Artintime N.8 - Agosto

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ART

IN TIME n.8 - Agosto 2014

ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | INTERVISTE | EVENTI | LONDON NEWS


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ARTINTIME L’EDITORIALE Falso, falso, falso! Artintime inaugura questo agosto 2014 comparendo con orgoglio tra i media partner del PDFF, il Piemonte Documenteur Filmfest, concorso e festival che si svolgerà dal 4 al 9 agosto sulle Alpi del Piemonte, e dedicato da una parte al mondo del cinema e dall’altra… A quello del falso! Mockumentary, ovvero documentari che sembrano veri, perché del realistico hanno lo stile e la costruzione narrativa, che ci fa cascare nel tranello, ci prende per il naso e riesce così a raccontarci delle bugie senza che quasi ce ne accorgiamo. Pensateci: non è forse una dinamica che ci troviamo spesso ad affrontare nel nostro quotidiano? Notizie che affollano le bacheche dei social network, su cui scorre veloce il nostro dito e delle quali spesso pensiamo “mah, sarà vero?” e senza avere il tempo né gli strumenti per svolgere quella fondamentale attività che dovrebbe contraddistinguere il vero giornalismo, non andiamo a verificare. Possiamo restare scettici, certo, ma più volentieri tendiamo, quasi inconsciamente, a finire per credere a ciò che leggiamo o vediamo e che forse, proprio per la sua stranezza, potrebbe davvero essere accaduto. E se ci sbagliamo? Ormai è fatta, abbiamo abboccato e dalla nostra ingenua credenza, chi lo sa, magari si sono già attivate altre storie, altri racconti che passano di bocca in bocca, di testa in testa, e a loro volta generano altre storie, viaggi, ricerche. Ci piace pensare, con il motto del PDFF che “Il falso salverà il mondo”. Non perché vogliamo farci promotori di falsificazioni e menzogne! No, non vogliamo ingannare nessuno né proporre cose non vere per nuocere a qualcuno o qualcosa, vogliamo solo raccontare. E che cos’è il racconto se non un duplicato della realtà che non sarà mai vero al cento per cento né fedele a ciò che davvero abbiamo visto e sentito e cerchiamo di riprodurre e restituire ad altri filtrandolo con i nostri occhi, la nostra testa, la nostra interpretazione? Secondo questa logica ogni forma d’arte, ogni idea e testo che vi presentiamo sopra le nostre pagine, è uno splendido falso d’autore, un racconto di un punto di vista specifico e unico che proprio per questo abbiamo notato e vi raccontiamo qui (un altro racconto!) per darvi spunti e farvi incuriosire. Ma allora è tutto falso? Certo che no, è tutto vero! Vero come l’invenzione in un romanzo fatto di personaggi fittizi, leggendo il quale però ci emozioniamo sulla nostra pelle, vero come una canzone che ci fa sentire bene e ballare, come quando andiamo al cinema e il film ci coinvolge così tanto da farci dimenticare di essere sprofondati in una poltroncina davanti a uno schermo su cui è proiettata una storia. È il bello del racconto: l’immersione in una realtà seconda, distante dalla nostra ma con la quale ogni racconto, a modo suo, mantiene un legame. In questo mese di agosto, l’esordio letterario italiano casca a fagiolo per soffermarci ancora un po’ a riflettere sul falso. “Mio salmone domestico” si apre con un esplicito patto narrativo da stipulare tra autore e lettore: “qui si parla di un protagonista che è un salmone, ma facciamo che prima di iniziare a leggere voi ci credete anche se è assurdo, e accettate con me questo mondo possibile, con le sue regole e i suoi abitanti”. Difficile e complicato, vi sembra? Eppure fate una cosa simile tutti i giorni, quando interagite con i vostri contatti sui social network, mascherati da un avatar che non siete voi ma un calco, più o meno veritiero, di voi stessi; lo fate ancora quando raccontate le storie in compagnia, caricando magari personaggi ed enfatizzando situazioni, tanto che potrebbero davvero dirvi “ma sono tutte storie!” senza credervi. Non ci credete neanche voi? Artintime non vi racconta bugie: fate un click e venite a scoprirlo, ad agosto si parte con la copertina realizzata questo mese per noi da Valentina Indelicato, visual artist e illustratrice diplomata allo IED! Alessandra Chiappori

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ARTINTIME SOMMARIO 6 . HONEYBIRD & THE BIRDIES by Angelica Magliocchetti

