Arte e Luoghi | ottobre 2022

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Nel Museo dell’Arte Salvata, all’interno del Museo Nazionale Romano, fino al ottobre
anno numero ottobre 202
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il menhir teofilo di mArtAno Alto quattro metri, fa parte del tessuto urbano e si integra tra gli edifici, quasi mimetizzandosi pAdovA urbe pictA I cicli pittorici del Trecento negli otto edifici di culto sono entrati a far parte dei siti Unesco 173 10 2 A n n o X V I I n 1 0 o t t o b r e 2 0 2 2 Artemisio GiAn mAriA volonté In occasione dei 130 anni dalla fondazione, al via la nuova stagione dello storico teatro di Velletri orfeo e le sirene
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Proprietà editoriale

Il Raggio Verde S.r.l.

Direttore responsabile Antonietta Fulvio

progetto grafico Pierpaolo Gaballo

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Redazione

II fiori di Andy Warhol per la copertina del mese di ottobre, che vedrà una grande mostra a Milano dedicata al re della pop art americana, e per una speranza di pace. “Mettete dei fiori nei vostri cannoni per ché non vogliamo mai nel cielo molecole malate, ma note musicali che formano gli accordi per una ballata di pace, di pace, di pace…” sono parole del brano de I Giganti, cantato a Sanremo nel 1967 Met tete dei fiori nei vostri cannoni fu uno degli slogan degli anni Settan ta che ci ricorda l’attivismo pacifista ai tempi della guerra in Viet nam, uno slogan che risuona ancor oggi più che mai attuale, la guer ra irrazionale in Ucraina continua e fa tremare l’idea che si possa arrivare ad un punto di non ritorno che ci vedrebbe tutti, ma proprio tutti sconfitti...e allora cosa si può fare? mentre i potenti della ter ra cercheranno di dialogare, o almeno lo speriamo con tutte le nostre forze, continuiamo a raccontare quanta bellezza ci circonda, quanto possa essere importante fruire dell’arte e della musica, assistere ad uno spettacolo di teatro dal vivo o semplicemente ammirare uno dei tanti capolavori come gli affreschi nella Cappella Scrovegni a Padova dove Giotto dipinse il primo bacio nella storia dell’arte e torniamo sempre all’amore che è la forza più rivoluzionaria e prorompente che ci sia, che ci rende umani anche se ce lo dimentichiamo con la stes sa facilità con cui ormai si gettano missili e si distruggono ponti inve ce di costruirli. E tutto questo mentre il pianeta grida aiuto e anzi ché fermare l’inquinamento si sprigionano a iosa gas e combustibi li... Ringrazio la squadra di Arte e Luoghi che crede in questo proget to di condivisione della bellezza e delle buone notizie, quelle che trovano spazi sempre più striminziti, fagocitati dalla triste e dram matica cronaca quotidiana. L’invito è di sfogliare la rivista e soffer marvi a leggerci, troverete forse qualcosa che per un momento vi farà credere ancora che c’è tanto di bello e di buono da vivere e da vedere, basta solo allenare lo sguardo e non perdere di vista i veri valori perché la vita è sacra ad ogni latitudine e per tutti. Buona lettura! (an.fu.)

Antonietta Fulvio,

Hanno

Accoto,

Sciavaliere,

Redazione:

e mail: info@arteeluoghi

www.arteeluoghi.it

Cazzato,

Maggi, Giusy Petracca, Raffaele Polo

Andy Warhol, Untitled (Flowers), ca 1983 85, Serigrafia su seta, 101 6 x 88 9 cm, Collezione Privata
Sara Di Caprio, Mario
Nico
collaborato a questo numero: Lucia
Mario Cazzato, Sara Di Caprio, Dario Ferreri, Sara Foti
Raffaele Polo
via del Luppolo, 6 73100 Lecce
it
Iscritto al n 905 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 29 09 2005 La redazione non risponde del contenuto degli articoli e delle inserzioni e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti e per le inserzioni trasmesse da terzi, essendo responsabili essi stessi del contenuto dei propri articoli e inserzioni Si riserva inoltre di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo qualsiasi foto e qualsiasi inserzioni L’invio di qual siasi tipo di materiale ne implica l autorizzazione alla pubblicazione Foto e scritti anche se pubblicati non si restituiscono La collaborazione sotto qualsiasi forma è gratuita I dati personali inviateci saranno utilizzati per esclusivo uso archivio e resteranno riservati come previsto dalla Legge 675/96 I diritti di proprietà artistica e let teraria sono riservati Non è consentita la riproduzione anche se parziale di testi documenti e fotografie senza autorizzazione musica |spoleto Jazz festival 20 | santa cecilia sbarca su spotify 22 luoghi|eventi| itinerari: Girovagando | il menhir teofi lo di martano 12 padova urbs picta 24 itinerArte 53 | Arte: Andy Warhol 4|orfeo e le sirene al museo nazio nale romano 40 | francesca mele 62 interventi letterari|luoghi del mistero: salento segreto 58 teatro|danza|moda Artemisio Gian maria volontè il teatro di velletri 16 libri | luoghi del sapere 54 57 | il profumo del gelo 54 | #ladevotalettrice 56 i luoghi della parola: | ricordando renato centonze 38 | curiosar(t)e: Jana brike 66 SOMMARIO Numero 10 anno XVII ottobre 2022 EDITORIALE i luoghi nella rete|interviste| musei | Accordi@disaccordi 52

Andy WArhol

lA pubblicità dellA formA

“ ”

Dal 22 ottobre al 26 marzo 2023 la Fabbrica del Vapore a Milano ospita la mostra dedicata al protagonista della pop art americana curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni

Ogni cosa ripete se stessa. È stupefacen te che tutti siano convinti che ogni cosa sia nuova, quando in realtà altro non è se non una ripetizione.

Lacitazione di Andy Wharol sembra suonare più che mai veritiera e inconfutabile. Tutto sembra essere destinato a ripetersi contro ogni logi ca. Da mesi assistiamo ad un irragionevole conflitto - perché le guerre non sono mai ragionevoli - e gli eventi del passato non sembrano scalfire la memoria che nel nostro paese come pure nella stessa Euro

pa sembra essere sintonizzata sul breve termine E auspicando un cambio di rottalo stesso pianeta con i cambiamenti climatici in atto e gli eventi avversi che ne con seguono sta lanciando moniti ahimè ina scoltati ci apprestiamo a raccontarvi del la mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma con oltre trecento opere che sarà allestita dal 22 ottobre 2022 sino al 26

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Andy Warhol, Marilyn, 1967, Serigrafia su carta, 189 / 250, 91 4 x 91 4 cm, Collezione Eugenio Falcioni
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marzo 2023 a Milano nella Fabbrica del Vapo re.

Articolata in sette aree tematiche e tredici sezioni, l’evento espositivo sarà una vera e propria immersione nella produzione artistica di Wharol, dagli inizi negli anni Cinquanta come illustratore commerciale sino all’ultimo decennio di attività negli anni Ottanta connotato dal rapporto con il sacro Curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Fal cioni per Art Motors la mostra sarà allestita nel le sale della Fabbrica del Vapore dove troveranno posto dagli oggetti simboli del consumi smo di massa, ai ritratti dello star system degli anni ’60; dalla serie

Ladies & Gentlemen degli anni ’70 dedicata alle drag queen, i trave stiti, simbolo di emargi nazione per eccellenza e considerati alla pari di star come Marilyn, sino agli anni ’80 in cui divie ne predominante il rap porto col sacro: cattolico praticante, ne era stato in realtà pervaso per tutta la vita. Esposte una ventina di tele, una cinquantina di opere uniche come serigrafie su seta, cotone,

Andy Warhol, Souper 1963, Privata
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Dress,
Serigrafia su cellulosa, Collezione

carta, oltre a disegni, fotografie, dischi origi nali, T shirt, il compu ter Commodore Ami ga 2000 con le sue illustrazioni digitali, la BMW Art Car dipinta da Warhol, la ricostru zione fedele della pri ma Factory e una par te multimediale con proiezioni di film da vedere con gli occhia lini tridimensionali. Un percorso affascinante per riscoprire un artista ancor oggi attualissimo e amato da un pubblico trasversale. Le sue icone, i perso naggi, i suoi soggetti sono riprodotti ovunque, in tutto il mondo, su vestiti, matite, posters, piatti, zaini. Un rivoluzionario della cultura dell’immagine Ha anticipato i social network e la globaliz zazione degli anni Duemila, ha cambiato per sempre la storia dell’arte “Warhol afferma Bonito Oliva è il Raf faello della società di massa americana che dà superficie ad ogni profondità dell'immagine rendendola in tal modo immediatamen te fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il

nostro vivere quotidiano. In tal modo svilup pa un'inedita classicità nella sua trasforma zione estetica. Così la pubblicità della forma crea l'epifania, cioè l'apparizione, dell'im magine”. Quasi in contempora nea, è stata inaugurata al Centro Culturale Altinate/San Gaetano, (via Altinate, 71) a Padova il 29 settem bre la mostra Andy Warhol: icona pop, visitabile fino al 29 gennaio 2023. Curata da Simona Occioni in collaborazione con l'Assessorato alla cultura del Comune di Padova e la Fondazio ne Mazzoleni. Il per corso espositivo a cura di Daniel Buso ed Elena Zannoni presenta 150 opere tra disegni, foto, incisioni, sculture e serigrafie.

Eventi che confermano, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’attenzione a 35 anni dalla morte, verso Andy Warhol l’artista che ha trasformato in arte gli oggetti di vita quotidiana e che ha saputo rinnovare la storia del l’arte del Novecento, cimentandosi in diversi ambiti quali moda,

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Warhol, Campbell’s Soup (Tomato), 1968, Serigrafia su carta, 58/250, 88 9 x 58 4 cm, Collezione Privata, Monaco Brillo Box Dress, 1964, Serigrafia su tessuto, Collezione Privata

musica e imprenditoria.

