NUMERO 99 SETTEMBRE 2015
IL MERCATO DEL VENDING LATEST NEWS
FABBRICANTI DIDIESSE INTERVISTA CON F. DI SANTO
D.A.ITALIA www.daitalia.it
SISTEMI DI PAGAMENTO INGENICO L. CAVAZZANA
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D.A.ITALIA 99 SETTEMBRE 2015
IL VENDING DEVE METTERE FINE ALLA GUERRA O LA GUERRA METTERA' FINE AL VENDING Devo confessare che non avrei mai pensato di dover citare un presidente degli Stati Uniti per illustrare l’inutilità e i pericoli della guerra, ma l’adattamento della celebre frase di John Fitzgerald Kennedy che dà il titolo a questo editoriale, è la sintesi perfetta di quello che penso, anche se ovviamente mi riferisco solo ad uno scontro di natura commerciale. Purtroppo, come per i veri conflitti armati, in molti non la pensano come me. Sono convinti che la guerra sia l’unica soluzione percorribile, che il dialogo sia impossibile e che l’annientamento del “nemico” sia il solo evento che porterà il mondo dei buoni alla salvezza. Un cumulo di sciocchezze che è perfino difficile da commentare, visto che analizzando con obiettività gli scontri commerciali avvenuti nel vending in questi ultimi anni, l’unica cosa che si può affermare con certezza è che i buoni non esistono. Non facilita il commento l’esistenza delle cosiddette alleanze “a geometria variabile”, accordi che hanno visto aziende, per decenni molto vicine, odiarsi all’improvviso senza ritegno e nemici secolari che si sono trovati da un giorno all’altro saldamente
uniti in battaglie comuni. Come si fa a pensare che un soggetto possa essere identificato come il “cancro” del settore, quando altre realtà, che solo ieri erano state identificate allo stesso modo, oggi siedono al tavolo dei dottori, impegnati nell’importante discussione su come curare e salvare il settore malato. Il problema è che la guerra sembra aver ormai superato il punto di non ritorno. Non ci si scontra più solo sugli appalti pubblici, ma anche nella più piccola delle scuole e nelle aziende private da meno di mille battute al mese. Un conflitto basato sull’abbassamento del prezzo e sull’aumento del contributo che sta distruggendo il settore fin dalle sue radici più profonde e creando conseguenze e abitudini a listini alterati verso il basso, che ci perseguiteranno per anni. Visto che per fermare tutto questo è perfettamente inutile parlare di etica, allora discutiamo di soldi. Troppi gestori continuano a perderli e ogni giorno che passa la loro situazione peggiora. Se si guarda con obiettività a quali sono le motivazioni che determinano i comportamenti degli imprenditori in questo settore, ci si rende conto
che derivano quasi tutti dallo stesso motivo: il cassetto. Il loro deve essere il più pieno possibile e nessuno glielo deve toccare. Alla fine quasi nient’altro conta davvero. Ma se il “cassetto” è il motore occulto dell’intero mercato, allora la soluzione esiste ed è alla portata di tutti: basta cessare questa insensata guerra. Qualsiasi analista economico-finanziario vi direbbe che l’unica via per risanare il settore passa per il dialogo e il “fare sistema” (ovviamente nell’assoluto e inviolabile rispetto delle regole) e che non ci sono alternative credibili. Non vi siete ancora stufati di vedere i vostri conti economici andare costantemente in perdita? Possibile che nessuno, pur sentendo il fragore della cascata, abbia l’illuminazione di cambiare
EDITORIALE DI ALESSANDRO FONTANA
immediatamente rotta? Volete davvero aspettare uno o due anni fino a che il nemico di oggi non sarà morto? Perché la verità è che ci sarà sempre un altro nemico che spunterà all’orizzonte e voi, guardandolo arrivare, forse capirete di aver solamente perso tanto tempo e tanti, tanti soldi.
UN CONFLITTO BASATO SULL’ABBASSAMENTO DEL PREZZO E SULL’AUMENTO DEL CONTRIBUTO CHE STA DISTRUGGENDO IL SETTORE FIN DALLE SUE RADICI PIÙ PROFONDE E CREANDO CONSEGUENZE E ABITUDINI A LISTINI ALTERATI VERSO IL BASSO, CHE CI PERSEGUITERANNO PER ANNI
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SOMMARIO
NUMERO 99 SETTEMBRE 2015 RENZO GABRIEL BONIZZI DIRETTORE RESPONSABILE EDITOR IN CHIEF ALESSANDRO FONTANA DIRETTORE EDITORIALE EDITORIAL DIRECTOR LAURA GUASPARRI ART DIRECTOR ANDREA LOTTERO GRAPHIC DESIGN DANIELA BISCOTTI COMMERCIALE/ COMMERCIAL NOEMI MARGAROLI REDAZIONE EDITORIAL STAFF LUCINI OFFICINA D'ARTE GRAFICA SRL STAMPA PRINTERS D.A.ITALIA IL PERIODICO DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA PUBBLICAZIONE ISCRITTA AL TRIBUNALE DI MILANO, NUMERO DI REGISTRAZIONE 177 DEL 22 MARZO 2004 ISCRIZIONE AL R.O.C.: 11412
3 EDITORIALE
Il vending deve mettere fine alla guerra o la guerra metterà fine al vending
6 MERCATO DEL VENDING Latest News
12 MERCATO DEL VENDING FABBRICANTI
DIDIESSE, Macchine per caffè “Made in Campania” Intervista con Fulvio Di Santo
22 MERCATO DEL VENDING SISTEMI DI PAGAMENTO
INGENICO Smart Terminals, Smart Vending Intervista con Luciano Cavazzana
30 HOST 2015
HOST 2015 il futuro dell’ospitalità tra sana alimentazione e tecnologia Anteprima Espositori
42 EVENTI
Il Sole 24 Ore Eventi 3° Forum Food & Made in Italy, nuovi scenari per l’agroalimentare
PERIODICITÀ MENSILE EDITORE ART&WORKS SRL UNIPERSONALE VIA MARCANTONIO COLONNA 15 20149 MILANO P.IVA 04234310961 TEL +39 02 48958566 FAX +39 02 89694472 UFFICIO COMMERCIALE COMMERCIALE@ DAITALIA.IT WEB WWW.DAITALIA.IT POSTA ELETTRONICA INFO@DAITALIA.IT ABBONAMENTI ABBONAMENTI@ DAITALIA.IT LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DELLE ILLUSTRAZIONI E DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI SU D.A. ITALIA È PERMESSA SOLO SE AUTORIZZATA DALLA DIREZIONE. LA DIREZIONE NON ASSUME RESPONSABILITÀ PER LE OPINIONI ESPRESSE DAGLI AUTORI DEI TESTI REDAZIONALI E PUBBLICITARI. CONCEPT BY ART&WORKS SRL
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# L AT E S T N E W S # L AT E S T N E W S L IL MERCATO DEL VENDING » BELGIO: ORDINE DEI FARMACISTI CONTRO LE VENDING MACHINE DI FARMACI Un farmacista ha installato a Bruxelles un distributore automatico di medicinali, attivo 24 ore su 24, prima iniziativa di questo genere nella capitale belga. La scelta non è stata per nulla gradita dall’Ordine dei Farmacisti nazionale, che ha cercato in ogni modo di bloccare l'iniziativa. Non riuscendoci, ha vietato al farmacista ogni tipo di pubblicità e ha iniziato a convocarlo ripetutamente presso la sede dell'Ordine. La macchina automatica è tuttora in funzione e al suo interno sono presenti circa cinquanta farmaci per i quali non è necessaria la presentazione di una ricetta medica. » NASCE IL PROGETTO BIO4EXPO SULLA BIOPLASTICA DESTINATA AL FOODSERVICE Bio4Expo è un progetto a favore della sostenibilità di Expo Milano 2015, coerente con le scelte della città di Milano. Il portale propone l’eccellenza di una vasta gamma di prodotti italiani in bioplastica destinati al foodservice e offre un servizio dedicato agli espositori di Expo Milano 2015. Diversamente dalle plastiche ricavate da idrocarburi, le bioplastiche si ottengono da biopolimeri e sono biodegradabili e compostabili: possono essere smaltite come rifiuto umido e avviate al compostaggio industriale diventando fertile humus. Realizzate con materie prime rinnovabili, le bioplastiche sono l’alternativa sostenibile alla plastica convenzionale. Su Bio4Expo.com gli espositori di Expo Milano 2015 troveranno tutta la gamma dei prodotti foodservice conforme alla norma EN 13432: posate, cucchiaini e tazzine per caffé, bicchieri per bevande calde e fredde, coppette e cucchiaini gelato, monoporzioni finger food, piatti e scodelle, carta da banco e sacchetti per pane e panini. Bio4Expo è anche informazione e divulgazione: all’interno del portale sono presenti numerosi approfondimenti sulle bioplastiche, la raccolta differenziata, la normativa vigente, il ciclo del compostaggio, la chimica italiana, l’economia circolare, ponendosi come punto di riferimento per i media e gli operatori del settore. » TISANE POMPADOUR, 50 CL DI FRESCO BENESSERE La linea delle tisane fredde nate dalla collaborazione tra Norda e Pompadour si arricchisce con il formato da 50 cl in PET (come il precedente da 75 cl), ideale per i canali Ho.Re.Ca. e Vending. L’ampliamento di gamma riguarda tutti e tre i gusti esistenti, ora a disposizione nella classica bottiglietta che si trova nel distributore automatico: Tisana Purezza, Tisana Linea e Tisana Finocchio. Invariate le caratteristiche organolettiche e le qualità benefiche della linea di tisane fredde, che viene proposta nel periodo dell’anno in cui i consumi di bevande aumentano, offrendo un’alternativa valida e piacevole alle bibite gassate. Prodotta da Norda nello stabilimento di Primaluna (Lecco) con un modernissimo impianto dotato di tecnologia “in asettico” (18.000 bottiglie/h) che ha permesso di ottenere tisane senza zuccheri, senza conservanti, senza aromi e senza coloranti, la linea di tisane fredde racchiude tutta l’esperienza delmarchio Pompadour. 6
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# L AT E S T N E W S # L AT E S T N E W S L » CONSERVE ITALIA È LA PRIMA AZIENDA ALIMENTARE A CERTIFICARE LA WATER FOOTPRINT
Conserve Italia (che distribuisce nel vending i brand Yoga e Derby) è la prima azienda alimentare italiana ad aver conseguito la certificazione della propria impronta idrica (water footprint) secondo lo standard internazionale ISO14046, introdotto per la prima volta nell’agosto 2014. La Water Footprint è stata calcolata su tre prodotti di punta del marchio Valfrutta (polpa di pomodoro, borlotto, nettare di pera), dei quali sono stati quantificati i potenziali impatti ambientali relativi all’acqua. Dopo aver identificato le fasi più significative dal punto di vista idrico lungo tutto il ciclo di vita produttivo, ora Conserve Italia sta avviando specifiche procedure interne finalizzate a ridurre l’impronta idrica. “Anche l’agricoltura è chiamata a fare la sua parte per ridurre i consumi di acqua, che è un bene di tutti ed una risorsa da tutelare in quanto limitata” ha spiegato il presidente di Conserve Italia Maurizio Gardini: “Il volume idrico complessivamente utilizzato in Italia è pari a 42 miliardi di m3/anno, dei quali il 60% è impiegato dal settore agricolo, contro il 25% del settore industriale e il 15% di quello civile. Di qui la necessità di un ripensamento dei modi d’utilizzo dell’acqua in agricoltura e l’impegno per individuare metodi di irrigazione e di utilizzazione che riducano gli sprechi di questa preziosa risorsa”. Le analisi sui primi prodotti di cui è stata certificata l’impronta idrica hanno evidenziato che le aree di miglioramento sulle quali intervenire sono per lo più relative alla parte agricola e riguardano fondamentalmente la scelta e la gestione delle colture, le pratiche agronomiche, i metodi irrigui e l’uso di risorse idriche alternative. “Abbiamo il grande vantaggio di essere una cooperativa e di avere, attraverso i nostri 14.000 soci agricoli, il controllo di tutta la filiera a partire dal seme. Siamo quindi assolutamente in grado di migliorare la nostra efficienza sin dall’inizio del processo produttivo. Attualmente, nell’ambito di un complessivo progetto di agricoltura sostenibile, si stanno raccogliendo dati e indicatori per analizzare la gestione agronomica delle coltivazioni vegetali e individuare interventi di miglioramento: verrà successivamente realizzato un documento tecnico a supporto dei nostri agricoltori, che potranno utilizzarlo come prontuario di best practice per fare le migliori scelte dal punto di vista ambientale ed economico”, ha concluso Gardini.
