità persino il marchio To.Da. Vi capita che vi identifichino con il brand del vostro più famoso espresso? Sì, è vero, mi è capitato di andare in alcuni negozi e sentire dei clienti
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chiedere “un Gattopardo”! Questo caffè ha riscosso un notevole successo e continua ad averne, come alcuni dei solubili da noi prodotti. Ne siamo molto orgogliosi e questo risultato ci spinge a puntare sempre più in alto, lavorando soprattutto sulla qualità e sull’ampiezza del nostro portafoglio prodotti. Come vengono realizzati i vostri solubili? I nostri solubili sono realizzati con materie prime scelte, di qualità, che provengono direttamente dai paesi di origine e vengono successivamente lavorate e finite direttamente da noi. Le nostre bevande non sono molto zuccherate perché il risultato in tazza sarebbe deludente. Ci rendiamo conto che aumentando la percentuale di zucchero le polveri tendono a “scivolare” meglio nei contenitori dei solubili posti all’interno della macchina, quindi l’operatore è molto facilitato nel suo lavoro, ma non volgiamo nemmeno che il cliente finale debba gustare una bevanda che è poco più di un’acqua zuccherata. Bisogna dare un buon prodotto. Sembra una frase fatta, ma noi ci crediamo. Ecco perché noi, già dallo scorso ottobre ad Host, non potendo soddisfare tutti con un profilo qualitativo alto, abbiamo scelto di vendere questi prodotti solo ad alcuni clienti. Ma le richieste sono tante e quindi abbiamo acquistato gli impianti adeguati: le due nuove macchine arrive-
ranno in autunno e incrementeremo la produzione. Qual è la vostra gamma di caffè espresso per il vending? Produciamo le capsule Gattopardo in cinque qualità: Special club, Blu, Gusto ricco, Dek e Dakar, ciascuna con caratteristiche uniche e inimitabili. Questa linea Espresso è compatibile con le macchine ad uso domestico a marchio Nespresso. Sono prodotti biodegradabili ma non compostabili, da considerarsi come rifiuti indifferenziati. Poi produciamo cinque tipi di capsule e cialde a marchio TO.DA.: Buon mattino, Blu, Gusto crema, Gusto ricco e Dek. Il Caffè in grani viene prodotto in tre qualità composte da pregiati caffè, tostati giornalmente e ad accurata selezione. La confezione in vuoto compensato esalta l’aroma del prodotto e lo conserva a lungo. È un prodotto ideale per i distributori automatici. Quali origini impiegate per le vostre miscele? avoriamo esclusivamente crudi provenienti da Sud America, Vietnam e India, selezionando le migliori varietà di Arabica e Robusta. Per preparare una buona miscela prestiamo grande attenzione alla sua composizione e al grado di tostatura del caffè. Le nostre miscele sono ideate per offrire ai nostri clienti differenti espe-
TORREFATTORI TO.DA. CAFFÈ
rienze di gusto ed è frutto dell'arte di saper combinare caffè con caratteristiche complementari per ottenere un prodotto equilibrato che accentui qualità come sapore, aroma, corpo e aspetto. Qual è la vostra copertura territoriale? Esportate i vostri prodotti all’estero? Siamo molto presenti in Italia e lavoriamo anche in Europa, però ancora a macchia di leopardo. In Canada stiamo andando molto bene, in particolar modo con i prodotti compatibili con il sistema Nespresso. Per quanto riguarda la politica commerciale, privilegiate il rapporto diretto con il cliente o collaborate con alcune rivendite? Dipende dalla zona. In alcune regioni, come la Toscana, ci siamo appoggiati ad un rivenditore, ma non in maniera esclusiva, perché pensiamo che sia meglio curare direttamente il clien-
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te, almeno in una fase iniziale e dove questo è possibile. L’agenzia o la rivendita è un importante punto d’appoggio e un aiuto preziosissimo, però il suo lavoro inizia quando il prodotto è già affermato e siamo noi a dover fare da apripista. La partnership commerciale va benissimo nella seconda fase, quella che stiamo attraversando ora.
preferiscono visitare direttamente l’azienda: abbiamo spesso richieste in questo senso durante l’anno. La fiera continua ad essere importante, noi crediamo a questa forma di comunicazione e investiamo, ma
pletamente rivisitato e pensiamo di arricchirlo sempre di più. La nuova versione, la più aggiornata, è online da poche settimane. Quali sono i prossimi progetti di To.da? Su che canale distributivo punterete nell’immediato futuro? Stiamo valutando di potenziare notevolmente la nostra offerta per il mercato domestico. Siamo intenzionati a coprirlo nel giro di dodici mesi grazie alla produzione di capsule in formati compatibili con i più diffusi sistemi per il caffè. Abbiamo degli stampi in corso, li stiamo preparando, quindi stiamo lavorando anche su questo. Inoltre, come accennato, il completamento della gamma vending grazie ai nuovi impianti per solubili ci permetterà di proporre ai gestori un’offerta che possa renderli competitivi a livello commerciale.
LE NOSTRE MISCELE SONO IDEATE PER OFFRIRE AI NOSTRI CLIENTI DIFFERENTI ESPERIENZE DI GUSTO ED È FRUTTO DELL'ARTE DI SAPER COMBINARE CAFFÈ CON CARATTERISTICHE COMPLEMENTARI PER OTTENERE UN PRODOTTO EQUILIBRATO CHE ACCENTUI QUALITÀ COME SAPORE, AROMA, CORPO E ASPETTO.
Ma da principio dobbiamo essere noi a portare il prodotto al cliente. Come in Lombardia, che è diventata la nostra prima regione di vendita, dove per affermarci abbiamo dovuto svolgere un grandissimo lavoro preliminare.
Il nostro sito internet è stato com-
Investire nelle fiere di settore è una modalità ancora corretta per affrontare il mercato? I tempi sono molto cambiati da quando, nel 1988, ho iniziato a partecipare alle fiere di settore. Allora non c’era internet e la Fiera era davvero un palcoscenico per chi esponeva. Oggi questo tipo di eventi servono più che altro ad intrattenere i rapporti e ad incontrarsi. Qualche buon contatto si riesce a stringere, ma poi bisogna essere bravi a svilupparlo. Adesso le persone usano molto il web e si spostano sempre di più,
non ha la stessa importanza che aveva negli anni ’90 o 2000. Perché un tempo era il momento in cui andavi a conoscere le novità, adesso le sai già tutte, ricevi qualsiasi informazione in tempo reale. State investendo molto sul vostro sito internet. Pensate ad una presenza sempre più importante della comunicazione web nelle vostre strategie di crescita? Sì. Siamo convinti che essere presenti in rete sia molto efficace.