Nato a Pittsburgh nel 1928, Andrew Warhola, dopo la laurea nel 1949 si trasferisce a New York, trasforma il proprio nome di origine slo vacca in Warhol e nei primi anni ’60 è un gio vane pubblicitario di successo, che lavora per riviste come New Yorker, Vogue e Glamour L’intuizione che lo renderà celebre e ricco è quella di ripetere una immagine più e più volte, in modo da farla entrare per sem pre nella mente del pubblico. Thirty Are Bet

ter Than One, la sua prima Monna Lisa ripetuta ben trenta volte, da celebre ed esclusiva opera d’arte, viene trasformata in una opera di tutti e per tutti, trasformando il linguaggio della pubblicità in arte. In Green Coca Cola Bottles scrive Falcioni nel suo testo per il catalogo – comprendiamo immediatamente che per l’artista è proprio la quantità a prevalere sull’originalità del soggetto raffigurato: è infatti ripetendo la stessa immagine che egli riesce a portare e mettere in scena il panora

Ads Rebel Without A Cause, 1985, Serigrafia Lenox Museum Board, Unique Trial Proof, cm, Collezione Privata
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su
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ma consumistico nel mondo dell’arte: compito dell’artista non è più creare, ma riprodur re”. E la riproduzione avviene attraverso una speciale tecnica di serializzazione, con l’ausi lio di un impianto serigrafico, che facilita la realizzazione delle opere e riduce notevolmente i tempi di produzione. La realizzazio ne seriale della stessa immagine, tratta dalla pubblicità o dalla cronaca, su grandi tele in versioni diverse giocando con l’alterazione dei colori svuota il significato originario e condensa il pensiero che l’arte deve essere consumata come qualsiasi altro prodotto. Nel

1962 con la tecnica serigrafica realizza la serie Campbell’s Soup Cans, composta da trentadue piccole tele di identiche dimensioni raffiguranti ciascuna gli iconici barattoli di zuppa Campbell’s, esposte nello stesso anno alla Ferus Gallery di Los Angeles Lo stesso fa con i ritratti delle celebrità dell’e poca: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elvis Presley, Eli zabeth Taylor, Brigitte Bardot, Marlon Brando, Liza Minnelli, Gianni e Marella Agnelli, le regine Elisabetta II del Regno Unito, Margherita II di Danimarca, Beatrice dei Paesi Bas

Michael Douglas, Yoko Ono, Andy Warhol e Jann Wenner, ca 1980, Stampa in gelatina d’argento, 20 x 25 1 cm, Collezione Privata
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si, l'imperatrice iraniana Farah Pahlavi, la principessa di Monaco Grace Kelly, la princi pessa del Galles Diana Spencer. Per queste personalità essere ritratte da Warhol diventa un imperativo a conferma del proprio status sociale Emblematica la Gold Marilyn Monroe, conservata al MoMA di New York: una delle donne più affascinanti della storia moderna americana viene qui rappresentata su uno sfondo oro, esattamente come si trat tasse di una tavola del Trecento raffigurante la Madonna

La critica però è ostile, considera i suoi lavo ri un oltraggio all’Espressionismo Astratto, allora dominante negli USA e non compren de l’originalità né il desiderio di Warhol di comunicare l’idea della ripetizione e dell’abbondanza del prodotto, in linea con la filoso fia consumistica dell’epoca.

«Il vero colpo di genio attraverso cui l’artista

riuscì a valorizzare definitivamente gli anni ’60 e le nuove forme di comunicazione di massa leggiamo ancora nel testo di Falcio ni furono però le Brillo Box: si tratta di scul ture identiche alle scatole di pagliette saponate Brillo in vendita nei supermercati Queste vennero realizzate da una falegnameria e i bordi vennero serigrafati da Warhol e i suoi assistenti come le etichette originali. Saranno proprio queste opere a far scaturire in Arthur Danto, celebre filosofo ammaliato da queste creazioni, la sua concezione sulla filosofia dell’arte, che ruota attorno ad una domanda fondamentale: “che cos’è l’arte?”. Questo interrogativo lo porterà a ritenere queste sca tole di legno delle vere e proprie opere d’arte, in forza della loro capacità di evocare e rappresentare alla perfezione un determinato contesto storico, in questo caso gli anni ‘60 assieme alle sue innumerevoli novità, di cui il

Andy Warhol’s Velvet Underground featuring Nico, 1970, LP originale autografato, Collezione Privata
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pop artist può essere consi derato senza dubbio il massi mo interprete. L’evento che rese queste opere tra le più celebri dell’intera storia dell’arte fu la personale dell’artista presso la Stable Gallery di New York, tenutasi nel 1964: queste sculture furono disposte all’interno dello spazio espositivo tutte in fila e una sopra all’altra, proprio come se si trattasse di un supermercato piuttosto che di una galleria d’arte» Quando Leo Castelli visitò la mostra comprese l’originalità di Warhol e ricredendosi lo

arruolò nella sua scuderia. Iniziò l’ascesa e Warhol con cepì The Factory, originaria mente al 231 East 47th Street, una vera e propria fabbrica delle idee dove innumerevoli assistenti crea vano a ritmo frenetico le sue opere in serie: quadri, film, cover musicali, sculture, copertine di riviste e molto altro. Nella Factory Warhol accoglie attori, musicisti, scrittori, tutto il mondo creati vo newyorchese, creando i primi film come i The Velvet Uderground & Nico, per cui realizza anche la copertina

del celebre LP Nella Factory viene realizzato inoltre il magazine Interview con in copertina, per ciascun nume ro, il personaggio del momento E sono prodotte altre celebri copertine per Time e Playboy. Molte altre Factory seguiranno in diver se parti della città, laboratori dei tantissimi progetti ideati senza sosta dal poliedrico artista che accoglie nella Factory la nuova generazio ne di artisti quali Basquiat, Haring, Scharf. Le ultime sperimentazioni iconiche come il celeberrimo Dollar Sign, emblema del rampanti smo economico di quegli anni, vedono Warhol abbandonare l’uso della serigrafia per dedicarsi alla pittura pura, reinterpretando in chia ve pop alcuni riferimenti arti stici del passato. Un mese prima di morire a New York il 22 febbraio 1987 per gli esiti di un intervento chirurgico alla cistifellea, aveva presen tato a Milano, Last Supper, ispirato all'Ultima Cena di Leonardo da Vinci e realizzato su commissione del gallerista Alexandre Iolas. Il critico Robert Rosemblum scriverà «Se le labbra di Marilyn o un barattolo di zuppa possono diventare le icone di una nuova religione, Warhol non ha mai come in Last Supper glorificato così tanto il culto delle immagini, sua grande, unica e originaria passione »

Andy Warhol in Drag, 1981, Polaroid, 8 x cm, Collezione Privata
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il menhir teofilo di mArtAno

Sono andato dal cardiologo, a Martano, per un esame di routi ne. Questo professionista ha lo studio in via del Teofilo e mi ha incuriosito questa denominazio ne che mi ha subito ricordato l'incipit del Vangelo di Luca, quando l'evangelista si rivolge ad un non meglio definito 'Teofilo' che è la letterale traduzione di 'amico di Dio' e può impersonificare un po' tutti i cristiani, gli uomini amati dal Signore, cui è rivolta la buona Novella, No, a Martano il Teofilo è uno splendido menhir che si eleva per oltre 4 metri di altezza (sono 4,70 metri e pare che sia uno dei più alti esistenti) e fa parte del paesaggio urbano contemporaneo, integrandosi perfettamente con gli edifici che lo circondano. Difatti, sfugge ad un'occhiata superficiale, quasi mimetizzato nei pressi di un muro, in un incro

cio che vede l'alternarsi di tante auto frettolose. '”Da bambini gio cavamo proprio attorno a lui, lo chiamavamo Santu Totaru e non sapevamo certo che fosse così antico. Gli anziani del paese ne parlavano come di un vecchio amico, testimone delle loro innu merevoli storie” mi dice il dottore.

E non sa che, più di un secolo addietro, Cosimo De Giorgi lo descrive accuratamente il 29 giu gno 1879 e narra di averlo visto da bambino, insieme agli altri quattro che fino alla metà dell'Ot tocento erano presenti sul territo rio di Martano

Triste, curiosa, misteriosa storia di tutti i menhir, destinati a scom parire per l'incuria e l'ignoranza umana ma sempre sorprendenti per il mistero che racchiudono in sé; a cosa servivano, quale era la loro funzione, perché venivano eretti? Adesso si dice, semplice

Martano, reportage fotografico di Raffaele Polo Raffaele Polo
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mente, che erano monumenti funebri. Ma, fino a qualche tempo fa, non si nascondevano le leggende legate ai tesori che n asconderebbero le loro fondamenta o che sarebbero indicati dalla loro p r e d i s p o s i z i o n e Il monolite Teofilo è il più alto tra quelli pugliesi. Oggi, inglobato dalla espansione edilizia, si trova nello stesso sito, in un'aiuola fiorita, delimitata da un'e sile ringhiera metallica Legger mente rastremato alla sommità, ha una croce incisa e grandi tacche lun go gli spigoli. Doveva sorgere in aperta campagna e le sue dimensio ni lo facevano vedere distinta mente da grande lontananza: certa mente utilizzato e riconvertito dal cri stianesimo popo lare, i segni che portava ne faceva no un vessillo di cristianità e un punto di riferimento per semplici preghiere.

Risalente ad un periodo tra il IX e il VII secolo avanti Cristo, questo menhir viene c o m u n e m e n t e denominato come 'La culonna' o 'lu chiofilu' Per la presenza, nei pressi, di una cap pella dedicata a Santa Lucia, è anche abbinato al nome della santa di Siracusa Secondo una leg genda, si racconta che Martano abbia avuto origine dagli antenati di Minos se Senza alcun dubbio, la cittadina subì il dominio dei greci e dei bizantini Infatti, essi influenzarono for temente usi e costumi locali, al punto da lasciare alcune tracce ancora oggi, per esempio nel dialet to.

Il menhir, antico e imperturbabile, è ancora lì, a sovra stare la Storia e gli avvenimenti. Proprio come il Teofilo di San Luca, cui è dedicata tutta la Storia della nostra salvezza.

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Artemisio GiAn mAriA volonté lo storico teAtro di velletri

VELLETRI. Nove spettacoli, dal 23 ottobre 2022 al 24 marzo 2023, per la nuova stagione teatrale del Teatro Artemisio Gian Maria Volonté realiz zata in sinergia tra la Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri e ATCL, Circuito multidiscipli nare del Lazio sostenuto dal MICMinistero della Cultura e dalla Regione Lazio con il patrocinio del Comune di Velletri e con la collaborazione della Fondazione De Cultura. Nove proposte d'eccellenza per i 130 anni di uno spazio teatrale, (situato a Velletri in Via Edmondo Fondi, 3) esempio di strenua sopravvivenza all’alternarsi delle vicende e alle chiu sure dei teatri. Il Teatro Gian Maria Volonté fu inaugurato come Teatro Artemisio nel 1893, salvato da una prima chiusura da Eduardo De Filippo nel 1983, supportato dal Volonté

nei primi anni Novanta. Sopravvissuto a un destino da supermercato, nel 1992 fu sostenuto da Paolo Villaggio, Gianni Amelio, Giuliano Montaldo, C i t t o M a s e l l i , F r a n c e s c o R o s i , Umberto Eco, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassmann e dal 2012 è tor nato operativo con il nome di Teatro Artemisio Gian Maria Volonté.

