primo piano
l e n o v i t à d e l l a c as a
IL RAGGIO VERDE EDIZIONIDirettore responsabile Antonietta
progetto grafico Pierpaolo Gaballo
impaginazione effegraphic
Redazione
Hanno collaborato a questo numero: Stefano Cambò, Veronica Di Maglie, Mario Cazzato, Sara Di Caprio, Dario Ferreri, Sara Foti Sciavaliere, Massimiliano Manieri, Raffaele Polo
Redazione: via del Luppolo, 6 73100 Lecce e mail: info@arteeluoghi it www.arteeluoghi.it
di qual siasi tipo di materiale ne implica l autorizzazione alla pubblicazione Foto e scritti anche se pubblicati non si restituiscono La collaborazione sotto qualsiasi forma è gratuita I dati personali inviateci saranno utilizzati per esclusivo uso archivio e resteranno riservati come previsto dalla Legge 675/96 I diritti di proprietà artistica e let teraria sono riservati Non è consentita la riproduzione anche se parziale di testi documenti e fotografie senza autorizzazione
EDITORIALE
La cosa che mi ha sempre affascinato di Canova è che oltre ad esse re stato il geniale artista del neoclassicismo è riuscito, nonostante le sue umili origini, a ricoprire un ruolo diplomatico di altissimo livello e se oggi possiamo ammirare tanti capolavori, che vennero trafugati da Napoleone, lo dobbiamo allo scultore di Possagno Nel bicentena rio della morte non potevamo non dedicare a Canova la copertina, scegliendo l’immagine guida della mostra che Bassano del Grappa gli tributa, evidenziando appunto il genio dell’artista e la grandiosità dell’uomo e del cultore d’arte E, a proposito di anniversari, non dimentichiamo nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini il suo spessore e il suo sguardo andando a ripercorrere i luoghi dei suoi set cinematografici, come ci ricorda Stefano Cambò. Andiamo poi nella capitale dove si apre la rassegna Arte in Nuvola, quella di Mas similiano Fuksas, grazie a Sara Di Caprio mentre Raffaele Polo ci por ta a Latiano, dove ebbe i natali un artista che lavorò tra l’altro anche a Roma, stiamo parlando di Agesilao Flora e i suoi affreschi nel Salen to e non solo E quando si parla di Salento non si può far a meno del le chicche storiche di Mario Cazzato e dei luoghi del mistero che ci conducono sul colle di San Mauro...Il nostro viaggio prosegue a Napo li dove Lello Arena, da direttore artistico, apre la stagione del Teatro Cilea mentre l’associazione Movies Event dà il via alla XIX edizione del Festival del Cortometraggio A Casalecchio sul Reno torna invece “Politicamente scorretto” la rassegna curata da Carlo Lucarelli. Per CuriosAr(t)e Dario Ferreri ci parla delle visioni surreali dell’artista rumeno Adrian Borda E dal Veneto alla Puglia, sono tanti gli angoli meravigliosi da scoprire, come il borgo di Presicce, tra i più belli d’I talia, fotografato e raccontato da Sara Foti Sciavaliere mentre una “new entry” la giovane Veronica Di Maglie ci porta a Taranto sul Pon te girevole Ecco, tra le invenzioni umane, quella più utile e sugge stiva e carica di speranza perché i ponti uniscono e quello di Taran to addirittura “abbraccia”. Magari gli uomini costruissero ponti inve ce di distruggerli! con questo pensiero, ci apprestiamo a salutare novembre con l’augurio che presto, molto presto, si possa parlare della ritrovata pace Buona lettura! (an fu )
SOMMARIO
luoghi|eventi| itinerari: girovagando | presicce il bor go dei Mascarani 26 itinerarte 59 | Taranto il popolo girevole 74
arte: io canova genio europeo 4|agesilao flora 14 | arte in nuvola 48
interventi letterari|luoghi del mistero: il mistero di san Mauro 44 salento segreto 72
Teatro|danza|Moda la nuova stagione del teatro cilea 24
cinema| i luoghi del cinema a napoli accordi@disac cordi 22 prima visione 64 | pier paolo pasolini 67
i luoghi della parola: | politicamente scorretto 18 | curiosar(t)e: Jordan Borda 52
libri | luoghi del sapere 60-63 | il profumo del gelo
i luoghi nella rete|interviste| Musei | italian agile days 38 intervista al Maestro Biagio putignano 78
Numero 11 anno XVII novembre 2022
Antonio Canova (1757 1822) Autoritratto, 1812 Gesso, 74x50x35,5 cm Bassano del Grappa, Museo Civico Proprietà editoriale Il Raggio Verde S.r.l. Fulvio Antonietta Fulvio, Sara Di Caprio, Mario Cazzato, Nico Maggi, Giusy Petracca, Raffaele Poloio canova, genio europeo la
MosTra a Bassano del grappa
“ ”
Dal 15 ottobre al 26 febbraio 2023 una grande mostra celebra l’artista a duecento anni dalla morte con oltre 140 opere tra sculture, dipinti, disegni documenti rari provenienti da importanti collezioni pubbliche e private nazionali ed europee. Per la prima volta esposta La Maddalena giacente ultima opera di cui si erano perse le tracce
BASSANO DEL GRAPPA (VI) Duecento anni fa, a Venezia il 13 ottobre 1822, concludeva la sua esistenza terrena Antonio Cano va ma, come accade per gli artisti, lo sculto re nato a Possagno il 1° novembre 1757 e acclamato dai contemporanei come il nuovo Fidia continua a vivere attraverso la bellezza eterna delle sue opere, i disegni preparatori, i bozzetti in creta, i modelli in gesso conser vati nella Gipsoteca di Possagno, l’acume
dei suoi scritti, un fondo di 6685 lettere e documenti oggi digitalizzati e consultabili on line in alta definizione e nella perfetta cromia originale su: archiviocanova.medialibrary.it Fu Giovanni Battista Sartori Canova, fratella stro ed amico, devoto segretario ed erede universale di Canova a lasciare parte dell’eredità al Museo Civico nel 1851 facendo diventare Bassano luogo imprescindibile per la conoscenza del Maestro che viene cele
brato in una grande mostra, Io Canova, genio europeo, che si è aperta lo scorso 15 ottobre. Fino al 26 febbraio 2023 sarà possibile adden trarsi nelle sale del Museo Civico di Bassano e ripercorrere la parabola esistenziale del grande scultore raccontato in tre sezioni che svelano l’uomo, il collezionista, il diplomatico, il protettore delle arti.
Oltre 140 opere tra sculture, dipinti, disegni e documenti preziosi, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private italiane ed europee le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo di Castel vecchio di Verona, il Museo Correr di Venezia, la Protomoteca Capitolina, i Musei Vaticani, la Mal maison di Parigi, l’Albertina e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Schloss Esterhazy, l’Alte Pinakothek di Monaco, il Musée National du Château de Fontainebleau o la Daniel Katz Gallery di Londra per citarne alcuni, per delinea re le tappe di un percorso che farà entrare i visitatori nell’universo creativo del maestro ma anche ripercorrere le tappe del “viaggiatore” Canova che dall’Italia approdò alle grandi corti d’Europa.
Eccezionalmente in mostra il grande marmo riscoperto solo di recente la “Maddalena giacente”, l’ultimo capolavoro di Canova proveniente dall’Inghilterra, dopo quasi due secoli in cui se ne erano perse le tracce. Realizzata poco prima di morire per Robert Jenckins, secondo conte di Liverpool e primo ministro inglese, la splendida figura distesa è stata riconosciuta dopo molti anni di oblio e può essere oggi mostrata in tutta la sua struggente bellezza.
«Antonio Canova spiega Elena Pavan sindaco di Bassano del Grappa era originario della vici na Possagno Ciononostante, con la nostra città ebbe sempre un rapporto privilegiato, a tal punto che il fratello, suo erede universale, decise di consegnare a essa una parte cospicua, anzi fondamentale per ampiezza e importanza, del suo lascito, affinché il Museo Civico se ne facesse custode: gessi, bozzetti, dipinti e un ingente
patrimonio di disegni e manoscritti di inestima bile valore. Bassano si configura così centro complementare alla Gipsoteca di Possagno, punto di riferimento imprescindibile per lo studio dell’artista. Anche per questo, a Bassano hanno trovato dimora l’Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il Neoclassi cismo e del Comitato per le Edizioni Nazionali degli scritti di Antonio Canova.» Curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo con il coordinamento scientifico di Barbara Guidi, organizzata dai Musei Civi ci di Bassano del Grappa e da Villaggio Globale International e posta sotto l’egida del “Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della mor te di Antonio Canova”, “Io, Canova Genio europeo” intende indagare alcuni aspetti mai affrontati prima in una mostra: tra questi la formazione, la maturazione artistica e la partecipazione alla storia europea e mondiale di questo straordinario protagonista, che fu capace di orientare il
gusto di un’intera epo ca «Il Canova ha avuto il coraggio di non copia re i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Quel grande che a vent'anni non conosce va ancora l'ortografia, ha creato cento statue, trenta delle quali sono capolavori» La citazione di Stendhal, che conobbe a Roma Anto nio Canova, rende l’i dea del geniale artista che a 22 anni con la realizzazione del grup
po scultore Dedalo e Icaro era entrato far parte dell’Accademia Veneziana.
Amava definirsi omo senza lettere ma nono stante le umili origini, l’artista di Possano con lo studio dei classici e delle lingue (in mostra anche il Quaderno di esercizi di inglese) riuscì a creare una sua cifra stilistica e a colmare la iniziale dispa rità culturale a mante nere salda la sua libertà intellettuale e a sostenere con coraggio le sue idee. Il suo
studio a Roma in via delle Colonnette nei pressi del mausoleo di Augusto, luogo di incontro per tanti artisti, intellettuali, collezionisti era suddiviso in due spazi uno pubblico e uno privato destinato anche alla sua pre ziosa biblioteca e alla collezione di opere d’arte. Da fine conoscitore nel corso degli anni arrivò a costituire un’eterogenea raccolta di grande valore artistico, comprendente dipinti che spaziavano dal Quattro al Sette cento.
La mostra riunisce, per la prima volta, una selezione delle opere a lui appartenute: Gerolamo Bassano, Moretto da Brescia, Valentin Lefèvre e Giambattista Piranesi e Giambattista Tiepolo di cui possedeva nume rosi disegni, dipinti e incisioni, come stanno a documentare in mostra lo smagliante bozzet to per il perduto soffitto della chiesa degli Scalzi di Venezia, Il trasporto della Santa
Casa di Loreto, e il raro libro delle incisioni che entrò a far parte della sua collezione per legato testamentario del principe Abbondio Rezzonico, che aveva nominato Antonio Canova suo erede di “tutti li Libri di belle Arti”. Nella prima sezione della mostra, L’uomo e l’artista, si evidenziano gli anni della forma zione a Venezia, al definitivo trasferimento a Roma con la scoperta dell’antico e gli anni del grand Tour in lungo e largo nella peniso la visitando le città di Ferrara, Bologna, Firenze, Roma e Napoli dove potè ammirare dal vivo i tesori di Ercolano e Pompei, i marmi Farnese e la Cappella di San Severo Qui si narra che al cospetto del Cristo Velato affermò «Darei dieci anni di vita pur di realiz zare un'opera di eguale bellezza!»