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TORREFATTORI TO.DA. CAFFÈ
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FABBRICANTI
EPTA E IARP IL PROFILO INTERNAZIONALE DI UN’ECCELLENZA ITALIANA
IL MERCATO DEL VENDING FABBRICANTI
IARP, AZIENDA CHE OPERA DA OLTRE 30 ANNI NEL SETTORE DELLA APPARECCHIATURE FRIGORIFERE COMMERCIALI, DAL 2013 È ENTRATA A FAR PARTE DEL GRUPPO EPTA, REALTÀ CONSOLIDATA A LIVELLO INTERNAZIONALE, PORTANDO CON SÉ LE SUE COMPETENZE SPECIFICHE E UN’ESPERIENZA PLURIENNALE. QUESTA UNIONE STRATEGICA, FONDATA SU VALORI CONDIVISI, HA CONSENTITO AD ENTRAMBE LE AZIENDE DI OTTENERE IMPORTANTI SINERGIE IN TERMINI DI DIVERSIFICAZIONE DEL BUSINESS E DI COMPLETAMENTO DELLA FILIERA, ASSICURANDO AL SETTORE DEL VENDING UN NUOVO GRANDE PROTAGONISTA. EPTA, GRUPPO MULTINAZIONALE SPECIALIZZATO NELLA REFRIGERAZIONE COMMERCIALE PER LA DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA, PRODUCE E COMMER24
CIALIZZA SISTEMI COMPLETI, SU SCALA MONDIALE, GRAZIE AI SUOI BRAND COSTAN, BONNET NÉVÉ, GEORGE BARKER, EUROCRYOR, MISA E IARP. IL GRUPPO SI È SVILUPPATO, NEGLI ANNI, ATTRAVERSO LA PROGRESSIVA UNIONE DI AZIENDE STORICHE, DI CUI HA RACCOLTO E VALORIZZATO IL KNOW HOW E LE CAPACITÀ PRODUTTIVE, PER PORSI SUL MERCATO COME UNICO PARTNER AFFIDABILE E GLOBALE, IN GRADO DI RISPONDERE ALLE ESIGENZE PIÙ SPECIFICHE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE. PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DELLE CARATTERISTICHE DELLA RECENTE UNIONE TRA LE DUE SOCIETÀ, ABBIAMO INTERVISTATO MASSIMO BRAVO E GUIDO COCORDA, RISPETTIVAMENTE VENDING SALES MANAGER E KEY ACCOUNT & SALES MANAGER DI IARP.
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INTERVISTA CON MASSIMO BRAVO E GUIDO COCORDA Epta ha annunciato lo scorso anno l’unione con Iarp, un marchio storico del vending: quali sono le ragioni che hanno dato origine a questa operazione? L’unione tra Epta e Iarp, voluta da entrambe le famiglie, Nocivelli e Triglio, risulta strate gica in quanto le due realtà
vantano una produzione di soluzioni complementari. Infatti, Epta realizza sistemi completi e specifici per la GDO, ovvero banchi di medie e grandi dimensioni, celle frigorifere e centrali, mentre Iarp produce banchi a gruppo incorporato (plug-in), per aziende multinazionali che operano nel settore del Food&Beverage, come Unilever, Nestlè e Red Bull. Iarp copre pertanto un segmento che Epta toccava 25
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soltanto marginalmente, consentendo al Gruppo di entrare nel mondo Horeca dall’ingresso principale. Viceversa, l’azienda di Casale Monferrato, fino ad ora poco conosciuta dalla Grande Distribuzione, può accedere al segmento Retail, arredando, con stile, gli spazi promozionali dei supermercati, come ad esempio i fronte cassa. Attualmente quali sono i principali numeri di Epta e di Iarp? Il Gruppo Epta opera in tutto il mondo grazie a 12 stabilimenti (compresi i due di Iarp), dislocati in Europa, nel Sudest asiatico e in Sudamerica, per un totale di circa 4.000 dipendenti ed un fatturato di circa 650 milioni di euro. La sola Iarp, che ha la sede in Italia ma ha anche una filiale produttiva in Thailandia e una sede commerciale in Francia, conta 850 dipendenti ed un fatturato di 100 milioni di euro. Teniamo molto a sottolineare che Epta è una realtà internazionale, dall’anima italiana e siamo pertanto orgogliosi di far parte di un Gruppo che ha il suo headquarter in
Italia e che, nell’attuale congiuntura di mercato, continua a distinguersi a livello europeo e mondiale, per i suoi prodotti di elevata qualità. Iarp è un’azienda certificata? Qual è la politica aziendale in tema di responsabilità ambientale e sociale? Iarp sta attualmente seguendo le direttive Epta in materia di certificazioni. In poco più di un anno abbiamo già ottenuto la ISO:14001, conseguendo un importante risultato in termini ambientali. La nostra filiale in Thailandia è stata infatti, premiata dal Governo locale, per la politica di corporate social responsability adottata, in linea con gli standard europei, molto al di sopra rispetto a quelli autoctoni e dei Paesi in via di sviluppo. In specifico, Iarp si impegna a non sfruttare il lavoro minorile e ad offrire pari opportunità, salvaguardando le quote rosa e le categorie di soggetti maggiormente svantaggiati. Epta, dopo il primo Corporate Social Responsability Report pubblicato lo scorso settembre, ha recentemente concluso la redazione e la certificazione del secondo bilancio, a riconferma del proprio impegno etico volto a minimizzare l’impatto delle proprie soluzioni sull’ambiente e garantire la massima sicurezza e qualità sul posto di lavoro ai propri dipendenti. Cosa si intende per Eptology? Neologismo originale, concepito nel 2011, “Eptology, The Epta Way” è un concept riconducibile in modo esclusivo e distintivo ad Epta, che sintetizza la sua vocazione aziendale: promuovere una crescita ed uno sviluppo sostenibile confermando la centralità del Cliente. Con oltre 100 anni di esperienza nel settore, il Gruppo ha accompagnato i propri clienti nel cambiamento, con soluzioni in grado di stare al passo con le nuove sfide dei mercati globali. Anche per quanto concerne le persone, Epta ha dimostrato il massimo impegno, mettendo a punto percorsi formativi ad hoc sia per i dipendenti, sia per gli operatori del settore, grazie alla piattaforma di e-learning e al suo CO2 Training Centre, in Inghilterra, con cui ha formato più di 250 professionisti.