«Abbiamo valutato con grande attenzione la scelta degli spettacoli, perché riteniamo sia fondamentale creare una solida fiducia nel pubblico, differenziando il genere delle proposte, ma garantendo sempre il piacere dell’e sperienza conoscitiva che lo spettaco lo dal vivo, sia drammatico che comi co, sia teatrale che musicale porta con sé. - ha dichiarato il direttore artistico Giacomo Zito. Benedetta è la città che fonda un teatro! dice Edward Bond: siamo d’accordo con lui, perché cre-

In arrivo per la stagione teatrale Daniel Pennac, Giovanni Scifoni, Simone Cristicchi, Veronica Pivetti, Giampiero Ingrassia, Stefano Reali
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Stanno sparando alla nostra canzone foto di Renzo Daneluzzi Giovanni Scifoni, foto di Christian Gennari
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Paradiso Cristicchi , foto di Edoardo Scremin Zito, 38 giorni per cambiare vita, foto di Benedetta Folena diamo profondamente nel teatro come spazio dentro il quale gli spettatori si ricon o s c o n o c o m e comunità. E in questo frangente di crisi sociale ed economi ca foriero di cambia m e n t i s i g n i f i c a t i v i , garantire l’esistenza di un faro culturale quale può essere il Te a t r o A r t e m i s i o –G.M. Volonté è un atto di maturità civile che va difeso e inco raggiato, dando spa z i o s i a a g i o v a n i talenti sia ad artisti dal consolidato successo».

E p e r c h é s i a u n a stagione di successo i presupposti non mancano visti i nomi dei protagonisti che saliranno sul palco: D a n i e l P e n n a c , S i m o n e C r i s t i c c h i , Ve r o n i c a P i v e t t i , G i a m p i e r o I n g r a ssia, Stefano Reali, G i o v a n n i S c i f o n i , A n t o n e l l o Av a l l o n e e d E l e t t r a Z e p p i , Chiara Di Stefano e molti altri.

La nuova stagione partirà domenica 23

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ottobre, alle ore 18.30, con Doctor Faust e la ricerca dell’eterna giovinezza, scritto e diretto da Stefano Reali. Interpreti Giampiero Ingrassia, Emy Bergamo e Mimmo Ruggiero. Venerdì 4 novembre, alle ore 21 sarà di scena Central Park West di Woody Allen con Antonello Avallone ed Elettra Zeppi, Flaminia Fegarotti, Claudio Morici, M a r i a A n g e l i c a D u c c i l l i . G r a n d e appuntamento domenica 27 novembre alle ore 18.30 con Daniel Pennac, Pako Ioffredo e Demi Licata che rappresenteranno Dal sogno alla realtà di Clara Bauer. L’ultimo spettacolo del 2022 sarà sabato 17 dicembre (ore 21) Mia dolcissima Clara, l’ultima notte di Robert Schumann, scritto e diretto da Giacomo Zito e interpretato dallo stesso Zito insieme a Chiara Di Stefa no e Giordano Bonini. Il nuovo anno si aprirà sabato 7 gennaio 2023 alle ore 21.00 con lo spettacolo fuori abbonamento 38 giorni per cambiare vita, opera vincitrice del P r e m i o N a z i o n a l e Te a t r a l e A c h i l l e Campanile 2020, di Giuseppe della Misericordia, con Chiara Di Stefano e Giacomo Zito. Venerdì 27 gennaio alle ore 21 00 un’altra rappresenta zione da non perdere con la black s t o r y m u s i c a l e d i G i o v a n n a G r a , Stanno sparando sulla nostra canzone, interpretata da Veronica Pivetti insieme a Cristian Ruiz e Brian Boccuni e con le musiche di Alessandro N i d i . D o m e n i c a 2 6 f e b b r a i o ( o r e 18.30) sarà invece di scena Giovanni Scifoni, con il monologo Santo Piace re. Dio è contento quando godo per la

regia di Vincenzo Incenzo e con i balli di Anissa Bertacchinini. Doppia data nel mese successivo: domenica 12 marzo (ore 18.30) Agnese Fallongo, Tiziano Caputo e Adriano Evangelisti portano sul palco veliterno I Mezzalira. Panni sporti fritti in casa (di Agne se Fallongo) per la regia di Raffaele Latagliata La chiusura di stagione è invece prevista per venerdì 24 marzo (ore 21.00) con Simone Cristicchi e il Paradiso – dalle tenebre alla luce scritto dallo stesso Cristicchi – che cura anche la regia - con Manfredi Rutelli e le musiche ancora di Simone Cristicchi e Valter Sivillotti. Prevendite su il Biglietto tel. 06 96142750 Via Eduardo De Filippo 99, Velletri (RM) a p e r t o d a l l u n e d ì a l s a b a t o 8 30 13/16 19 45 Info e contatti: www fondarc it - www atcllazio it

Mia dolcissima Clara, foto di Arteidea
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spoleto JAzz festivAl 2022 con tre GiovAni stAr dellA musicA

SPOLETO Spoleto Jazz 2022” punta sui giovani e per la terza edizione di concerto con Visioninmusica, con la direzione artistica di Silvia Alunni, programma tre imperdibili appuntamenti, tutti nel Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi, dal 21 ottobre al 18 novembre 2022.

Si partirà venerdì 21 ottobre (ore 21), con il fenomenale chitarrista palermitano Matteo Mancuso, con il suo Trio. Acclamato dalla critica e osannato da musicisti di fama mondiale quali Steve Vai, Al Di Meola, Joe Bona massa e Stef Burns, Mancuso si è rivelato un personaggio poliedrico che spazia dalla chitarra classica alla elettrica, sulla quale ha sviluppato una personale tecnica esecutiva interamente con le dita, che ne sottolinea l'originalità Con Riccardo Oliva al basso e Gianluca Pellerito alla batteria, Mancuso metterà in mostra tutta la sua bravura, il suo talento e la sua abilità tecnica, muovendosi come sempre tra stili differenti: rock, fusion e blues elettrico. In repertorio presenterà cover a lui vicine ma anche brani originali e inediti del prossimo disco d’esordio in uscita entro la fine del 2022.

Giovedì 3 novembre (ore 21) sarà la volta del Caio Melisso Anthony Strong, pianista e cantante londinese, un “English gentleman” di altri tempi, dal fascino sobrio e dalla vocalità e stile inconfondibile La passione degli inizi per Oscar Peterson, Bill Evans e Wyn ton Kelly lo ha condotto sulle orme di Frank Sinatra, Mel Tormé e Nat King Cole Artista dallo swinging style impeccabile, è conside rato la nuova superstar del mainstream jazz britannico Anthony svolge dal 2012 un’intensissima attività live che lo ha portato a calcare i palchi più prestigiosi d’Europa. Si è esibito in 26 paesi di 4 continenti, in prestigiosi contesti come il Centro Cultural de Belém di Lisbona, il festival francese Jazz in Marciac, il Marina Bay Sands di Singapore e il Litchfield Festival negli Stati Uniti e ha suo nato con artisti come Michael Bolton, Marti Pellow, Beverley Knight e Kyle Eastwood e in ogni importante canale televisivo inglese Il Festival si concluderà venerdì 18 novembre (ore 21), con il colombiano Jesús Molina con il suo quartetto interpreterà un repertorio che spazia tra i brani di Chick Corea, John Coltra ne e Dizzy Gillespie riproposti con suoi arran

Al Teatro Caio Melisso - Spazio Carla Fendi, il 21 ottobre Matteo Mancuso, il 3 novembre Anthony Strong, il 18 novembre Jesùs Molina
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giamenti insieme a pezzi in cui si potrà apprezzare anche la sua voce da solista. Molina è un artista di jazz contemporaneo, ma con sonorità Jazz moderne e gospel, che mescola sapientemente. Nel 2016 Molina ha ricevuto il prestigioso Latin Grammy Cultural Foundation Awards ed è, a oggi, una delle stelle nascenti della scena jazz internaziona le. Seppur giovanissimo ha condiviso il palco con alcuni dei più grandi musicisti del settore come Jordan Rudess, Noel Schajris, Marco Minnemann, Rudy Perez, Eric Marienthal, Gabriela Soto, Randy Brecker, Carlitos del puerto, Randy Waldman, Zedd, Jesus Adrian Romero, John Patitucci. A soli 26 anni l’artista ha firmato cinque album e 'Agape' è l’ultimo

lavoro pubblicato.

I biglietti, al costo di 15 Euro intero e 12 Euro ridotto, con possibilità di abbonamento a 30 Euro, sono già in vendita sul circuito Viva ticket.

Duomo di Spoleto e il Teatro Caio Melisso, foto Fausto Manasse by Pixabay
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sAntA ceciliA

sbArcA su spotify

Dauna chiacchierata con Sir Antonio Pappano, Direttore Musicale dell’Or chestra e del Coro dell’Accademia di Santa Cecilia è nata

The Y Playlist (Young playlist) ovvero una lista di 12 brani ascoltabili gratuitamente su Spotify dedicati ai giovani per avvicinarli all’ascolto della musica.