Tra le opere di questa sezione, figurano l’au toritratto del giovane Canova intento a dipingere proveniente dalle Gallerie degli Uffizi, Il
Busto dell’Ammiraglio Angelo Emo da collezione privata (1795) e i due imponenti gessi del Damosseno e Creugante, dalle Accade mie di Belle Arti di Carrara e Ravenna, anni importanti di formazione all’Accademia Capitolina e presso l’atelier di Pompeo Batoni, e ancora la Stele funeraria di Giovanni Falier, proveniente dalla Chiesa di Santo Stefano a Venezia affiancata per la prima volta al monocromo in cui l’artista studia la composi zione - e lo spettacolare e imponente “Ritratto del Senatore Abbondio Rezzonico” di
Pompeo Batoni eccezionalmente in prestito da Palazzo Barberini. Tra i prestiti nazionali e internazionali figura no il grande gesso della “Religione” dei Musei Vaticani, l’“Endimione dormiente” dall’Accademia di Belle Arti di Ravenna o la “Danzatrice col dito al mento” della Pinacoteca Agnelli che ricostruiscono il contesto in cui Canova visse e operò. Tra queste, lo splen dido “Ritratto del Senatore Abbondio Rezzo nico” di Batoni, il “Ritratto di Clemente XIII” di Mengs e quello dell’ “Imperatore Napoleone
I” di Gérard, i preziosi dipinti di Tiepolo e Moretto da Brescia appartenuti a Canova, fino ai capolavori di Paolo Veronese, Ludovico Carracci e Guido Reni egli stesso ricondusse in Italia nel 1815 grazie a una coraggiosa missione diplomatica
La sezione Canova e l’Europa in parti colare evidenzia la straordinaria ascesa artistica di Canova al punto che le sue opere erano ambite dai sovrani, mecenati e aristocratici europei Tra i suoi più fedeli ammiratori vi erano gli inglesi, per i quali l’artista realizzò numerosi capola vori come Venere e Marte, commissio nato dal Re di Inghilterra Giorgio IV (imponente il gesso proveniente dalla Gipsoteca di Possagno) e le figure gia centi della Maddalena e dell’Endimione per Lord Liverpool e per il Duca di Devonshire. Quando nel 1798 giunge a Vienna, il duca Alberto di Sassonia gli commissiona il monumento funerario per la moglie Maria Cristina d’Austria un capolavoro che decretò la sua fama europea ma cancellando gli schemi allegorici e celebrativi dell’antico regime introdusse una nuova sensibilità meditativa affermandosi come il più grande scultore del neoclassicismo. Giunsero nuove commissioni come il ritratto di Francesco I d’Austria di cui è esposto il busto in gesso e soprattutto la scultura de La principessa Leopoldina Esterházy Liechtenstein (1805 1818) proveniente dalla Collezione sto rica del Palazzo Esterházy ad Eisen stadt La fama dello scultore attraversò l’intero continente, dalla Russia (in mostra l’Amorino alato del Museo Cor rer) fino alla Polonia e alla Spagna dove la marchesa di Santa Cruz gli commis sionò un monumento funerario rimasto incompiuto in memoria della giovane
figlia, la contessa de Haro morta prematuramente. Per quest’opera Canova ideò lo studio preparatorio esposto in mostra, monumentale tela dipinta con la tecnica del monocromo, con la quale lo scultore verificava la composizione prima di trasporla in bassorilievo Le committenze di Pio VI e del succes sore Pio VII (effigiato nel capolavoro in marmo che giunge dai Musei Capitoli ni), così come l’elezione ad accademico di San Luca e la nomina a Ispettore generale delle Antichità e Belle Arti di Roma coronarono definitivamente la gloria italiana di Canova e aprirono la strada a quella europea E non poteva esserci titolo migliore, Canova nella Storia, per raccontare l’in contro con Napoleone Bonaparte nel 1802 a Parigi all’epoca primo console della Francia e futuro Imperatore. L’artista oltre ritrarre Napoleone realizzò un busto in gesso da cui sarebbero state ricavate varie versioni che avrebbero costituto una delle immagini più diffuse del sovrano e, in seguito, studiò un ritratto idealizzato di Napoleone come Marte pacificatore Tra le estimatrici di Canova figurava la prima moglie di Napoleone, Joséphine de Beauharnais, che divenne amica dello scultore e vol le nella sua prestigiosa collezione a La Malmaison Ebe, Amore e Psiche stanti (in mostra il gesso) e il gruppo delle Grazie (esposto il capolavoro in terracotta del primo modello per il cele bre gruppo delle “Grazie” del Museo di Bassano) La mostra pone in evidenza anche l’importanza del ruolo diplomatico svolto da Canova quando il 10 ago sto 1815, viene nominato da Pio VII, su indicazione del cardinale Ercole Con salvi, Segretario di Stato, “Commissario straordinario” a Parigi, con il compito di
recuperare i capolavori sottratti allo Stato dall’esercito francese a seguito del Trattato di Tolentino (19 febbraio 1797). Nonostante le accese opposizioni, con il sostegno di Hamil ton sottosegretario del Ministro degli Esteri britannico, di Wellington il comandante inglese che aveva sconfitto Napoleone a Waterloo e del cancelliere austriaco Principe di Metternich con un drappello di soldati austriaci e prussiani fece incursione al Lou vre staccando dai muri e recuperando dalle sale buona parte delle opere reclamate dagli Stati pontifici
Il 25 ottobre 1815 un convoglio di 41 carri trainati da 200 cavalli con 249 opere lasciò Parigi per raggiungere le varie destinazioni in Italia. I carri furono accolti dalle popolazioni locali in festa ed esultò anche Giacomo Leo pardi per le opere “ritornate alla patria”. In mostra a Bassano a testimoniare questo momento anche l’antico calco in gesso del “Laocoonte” prestato dai Musei Vaticani, la “Deposizione” di Paolo Veronese, “La Fortu na” di Guido Reni, la monumentale “Assunzione della Vergine” e “La Carraccina” di Agostino Carracci
«Antonio Canova è stato, come pochi, non solo un eccellente ambasciatore dell’arte e della scultura, ma anche delle relazioni diplomatiche e professionali in un’epoca attraver sata da diverse turbolenze belliche e trasformazioni politiche capaci, come inse gnatoci dalla Storia, di ridisegnare la cartina politica del Continente » - ha commentato Luca Zaia Presidente della Regione del Veneto.
Alla mostra erano stati ufficialmente conces si in prestito dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo alcuni dei famosi marmi di Canova lì conservati. Così come dal Museo Nazionale di Kiev doveva giungere la “Pace”, splendida allegoria in marmo, mai tanto attuale.
Allo scoppio del conflitto russo-ucraino, la rinuncia a tali prestiti è stata inevitabile e convinta spiegano gli organizzatori.
«Ciò non ha impedito - grazie anche generosità e alla fiducia di tanti musei, istituzioni e collezionisti italiani e stranieri che hanno concesso in prestito opere di grande delicatezza e rilevanza, alcune delle quali mai esposte prima in Italia di dare vita ad una mostra rigorosa ma avvincente, capace di evocare, attraverso la storia di un uomo, un’intera epoca. La speranza e l’augurio di tutti è che le opere Canova dalla Russia e dall’Ucraina possano essere esposte nuovamente assie me, a testimonianza di nuovi tempi di serenità, di pace e di dialogo »
Io Canova, genio europeo Bassano del Grappa Museo Civico 26 febbraio 2023
agesilao flora l’arTisTa di laTiano
Raffaele Polo
Settanta
“ ”
Quest’anno ricorrono i 70 anni dalla scomparsa di Agesilao Flora (Latiano 1863-Lecce 1952), illustratore, pittore cartapestaio
anni fa, terminava la sua vita terrena Agesilao Flora. Sicuramente l'artista più presente nelle dimore del Salento, dove la sua firma, in gentili caratteri liberty, campeggia su soffitti, volute, pareti, volte e coperture che esibiscono fresche immagini legate alla mitologia ma che Flora e la sua attivissima bottega, hanno fatto diven tare il simbolo delle dimore dei benestanti borghesi che adornano, con il suo acume pittorico, gli angoli più in vista, di rappresentan za, della propria residenza. Flora, insomma, certifica, grazie alle sue ariose composizioni, tutto un periodo, a cavallo tra le due guerre mondiali, con le proprie velleità di elegan za e ricchezza figurativa, inserendo il caratte re dell'epoca in un ricordo di classicismo che non guasta certo negli arredi e nelle stanze di ville, casini e abitazioni sovente pretenziose ma sempre protese verso quel 'buon gusto' che non deve mancare, mai Come tanti salentini che avevano la predisposizione per l'arte, anche Agesilao Flora si era trasferito, per qualche tempo, in una realtà che potesse insegnargli qualcosa di più approfondito
E, abbandonata temporaneamente la sua Latiano, è approdato a Roma, dove ha affina to la sua naturale tendenza alle grandi composizioni ma anche agli ingegnosi giocattoli in cartapesta. Difatti, nel giro di poco tempo (e siamo agli inizi del secolo scorso) la prestigiosa firma di 'A Flora' con l'anno della composizione a completare il sigillo, è apparsa sempre più frequentemente sui muri, sui soffitti, sulle pareti delle ville, delle case di campagna ma soprattutto dei palazzotti della buona borghe sia salentina che da Gallipoli (sede scelta dal Flora per la sua prestigiosa 'bottega') a Nardò, fino al profondo Sud e al brindisino. Tutti, insomma, hanno fatto a gara per ave re gli affreschi del bravo maestro che, inoltre, ha contribuito in maniera determinante alla diffusione di quelle bambole di cartapesta che poi il Guacci avrà la capacità di pubblicizzare e rendere appetibili a livello nazionale Flora, con le sue immagini a metà tra il mito logico e il gusto 'liberty' così frequente nelle dimore della Capitale, impone una vera e propria moda nel Salento, lasciando il segno
in quelle splendide strutture architettoniche con le volte alte e le stanze di grandi dimensioni che si susseguono quasi a seguire un filo conduttore che è dato proprio dalle scelte pittoriche che Agesilao e i suoi collaboratori vanno scandendo in ogni dove.
Anche nella casa dei miei nonni paterni, ad Alezio, vi sono i soffitti affrescati da Flora; e, per tanto tempo, da bambino, sono stato a rimirare le pose classi che di quelle matrone, le volute affascinanti di quegli angeli rubicondi che adornavano gli stanzoni altrimenti troppo gran di, troppo vuoti della vetusta dimora.
Nei saloni destinati alle feste, soprattutto, quei ritrovi a base di rosolio e 'bocche di dama', di paste secche o profumo 'Violetta di Parma', il contorno, lo sfondo era immancabilmente
quello realizzato da Agesilao Flora, con perizia e grande senso della gestione dello spazio
Fu definito 'cartapestaio sociali sta': ed era un aggiunta prestigiosa alla sua principale scelta di arredatore di soffitti e pareti...
Con lui la cartapesta fu utilizza ta non solo per opere religiose ma finì per diventare piacevole materiale destinato ad oggetti di compagnia...
Per quel che riguarda il sociali smo, poi, le tante iniziative che Flora ha gestito, a favore della società in cui viveva, ne fanno un romantico precursore della idea socialista. Stemperata con la piacevole identità nella quale il maestro si incantava, nei quadri che, nei momenti di quiete, dipingeva e che rappresentavano la natura della sua terra, questa volta non filtrata da esigenze estetiche e di arre
la veriTà unica ragione di sTaTo il TeMa di poliTicaMenTe scorreTTo
Sara Di Caprio“ ”
CASALECCHIO DI RENO La cultura è l'unica arma degna di una società civile per affermare valori di giustizia, solidarietà e legalità, questa considerazione è il fulcro intorno al quale ruota la rassegna “Politicamente Scorretto”, ideata da Casalecchio delle Culture in collaborazione con Carlo Lucarelli in programma dal 15 al 20 novem bre 2022. Una rassegna nata nel 2005 e giunta alla XVII edizione riunisce intellettuali, giornalisti, scrittori, performer, artisti, attivisti, personaggi di rilievo nazionale, istitu zioni e cittadini in un unico luogo per testi moniare un impegno concreto, e quotidiano, al contrasto delle mafie e dell’illegalità attraverso i diversi linguaggi della cultura “Verità, unica ragione di stato” sarà il tema di Politicamente Scorretto 2022, con l’inten to di ricollegarsi alle terribili stragi di stato come quella del 2 agosto alla Stazione di Bologna su cui finalmente abbiamo una sentenza – fino al mistero della morte di Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita, passando dal 30esimo anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992) che ricorre quest’anno, senza mai dimenti-
care il disastro aereo dell’Istituto Salvemini di Casalecchio. Tutti eventi che hanno segnato la storia del nostro Paese e che per anni sono stati, e in parte sono ancora, pro tagonisti di depistaggi, incompiute verità e s i l e n z i d i s t a t o P o l i t i c a m e n t e S c o r r e t t o 2022 vuole ricordare a tutti che non bisogna mai stancarsi di trovare la verità: un dovere e un impegno civile fondamentale che deve essere un faro per costruire un futuro migliore, giusto e solidale «Affrontiamo nell’edizione 2022 un tema “difficile” come la "Ragion di Stato con l’uni ca ma potentissima arma che abbiamo a nostra disposizione: la cultura, un mezzo di comunicazione che raggiunge tutte le generazioni grazie a incontri, convegni, libri, teat r o , c i n e m a , f u m e t t o o l t r e a l l e s e m p r e importanti iniziative rivolte alle scuole» ha anticipato Simona Pinelli, Assessore Cultu re, Nuove Generazioni, Turismo e Marketing Territoriale del Comune di Casalecchio di Reno.
Anche per il 2022 Politicamente Scorretto tornerà ad animare alcuni luoghi del territo rio come la Casa della Conoscenza, la
La rassegna curata da Carlo Lucarelli torna a Casalecchio di Reno (BO) con una XVII edizione ricca di novità
Casa Per la Pace La Filanda, il Centro Sociale San Biagio e il Teatro Comunale Laura Betti con un ricco palinsesto di eventi e una folta platea di ospiti di rilievo Molti degli eventi saranno inoltre trasmessi in diret t a s t r e a m i n g s u l c a n a l e Youtube e la pagina Face book della manifestazione Tra le anticipazioni del ricco programma segnaliamo, il 1 6 n o v e m b r e 2 0 2 2 a l l e 21.00, “Il senso della vitti ma tra cultura, servizi e riforme” condotto da Carlo Lucarelli realizzato in colla borazione con la Fondazio ne emiliano romagnola per le vittime dei reati, l’Assoc i a z i o n e F a m i l i a r i Vi t t i m e del Salvemini e Rete Dafne per presentare il progetto di Sportello per le vittime di reati finanziato con il contri buto del Dipartimento per gli A ff a r i d i G i u s t i z i a ( D A G ) , erogato da Regione Emilia Romagna all’Unione Reno Lavino Samoggia.
Tr a l e p r e s e n t a z i o n i i n calendario, “La spia intoccabile” (Einaudi Storia, 2021) di Giacomo Pacini, a cura di CGIL e Anpi Casalecchio e “Pasolini un omicidio politi c o ” ( C a s t e l v e c c h i E d i t o r e , 2019) di Andrea Speranzoni e Paolo Bolognesi. Lo stes s o S p e r a n z o n i i n s i e m e a Carlo Lucarelli saranno poi protagonisti del panel dedic a t o a l l a s e n t e n z a d e l l a
strage del 2 agosto alla stazione di Bologna moderato da Filippo Vendemmiati.
P a r t i c o l a r m e n t e a v v i n c e n t i saranno i dialoghi curati da Carlo Lucarelli, con Lirio Abbate, direttore del setti manale L’Espresso e il suo l i b r o “ F a c c i a d a M o s t r o ” (Rizzoli, 2021) che racconta la storia di Giovanni Pantaleone Aiello e le sue connes sioni con le stragi di mafia; e con Marco Bova giornalista e regista, collaboratore di AGI e de Il Fatto Quotidiano autore del volume “Matteo Messina Denaro, latitante di Stato” (Ponte alle Grazie, 2021)
Politicamente Scorretto è un p r o g e t t o d e l C o m u n e d i Casalecchio di Reno in col laborazione con Carlo Luca relli e con il sostegno e la c o - p r o g e t t a z i o n e d e l l a R e g i o n e E m i l i a - R o m a g n a n e l l ’ a m b i t o d e l l a L . R . 1 8 / 2 0 1 6 . P a r t n e r : L i b e r a Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti Locali e Regioni per la formazione civile con tro le mafie, ATER Fonda zione. Sponsor: Melaman gio e Elior. Media Partner: Culturalia e Giovani Reporter
i n e m a d ’ A u t o r e
a napoli accordi@disaccordi il fesTival del corToMeTraggio
Dal 7 al 13 novembre 2022
“ ”
al via la 19a edizione con la direzione artistica di fabio gargano e pietro pizzimento che abbiamo intervistato. proiezioni, incontri con attori e registi al pan e alla corte dell’arte foqus
Dal 7 al 13 Novembre 2022 si terrà a Napo li la diciannovesima edizione di accordi @ DISACCORDI Festival internazionale del cortometraggio organizzato dall’associazione Movies Event in collaborazione con il Comune di Napoli e con il contributo della Regione Campania tramite il fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo Ne abbiamo parlato con Pietro Pizzimento direttore artistico insieme a Fabio Gargano.