LASER PLUS
Con quale gamma di prodotti Iarp affronta oggi il mercato del vending? Negli ultimi anni Iarp ha concepito una gamma di distributori automatici per il freddo, a
FABBRICANTI EPTA E IARP
temperatura positiva (3-4 C°) e negativa, per prodotti surgelati (-20 C°). Laser 6, Laser 8 e Laserplus sono i cavalli di battaglia su cui l’azienda punta maggiormente e che saranno oggetto di ulteriori implementazioni, in quanto ritenuti assolutamente validi e funzionali per il vending. Realizzate anche la personalizzazione dei vostri prodotti? Un altro aspetto molto importante della nostra offerta, è la personalizzazione del prodotto: realizziamo banchi ad hoc, anche in esclusiva, con design molto specifici, differenziandoci rispetto alle linee tradizionali, per incentivare l’impulse market. Gelati, bibite e surgelati, infatti, non sono beni primari e risulta necessario ottimizzarne l’esposizione per spingere il consumatore all’acquisto. Per rispondere a quest’esigenza, quest’anno abbiamo presentato a Venditalia la gamma di distributori a spirali con vetrina: LASER 170 (1,70m), il distributore ad otto spirali LASER 6 e LASER 8 (1,83m) e, in anteprima, Laser Plus, un distributore a vetrina per gelati. Questi ed altri banchi Iarp sono stati scelti dai nostri maggiori clienti, Unilever e Nestlé e sono stati successivamente brandizzati, permettendo loro di massimizzare la visibilità degli articoli ed incrementare le vendite. Come sono nate le partnership con marchi così universalmente noti? Le partnership con i grandi marchi nascono, in primis, dalla nostra comprovata esperienza nello sviluppo di banchi refrigerati plug-in. Un rapporto consolidato nel tempo, che ci ha permesso di ricevere, lo scorso anno, il Partner to Win Awards, assegnato da Unilever ad alcuni fornitori per premiare l’innovazione, la sostenibilità, la propositività nel creare valore e l’eccellenza operativa. L’evento di consegna si è svolto a Singapore, dove Iarp è stata convocata con altri tredici, su un totale di 34.000 fornitori globali. Un trionfo legato alla realizzazione di nuovi banchi refrigerati per gelati, che oltre ad utilizzare gas a basso impatto ambientale, garantiscono un’efficienza energetica maggiore. Il progetto, partito nel 2008 ha consentito una riduzione dell’inquinamento ambientale equivalente a 400.000 veicoli in meno, in circolazione ed una riduzione dei costi energetici, di circa il 30%. Un traguardo 27
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concreto, anche in termini di risparmio energetico, reso possibile grazie ai costanti investimenti in ricerca e sviluppo. In tal senso, siamo da tempo impegnati a ridurre l’impatto delle nostre soluzioni, attraverso lo studio di tecnologie sostenibili: ad esempio, per Unilever, abbiamo provveduto a convertire il 100% dei suoi sistemi con refrigerante naturale. Quanto investe la vostra azienda in R&D? La percentuale investita dal Gruppo Epta in R&D rappresenta l’1,5% del fatturato. Per quanto riguarda Iarp, invece, possiamo parlare del 2%, vale a dire 2 milioni di euro. A Venditalia avete presentato le vostre ultime novità di prodotto ed anche alcune soluzioni a marchio Misa, un altro brand del gruppo. Quali sono stati i primi riscontri da parte del mercato? In occasione della fiera, forti del nostro essere Gruppo, abbiamo voluto pre-
sentare una cella frigorifera a marchio Misa, molto utile per i gestori del vending. Sempre più spesso si utilizzano prodotti freschi, come yogurt e latticini e la conservazione ottimale di questi prodotti era una lacuna che nel mercato non è mai stata veramente colmata. Le celle Misa possono essere un’ottima soluzione in questo senso. Molti operatori a Venditalia hanno, infatti, apprezzato l’inserimento di questa novità e il prodotto ha riscosso grande interesse ed opinioni positive. Quali altre macchine presentate in fiera hanno riscosso l’attenzione degli operatori del settore? Per quanto riguarda i distributori automatici, abbiamo presentato un prodotto molto competitivo: Laserplus, la novità che ha ottenuto maggior successo presso il nostro stand, perché competitivo sia in termini di qualità che di prestazioni. Iarp, infatti, è
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molto sensibile all’aspetto ecologico e al risparmio energetico e i nostri distributori automatici vengono sempre progettati seguendo questa filosofia. A Venditalia abbiamo, inoltre, proposto Laser VIP, ancora in fase progettuale, una vetrina con elevatore interno e monitor interattivo touch screen (funzionante mediante chiave usb), ideale per la promozione di prodotti e marchi o per fornire informazioni nutrizionali sui prodotti erogati, al fine di soddisfare anche le richieste del consumatore più evoluto. Iarp è un’azienda associata CONFIDA. Credete nel valore dell’attività associativa? Iarp è socio CONFIDA da quando produce distributori automatici, ovvero dal 2000. Crediamo nell’importanza dell’Associazione come spazio di confronto e di condivisione e ci prefiggiamo di diventare parte attivare per dar vita a una comunicazione efficace all’interno del settore.
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TECNOLOGIA ALIMENTARE
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HPP ITALIA LA RIVOLUZIONE DELL’ALTAHandel PRESSIONE Gothic regular NELL’ECCELLENZA ALIMENTARE ITALIANA
IL 19 GIUGNO A MILANO, PRESSO LA SALA CONTE BIANCAMANO DEL MUSEO DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA “LEONARDO DA VINCI”, È STATA PRESENTATA ALLA STAMPA HPP ITALIA. L’AZIENDA, CHE HA SEDE A TRAVERSETOLO, NELLA FOOD VALLEY PARMENSE, È LA PRIMA REALTÀ IMPRENDITORIALE NEL NOSTRO PAESE A OFFRIRE, IN MODO SPECIALISTICO E DEDICATO, IL SERVIZIO DI TRATTAMENTO DEGLI ALIMENTI CON IL METODO HPP – HIGH PRESSURE PROCESSING.
Il progetto vede la partecipazione di due imprenditori con una forte expertise nel mondo dell’industria alimentare, con la partnership tecnologica della statunitense Avure, leader mondiale nel metodo HPP applicato al food. HPP, acronimo che sta per High Pressure Processing, è un trattamento tecnologico innovativo che prevede di sottoporre i prodotti alimentari a pressioni notevolmente superiori a quella dell'ambiente. Ciò determina modificazioni dei sistemi cellulari (a livello di strut-
tura, attività e funzionalità) e dei componenti macromolecolari degli alimenti, che possono avere consistenza sia solida che liquida. L’obiettivo del trattamento HPP è quello di ottenere inattivazione microbica ed enzimatica, così da stabilizzare microbiologicamente i prodotti alimentari. HPP Italia nasce con la mission di aiutare le aziende del mondo food & beverage a sfruttare la tecnologia delle alte pressioni: un metodo già ampiamente diffuso negli Stati Uniti, che ha il vantaggio di fornire 31
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prodotti alimentari che mantengono inalterate le proprie caratteristiche organolettiche, in termini di profumo, colore, consistenza e sapore, e le proprietà nutritive e, che, al contempo, rappresentano il massimo in materia di sicurezza alimentare e hanno una shelf-life notevolmente più lunga. Per l’industria alimentare italiana, quindi, adottare il metodo HPP significa soddisfare le esigenze di consumatori sempre più evoluti e attenti alla qualità e alla salubrità di ciò che mangiano, garantirsi una maggiore brand protection e aprirsi nuovi orizzonti di business. Per un’azienda food italiana fortemente vocata all’internazionalizzazione, la tecnologia delle alte pressioni può essere lo strumento ideale per risolvere il problema dei rigidi vincoli sanitari imposti da alcuni Paesi sull’esportazione di prodotti alimentari: si pensi, ad esempio, alle problematiche legate a listeria e salmonella. HPP Italia è in grado di utilizzare l’innovativo trattamento HPP su molti alimenti, sia solidi che liquidi: salumi, prodotti lattiero-caseari, pesce, prodotti gastronomici RTE (Ready-toEat), succhi e polpe di frutta, passate di pomodoro, salse e altro.