L’iniziativa digitale firmata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia intende infatti avvicinare i giovani alla fruizione della musi ca, non solo classica Ascoltando la playlist suggerita da Sir Antonio Pappano che ha elencato alcuni dei brani che ama e ascolta di più fin dalla sua giovinezza, trascorsa pri ma in Inghilterra e poi negli Stati Uniti Non solo musica “classica”, ma un mix di compositori del passato e contemporanei, di gruppi rock e celebri crooner, di influenze europee e statunitensi, da Mozart e Richard Strauss (September dagli “Ultimi quattro Lie der”) ad altri più ricercati come Collier e Vau ghan Williams. E che sorpresa ascoltare “September” degli Earth Wind and Fire, che riporta alla vitalità degli anni ’70: un brano ancora attuale spesso utilizzato come colonna sonora di reel e stories di Instagram, oppure Tony Bennett e Bill Evans che canta no “But beautiful” o, ancora, il primo movimento della Quinta Sinfonia di Beethoven la sinfonia del “destino che bussa alla porta”

– diretta da Carlos Kleiber

A proposito di questa iniziativa, il Presidente Sovrintendente di Santa Cecilia Michele dal

“ ”l’Ongaro ha dichiarato: «Un modo per avvicinarsi alla grande musica si nasconde ovun que, compreso nel web, dove si può trovare la Playlist segreta di Antonio Pappano. Una maniera per conoscere attraverso i gusti, le esperienze e gli amori musicali di un grande direttore d’orchestra un pianeta di straordinaria ricchezza, tutta da esplorare con suoni e musiche che attraversano ambienti, generi ed epoche diverse Con Antonio Pappano esplori le proposte che l’Accademia di Santa Cecilia può fare a un pubblico di tutte le età, purché disponibile a mettersi in gioco con le emozioni, con i sentimenti e con le idee del la musica che parla al cuore ma anche, e soprattutto, al cervello» L'ascolto della musica dal vivo è un'esperienza carica di gioia e di bellezza, che dona sen sazioni uniche per questo accanto alla lista, disponibile gratuitamente al link: https://bit.ly/theYPlaylist, a una nuova veste grafica e a una rinnovata presenza sui social, l’Accademia presenta quest’anno anche un abbonamento speciale riservato agli under 35 In collaborazione con la società Plural, Formula Y, è un abbonamento riservato esclusivamente agli Under 35 che consente di assistere in platea ai 28 concerti sinfonici del turno del venerdì alle ore 20.30, al costo di 280 euro anziché € 1.100 (solo 10 € a con certo) L’abbonamento è disponibile online su santacecilia it e al botteghino dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma

La lista, disponibile gratuitamente fa parte della nuova serie di iniziative ideate dalla storica Accademia romana per avvicinare i giovani alla musica
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pAdovA urbs pictA. i GrAndi cicli pittorici pAtrimonio unesco

PADOVA: La “città dipinta” è la traduzione dell’espressione latina “urbs picta” usata per definire la città di Padova, che dal 2021, pro prio per i suoi cicli di affreschi del XIV secolo, è entrata a far parte della Lista del Patri monio Mondiale UNESCO. Non un unico sito riconosciuto, ma un patrimonio diffuso nel centro storico della città, che si può ammirare in otto edifici: Cappella degli Scrovegni, Chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo agli Eremi tani, Palazzo della Ragione, Cappella della Reggia Carrarese, Battistero della Cattedra le, Basilica e convento del Santo, Oratorio di San Giorgio e Oratorio di San Michele.

Le pitture padovane illustrano di fatto come “diversi artisti abbiano introdotto un nuovo modo di vedere nel rappresentare il mondo, anticipando l’avvento della prospettiva rina scimentale. Queste innovazioni segnarono

una nuova era nella storia dell’arte, producendo un irreversibile cambio di direzione” È con tali parole che il Comitato del World Heri tage List ha sostenuto il riconoscimento di Padova e del suo patrimonio pittorico trecen tesco nella Dichiarazione di Eccezionale Valore Universale.

I cicli affrescati nella città veneta nel corso del XIV secolo, ad opera di diversi artisti a partire da Giotto, sono una straordinaria espressione di innovazione stilistica e tecnica per quanto riguarda la pittura ad affresco, che seppe dare una nuova immagine alla città e un nuovo corso alla produzione pittorica in Italia, tanto da costituire modello e ispi razione per lo sviluppo della pittura del Rina scimento italiano.

Gli artisti coinvolti in questo processo viveva no il fermento culturale e scientifico della

24 “Dal 2021 i cicli pittorici del Trecento, negli otto edifici di culto della città di Padova, sono entrati a far parte dei siti del Patrimonio mondiale”
Padova, Cappella degli Scrovegni,, reportage fotografico di Sara Foti Sciavaliere

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Padova di primo Trecento, riuscendo a dare forma artistica alle nuove idee in circolazione e perseguendo, allo stesso tempo, un costante scambio di competenze I siti dell’Urbs Picta testimoniano quindi una maniera del tutto nuova di intendere la narrazione in pit tura, con inedite prospettive spaziali influenzate dai pro gressi dell’ottica e una capacità, fino ad allora ignota, di rappresentare le figure uma ne in tutte le loro caratteristiche, comprese quelle emoti ve.

Proviamo a fare una passeggiata alla scoperta di alcuni dei siti di Padova Urbs Picta, partendo dalla celebre Cappella degli Scrovegni Intitola ta a Santa Maria della Carità, si trova tra i ruderi dell’antica arena romana e in prossimità dei Musei Civici nell’ex Con vento degli Eremitani. La cap pella fu fatta erigere dal ricco banchiere padovano Enrico Scrovegni tra il 1303 e il 1305, come oratorio privato e mausoleo della famiglia All’ester no si presenta una struttura dalle linee semplici e con i mattoni a vista, una trifora gotica decora la facciata, mentre sulla parete meridio nale si aprono alte e strette vetrate che consentono un’ot tima illuminazione naturale. Enrico Scrovegni affidò la decorazione degli interni a Giotto di Bondone, il quale si era già occupato degli affre

schi di parte della Basilica del Santo e del Palazzo della Ragione. Gli affreschi della cappella da considerarsi api ce della maturità espressiva di Giotto, che segnarono “un punto di non ritorno per l’inte ra storia della pittura italiana” propongono una sequenza di storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento: il pro gramma iconografico fu affidato a uno dei religiosi dell’a diacente convento degli Ere mitani e l’obiettivo era suscitare in chi entrava in quel luogo a meditare sul sacrificio di Cri sto per la salvezza dell’umanità La narrazione pittorica si svolge in trentotto riquadri disposti su tre registri lungo tre pareti

Le due fasce superiori degli affreschi sono consacrate a Maria, della quale si intende sottolineare l’importanza come vera intermediaria nei confronti del Figlio per rag giungere la Redenzione; di fatto, non è un caso che i due temi dell’Annunciazione l’ini zio della salvazione dei cristiani e del Giudizio Univer sale la fine dell’esperienza cristiana - siano posti l’uno di fronte all’altro Lungo la fascia inferiore delle tre pareti corre un zoccolo di finto marmo che, lungo i fianchi della navata, incornicia le figure allegori che monocrome delle sette Virtù (a destra, dando le spalle alla controfacciata) e dei sette Vizi (a sinistra), in posi zione contrapposta.

Padova, Cappella di Sara
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degli Scrovegni,, reportage fotografico
Foti Sciavaliere
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Padova, Cappella degli Sara Foti Sciavaliere
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Scrovegni, reportage fotografico di

Giotto e i suoi affreschi saranno una novità anche per alcuni immagini che resteranno iconiche poiché fu il pioniere nella rappresentazione di determinati soggetti, e qui propongo un paio di esempi. Quello che può essere considerato il bacio più antico della storia dell’arte cristiana è inserito infatti proprio in una delle scene dipinte da Giotto: si tratta dell’ultima del ciclo di sei scene sulla vita dei genitori delle Vergine Maria, “L’in contro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea”, che mostra Anna, già in attesa di Maria, salutare il ritorno del marito con un tenero bacio sulle labbra. Allo stesso modo, la stella come ta, simbolo dell’Epifania, fu dipinta da Giotto per la prima volta nella Cappella degli Scrovegni, proprio nella scena dell’“Adorazione dei Magi” del ciclo delle Storie di Gesù: l’ese gesi antica riconosceva nella stella il simbolo di un angelo quale manifestazione visibile dell’annuncio divino, e prima del XIV secolo in nessun dipinto della Natività o della venuta dei Magi compariva la stella cometa; sarà appunto Giotto il primo a inserirla con un atto rivoluzionario che mette da parte la tradizione medievale e diventando modello per artisti che lo seguirono. E pare che la cometa realisticamente dipinta da Giotto, il pittore l’avesse vista realmente attraversare i cieli nel 1301 e ne avesse tratto ispirazione, ossia la celebre cometa di Halley

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Padova, Oratorio di San Giorgio, reportage fotografico di Sara Foti Sciavaliere
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Dalla Cappella degli Scrovegni, passando dalla vicina Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, raggiungeremo la Cittadella antoniana con la Basilica del Santo e l’ora torio di San Giorgio.

Nella Basilica e nel convento di Sant’Antonio si conservano le prime testimonianze della presenza di Giotto a Padova, attivo nella Cappella della Madonna Mora e in quella delle Benedizioni e nella Sala del Capitolo, tra il 1302 e il 1303. Nella decorazione del convento si coglie come il maestro fiorentino pone le basi sulla prospettiva e nella resa degli spazi che troveranno una compiutezza in seguito nella Cap pella degli Scrovegni Nella Basilica però non troviamo solo Giotto, sono presenti i maggiori protagonisti della storia del l’affresco padovano del XIV secolo: Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona. Nell’antica Sala del Capitolo si conserva un ciclo di affreschi che, per quanto lacunoso, si impone tra le opere più signifi cative prodotte a Padova nel primo Trecento, un programma iconografico in origine molto esteso e incentrato sulle Storie di San Francesco Affianco alla Sala del convento antoniano, l’andito che collega il chiostro della Magnolia a

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quello del Noviziato ospita sulle pareti altri due brani di affreschi ascrivibili alla mano di Giotto e del la sua bottega con rappresentati il “Lignum Vitae Christi” e il “Lignum Viate Sancti Francisci”

A destra della piazza del Santo si nota un elegante edificio romanico in cotto, è l’Oratorio di San Gior gio. Fu fatto edificare dal marche se Raimondino dei Lupi di Soragna nel 1377 come cappella sepolcrale della famiglia. L’interno è riccamente decorato, seppure verso la fine del XVIII secolo fu tra sformato in carcere, conservando però - per fortuna! - il ciclo di affreschi realizzato da Altichiero da Zavio e i suoi collaboratori Le pit ture, eseguite tra il 1379 e il 1384, illustrano varie scene del Vangelo: dietro l’altare è affrescata una “Crocifissione”, sovrastata dall’“Incoronazione di Maria” su un trono gotico con trame di delicati trafori; di fronte, in controfacciata, sono affrescati l’“Annunciazione” e quattro episodi della vita di Gesù Sulla parete orientale troviamo le Storie di San Giorgio e sulla pare te occidentale quelle di Santa Caterina d’Alessandria (sul regi stro superiore) e di Santa Lucia nella fascia inferiore. Come già per le opere di Giotto, le soluzioni prospettiche e l’aderenza al dato rea le, oltre alla qualità delle pitture, fanno di questo ciclo un capolavoro innovativo, antesignano delle ricerche spaziali quattrocente sche.