Un’edizione ricca e variegata, finalmente in presenza, che coinvolgerà la città a partire dai luoghi «Sì, oltre al PAN Palazzo delle Arti Napoli, che rimarrà la location di prestigio principale si aggiunge la Corte dell’Arte di FOQUS - che ospiterà la serata conclusiva della kermesse il 13 Novembre con la cerimonia di premiazione e con la visione dei filmati brevi vincitori di tutte le categorie del concorso.»
Un concorso che anche quest’anno fa registrare grandi numeri con partecipazioni da capogiro. «Esattamente. Oltre centoventi cortome-
traggi, documentari, film d’animazione e sperimentali, in rappresentanza di trenta nazioni, con moltissime opere in assoluta anteprima europea e italiana sui quattromiladiciotto lavori pervenuti da centoventidue Paesi a cui si affiancheranno incontri con gli autori e gli attori delle opere presentate, sono il robusto programma di questa edizione. Alle sezioni di sei concorsi consueti (internazionale, nazionale, Regione Campania, documentari, film brevi d’animazione e film a tematica ambientale) si affianca anche quest’anno, oltre alla sezione “Cortissimi”, quella fuori concorso dei film sperimentali giunti dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e da moltissime nazioni dei sette continenti, sezione di lavori audiovisuali che ha tanto intrigato lo scorso anno il pubblico del festival costituito soprattutto da cinefili e da professionisti della filiera cinematografica.»
Sicuramente un compito non facile per la giuria, puoi svelarci la sua composizione? «Accanto alla giuria del pubblico che
assegnerà il suo premio, questa edizione vede una giuria artistica con i produttori cinematografici Alessandro Cannavale e Andrea Cannavale e le giurie delle associazioni nazionali partnership della manifestazione AMC - Associazione Montatori Cinematografici e Televisivi e AIC – Associazione Italiana degli Autori della Fotografia Cinematografica che assegneranno un loro premio al miglior montaggio e alla migliore fotografia ai film in concorso nelle sezioni, nazionale e quella della regione Campania. Le due associazioni nazionali di categoria hanno designato come giurati i montatori: Annalisa Schillaci, Francesco Di Stefano e Michele Sbendorio e gli autori della fotografia
cinematografica: Daniele Nannuzzi, Simone Marra e Luca Cestari. La giuria d’onore composta da Guido Lombardi, Nero Nelson e Marcello Sannino affiancherà quella artistica nelle decisioni di assegnazione dei premi. Il festival si avvarrà, come sempre, della preziosa collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Production, del Centro Nazionale del Cortometraggio e delle agenzie nazionali di promozione cinematografica tedesca, francese e belga.
E riguardo ai titoli in concorso, qualche anti cipazione?
Nella sezione internazionale si contenderanno la vittoria finale, il film breve francese Bonjour Minuit di Elisabeth Silveiro con una stellare Fanny Ardant, l’americano When the rain sets in di James Hughes con un montaggio spettacolare del nomination Oscar 2019, Patrick J Don Vito; lo spagnolo pluripremiato Work it class! di Pol Diggler, l’iraniano The Recess di Navid Nikkhah Azad sulla storia della “ragazza blu di Theran”: alle donne in Iran dei giorni nostri è vietato l’ingresso negli stadi durante le partite di calcio maschili. Chiudono la sezione il sorprendente film inglese ”olfattivo” Aroma cue di Michael Frank, il film spagnolo di un crudo realismo Frontera di Anatael Pérez Hernández e il tedesco sul Cile di Pinochet The things you don't know about me, mum di Daniela Lucato.
Non solo film stranieri «La sezione nazionale è ben rappresentata dal film Venti minuti di Daniele Esposito, premiato quest’anno con il Globo d’Oro, da L’ultimo stop di Massimo Ivan Falsetta, con Neri Marcorè in gran spolvero, Ieri di Edoardo Paganelli, con un’ottima recitazione di Alessandro Haber e Giuliana De Sio sul tema dell’Alzheimer, Sissy
i n e m a d ’ A u t o r e
o r e
di Eitan Pitigliani, con Fortunato Cerlino e si rifletterà sul periodo di quarantena appena passato con Chiusi fuori di Giorgio Testi interpretato da Stefano Accorsi, rivisiteremo letterariamente Dorothy non deve morire di Andrea Simonetti e gli anni Sessanta con Un’ora sola di Serena Corvaglia con Giuliano Montaldo. L’ultimo spegne la luce di Tommaso Santambrogio, presentato lo scorso anno alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, chiude la sezione.»
La città di Napoli e la Campania sta espri mendo sempre più grande vivacità per quanto riguarda la produzione cinematogra fica. Il festival coglie anche quest’aspetto proiettando anche delle anteprime... «La coppia di attori internazionali Teresa Saponangelo e Andrea Renzi rappresentano la punta di diamante di questa edizione del festival con l’anteprima nazionale de L’altro di Maurizio Fiume, ottima-
mente recitato da una intrigante Teresa Saponangelo e Bruno De Nittis P.M. di e con Andrea Renzi. Il mondo LGBT viene esplorato da Enzo Moscato con Ragazze sole di Gaetano Acunzo, ambientato pochi minuti prima del terremoto dell’Irpinia del 1980. Destinato a far discutere sarà Ambasciatori con Marcello Fonte, e di Francesco Romano, regista del Centro Sperimentale di Cinematografia, già vincitore della edizione passata di accordi @ DISACCORDI con il film Tropicana. Lello Arena conferma il suo notevole spessore attoriale con il nuovo film Destinata coniugi Lo Giglio di Nicola Prosatore; l’atmosfera pesante delle scene del gioco d’azzardo si proverà con Buon compleanno Noemi di Angela Bevilacqua e si respirerà, invece, l’atmosfera incantevole dell’isola di Procida, capitale italiana della cultura 2022, con Gigi Savoia nel film La challenge di Carlo Alessandro Argenzio. Ottima prova di Gianfranco
n e m a d
Gallo nel film prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia La vedova più bella del paese di Mino Capuano; chiudono la sezione Redento di Biagio Celotto e La gioia di Eduardo Castaldo.»
Una sezione molto importante del festival è quella dedicata al documentario con grande attenzione a temi di attualità «Sì, tra i documentari selezionati in concorso, meritano particolare attenzione l’anteprima nazionale di Ostav, Masha e Jurij La guerra dei bambini , crude scene dal fronte di guerra in Ucraina, diretto dal giornalista, inviato di guerra per il Tg2 Rai Vincenzo Frenda , e il documentario breve prodotto in Germania da Monica Manganelli, The BLACK ChristS. Far From Justice. Rimarremo incantati dall’atmosfera delle moschee in Nahsh / Pattern 2022 di Hamideh Javadi.
Ricchissima anche la sezione dei film brevi d’animazione, sia in concorso che fuori concorso, pervenuti soprattutto grazie alla presenza accreditata del nostro festival nei principali circuiti internazionali del Cinema d’Animazione e Sperimentale. In concorso l’attenzione è stata rivolta al cinema d’animazione britannico, italiano e quello spagnolo. Infine a chiudere le sezioni in concorso quella a tematica ambientale e sui cambiamenti climatici. Uno sguardo a 360° gradi sullo stato del Pianeta Terra, contemplando anche bellezze che forse un giorno potranno definitivamente scomparire.»
a napoli la nuova sTagione del TeaTro cilea
“ ”
Con la direzione artistica di Lello Arena, in arrivo Arturo Brachetti, Ornella Muti, Marco Bocci, Ficarra e Picone, ELIO, Peppe Iodice, Nino Frassica, Paolo Caiazzo, Maurizio Casagrande, Andrea Delogu, Eduardo De Crescenzo, Deborah Villa, Simone Schettino, i musical su Janis Joplin e Pino Daniele, Andrea Sannino, Peppe Barra e Maria Nazionale
NAPOLI Saranno due imperdibili eventi musicali ad aprire la nuova stagione del Teatro Cilea con la direzione artistica di Lello Arena che porterà sul palco artisti di fama nazionale e internazionale. Si comincerà il 3 novembre con Take another little piece of my heart, la straordinaria storia della rocker americana Janis Joplin, voce inconfondibile e tra le più originali e inarrivabili del circo rock mondiale raccontata nello spettacolo diretto da In occasione del 52mo anniversario della sua morte il regista Davide del Grosso presenta dal 3 al 6 novembre lo spettacolo ideato da Luca Cecchelli con in scena l’attrice Marta Mungo in compagnia dello stesso Del Grosso che ha curato anche il testo e i video Sulla scena l’attrice e l’attore evocano, in un dialogo metateatrale, il mondo della Joplin attraverso articoli, pagine intime di diario, lettere e ovviamente musica. Quella degli anni 70 come come un emblema dell’adolescen za, capace di portarsi addosso tanto l’incre dibile potere di curiosità ed espansione dell’età giovanile, quanto le domande, il disagio, la malinconia e i rischi inevitabilmente ad essa legate.
Martedì 8 novembre (in replica il 22 novem
bre e poi il 13 e 20 dicembre) sarà la volta di “Avvenne a Napoli” passione per voce e piano” il nuovo spettacolo di Eduardo De Crescenzo. Un disco, un libro, un concerto. Que sti gli elementi che portano Eduardo De Cre scenzo, nel pieno della sua maturità espres siva, ad omaggiare le sue radici culturali Il cantautore rilegge la canzone classica napoletana dai suoi esordi, intorno al 1800, fino al 1950, quando con lo sbarco degli alleati americani arriverà in Italia il jazz e la musica cambierà per sempre La sua voce iconica affronta magistralmente, per la prima volta, 20 grandi classici di “un repertorio che gli appartiene per DNA”, come dice Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale, nel suo libro “Storie del canzoniere napoletano” che accompagna la pubblicazione dell’album. Come in una macchina del tempo, alla ricerca del suono perduto, Eduardo e Julian Oliver Mazzariello, trasportano l’ascoltatore nelle atmosfere di un mondo artistico incan tato che raccontò in versi e in musica, la bellezza della città e il suo umano sentire. Su alcuni brani interviene, riconoscibile e sugge stiva, la fisarmonica di Eduardo, strumento che diventò popolarissimo in quel tempo, a
suggello dell’enorme successo di quella “Canzone d’Arte”, esclusiva e colta, e che pure riuscì a penetrare nelle case di tutti, anche di chi non poteva permettersi di comprare un pianoforte. In scaletta brani classici che hanno scritto la storia della canzone napolteana, come "Fenesta vascia”, "Era de maggio”, “ ‘A vucchella”, "I’ te vurria vasa’ "Te voglio bene assaje”, "Voce ‘e notte”, "Che t’aggia di’ “ , "Munaste rio ‘e Santa Chiara” e "Luna rossa" solo per citarne alcuni. La stagione proseguirà il 10 novembre con Maurizio Casagrande in “Atu per tre” con Ania Cecilia e Claudia Vietri, il 1° dicembre con Elio in “Ci vuole orecchio” spetta colo in cui Elio canta e recita Enzo Jannacci per la regia di Giorgio Gallione Dall’8 dicembre il noto duo siciliano, Ficarra e Picone, in La smorgia con Lello Arena; dal 15 Andrea Delogu con “40 e sto” diretta da Enrico Zac cheo Dal 12 gennaio la stagione riprende con Nino Frassica & Los Plaggers Band nel Tour 2000/3000 mentre il 26 gennaio sarà la volta di Ornella Muti in “Il pit tore di cadaveri” di Mark Borkowsky - Regia Enrico Maria Lamanna Dal 2 marzo l’ilarità più sfre nata con Peppe Iodice in Peppytoriale con la regia Francesco Mastandrea men-
tre il 13 aprile imperdibile concerto di Peppe Barra Dal 20 aprile sarà in scena la comicità di Paolo Caiazzo in “EHI…PROF! Posso venire la prossima volta? Ma il car tellone riserva anche tante sorprese negli speciali tra i quali vi anticipiamo lo spetta colo in programma il 14 feb braio, Musicanti, il musical con le canzoni di PIno Daniele di Alessandra Della Guardia e Urbano Lione e la dire zione artistica Fabio Massi mo Colasanti e dal 2 febbraio
Lello Arena in Aspettando Godot con Massimo Andrei che firma anche la regia della pièce.
E per venire incontro alle esi genze di tutti gli spettatori, Componi il tuo abbonamento!” una formula innovativa che consente di poter rateiz zare l’abbonamento (senza interessi a partire da euro 14,99 al mese)
Teatro Cilea Napoli, Via S. Domenico, 11 Tel. 081 714 1801 https://teatrocilea it/
o m o e i l t e r r i t o r i o
presicce il Borgo dei
Sara Foti SciavaliereS t o r i e
Il centro storico di Presicce, tra i “Borghi più belli d’Italia” dal 2011, si è strutturato tra Cinquecento e Settecento su “cantine ingrottate” e frantoi ipogei. Un paese elegantemente scolpito nella pietra leccese che gode della luce e del sole del Salento e al contempo nasconde una “città sotter ranea”, testimonianza di un arcaico sistema di lavorazione delle olive, oggi significativo esempio di archeo logia industriale.