8 . Caveirão by Francesca Cerutti

10 . RICCARDO NERVO by SQUARE 23

12 . SE DI MEZZO C’E’ UN SALMONE by Alessandra Chiappori

14 . PERCHE’ IL FALSO? “NON LO SO” by Stefano Ascheri

16 . UN FESTIVAL COI BAFFI by Francesca Cerutti

20 . MONTE PULSANO: UN LUOGO DA SCOPRIRE by Roberta Colasanto

22 . DAL CINEMA AL TEATRO CON ISABELLA RAGONESE by Barbara Mastria

24 . ALL THE SHADES OF PORTOBELLO. byCristina Canfora

26 . CLEAN BANDIT by Angelica Magliocchetti

28 . COME FUNZIONA LA MATEMATICA IN CONGO

by Alessandra Chiappori

30 . MASSIMILIANO PETRONE by Alnna Moschietto

32 . I WISH I WERE A HAY by Francesca Cerutti

34 . SPECIAL SUMMER 2014 by Alessandra Chiappori & Angelica Magliocchetti

38 . EVENTS by Anna Moschietto

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ARTINTIME music@artintime.it

HONEYBIRD & THE BIRDIES Estate, tempo di stravaganze, di avventure improvvisate e di allegria; decisamente la ricetta giusta per l’italico trio degli Honeybird & the birdies. Torino, Catania e Los Angeles fuse insieme in tre personaggi bizzarri e geniali che, partendo dalla world music, costruiscono un vero universo di punk, sapore tropicale, rock, percussioni brasiliane e indie. Un melting pot di stili e colori, che prende vita così, nel 2007 a Roma, da un incontro di generi e personalità quali Monique Mizrahi in arte ‘Honeybird’ (voce, chitarra e charango), Federico Camici in arte ‘Walkietalkiebird’ (al basso elettrico e acustico, cori, tastiera) e Paola Mirabella in arte ‘P-Birdie’ (voce, batteria, percussioni, ukulele, chitarra). I loro testi che mescolano in una sorta di esperanto diverse lingue e dialetti tra cui spiccano il tedesco, il francese e il catanese, accompagnati da un’insolita vera e propria orchestra (charango, batteria, berimbau, ukulele, basso e organetti vari) prendono vita già dagli esordi a fianco di numerosi artisti internazionali quali Jeffrey Lewis Band, Bei the

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Fish, Calibro 35, Paolo Benvegnù, Frankie Hi-NRG MC,The R’s e molti altri. È il 2010 quando la Duckhead Green Music produce il loro album di debutto “Mixing Berries”, contenente uno dei brani più celebri della band: “Don’t Trust the Butcher”. Dopo i primi riconoscimenti come il ‘Best Italia Wave Band 2011’ e ‘Voci della Periferia’, nel 2012 l’etichetta discografica Trovarobato fa uscire il loro secondo album: “You Should Reproduce”, prodotto dalle sapienti mani di Enrico Gabrielli. Si ha così un nuovo prodotto tutto da ascoltare e riascoltare più volte, perché sì, gli strati sono tanti e i viaggi possibili innumerevoli. Sulla base di un pop-folk ricco di contaminazioni si innestano poliritmi africani e variazioni vertiginose, quasi psichedeliche, quasi elettriche. Difficile trovarne un filo conduttore; molto meglio, invece, lasciarsi trascinare nei viaggi fantastici e colorati di “Swimming underwater” fino all’atmosfera di spiritualità di “Perejil”. Non manca neppure il rap, con “Where D’ya Live”, o la danza ancestrale malese di “Earth’s Core”, da

cui nel 2013 verrà prodotto il remix “To the Earth’s Core (Baobab Extended)”. Gli Honeybird & the birdies, poi, non deludono neanche live attraverso vere e proprie performance ricche di coreografie, colori e mondi caleidoscopici. Se nel pieno dell’estate, quindi, quello che vi manca è giusto un po’ di vita spensierata fuori dagli schemi, questo variopinto trio è proprio quello che fa per voi! So, enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME movies@artintime.it

Caveirão

Mostri e samba du Brasil Sono le tre di notte e una zanzara noiosa ronza in una stanza illuminata da una luce fioca. Non è l’inizio di un racconto estivo in cui si suda a dismisura in compagnia del protagonista, che solitamente è seduto su un divano in biancheria intima e sorseggia una birra fresca, questo è in realtà l’inizio del cortometraggio “Caveirão” di Guilherme Marcondes, regista brasiliano. Siamo nell’ora delle streghe, quei momenti della notte in cui è difficile trovare le distanze tra sogno e realtà, quando i rintocchi si trasformano in incubi e le ombre in personaggi dalle dubbie origini. Un grammofono suona in una strada deserta e all’improvviso qualcosa di colorato fa capolino dai posti più impensabili della città e per strada esplode una strana festa, o forse dovremmo dire fiesta. “Caveirão”, cortometraggio di Guilherme Marcondes, ci porta a conoscere quel mondo che la stampa, in questo periodo appena concluso di mondiali di calcio, ha cercato di raccontare, ma senza cogliere quello che riesce a restituire bene solo chi ha vissuto e ha visto quei luoghi. La storia di questo cortometraggio non ha una struttura lineare, sembra un videoclip caratterizzato da colori e da momenti simbolici: a susseguirsi sulla scena sono una serie di personaggi di dubbia origine, a metà strada tra i mostri e i fantasmi, miti e leggende del Brasile con le sue suggestioni ma-