Lasciata la Cittadella antoniana, ci spostiamo alla volta del Palazzo

della Ragione che sorge al centro di un articolato complesso di edifici comunali del primo Duecento, a cavallo tra Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta, dove da sempre ha luogo il mercato Il Palazzo della Ragione è stato per molti secoli la più grande sala pensile d’Europa, nota per la copertura a carena di nave rovesciata. La decorazione del ciclo sulle pareti era stata affidata a Giotto, intorno al 1317 18, che vi dipinse temi astrologici. In seguito all’incendio che investì l’edificio nel febbraio del 1420, la sala fu ridipinta con una grande ciclo dedicato all’a strologia giudiziaria , per rimanere in tema con l’attività di amministrazione della giustizia che si eserci tava nella stessa sala e riprenden do la tematica giottesca

Non distante, sull’omonima piaz za, si affaccia il Duomo e l’adiacente Battistero, ed è proprio quest’ultimo il sito presso il quale ci accingiamo a chiudere il nostro giro nella Padova Urbs Picta Fu Fina Buzzaccarini, moglie di Fran cesco il Vecchio, a commissionare a Giusto de' Menabuoi i lavori al Battistero di Padova con l’intento di rendere questo luogo un mau soleo che fosse anche uno scrigno d’arte Menabuoi impiegò tre anni per completare l’opera, tra il 1375 ed il 1378, con un ciclo pittorico dedicato all’Antico e Nuovo Testamento

Quando si entra nel Battistero si è colti dalla sensazione di essere abbracciati da un’ondata di colore.

Padova, Oratorio di San Giorgio, reportage fotografico di Sara Foti Sciavaliere
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Padova, Battistero, reportage fotografico Sara Foti Sciavaliere
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Alzando lo sguardo sulla cupola, il Paradiso con il Cristo Pantocratore attorniato da schiere angeliche disposte in cerchi concentrici e la Madonna accompagnata da una doppia teoria di angeli e da una tripla di Santi, in un legame simbolico tra Cristo e l’umanità Nel l’ultima schiera sono rappresentati, tra gli altri, 37 santi venerati a Padova. Sono inoltre presenti episodi della vita di San Giovanni Battista a cui è dedicato il battistero. Sulla parete alle spalle dell’altare maggiore la rara raffigurazione quasi completa dei vari episodi dell’Apocalisse così come narrata negli scritti di San Giovanni, con una sola eccezio

ne: la bestia con sette teste che emerge dal mare ha su ogni capo delle tiare papali, il copricapo del Pontefice… perché questa curiosa licenza pittorica? Ciò è un mistero! Dopo la Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, il ciclo del Battistero è sicuramen te il più significativo degli affreschi del Tre cento a Padova, che hanno sancito la città veneta nella Lista del Patrimonio UNESCO

Padova, Battistero, reportage fotografico Sara Foti Sciavaliere
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ricordAndo renAto centonze e lA suA Arte

DiRenato Centonze hanno detto e scritto in tanti C'è anche un interessante e aggiornato sito che ci consen te di gustare le sue opere e notare, attraverso gli anni, quale sia stato il suo cammino evolutivo, prima della immatura scomparsa. Eppure, qualcosa manca, in questo peraltro completo 'curriculum' del bravo artista lecce se. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, manca la sua verve, il suo pacato intercede re, il suo colloquiare colto e per nulla sconta to. Manca il suo sguardo proteso a guardare oltre, manca la sua affascinante capacità di esemplificare ciò in cui credeva, con pochi tratti di colore Ecco, siamo al nocciolo della produzione arti stica di Renato Centonze che, più di ogni altro, si è sforzato di realizzare quello che dovrebbe essere il 'credo' di chi sposa total mente il mondo dell'Arte, con tutti i suoi spesso incomprensibili e contraddittori aspetti Centonze, insomma, sin dall'inizio, sin dal suo primo 'periodo' che qualcuno definisce 'figurativo', ha cercato di trasporre attraverso la pittura, per mezzo dei colori più che le forme, quello che era il 'suo' mondo, dove si mescolavano piacevolmente ricordi, musiche e pensieri, frammisti a un messaggio decisamente positivo per tutto quello che ci circon

da e che trascuriamo, con eterna ed effime ra superficialità

Renato ci parla attraverso le sue tele, i suoi disegni, le sue composizioni che apparentemente mutano stile e appartenenza, ma sono sempre improntate ad una comunica zione intimistica e rivelatrice di un animo sensibile e impegnato

I sogni, per Renato, sono dei messaggi. E lui è pronto a trasporli sulla superficie bianca di una tela.

I suoni, per lui, hanno una valenza immortale e un profondo significato E lui è attento a registrarli sulla tela. Immagini e forme che vanno studiate, approfondite e che ci aprono insperate e sorprendenti constatazioni che rischiano di rispondere alle nostre più difficili domande

Renato, del resto, era proprio così: parlava più con lo sguardo e con le pause che con le parole o le frasi in bella evidenza

E anche oggi, che ci restano le tante sue opere, ci ritroviamo a seguire il filo dei suoi pensieri, delle sue fantastiche elucubrazioni, osservando le opere del Maestro, dell'amico che non c'è più Ma che, come tutti coloro che hanno colto il senso della memoria, con tinua a discorrere con noi.

Serenamente

Un ricordo dell’artista tratto da “L’Arte nel Salento Taccuino introduttivo”, edito da Il Raggio Verde
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Ricordando Renato Centonze. Con una serata, martedì 11 ottobre 2022 alla Biblioteca Bernardini, a pochi giorni dalla ricorrenza del suo gentiliaco, amici, cono scenti, amanti dell'arte ci incontreremo all'ex Convitto Palmieri per ricordare un uomo e un artista che ha dato tanto al dibattito sul l'arte e sui temi che a distanza di tanti anni sono ancora emergenza politica e sociale. Per più di 30 anni svolse la sua attività artistica a Lequile Nel suo studio dove amava rifugiarsi per ore, creava le sue opere, legge va, ascoltava musica, studiava, pianificava le sue intuizioni, riceveva artisti, critici d’arte, amici e compagni di strada. Con tutti amava confrontarsi con spirito dialogante e inclusivo.

L’impegno civile e politico contro ogni forma di discriminazione e di ingiustizia contrassegna ed attraversa tutta la sua vita di cittadi no e di artista. Per questo motivo abbiamo scelto dall'Archivio Centonze l'immagine di una serigrafia contenuta nella cartella intito lata «energie alternative» realizzata nel 1979 ricordando la sua adesione all’appello di intellettuali e artisti salentini «…per la pace e la vita contro la guerra nucleare» Era il 1984. La modernità del pensiero e la visione critic di Renato Centonze sono anco-

ra oggi a distanza di tanto tempo più che mai tristemente attuali.

L'evento è organizzato dalla casa editrice Il Raggio Verde, l'associazione culturale Fon do Verri, la rivista Arte e Luoghi in collaborazione con l'Archivio Renato Centonze.

Renato Centonze, Il mare della mia pazienza, la pazienza del mio mare, 2006/2008, pittoscultura, foto di R Puce
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Foto: Emanuele Antonio Minerva, Agnese Sbaffi © Ministero della Cultura
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orfeo e le sirene

In mostra al Museo dell’Arte Salvata dal 18 settembre al 15 ottobre 2022

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«Quando un’opera d’arte di così inestimabile valore torna nel suo territorio di origine è una grande conquista per tutti, non soltanto per il mondo dell’arte e del l’archeologia, ma per l’intero Paese che si riappropria di un tassel lo fondamentale delle sue origini e quindi della sua cultura» con queste parole Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano ha salutato il ritorno di

Orfeo e delle sirene, il gruppo scultoreo rien trato in Italia dagli Stati Uniti grazie all’operazio ne “Orpheus” sviluppata a più riprese dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC. «Siamo lieti di accogliere nel Museo dell’Arte Salvata, creato proprio per questo, il primo grande successo quale è il recupero dell’Orfeo e le Sirene dopo l’inau gurazione di questo spazio» - ha concluso la

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Sara Di Caprio

stessa Verger.

«Il ritorno di Orfeo e le Sire ne è uno dei recuperi più importanti di sempre, nella storia dei Cara binieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e nella storia d’Italia Alla bellez za della Lega lità, aver ottenuto per via giudi ziaria la restitu zione del bene, fa da specchio la legalità della Bellezza, un’indagine messa al servizio di un reperto di impa reggiabile valo re artistico.» ha commentato il Gen. B. Roberto R i c c a r d i , c o m a n d a n t e C a r a b i n i e r i Tutela Patrimonio Culturale.