“HPP Italia nasce in risposta all’esigenza specifica dell’azienda di famiglia di trovare un sistema di pastorizzazione a freddo e di sterilizzazione adatto al Prosciutto di Parma DOP, come per altri salumi a più breve stagionatura, per garantirci nuove opportunità di business legate all’internazionalizzazione”, ha spiegato Giulio Gherri, CEO di HPP e AD anche di prosciuttificio San Michele /Terre Ducali, proseguendo: “Una sfida complessa, perché parliamo di un prodotto alimentare molto denso, secco, di dimensioni relativamente grandi, non facile da trattare dopo il confezionamento evitando problemi come la perdita di consistenza 32
o la genesi di odori sgradevoli. Dopo una serie di test i nostri ricercatori sono giunti alla conclusione che il metodo migliore è quello rappresentato dalle alte pressioni idrostatiche. Di qui l’idea di creare uno spin-off aziendale dedicato all’offerta di questo servizio, di cui possano beneficiare altri imprenditori del mondo food & beverage". I risultati di uno studio condotto da IZSLER (Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna) ha supportato il lavoro di HPP Italia. A presentarli è stato Giuseppe Merialdi, Dirigente Responsabile delle Sezione di Bologna: “Abbiamo condotto una sperimentazione su prodotti di salumeria italiana destinati anche all’esportazione negli Usa, per valutare gli effetti del trattamento atermico HPP sul rischio di contaminazione da Listeria monocytogens” (un batterio molto resistente alle condizioni ambientali, responsabile della listeriosi: una patologia pericolosa, in particolare, per le donne incinte per gli anziani e per le persone con sistema immunitario compromesso. Per i prodotti alimentari destinati al mercato americano deve essere garantita l’assenza totale di contaminazione). “I risultati dell’applicazione della tecnologia delle alte pressioni sono stati molto promettenti, con un significativo abbattimento della contaminazione superficiale e profonda da Listeria” ha concluso Merialdi. Partner di Giulio Gherri nel progetto HPP Italia è Massimo Monti, CEO di Foods Import, azienda nata nel 1903 e specializzata nella commercializzazione di baccalà e stoccafisso. "Da alcuni anni abbiamo intrapreso la strada delle alte pressioni. Una scelta dettata da una duplice necessità: da un lato, soddisfare le esigenze di un consumatore che chiede prodotti alimentari privi di conservanti, pratici, carat-
terizzati da un elevato contenuto di servizio e facili da utilizzare. Dall’altro, offrire al mercato un baccalà pronto da cucinare, già reidratato, con una scadenza sufficientemente lunga. Il ricorso al metodo HPP ci ha permesso di ottenere un prodotto privo di conservanti, dal contenuto salino molto basso e dalle cariche batteriche abbattute, con una scadenza 10 volte più lunga rispetto al pesce non trattato. Ora il consumatore può conservare in frigorifero per 30 giorni un filetto di baccalà: quando ha voglia di mangiarlo, non deve più attendere tre giorni per ammollare il prodotto. Basta aprire la confezione, sciacquarne il contenuto sotto acqua fredda e cucinare il tutto. Grazie alla tecnologia delle alte pressioni abbiamo poi allargato il campo di commerciabilità dei nostri prodotti a tutto il territorio italiano e anche ad alcuni paesi confinanti”. A garantire l’unicità e l’efficacia del trattamento dei prodotti alimentari con la modalità dell’alta pressione che HPP Italia offre alle industrie food & beverage è la collaborazione tecnologica con Avure Technologies. Con un’esperienza di oltre cinquant’anni, la società statunitense detiene la leadership globale nella tecnologia delle alte pressioni applicata ai settori food e meccanico. Sono oltre 1.700 i sistemi ad alta pressione installati da Avure Technologies in tutto il mondo. Con questa azienda, HPP Italia ha siglato un accordo di collaborazione in esclusiva: ciò ha portato all’installazione nel plant di Traversetolo di una macchina top di gamma, per un investimento superiore a due milioni di euro. Grazie alla profonda conoscenza delle normative del mercato americano – in termini di sicurezza alimentare, rischi di contaminazione da batteri e shelf life - propria di Avure Technologies, HPP Italia è inoltre in grado di offrire un
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servizio specializzato ai propri clienti interessati a esportare Oltreoceano. Intervenendo alla conferenza stampa al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, Tim Hunter, Marketing Manager Avure Technologies ha spiegato: "Da molti anni lavoriamo allo sviluppo della tecnologia delle alte pressioni. Inoltre siamo impegnati a educare su questo tema e a lavorare in sinergia con realtà con la FDA – Food and Drug Administration, l'Ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. Oggi l’FDA ha compreso l’importanza del metodo HPP e lo considera un’ottima soluzione per garantire la sicurezza alimentare dei cibi, per preservarne le proprietà nutritive, eliminare il ricorso a conservanti e incrementare la shelf life". ”Oggi, negli Usa, il trattamento degli alimenti con le alte pressioni è una pratica largamente accettata nel mondo retail. Per un retailer, scegliere il metodo HPP significa offrire al proprio consumatore un prodotto migliore in termini di qualità e di sicurezza alimentare, ridurre gli sprechi e ampliare la distribuzione a una rete molto più ampia di punti vendita”, ha poi aggiunto Glenn Hewson, HPP Retail Consultant. Nel corso della conferenza stampa, il tema del trattamento ad alte pressioni degli alimenti è stato sviluppato anche secondo una prospettiva scientifica. Gianni Galaverna, docente presso Università degli Studi di Parma / Dipartimento di Scienze degli Alimenti, ha illustrato alcuni esempi concreti di applicazione delle alte pressioni, soffermandosi, in particolare, sugli effetti sul mantenimento del valore nutrizionale e degli aspetti organolettici degli alimenti. Lo stesso Galaverna ha descritto alcuni possibili impieghi innovativi del metodo HPP per l’ottenimento di prodotti con nuove caratteristiche, ad esempio in termini di consistenza, o per il recupero e l’estrazione di componenti bioattive da fonti naturali. "Rispetto ai più diffusi trattamenti termici di pastorizzazione e sterilizzazione per rendere inattivi microrganismi ed enzimi indesiderati il trattamento ad alte pressioni degli alimenti risulta più efficace nel preservare gli aspetti organolettici e nutrizionali che sono normalmente affetti dai processi termici", ha commentato Galaverna. Pierpaolo Rovere, tecnologo alimentare del Parco Agroalimentare di San Daniele, ha invece voluto ricordare il ruolo italiano nel campo della ricerca scientifica in materia di HPP. Un primato, che, almeno finora, non era stato tradotto in applicazioni concrete, secondo una prospettiva business. “Di HPP si parlava già nel 1899: quell’anno lo statunitense Hite applicò questa tecnologia per pastorizzare il latte, preservandone le proprietà nutritive. Ma è soltanto a partire dagli anni Novanta del XX secolo che appaiono sul mercato, più precisamente in Giappone, i primi alimenti così trattati. A partire dal 1992 noi italiani abbiamo contribuito a sviluppare questa tecnologia: abbiamo spinto verso i sistemi commerciali orizzontali, abbiamo dimostrato che con il metodo HPP è possibile inattivare il botulino e i prioni e che il controllo delle temperature di processo è fondamentale, abbiamo prodotto il primo campione di ragù di carne sterilizzato, stabile a temperatura ambiente, con le alte pressioni e così abbiamo mandato i primi prodotti HPP sulla Stazione Spaziale con la MIR, per un test di gradimento”, ha commentato Rovere, chiudendo: “Le alte pressioni sono un esempio di come una tecnologia sviluppata nel nostro Paese, con forti investimenti in ricerca sia di base che pre-competitiva, abbia paradossalmente trovato credito all’estero. Oggi, a distanza di 20 anni, c'è chi guarda al futuro industriale del nostro Paese con fiducia. Il concreto sviluppo che viene presentato oggi ne è un esempio ed è quanto tutti noi ricercatori per anni abbiamo creduto”.
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CIBUS 2014
SI È TENUTA A PARMA DAL 5 ALL’8 MAGGIO LA 17° EDIZIONE DI CIBUS, LA FIERA INTERNAZIONALE DELL'ALIMENTARE. Analoga soddisfazione è stata espressa dal Presidente di Fiere di Parma, Franco Boni: “Vedo premiato il grande sforzo organizzativo della nostra struttura che ha messo in evidenza la fiducia delle aziende alimentari italiane in un possibile ulteriore sviluppo del mercato dell’export”.