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» COMESTEROGROUP, PRESENTATO IL NUOVO LOGO
Comesterogroup, azienda italiana leader nella fornitura di tecnologie di pagamento e apparecchiature per gestioni self-service, presenta oggi il suo nuovo company brand: Il logo è stato ridisegnato per esprimere in maniera chiara ed immediata la nuova identità aziendale, basata sull’appartenenza di COMESTERO al gruppo internazionale SUZOHAPP, a seguito dell’operazione di acquisizione avvenuta a settembre del 2014, fortemente voluta da entrambe le aziende. » UN CAFFÈ AL GIORNO PREVIENE LA DEGENERAZIONE ALLA RETINA Il caffè in media contiene il sette-nove per cento di acido clorogenico, un potente antiossidante che previene la degenerazione retinica nei topi. Lo ha dimostrato un nuovo studio della Cornell University pubblicato nei dettagli sul Journal of Agricultural and Food Chemistry. La retina e' un sottile strato di tessuto all'interno della parete posteriore dell'occhio con milioni di cellule sensibili alla luce ed altre cellule nervose che ricevono ed organizzano le informazioni visive. E' uno dei tessuti metabolicamente più attivi che richiede alti livelli di ossigeno, caratteristica che lo rende vulnerabile allo stress ossidativo. L'assenza di ossigeno e la produzione di radicali liberi portano a danni tissutali e a perdita della vista. Un aiuto può arrivare dalla bevanda più popolare del mondo: il caffè. 7
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#SLWAT EN E TS ST E NTEAWLS##SLWAT EN E TS ST E NTEAWLS#L » GD SHOP ORA DISPONIBILE IN AMBIENTE CLOUD
Target Informatica rende disponibile in ambiente Cloud, sulla nuova piattaforma Microsoft Azure™, la versione GD Shop del noto sistema software per il vending GD Gestione Distributori, dedicata al settore dei coffee shop, dell’OCS e al mercato dell’utenza domestica. Secondo la formula SaaS (software as a service), è possibile disporre di tutte le funzionalità GD Shop in modalità Remote Application. I vantaggi sono quelli tipici dell’ambiente cloud, garantiti dalla affidabilità della piattaforma Microsoft Azure™. Tramite la rete internet, il software è sempre accessibile da qualsiasi personal computer, tablet, smartphone nella più recente versione disponibile. Oltre alla consueta scalabilità dell’installazione del software garantita dall’offerta della piattaforma GD Gestione Distributori in base alle reali necessità aziendali, l’utilizzo in ambiente Cloud rende il funzionamento di GD Shop indipendente da server e personal computer fisicamente disponibili in azienda, consentendo eventualmente di adeguare le performance tecniche alle diverse necessità, tramite la sola revisione del canone del servizio. La sicurezza degli accessi è garantita: tutte le e informazioni sono depositate in archivi riservati alla singola azienda utente e la loro gestione è regolata dalle regole di autorizzazione definite direttamente dai responsabili aziendali tramite l’applicazione GD Shop. I dati sono protetti dalla piattaforma Microsoft Azure ™ secondo i massimi livelli tecnici di sicurezza previsti a livello mondiale, che comprende il periodico salvataggio degli archivi e delle applicazioni. Maggiori informazioni nell’area GD Cloud del portale www.GDVending.it
» GRUPPO EPTA, ACQUISITA LA DANESE KNUDSEN KØLING Epta, presente nel vending con il marchio Iarp, annuncia l’acquisizione di Knudsen Køling, azienda danese specializzata nella progettazione, installazione e manutenzione di sistemi chiavi in mano, a CO2 per la refrigerazione. Un’operazione strategica grazie a cui Epta rafforza la sua posizione nel mercato Nord Europa, che si connota per un’elevata domanda di soluzioni ecofriendly ed energeticamente efficienti, elementi chiave anche dell’offerta Epta. Con sede a Køge, città vicina a Copenhagen, Knudsen Køling collabora con i Retailer e le aziende più dinamiche del settore della Refrigerazione offrendo, da oltre 50 anni, banchi refrigerati remoti, plugin e soluzioni chiavi in mano estremamente efficienti ed affidabili, unitamente al supporto qualificato di una capillare rete di vendita e centri di assistenza tecnica. Nello specifico, Knudsen Køling vanta una posizione competitiva consolidata e bilanciata sul territorio danese, distinguendosi per i suoi prodotti di alta gamma, per le soluzioni customizzate e la fornitura di servizi dedicati alle maggiori Insegne della Grande Distribuzione danese. Epta, già presente nel Nord Europa con società consociate in Finlandia e Norvegia, ha concluso l’accordo con l’obiettivo di consolidare la sua posizione in questo importante mercato, che si attesta tra i precursori e promotori di soluzioni a refrigerante naturale. Infatti, Epta e Knudsen Køling annoverano, insieme, oltre 1.000 installazioni a CO2 nel mondo. Marco Nocivelli, Amministratore Delegato di Epta dichiara: “L’acquisizione di Knudsen Køling è perfettamente in linea con i nostri piani di sviluppo mirati a rafforzare la presenza del Gruppo nella refrigerazione su scala mondiale, attraverso partnership con brand leader nei rispettivi Paesi. L’accordo con Knudsen Køling, che, fin dal 2000 è stata una delle realtà più attive in Danimarca nel sostenere l’adozione di sistemi a CO2, si configura, quindi, come un’importante opportunità per entrambe le parti al fine di condividere competenze e know-how tecnologico ed offrire la più ampia e completa gamma di soluzioni HFC free”. 8
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# L AT E S T N E W S # L AT E S T N E W S L » SUZOHAPP AL MEETING BCE PER LA NUOVA BANCONOTA DA 20 EURO
Il 23 luglio 2015 la Banca Centrale Europea (BCE), le associazioni di settore e i partner BCE hanno firmato un Protocollo di Intesa sull’adeguamento delle apparecchiature per il trattamento delle banconote in vista dell’introduzione dei nuovi 20 euro. Colombo Fasano, CEO & Group Managing Director di SCAN COIN, azienda leader nella fornitura di tecnologie avanzate nella gestione del denaro, acquisita lo scorso marzo da SUZOHAPP, è stato direttamente coinvolto nella firma del Protocollo in rappresentanza del Gruppo SUZOHAPP. Il Protocollo di Intesa ha lo scopo di assicurare che le macchine e i dispositivi siano pronti ad accettare i nuovi 20 euro a partire dal 25 novembre 2015, data di immissione in circolazione dei nuovi biglietti. In merito Yves Mersch, membro del Comitato Esecutivo della BCE, ha dichiarato: “La BCE, le banche centrali nazionali e i nostri partner del mondo dell’industria hanno tutti un ruolo da svolgere nel preparare l’introduzione delle nuove banconote. Il Protocollo di Intesa firmato oggi sottolinea l’impegno e la responsabilità che condividiamo nell’assicurare ai cittadini dell’intera area dell’euro la possibilità di utilizzare le nuove banconote da €20 ovunque e senza ostacoli a partire dal 25 novembre”. SUZOHAPP, insieme alle società acquisite SCAN COIN e COMESTERO, si impegna a fornire in tempo utile ai suoi clienti gli aggiornamenti software e hardware per consentire il puntuale adeguamento delle loro macchine e dispositivi, come già avvenuto in precedenza per le banconote da 5 e 10 euro della serie Europa. Sono ormai in fase di ultimazione i test per l’aggiornamento dei lettori di banconote e degli apparecchi dell’ampia gamma di prodotti SUZOHAPP: dai sistemi di conteggio ai verificatori di banconote, dai cambiamonete agli starter lavaggi fino alle casse automatiche per le lavanderie self-service. “È davvero essenziale arrivare pronti a questa data, soprattutto considerando che la banconota da 20 euro è una delle più utilizzate e diffuse. Raccomandiamo quindi a tutti gli operatori del settore di aggiornare le loro macchine ed apparecchiature per assicurarsi che siano in grado di accettare i nuovi 20 euro a partire dal 25 novembre 2015”, ha commentato Marcel Oelen, Managing Director di SUZO EMEA. Il 24 febbraio scorso, il Presidente BCE ha presentato la nuova banconota da 20 euro della serie Europa, introdotta con lo scopo di migliorare ulteriormente la resistenza e l’integrità delle banconote e per garantire una maggiore protezione contro le frodi. Il 25 novembre 2015 i nuovi 20 euro saranno diffusi sul mercato. Il Protocollo di Intesa (in inglese “Memorandum of Understanding” - MoU) può essere scaricato al seguente link: www.new-euro-banknotes.eu/press/partners/MoU.pdf » NUOVE NOMINE IN LAVAZZA
Lavazza ha recentemente nominato Davide Celin a Responsabile Business Unit OCS Vending Italia di Lavazza. Celin ha maturato una lunga esperienza nell’ambito del mercato vending e OCS e si avvale di un team di collaboratori (tra questi Marco Crociani) cresciuti professionalmente insieme a lui. Un bel segnale da parte del torrefattore torinese, che punta sui suoi uomini vending e sulle competenze specifiche acquisite per un mercato, quello del monoporzionato, che vale per l’azienda quasi 200milioni di euro di fatturato. » ROMA: DISTRIBUTORI AUTOMATICI PER LIMITARE GLI ABUSIVI
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La lotta agli abusivi condotta dal sindaco di Roma Ignazio Marino, sembra non aver fine. I numerosissimi camion bar intorno al Colosseo sono spariti, ma i venditori non autorizzati non si sono arresi e stanno invadendo altre zone turistiche. Da un inchiesta condotta da un quotidiano romano è emerso che la bottigliette d'acqua da mezzo litro a 2 euro sono un vero e proprio business nella Capitale. Un singolo abusivo riesce a smerciare fino a 400 bottiglie. Per correre ai ripari sembra che la proposta più gettonata in Comune sia quella di installare dei distributori automatici nelle aree più affollate.
Da o nell’eggi anche scl
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Più di 1 famiglia italiana su 5* sceglie Tic Tac con la sua inconfondibile natura rinfrescante e sorpendente. Da oggi i gusti più amati di sempre, Menta e Arancia, arrivano nel canale Vending con un esclusivo formato pratico e conveniente. * Fonte dati JFK – AT Luglio 2014
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FABBRICANTI
DIDIESSE MACCHINE PER CAFFÈ “MADE IN CAMPANIA”
IL MERCATO DEL VENDING FABBRICANTI
DIDIESSE È UNA GIOVANE E DINAMICA REALTÀ CAMPANA CHE DA OLTRE QUINDICI ANNI PRODUCE MACCHINE DA CAFFÈ,A CIALDE E A CAPSULE, AL 100%MADE IN ITALY. PASSIONE, COMPETENZA ED ESPERIENZA SONO ALLA BASE DEL SUCCESSO DELL’AZIENDA, CRESCIUTA NEGLI ANNI GRAZIE AD UNA SOLIDA PRESENZA SUL TERRITORIO E ALL’AFFIDABILITÀ DEI SUOI PRODOTTI, SEMPRE PENSATI PER SEMPLIFICARE IL LAVORO DEL GESTORE E PER LA SODDISFAZIONE DEL CLIENTE FINALE. OGGI DIDIESSE È UN SICURO PUNTO DI RIFERIMENTO PER 12
CHIUNQUE VOGLIA OPERARE NEL SETTORE DEL VENDING E DELL’HO.RE.CA. DESIGN CONTEMPORANEO E SEMPLICITÀ DI UTILIZZO CARATTERIZZANO LE MACCHINE DIDIESSE, CHE PERMETTONO DI RITROVARE IL GUSTO DI UN OTTIMO CAFFÈ ESPRESSO A CASA COME IN UFFICIO. LA REDAZIONE DI D.A. ITALIA HA INTERVISTATO A NAPOLI FULVIO DI SANTO, SOCIO FONDATORE E DIRETTORE COMMERCIALE DI DIDIESSE, CHE HA PARLATO DEL PRESENTE DELL’AZIENDA E HA SVELATO ALCUNI DEI SUOI PROGETTI FUTURI.
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INTERVISTA CON FULVIO DI SANTO Quale percorso professionale ti ha portato nel mondo delle macchine da caffè e cosa ti ha spinto ad intraprendere la sfida di fondare Didiesse? Mi sono avvicinato a questo mondo quando un gestore partenopeo mi propose di collaborare, in qualità di commerciale per il mercato del Sud Italia con
un’azienda trevigiana che produceva macchine da caffè e che in Campania aveva un avamposto per il preassemblaggio dei prodotti. Con il passare dei mesi, anche a causa dei rapporti non sempre facili con la sede, ho deciso di avviare un’unità produttiva in proprio e, con la collaborazione di due soci, abbiamo dato vita alla Didiesse. Era il 1999. Siamo partiti realizzando l’Aura, un
progetto che s’ispirava alla macchina di maggior successo di quel momento. L’Aura è un modello tuttora in produzione ed è caratterizzato da una componentistica più performante, più duratura, ma anche da un’estetica più essenziale. Quali sono stati i motivi di successo di Aura? Questa macchina, grazie ad un’ottima capacità estrattiva e ad un 13
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posizionamento di prezzo leggermente inferiore rispetto ai competitor, è riuscita a ritagliarsi una discreta fetta di mercato, anche a seguito di miglioramenti e dell’ampliamento della sua gamma colore,fino a raggiungere il picco massimo di 6-700 unità al mese, prodotte nel periodo 2003-2004.