Una passeggiata nel cuore del borgo ci mostra un impianto urbano caratterizzato da palazzi gentilizi e graziose case a corte che evidenziano una commit tenza benestante e abili maestranze locali, una “proiezione architettonica” della ricchezza economica dei proprietari dei trappeti Si trattava principalmente di una ricca borghesia terriera, talvolta immigrata con ingenti patrimoni e insedia tasi a partire dal XVI secolo,
l ’u
“Mascarani”
“Dal 2011 è tra i borghi più belli d’Italia con le sue cantine ingrottate, i frantoi ipogei, il Castello e i palazzi gentilizi”
t o r i e l ’u o m o e i l t e r r i t o r i o
S t o r i e l ’u o m o e i l t e r r i t o r i o
che in alcuni casi riuscì a consolidare la propria posizione economica e di prestigio favo rita dal debole potere dei feu datari locali, magari residenti altrove Così camminando per il centro storico ci si imbat te in imponenti costruzioni “palaziate” come, per esem pio, Castello Arditi, Palazzo Cara, palazzo Ducale con i giardini pensili, palazzo Soronzi, Palazzo Rollo, Casa Turrita, Casa Adamo Izzo oppure Palazzo Villani. Ad esse si associano poi le case a corte contadine, prospicien ti su piazzette e viuzze tortuose, cristallizzando nel tempo il senso del vicinato e della con divisione, le cui atmosfere si rivivano ancora nel rione Corciuli e in piazzetta Padreterno, dove i pozzi e la pila per lava re i panni rinnovano memorie forse altrimenti perdute
Un percorso a Presicce potrebbe iniziare da Piazza Villani, dove si erge la colon na di Sant’Andrea, alla quale fa da sfondo il prospetto barocco della Chiesa Matrice intitolata al medesimo Aposto lo e a Maria SS. Assunta in Cielo Quest’ultima fu costruita a partire dal 1778, sullo stesso sito della precedente chiesa del Cinquecento ritenuta non più adeguata per la popolazione crescente e riedi ficata piuttosto in fretta, in circa diciotto mesi È un esempio di architettura tardo barocca, che al suo interno
conserva tele attribuite a noti autori locali quali il Catalano e Oronzo Tiso. L’altare maggio re insieme alla balaustra e il fonte battesimale sono in marmi policromi e di fattura napoletana; gli elementi figu rativi - angeli, cherubini e il bassorilievo del Santo Patro no rimandano probabilmen te alla bottega del celebre scultore Giuseppe Sanmartino, autore del “Cristo Velato” della Cappella Sansevero a Napoli. Adiacente al braccio destro del transetto si trova l’accesso a una cappella denominata “chiesa dei morti” per i numerosi i sepolcri ipogei che qui si trovavano, in uso fino alla fine dell’Ottocen to Sulla parete di fondo della cappella un altare settecente sco in stucco sul quale è col locato un prezioso ciborio ligneo policromo del Seicento; sui fianchi dell’altare si aprono due porte che collegano a un ambiente (prossimo al sopravvissuto campanile del ‘500) rilevato dai recenti inter venti di restauro, mettendo in luce sia gli antichi fornici che connettevano ciascuna cap pella alla navata centrale della chiesa matrice del Cinquecento, sia porzioni di affreschi e decorazioni pittoriche data bili tra il XV e il XVI secolo.
Ritornando sulla piazza, lo spazio è in ampia parte assorbito dal grande basamento ornato da fregi e mascheroni, sormontato dalla balaustra
scolpita e quattro statue femminili (tre delle quali acefale) raffiguranti le virtù cardinali; dal centro si slancia l’alto fusto sormontato da un capitello corinzio su cui è collocata la statua del Santo Patrono. Il riferi mento a Sant’Andrea in realtà, secondo la tradizione, si deve a una disgrazia capitata ai locali feu datari nel XVII secolo: nel 1616,di fatto, moriva a soli quattro anni il piccolo Andrea, primogenito del principe di Castellaneta, Francesco Bartilotti, e della baronessa Maria Cyto Moles, che vivevano nel castello del barone di Presicce, e il principe Bartilotti fece erigere la colonna votiva a Sant’Andrea Apo stolo in memoria del figlio morto. La statua del santo guarda verso via Michele Arditi, forse perché in quella direzione, a circa un chilometro dal centro, sorge la cinquecentesca Chiesa di S.Maria degli Angeli insieme all’ex convento dei Padri Riformati, ubicati ai piedi della ser ra di Pozzomauro, uno dei casali vicini, poi abbandonati e dai quali Presicce pare prenda origine. E proprio via M.Arditi (un tempo via Sant’Anna) è una delle strade gentilizie del borgo, con i suoi nobili palazzi costruiti tra la fine del XVI secolo e quella del XIX secolo. Tra gli edifici che costeggiano la strada ricordiamo palazzo Arditi, casa natale del celebre Michele Arditi giureconsulto, archeologo, scienziato, musicista, e soprattutto fon datore del Museo Archeologico di Napoli - (al quale non a caso è intitolata la via) e la pertinente cappel la settecentesca di gusto rococò dedicata a “Maria SS. e S.Giuseppe della Fuga in Egitto”
S t o r i e l ’u o m o e i l t e r r i t o r i o
Se ci spostiamo invece sul lato opposto di Piazza Villani, si rag giunge Piazza del Popolo, passan do accanto a Palazzo Alberti riconoscibile per le decorazioni floreali sulle maioliche di Vietri lungo il fre gio del piano superiore. Sulla grande piazza si apre la massiccia struttura del Palazzo Ducale, testi monianza di quasi mille anni di sto ria con il suo palinsesto stratificato, eredità dei vari casati di principi e baroni che si sono succeduti. La prima fase edificativa è relativa al fortilizio medievale, al quale seguì uno sviluppo tra il XVI e il XVII secolo che ingentilì gli aspri volumi con un’ampia loggia sul lato occidentale, con i giardini pensili sul fronte meridionale che guarda la Chiesa Matrice ed edificando una nuova cappella palatina che affac cia sulla pubblica piazza; una terza fase si registra nel XVIII secolo quando vengono avviati i lavori di ristrutturazione del cortile del palazzo, realizzando un’elegante quinta barocca e uno scalone a doppia rampa da raccordo con il piano nobile, e in seguito il prege vole portale d’accesso ai giardini pensili che danno su Piazza Villani Infine al XX secolo risalgono gli interventi di gusto eclettico del pro spetto e l’aggiunta di nuovi corpi di fabbrica
Il palazzo ducale e la prospiciente piazza sono al centro di una vicenda misteriosa a tinte noir che risale al Seicento, ai tempi dei principi Bartilotti. Per tradizione questa famiglia è accusata di aver esercitato forme tiranniche di signoria su Presicce e particolarmente crudele
doveva essere stato Carlo Francesco Bartilotti, taccagno e amante del piacere e delle belle don ne: si racconta che mentre era affacciato alla log gia del suo palazzo e assisteva divertito a uno spettacolo in maschera da qui la credenza che si trattasse di Carnevale fu ucciso da un colpo di fucile L’assassinio è rimasto sempre una storia dalle tinte fosche, senza un certo movente né il rico noscimento del sicario a sua volta mascherato e che ha portato agli abitanti di Presicce l’appellativo di “mascarani” (masche rati, appunto)
Da Piazza del Popolo ci si può letteralmente perdersi tra vicoletti, stretti pas saggi e piccole corti, imbattendosi quasi per caso nella statua del Padreterno che si erge nell’omonimo slargo, e introdursi poi nel rione Corciuli. Portiamoci su via Gramsci e qui si potrà raggiungere Casa Turrita, facilmente riconoscibile per la decorazione di fac ciata in bugnato a punta di diamante ed esempio di casa torre del Cinque cento. Girare per Presicce è un viaggio nella storia e nel l’arte, suggestioni adotta
S t o r i e l ’u o m o e i l t e r r i t o r i o
te dall’artista leccese Marina Mancuso che ha contribuito al recupero del centro storico con la sua pittura, riqualificando angoli abbandonati all’incuria e in degrado Porte, serrande, cabine elettriche diventano le sue tele con figure femminili e i puttini che sembrano staccarsi dalle decorazioni delle chiese per abbellire le brutture della modernità degradata.
Non si può però fare un giro a Presicce senza scendere nelle sue profondità e non visi tare un “trappeto a grotta”. Il borgo è ormai noto come città degli ipogei e dell’olio proprio
per il gran numero di tali strutture di sottosuo lo destinate alla lavorazione delle olive: nel 1816 si arrivano a contare 23 frantoi ipogei. Si tratta di un complesso di trappeti che si sviluppa come a creare una parallela città sotterranea, ancora in parte sconosciuta.
I L u o g h i n e l l a r e t e
iTalian agile days sulle orMe di danTe
Antonietta Fulvio“ ”
Intervista ad Enza Leano Agile Developer & Padawan Agile Coach, tra i protagonisti di uno fra i tanti workshop presentati a Brescia il 14 ottobre 2022
GliItalian Agile Days sono la conferenza italiana più importante per la diffusio ne della metodologia agile. Si tengono ogni anno in una diversa città italiana e sono organizzati dallo IAM (Italian Agile Move ment). La conferenza dura due giorni in cui vengono presentati workshop ("laboratori" interattivi) o talk (presentazioni frontali).
L'edizione di quest'anno si è tenuta presso l'università degli studi di Brescia il 14 e il 15 Otto bre.
La metodologia Agile nasce negli anni 2000 nell'ambito dello svi luppo software, i suoi creatori definirono i 4 valori e i 12 principi a cui ispirarsi per la creazione di prodotti software in un manifesto consultabile all’indirizzo: agilemanifesto org Il focus è sulle persone (team)
che creano i prodotti e sul valore portato a chi li commissiona, basandosi su feedback continui, eccellenza tecnica e apertura ai cambiamenti. I team sono auto organizzati e auto sufficienti, i rila sci di prodotto sono frequenti e di conseguenza anche i feedback. Si contrappone alla metodologia classica o a "cascata" che invece separa le fasi di raccolta requisiti, pianificazione, esecuzione e messa in esercizio del prodotto che allunga i tempi di feedback tra richiesta e prodotto creato ed è meno aperta ai cambiamenti in corso d'opera.
Questa metodologia può essere applicata non solo ai prodotti software, ma in qualsiasi ambito in cui sono richiesti risultati veloci e di qualità in un contesto in con tinua evoluzione Abbiamo avuto il piacere di con
Enza Leano, foto di mario Bolignano versare con Enza Leano, Agile Developer & Padawan Agile Coach che come suggerisce il termine Padawan, attinto dalla saga di Star Wars, si sta addestrando con un Mae stro Jedi. Sviluppatrice software da sempre, Enza Leano ha esperienza di ricerca sia in ambito acca demico che industriale e ha partecipato all’edizione bresciana IAD 2022. «Da quando mi sono avvicinata all'Agile ho fatto miei i 4 valori e cerco di applicarli a prescindere dalla metodologia specifica. " Indiv iduals and interactions ov e r pr oc e s s e s a nd tools" è il mio mantra! Dopo una carriera a scrivere codice ora sto seguendo la via della Forza per mettermi in gioco come Agile Coach.»
Chi sono gli agile Coach? «Gli Agile Coach guidano i team e le organizzazioni cui appartengono a seguire e implementare le metodologie agili.»
In questa edizione dell’Ita lian Agile Days, tenutosi a Brescia lo scorso 14 e 15 ottobre, hai elaborato un progetto formativo innova tivo che trae spunto dalla cantica più famosa del poema dantesco parafra sandone l’incipit: “ N e l mezzo di cammin di nostra carriera, mi ritrovai in un progetto oscuro, ché l’agi-
u o g h i n e l l a r e t e
I L u o g h i n e l l a r e t e
le via era smarrita…". Perché il riferimento a Dante?
«Con i miei colleghi Marco Zamprogno, Gianni Bombelli e il nostro coach Renato Brazioli, spesso ci siamo trovati ad affrontare situazioni lavorative, in diversi contesti, che avevano poco a che fare col mindset Agile.
Situazioni e problemi che tendono a ripetersi nei progetti e che vanno a definire dei veri e propri anti-pattern: cose che è prassi che accadano ma che si sa che sono sbagliate.
Un esempio di anti pattern è quando un cliente viene da te a commissionarti un prodotto e ti impone anche come farlo, nel caso software impone architettura e linguaggio di programmazione. Nell'editoria per esempio è imporre la copertina o il formato del libro.
Abbiamo pensato di mettere insieme gli episodi di anti-pattern più frequenti in un solo progetto "impossibile", un vero e proprio Inferno del mindset agile. Da qui l'ispirazione al sommo poeta e ai gironi infernali, che ha fatto così da ambientazione al gioco di ruolo che siamo andati a proporrei come workshop allo IAD.»
Che nome avete dato al progetto e qual era il tuo ruolo?
«Il progetto commissionato si chiamava Caronte, il cliente "Viaggi Ultraterreni" rappresentato dal famigerato Ingegner Lucifero e dal Dottor Minosse. I giocatori interpretavano il "team Dante" e io, che avevo il ruolo di fare da ponte tra il cliente e il team, guidandoli in questo inferno, interpretavo Virgilio.»
I L u o g h i n e l l a r e t e
Una vera e propria guida per aiutare i componenti ad affrontare e superare diverse manifestazioni di anti-pattern assimilabili ai gironi dell’inferno. Un interessante gioco di ruoli, dunque, e una visione del gioco come metafora dell'esistenza. In fondo da soli non si va da nessuna parte... «Lo scopo del workshop è quello di far agire i partecipanti come team, sottoporli a sfide: eventi durante l'esecuzione del progetto che vanno a mettere in discussione i valori e i principi Agili, e far decidere a loro insieme, come team, quali sono le azioni da porre in essere, in linea con tali principi, per affrontare la situazione.