“UN SUCCESSO ATTESO ED IN QUALCHE MISURA PREVISTO”, HA COMMENTATO ELDA GHIRETTI, CIBUS BRAND MANAGER, “PERCHÉ ABBIAMO PREPARATO CON CURA QUESTA EDIZIONE. PRENDIAMO PER ESEMPIO IL DATO SULLA PRESENZA DI OPERATORI COMMERCIALI STRANIERI: È IL RISULTATO DI DUE ANNI DI CIBUS MARKET CHECK, CIOÈ DI INCONTRI DELLE AZIENDE ITALIANE NEI PUNTI VENDITA DELLA DISTRIBUZIONE STRANIERA E DELLA PARTECIPAZIONE ESPOSITIVA AD ALCUNE DELLE FIERE INTERNAZIONALI DELL’ALIMENTAZIONE. UNA STRATEGIA PER L’EXPORT ORIGINALE ED ESCLUSIVA DI CIBUS. SI AGGIUNGA POI IL CONSIDEREVOLE SFORZO FINANZIARIO PER ASSICURARSI LA PRESENZA A CIBUS DEI TOP BUYER MONDIALI”. 34
Al successo di Cibus hanno contribuito anche aspetti congiunturali come la leggera ripresa dei consumi interni dei primi mesi del 2014, un clima di maggiore ottimismo nel Paese, e, soprattutto l’occasione straordinaria rappresentata da EXPO 2015, la esposizione universale che è dedicata proprio ai temi dell’alimentazione nel pianeta. Le aziende alimentari italiane avranno l’opportunità di partecipare ad Expo nel padiglione “Federalimentare4Expo”, una struttura di 7000 mq che verrà gestita da Federalimentare con la consulenza tecnica ed organizzativa di Fiere di Parma. “Il consensus della community è straordinariamente positivo verso Cibus e il nostro progetto in Expo”, ha dichiarato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma, “la crescita a due cifre di espositori e visitatori, internazionalità e livello qualitativo della fiera e il decisivo endorsement del Ministro Martina e del Vice Ministro Calenda hanno consacrato il ruolo di Cibus: siamo la piattaforma marketing di riferimento per il made in italy alimentare ed il suo sviluppo sui mercati di tutto il mondo”. Il messaggio globale che arriva dalla 17° edizione di Cibus è chiaro: è possibile una ripresa delle vendite sul mercato interno ed è possibile fare molto di più sul
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fronte dell’esportazione. Da uno studio presentato a Cibus risulta che il valore dell’export alimentare ha le potenzialità per passare da 26 a 70 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Molto dipenderà dal sostegno finanziario ed istituzionale alle imprese e dalla lotta alla contraffazione sui mercati esteri, ma in questo senso assicurazioni e progetti sono giunti dal Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e dal Vice Ministro dello
ed il superamento delle barriere non doganali, oltre ad una strategia di attacco per favorire l’export e quindi l’arrivo in Italia dei buyer esteri. Una doppia strategia che assume un’importanza particolare alla luce dell’impegno del Governo per EXPO 2015, un evento dalla doppia valenza, per un futuro sostenibile e a livello di business. Su Expo è intervenuto anche il Presidente di Fiere di Parma, Franco Boni,
tagliato dall’on. Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che ha detto: "Cibus conferma anche con questa edizione il suo ruolo centrale per la valorizzazione e la promozione dell’agroalimentare italiano. Un ruolo che cresce anno dopo anno in parallelo con la sempre maggiore attenzione e richiesta di prodotti made in Italy, specialmente dall’estero. La qualità italiana, grazie al suo stretto legame con il territorio, è un biglietto da visita importantissimo a livello internazionale ed è fondamentale che venga sostenuto e promosso da iniziative di alto livello come Cibus”. Alla cerimonia iniziale ha preso parte anche il Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, che ha evidenziato quanto sta facendo la Regione per favorire l’internazionalizzazione delle aziende alimentari emiliane per una sempre maggiore integrazione della filiera. Nel corso della prima mattinata si è inoltre tenuto il convegno della Fondazione Barilla sul Protocollo di Milano: “Per un futuro più sostenibile”, ha dichiarato Guido Barilla, “dobbiamo affrontare gli aspetti paradossali del cibo, come lo spreco alimentare, l’accesso e l’eccesso del cibo. Servono quindi da un lato riforme agrarie, dall’altro una lotta alla speculazione finanziaria ed alla fame e all’obesità”.
Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che entrambi hanno visitato Cibus 2014 Alla conferenza di apertura della manifestazione ha partecipato il Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che ha sottolineato l’impegno del Governo per il comparto agroalimentare attraverso lo sviluppo di una strategia di difesa in grado di contrastare i fenomeni imitativi del cosiddetto italian sounding
che ha definito Expo come un punto di riflessione su quanto è stato fatto finora per il comparto e Cibus come una delle fiere più importanti al mondo per l’alimentare. Boni ha anche ricordato come 500 aziende alimentari italiane saranno ospitate ad Expo nel padiglione “Federalimentare4Expo”, che verrà realizzato da Federalimentare e Fiere di Parma. Il nastro inaugurale di Cibus 2014 è stato
Durante l’Assemblea annuale di Federalimentare, è stata invece presentata una ricerca effettuata dalla Doxa e da Federalimentare da cui emerge che per 6 italiani su 10 l’alimentare è il settore che meglio rappresenta il Made in Italy nel mondo, più della moda, delle auto e via dicendo. Il Presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani, ha lanciato un appello al Governo per un sostegno concreto al settore, in difficoltà per via della crisi dei consumi familiari, evitando nuove tasse e accise. Per Ferrua vanno anche evitate le facili demagogie “di certe campagne mediatiche sull’origine delle materie prime per favorire filiere autarchiche e materia prima nazionale 35
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piuttosto che la capacità di trasformazione delle imprese alimentari italiane”. Presentata inoltre la partecipazione di Cibus alla grande fiera alimentare cinese “World of Food Beijng”, che si terrà a Pechino dal 26 al 28 novembre 2014. Grazie alla collaborazione tra Fiere di Parma, Anuga Fiera di Colonia e Federalimentare, le aziende alimentari italiane (si registrano già 250 prenotazioni)
potranno confrontarsi con il paese che risulta essere il maggior importatore al mondo di prodotti alimentari.