Didiesse viene spesso associata ad una delle più importanti torrefazioni italiane: l’Aromatika. Da quando le sorti di queste due aziende sono legate a doppio filo? Dopo una fase iniziale dell’attività, un primo socio ha deciso di uscire dalla società, avviando una propria attività autonoma. Io mi sono subito attivato per far ricoprire quel ruolo a Massimo Renda, titolare de L’Aromatika, torrefazione che distribuisce il marchio Caffè Borbone e con la quale collaboravo per la vendita del caffè. Questa mia volontà non era dettata da un fattore economico, ma dalla ne14
cessità di avere all’interno dell’asset societario una figura che avesse un maggior senso di managerialità. L’ingresso di Massimo Renda ha portato dei miglioramenti nelle fasi progettuali e produttive, che Renda era abituato a gestire con una precisione maniacale già in torrefazione. Qualsiasi dettaglio produttivo deve essere verificato prima che una macchina possa essere immessa sul mercato e si non lascia mai niente al caso. Nel 2006, a causa di divergenze con il vecchio socio, nell’assetto societario rimaniamo solo io e a Massimo Renda. Il nuovo assetto societario ha sancito la nascita di una profonda colla-
sentato sul mercato dalla nuova compagine sociale? Didiesse continuava a crescere grazie al successo del modello Aura, ma i competitor non erano certo rimasti a guardare, realizzando macchine sostanzialmente simili.Così abbiamo deciso di introdurre sul mercato qualcosa che si differenziasse davvero e siamo partiti con Frog, un progetto che venne prima partorito, poi messo su carta e alla fine ingegnerizzato da Massimo Renda. Sono davvero felice di aver intrapreso una sfida di questa portata, anche se all’inizio il progetto ha spaventato molti, a causa della sua natura rivoluzionaria. Il gruppo in alluminio, la bot-
borazione con Renda, data la nostra sintonia nel modo di gestire l’azienda e per le politiche di sviluppo della stessa. Inoltre, da questa più stretta collaborazione è cresciuto il mio ruolo nell’ambito della torrefazione Caffè Borbone.
tiglia all’interno, la forma animalesca, non squadrata, originale: Frog era diversa da tutti i prodotti in circolazione. I dubbi in merito sono però presto spariti, perché questa macchina ha ottenuto consensi fin dall’inizio, perché nonostante qualche criticità subito risolta, ha stupito per la sua eccellente capacità di estrazione del caffè,
Qual è stato il primo progetto pre-
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un aspetto davvero fondamentale. Quali sono i modelli che oggi compongono la vostra offerta? Negli anni abbiamo sviluppato i modelli Aura Bar Professional (che monta il gruppo della Frog) e Aura Twin, entrambe dedicate al mondo della carta-filtro. Frog pian piano ha iniziato a prendere piede e ad essere consacrata, specialmente nel mercato del Centro-Sud Italia, arrivando a 16 varianti di colore. Il vending è cresciuto nel tempo, non solo nell’OCS ma anche nel settore Famiglia, ed è nata un’altra esigenza: dare al nostro partner un sistema di controllo, potergli garantire il proprio business. Quindi abbiamo ideato un sistema di deconto semplice ed economico, un altro passaggio importante per Didiesse. Collateralmente a questa attività, abbiamo dato vita ad una società, la Fulmax (Fulvio e Massimo), che produce schede elettroniche, unicamente per il nostro fabbisogno.
Frog è diventata un punto di riferimento per il segmento della carta filtro, perché non avete puntato su questo modello anche per le capsule? Per rispondere ad alcune precise richieste del mercato, abbiamo cercato di declinare Frog a macchina a capsule. Aveva ed ha un’estrazione davvero impressionante, ma una dinamica di accesso e di utilizzo della macchina che non soddisfaceva a pieno i nostri parametri. Abbiamo quindi fermato la produzione e deciso di mandare avanti un progetto a capsula indipendente e così è nata Pagoda, che deve il suo nome alle forme “nipponiche” che richiama. Il progetto era valido, ma contestualmente un noto marchio internazionale ha iniziato a calcare la mano con la comunicazione spingendo il valore del brand, del caffè e della macchina, condizionando le aspettative del cliente finale circa le dimensioni e l’estetica: la macchina deve essere piccola, dal design essenziale, non ingombrante.
FABBRICANTI DIDIESSE
Pagoda non soddisfaceva a pieno questi nuovi trend ed ha avuto una serie di piccole problematiche che non le hanno permesso di replicare il successo della Frog. Il vending inizia ad interessarsi sempre di più anche a piccole locazioni Ho.Re.Ca. E’ questo il motivo del successo di Aura Bar Twin? Aura Bar Twin è una macchina doppia, molto essenziale, con un listino molto competitivo rispetto al concorrente diretto di mercato, ma con un ottimo rapporto qualità/prezzo, grazie al gruppo erogativo della Frog, che garantisce costanza di resa in tazza. Questo modello ci ha dato grandi soddisfazioni e ci ha dimostrato che l’importante è vivere il mercato e riuscire ad interpretarne le esigenze. Solo se si comprende cosa chiede e quali possono essere le nicchie in cui andare a far breccia, si possono realizzare progetti vincenti. Ci sono locazioni (ristoranti, stabilimenti balneari, piccoli locali) in cui al15
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cuni modelli di macchina sono perfetti per il numero di erogazioni/mese e noi dobbiamo intercettare anche le richieste di questi operatori. Avete un modello per locazioni che erogano un grande numero di consumazioni? Il successo della Twin (1350-1400 pezzi/anno) ci ha portato a riflettere molto e a creare da circa un anno la linea Superprofessional, un progetto che non parte dalla macchina per monoporzionato per estendersi al settore Ho.Re.Ca., ma che si sviluppa da una macchina bar in cui vengono inseriti i gruppi per le macchine a cialda e capsula. La versione “più professionale” di Aura Twin è corredata dell’opzione del sistema elettronico, sia nella versione cialda che nella versione capsula. A distanza di dieci mesi, il risultato non è stato buono, è stato eccezionale. Questa macchina riassume in sé tutta l’essenza del made in Italy, viene apprezzata e accettata all’estero, dove 16
sia torrefattori italiani che operatori e torrefattori esteri la considerano il mezzo ideale per affrontare il mercato. Quanto è importante per il segmento Ho.Re.Ca.ampliare la conoscenza dei mercati esteri? Didiesse si focalizzerà su questo mercato? Ho imparato che conoscere il mercato estero è fondamentale. Le visite fatte in Germania, Spagna e Svizzera, mi hanno permesso di raccogliere direttamente consensi sul modello Superprofessional e l’intenzione dell’azienda è quella di dare ancora più spazio a questo progetto. Didiesse vuole specializzarsi su prodotti di estrema qualità, su macchine di piccole dimensioni con la capacità estrattiva che conosciamo e dalle forme originali, perché l’aspetto estetico viene sempre più messo in primo piano, ma nel contempo non ha alcuna intenzione di abbandonare la linea Professional, che ha delle potenzialità enormi all’estero.
Vogliamo poter offrire, in qualsiasi punto del continente o del mondo, la certezza di un buon espresso italiano dal gusto costante e, per il 2017,pensiamo di portare sul mercato delle versioni automatiche e superautomatiche del modello per monoporzionato professionale. Frog vi permette di realizzare dei numeri impressionanti sui filtri in carta. È ancora così importante questo segmento? Va precisato che l’Italia si divide un po’ in due: nel CentroSud questo prodotto è ancora molto forte ed entrano in gioco altri fattori, come la storicità dell’azienda in questo mercato, presidiato da anni dai nostri commerciali. Questo, unito alla consacrazione della macchina (oggi la Frog è riconosciuta e amata), con i miglioramenti di colore, i nuovi accessori, i nuovi materiali e tutte le migliorie progressive che sono stati apportate, rende ancora molto vivo il segmento carta filtro.
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Tuttavia, mentre fino a due-tre anni fa avevo difficoltà ad interfacciarmi con torrefattori e operatori del vending del Nord per la vendita di macchine a cialda, devo dire che oggi registro un piccolo risveglio in questo senso. Noto infatti un aumento del numero di gestori che scelgono di differenziarsi“riattivando” questo formato monodose, anche per l’aumentata sensibilità dei consumatori finali all’ambiente. Quali sono i numeri che sviluppa il modello Frog? Tra meno di un anno Frog festeggia dieci anni e i risultati in termini di vendita continuano a migliorare! Lo scorso anno ne vendevamo circa 4.000 al mese, mentre quest’anno abbiamo picchi di 8.000, con una raccolta di ordini che supera le 200 unità al giorno e supportati da una capacità produttiva quotidiana di circa 260 macchine, a seconda dalla referenza. Didiesse dovrebbe chiudere il 2015 con
76-77.000 Frog immesse sul mercato. Dopo 10 anni pensate di fare qualche importante restyling? Credo che questo modello possa fare ancora numeri interessanti, ma in futuro, verrà sicuramente rivoluzionata a livello estetico e ulteriormente perfezionata. Questo perché dobbiamo dare ai nostri commerciali gli strumenti migliori per interfacciarsi con il cliente e contemporaneamente va fornita al gestore una macchina performante e con un rapporto qualità/prezzo equilibrato, per poter fidelizzare il consumatore nel tempo. Importanti novità in questo senso potrebbero già essere presentate ad Host 2015, ma che riproporremo in modo molto importante a Venditalia 2016. In un mercato in crisi siete in crescita del 30-35%. Qual è il vostro segreto? Penso che il segreto sia non fermarsi mai, perché i competitor ci sono, crescono, sono agguerriti e hanno argo-
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menti convincenti. Siamo sempre stati identificati per la nostra specializzazione nella cialda, ma per continuare a crescere non possiamo certo limitarci a questo segmento produttivo, soprattutto quando il mercato italiano ed estero spostano il loro interesse anche in altre direzioni. In che modo pensate di affrontare il mercato delle macchine a capsula? In primis, ribaltando a nostro favore il parziale insuccesso della Pagoda. Tra pochi giorni presenteremo una nuova versione che si chiamerà Isotta. Il restyling è stato radicale, sia esternamente che internamente. Il nuovo termoblocco ci sta dando grosse soddisfazioni e abbiamo già avuto riscontri molto positivi dai clienti. Oggi vendiamo circa 7-800 Pagoda al mese. Isotta non potrà che superare questi numeri e sono convinto possa darà una bella spinta al business. Tutto questo non farà che traghettare e preparare il mercato all’uscita di un nuovo 17
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modello totalmente in linea con quelle che sono le esigenze del mercato. In vista di Venditalia 2016, ci sono nuovi progetti in cantiere? Naturalmente sì. Abbiamo vissuto con entusiasmo questa fase di restyling di Pagoda per prendere tempo e concretizzare un progetto a tutto tondo, definitivo, per una macchina a capsula che possa però ospitare, con un gruppo dedicato,anche capsule compatibili A Modo Mio, Nespresso e Dolce Gusto. Abbiamo già realizzato i prototipi, ma non vogliamo sovrapporre tutti questi nuovi progetti in una stessa data e quindi porteremo a Venditalia 2016 solo il progetto Isotta e un nuovo modello, che per ora ha un nome di fantasia: Shuttle, una nuova macchina a cialda. Isotta andrà a scalzare totalmente il progetto Pagoda, mentre la nuova macchina, andrà ad affiancare Frog. Inoltre presenteremo l’ampliamento di gamma delle macchine Ho.Re.