Il gioco prevede anche un risultato di tali azioni dovuto alla casualità, un po' come nella vita, puoi fare la scelta giusta ma sei sfortunato e ti va male… o il contrario ovviamente!»
Come si è svolto il gioco e con quali esiti finali?
«In questo gioco non si vince e non si perde, né si gioca l'uno contro l'altro o tutti contro il narratore. Lo scopo è quello di riflettere sui vari anti-pattern e provare ad esaminare i valori e principi per affrontarli… il tutto divertendosi.»
Il titolo del workshop era “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, il team Dante è riuscito a superare i gironi infernali? e soprattutto cosa si sono portati a casa i partecipanti? «Quello che spero si siano portati a casa i temerari giocatori, oltre a un esempio pratico di come mettere in campo i principi, è l'importanza di agire come squadra e affrontare le difficoltà, al di là del risultato.»
I L u o g h i n e l l a r e t e
I l u o g h i d e l m i s t e r o
il MisTero di san Mauro
Raffaele
Polo
“ ”
Erano
gli anni Sessanta e ci prefig gemmo, ancorché ragazzini, di scoprire 'il mistero di San Mauro', ovvero di accedere alla caverna principale tra quelle che erano sulla meravigliosa altura che domina il mare, proprio nei pressi della Montagna Spaccata, del lido Conchiglie e della baia di Gallipoli. Con un po' di timore, ci addentrammo nella impervia salita e la grotta, con l'apertura
ostruita da sterpaglie cresciute in abbondan za, ci consentì uno sco modo ingresso ed un percorso di pochi metri: un muro di grosse pietre bloccava tutto, sicura mente eretto per mettere in sicurezza la grotta Ma la delusione fu forte, chissà cosa immaginavamo di scoprire in quell'anfratto Piuttosto, la chiesetta di San Mauro, ci ha sempre impressionato per la sua ubicazio ne e per la silenziosa,
Per i luoghi del mistero andiamo nel Salento sulla rupe che sovrasta la costa e su cui si erge l’abbazia basiliana
u o g h i d e l m i s t e r o
raccolta quantità di generi artistici e culturali che comprende Completamente abbandonata sull'altu ra, si mostrava con il suo interno corroso ma nel quale affioravano immagini e pitture che parevano parlarci un linguaggio unico, segreto. Non so, adesso che la chiesa è stata riconosciuta merite vole di attenzioni e restauri, se conserva quell'austero fascino, un po' misterioso, che incuteva un certo timore in noi giovanissimi, tutti attenti ai racconti che ce la indicavano come luogo sicuramente testimone di quelle 'messe nere' il cui solo accenno ci incute va paura... E poi, il saltuario apparire di bagliori isolati provenienti dall'interno della chiesa, ci faceva tralasciare la naturale curiosità, soprattutto nelle ore notturne Abbiamo poi imparato che la costruzione dell’abbazia non ha una data certa. Le prime notizie si possono ricavare da un documento del 1149 e riguardano una dona zione alla comunità monastica che aveva preso dimora sulle alture di Orthólithon, cioè “rupe dritta” Si ha ancora traccia di ulteriori dona zioni sino al 1331, poi più nulla. Tra l’altro le pergamene dell’epoca sono state smarrite: nel 1497 risul tava già da tempo in stato di degrado e abitata solo dall’abate Il monastero che doveva sorgere alle sue spalle, sulla parte più alta della rupe, ebbe la peggior sorte. Infatti nel 1567 era già ridotto in macerie e poco rimaneva degli edifici vicini. Ora non resta nulla, se non un cumulo di rocce e terra e conci di tufo sparsi un po’ ovun que.
La chiesa all’interno è suddivisa in tre navate: le pareti e la volta mantengono ancora oggi vaste porzio ni visibili e riconoscibili degli affre schi che una volta abbellivano in modo mirabile la piccola Abbazia Lungo la navata centrale viene raccontata la vita di Gesù dalla sua nascita sino alla discesa al limbo Sulle facce dei pilastri sono rap presentati numerosi santi, alcuni purtroppo non più riconoscibili, mentre altri è possibili identificarli grazie a dei cartigli in greco (vi è una rara immagine di san Niceta). Ma proprio in questa zona, un altro piccolo mistero è stato testimonia to anche da turisti, amanti dal trekking e dallo stesso 'Quotidiano' che, nel 2018, si è occupato della misteriosa sparizione dell'altalena che era diventata una tradizione, un punto di riferimento per gli amanti di questi luoghi. Come que sta altalena si ritrovi sulla insenatura rocciosa tra Lido Conchiglie e Santa Maria al Bagno, è rimasto un vero e proprio mistero. Ed è un mistero la sua scomparsa quando, al pino centenario cui era stata assicurata, sono state lasciate solo le corde che la reggevano. E, ai numerosi tentativi di ripristino, è sempre succeduta una scomparsa misteriosa... Piccole cose, episodi minuti che, peraltro, ambientati in questa zona, fanno da corona ad un'altra 'stranezza': quella della 'pietra spaccata' unica impresa dell'uomo moderno che ha pensato di taglia re in due una 'montagna' per farci passare la strada costiera
arTe in nuvola. Torna la fiera
d’arTe Moderna e conTeMporanea
Sara Di Caprio“ ”
Dal 17 al 20 novembre 2022 a Roma nella struttura firmata dall’architetto Massimiliano Fuksas
ROMA. Con oltre 140 gallerie italiane ed internazionali, Roma Arte in Nuvola 2022, la grande fiera internazionale di arte moderna e contemporanea, consolida il proprio ruolo di punto di riferimento del collezionismo italiano del Centro e del Sud Italia e torna dal 17 20 novembre 2022 con un ventaglio di iniziative ponendosi come veicolo sinergico di incontro tra arte moderna e contempora nea. Ideata e diretta da Alessandro Nicosia con la direzione artistica di Adriana Polveroni con la collaborazione di Valentina Ciarallo , Roma Arte in Nuvola intende dar voce a tutte le discipline dalla pittura alle installa zioni, dalla scultura alle performance, dalla video arte alla digital art fino alla street art e intercettare la migliore proposta espositi va dell’intero panorama nazionale. Oltre all’alto livello qualitativo delle gallerie espo sitrici italiane ed internazionali, punto di for
za del progetto fieristico organizzato dalla società C O R Creare Organizzare Realiz zare, è il ricco programma di progetti spe ciali, performance e talk volto ad intercettare non solo specialisti ed addetti ai lavori ma anche un pubblico più ampio di giovani e semplici appassionati. Una grande festa dell’arte, partecipata ed inclusiva, in grado di offrire un’esperienza artistico culturale emozionante e condivisa, all’interno di uno scenario d’eccezione, quale La Nuvola di Fuksas
Il suggestivo spazio, di oltre 14.000 metri quadri, ospiterà l’arte moderna al General Floor (piano terra) mentre il contemporaneo al Forum (primo livello), creando un dialogo che rappresenta una straordinaria offerta di proposta integrata fra le diverse espressioni artistiche L’edizione di quest’anno ha scelto di ospita
re l’Ucraina come Paese straniero con la forte volontà di esprimere una posizione chiara a favore dei valori di scambio, inclusione e convivenza pacifica tra i popoli. Per l’occasione, sarà presentato il progetto “SI VIS PACEM”, curato da Yevhen Bereznitsky, Direttore della Bereznitsky Art Foundation, dedi cato all’arte ucraina della seconda metà del XX secolo, a quella contem poranea dell'Ucraina indipendente ed alle opere create come diretta reazione all'aggressio ne militare russa. Il padi glione presenta, dunque, le opere di Vasyl Yarych, Yuri Smirnov, Viktor Kravtsov per descrivere l'Ucraina pacifica, nonché le tele di Viktor Sydorenko, Yuri Sivirin, Vladislav Mamsikov con le riflessioni sulla guerra “I grandi capolavori del l’Eur. Una apparizione di valori”, sarà il progetto dedicato alle opere d’ar te di proprietà di Eur S p A , che per la prima volta riunite insieme al di fuori del loro usuale con testo saranno esposte al grande pubblico Tra gli eventi speciali la mostra con oltre 30 opere di Piero Dorazio, uno dei massimi esponenti dell’astrattismo europeo.
L’esposizione, ospitata al General Floor della Nuvola sarà organizzata con la collaborazione di Tornabuoni Arte Al piano n 3 della Nuvo la si terranno i Talk con dotti da Adriana Polveroni che vedrà a confronto voci diverse, alcune ita liane e straniere, tra arti sti, curatori, collezionisti e direttori di museo Quattro i premi che saranno assegnati nell’ambito della fiera (“The Best”, “Rock”, “Young” e “Absolute Modern”) a testimonianza della grande attenzione che la fiera riserva nei confronti della cura e dell’originalità con cui le gallerie allestiscono i propri stand, riconoscendone la professionalità e la capacità di reinventare la propria proposta. Un’ul teriore dimostrazione dell’alto riconoscimento che Roma Arte in Nuvola manifesta nei confronti delle gallerie, da sempre i primi interlocutori di una fiera.
La Nuvola 17 novembre 20 novembre 2022 Orari17 novembre Dalle ore 15.00 alle ore 20.30 18 20 novembre dalle ore 10.30 alle ore 20.30
i dipinTi e le foTo di adrian Borda
Dario Ferreri«Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso» Albert Einstein
Adrian
Borda, classe 1978, è un pittore surrealista e fotografo freelance rumeno che si autodefinisce un “viag giatore interiore”, che esplora il misterioso ed estremamente complesso mondo del
subconscio e crea con la sua arte non qualcosa che piace alla maggior parte delle per sone, ma finestre su immagini strane, e tal volta inquietanti, impossibili da dimenticare. È un’artista che nella vita reale, così come
“
”
Un viaggio tra i luoghi e nonluoghi fisici ed emozionali dell'arte contemporanea “Surreale è la realtà che non è stata separata dal suo mistero” (René Magritte)
nella sua arte, non è condizionato da convenzioni e tabù, non ci sono meme sacri che non possano essere toccati: i suoi dipinti sono meditazioni profonde, piene di simboli sulla vita e le tendenze e le reazioni più intime
Adrian Borda è nato e vive a Reghin, una località tranquilla e senza vita sociale della Roma nia centro settentrionale, che gli ha dato e dà modo di coltivare le sue passioni. Ha iniziato a dipingere mentre frequentava il Liceo Artistico a Targu Mures, ed ha proseguito quindi gli
studi d’arte presso l'Università “George Enescu” di Iasi, presso la sezione Pittu ra della Facoltà di Belle Arti e Design La sua interessante e riconoscibile cifra artistica figurativa è influenzata dai maestri del surrealismo, del realismo magico e del simbolismo Il suo
medium preferito è la pittura ad olio La produzione pittorica di Adrian Borda spazia da soggetti dai “big eyes”, come da consolidata tradizione lowbrow (una delle particolarità dell’artista è che negli occhi dei protagonisti delle sue opere si palesano suggestivi speculari mondi
riflessi), a personali interpretazioni delle opere altri artisti (Michael Hussar, Dalì e Klimt, solo per citarne alcuni), da strumenti musica li antropomorfi a pin up futuristiche e strane creature ibridi macchine-esseri umani; le
composizioni delle sue opere attraversano il romanticismo come l’aggressività, ed in alcune di esse, talvolta, è presente una forte componente erotica. Per quanto riguarda l’altro suo medium pre-
ferito, la fotografia, è una passione che è nata inizialmente per cattura re soggetti ed ambientazioni utili per le composizioni dei suoi dipinti, ma che poi è esitata in altra grande autonoma passione artistica. La
postproduzione grafica (Photoshop è il software preferito dall’artista) è un suo ordinario modus procedendi creativo Merita di essere ricordato il suo bel progetto fotografico “La luce interiore”: le immagini scattate dal
l’artista sembrano ritrarre vecchie sale abbandonate, appartenenti al secolo scorso, si tratta invece di fotografie realizzate all’in terno di vecchi strumenti musicali.