>DA
CIBUS LE INDICAZIONI PER AUMENTARE L’EXPORT ALIMENTARE
“L’export alimentare italiano può au36
mentare dagli attuali 26 miliardi a 70 miliardi di euro nello spazio di circa 10 anni ed il food made in Italy può uscire dalla catalogazione di nicchia per diventare un prodotto acquistato quotidianamente o quasi”. È quanto emerge dalla seconda giornata di Cibus, che ha dato spazio al rapporto tra produttori alimentari e grande distribuzione, italiana ed estera. Per esportare di più, le strategie sono diverse, come ha dichiarato Antonio
mercati europei ed americani, è indubbio che la domanda di food made in Italy sia prepotente anche dall’Asia, e quindi dal Giappone, dove il prodotto italiano è già molto conosciuto, ma anche dalla Cina e da tutti i Paesi del Sud Est Asiatico. “Co-organizzeremo la grande fiera alimentare di Pechino in novembre”, ha proseguito Cellie, “portando almeno 300 imprese italiane ad esporre, grazie alla partnership con Anuga/Fiera di Colonia
Cellie, Ceo di Fiere di Parma, intervenendo al convegno sulla promozione del made in Italy organizzato da Gruppo Food e Fiere di Parma: “Noi di Cibus abbiamo pensato che la cosa migliore fosse portare le imprese italiane ad incontrare i buyer della distribuzione estera direttamente dentro i loro punti vendita. E di questo rapporto diretto hanno beneficiato sia le imprese sia Cibus”. Oltre alla grande apertura registratasi nei
e Federalimentare, replicando quindi la partecipazione di successo alla fiera alimentare di Bangkok lo scorso anno. E questo modello andremo a seguire ed ampliare nei prossimi mesi, cioè sostenere i nostri clienti all’interno delle fiere più consolidate nei mercati obiettivo non disperdendo risorse in costose start up o rischiose acquisizioni”. Nel corso del convegno citato, è sta-
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ta presentata una ricerca della Bain&Company sull’export italiano in cui è stato ricordato che la classifica dei Paesi che importano quote maggiori di cibo italiano vede nell’ordine: Germania, Usa, Francia, Regno Unito, con una crescita notevole di Cina, Russia e Brasile. “Va ricordato che l’Italia esporta un prodotto di qualità e quindi analisi e paragoni devono tener ben presente questo dato”, ha sottolineato Andrea Petronio di Bain&Company, aggiungendo: “Il consiglio alle imprese italiane è quello di individuare i mercati prioritari, evitando dispersioni, di studiare bene i comportamenti di consumo locali, e di individuare il modello distributivo più confacente, scegliendo tra un intervento nel nuovo mercato tramite distributori locali, oppure tramite partnership locali, oppure con un rapporto diretto ed autonomo”. Un’altra opportunità per presentare e vendere il food italiano è dato dal web e dal commercio elettronico. Per esempio in Giappone opera Shop Italia Mia per acquistare i prodotti italiani, mentre l’applicazione Be my eye consente a qualsiasi consumatore di diventare un “occhio” per le aziende che vogliano verificare in Italia e all’estero il posizionamento sui punti vendita del proprio prodotto o le caratteristiche delle proprie categorie. Al convegno sono intervenuti i manager commerciali di diverse catene estere, tra cui la Central Food Retail della Thailandia, la Hakuhodo del Giappone e Metro Canada, che hanno confermato la grande domanda del prodotto alimentare italiano. Presente oggi a Cibus Andrea Olivero, Vice Ministro per le Politiche Agricole che ha spiegato nel corso di un incontro stampa: “I dati positivi che emergono nei primi due giorni di Cibus rappresentano un’ottima prova generale per Expo 2015”. Il Vice Ministro ha anche ribadito l’intenzione del Governo di lanciare un marchio made in Italy ed ha annunciato una piattaforma realizzata tra Ministero, Google e l’Associazione dei Consorzi di
Tutela Aicig: poiché risulta che il food rappresenti la categoria più ricercata on line alla voce “made in Italy”, è stato inserito un atlante sul sito www.google. it/madeinitaly in cui sono inseriti tutti i prodotti certificati. Grande interesse ha suscitato il convegno Horizon organizzato da Federalimentare da cui è emerso che l’Italia produce forse il cibo migliore del mondo, ma moltissime imprese non riescono a trasformare come potrebbero la qualità in competitività. La sfida è riuscire a innovare i processi produttivi per restare al passo con i cambiamenti nelle tecnologie, nelle normative, nelle preferenze dei consumatori. Allo stesso tempo, c’è un settore forte della ricerca pubblica che lavora nell’agroalimentare, ma fa fatica a collaborare con le imprese per affrontare le sfide del mercato.
>CIBUS ED EXPO 2015 “Cibus è la piattaforma fieristica per capire e promuovere la realtà del comparto alimentare italiano ed il progetto strategico per il suo sviluppo. Se useremo bene la leva di Expo 2015 ed il padiglione Federalimentare4Expo, le imprese alimentari faranno un grande salto di qualità”, così si è espresso il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, in visita a Cibus. “Qui tocchiamo con mano il saper fare italiano”, ha proseguito Martina “di imprese nominalmente piccole, ma in realtà giganti per quello che fanno. Qui, oltre il padiglione per le imprese, c’è una filosofia fatta di know how, creatività ed esperienza”. Il padiglione per le imprese alimentari sarà realizzato ad Expo 2015 da Federalimentare con la consulenza tecnico organizzativa di Fiere di Parma. Ospiterà 500 aziende, Consorzi e organismi istituzionali del made in Italy alimentare, per raccontare l’agroindustria italiana ai visitatori, in un viaggio interattivo
per scoprirne i prodotti, i protagonisti, la ricchezza dei territori, i marchi e gli imprenditori che li hanno creati e sviluppati. Il progetto operativo prevede 2 padiglioni polifunzionali di circa 1.300 mq ciascuno, sviluppati su 3 piani per un totale di 7.000 mq e collegati tra loro da una passerella di 8 metri di larghezza. I padiglioni avranno un design interno e esterno armonizzato con quello del Padiglione Italia, di cui saranno lo specchio industriale, e si troveranno in una posizione strategica e in prossimità dell’ingresso Est, dal quale passerà il 40% del pubblico e la maggior parte degli operatori professionali che visiteranno Expo 2015. Nove i percorsi tematici di edutainment dedicati ai settori chiave dell’industria alimentare (latte, formaggi e derivati; conserve vegetali; condimenti; sfarinati, pasta e pizza; carni; ittico; bevande; dolci; spezie e coloniali). 9 viaggi esperienziali realizzati con scenografie immersive e proiezioni 3D, che le aziende renderanno concreti e tangibili grazie alle postazioni interattive (fino a 500) che sveleranno ai visitatori il loro patrimonio storico e culturale. Oltre all’area edutainment, Federalimentare 4EXPO sarà anche il fulcro di eventi e relazioni istituzionali per il settore: le 2 terrazze – caratteristica unica nell’architettura dei Padiglioni di Expo 2015 – e la grande sala eventi polifunzionale da 1.500 posti, situata al piano terra del padiglione NE 10. Spazi che, in 6 mesi, ospiteranno circa 200 tra iniziative di promozione e comunicazione organizzate dalle aziende aderenti a Federalimentare e i principali appuntamenti del settore (assemblee delle associazioni di categoria, convention aziendali convention aziendali dell’industria alimentare ed altro ancora. L’appuntamento è a EXPO 2015 al padiglione di Federalimentare e Fiere di Parma e con Cibus 2016. 39
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ANTEPRIMANTEPRIMANTEPRIMA ESTATE 2014: ANCHE NEL VENDING È SEMPRE TEMPO DI LIMONARE CON RADLER ZERO ALCOL Dreher Lemon Radler 0.0% è la prima Radler analcolica lanciata in Italia da HEINEKEN. Nasce dall’unione tra birra analcolica e succo di limone e i suoi ingredienti si combinano tra loro creando una bevanda ideale per le giornate estive, un mix frizzante, leggero ed equilibrato, da bere a tutte le ore e in tutte le occasioni: dopo un’attività sportiva, per spezzare la giornata o al lavoro grazie alla ‘formula’ ZERO ALCOL. L’unione di birra e succo di limone è una tradizione nata in Baviera nel 1922 che ha dato origine ad una vera e propria categoria, la “Radler”, molto diffusa in Germania. Dreher interpreta oggi questa antica ricetta selezionando i migliori ingredienti. Dreher Lemon Radler 0.0%, si unisce quindi alla già nota Dreher Lemon Radler, la Radler lanciata lo scorso anno da HEINEKEN Italia e che ha conquistato gli italiani con la sua bassa gradazione alcolica (solo 2%) e il divertente claim ‘è tempo di limonare!’