Ca., con modelli adatti all’estero, con un’attenzione particolare alle normative europee, all’autospegnimento della macchina e alla“lunghezza” del caffè. Oltre alle macchine, la vostra offerta comprende anche prodotti complementari? Sì. Un anno fa ho aperto una società, Meccanicart, che produce un distributore di cialde e di capsule dal nome Avatar. Ho iniziato con un po’ scetticismo, insieme ad un socio, ma mi sono dovuto ricredere. Oggi vendiamo circa 30 pezzi al mese, in un ambito in cui altri competitor hanno fallito e dove solo un concorrente realizza un prodotto ben costruito. Il nostro Avatar è spartano, non si basa su un sistema a molle ma su una catenaria, che ricorda i distributori dei gelati di una volta e che ha una capienza di 200 pezzi. L’aspetto più interessante di questo progetto è che abbiamo creato un sistema a chiave, Key System Didiesse, che proponia-
FABBRICANTI DIDIESSE
mo ad un prezzo davvero competitivo. In questo modo possiamo collegare la macchina con la scheda del distributore e, quando seleziono la consumazione, attraverso chiave o gettoniera, la macchina viene abilitata ad erogare il caffè. Ci siamo anche concessi di realizzare un altro prodotto, molto provocatorio, un distributore green, privo di corrente. Non ha 4 catenarie, ma 2, un limite di 100 caffè e funziona ruotando due manopole (come i distributori di palline). Da qui il nome, Trik&Trak, onomatopeico. Come si compone la struttura commerciale di Didiesse? Per quanto riguarda il presidio delle diverse aree, ci avvaliamo in Italia di 7 commerciali e 2 subagenti. Abbiamo un agente storico, Bruno D’Arrigo, che segue la Sicilia, il mercato per noi più importante dopo la Campania; Massimo Valitutti per il Salernitano, Basilicata e Calabria; Antonio D’Ascenzio per Campania e Molise; Vittorio Davino per Marche, Um19
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bria e Abruzzo; Roberto Ippolito per Emilia-Romagna,Toscana con l’ausilio del subagente Lapo Mulinacci, Lazio e Puglia, con l’ausilio del subagente Dario Tanzarella; Claudio Vitali per Piemonte, Liguria e Val d’Aosta; Claudio Bertoncelli per il Triveneto e poi c’è una rivendita in Lombardia (Argentia Prodotti di Lanzani). L’unica regione che gestisco io è la Sardegna, oltre ovviamente seguire personalmente alcuni clienti direzionali. È soprattutto grazie a questo team che Didiesse ha una previsione di fatturato 2015 di circa 8 milioni di euro. L’estero rappresenta un’importante percentuale di business per Didiesse? L’estero vale il 10% del nostro fatturato. È un mercato in cui abbiamo individuato discrete potenzialità e che fino ad oggi è stato seguito direttamente da mia moglie. Dal 2014 abbiamo creato una rete commerciale ad hoc, anche perché per crescere all’estero non si può pensare solo di re-
plicare un format di successo che ha funzionato in Italia, ma bisogna investire in uomini che conoscono le peculiarità di mercati spesso molto diversi dal nostro. Le macchine Didiesse sono completamente made in Italy? Le nostre macchine non sono solo made in Italy, ma made in Campania! All’inizio il 100% dei componenti veniva dal Nord italia, ma poi per ragioni logistiche ed economiche abbiamo avvertito l’esigenza di trovare dei partner industriali locali, al fine di ottimizzare costi di trasporto e tempi di consegna. Non nascondo che da parte mia c’era qualche perplessità, perché non conoscevo le caratteristiche del polo industriale di Napoli e della regione. Ad oggi posso affermare che circa l’80% di quello che compone la macchina è prodotto nel nostro territorio, al massimo a 1015 km di distanza dalla nostra sede, mentre il restante 20% (filtrino areazione cialda, elettrovalvola, resistenza
FABBRICANTI DIDIESSE
e pompa) viene da altre città italiane. Ho trovato partner molto disponibili e professionali e l’azienda locale, quando è in difficoltà, trova in noi un interlocutore che compie un passo verso il fornitore, soprattutto in termini di scadenze dei pagamenti. Credo che un buon fornitore vada aiutato, se necessario, perché la sua affidabilità è fondamentale. Allo stesso modo, quando c’è stata un’esigenza produttiva particolare, un’urgenza, i nostri fornitori si sono sempre dimostrati all’altezza, pronti a rispondere adeguatamente alle nostre richieste. Alla luce di quanto esposto in tutto il nostro colloquio voglio sottolineare che l’azienda, ancora di più proiettata ad un percorso di crescita non solo quantitativo ma anche qualitativo dei propri prodotti, deve il suo successo ai suoi clienti, che voglio ringraziare per la fiducia e la stima che ci hanno accordato in tutti questi anni insieme, determinando una sinergia vincente per tutti. 21
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INGENICO GROUP È LA SOCIETÀ LEADER NEL MONDO PER LA PROGETTAZIONE E LO SVILUPPO DI TERMINALI E SOLUZIONI DI PAGAMENTO ELETTRONICO. CON PIÙ DI 70 CONSOCIATE E 5.500 DIPENDENTI, L’AZIENDA SVILUPPA UN FATTURATO DI OLTRE 1,6 MILIARDI DI EURO, È QUOTATA ALLA BORSA DI PARIGI E PUÒ VANTARE UNA BASE INSTALLATA DI OLTRE 27 MILIONI DI TERMINALI IN 170 PAESI. INGENICO ITALIA, ATTIVA DAL 2000, È LA CONSOCIATA ITALIANA CHE OPERA PRINCIPALMENTE NEL SETTORE BANCARIO, NEL RETAIL, NEL PETROL, NEI SERVIZI E NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. I TERMINALI INGENICO POSSONO ESSERE INSTALLATI PRESSO I PUNTI VENDITA, UTILIZZATI IN MOBILITÀ, 22
INTEGRATI IN SISTEMI DI CASSA O, INFINE, INSERITI NELLE VENDING MACHINE. INGENICO CONSIDERA LA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA UN MERCATO STRATEGICO E, CON I PRODOTTI DELLA SERIE ISELF, HA MESSO LA PROPRIA ESPERIENZA AL SERVIZIO DEL VENDING, INTERCETTANDO LE MUTATE ESIGENZE DEI GESTORI CHE VOGLIONO POTER OFFRIRE ALL’UTENTE FINALE DISPOSITIVI DI PAGAMENTO CASHLESS, CON CARTA O CON DISPOSITIVI MOBILI A TECNOLOGIA NFC. D.A ITALIA, PER CONOSCERE MEGLIO LA STORIA E I PROGETTI FUTURI DI QUESTA AFFERMATA REALTÀ, HA INTERVISTATO PRESSO LA SEDE MILANESE DI INGENICO ITALIA LUCIANO CAVAZZANA, AMMINISTRATORE DELEGATO E PRESIDENTE DELL’AZIENDA.
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INTERVISTA CON LUCIANO CAVAZZANA Ingenico Italia è una realtà ormai molto affermata, qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a diventare Presidente e Amministratore Delegato di questa società? A 24 anni mi sono laureato in Ingegneria Elettronica delle Telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano. Sono
uno dei pochi fortunati che è riuscito a realizzare i propri sogni e ottenere quello desiderava fin da bambino. Ricordo che quando mi veniva chiesto quale lavoro avrei voluto fare da grande, ho sempre risposto: “voglio fare l’ingegnere!”. E questo obiettivo l’ho raggiunto. Tutta la mia esperienza professionale è stata legata al mondo delle telecomunicazioni e al mondo dei pagamen-
ti elettronici. Ho avuto l’opportunità di lavorare immediatamente dopo gli studi per Sixcom, la prima azienda che in Italia ha sviluppato entrambi gli ambiti costruendo il primo terminale POS in Italia. Sono entrato in questa azienda con la matricola numero 1. Il mio è stato un percorso costante, ho svolto la mia attività cambiando pochissime volte azienda, in realtà mi sembra di non essermi mai spo23
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stato, perché gran parte delle persone che costituiscono il management dell’azienda lavorano con me da più di vent’anni. Per me la fedeltà è importante, mi piace lavorare in team e dò valore alle persone, più che all’azienda o ai prodotti. Questa è la mia storia: parlo poco di tecnologia, anche se ne sono un’entusiasta, mi interesso a tutte le novità e alle innovazioni, ma più di tutto per me valgono gli uomini. Qual è stata la genesi di Ingenico Italia? Una realtà che ha bruciato le tappe davvero in fretta. Ingenico Italia è nata nell’ottobre del 2000. Come Direttore Generale di Sixcom ho avuto l’opportunità di lavorare per tre anni con Ingenico Group, quando l’azienda francese è entrata al 40% nell’azionariato della società. Ad un certo punto le due società non hanno più condiviso le strategie di evoluzione dell’offerta sul mercato italiano e ho deciso di affrontare la sfida di far partire da zero Ingenico Italia. Abbiamo iniziato come le start up della
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Silicon Valley: dalla “cantina di casa”, ma avevamo un obiettivo molto ambizioso: diventare leader in un periodo di tempo limitatissimo. Il mercato dei sistemi di pagamento in Italia era ben strutturato e, quando siamo nati, c’erano sul territorio già otto competitor. Noi siamo arrivati per ultimi, senza market share e senza prodotti, ma con grande determinazione. Dopo dodici mesi, il primo bilancio riportava un fatturato di 16 milioni di euro. Un successo clamoroso. Quali ne sono stati gli ingredienti? I motivi di questo successo sono molteplici. Il primo, non si può negare, è il marchio del Gruppo: Ingenico è leader da vent’anni a livello mondiale. La seconda ragione, altrettanto forte, sono i prodotti e le soluzioni. Avere a catalogo prodotti validi, di qualità riconosciuta e presenti sul mercato a livello internazionale, ha facilitato il nostro compito. Ma il vero motivo di successo è la squadra che si è creata, la nostra passione e il fatto
di poter dominare tutte le tecnologie. In azienda non abbiamo solo esperti di terminali POS, anzi molti non sanno neanche cosa siano. Ci sono esperti di logistica, di riparazioni, di sicurezza, di telecomunicazioni e di smart card: una serie di competenze complete nel mondo dei sistemi di pagamento. Normalmente in aziende che operano in una nicchia di mercato si tende sempre, in fase di assunzione, a cercare collaboratori che provengono dallo stesso settore. Nei sistemi di pagamento è quasi impossibile, perché non c’è un numero di persone sufficiente! Per cui, fin da subito, abbiamo indirizzato le ricerche per la crescita dell’azienda a professionisti che provenivano da altri mondi e che portavano altre competenze. Questo, secondo me, ha fatto la differenza. Il vending è un mercato strategico per Ingenico Italia? In termini di interesse il vending ha un’importanza estremamente rilevante. Il nostro mercato di riferimento è chiaramente quello
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bancario e delle carte di pagamento e non possiamo considerare il vending un mercato “top”. Da anni, però, abbiamo una strategia sui mercati verticali: petrol, transportation, retail, etc. Il vending è uno di questi e lo abbiamo individuato come mercato fondamentale non solo per il numero di installazioni esistenti (il parco macchine è importante), ma ancor più perché viene utilizzato ogni giorno da milioni di consumatori e comporta un’abitudine quotidiana al sistema di pagamento. Uno dei nostri principali obiettivi è abituare il cliente a fare transazioni mediante i terminali e il vending può dare un grande contributo in questo senso. Dobbiamo fare in modo che ci sia l’abitudine all’utilizzo dello strumento elettronico e in quest’ottica la distribuzione automatica ci aiuterà a raggiungere l’obiettivo. I dati raccolti dall’Osservatorio del Politecnico parlano chiaro: in Italia l’utilizzo di strumenti cashless è poco diffuso. Qualche anno fa, di fronte a una media del 50-55% di pagamenti cash
a livello europeo, in Italia eravamo al 93-94%. Un’attività di 7 anni e soprat-
con POS integrato, che funziona anche da dispositivo fiscale per la trasmis-
tutto la guerra al contante “dichiarata” dall’ABI ha portato a ridurre i pagamenti in contanti dal 93% all’80% circa. Abbiamo guadagnato punti, ma sono ancora troppo pochi, c’è un gap importante che considero non solo una minaccia, ma anche un’opportunità per la nostra industria.
sione dei dati. Stiamo lavorando da molto tempo per offrire anche al mondo del vending gli strumenti adeguati.