Adrian D. Borda ha tenuto alcune mostre personali e partecipato a collettive in Romania, Olanda ed USA; molte delle sue opere ora appartengono a collezioni private in tutto il mondo, tra gli altri, Stati Uniti, Ungheria, Canada, Francia, Svizzera, Giappone,
Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Italia, Gre cia e molti altri. Per seguirlo sui social: https://www face book.com/adrian.borda.art (quasi 24.000 fol l o w e r ) , h t t p s : / / w w w i n s t a g r a m c o m / a d r i a n b o r d a / (oltre 37.000 follower), https://www.adrian borda.com/
grazia varisco
Lecce, Fondazione Biscozzi | Rimbaud piazzetta Baglivi 9 ottobre 2022 8 gennaio 2023
Apertura: tutti i pomeriggi, escluso il lunedì dalle ore 16 00 alle 19 00, la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dal le 16 00 alle 19 00 Biglietto d’in gresso: 5 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione permanente della Fondazione)
Biglietto ridotto: 3 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione per manente della Fondazione) per gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 anni, scolaresche (della primaria e delle secondarie), studenti di uni versità, accademie d’arte e conserva tori provvisti di tesserino, insegnanti tel. 0832 1994743
www.fondazionebiscozzirimbaud.it
MarTa
Museo archeologico nazionale Taranto, Corso umberto n. 41 Tel. +39 099 4532112
www.museotaranto.beniculturali.it
opere in rosso Collettiva d’arte
Roma Studio Fabio Milani / Terraz za Milani
Via uffici del Vicario 33 int 7 fino al 15 novembre 2022 Ingresso libero. Info: 391 1032603
aBaBaB ryan cosbert, luke o'Halloran, Beatrice scaccia
Andrea Festa Fine Art Roma, Lungotevere degli Altoviti 1, dal 29 ottobre fino al 15 novembre collecTion
150 fotografie della collezione Bachelot a cura di Sam Stourdzé 7 ottobre 2022 15 gennaio 2023 Roma, Accademia di Francia Villa Medici Viale della Trinità dei Monti, 1
corpo di donna. a firenze in mostra gli scatti di letizia Battaglia Firenze, via San Gallo 191 fino al 27 novembre 2022 crumbgalleryfi@gmail.com +39 347 368 1894 https://www.crumbgallery.com/
piTTori di poMpei 23 settembre 2022 19 marzo 2023 Museo Civico Archeologico, Bologna Museo Civico Archeologico Bologna, Via dell’Archiginnasio 2, Biglietti: intero € 14 | ridotto € 12 | scuole € 5 Info e prevendite: +39 02 91446110 . mondomostre.vivaticket.it ipittoridipompei it
ricHard avedon: relaTionsHips 100 scatti per celebrare il grande fotografo Richard Avedon Milano, Palazzo Reale fino al 29 gennaio 2023
Lunedì chiuso. Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 19 30 Giovedì 10 00 22 30 (la biglietteria chiude un ' ora prima) Intero € 15,00 www.palazzorealemilano.it
seBasTião salgado alTre aMericHe fino al 2 novembre 2022 Castello Aragonese di Otranto Tutti i giorni dalle 10 alle 24 Intero 12 Euro, Ridotto 9 Euro, Scola resche 3 Euro. Gratuito (minori fino a 6 anni, guide turistiche con patentino con gruppo, e disabili e un accompa gnatore)
Info 0836 212745
roBerT doisneau
Al cinema solo il 17, 18 e 19 gennaio 2022 il film diretto dal regista David Bickerstaff distribuito da Adler Entertainment “
CAMERA Torino, CAMERA Centro Ita liano per la Fotografia Torino, Via delle Rosine 18, fino al 14 febbraio 2023 La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 11 00 alle 19 00 e il giovedì dal le 11.00 alle 21.00. www.camera.to
Mara fabbro alberto pasqual i cusTodi della MaTeria 1° ottobre 6 novembre 2022 Castello del Monferrato, Casale Mon ferrato (AL)
P zza Castello, Casale Monferrato (Al) Tel. 0142 444329
Ingresso: gratuito Orari apertura Sabato e domenica dalle 10.00 alle 13 00 e dalle 15 00 alle 19 00
liseTTa carMi. suonare forTe Gallerie d'Italia Torino fino al 22 gennaio 2023 Martedì, Giovedi, Venerdì, Sabato, Domenica dalle 9.30 alle 19.30 Mercoledi dalle 9 30 alle 22 30 Lunedì chiuso ultimo ingresso: un’ora e mezza pri ma della chiusura. Ingresso: 10 € https://www.gallerieditalia.com/
arTeMisia genTilescHi a napoli Gallerie d'Italia Napoli Napoli, Via Toledo, 177 Dal 3 dicembre 2022 al 20 marzo 2023 Da martedì a venerdì dalle 10:00 alle 19:00 Sabato e domenica dalle 10:00 alle 20:00. ultimo ingresso: un ' ora pri ma della chiusura Lunedì chiuso. Intero: 7,00 Info: 800 167 619
‘pier paolo pasolini. soTTo gli occHi del Mondo’ Villa Manin di Passariano e il Centro Studi Pier Paolo Pasolini a Casarsa del la Delizia fino al 8 gennaio 2023 da martedì a domenica 10.00 19.00 lunedì chiuso
Aperture straordinarie: martedì 1° novembre, giovedì 8 dicembre, sabato 24 dicem bre fino alle 14.00, sabato 31 dicembre fino alle 14 00, venerdì 6 gennaio 2023 Ingresso Villa Manin: Intero € 8,00 Ingresso Centro Studi Pier Paolo Paso lini: gratuito https://www.villamanin.it/
L u O G H I D E L S A P E R E
p €12,00 ISBN
VIAGGIO NELL’ANIMA
LA POESIA DI ASSuNTINA MARzOTTA
Assuntina Marzotta, docente di scuola primaria, è una poetessa prolifica, ha vinto numerosi premi letterari nazionali e internazionali, ha compiuto studi di Psicologia, ha un approccio antropologico e vivo con la parola Uno sguardo conoscitivo con l’essenza delle cose La sua raccolta di poesie “Viaggio nell’anima” (Il Raggio Verde Edizioni), comparsa nella collana Testi DiVersi, diretta da Antonietta Fulvio, con in copertina una straordinaria foto di Michele Piccinno, è un percorso lirico, sui selciati d’amore d’una donna (Assuntina), che ha sofferto, amato, gioito, patito, ha trovato lo spazio fisico e temporale per esprimere le sue sensazioni più illese. Ha riconosciuto con la forza salvifica, terapeutica, catartica, della poesia, la decisionalità frammista alla fragilità, cioè quel mix esistenziale che ci consente di mostrarci nudi. Nudi come la terra nuda. “Viaggio nell’anima” è uno scandaglio intimo nella propria interiorità, nei vissuti più chiari, nelle zone d’ombra, per far emergere alla luce del sole tracce del proprio sé e lampi d’infinito. Difatti, la poetessa, pur seguendo un registro pressoché intimistico e personale, non è mai ripiegata su se stessa, non fa mai balenare un ego sovrabbondante. Tutt’altro. Ciascun lettore può ricompattarsi in questi versi di ampi spazi semantici, nella consapevolezza che la vera poesia è quella che va dal particolare all’universale. Assuntina Marzotta va a fondo nelle pieghe della vita, della sua vita (che poi è anche la nostra esistenza), e come un rabdomante del pensie ro sa trovare sorgenti di acqua cristallina. La poetessa evoca anche sentimenti dolenti e dolceamari, come la tristezza, la melanconia, la nostalgia, l’insoddisfazione, la lontananza delle persone amate, ma questi codici dell’anima non sono mai inva lidanti, si sanno colorare di rosa e d’amaranto. “Viaggio nell’ani ma” è anche una discesa lenta nei luoghi del Salento, fra ulive ti, scaglie di pietra, muretti a secco, fra cicale, gechi, spighe d’o ro, e fra frenetiche danze invasate ad esorcizzare tarante. Il tempo è una clessidra che ruba sabbia all’esistenza. Il tempo, a volte, è un fanciullo con gli occhi d’incanto, perso nello stupore delle cose della vita. Quelle che (come cantava, tanti anni fa, Antonello Venditti) fanno piangere i poeti. Da attenta psicologa, Assuntina non stagna mai nel dolore, lo muta, lo mutua, lo tra sforma in qualcosa d’altro, in novelle aurore sorgive. Il dolore, nei suoi versi, non è mai paralizzante, ma diventa l’antefatto, lo stratagemma, per poter ritrovarsi, tutti assieme, agli angoli del le strade a condividere giorni compagni. Elaborare il dolore e farlo diventare accettazione, consapevolezza, alba radiosa, è un atteggiamento esistenziale, prima ancora che poetico, di assoluto riguardo. Nella raccolta di poesie s’esalta e si sublima
ASSuNTINA MARzOTTAuna Natura panica, sostanziata di ciliegi, d sambuco, di “talari” di nero tabacco, di vecchie “pajare”, di viola tramonti, di cromie d’azzurro, di canti di grilli, del frinìo delle cicale, delle rocce arse del Salento Una nota ricorrente come un leitmotiv nel libro di Assuntina è la linfa vivificatrice della memoria, senza la quale nessun viaggio sarebbe possibile La memoria (la ricordanza) permette di scavare pazientemente nei meati della nostra storia e in quella dell’umanità E così possono diventare sempre attuali, con lo strumento della reminiscenza, ad esempio, i ricordi dell’infanzia, il sapore delle sere d’estate profumate di grano, il pane fresco della fanciullezza che rifluiva vociante nella piazza La memoria può indugiare per sempre su un amore eterno: “Noi siamo niente, /ma siamo tutto ciò che abbiamo:/siamo le pietre incastonate ad arco, /la voce di preghiere bisbigliate/per liberarmi di un dannato inferno/”. Poesia che scorre, quella di Assuntina, perché l’essere è fluire, fiamma di fuoco sempre vivo. Una cifra caratteristica e riconoscibilissima di “Viaggio nell’anima” è l’anelito di passione. Un viaggio chiamato amore, per prendere in prestito una dizione cara a Dino Campana. Amore che si manifesta, tra l’altro, nelle poesie dedicate ai figli Riccardo e Lavinia, al nipotino Troy Alexander, a zia Delia, al padre, alla madre. L’idioma di fierezza della madre della poetessa, i cadenzati echi di memorie, il padre che vestiva di silenzio, la lontananza del nipotino e del figlio Riccardo, gli occhi di cielo grigio e mare della figlia Lavinia, tenera fanciulla violinista, sono ipotenuse di bellezza umana. Un grande poeta salentino del secondo Novecento, Ercole Ugo D’andrea, molto apprezzato nei circoli letterari fiorentini di Luzi e di Betocchi, dedicava molti versi agli affetti familiari. Un po’ come fa Assuntina Marzotta, poetessa di sentimenti, di dolcezza, di amore diffuso.
ButtazzoPer consulenze immobiliari | www.immobiliaregirasoli.it
L u O G H I D E L S A P E R E
ALDO RECCHIA
un figlio o una figlia?
Il Raggio Verde 2022 pp.76 €12,00
ISBN 979 12 80556 27 1
un figlio o una figlia? aldo reccHia spiega coMe è possiBile scegliere il sesso del nasciTuro
Un figlio o una figlia? La scelta è possibile è l’intrigante libro di Aldo Rec chia, il Raggio Verde edizioni, che spiega come la colpa sia dei papà che devono saper “orientare” i rispettivi gameti nella fecondazione dell’ovulo femminile Sì, è proprio così: per scegliere il sesso di un nascituro, anti cipa l’autore occorre solo che i papà sappiano “orientare” i propri sper matozoi Al momento giusto e con le dovute accortezze Tutto è possibi le, ormai. D’altro canto, quante volte ci si è chiesto se è possibile costruire persino un castello di sabbia sulla sabbia? Anche in questo caso, la risposta non può che essere:“è possibilissimo!” Una pubblicazione che si basa su conoscenze dirette o indirette dell’autore e in particolare sulle ricerche del ginecologo Gianvito Pesce di Mola.
Aldo (Rinaldo, all’anagrafe) Recchia è nato a Torre Santa Susanna (BR) il 17 gennaio 1945. Già docente di materie letterarie nelle scuole medie, è un giornalista professionista e ha lavorato presso “La Gazzetta del Mezzogiorno” dal giugno 1969 al gennaio 2003
Ha pubblicato due saggi “Orientagiovani” - finalizzati ad aiutare i giovani nella scelta della facoltà universitaria dopo il diploma e “Il Compasso morale del cane”, edito da Il Raggio Verde Nei primi Anni ‘90 è stato insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica. Lo schizzo che ritrae il volto dell'Autore gli fu dedicato nel 1992 da Franco Pasqualone, noto vignettista e ritrattista di Chieti.
Te Ticu ‘na cosa, il liBro di salvaTore giannuzzi liricHe dialeTTali e pensieri sparsi
SALVATORE GIANNuzzI
Te ticu ‘na cosa
Il Raggio Verde 2022 pp 72 €12,00
ISBN979 12 80556 28 8
La nuova raccolta di poesie e brevi racconti di Salvatore Giannuzzi, con la bella immagine di copertina di Michele Piccinno, si intitola “Te ticu ‘na cosa” e vuole essere un dialogo intimo tra lui e i suoi lettori ai quali apre il suo cuore e svela i propri sentimenti La poesia di Salvatore Giannuz zi - si legge nella prefazione di Raffaele Polo - è lo specchio preciso del suo essere, della sua anima Senza orpelli di alcun genere, senza finzioni o artificiali ricerche di corroboranti exploit linguistici, procedendo con lo sguardo sereno, sicuro dei propri sentimenti, Salvatore ci offre un piacevole e delicato quadro della nostra realtà che, vista dai suoi occhi, finisce per essere un cammino tutto sommato accettabile e ricco di speranza. Nato a Casarano (Lecce) il 24 ottobre 1949, Salvatore Giannuzzi dopo aver conseguito il diploma di tecnico di Laboratorio di analisi chimico cliniche vince il concorso in ospedale, dove lavora fino al pensionamento, e successivamente, come volontario nell’associazione “Cuore e mani aperte verso chi soffre” presieduta dal cappellano dell’ospedale Don Gianni Mattia Cura infatti le iniziative legate alla clowterapia nel reparto pediatrico partecipando in prima persona alle attività Più volte premiato a concorsi nazionali di poesie, la sua prima raccolta “Canti d’amore e di terra” curata da Raffaele Polo, è stata editata da Il Raggio Verde. (2018).
il rocaMBolesco viaggio di edoardo crisafulli per fuggire dalle BoMBe sull’ucraina del 24 feBBraio
“33 ore Diario di viaggio dall’Ucraina in guerra” Si intitola così il libro di Edoardo Crisafulli, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Kiev, edito da Vallecchi. Nel libro l’autore rielabora i pensieri nati durante il rocambolesco viaggio per fuggire dall’ "operazione speciale" russa scoppiata, con missili e bombe, il 24 febbraio 2022. Una fuga in macchina da Kiev alla Moldavia, porta d’ingresso per l’Unione Europea durato 33 ore, senza pause, mentre i paracadutisti russi scendevano dal cielo e le infrastrutture ucraine venivano polverizzate dagli attacchi. Un diario di viaggio a cavallo fra la narrazione e il saggio in cui cronaca, letteratura e storia si intrecciano in maniera creativa e coinvolgente Nato a Rimini nel 1964 in una famiglia mista (madre anglo irlande se, padre di origine siciliana e per metà ungherese-tedesco), Edoardo Crisafulli dal 2001 è addetto culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Dal 2020 dirige l’Istituto Italiano di Cultura di Kiev. Ha diretto gli Istituti di Cultura di Haifa, di Damasco e di Beirut È il maggior traduttore britannico della Divina Commedia Ha pubblicato "The Vision of Dante, Igiene verbale, Le ceneri di Craxi, La fede nel dialogo, nonché raccolte di racconti. Ha ricevuto il premio Elsa Morante, sezione “Culture europee”.