«Un recupero straordinario di un capolavoro unico dell’arte greca del IV sec. a.C., sca vato clandestinamente nel territorio di Taranto”, ha dichiarato Mas simo Osanna, Direttore gene rale Musei, “ed è proprio al museo Marta di Taranto che tor nerà »

Come hanno documentato le indagini, le scul tore furono trafugate negli anni ‘70 da un sito tarantino da alcuni tombaroli del posto, i qua li li avevano ceduti ad un noto ricettatore locale, con con tatti con la crimi nalità organizzata, che, a sua volta, li aveva ceduti ad un altro ricettatore, con contatti internazionali e titolare di una galleria d’arte in Svizzera Qui restaurate furo no poi acquistate dal The Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles U.S.A.) grazie a l l ’ i n t e r m e d i azione di un fun zionario di una banca svizzera Le informazioni condivise con l ' A s s i s t a n t District Attorney Matthew Bogdanos del District Attor ney's Office di M a n h a t t a n (DAO) e la stretta collaborazio ne instaurata con quell’ufficio e con lo Home land Security I n v e s t i g a t i o n s

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Foto: Emanuele Antonio Minerva, Agnese Sbaffi © Ministero della Cultura
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hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio, per la restituzione al patrimonio culturale nazionale. Grazie al lavoro investigativo dei Carabinieri del Comando Tutela Patri monio Culturale con Orfeo e le Sirene sono tornati a casa

in questi giorni 142 oggetti recuperati negli Stati Uniti d’America e nei prossimi mesi ne rientreranno altri 58. Si tratta di un flusso impor tante di archeologia trafuga ta Nello stesso filone ulteriori 201 reperti erano stati rimpatriati dagli USA a parti re dallo scorso dicembre,

una parte di essi costituisce l’esposizione con la quale il 15 giugno è stato aperto il Museo dell’Arte Salvata che dal 18 settembre al 15 otto bre 2022 esporrà lo straordi nario gruppo scultoreo che tornerà nella sua terra d’ori gine ed entrerà a far parte della collezione permanente

Antonio Minerva,
44 Foto: Emanuele
Agnese Sbaffi © Ministero della Cultura

del Museo Archeologico di Taranto (MArTA)

Ma chi era Orfeo? Secondo il mito, il cantore capace di incantare con la sua voce a n c h e C e r b e r o i l c a n e infernale avrebbe sconfitto le Sirene durante il viaggio di ritorno degli Argonauti, nei pressi di un’isola della Sicilia o dell’Italia del Sud. La vittoria di Orfeo sulle Sirene rappresenta simbo licamente il trionfo dell’ar monia musicale, un concetto chiave del pensiero filo sofico e politico pitagorico, particolarmente diffuso nel-

le città della Magna Grecia. Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, si data alla fine del IV secolo a C e «forse, adornava la tomba di un adepto ai miste ri orfici, colui che, conducendo una vita in purezza, assi curava all’anima una sopravvivenza ultraterrenaha spiegato lo stesso Osan na. Le sirene, che guardano Orfeo, non sono come le immaginiamo oggi, ovvero donne con il corpo di pesce. Sono rappresentate come figure ibride di donna e di uccello, secondo l’iconogra-

fia più antica, che verrà superata da quella a noi più familiare soltanto nel Medioevo. Il gruppo era originariamente dipinto, e pos siamo ipotizzare che, grazie alla pittura, vi fosse un intenso gioco di sguardi tra le sculture, che costituiscono davvero un esemplare unico perché raramente una sce na mitica come questa veniva rappresentata in terracot ta, non abbiamo paralleli nel mondo antico».

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l’AutobioGrAfiA visivA poeticA di JAnA brike

Un viaggio tra i luoghi e nonluoghi fisici ed emozionali dell'arte contemporanea

“Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni” (Alda Merini)

R I O S A R ( T ) E

C U Albert Einstein

Brike, classe 1980, è una artista pop surrealista lettone internazional mente nota per le sue opere figurative dalla riconoscibile cifra artistica che illustrano soggetti e grande sensibilità femminili Nata nel 1980 a Riga, in Lettonia, ha studiato pit tura presso l'Accademia d'Arte della Lettonia, dove, nel 2005 ha conseguito il Master of

Jana

46 «Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso»

Arts Il suo interesse principale è l'arte visiva con una forte narrativa e rappresentazione di figure femminili; utilizza principalmente la pit tura ad olio su tela, ma ha anche esplorato altri media artistici quali il disegno, l'anima zione, la scultura multimediale, l'installazione e l'arte digitale. Descrive il suo lavoro come "autobiografia

Jana Brike, Sticky Little Song In Lily’s Head
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visiva poetica" ed etichetta molte sue opere come “danza di trascendenza”: è la pittura il suo modo personale di fare trascendenza; i suoi dipinti non sono mai scuri, e solo poche cicatrici sono lì per indicare gli ultimi frammenti di lotta e dolore, ciò che resta sono, soprattutto, gioia silenziosa e splendente, grande luce e trascendenza che esitano dal catartico processo di dolore e rinascita, ed un

dialogo interiore con se stessi o con il mondo naturale, umano ed animale, che circonda i personaggi delle sue creazioni. Il suo gusto artistico ed universo di riferimento è faticosamente emerso dal sistema estetico piuttosto omologato di quando la Letto nia faceva ancora parte dell’Unione Sovieti ca; Jana Brike ha iniziato a dipingere in giovane età come mezzo per portare la bellezza

48 Jana Brike, Baby moth

nella sua vita: i corpi dalla pelle chiara, i miti, le fiabe ed il folklore, i merletti della nonna, le illustrazione di libri religiosi ed una natura nordica selvaggia e prepotente, sono gli input della sua riconoscibile cifra artistica. La sua prima produzione è incentrata sulle tematiche della “crescita” interna della psi che, per attingere poi a piene mani ai temi della femminilità, costante riferimento nelle opere dell’artista e della connessione con il proprio corpo e la sessualità, intesa quale

forza vitale, principio fondamentale, connes so alla sopravvivenza ed alla prosperità nel mondo fisico: una pulsione primordiale di scoperta del piacere che àncora alla terra, ma con un costante anelito alla trascendenza verso il cielo e l’immateriale che si traducono in un preciso simbolismo, nei suoi dipin ti, di esseri volanti (uccelli, farfalle, api, ecc) che invadono il cielo ma sopra una solida, concreta ed amena terra Nelle sue creazioni pittoriche è il corpo fem

49 49 Jana Brike, Gardener and the center of universe

minile il protagonista, con i lividi, i graffi e le gioie della vita, ma è un corpo il cui posses so non è di altri all’infuori che della stessa protagonista dell’opera ed è un corpo che vive di personalità, emozioni ed esperienze intime; l’ambientazione quasi metafisica dei suoi lavori apre portali su mondi in cui il tem

po scorre in modo diverso da quello in cui siamo abituati a vivere, permettendo di qua lificare la sua arte anche nel solco del reali smo magico contemporaneo. L'obiettivo principale dell'arte di Jana Brike è lo spazio interno e lo stato di un'anima uma na: sebbene tragga ispirazione dalla propria

Jana
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Brike, Wild darling

vita, il suo lavoro riflette sui temi universali del sogno, del desiderio, dell’amore, del dolore, e della vasta gamma di emozioni che la condizione umana offre, nonché la tra scendenza di tutte, la crescita e la scoperta di sé

Il suo lavoro è esposto a livello internaziona le sin dal 1996, quando era ancora una gio vane adolescente, e da allora è stata ed è protagonista di numerose mostre personali

ed ha preso parte ad oltre 100 progetti e mostre collettive in tutto il mondo, dall'Europa all'America, dall'Australia all'Asia Per seguirla sui social: https://it it.facebook.com/janabrikeart/ (oltre 35.000 followers); https://www instagram com/janabrike/?hl=it (oltre 156.000 followers); sito web http://jana brike.squarespace.com/

Jana Brike, The When Stood Still
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U O G h I N E L L A R E T E

AspettAndo lA XIX edIzIone

Fervono i preparativi della XIX edizione di accordi @ DISACCORDI il Festival Interna zionale del Cortometraggio in programma a Napoli dal 7 al 13 novembre 2022.

Si sono chiuse il 23 settembre le iscrizioni al l festival che ricordiamo è aperto ad autori maggiorenni di qualsiasi nazionalità con iscrizione gratuita che avranno prodotto e realizzato opere aderenti al tema consonanze e dissonanze dei nostri tempi .

I cortometraggi in gara dovranno essere sta ti realizzati a partire dal 1° gennaio 2019. Il Concorso è aperto a cortometraggi di fic tion, di animazione, di video musicali e spe rimentali, a documentari, a backstage/making of; le opere non devono superare la durata di 25 minuti (titoli inclusi); per i documentari è ammessa la durata massima di 35 minuti.

Tutti i dettagli della manifestazione saranno aggiornati prossimamente sul sito: https://accordiedisaccordi.it .

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Accordi @dissacordi festival 2021, immagini d’archivio

fondo frAncA vAleri

Milano, Accademia dei Filodrammati ci (via Filodrammatici 1) Tel. 02 86460849

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sensorAmA. lo sguardo, le cose, gli inganni

fino al 30 ottobre 2022

MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro Via Sebastiano Satta 27 08100 Nuoro tel +39.0784.252110

Orario estivo: 10:00 20:00 (Lunedi chiuso), info@museoman.it

si combAttevA Qui! 1914-1918 sulle orme dellA GrAnde GuerrA. di Alessio frAnconi 30 Ottobre 2022

Teglio (So), Palazzo Besta

www museilombardia cultura gov it 0342 781208

GrAziA vArisco

Lecce, Fondazione Biscozzi | Rimbaud piazzetta Baglivi

9 ottobre 2022 8 gennaio 2023

Apertura: tutti i pomeriggi, escluso il lunedì dalle ore 16.00 alle 19.00, la domenica dalle 10 00 alle 13 00 e dal le 16.00 alle 19.00. Biglietto d’in gresso: 5 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione permanente della Fondazione)

Biglietto ridotto: 3 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione permanente della Fondazione) per gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 anni, scolaresche (della primaria e delle secondarie), studenti di uni versità, accademie d’arte e conserva tori provvisti di tesserino, insegnanti tel 0832 1994743

www.fondazionebiscozzirimbaud.it

mArtA museo Archeologico nazionale Taranto, Corso Umberto n. 41 Tel. +39 099 4532112

www museotaranto beniculturali it

corpo di donnA. A firenze in mostra gli scatti di letizia battaglia Firenze, via San Gallo 191 crumbgalleryfi@gmail com +39.347.368.1894

https://www crumbgallery com/

pittori di pompei 23 settembre 2022 19 marzo 2023

Museo Civico Archeologico, Bologna Museo Civico Archeologico Bologna, Via dell’Archiginnasio 2, Biglietti: intero € 14 | ridotto € 12 | scuole € 5 Info e prevendite: +39 02 91446110 mondomostre vivaticket it ipittoridipompei.it

i colori dellA serenissimA. pittura veneta del settecento in trentino 23 Ottobre 2022

Trento, Castello del Buonconsiglio www.buonconsiglio.it info@buonconsiglio it T 0461233770

gennaio 2022 il film diretto dal regista David Bickerstaff distribuito da Adler

richArd Avedon: relAtionships 100 scatti per celebrare il grande fotografo Richard Avedon Milano, Palazzo Reale 22 settembre 2022 29 gennaio 2023,

sAntAfrikA di Sant’Era e Sabrina Poli fino al 4 ottobre 2022 Radio Trastevere Gallery Roma Via Natale del Grande 21

pAolo lAudisA

All’incrocio di quattro vie dello spazio il pozzo segna il centro del mondo 8 23 ottobre 2022

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frAnco zecchin. continente siciliA fino al 9 ottobre 2022 Sale polivalenti del Cineteatro Montiggia Palau (SS), Via Nazionale, 116 remanso 9 22 ottobre 2022 Ex Cartiera Latina, Parco Regionale dell’Appia Antica Via Appia Antica 42 Roma info: +39 3421691753 marinabuening@gmail.com

vivere in Alto. uomini e montA Gne dAi fotoGrAfi di mAGnum. da robert capa a steve mccurry

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Altre Americhe fino al 2 novembre 2022

Castello Aragonese di Otranto

Tutti i giorni dalle 10 alle 24

Intero 12 Euro, Ridotto 9 Euro, Scola resche 3 Euro. Gratuito (minori fino a 6 anni, guide turistiche con patentino con gruppo, e disabili e un accompa gnatore) Info 0836 212745

mara fabbro Alberto pasqual

i custodi dellA mAteriA 1° ottobre 6 novembre 2022

Castello del Monferrato, Casale Mon ferrato (AL)

Castello del Monferrato P zza Castello, Casale Monferrato (Al) Tel. 0142 444329

Ingresso: gratuito

Orari apertura

Sabato e domenica dalle 10 00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Al cinema solo il 17, 18 e 19
Entertainment “ I T I N E R _ A R T E . . . D O V E E Q U A N D O . . . 53
t t p : / / f o n d o v a l e r i . a c c a d e m i a d e i f i lodrammatici.it

IL PROFUMO DEL GELO

IL NUOVO ROMANzO DI LORETA FAILONI

Come si fa a lasciare andare via chi si ama? Come si può pensare di sopravvivere all’assenza di chi ci ha donato la vita?