In Italia ci sono 800mila macchine installate che dal 1 gennaio 2017, dovranno essere armonizzate con nuove normative in materia di certificazione dei corrispettivi. Ingenico ha pensato a qualche soluzione ad hoc per questa “nuova era” del vending? Secondo l’Agenzia delle Entrate, questa trasmissione on line dei corrispettivi potrebbe avvenire attraverso un POS e la cosa chiaramente ci entusiasma. Ingenico è in prima linea su questo tema. L’idea l’abbiamo avuta in realtà molto tempo prima rispetto alla nuova normativa, come dimostra la nostra soluzione iWE280, registratore di cassa
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Per i gestori è fondamentale avere a disposizione prodotti sempre al passo con le tecnologie più recenti e con le normative in vigore. Quali sono i punti qualificanti di Ingenico Italia? Credo che uno dei punti qualificanti dell’azienda sia senz’altro l’innovazione, intesa non solo come innovazione tecnologica di prodotto e di hardware. Il nostro settore al momento si misura con la “war of cash” che sta interessando tutta Europa. I Ministeri della finanza stanno inoltre introducendo (in diversi Paesi) delle nuove regole che favoriscono la trasmissione on line dei corrispettivi. Il primo paese è stato la Turchia, che per legge ha definito un prodotto POS integrato come misuratore fiscale. Il prodotto che oggi portiamo in Italia deriva da questo esperimento: quello
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che abbiamo fatto è stato anticipare i tempi e in Italia, per primi, abbiamo introdotto il terminale sul mercato integrando le funzionalità di misurazione fiscale e di pagamento elettronico, a questo punto combinati. Altri elementi della nostra offerta vanno in questa direzione: abbiamo lanciato da un anno e mezzo una soluzione di successo, mobilePOS, adottata da oltre 40 banche in Italia, 4 operatori telefonici, compagnie di assicurazione, aziende di trasporto, compagnie di taxi e che permette di combinare sistemi informatici aziendali e un sistema mPOS. Ci sono diverse interpretazioni di questo concetto di integrazione tra gestione delle vendite, con o senza parte fiscale, e sistema di pagamento. Noi stiamo cercando di dare al cliente soluzioni sempre aggiornate e performanti. In Italia per un progetto di questo tipo bisogna avere ottimi rapporti con le Istituzioni. I vostri come sono? I nostri rapporti con le Istituzioni sono eccel26
lenti. Noi pensiamo che per entrare in un ecosistema sia davvero fondamentale andare d’accordo con tutti. Ad esempio, in un mondo estremamente competitivo come quello delle banche, noi riusciamo ad essere fornitore di tutti nello stesso momento. Non puoi avere il 90% del market share, se non sei riconosciuto come uno degli attori di quel sistema. Nel mondo delle casse facciamo parte di un’Associazione che rappresenta i produttori, gli operatori e i distributori. Stiamo lavorando con l’Agenzia delle Entrate, per il processo di qualificazione e di certificazione del prodotto. Lo facciamo con lo stesso metodo che, quando siamo nati, abbiamo usato per il mondo bancario. Con gli stessi meccanismi: estrema disponibilità, totale trasparenza su quello che facciamo, massima collaborazione con tutti. Ingenico Italia non è né vuole essere l’attore unico, anche se è chiaro che l’obiettivo è di diventare un fornitore di riferimento, perché non ci piace l’idea di essere uno dei tanti. Non parlo
di percentuali, ma noi vogliamo creare una differenziazione importante. L’ECR-POS iWE280 (il dispositivo per
i punti vendita che racchiude in sé le funzioni registratore di cassa con memoria fiscale, POS bancario e sistema di fatturazione elettronica predisposto all’invio telematico dei corrispettivi, ndr) ci ha portato in un mese a far parte di un nuovo ecosistema, quello dei misuratori fiscali. Un sistema che vogliamo contribuire a cambiare dall’interno senza scardinarlo. Vogliamo rinnovarlo a beneficio del Paese, degli operatori del settore e chiaramente anche a beneficio della nostra azienda, ma rendendoci disponibili, collaborando dall’interno, in termini di creatività, di supporto e di innovazione. I gestori vending guardano di buon occhio i nuovi sistemi di pagamento, però hanno l’incubo ricorrente delle commissioni sulle microtransazioni. In che modo si può risolvere questo problema? Noi abbiamo un’iniziativa che portiamo avanti con i nostri prin-
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cipali interlocutori nel settore dei sistemi di pagamento (banche, GDO, trasporto, gaming, circuiti, ecc) che si chiama PayLab. Ci riuniamo in un workshop due volte all’anno. I principali operatori del mercato si incontrano cercando di dare il proprio contributo rispetto all’evoluzione del sistema. Nel vending, di 800mila macchine installate, meno di 15mila sono dotate di un sistema di pagamento elettronico nonostante sia da tre anni che portiamo avanti iniziative per il vending ma con poco successo. Nell’ultimo anno, all’interno di PayLab, abbiamo affidato al Politecnico (che da alcuni anni monitora l’evoluzione dei sistemi di pagamento) una ricerca legata al mondo del vending che coinvolge tutti i rappresentanti della filiera. Ne emerge che tutti i problemi tecnici legati all’introduzione del pagamento con sistema elettronico sono risolvibili. Rimane aperta, però, la questione delle commissioni, che, strutturate come oggi, risultano essere penalizzanti soprattutto per i gestori. È necessa-
rio modificare il modello, per trovare una soluzione che possa funzionare nel settore, altrimenti qualsiasi investimento o promozione lato hardware sarebbe vano. Bisogna lavorare insieme ai Circuiti (VISA e MasterCard) e alle banche per trovare una soluzione comune diversa dall’attuale che possa essere accettabile dai gestori e remunerante per il servizio. Noi stiamo cercando di lanciare un’iniziativa per verificare un modello differente. Quello che mi conforta è che in realtà anche gli operatori bancari cominciano a crederci. Basti pensare che Intesa ha automatizzato tutte le vending machine nel loro nuovo palazzo inaugurato a Torino, tutte operative con anche il pagamento elettronico. Abbiamo superato tutti gli ostacoli di tipo tecnico e organizzativo: quello commissionale è rimasto l’ultimo ostacolo e ne siamo tutti consapevoli, ma ci stiamo lavorando.
dei dati. Voi come vi state muovendo nell’ambito della sicurezza? Il sentimento diffuso, purtroppo, è ancora quello della diffidenza. Si teme che questi sistemi portino rischi legati alla sicurezza, ma in realtà non è così. Il mondo dei sistemi di pagamento ha fatto dei passi avanti incredibili negli ultimi anni. I terminali erano insicuri (potevano essere aperti, poteva essere inserito uno skinner ad insaputa del commerciante), la tecnologia a banda magnetica delle carte non era affidabile, perché replicabile facilmente con costi irrisori. Tutto questo è stato superato. Da oltre dieci anni i terminali di pagamento sono delle casseforti. Nessuno può aprirle e, se vengono aperte, sono programmate per perdere immediatamente le chiavi che ne permetteva il funzionamento. Non c’è nessuna possibilità di catturare informazioni che possano arrivare alla clonazione delle carte attraverso un terminale POS.
Un altro problema molto sentito dal gestore è quello legato alla sicurezza
In Ingenico siete andati anche oltre, attraverso la Secure Room . Di cosa si
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tratta? Oggi Ingenico è il primo e unico fornitore di terminali in Italia a possedere una Camera Sicura approvata sia per la gestione di chiavi di sicurezza bancarie, nel rispetto delle specifiche degli schemi italiani CB2 e tedeschi DK, sia di chiavi dedicate per le soluzioni Point-to-Point. La Camera Sicura di Ingenico Italia può operare anche come Centro di Gestione Chiavi (KIF - Key Injection Facility) per altri paesi e per soluzioni P2PE operanti fuori dal territorio nazionale. La Secure Room è un’area fisicamente protetta e con accessi riservati, situata all’interno dell’area operativa di Ingenico, dove i terminali di pagamento elettronico vengono inizializzati e dotati delle chiavi di sicurezza necessarie alla loro operatività. Tutte le procedure vengono eseguite da personale appositamente autorizzato che impiega strumenti dedicati nel rispetto di regole molto stringenti. La sicurezza è un valore fondamentale per tutti i nostri clienti e Ingenico investe costantemente non solo nella progettazione hardware di terminali, ma anche nella gestione sicura delle applicazioni che vengono eseguite su di essi durante l’intero ciclo di vita del prodotto. Una delle sue recenti qualifiche riguarda anche il mercato africano, un’area geografica su cui il vending si sta affacciando. Quali sono i progetti di Ingenico per l’Africa? I progetti sono tantissimi. In Ingenico mi sono ormai creato la fama di saper concretizzare le potenzialità dei paesi emergenti trasformandoli in realtà con forte sviluppo tecnologico. Come l’Est Europa quattro anni fa, oggi l’Africa rappresenta la scommessa del futuro e sono convinto che potrà diventare la nuova Cina. Si tratta di un continente con un miliardo 28
di abitanti in cui i sistemi di pagamento sono quasi inesistenti (in Italia, per 57 milioni di abitanti, abbiamo 1,6 milioni di terminali di pagamento). È chiaro che non si può pensare che tutti i suoi 54 Stati siano idonei ad un immediato percorso di crescita, ma 7-8 Paesi sono già in piena evoluzione. Per Ingenico il continente africano rappresenta la possibilità di sviluppare le ultime tecnologie, perché nei paesi in cui non c’è niente, si possono pre-
sentare le ultime release e non certo i sistemi con cui abbiamo iniziato 15 anni fa. Un progetto che è noto a tutti in Africa è M-Pesa, un sistema di pagamento mobile in Kenya: 13 milioni di utenti, 160.000 merchant convenzionati che fanno parte di un circuito lanciato e gestito da un operatore telefonico: SafariCom (Vodafone). È la soluzione mobile più diffusa al mondo, ma pochi lo sanno. Questo perché non ci sono gli strumenti tradizionali, non c’è la possibilità di avere una linea telefonica, piuttosto che un IP, è tutto su mobile. Non si parla di GPRS o di 2G o di 3G, vai in Africa e c’è solo pubblicità 4G. Una dimostrazione che, partendo da zero, si inizia
con l’ultima tecnologia disponibile. Per noi è un vantaggio, ci sono tantissime cose da fare e possiamo davvero sviluppare le nostre innovazioni. Può darci qualche anticipazione sulle soluzioni specifiche per il vending? È già disponibile una soluzione “all in one” semplice e sicura per i pagamenti nel settore del vending. Un unico dispositivo per gestire tutti gli strumenti di pagamento che non richiedono la digitazione del PIN, un terminale monoblocco con tutte le tecnologie integrate (magnetico, NFC, contactless...) che si chiama IUC280. Questo sistema fa parte di una famiglia di prodotti e una sua nuova evoluzione è prevista per dicembre, quando semplificheremo ulteriormente l’integrazione del dispositivo all’interno delle nuove macchine, con tecnologie sempre più smart, che i costruttori vending stanno portando sul mercato. Parteciperete all’edizione 2016 di Venditalia, anche in vista dell’introduzione della normativa sulla certificazione dei corrispettivi? Assolutamente sì. Noi abbiamo già partecipato alle ultime tre edizioni, a Venditalia Special Edition 2015 e non mancheremo di partecipare nel 2016. La partecipazione a Venditalia la consideriamo un elemento fondamentale per il nostro lavoro, perché vogliamo appartenere a questo ecosistema. La nostra presenza nel vending in questi tre anni è cambiata. Avevamo cercato in passato, forse in maniera un po’ presuntuosa di indirizzare le soluzioni nel mondo del vending utilizzando quanto avevamo già fatto per il mondo del parking e dei trasporti. Le cose in realtà non possono funzionare così. Il mondo vending è specifico, ha un’ergonomia d’integrazione dei prodotti che è ben diversa da quella di altri settori. Negli ultimi anni abbiamo deciso di sviluppare una soluzione adeguata e specifica per questo mercato e riteniamo di aver centrato l’obiettivo.
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La perfetta fusione tra tecnologia e cultura alimentare che caratterizza il salone dell’ospitalità internazionale ha convinto le aziende, che si stanno registrando a ritmi tali da occupare già quasi al completo, con una maglia fittissima, ben 14 padiglioni (due in più rispetto all’edizione 2013 per una crescita del +12% nei mq occupati) e da proiettarsi prima del taglio del nastro oltre la soglia storica dei 1.900 espositori (1.748 quelli registrati ad oggi), 31
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per il 38% esteri. Host2015 si esprime in un concetto espositivo unico, organizzato in tre macroaree che raggruppano filiere affini e dedicate a: Ristorazione Professionale con Pane-Pasta-Pizza; Caffè-Tea con SIC - Salone Internazionale del Caffè, BarMacchine per caffè-Vending e Gelato Pasticceria; Arredo e Tavola. Ad animare i tre settori, una compagine di espositori sempre più internazionale che riflette le dinamiche di ripresa dell’economia: in testa alla top 5 dei Paesi più rappresentati, infatti, assistiamo alla conferma di tradizionali mercati forti come la Germania (+7,69%) e la Francia (+22,22%), al ritorno in grande stile della Spagna (+12,7%) e a una forte crescita di aziende dagli USA (+22%), anche grazie alla “certificazione” di HostMilano da parte del Commercial Service dello US Department of Commerce nella ristretta cerchia di manifestazioni internazionali dove gli Stati Uniti sono presenti con uno stand ufficiale. La cinquina d’oro è chiusa dalla Svizzera (+25%) e integrata da folte rappresentanze delle economie più effervescenti.
fronti per la sostenere la spinta all’internazionalizzazione delle imprese”, commenta Corrado Peraboni, Amministratore Delegato di Fiera Milano Spa: “In particolare per le piccole-medie imprese che, grazie alle sinergie di sistema, ad esempio con l’ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane,trovano in HostMilano uno sbocco su mercati mondiali cui difficilmente avrebbero accesso in altri modi. Fiera Milano punta a valorizzare le eccellenze italiane per rafforzarsi quale player fieristico realmente globale e HostMilano, che rappresenta molte filiere dove l’Italia èleader nel mondo, èuna delle punte di diamante di questa strategia. A maggior ragione nell’anno di EXPO, che sta dando ottimi riscontri anche a livello B2B”.