Il libro sarà presentato il 3 novembre, a partire dalle ore 16 al Maschio Angioino presso la Sala Litza Cittanova Valenzi nella sede della Fondazione Valenzi, l’istituzione internazionale dedicata a Maurizio Valenzi, parlamentare italiano ed europeo, sindaco a Napoli dal 1975 al 1983.
i n e m a d ’ A u t o r e
priMa visione (recensioni e riflessioni)
Massimiliano ManieriEVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE (ovvero, una nuova luce sul cinema del paradosso spazio/temporale)
“ ”
Nell’oblò di una lavatrice può risiedere il caos?
Il caos è opportunità o solo terreno utile per confonderci?
La protagonista del film è proprietaria di una lavanderia come tante, in America, nel mon do.
Come tante deve risolvere centinaia di problemi, da una famiglia disastrata, una figlia lesbica che non confiderà mai al padre rigi dissimo i suoi gusti sessuali, alle pile di bollette da pagare (ordinatissime, sulla sua scrivania).
In questo universo costei è soltanto una madre? Oppure al suo interno (ed in altre dimensioni universali) risiedono migliaia di ulteriori possibilità?
Il cinema da quando si è messo in testa di lottare con il multiverso, ha liberato decine di versioni della “visione” di un altrove possibi le, oltre ciò che riteniamo visibile.
Tanti registi ed autori ci si sono cimentati, da Nolan (in una modalità matematico/creativa), agli studi Marvel che ci sguazzano da tempo, in chiave eroico/fantasy.
In Se mi lasci ti cancello (titolo italiano orribi le che nasconde la meraviglia che fu Eternal sunshine of the spotless mind) il protagonista sembra contenere al suo interno più universi, più possibilità del vivere, ed incontra la tremendissima scelta del poter del tutto dimen ticare il suo vissuto Uno dei primi lavori che si provò nell’attraversamento di queste tematiche fu il mitico Don
nie Darko, passato quasi in silenzio nel 2001, ma poi, caso rarissimo, di rimbalzo divenuto cult nei cineforum degli amanti della settima arte, per il suo taglio oscuro e quasi bordeli ne Un tentativo similare era stato già azzardato in Sliding Doors, pellicola amorosa del 1998, ma qui la trama, nel suo concedere più possibilità ai protagonisti, di amarsi, oppure lasciarsi, era stata piuttosto sviluppata sotto la luce del: “e se invece fosse accaduto che…?” per non parlare dei vari Matrix etc etc. Quindi potremmo dire, fino a questa precisa pellicola dei fratelli Daniels (che si presentano curiosamente come The Daniels), che il cinema ci aveva provato, con risultati alterni, godibili, spesso però scatologici!
E se le varie dimensioni fosse assai più sem plice raccontarle? Con un melting pot varie gato e giocoso insieme? Che parte come un puzzle dai tasselli impazziti, ma che mano a mano trova negli occhi dello spettatore una sua forma?
Ecco, questo è ciò che esattamente ho pro vato nel buio della sala Passando da una frase interiore tipo: “a che gioco stanno giocando i Daniels?”
Ad un'altra in cui mi sorprendevo della essenzialità simbolica con cui costoro continuavano a schizzar colori sullo schermo, facendomi sorridere e pensare, sorridere e pensare, ma sempre destabilizzandomi E sempre senza offrirmi subito una chiave di
volta, e per una volta in più avrei dovuto soffermarmi di più sul titolo, che traducen dolo, illustra meravigliosamente l’enigma da loro affrontato: “Tutto, Ovunque, Tutto in una volta”. Alla protagonista, la cui vita sembra tracciata in modo normalissimo, viene offerta la possibilità di salvare il mon do, salvando sé stessa, attraverso l’utilizzo dei molti sé nel multiverso circolanti,
avviando un tourbillon visivo che stordisce ed insieme affascina Con un linguaggio forse mai utilizzato, per questi argo menti, in modo così giocoso E quando stavo lì lì per perdermi, tornava quell’oblò di lavatrice sullo schermo, a girare, girare, girare, con gli occhi della protagonista, una splendida Michelle Yeoh, che ci si perde dentro Si attraversa tutto il film
come una meravigliosa giostra, di cui i Daniels sono insieme motore ed anima, telaio e penna, e la protagonista attraversa decine di possibilità del suo sé, apren do la trama a meccanismi narrativi fantasiosissimi, tra cui un universo in cui gli arti son morbidi ed imbranatissimi salsicciotti (con una Jamie Lee Curtis stupefacente nel suo ruolo), ma vi è una differenza essenziale che segna indelebilmente quest’opera: diversamente da altre pellicole, dove vi è un crescendo emotivo e spettacolare, qui l’effetto mano a mano decresce, il puzzle tutto, trovando la sua forma, si rivela sor prendentemente semplice, anche se geniale, ed essenzializzano, i Daniels, fino all’ultimo fotogramma
Gli autori tolgono delicatamente i veli sovrapposti, e sul finire ci mettono davanti a due sassi, che in un ipotetico dialogo, discutono davanti ad un dirupo la loro esistenza (e la loro conseguente immobilità).
Poesia visiva allo stato puro, e non te l’aspetteresti, dopo esser stato sbattuto sulla gio stra visiva, per due ore e passa!
Che poi il film finisce, e l’uni ca domanda che puoi farti è solo questa: “avevo abbastanza spazio dentro io per contenerlo tutto?”
e quella lavatrice ancora gira nella tua testa
Sarà un film di cui si parlerà in futuro, come spartiacque autoriale in queste tematiche.
e m a d ’ A u t o r e
pier paolo pasolini
Tra leTTeraTura e seTTiMa arTe
Stefano CambòPer i Luoghi del cinema un viaggio tra i set della produzione cinematografica del poeta, scrittore e regista bolognese (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975)
Nelpanorama culturale italiano c’è un autore che è riuscito a conciliare la letteratura con il cinema e di conseguenza a legare il ruolo dello scrittore con quello del regista.
Addirittura, caso unico nella storia, questo autore è riuscito a girare un film mentre ne scriveva il testo, in modo che le due narra zioni interagissero tra loro in un continuum spazio-temporale (si tratta del libro nonché pellicola Teorema) Stiamo parlando naturalmente del maestro Pier Paolo Pasolini. Durante le interviste, quando gli si chiedeva del perché del passaggio dalla letteratura al cinema, lo scrittore regista rispondeva sem pre che aveva sentito come il bisogno di cambiare tecnica, di provare nuovi contesti In realtà, il suo era un moto di ribellione nei confronti del mondo letterario italiano e una rinuncia alla nazionalità di cui non si sentiva più parte integrante (ecco spiegato l’uso del la parlata dialettale in molte sue produzioni). Una peculiarità importante della cinematografia di Pier Paolo Pasolini è stata da sem pre quella di aver trasformato alcuni colleghi scrittori in attori.
Infatti, in Accattone del 1968 affida una par te a Elsa Morante e con lei, scriverà in segui to la musica per Medea trovando l’ispirazione anche per un personaggio cult di Uccellacci e Uccellini.
Negli anni Settanta, a Paolo Volponi fa inter pretare il ruolo di prete in Mamma Roma, mentre ad Alfonso Gatto viene affidata la parte del medico in Teorema. Per ultimo, all’amico e collega Giuseppe Zigaina affida il ruolo del frate confessore nel Decameron, mentre egli stesso interpreterà Giotto.
Da sempre considerato un pensatore anticonformista, Pier Paolo Pasolini si avvicina al cinema nel 1953 grazie a Giorgio Bassani che lo chiama per collaborare alla sceneggiatura de La donna del fiume di Mario Sol dati.
In quegli anni, questo tipo di sodalizio era molto frequente perché si voleva dare un taglio più letterario e ricercato alle trame, specie quando i progetti riguardavano la vita nelle borgate e nelle periferie Ecco che allora inizia per lo scrittore un vero e proprio “periodo di praticantato” con i più grandi registi di quell’epoca. Ne Le notti di
l u o g h i d e l c i n e m a
Cabiria di Federico Fellini, l’autore si cimenta con la narrazione delle sequenze dedicate alla prostituzione. L’anno dopo invece col labora ad Addio alle armi di Charles Vidor. Queste situazioni gli permetteranno di capire al meglio il lavoro che c’è dietro la realiz zazione di un film, con uno studio approfon dito che lo condurrà nel 1961 a dirigere il suo primo cortometraggio, quel Accattone che riporta su pellicola i temi e i personaggi cari del suo romanzo Ragazzi di vita. Da subito, il cinema di Pasolini si distinguerà per il suo stile anticonformista che testimo nia appieno quel senso antiborghese che si stava diffondendo soprattutto nelle classi sociali più deboli
E infatti saranno gli anni di Mamma Roma con l’indimenticabile Anna Magnani e de Il vangelo secondo Matteo metafora del sotto proletariato mondiale ma anche momento di riflessione per nuova visione del Cristianesimo evangelico Nel 1966 esce Uccellacci e Uccellini con protagonista il grande Totò in una delle sue rare performance drammatiche L’anno dopo è la volta di Edipo Re, un film che con ferma “la visione operaia” dell’autore, da sempre a favore dei reietti e dei miserabili Così a favore che, nel successivo Teorema vi è la completa disgregazione nonché annullamento del vivere borghese e della sua banale e rituale quotidianità
Nel 1971 il regista apre le sue vedute dando origine a una produzione che poi verrà ribattezzata come “la Trilogia della vita” perché basata su temi come la nascita dell’umanità, l’innocenza perduta dei popoli e il trionfo delle istanze sessuali e naturali dell’uomo Di questo impianto fanno parte Il Decame ron, I Racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte L’ultimo lavoro del regista, uscito postumo è il film Salò o le 120 giornate di Sodoma dura mente criticato e censurato, ma nonostante ciò considerato ancora oggi uno dei suoi migliori in assoluto.
Questo perché il nome di Pier Paolo Pasolini con il trascorrere degli anni e delle epo che, si è andato a legare indissolubilmente al secondo neorealismo italiano. Quel neorealismo che indagava su ogni
aspetto della vita quotidiana e che accendeva i riflettori su ogni particolare, anche il più miserevole. Per questo, i suoi film furono in parte banditi e osteggiati da tutti gli esponen ti di quelle classi sociali e di quei gruppi politici a cui di fondo conveniva tenere nascosta una realtà scomoda, per conservare lo sta tus quo.
Nonostante l’ostracismo nostrano, il regista ebbe fuori dai confini italiani molti riconosci menti sia al Festival di Cannes (miglior sog getto originale per Giovani Mariti di Mauro Bolognini e il Grand Prix Speciale per Il fiore delle Mille e una Notte) che al Festival Inter nazionale del film di Berlino (con l’Orso d’argento per il Decameron e l’Orso d’oro per i Racconti di Canterbury).
Il successo delle sue pellicole, oltre alle interpretazioni realistiche degli attori (presi in
certe occasioni anche dalla strada), è dovuto ai luoghi scelti con cura quasi maniacale dallo stesso regista che non lasciava nulla al caso.
Per il primo film Accattone, insieme a un giovane Bernardo Bertolucci che lo aiutò alla regia, si spostò per i luoghi simbolo della peri feria romana come Via Casilina, Via Tiburtina, Centocelle, Ponte Sant’Angelo e Ponte Testaccio.
Anche per il successivo Mamma Roma con la grande Anna Magnani, Pier Paolo Pasolini optò per luoghi che fossero adiacenti con la realtà che voleva raccontare. La maggior par te delle riprese infatti fu effettuata nel villaggio INA Casa del quartiere popolare Quadraro, mentre per gli esterni si optò per il vicino Par co degli Acquedotti.
Con Il Vangelo secondo Matteo, il regista si spostò in Basilicata e più precisamente nella bellissima Matera. Da un punto di vista stret tamente cinematografico si può ben affermare che l’autore fu un vero pioniere dei tempi, perché fu il primo in assoluto a ritrovare tra i tanti vicoli immersi nei Sassi Caveosi una versione autentica della città di Gerusalemme Per Uccellacci e Uccellini le riprese invece vennero effettuate principalmente tra Assisi e Tuscania Quando gli chiesero del perché della scelta del grande Totò come attore pro tagonista, il regista rispose che la sua maschera con annesse smorfie rappresentava al meglio i caratteri principali dei personag gi fiabeschi: ossia la stravaganza e l’umanità. Chiudiamo questa carrellata dei luoghi con l’ultima pellicola, quel Salò o le 120 giornate di Sodoma che uscì non senza problemi postu mo e che venne girato in buona parte nella cinquecentesca Villa Gonzaga-Zani a Villimpenta (provincia di Mantova) E con questa informazione, lasciamo definiti vamente i film e la lunga produzione cinematografica di Pier Paolo Pasolini, ancora oggi considerato da molti addetti ai lavori il mae stro indiscusso del secondo neorealismo ita liano
S a l e n t o S e g r e t o
Cazzato“
paTriMonio riTrovaTo. una Tela da lecce a cavallino Passeggiando nel cuore antico tra vicoli e pagine di storia
”
Ilduca Castromed i a n o n e l l e s u e " M e m o r i e " , 1 8 9 5 . scrive che nel corso d e l s u o p r o c e s s o del 1848 fu condot t o i n u n a g r a n d e sala dell'ex convento dei Gesuiti per essere interrogato. S u l l a p o r t a d i a c c e s s o a q u e l l a s a l a c a m p e g g i a v a u n a t e l a o b l u n g a con una scena della passione di Cri sto.
Dopo molti anni il Castromediano ottenne quella tela a "memoria" fosse esposta nella parrocchiale" di Cavallino.
Il Castromediano non si avvide che quella tela seicentesca, rappresentava piu' precisamente, Cristo portato di fronte a Caifa. Oltre al valore artistico la tela è importante perché rappresenta l'unica opera d'arte sopravvissuta a spoliazioni e soppressioni del convento gesuitico.