Quando il tempo inesorabile recide il filo e ci pone davanti al dolore lacerante della perdita della “madre”, ci si ritrova sempre impreparati e il disorientamento è totale E ci si appiglia disperatamente ai ricordi, ma non bastano e diventa quasi naturale continuare quel dialogo interrotto, ridotto ormai a folle (?) monologo, abitare i luoghi che sono stati condivisi Girovagare nelle stanze dove siamo stati felici senza rendercene conto il più delle volte diventa l’unica via che ci si apre alla sopravvivenza. Anche il contatto fisico con le cose diventa un modo per alimentare il nostro bisogno di riempire il vuoto incolmabile dell’assenza. E persino il cimitero viene vissuto come luogo dove illusoriamente (?) continuare a tenere in vita il rapporto con chi non c’è più.

E allora diventa quasi indispensabile scorgere, sebbene in lontananza, le luci di quel confine che nonostante tutto non è separazione tra i due mondi ma è semmai la sponda dove approdare per trovare ristoro al dolore. Come accade alla protagonista de “Il profumo del gelo - una casa sul confine dei ricordi ” il nuovo romanzo di Loreta Failoni edito da Curcu e Genovese. È una storia intima, che scava nel dolore interiore vagando nelle stanze della memoria e nutrendosi di ricordi. È la storia di Dafne, traduttrice, che ha scelto di vivere nella casa della sua infanzia ormai vuota ma non di ricordi, appunto. Una casa situata lungo la statale, gli scenari sono quelli del bellissimo e amato Trentino, osservatorio strategico di quel via vai silenzioso che popola i viali del cimitero. Un luogo che Dafne frequenta quotidianamente anche nelle inso lite ore della sera e qui si imbatterà in due uomini, il primo, miste rioso, che intravede fermo davanti alla cancellata, quasi come se non si ritenesse degno di entrare, e che di tanto in tanto lascia al cancello buste penzolanti contenenti foglie secche e fogli di poe sia, il secondo è Diego, un medico, che l’aiuterà a ricomporre come un puzzle la storia della sua vita, a squarciare il buio che avvolge il mondo silenzioso del fratello Simone segnato profon damente dalla morte accidentale del padre, il notaio Ludovico Ruggero Lamberti, una figura ingombrante e autoritaria.

Si dice che preparare il cibo è il primo vero gesto d’amore. In fon do è la madre a nutrire il proprio bambino, sin dal grembo e poi fuori. E prendersi cura dell’altro attraverso il cibo più che una dimostrazione di appartenenza è un fatto naturale. Spontaneo. Come il recupero di certi gesti, di certi sapori che danno consi stenza al tempo e che leniscono l’anima. E a Dafne viene natura le sfogliare tra le pagine del ricettario di sua madre per rintraccia re i suoi profumi che coincidono con quelli della sua infanzia. Ed

LORETA FAILONI Il profumo del gelo Curcu & Genovese Ass 2022 p 173 €16,00 ISBN 9788868762926 54

è proprio lì, tra le righe di istruzioni, fra dosi madre ha nascosto i suoi timori, le sue ansie, forse anche i sogni e gli incubi di una giovane donna Paradossalmente tra una ricetta e l’altra impara a conoscere sua madre, a capire il senso di certi suoi comportamenti, l’atteggiamento protettivo, le lacrime silenziose che le rigavano il viso in risposta alle umiliazioni del padre La trama è intensa, e sorprendente Come le atmosfere innevate che rendono l’arrivo del Natale ancora più magico in certi luoghi La narrazione con una prosa fluida e limpida, dal ritmo lento quando si sofferma su episodi del passato diventa incalzante, con una suspence quasi da thriller, che porterà Dafne alla risoluzione del mistero che avvolge la morte di suo padre Ma in questo viaggio alla scoperta della verità, la protagonista incontrerà l’amore e riuscirà a vincere i suoi fantasmi. Una vera e propria colonna sonora sono i versi di alcuni brani di Francesco Guccini posti in esergo che aprono i capitoli del romanzo, 172 pagine che si leggono e si rileggono perché “Il profumo del gelo” è una storia in cui è possibile rintracciare qualcosa di noi perché tutti abbiamo avuto una “mamma nata in primavera” con cui continuiamo a parlare anche a costo di sembrare folli. Ma le mamme non muoiono mai o forse vale ciò che asseriva Demostene: «Nulla è più facile che illudersi. Perché l'uomo crede vero ciò che desidera.». Loreta Failoni ha iniziato scrivendo manuali di matematica per bambini editi da Mondadori e si occupa di libri, spettacoli e di cinema. Il suo romanzo d’esordio, “La bisettrice dell’anima”, che l’ha condotta in tutta Italia e negli USA, ha vinto molti premi tra cui il prestigioso Firenze per le culture di pace, dedicato a Tiziano Terzani.

Ha pubblicato “La voce della paura”, “Vite nel kaos” scritto a quattro mani con Gabriele Biancardi. Nel 2021 ha coordinato la realizzazione del libro “No, non avere paura” al quale hanno aderito trentatré autori, scrittori, poeti e illustratori, il cui ricavato andrà al Centri antiviolenza di Trento.

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L U O G h I D E L S A P E R E

#lAdevotAlettrice | le recensioni di luciA Accoto il romAnzo di luciA vAlcepinA

Trattenere le parole, schivando gli sguardi, rassicura chi che evita

il confronto Si tacitano gli stati d’animo Pensi di essere al sicuro, di aver evitato una discussione che non regge bene le emozioni Pensi anche di essere stato fortunato, addirittura bravo nell’aver zittito la coscienza che mette in luce quei punti talmente dolenti che sarebbe troppo affrontarli vis a vis Ti convinci che il silenzio ti abbia protetto Stupidaggini Ciò che non hai detto ti viene a cercare Ti tormenta il sonno e ti agita le giornate Arriva sempre il tempo della resa dei conti e quel faccia a faccia non puoi più ripudiarlo Ti tocca Tanto vale, allora, essere schietti ed esprimere quello che si impasta con la ruggine per farlo uscire una volta per tutte I silenzi sono fatti di tante idee, di tante convinzioni, di tanti pensieri, che scelgono la timidezza per compagna invece di abbracciarsi all’audacia Meglio starsene buoni e non agitare troppo le acque, nei rovi ci si impiglia ugualmente anche se stai attento Il confronto può portare allo scontro, certo Ma vengono meno le difese, alla fine stremati si dice quello che si dovrebbe dire Chiaramente Ci si libera e si ha anche una prospettiva nuova Un punto di vista diverso, l’altra parte della campana che ha suoni, voce e cuore In Il paradosso dell’ossigeno di Lucia Valcepina finisci nei silenzi e nelle parole di due donne, Aphra e Giulia Mamma e figlia non si conoscono bene, le distanze le hanno allontanate e le scelte hanno fatto il resto acuendo le incomprensioni Aphra, ex attrice di teatro, ha indossato molte vite creando un disordine nelle poche certezze messe in piedi per sé e per la sua famiglia Giulia, sua figlia, ha dovuto affrontare l’esistenza senza applicare fronzoli È pratica ed elimina il superfluo dalla testa per concentrarsi sulla sostanza Essere madre a sua volta la spinge a bruciare i propri sogni per incanalare quelli di un figlio Le due donne, su un treno in sosta, saranno l’una gli occhi dell’altra, si parleranno scoperchiando pensieri messi sottovuoto da trotto tempo.

Il romanzo apre il sipario dell’anima. La storia entra dritta nelle situazioni scomode, nelle decisioni rimandate, negli affetti inespressi. La narrazione è delicata, bella. Ha stile, la scrittrice. Il lettore segue

il passo delle protagoniste senza fiatare, ogni suo fiato potrebbe spezzare il momento delle parole. Questo pensa il lettore che va avanti con gli occhi per seguire una storia che potrebbe appartenere a tutti.

#recensione #luciaaccoto #recensore #giornalista #libri #ladevotalettrice 56 LUCIA VALCEPINA Il paradosso dell’ossigeno Dominioni Editore 2022 pp 96 €13,00 ISBN 9788898911639

Dinanzi alla poesia ti senti inadeguato Pensi, sbagliando, di non essere all’altezza dei versi che racchiudono tutto un mondo che si manifesta in poche righe. A volte, ti convinci di essere estraneo a quel modo di scrivere Appartenere alla poesia non è da tutti Essa non esclude nessuno e finire nelle sue parole significa anche torna re a casa, sentendo quello che si è perso nelle parti più strette della memoria La poesia dona, accoglie ed induce alla pazienza Sa aspettare essa stessa Il risveglio emotivo può anche non arrivare subito, ma se in quelle rime c’è un significato forte, autentico, il let tore se ne ricorderà al momento giusto. Basta un dettaglio e il pensiero va agli scritti, alle poesie lette La poesia serve Ognuno tro verà la sua causa e saprà sfruttarla al meglio anche nell’aggiustare i pensieri rendendoli delicati e belli. La poesia è uno stato d’animo. Puoi essere ogni cosa e il nulla assoluto Evanescenza e sostanza, visione e pensieri, ombre e sentieri, tutto porta a qualcosa. La via la tracciano i versi, occorre leggere per sfarinare i messaggi. Fenomenologia del silenzio di Anna Rita Merico è un libro, sostanzioso, di poesie che si fanno strade, albe e fondali Ci finisci dentro con la sorpresa negli occhi. Ti avvolgi nell’inchiostro e sogni. Diven ti leggero e poi massa, cambi colore e incespichi nei labirinti di ciò che le poesie dicono all’istante Attimi e linee di bellezza, di forza Tracce di albe e assunti di memoria. Bello. Fenomenologia del silenzio è tanta roba. Lo stile è maturo, mai banale o ripetitivo Nel libro sono contenute poesie che vanno dal 2004 al 2021, ma la bellezza si è posata su ognuna di esse Chapeau, all’autrice.