Dreher Lemon Radler 0.0% è un prodotto ideale anche per il settore del vending e si presenta come una frizzante alternativa a un succo di frutta, una bibita o un soft drink. Questo sorprendente mix incontra infatti anche i desideri di chi ricerca una pausa leggera e rinfrescante senza alcol al termine di una riunione di lavoro. Con un sapore meno amaro rispetto alla birra tradizionale, si rivela un’ottima scelta per ogni momento della giornata. Tanti gli appuntamenti che Dreher Lemon Radler 0.0% ha programmato per celebrare l’estate 2014: ha brindato con i vincitori del Superbike di Imola l’11 maggio, ha rinfrescato le squadre del Beach Volley Marathon di Bibione e seguito il Rimini Wellness e rinfrescherà l’Aloha Surf Party di Gizzeria, per citarne solo alcuni. Dreher Lemon Radler 0.0% è inoltre partner di Radionorba con il concorso nazionale ‘La mia Canzone Limonabile’, la sponsorizzazione degli eventi in piazza per sostenere la Nazionale ai Mondiali – Piazza Azzurri e del Battiti Live.
INGENICO DIVENTA INGENICO GROUP: NUOVO BRAND E NUOVA VISUAL IDENTITY Leader mondiale nelle soluzioni complete per i pagamenti elettronici, Ingenico annuncia oggi il nuovo brand e il lancio di una nuova visual identity, ufficializzata lo scorso 4 giugno a Parigi. Con l’obiettivo di consolidare la propria evoluzione da fornitore di terminali di pagamento a erogatore globale di servizi di pagamento, Ingenico ha deciso di presentarsi al mercato con un unico brand aziendale Ingenico Group. Questo nuovo posizionamento è racchiuso nel nuovo slogan del Gruppo: “global leader in seamless payment” (leader mondiale nelle soluzioni complete di pagamento), che attesta l’impegno del Gruppo nel fornire soluzioni a 360 gradi, affidabili e sicure qualunque sia il canale e il paese, potenziando sia l’in-store, che l’on-line e il mobile commerce. Inoltre, il logo è stato ridisegnato per focalizzare la Corporate Vision sull’importanza del
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marchio e per esprimere la nuova creazione del valore al cliente in ogni canale di mercato. L’offerta di Ingenico Group si struttura ora con tre marchi commerciali: >Ingenico Smart Terminals identifica la più ampia gamma di terminali, connessi a oltre 1.000 Acquirers e Banche, che consentono ai merchant di accettare più 250 metodi di pagamento in tutto il mondo, migliorando l’esperienza di pagamento del consumatore. >Ingenico Payment Services indica i Servizi che gestiscono le complesse transazioni finanziarie, costituendo, insieme a Ingenico Smart Terminals, un’offerta a 360 gradi. Ingenico sfrutta una posizione storica in Europa per porre le basi per un’offerta completa e globale. >Ingenico Mobile Solutions Le referenze mondiali nella mobile acceptance oggi sono
di eccellenza: operano in 14 paesi, servendo direttamente100.000 merchant e rappresentano il 70% delle soluzioni in mobilità “white label” negli USA e nel mondo. In merito, Philippe Lazare, CEO di Ingenico, ha affermato: “La rapida crescita del Gruppo degli ultimi anni aveva portato ad una immagine del brand un po’ frammentata. Con questo nuovo posizionamento, Ingenico Group intende razionalizzare e semplificare la propria immagine, confermare una presenza coerente in tutte le aree geografiche e rafforzare l’immagine di guida unica dei propri stakeholders in un ecosistema in rapida evoluzione. Abbiamo anche voluto ammodernare la nostra visual identity per riflettere il nostro nuovo posizionamento di leader mondiale nei pagamenti, che comprende un’offerta completa, dai terminali ai servizi multi-canale”.
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ANTEPRIMANTEPRIMANTEPRIMA LAVAZZA UNA STORIA INDUSTRIALE DAL 1895 Presentato lo scorso maggio a Milano, presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi - Cattedra "AIdAF - Alberto Falck" di Strategia delle Aziende Familiari il volume dal titolo “Lavazza. Una Storia Industriale dal 1895”, edito da Mondadori. All’evento, moderato da Paolo Bricco, giornalista de Il Sole24Ore, hanno preso parte Giuseppe Berta, Elisabetta Merlo di Crios - Center for Research in Innovation, Organization and Strategy dell’ateneo milanese e curatori del volume; Jonathan Morris, Professore di Storia dei Consumi all’Università di Hertfordshire; Giuseppe Lavazza, Vicepresidente Lavazza, e Aldo Bonomi, Direttore Consorzio A.A.S.TER. Il testo è dedicato all’evoluzione di Lavazza, azienda protagonista dello sviluppo industriale del Nord-Ovest italiano e uno dei maggiori casi di successo imprenditoriale e di capitalismo familiare italiano. Una realtà che dal 1895 ha saputo crescere insieme con il Paese e che ha capito, spesso anticipato, i gusti e le esigenze dei consumatori prima italiani e poi internazionali e che coincide con la storia di una famiglia di imprenditori che, da quattro generazioni, porta il caffè a essere uno dei prodotti made in Italy più apprezzati nel mondo. Il libro è il risultato di una ricerca condotta dall’Università Bocconi - CRIOS (Center for Research in Innovation, Organization and Strategy), coordinata da Giuseppe Berta, ed Elisabetta Merlo, con i contributi accademici di Chiara Casalino – Politecnico di Torino, Guido Corbetta – Università Bocconi, CRIOS e Stefano Musso, Università degli Studi di Torino. Lo studio analizza in dettaglio i vari momenti di sviluppo e gli snodi familiari e gestionali più significativi dell’azienda torinese, grazie anche al recupero di importanti testimonianze e documenti aziendali. L’introduzione, a cura di Giuseppe Berta, definisce il contesto locale e allo stesso tempo globale in cui Lavazza opera: lo stretto legame con il territorio, l’area in-
dustriale di Torino, a cui si affianca senza contraddizione la spinta verso un’internazionalizzazione vigorosa negli anni. La prima parte, a cura di Elisabetta Merlo, racconta il percorso che ha portato Lavazza da impresa commerciale a impresa industriale attraverso tre tappe decisive. La prima: il confezionamento del caffè che viene offerto al consumatore (dal 1956) non più sfuso ma sottovuoto. Un’intuizione fondamentale per l’identificazione immediata tra marca e prodotto. La seconda
è la comunicazione pubblicitaria: Lavazza fu precursore di un format caratterizzato da una straordinaria continuità nel tempo e da un’immediata associazione dei protagonisti degli spot al brand. La terza: le capsule monodose per l’espresso, compatibili con un solo tipo di macchina. Questa innovazione ha implicato una vera e propria rivoluzione culturale: la possibilità di portare il caffè in ogni luogo, semplifi-
cando radicalmente la preparazione della bevanda. Una seconda parte del volume, analizzata da Stefano Musso, è dedicata al mondo del lavoro e al racconto di come una piccola bottega che si trasforma in grande impresa, possa mantenere costante la presenza della famiglia imprenditoriale nelle proprietà e nella gestione, ma che ha saputo avvalersi nel tempo anche di un articolato management esterno. Infine, vengono descritti gli equilibri che si instaurano tra difesa degli interessi e senso della comunità aziendale, nella convinzione che la qualità dei rapporti di lavoro sia una componente rilevante nella storia dell’impresa e un fattore importante per il suo successo. La terza parte, a cura di Chiara Casalino, ricostruisce la storia di Lavazza attraverso l’archivio storico d’impresa. Una raccolta di documenti di produzione e provenienza aziendale, integrati da documenti della Camera di Commercio e da materiale a stampa di diverso tipo custodito presso l’Archivio storico della città di Torino e la Biblioteca Storica della Provincia di Torino. In questo modo l’archivio presenta un percorso aziendale non solo cronologico ma anche per vaste aree tematiche. Chiude il libro una riflessione sulla gestione familiare di Lavazza, a firma di Guido Corbetta: Lavazza opera da quasi centoventi anni e la sua continuità è un traguardo da considerare oggetto di studio. Le ragioni di tale primato possono essere rintracciate in diversi fattori tra cui la sensibilità della famiglia Lavazza di riconoscere su tutto l’autonomia dell’azienda rispetto i singoli esponenti; l’obiettivo di crescita, comune a tutte le generazioni, fondato su innovazione e internazionalizzazione e, non da ultimo, l’attenzione che Lavazza ha prestato sempre nel tempo ai suoi principali stakeholders: i propri dipendenti, i fornitori e in modo più ampio tutte le comunità locali in cui Lavazza opera.