La tela oggi non si trova più nella parrocchiale come scriveva il Castromediano ma nel locale convento domenicano,in una posizione critica.
r
girovagando a TaranTo il ponTe girevole
Veronica Di Maglie“ ”
Ilpatrimonio tarantino possiede una vasta gamma di reminiscenze storiche che rivelano le orme dell’eterno passato dell’ex capitale della Magna Grecia Il Ponte Gire vole è senza dubbio uno dei simboli indiscussi dell’icono grafia, della città di Taranto Fu ufficialmente inaugurato nel 1958, e dedicato a San Francesco Da Paola, protet tore delle genti di mare Il suo modo singolare di godere di un movimento d’apertura rotatorio, relativo ad un moto parallelo anziché verticale, delinea una nota unicità. L’a pertura delle due “braccia” del ponte, consente di otte-
nere la distanza necessaria per l’acceso al canale navi gabile, al fine di ricevere il passaggio delle navi, come fosse un abbraccio d’acco glienza collettivo Ad occuparsi di tale manovra è proprio la Marina Militare, che collabora al fine di garan tire la sicurezza interna e tutelare quella stradale; dei pedoni e dei veicoli La squa dra di militari, interviene chiudendo e gestendo alternati vamente il traffico in entrambi i lati: del borgo e della città nuova. Non manca la partecipazione delle forze dell’ordine e la presenza dell’Ufficio Operati-
i r o v a g a n d o
vo dell’Ammiragliato e la Stazione Segnali. Metaforicamente la figura di un ponte simbo leggia l’unione; a Taranto collega concreta mente il borgo antico alla città, ma avvicina anche l’adolescente presente, al veterano passato, fondendo i sentimenti di un’intera comunità. L’incanto tarantino non è mai stato estraneo agli occhi altrui, anzi ha sempre affascinato, ispirando anche la vena poetica di Gabriele d’Annunzio, che lo celebra in un suo poema:
«Taranto, sol per àncore ed ormeggi assicurar nel ben difeso specchio, di tanta fresca porpora rosseggi? A che, fra San Cataldo e il tuo più vecchio muro che sa Bisanzio ed Aragona, che sa Svezia ed Angiò, tendi l'orecchio? Non balena sul Mar Grande né tuona. Ma sul ferrato cardine il tuo Ponte gira e del ferro il tuo Canal rintrona Passan così le belle navi pronte per entrar nella darsena sicura, volta la poppa al jonico orizzonte »
la Musica fa parTe del "resTo". inTervisTa a Biagio puTignano
Antonietta Fulvio“ ”
Abbiamo incontrato il Maestro e compositore pugliese in occasione dell'anteprima della composizione intitolata "Stanze. Omaggio a Pier Paolo Pasolini, presentata lo scorso 7 ottobre 2022 al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari
Compositore e didatta pugliese, Biagio Puti gnano dal 2000 è titolare della cattedra di Composizione presso il Conservatorio di Bari. Ha insegnato all’Università di Lecce, gli Istituti Musicali di Taranto e Ceglie Messapi ca e il Conservatorio di Lecce e tenuto corsi e seminari in prestigiosi istituzioni musicali dall’Accademia di Musica di Stato di Bielo russia a Minsk all’International Summer Music School di Pucisca (Croazia) e alla Scuola di Musica di Riou (Grecia), dalla Domus Academy di Milano all’Europäischer Musikworkshop di Altomünster (Monaco) e il Conservatorio di Cascais (Portogallo). Fon datore negli anni Novanta dell’Associazione “A. Gentilucci” per la diffusione delle musiche contemporanee, ne ha diretto l’omonimo ensemble strumentale, con il quale ha ese guito numerosi concerti in prestigiosi festival italiani, eseguendo in prima assoluta opere di vari compositori In collaborazione col com positore Gianluigi Antonaci ha dato vita allo “Studio di Musica Elettronica Practica Nova” ed in seno ad esso il duo “Sintaxon” Una carriera lunga e brillante, quella del compositore pugliese che lo scorso 7 ottobre 2022 al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari ha pre sentato "Stanze Omaggio a Pier Paolo Pasolini", la sua ultima composizione. Per l'occasione abbiamo avuto il piacere di con versare con lui, di musica e di progetti artistici dettati da una grande passione.
Nell’Auditorium del Conservatorio Piccinni di Bari hanno risuonato le note di “Stanze. Omaggio a Pierpaolo Pasolini” nel centenario della nascita firmato dal compositore Biagio Putignano. Lo spettacolo, che ha riscos so grande successo di critica e di pubblico, vede in scena Loredana Savino voce narrante, la danzatrice Oriella Nitti e i percussionisti Walter Bonfantino, Aldo Chiarulli, Niccolò Falagario, Roberto Lella, Davide Lepre, Marco Liguigli, Leonardo Natuzzi, diretti da Filip po Lattanzi Qual è il cuore di questo proget to e come nasce?
Il progetto nasce su sollecitazione della collega Annamaria Bonsante, docente di Storia della Musica e musicologa molto apprezzata, che ha coinvolto, oltre me, anche il prof. Daniele Maria Pegorari, dell’Università di Bari, proprio per celebrare l’anniversario del centenario della nascita di Pasolini con una produzione originale. Il mio punto di partenza, quindi, è stato proprio il corpus dell’opera pasoliniana, in particolare le metodologie e le tecniche letterarie da lui impiegate, molte delle quali di derivazione musicale. Quindi il lavoro certosino che mi sono imposto è stato quello di andare alla ricerca di queste soluzioni esperite dall’Autore friulano, contestualizzarle in una ‘t r a m a ’ , che somigliasse ad una sorta di libretto-guida, per meglio evidenziarne i momenti
salienti della sua opera, della sua vita e del suo pensiero, e infine ripercorrere a ritroso le modalità d’impiego di quelle tecniche e ricondurle nell’alveo originale, ovvero quello musicale per sviluppare adeguatamente tutta la parte musicale. Gli spunti sono stati numerosissimi: partendo dalle citazioni di opere bachiane (molto care a Pasolini) a volte anamorfizzandole, o addirittura creando dei ‘pastiche’ , mi sono spinto a ripensare brani con moduli ritmici propri della musica africana, canti della resistenza politica militante, riscritture e ampliamenti di miei lavori precedenti, affiancandoli a creazioni di pagine totalmente originali. Il tutto nel solco della poetica pasoliniana esplicitamente espressa ne La div ina mimesis, lavoro incompiuto del 1975, da cui ho mutuato le linee guida di questo nuovo approccio alla creazione letteraria. Ecco, posso quindi dire che l’intero lavoro, che supera l’ora di durata, è interamente derivato dalle impostazioni estetica ed etica pasoliniane. Partitura complessa, che però sapevo di affidare nelle mani sapienti ed espertissime di Filippo Lattanzi, che ha diretto con maestria il gruppo dei giovani percussionisti, tutti usciti dalla sua prestigiosa Scuola.
Quanto è stato complesso scrivere una partitu ra musicale pensando ad un intellettuale del calibro di Pier Paolo Pasolini, che nel “Poeta delle ceneri”, definisce la musica come «l’uni ca azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà»?
La complessità del pensiero pasoliniano passa da un nodo centrale, che è quello di una cosciente ‘contraddizione’ , che potrebbe essere interpretata come un tentativo di omotetìa inversa degli opposti. Ecco che allora tutti i brani sono titolati con un principio che fa riferimento alla dicotomia: suono e silenzio, impegno e disincanto, onirico e reale ecc. Inoltre, la padronanza che Pasolini aveva dei procedimenti musicali gli permetteva di addentrarsi in descrizioni molto particolareggiate dei processi compositivi. Coniugare quindi riscrittura, stratificazione, pastiche, accademismo e naïvité, culture popolari o extraeuropee con le tecniche compositive della tradizione avrebbe comportato una sorta di sbilanciamento
annichilente: per questo ho deciso di risalire alle fonti e di creare un approccio alla creazione totalmente nuovo che le inglobasse armoniosamente.
“Stanze” vuole essere anche un omaggio al centenario della nascita del compositore Iannis Xenakis, tra i più rappresentativi del Novecento
La scelta dell’organico è un mio omaggio a Iannis Xenakis, al quale ho già dedicato nel 1995 un lavoro per orchestra, Anthemion. Le sonorità, la distribuzione spaziale, le soluzioni musicali di Persephassa, del 1969 per sei percussionisti, non possono lasciar indifferenti. Ma Stanze, a differenza del brano di Xenakis, è anche un richiamo alla poesia duecentesca, che con questo termine intendeva forme capaci di contenere l’essenza della poesia. Non potevo scegliere termine più appropriato per indicare l’intero lavoro articolato in ben dieci brani, che per densità sonora, costrutti armonici, riferimenti extramusicali, doveva custodire quelle
preziose gocce d’essenza poetica dell’arte pasoliniana, senza escludere le sue lungimiranti visioni di varia natura: politica, poetica, letteraria, cinematografica ecc.
Stanze è uno spettacolo multisensoriale che lega musica, versi, canzoni, il linguaggio sonoro e il linguaggio del corpo: sul palco c’è infatti la danzatrice che scandisce con i suoi movimenti quelli musicali delle percussioni. E tra le percussioni, grazie alla presenza di una voce, si insinuano i versi poetici di Pier Paolo Pasolini, Alla bandiera rossa, Frammento alla morte le note del brano cileno di Quila payun e Ortega, “El Pueblo Unido, Jamas Sera Vencido”, cosa ha dettato la scelta e l’accostamento di questi brani alla composi zione musicale? Dopo aver selezionato personalmente i testi, ho deciso di inserire due canti di lotta politica, per coerenza. Potrà sembrare contraddittoria questa affermazione (ma assolutamente in linea con la poetica di Pasolini), proprio perché accostare Bach
al canto popolare dei partigiani, oppure il ‘mood’ minimalista ai processi di trasformazione figurale, i canti di lotta al bruitismo pseudo-futurista potrebbe apparire un grande azzardo. In realtà questa antinomia è espressamente in linea con le tecniche pasoliniane. Giusto a titolo di esempio, rammento come il commento musicale de ‘Il Vangelo secondo Matteo’ , fu realizzato alternando musiche di Bacalov con Bach, di Mozart con Webern, i canti gospel con Prokofiev. L’alternanza di canto e declamazione, che Loredana Savino ha sapientemente padroneggiato, è un ulteriore procedimento mutuato dall’estetica pasoliniana, in quanto l’oscillazione tra canto e parlato, tra lingua aulica e lingua popolare dà compiutezza al suo profilo creativo. Infine gli inserti coreografici hanno impreziosito visivamente con alcuni momenti di particolare poesia: con una danza espressiva e comunicativa, in “Onirico e reale” o fortemente corporale in “Corpi e luoghi” , rievocante atmosfere barocche in “Descrizioni e descrizioni” ed infine nel restituire la meccanicità di un congegno a carillon in “Poesia e diari”, Oriella Nitti ha padroneggiato la scena con grande sicurezza e profonda partecipazione.
Da docente della cattedra di Composizione al Conservatorio Piccinni, cosa suggerisce ai suoi allievi che intraprendono la strada della composizione musicale? Quali le regole? E quale il segreto per diventare degli otti mi compositori?
Se conoscessi il segreto per diventare un buon compositore, lo avrei svelato innanzitutto a me stesso. Non credo ci siano segreti o regole. Scegliendo la strada della creatività musicale, innanzitutto bisogna mettere in conto che ci si deve dedicare totalmente ad essa attraverso lo studio tout-court, non solo musicale quindi, ma anche della filosofia, della scienza, della letteratura, delle arti figurative e plastiche…insomma di tutto ciò che ci circonda. Perché la musica è un’arte che si può spiegare solo in un contesto generale, sociale, economico e culturale. Non esiste la musica e poi il resto. La musica fa parte del ‘resto’ e la si
può praticare, comprendere ed apprezzare solo se contemporaneamente si riescono ad apprezzare tutte le altre arti, senza compiacersi di aggettivazioni inutili (contemporaneo, classico, barocco ecc.). Posso aggiungere che la misura che un’impostazione del genere funziona la deduco dai brillanti risultati che i miei studenti hanno raggiunto in giro per il mondo. Per cui, chiudo rispondendo alla domanda iniziale dicendo che, per intraprendere questa professione, bisogna praticarla indefessamente credendoci veramente, senza mai cedere alle lusinghe del facile successo, o dell’immediato guadagno.
Lo spettacolo andrà in tour? E a quali altri progetti musicali sta lavorando? Spero vivamente che si possano programmare delle repliche di Stanze. Vediamo che succede, anche se non è semplice allestire un organico così impegnativo. Per i progetti: ora sono in attesa di altre prime esecuzioni: il prossimo 19 ottobre, nell’auditorium del Conservatorio di Pesaro sarà eseguito Detto d'Amore, per ensemble, composto in occasione del quinto centenario dantesco, la cui esecuzione fu rinviata a causa della pandemia. Inoltre, il mese successivo, nella Sala Bossi del Conservatorio di Bologna, il 19 novembre l’arpista Paola Perrucci eseguirà in prima mondiale Some Aphorisms about Friendship per arpa sola. Nel frattempo, il 20 novembre sarà eseguito ancora in prima esecuzione, un lavoro complesso e originale, commissionatomi dal Festival Organistico del Salento, per commemorare il M° Luigi Celeghin (che è stato anche mio insegnante a S. Cecilia). Si tratta di Wormholes per tre organi antichi connessi in rete; in questa composizione tre strumenti storici, del ‘500 (da Bologna) del ‘600 (da Salve) e del ‘700 (da S. Elpidio a Mare, nelle Marche) saranno collegati in rete per suonare contemporaneamente un brano appositamente composto, con riferimento alle teorie del ‘ponte di Einstein-Rosen’ , i cosiddetti ‘buchi di tarlo’, a cui fa riferimento esplicito il titolo stesso della composizione.