U O G h I D E L S A P E R E

ANNA
#lAdevotAlettrice | le recensioni di luciA Accoto merico e lA fenomenoloGiA del silenzio
RITA MERICO Fenomenologia del silenzio Musicaos Editore 2022 pp. €25,00 ISBN 9791280202390 L
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S a l e n t o S e g r e t o

il simbolismo dellA conchiGliA dAll' Antichità Al bArocco

Passeggiando nel cuore antico tra vicoli e pagine di storia

La prima immagine di questa serie raffigura Afrodite, ora a Brindisi ma altro esemplare è al Marta di Taranto, con alle s p a l l e , c o m e f o s s e r o a l i e secondo il mito proprio, due valve di conchiglia pecten o pettine. Questo tipo di conchi glia fu riscoperta in periodo u m a n i s t i c o e u t i l i z z a t a n e l campo della scultura e della architettura C'è da osservare

Mario Cazzato foto di Mario Cazzato
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S a l e n t o S e g r e t o

che in Terra d'Otranto e in periodo rinascimentale la conchiglia non fu utilizzata nel leccese bensì nel neretino, Copertino compresa, però fino ai primi decenni del Seicento. Fu riscoperta e uti lizzata un secolo dopo da Mauro Manieri nelle sue numerose fabbriche sparse tra Lecce e Taranto

Particolari di conchiglia in Palazzo Baronale Castromediano, Palazzo Marrese Rollo, Duomo di San Cataldo, foto di Mario Cazzato
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Castello di Copertino, foto di Lucio Maiorano
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l’Arte di frAncescA mele

AllA cAttedrAle di dresdA

Visioni

di architetture dal gusto onirico e simbolico che diventano metafore di mondi interiori: la pittura diventa mate rica e fluida al tempo stesso e racconta la complessa relazione dell’Uomo con la Natura e la spiritualità. Sta per concludersi il tour di mostre itineranti di Francesca Mele in Germania dove a Dresda il prossimo 5 ottobre l’artista inaugurerà la personale “Das ist (nicht) Veneding”, allestita nella Haus der Kathedrale - Katholische Akademie, che trae il titolo da una delle tele “Ceci n’est pas Veni ce” tra le visioni di architetture dal gusto oni rico e simbolico che diventano metafore di mondi interiori. Le oltre cento opere che sono state presentate in Germania racchiu dono la cifra stilistica di Francesca Mele, la sua ricerca estetica ed etica perché le sue opere non sono solo belle da vedere ma mettono in relazione l’Uomo con se stesso, la Natura e il Mondo intendendo con esso anche le architetture, le costruzioni che dal le cattedrali ai grattacieli da sempre diventano slancio verso il Cielo, l’Infinito. Le crea zioni pittoriche di Francesca Mele hanno radici profonde nella storia della pittura italia-

na, in quel Rinascimento che rivive attraverso le figure femminili che lei riesce a riposi zionare al centro della narrazione artistica intrisa di simboli e di figurazioni meravigliose. Meravigliosa come la sua abilità tecnica, la padronanza pittorica, l'utilizzo di materiali diversi a cominciare dal supporto pittorico che realizza cucendo tele di juta che incornicia o trattando tavole di pioppo. La genesi dell'opera inizia dalla scelta del supporto pit torico dove con maestria stende oli e carta riso giapponese lasciando fluire il pensiero che diventa segno e colore L’arte pittorica di Francesca Mele ha conquistato il pubblico e la critica tedesca al punto da far prorogare (fino allo scorso maggio) i due precedenti eventi espositivi “L’invisibile della natura” a Rheine negli spazi del Ger trudenstif (14 novembre2021/23 gennaio 2022) e “Visioni e incantamenti” a Münster (7 dicembre 2021/28 febbraio 2022) dove nelle sale dell’Accademia Sociale Cattolica Franz Hitze Haus è stata presentata dal filosofo e teologo Elmar Salmann. Per l’oc casione la prestigiosa casa editrice Aschen dorff Verlag ha pubblicato il catalogo bilin-

L’artista salentina conclude in dicembre il tour di mostre in Germania ma è già a lavoro per completare il ciclo di tele per la Chiesa di Sant’Antonio a Carmiano. Per Natale la consegna della “Natività”
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Francesca Mele, Serenissima, 2020, olio e cartariso su juta
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gue “Written in Water, Visioni e riflessi di soli tudine” con i contributi critici del teologo e filosofo tedesco Elmar Salman e la prefazio ne di Christoph Hegge Vescovo ausiliare di Münster che ha spiegato il valore del progetto artistico da lui organizzato: «Written in Water, Visioni e riflessi di solitudine ’ Il tito lo di questo catalogo d’arte mira a far risuonare le dimensioni profonde, i regni “metafisi ci” della nostra percezione Un dialogo tra uomo, architettura e natura che attraverso mezzi stilistici del Surrealismo e in parte del Cubismo mette in discussione l’esistenza dell’essere umano rispetto alla sua ragione significante e invita a partecipare visionaria mente in solitudine alla formazione e alla conservazione del mondo e della creazione Come membro della Commissione per la Scienza e la Cultura della Conferenza Epi scopale Tedesca, è anche mia grande preoccupazione promuovere questo dialogo di ricerca interiore e di garanzia dello sviluppo umano uno sguardo attento alle meraviglie

della creazione ed al potere creativo dell’es sere umano che è orientato, per dirla con san Tommaso d’Aquino, verso ‘il pulchrum, il verum e il bonum’ » E dopo essere stata ospite della Katholische Akademie Schwerte (12 giugno/14 agosto 2022) suscitando grande ammirazione da parte del pubblico ancora un ultimo evento espositivo, come anticipato, a Dresda dove fino al prossimo 24 dicembre potranno esse re ammirate le sue visioni oniriche che viaggiano oltre il tempo e lo spazio indagando pensieri e risvegliando emozioni sopite Come ha già avuto modo di scrivere delle sue opere il filosofo e teologo Elmar Sal mann: «È una pittura sul limitare di enigma e cifra, verso un segreto che soffia intorno a noi, ci assilla e ci lascia fuggire. Tuttavia non gli sfuggiamo.» Le tele di Francesca Mele catturano e incantano lo sguardo dell’osservatore e restano scolpite per sempre negli occhi di chi le guarda. Le opere presentate nella mostra "L'invisibile nella natura, spiega

Un momento della presentazione dei bozzetti del ciclo di opere a Carmiano alla presenza del Sindaco e di don Riccardo, foto di Stefano Quarta
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lo stesso Salman, «Non è una natura reale, ma piuttosto sono nature morte che vogliono cogliere l‘essenza della natura, la sua indole o apparenza invisibile L’es senziale non si vede e appunto questo viene qui raffigurato, messo davanti ad occhi che vedono e non vedono, che stravedono per qualcosa che non com prendono.» E, intercettando la valenza simboliche delle opere racchiuse nel secondo ciclo pittorico, si legge ancora nel catalogo «Visioni ed incantamenti Tra Venezia e New York come città apocalittiche. Come se l’essenza della civiltà fosse la città inabitabile e l’es senza della città la sua decomposizione Le strade sono vuote, bagnate o sommerse da una luce abbagliante con qualche incontro inatteso, epifanico, angelico: “Tutto può succedere” L‘America come inferno o come miracolo Cosa sentiamo? Forse un fascino e un brivido, uno smarrimento. Tanta geome tria, tanta architettura impressionante ed impressioni stica, tanta inafferrabilità, tanto vuoto che chiede una umanizzazione, forse vi prevale il terrore soave del sacro con alcune isole di conforto... Cosa pensiamo? Sembrano icone e segnature, riflessi e visioni di una grande solitudine, di un silenzio abissale, di una sfera del sacro che si sottrae e si impone nel medesimo momento Le architetture sacre parlano, forse, di un Dio assente ed inquietante, eppure ci sono momenti di grande poeticità che ci dicono: “Si può sognare ovun que”, un quadro nel quale si riassumono molti tratti caratteristici della pittura di Francesca Mele.» Nata a Novoli, Francesca Mele vanta una carriera quarantennale e ha all’attivo cento trenta mostre in Ita lia e all’estero. Segnalata nel numero 57 del Cam, Catalogo di Arte edito da Editoriale Giorgio Mondado ri Francesca Mele è presente in collezioni pubbliche e private: dal ritratto del beato Padre Spoletini collocato nella Chiesa di S. Francesco a Ripa a Trastevere, all’opera presente nella collezione del Musée De La Grande Loge De France a Parigi; dal ritratto del Conte Nickolaus Leopold III, inserito nella Galleria del Museo Wasserburg Anholt, all’opera “Le opere della Misericordia” donato a Papa Francesco incontrato in occasione della manifestazione “Il Papa incontra gli artisti del Concerto per i poveri” ed esposto nella sala del Concistoro a Città del Vaticano nel novembre 2019. Tra le collezioni pubbliche, di grande rilievo sono le tele che dal 2010 impreziosiscono l’altare maggiore della Chiesa di Sant’Antonio Abbate a Carmiano (Lecce), un ciclo che sarà completato con la realizzazione di altre quattro opere (La Visitazione, La Natività, La lavanda dei piedi, L’incredulità di San Tommaso) e che vedrà in occasione del Natale 2022 la consegna e l’installazione della “Natività”. www francescamele art

Francesca Scritto sull’acqua, basso Rovine sull’acqua,
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Mele
2020 olio e volume, carta di riso e juta; in
2017, tecnica mista olio su pioppo

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