> LA MANIFESTAZIONE, GLI EVENTI
“Host2015 è un’opportunità senza con-
Nel quadro del progetto Export Sud, HostMilano supporterà l’Agenzia ICE in una missione incoming di circa 90 top buyer da aree dinamiche come Scandinavia (Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca), Maghreb (Algeria, Maroc-
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co, Tunisia), Europa centro-orientale (Germania, Romania, Slovenia, Croazia, Ungheria), USA, Australia e Brasile. Attentamente profilati da HostMilano, i buyer sono figure con potere decisionale come Direttori Acquisti, CEO, General Manager. Un’opportunità concreta per trovare nuovi sbocchi all’estero per aziende ad alto potenziale di esportazione, soprattutto PMI e del Sud, che non dispongono di risorse per un export manager o per politiche di marketing globalizzate. Provengono da 60 Paesi dei 5 continenti, sempre in un equilibrato mix tra mercati storici ed emergenti, anche gli oltre 1.500 top buyer profilati, che quest’anno spaziano dalle grandi catene fino ai purchasing manager di boutique hotel, hotel di charme, design hotel a 5 e a 7 stelle, con numerose delegazioni da USA, Cina, Russia, India. Sempre in collaborazione con l’Agenzia ICE, nel programma saranno inseriti altri 33 top buyer da Australia, Canada, Giappone e UK. Buyer e aziende si incontreranno in appuntamenti prefissati di business mirato direttamente allo stand, grazie a un’agenda che incrocia i profili di do-
LEI300 + ARIA S Massima offerta nel minimo spazio. Dall’unione tra la flessibilità tecnologica di LEI300 con la grande capacità di ARIA S nasce il Combi Hot & Snack ideale per le piccole e le medie locazioni. Disponibile in due diverse interfacce utente (Easy con tastiera a membrana e Smart con tecnologia Touch Screen SAW), LEI300 è la soluzione per bevande calde che sa adattarsi a tutte le esigenze, mentre ARIA S, grazie ad una
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manda e offerta. Almeno 135 mila da tutto il mondo i visitatori professionali attesi, con centinaia di giornalisti accreditati dai media internazionali. In particolare visitano HostMilano distributori, rivenditori, esportatori, importatori, chef , ristoratori, baristi, pasticceri e gelatieri, retailer, architetti, designer, contractor, ricettività, centri spa. A testimoniare la crescente qualità dell’internazionalizzazione, da quest’anno HostMilano conta anche sul sostegno del Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito del “Piano Straordinario per la promozione del Made in Italy e attrazione degli investimenti in Italia”, che eroga risorse aggiuntive ai progetti fieristici con particolari potenzialità di crescita sui mercati esteri con l’obiettivo di aumentare la presenza di buyer, giornalisti e blogger stranieri.
Host Milano ha inoltre ideato Bemyhost, un programma di fidelizzazione di una ventina di Top Blogger internazionali che, ingaggiati da Host, raccontano tendenze, aziende e mercati direttamente da Paese in cui esse nascono. Tutti gli articoli di Bemyhost vanno a comporre un ricco web magazine a disposizione degli attori della filiera, pronta a cogliere nuovi spunti e opportunità. Non solo, a ottobre i blogger saranno a Milano per visitare la manifestazione e per un happening internazionale e di alto profilo Le opportunità di fare networking, scoprire le innovazioni più interessanti e approfondire gli scenari e le tendenze del settore sono arricchite anche da un fitto calendario di incontri, workshop, seminari, presentazioni di dati e ricerche –ma anche dimostrazioni e competizioni – organizzati in partnership con le più rappresentative Associazioni di categoria di ogni filiera e i più autorevoli analisti e consultant internazionali.
Di particolare rilievo nel profilo culturale della manifestazione il ritorno dei due prestigiosi Award che HostMilano ha ideato e sviluppato per promuovere ulteriormente l’innovatività e la creatività nel settore, in collaborazione con POLI. design e con il patrocinio di ADI - Associazione Italiana per il Disegno Industriale: HOSThinking - A Design Award, che premia i format per l’ospitalità più originali, innovativi e sostenibili e Host Smart Label, lo speciale riconoscimento per i prodotti e servizi a maggior contenuto di innovazione e capaci di rompere gli schemi dei propri segmenti. Questa combinazione unica di fattori vincenti conferma HostMilano, oltre che come un vero partner di politica industriale per le aziende del settore, attivo 365 giorni l’anno in particolare per l’internazionalizzazione, come il trendsetter e osservatorio privilegiato sulle più avanzate tendenze dell’ospitalità professionale. Un appuntamento da non perdere per chiunque nel mondo faccia del bello dell’accoglienza la propria professione.
> IL FUORI CASA TRA PRESENTE E FUTURO Il mercato totale dei consumi alimentari food e beverage vale in Italia 223 miliardi: i consumi a casa, sono pari a 151 miliardi di euro, mentre la componente dei consumi fuori casa vale 72 miliardi di euro, pari al 32% dei consumi totali. Un mercato importante, che rispetto a tutti gli altri comparti ha tenuto durante la crisi. Nel tempo inoltre è aumentata la quota sul totale dei consumi alimentari: nel 1970 l’incidenza dei consumi fuori casa era pari al 12%, oggi è arrivata a oltre il 32%. Il mercato fuori casa in Italia è inoltre il 3° mercato in Europa e ha ancora spazi di crescita. Lo dimostrano il confronto con alcuni paesi Europei (in cui la componente dei consumi fuori casa è molto più alta - nel Regno Unito
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il 43% e in Spagna quasi pari al 50%) e i cambiamenti socio demografici: aumento del numero di famiglie di piccole dimensioni (coppie senza figli e single), aumento dell’occupazione femminile, nuovi stili di vita. I mercato Italiano è un mercato complesso e caratterizzato da un elevata presenza di punti di consumo. I 72 miliardi di consumi fuori casa vengono fatti da circa 290.000 punti di consumo (da cui sono esclusi in termini di numerica i 2,4 milioni di distributori automatici che sviluppano 2,2 miliardi). La ristorazione organizzata in Italia vale 10,4 miliardi: il peso maggiore è ricoperto dalla ristorazione collettiva, mentre bar e ristoranti in catena (la cosiddetta ristorazione commerciale) hanno ancora un ruolo meno rilevante rispetto ad altri paesi Europei. Residuale la componente della ristorazione a bordo treno, aereo e nave. La ristorazione indipendente in Italia pesa ancora per oltre l’80% del mercato totale. Il mercato dei ristoranti, con circa 110 mila punti di consumo, è il più importante e vale circa 33 miliardi di euro, che arriva a 36 miliardi considerando anche i circa 31.000 take away. I quasi 130.000 bar sviluppano 20 miliardi di euro di fatturato. A fine 2014 il 96% della popolazione in età compresa tra i 18 e 65 anni dichiara di aver consumato qualcosa fuori casa nell’ultimo mese. In media si parla di circa 28 uscite al mese. Le occasioni di consumo con il maggior numero di frequentatori sono la cena, seguita dal pranzo e dalla colazione. Il bar tradizionale, è il luogo con la frequenza di visita più alta, seguito dalle pizzerie; a seguire i bar/pasticceria, i ristoranti/trattorie con una spesa sotto i 30 euro, l’offerta di ristorazione nei luoghi di traffico ad alta frequentazione e più distanti il mondo dei pub/birrerie, dei fast food/self service; via via gli altri canali. Un consumatore multicanale che, a seconda delle occasioni di consumo (colazioni, pause, pranzo, aperitivo, cena, dopocena, notte), sceglie il canale in funzione dei diversi bisogni. Il consumatore di oggi è diventato sempre più esigente e le sue aspettative aumentano. Attribuisce in 35
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generale molta importanza alla gran parte degli elementi che caratterizzano l’offerta: i due primi valori sono riassumibili nel rapporto qualità prezzo. Molto importante l’area della qualità del food (nella preparazione dei piatti, nell’originalità, nei prodotti bio/km 0, …), del prezzo (attenzione alle promozioni, ai menù a prezzo fisso e alle carte fedeltà), l’area del personale e dei servizi (wi-fi, sito internet, ma anche l’atmosfera). Ma il consumatore cerca cose diverse a seconda della tipologia di punto di consumo: non un solo format, ma tanti format che possono quindi essere scelti in base all’occasione/bisogno. Nel mondo della ristorazione indipendente non si può più parlare di bar, ristoranti, locali serali. In ognuno di questi canali esistono diverse specializzazioni. TradeLab, per esempio, ha individuato 5 cluster di bar a seconda della rilevanza che hanno le diverse occasioni di consumo sul fatturato: i Breakfast & Morning bar, i Lunch bar, gli Evening & Night bar, i bar Multispecializzati (specializzati in più occasioni di consumo) e i bar Non specializzati, quelli che si sono ridotti maggiormente in questi ultimi anni proprio perché non hanno saputo darsi un posizionamento ben definito. Nell’ambito dei ristoranti indipendenti oltre alle più tradizionali segmentazioni tra ristoranti e pizzerie, ristoranti a base pesce, etnico, ecc. TradeLab ha individuato 6 cluster di Ristoranti: le Trattorie, tradizionali o di qualità, i Mainly Pizza, i Grandi Multipurpose, ristoranti di grandi dimensioni frequentati maggiormente da famiglie e in occasione di banchetti/eventi, i ristoranti Smart, ossia ristoranti di medio alto livello e infine i Top e Gourmet. Non solo, nell’ambito di questi segmenti, ogni locale cerca sempre più di darsi un posizionamento distintivo, unico. Negli ultimi anni anche la ristorazione in catena ha lavorato molto sulla differenziazione e sull’innovazione dei format. Il mercato della ristorazione commerciale in catena è un mercato ancora concentrato: 14 sono i player principali e i primi 5 fanno il 70% del mercato. Ma questi grandi player hanno nel proprio porta-
foglio un elevato numero di insegne. Oltre a questi ci sono poi più di 2.000 punti di consumo di catene minori, o rilevanti a livello locale. A tutti questi player che hanno sviluppato format sul tema bakery, natural life, fast food, monoprodotto, ecc. si è aggiunta l’entrata in campo dell’industria di marca con la creazione di format di proprietà, il mondo della Gdo alimentare, i retailer non alimentari e tutto il mondo delle risto-botteghe.
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La “ricetta” per un format vincente in futuro sarà caratterizzata anche dalla presenza,di questi 4 ingredienti: qualità accessibile, mangiar sano, sostenibilità e capacità di trasmettere un’esperienza. Qualità accessibile, vuol dire qualità al giusto prezzo (attenzione al rapporto qualità prezzo, qualità delle materie prime, nuove ricettazioni/abbinamenti). Per il secondo ingrediente, il mangiar sano (non solo il mangiar bene) entrano in gioco aspetti quali salutismo, benessere, dieta/controllo alimentare, stile alimentare sano, sicurezza ed educazione alimentare, cibo come espressione della persona e consapevolezza del valore del cibo. Ne sono esempi la tracciabilità dei prodotti sui menù, l’evidenziazione sui menù delle calorie contenute nei vari piatti, catene che puntano sul bio, sulla digeribilità, corsi nei ristoranti sulla cultura del mangiar sano e molte altre iniziative sempre più diffuse. Terzo must del futuro sarà la sostenibilità: riduzione degli sprechi e dell’impatto ambientale, agricoltura, pesca e allevamenti sostenibili, utilizzo consapevole delle risorse, autoproduzione di energia, recupero dei materiali, recupero degli spazi/spazi multifunzionali. Alcuni esempi sono i doggy bag, in Italia molto poco praticati rispetto all’estero; l’importanza, sempre più segnalata anche nei menù, di prodotti a Km zero; arredi ecocompatibili, ecc. Quarto elemento, trasmettere un’esperienza. Esperienza è la conoscenza che viene acquisita attraverso il contatto diretto con la realtà, il tempo e l’esercizio. Per creare un’esperienza il cliente deve imparare. Il gestore/il format/l’azienda deve trasmettere informazioni, avere
una storia da raccontare, condividere missione, visione e valori. Un consumatore può imparare attraverso l’organizzazione di corsi di cucina; il racconto della preparazione dei cibi, della provenienza degli ingredienti, del legame con il territorio e la sua storia. In futuro si creerà sempre più esperienza puntando su arte, moda, cultura, design e per trasmettere esperienza sarà inoltre fondamentale avere personale preparato e formato oltre che accogliente. Non basta conoscere: la conoscenza deve diventare parte del vissuto del cliente. Per questo, il consumatore deve entrare in contatto diretto con il format. È possibile “farlo entrare” ad esempio con una cucina a vista, coinvolgendo il consumatore utilizzando il suo linguaggio, comunicando sempre più attentamente con gli strumenti che utilizza (social e digitale) e facendo in modo che la comunicazione sia coerente e sinergica. Da ultimo, la proposta al cliente deve mantenersi nel tempo, va coltivata.Il valore si costruisce nel tempo e il cliente va fidelizzato e “coccolato”. Il fuori casa è un mercato importante e con prospettive di sviluppo. Il consumatore è in continua evoluzione, esigente, interconnesso e frequenta luoghi diversi a seconda di occasioni e bisogni (multicanale). Vuole qualità, servizi, valore, innovazione, esperienza, pagando il giusto prezzo e non a tutti i canali chiede la stessa cosa. Ne deriva che esistono tanti format vincenti, che potranno essere scelti a seconda dell’occasione di consumo e del bisogno. Ma per essere vincenti i diversi format dovranno innanzitutto puntare sulla differenziazione, darsi un posizionamento distintivo, una propria identità. Sarà fondamentale poi mixare e declinare coerentemente le diverse componenti dell’offerta per soddisfare i differenti bisogni dei clienti. E per il futuro diventerà determinante porre l’attenzione sui nuovi trend. Concetti, “ingredienti” che potranno essere mixati, dosati e interpretati in vario modo da ciascun operatore dando vita a tante nuove “ricette”, i format del futuro.