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ANTEPRIMANTEPRIMANTEPRIMA MDS ELECTRONICS TUTTE LE NOVITÀ DELL’AZIENDA PER LA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA MDS Electronics, azienda che commercializza a livello nazionale un’ampia gamma di sistemi di pagamento cash, cashless e apparecchiature per il vending, presenta le sue novità 2014: la soluzione di vendita con carta di credito MyWallet Kiosk di Deutsche Telecom, il sistema di telemetria per distributori automatici VBox2 di Vendon ed il sistema di deconto per OCS Widù di Sistemi Vending, che hanno suscitato notevole interesse da parte del pubblico fin dalla loro esposizione presso lo stand dell’azienda durante la recente edizione di Venditalia.
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I distributori automatici sono sempre più presenti nella nostra vita quotidiana, si sono diffusi in modo capillare e richiedono una gestione mirata ed efficiente. Per questo motivo i sistemi di telemetria proposti da MDS rispondono pienamente alle richieste degli operatori del settore, che ricercano un controllo sempre maggiore della loro attività e delle macchine installate. Grande interesse anche per la soluzione di pagamento con carta di credito e smartphone MyWallet Kiosk che, comprensiva del servizio di transazione ban-
caria, permette ai clienti di non essere più dipendenti dai contanti. Niente più spiccioli per pagare il caffè: con MyWallet Kiosk basta infatti avvicinare alla vending machine la carta di credito o lo smartphone con tecnologia integrata NFC per acquistare il prodotto desiderato. MDS afferma inoltre la propria presenza nell’ambito dei sistemi di pagamento in partnership con il Gruppo CPI, rafforzando la sua posizione sul mercato anche grazie alla gamma di prodotti a marchio MEI di recente acquisizione.
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LINEA VENDING: o Secondi piatti di carne e pesce o Semplicissimi da preparare o Shelf life estesa o Prodotti in Italia
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D.A.ITALIA 88 LUGLIO/AGOSTO 2014
ANTEPRIMANTEPRIMANTEPRIMA SAN BENEDETTO “PRIMA SPREMITURA”, 100% PASSIONE ITALIANA intenso e profondamente dissetante. La gioia di una bontà naturale e verace. Clementina, il sapore genuino della nostra tradizione. Dolce e brillante, straordinariamente pieno e rinfrescante. Un gusto sincero e tipicamente italiano. Chinotto, la bontà inimitabile come il genio italiano. Squisitamente aromatica, con l’inconfondibile gusto dolce/amaro. Con infuso di agrume chinotto.
Prima Spremitura, l’innovativa gamma di bibite gassate realizzata utilizzando solo agrumi Italiani per una nuova esperienza di gusto è la nuova proposta di San Benedetto. L’azienda veneta lancia questa fresca novità, nei gusti Clementina e Limone, a base di succo di prima spremitura. La gamma si completa con il gusto Chinotto, sapientemente preparato con infuso di questo frutto.
Tre agrumi italiani per tre specialità rielaborate secondo l’esperienza San Benedetto per un piacere frizzante, dal gusto giovane e ricercato. Bontà e qualità studiate per conquistare i nuovi stili di consumo, che mettono la genuinità al primo posto. Limone, il piacere autentico della terra del sole. Fresco, leggero, dall’aroma
Completa l’esclusività della linea Prima Spremitura il design delle bottiglie: dalle forme sinuose ed accattivanti, sono disponibili nel raffinato formato da 0,75l perfetto per tutte le tavole e nel nuovissimo formato da 0,40l, unico sul mercato, per il consumo “on the go”. Prima Spremitura racchiude in sé passione per la qualità di San Benedetto, la sua attenzione per il consumatore e l’impegno per offrire sempre il meglio fin dal 1956.
ERRATA CORRIGE Nel numero 87 di D.A. Italia (giugno 2014), all’interno dell’articolo “Distributori automatici trasparenti: certificare la qualità del prodotto e di servizio” in cui era ripreso l’intervento integrale di Claudio Picci (Covim) durante la conferenza stampa di apertura di Venditalia 2014, era presente un errore di stampa (mancava un “non”). CLAUDIO PICCI
“… la presenza di chicchi estremamente piccoli e di rotture NON è sintomo di una buona selezione del caffè all’origine…”
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APPUNTAMENTO IN FIERA
FORUM VENDOR SHOW 2014 DISPONIBILE IL PROGRAMMA DELLE CONFERENZE
Forum Vendor Show, l’evento dedicato al mondo della distribuzione automatica che si svolgerà i prossimi 18, 19 e 20 settembre nella splendida cornice del Principato di Monaco, non sarà semplicemente un appuntamento fieristico, ma anche un’occasione per informarsi sul mercato, confrontarsi, trovare nuove basi di crescita, individuare soluzioni utili a gestire la propria azienda. Molti i nomi noti della DA italiana ed europea che hanno già aderito all’iniziativa in qualità di espositori.
FRANCE - MITACA- ILLY – FAS – TEISSEIRE.
• Consumo fuori casa, un mercato incontinua evoluzione.
La tre giorni monegasca prevede una serie di approfondimenti per rispondere alle cu-
• Come gestire il vostro stress nel lavoro?
riosità e alle esigenze degli operatori del settore. Il Forum si rivolge a gestori del vending, professionisti dell’Ho.re.ca., attori della ristorazione rapida, della ristorazione collettiva, professionisti di catering, tra-
Tra questi,
sporti, parchi divertimenti e del settore al-
AZTEK - BRITA - BWT WATER+MORE - CAFFE VERGNANO - COVIM - DANONE EAUX FRANCE - DISTRILOG ESP - ESPRI RESTAURATION - ENTRACTE - FLO - FIGLI DI PININ PERO - GRUPO LAQTIA SL - LAVAZZA - LM CONTROL - MICROTRONIC - NEMECO - ORBA INFORMATIQUE - PENTAIR - REGILAIT RHEAVENDORS - SEGI SIELAFF FRANCE - SODEBO - SYMOTRONIC - TECNO POINT
berghiero, responsabili acquisti aziendali.
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GIOVEDI 18 SETTEMBRE :
VENERDI 19 SETTEMBRE : • Formazione professionale, come migliorare l’efficacia dell’équipe?
• Quale spazio per il distributore di bevande calde ?
Gli operatori del settore della ristorazione
SABATO 20 SETTEMBRE :
fuori casa potranno assistere e partecipare
• Le nuove sfide del vending on-line
gratuitamente ai momenti di approfondimento proposti grazie al badge di ingresso alla manifestazione, disponibile online. Di seguito, il calendario delle conferenze, che affronteranno diverse tematiche legate al mondo della distribuzione automatica e non solo, offrendo interessanti spunti di riflessione e momenti di dibattito.
e il principio delle macchine connesse
• Vending Trucks & Vending Catering
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