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HOST 2015 ANTEPRIMA ESPOSITORI I CONSUMI FUORI CASA SONO IL TEMA CALDO DEL MOMENTO E IL VENDING NE È PERFETTA ESPRESSIONE. IN OCCASIONE DI HOSTMILANO 2015, IL VENDING ITALIANO SARÀ RAPPRESENTATO ATTRAVERSO MOLTI DEI SUOI ATTORI PRINCIPALI, LEGATI AL MONDO DELLA TORREFAZIONE E DELLE FORNITURE PER L’OSPITALITÀ. DI SEGUITO, LE NOVITÀ CHE ALCUNE AZIENDE OPERANTI NEL SETTORE DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA E NON SOLO PRESENTERANNO AL PUBBLICO DEL SALONE MILANESE IL PROSSIMO OTTOBRE. CAFFÈ CARRARO Caffè Carraro è presente come espositore ad Host Milano ormai da molte edizioni. I risultati ottenuti negli anni hanno spinto l’azienda ad importanti investimenti in termini di restyling dello stand per poter proporre al meglio le novità di quest’anno: gli operatori e non solo, verranno accolti in un ambiente dove potranno degustare al meglio il caffè Carraro ed apprezzare l’intera gamma di capsule compatibili, resa ancora più ampia: alle sei miscele già esistenti si aggiungono infatti otto monorigine dei più selezionati caffè Arabica provenienti da tutto il mondo. Altro importante traguardo che Caffè Carraro ha raggiunto e che propone ad Host 2015 è la Linea BIO certificata: l’azienda infatti, attenta ai valori di rispetto per la Natura e per la sana alimentazione, presenta la capsula BIO di caffè 100% Arabica, che andrà ad implementare la gamma di capsule compatibili. La linea BIO si compone poi di altre 5 referenze: la confezione da 18 cialde, la latta di caffè macinato da 250g, il packet sottovuoto macinato da 250g e il caffè in grani da 500 e 1000 g.
Il prodotto che da sempre riscuote molto successo nel segmento vending è Globo Rosso: le sue particolarità sono l’alta cremosità ed il corpo pieno, date da una buona percentuale di Robusta (70%) tutti molto selezionati e da un 30% di Arabica aromatici di alto livello. Completano la gamma pensata per il vending altre cinque referenze: Globo Arabica, Globo Oro, Globo Verde, Globo Élite e Globo Marrone. A queste si aggiunge la miscela Globo Solidal Fair Trade, una selezione speciale perché contribuisce a progetti di sostenibilità con prezzi equi e dignitosi per i produttori del sud del mondo. Dal 1927 Caffè Carraro opera con passione nel settore della torrefazione. Nata come piccola bottega a Schio (Vicenza), questa azienda oggi è conosciuta ed apprezzata in 50 paesi del mondo, grazie all’impegno e alla dedizione che tre generazioni hanno saputo trasmettere ed insegnare. Pur lavorando oggi 6000 tonnellate all’anno, i cicli di tostatura sono ancora lenti e differenziati a seconda del tipo di caffè, la miscelazione ed il confezionamento fatti nei tempi giusti per ogni singola partita. Per questo motivo la resa finale in tazza di tutte le sue miscele presenta una profumazione, una cremosità spessa e compatta ed un aroma gradevole e duraturo che le distinguono nella loro unicità.
CAFFÈ TROMBETTA In occasione di Host 2015, Caffè Trombetta presenta “l’espresso”, le nuove capsule di caffè selezionati che garantiscono una nuova cremosità e aromi unici per gustare il miglior epresso italiano. Le capsule “l’espresso” assicurano la miglior resa con le macchine a marchio Caffè Trombetta e sono compatibili con le macchine Citiz, Pixie, Essenza, Lattissima, U, Maestria e Inissia ad uso domestico a marchio Nespresso*. Le capsule “l’espresso” garantiscono l’assoluta freschezza del caffè perché sono confezionate singolarmente in atmosfera protettiva e sono disponibili in tre referenze: Più Crema: cremosità unica, unita ad un aroma intenso e delicato. Arabica: raffinata qualità per un aroma elegante e inconfondibile. Decaffeinato: gusto e aroma ricchi, ma senza caffeina. Caffè Trombetta vi dà appuntamento a Host Milano, Stand E64 - Padiglione 22
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rheavendors group COVIM
FLO
RHEAVENDORS GROUP
Dal 23 al 27 ottobre Covim sarà presente con un ampio stand alla 39esima edizione di Host, una manifestazione trasversale, in cui convivono diversi settori sinergici che parlano di business con un linguaggio professionale. Non solo è di fatto il leader assoluto nel settore dell’Ho.Re.Ca, ma ormai si è imposta anche nel foodservice, nel retail, nella GDO e nell’hotellerie. Per tutte queste caratteristiche è quindi un appuntamento irrinunciabile per Covim, che da anni è fortemente orientata a raggiungere, con le sue miscele espresso, tutte le differenti tipologie di consumatori: nei luoghi di lavoro e pubblici, al bar e in famiglia, proponendo quattro specifiche linee di prodotto destinate agli operatori dell’Ho.Re.Ca, della Grande Distribuzione Organizzata e del Vending. Inoltre, Covim è in piena sintonia con la filosofia di Host, basata su innovazione, internazionalizzazione e qualità, tre pilastri della mission aziendale, che determinano le strategie a lungo termine della torrefazione genovese. Gli obiettivi di Covim sono quindi chiari: partecipare a questo importante marketplace del business internazionale, sicuri di incontrare operatori professionali provenienti da settori diversi ma contigui e fare parte di un network di contatti che, di edizione in edizione, cresce e si consolida. Lo staff di Covim sarà lieto di accogliervi all’interno dello stand E16 E22 F15 F23 Padiglione 13
Flo presenterà ad HOST la neonata divisione commerciale dedicata al mondo del caffè. “FLO Coffee Division” rappresenta la sintesi dell’elevato valore tecnologico e di ricerca che nell’ultimo decennio ha permesso a FLO di giocare un ruolo di rilievo sui mercati internazionali con prodotti innovativi e di elevata qualità. Il visitatore di Host vedrà come protagonista nello stand FLO la linea di Capsule Autoprotette, Compostabili e Standard in polipropilene, sia per progetti proprietari, per coloro che vogliono realizzare sistemi chiusi, sia compatibili con i sistemi più diffusi sul mercato. L’offerta di FLO al mondo del caffè e dell’asporto si sviluppa con le linee di bicchieri in cartoncino realizzate nello stabilimento Benders in UK e declinate in bicchieri ToGo Premium, Doppia Parete altamente isolanti, singola parete Soft-Touch, Compostabili ed ovviamente la linea Vending. Completano il catalogo i bicchieri trasparenti realizzati in differenti materiali e capacità dedicati alle bevande e preparazioni fredde con relativi coperchi a cupola ed accessori per l’asporto.
Host 2015 sarà la vetrina italiana che ospiterà il lancio del nuovo marchio laRhea. Le macchine laRhea nascono dalla volontà di riprodurre, caffè dopo caffè, la formula segreta per un eccellente caffè all’italiana. laRhea – macchine per caffè Milano – rappresenta il connubio tra 55 anni di esperienza di rheavendors group nella produzione di macchine automatiche, e la cultura italiana del caffè. Il marchio laRhea è sinonimo di affidabilità, design di altissimo livello e soluzioni professionali d’avanguardia. Le macchine della gamma laRhea Cino sono dotate dell’innovativa tecnologia Variplus: differente temperatura per ogni tipo di bevanda erogata, perfetta modularità del macinino e perfetta pressione del caffè, per offrire un’ampia gamma di bevande garantendo la stessa resa in tazza sia per l’espresso all’italiana che per bevande lunghe come il caffè americano. Tutti i modelli adottano una tecnologia touch per effettuare le selezioni, e un innovativo sistema ad induzione che consente un’importante riduzione dei consumi di energia elettrica. Lo staff di rheavendors accoglierà i visitatori presso lo stand G28/H27 – PAD. 24.
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3° FORUM FOOD & MADE IN ITALY, NUOVI SCENARI PER L’AGROALIMENTARE
IN COLLABORAZIONE CON FOOD24 E IMPRESA&TERRITORI E CON IL PATROCINIO DI EXPO MILANO 2015, SI È SVOLTO IL 30 GIUGNO SCORSO A MILANO, PRESSO LA SALA BIANCHI DELLA SEDE “IL SOLE 24 ORE”, IL 3° FORUM FOOD & MADE IN ITALY, UN APPUNTAMENTO ORMAI FISSO PER CONOSCERE IL MONDO DEL FOOD E DEL MARCHIO MADE IN ITALY, PIATTAFORMA IDEALE PER APPROFONDIRE TEMI COME ALIMENTAZIONE, SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE DI UN COMPARTO SEMPRE PIÙ DI RICHIAMO E A VALORE AGGIUNTO PER IL SISTEMA ITALIA.
L’alimentare italiano pensa a come fare il salto di qualità. Perché, se il 2014 è stato un anno positivo (raggiunti i 34,3 miliardi di euro, con un tasso espansivo del +2,7%) e abbiamo superato la Spagna (22 miliardi), restiamo dietro alla Francia e Germania, il cui export nel food&beverage vale oltre 55 miliardi di euro. È innanzitutto un problema di dimensioni e di eccessivo frazionamento: le imprese del food restano troppo 43
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piccole e non fanno squadra. “Bisogna sviluppare un Made in Italy ‘distintivo’. Concentrarsi su pochi prodotti ma di qualità, facendo anche una scelta di portafoglio. Stabilire in quali segmenti abbiamo le economie di scala e le dimensioni per poter competere sui mercati internazionali e lì concentrarsi. Mentre le medio-piccole devono puntare su alcuni specifici mercati verso cui sono in grado di mantenere un elevato standard di servizio”, ha spiegato Lamberto Biscarini , senior partner di Boston Consulting Group. Luigi Pio Scordamaglia, presidente di Federalimentare, ha invece sottolineato quanto sia “essenziale tutelare l’italianità e la qualità dei nostri prodotti anche nella Ue”, chiamando in causa direttamente la Commissione Ue, che ha inviato a Roma una diffida sulla normativa italiana che proibisce l’utilizzo di latte in polvere nei formaggi. (In merito Luca Bianchi, Capo dipartimento del ministero delle Politiche agricole, ha fatto sapere che l’Italia difenderà a 44
Bruxelles la propria normativa). “Tuttavia”, ha proseguito Scordamaglia, “sui mercati internazionali bisogna riuscire a entrare nelle catene distributive che già esistono valorizzando, in maniera positiva, la qualità, il gusto e l’originalità dei nostri prodotti, con l’obiettivo di arginare il fenomeno del falso Made in Italy’, il cosiddetto Italian Sounding, mercato che vale quasi 3 miliardi negli USA e 60 nel mondo, in continua crescita”. “Negli USA”, ha aggiunto il presidente dell’Ice, Riccardo Monti “abbiamo stretto accordi con grandi catene distributive per aumentare i volumi dei prodotti italiani che già ricevono e per far loro importare ex novo una quota di eccellenze Dop e Igp. Toccheremo 4 Stati: Texas, Illinois, New York State e California”. Altrettanto importante è comunicare il made in Italy nel mondo. “Per il food serve un grande progetto fieristico nazionale”, ha dichiarato l’ad di Fiera Milano, Corrado Peraboni “e noi
competiamo per essere la seconda fiera internazionale sul Food”. In merito, Duccio Campagnoli, presidente di Fiera di Bologna ha aggiunto: “I tedeschi investono 200 milioni di euro l’anno per le fiere tedesche. Lavoriamo con loro e aggreghiamoci per andare all’estero”. “Abbiamo insegnato agli americani ad apprezzare l’olio extravergine italiano, che all’inizio non piaceva perché abituati a quello di semi”, ha chiuso Giovanni Colavita, ceo di Colavita Usa: “Qualche anno fa abbiamo proposto una collezione di oli del mondo, un grande successo. Tra poco apriremo una sede per vendere a New York l’olio californiano. Mai sottovalutare il consumatore estero, pensando che non capisca. E investire sempre su persone che, in loco, conoscano bene il mercato e sappiano muoversi senza pregiudizi”. Sintetizzando, “no” ai compromessi sulla qualità, investire sulle certificazioni internazionali. Scegliere pochi mercati ad alto potenziale e puntare su quelli.
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Presidiare il mercato e prepararsi, da soli o in maniera consortile, costruendo una piattaforma distributiva in grado di rispondere ad alti livelli di servizio. Per contenere l’Italian Sounding (che vale 60 miliardi di dollari l’anno nel mondo) e centrare l’obiettivo di 50 miliardi di export agroalimentare in 5 anni, l’Italia deve cambiare marcia e valorizzare con innovazione, professionalità e competenza il proprio patrimonio agroalimentare. Questi alcuni dei temi trattati nel corso del convegno che ha analizzato, grazie alla presenza di ospiti qualificati, gli aspetti più importanti e le novità recenti del mercato nazionale in un momento in cui il comparto agroalimentare si trova sotto i riflettori grazie alle tante manifestazioni di settore in programma e grazie alla risonanza mediatica data da ExpoMilano 2015. Mai come oggi, l’agroalimentare italiano ha l’occasione di confermare il proprio valore e di gettare le basi per conquistare nuovi mercati.
Nella sua relazione dal titolo “Nuovi obiettivi per l’export dell’industria agroalimentare italiana”, l’avvocato Luca Geninatti Satè di Legance, ha introdotto la nuova normativa europea per l’etichettatura degli alimenti e i nuovi accordi di politica commerciale internazionale che interessano il settore. Di seguito, una sintesi del suo intervento.
“La nuova normativa europea, con il regolamento UE «Food Information to Consumers» (FIC) n.1169/2011, rivoluziona di fatto il sistema di etichettatura degli alimenti, in senso evolutivo. La legge è il risultato di un processo iniziato con la Dir. 79/112 del 18 dicembre 1978, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati Membri concernenti l'etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari destinati al consumatore finale, nonché la relativa pubblicità, cui hanno fatto seguito diverse modifiche per semplifi-
carne l’applicazione (tra cui le Direttive 89/395/CEE, 89/396/CEE, 2000/13); il Reg. 178/2002 del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare; la Direttiva 2003/89 (la cosiddetta Direttiva allergeni) che modifica la 2000/13, recepita in Italia con l’obbligo di menzionare gli ingredienti utilizzati nella preparazione degli alimenti. Da parte sua, il Legislatore Nazionale ha recepito le direttive europee (D.P.R. 322 del 18 maggio 1982, D.Lgs. 109 del 27 gennaio 1992 (legge quadro di settore, c.d. Decreto etichettatura) e D.Lgs. 181 del 23 giugno 2003, D.Lgs. 114 del 8 febbraio 2006 (recepimento della Direttiva allergeni). Si tratta tuttavia di una normativa non razionale e poco coerente, che impone la necessità di un provvedimento unico per garantirne il rispetto e aumentare la chiarezza per le parti interessate.
EVENTI 3° FORUM FOOD & MADE IN ITALY
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Il Regolamento UE «Food Information to Consumers si propone principalmente due finalità: 1. razionalizzare l’attuale legislazione sull’etichettatura al fine di agevolarne il rispetto e aumentare la chiarezza per le parti interessate, tenendo conto dei nuovi sviluppi nel settore delle informazioni sugli alimenti; 2. fornire al consumatore le basi per effettuare scelte consapevoli; L’ambito di applicazione della normativa è rappresentato da tutti gli operatori del settore alimentare in tutte le fasi e le attività della catena alimentare ed interessa tutti gli alimenti destinati al consumatore finale (compresi servizi di somministrazione) e, in generale, tutte le forme in cui gli alimenti sono forniti al consumatore (anche vendita di alimenti mediante tecniche di comunicazione a distanza). Sono escluse le materie non espressamente armonizzate in cui gli Stati possono adottare misure nazionali, purché non ostacolino e non limitino la libera circolazione delle merci (es. prodotti non preconfezionati). Dal 13 dicembre 2014 la normativa è in vigore, per consentire agli operatori di adeguarsi alle nuove norme, salvi gli obblighi circa le dichiarazioni nutrizionali, applicabili dal 13 dicembre 2016. Osserviamo più concretamente quali saranno le informazioni obbligatorie da riportare in etichetta: a) informazioni sull’identità e la composizione, le proprietà o altre caratteristiche dell’alimento; b) informazioni sulla protezione della salute dei consumatori e sull’uso sicuro dell’alimento. Tali informazioni riguardano in particolare: gli attributi collegati alla composizione del prodotto che possono avere un effetto nocivo sulla salute di alcune categorie di consumatori; la durata di conservazione, le condizioni di conservazione e uso sicuro; l’impatto sulla salute, compresi i rischi e le conseguenze collegati a un consumo nocivo e pericoloso dell’alimento; informazioni sulle caratteristiche nutrizionali che consentano ai consumatori, compresi quelli che devono seguire un 46
regime alimentare speciale, di effettuare scelte consapevoli. Oltre alle informazioni obbligatorie, vi sono una serie informazioni supplementari o facoltative che sono caratterizzati da uno o più tra i seguenti requisiti: a) si basano su ricerche accurate e scientificamente fondate condotte presso i consumatori e non inducono in errore il consumatore; b) sono volti a facilitare la comprensione, da parte del consumatore, del contributo o dell’importanza dell’alimento ai fini dell’apporto energetico e nutritivo di una dieta; c) sono sostenuti da elementi scientificamente fondati che dimostrano che il consumatore medio comprende tali forme di espressione o presentazione e derivano dalla consultazione di un’ampia gamma di gruppi di soggetti interessati; sono obiettivi e non discriminatori; e) la loro applicazione non crea ostacoli alla libera circolazione delle merci. La normativa europea va definendosi, semplificando il mercato del Vecchio Continente. Ma come verrà regolato il commercio internazionale? Negli ultimi decenni, in ambito internazionale sta assumendo un ruolo decisivo la Codex Alimentarius Commission per la definizione degli standard alimentari destinati a confluire in un apposito codice, allo scopo di facilitare gli scambi dei prodotti alimentari su scala mondiale, cercando di assicurare un elevato grado di salubrità. Per logiche simili, in un contesto sovranazionale stanno assumendo importanza organismi indipendenti (es. Autorità europea per la sicurezza alimentare) chiamate a fornire supporto tecnico-scientifico agli organismi preposti alla regolamentazione e alla gestione politica degli scambi internazionali, al fine di evitare sia effetti distorsivi delle dinamiche di mercato e lesivi della salute dei consumatori. In questo contesto, in cui non è facile trovare condizioni di reciprocità e simmetria negli scambi internazionali,
sono molti i negoziati internazionali in corso, in cui si discutono i nuovi equilibri della politica commerciale internazionale, ispirati ad una cooperazione regolatoria ai fini di un avvicinamento di modelli istituzionali differenti o, per lo meno, di un dialogo tra modelli diversi. I negoziati del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), solo in parte accessibili e per il resto segreti, sono stati avviati nel giugno 2013 in vista della sottoscrizione di un trattato di libero scambio tra UE e USA. Il TTIP si propone di essere molto più di un accordo commerciale, prevedendo 3 campi di azione: 1. accesso al mercato liberalizzata mediante l’abolizione delle tariffe doganali; 2. cooperazione in campo normativo e convergenza dei regolamenti (mediante la rimozione di ostacoli non tariffari), in base al principio che un prodotto autorizzato in Europa può essere venduto negli USA e viceversa; 3. definizione di nuove regole commerciali. Il 6 febbraio si è concluso l’ottavo round negoziale del TTIP, proseguite poi a New York tra il 20 e il 24 aprile 2015. Le trattative proseguono a Bruxelles e la previsione è quella di raggiungere l’accordo entro gennaio 2017. Come cambierebbe l’Export, alla luce dei nuovi accordi? Tra le conseguenze positive, dobbiamo senz’altro considerare la possibilità di incrementare i clienti senza dover sostenere i costi di una produzione diversificata; una maggiore scelta per i consumatori; una maggiore influenza dell’UE nell’ambito del commercio internazionale e delle sue regole. I rischi legati a questo passaggio sono invece legati agli standard di qualità e sicurezza dei prodotti, in un’ottica di deregolamentazione; ancora, potrebbe verificarsi un abbassamento del livello di protezione normativa per le persone o per l’ambiente; in ultimo, i singoli stati membri non avranno più modo di regolare la materia. Le PMI italiane (che commerciano principalmente con il mercato UE e che per loro caratteristiche e scelte industriali non si rivolgono alla piazza sta-
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tunitense) perderanno probabilmente gran parte delle attuali esportazioni nel mercato europeo; d’altro canto, l’eliminazione di dazi doganali favorirà l’espansione europea nel mercato statunitense e non si renderà più necessario espletare doppie procedure di prova e di certificazione della conformità per rispettare prescrizioni normative divergenti o incoerenti tra loro”. Da citare la presentazione dell’Avvocato Gabriella Rubino di Legance, che ha brevemente illustrato il concetto di Smart Packaging. Il packaging oggi rappresenta un elemento fondamentale del prodotto confezionato e attorno ad esso si sviluppano interi segmenti professionali. Basti pensare ai brevetti, come quelli legati all’active packaging, ossia l’utilizzo di materiali attivi e antimicrobici che agiscono a contatto con i cibi prolungandone la shelf-life (es. rivestimenti antibatterici per formaggio) o il packaging intelligente, che trasmet-
te informazioni extra circa il prodotto contenuto. Naturalmente il packaging è prima di tutto involucro, ma è anche uno strategico strumento di comunicazione di informazioni o, più semplicemente, del marchio. Oggi assistiamo ad attività di cobranding, di trade dress (ambiente studiato ad hoc per un particolare brand, es. Apple Store), di debranding (es. Nutella o Coca-Cola) al fine di personalizzare l’offerta e coinvolgere emotivamente il consumatore finale. Infine, il packaging è anche design e spesso questo non significa ricerca della forma fine a se stessa, ma innovazione ed evoluzione del progetto che migliora (o addirittura modifica in modo permanente) la modalità di consumo di un dato alimento. Di sicuro interesse lo studio condotto da Boston Consulting, “Mangiare o essere mangiati?”, che ha spiegato quali sono le prospettive dell’agroalimentare italiano. La ricerca mette a fuoco alcuni fenome-
ni di portata globale che stanno scuotendo il mercato agroalimentare generale. Asimmetria tra domanda e offerta, volatilità delle materie prime, rivoluzione digitale, sublimazione dei bisogni e maggiore consapevolezza dei rischi alimentari oggi stanno ridefinendo gli scenari di questo settore e comportano alcune conseguenze. Se la domanda è aumentata, le materie prime sono in diminuzione e questo genera una competizione globale per aggiudicarsi le risorse, ma non bisogna trascurare anche la competizione crescente da parte dei Paesi emergenti. Scarsità di materie prime significa anche speculazione finanziaria e maggiore spinta sul valore aggiunto dell’offerta: a questa nuova esigenza risponde in parte la rivoluzione digitale, che permette maggiore efficienza e produttività, la diffusione rapida delle innovazioni ed una riduzione degli intermediari (canali tradizionali). Un mondo che cambia e che cresce porta con sé un’evoluzione del consumato-
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re, oggi sempre più consapevole, critico e informato, dei prodotti (es. medical food, bio, ecc.) ma anche una sofisticazione dei bisogni, grazie ad una “cultura del cibo” sempre più alla portata di tutti e spinta dal marketing. In questo quadro globale, l’agroalimentare italiano si inserisce in una posizione di vantaggio, forte di alcuni asset fondamentali. Tra le frecce al suo arco, il Food nostrano conta su ricchezza e biodiversità (pensiamo a vino ed olio di oliva), storia e cultura, talenti e competenze, qualità e salubrità, dimensione complessiva del comparto.
dimostrato da altri comparti, premia e perché l’agroalimentare italiano ha diversi segmenti su cui puntare. In questo senso, grandi torrefazioni come Segafredo e Lavazza giocano con successo la loro partita sul tavolo internazionale, sfidando sul piano della qualità i colossi del caffè.
Per produzione, il mercato agroalimentare del nostro Paese è ai vertici della classifica mondiale, (7° posto assoluto alle spalle di “giganti” quali USA, Brasile, Cina) ed occupa l’ottava posizione per quanto riguarda i consumi. Il dato allarmante, ma che allo stesso tempo restituisce esattamente quali siano le potenzialità del made in Italy, è quel-
lo relativo alle esportazioni italiane (21 milioni di euro) contro le stime del mercato “Italian Sunding” o dei prodotti contraffatti (circa 60 milioni): l’agroalimentare italiano al momento copre circa un terzo della domanda nel mondo, ed ha un margine di crescita che rappresenta una sfida troppo interessante da non essere affrontata. Alcune criticità vanno però segnalate: quello italiano è un sistema fortemente agricolo se confrontato al resto d’Europa e caratterizzato da piccole-medie imprese. Frammentazione e una governance molto complicata penalizzano il nostro mercato, rendendolo difficile e meno appetibile, infatti molte delle nostre eccellenza sono state cedute a grandi multinazionali. Cosa può fare, dunque, il settore per non essere “mangiato”? Secondo lo studio, la strategia vincente consisterà nello sviluppo di un made in Italy distintivo nel food&beverage, già premium, poiché la specializzazione, come già
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EVENTI 3° FORUM FOOD & MADE IN ITALY
In conclusione, il made in Italy è un asset di sicuro successo e bisogna trarre esempio dai brand che hanno esportato la nostra cultura in tutto il mondo. Valorizzare l’italianità è la carta vincente, ma non basta. Bisogna puntare sull’eccellenza di prodotto, su una presenza commerciale (o consortile) competente e scegliere con attenzione i mercati da presidiare, privilegiando quelli ad alto potenziale. Infine, le imprese italiane dovranno dotarsi di una piattaforma distributiva che risponda agli standard di servizio elevati richiesti all’estero, conditio sine qua non per un successo di respiro internazionale.
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