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giche ai limiti dell’immaginario. Accompagnati da “Tenebroso”, brano del 1913 composto dal brasiliano Ernesto Nazareth, i mostriciattoli prendono vita e si muovono danzando nelle vie del paese. Sembra il carnevale di Rio, ma le vie non sono ricche di sfarzo, ci troviamo in una periferia che sembra disabitata, un luogo di povertà e non certo di ricchezza. Echi del passato incombono in “Caveirão”, spettri degli inizi del ‘900 di una città brasiliana che è attualmente in palese stato di abbandono. Sembra non esistere vita, solo i mostri-fantasmi riescono a restituirle movimento e colore, spettri che rianimano altri spettri fatti di mattoni. Lo stesso poliziotto è di fatto uno scheletro, è un morto che cerca di fermare la vita, di inscatolarla e di rubarla. Guilherme Marcondes riesce a mixare molto bene cinema con attori in carne e ossa e cartone animato, contaminando i generi, offre al pubblico un cortometraggio dai confini evanescenti che risulta difficile classificare e inscatolare: è musical, ma è anche horror, con tratti storici con addirittura una sequenza di scene di azione. Niente manca a Caveirão perché esso è come il Brasile, è il suo spirito che si racconta fotogramma dopo fotogramma e che rapisce lo spettatore trasportandolo su un ritmo tutto brasiliano. Impossibile non restare incantati di fronte a questi personaggi che producono suoni e versi come se fossero veri

strumenti musicali, una specie di orchestrina di strada che rallegra i passanti che in questo caso non esistono. Sull’onda degli sfortunati, per noi Italiani, mondiali del Brasile, è interessante notare come un brasiliano doc sceglie di raccontare la sua patria, prendendo in esame folklore, magia, svago ed eccesso, ma anche rigore e legge, qui interpretati dal poliziotto. Il Brasile è noto per le sue contraddizioni ed è impossibile non fermarsi a pensare nel momento in cui il poliziotto si ritrova accasciato in un bagno e beve uno dei mostriciattoli che si è liquefatto dopo essere stato catturato. La magia del Brasile tocca tutti, anche il rigore, anche quelli che devono imporre la legge non possono vivere senza il folklore. Sembra di essere finiti in un sabba, vittime di chissà quale stregoneria, eppure non si tratta di un’esperienza spiacevole, è invece affascinante guardare e ascoltare ciò che accade in ogni singolo istante ed è impossibile non sorridere di fronte alle divertenti gag dei mostriciattoli. La genialità di Guilherme Marcondes non si limita soltanto al cortometraggio “Caveirão”, che è parte di un progetto molto più grande che prevede di raccontare il folklore del Brasile. Operazione molto interessante, che speriamo possa avere una grande visibilità.

Francesca Cerutti


MOVIES

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ARTINTIME

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STREET-ART popart@artintime.it

RICCARDO NERVO Riccardo Nervo ha iniziato la sua carriera artistica per le strade, senza essere un vero e proprio street artist. Prima che il bookcrossing diventasse di moda, ha ideato il “drawing crossing”, lasciando in giro per la città i suoi lavori, a disposizione dei passanti. Con gli street artist Nervo non ha però in comune solo l’uso della strada, seppur con modalità diverse, ma anche il fatto di essersi creato una sorta di marchio di fabbrica che caratterizza le sue opere: gli occhi, grandi, grandissimi. L’altro elemento che contraddistingue i suoi lavori sono i materiali, tassativamente di recupero, e quindi cartoncini riutilizzati, spartiti musicali e fogli di qualsiasi tipo. Con il progetto “Formato A4” ha lanciato sui social una sfida

d’artista dettando due sole condizioni per l’acquisto di un disegno originale: l’acquirente decide “al buio” il prezzo, l’artista decide quale opera spedire. E dopo il progetto di arte condivisa ha partecipato alla provocazione “Arte in gabbia” lanciata da Square 23 Art Gallery. Con “Questo Square non è un albergo” per 72 ore consecutive, nei primi giorni del mese di marzo, è stato chiuso tra le quattro pareti della galleria, sorvegliato dalle webcam e guardato a vista dai passanti. Lì ha mangiato, ha dormito, ha interagito con collezionisti e curiosi e, soprattutto, ha realizzato una dopo l’altra le opere di questa sua particolare performance artistica che sono andate a riempire le pareti bianche della galleria.

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ARTINTIME books@artintime.it

SE DI MEZZO C’E’ UN SALMONE Avete mai avuto un salmone come animale domestico? Per quanto l’ipotesi di partenza vi sembri assurda, lei, la ragazza protagonista di questo Contromano Laterza, vi risponderebbe di sì. Lui è un salmone domestico, si chiama Crodo, è così tenero che si taglia con una motosega e dorme in un cassetta di fragole che, quando si sistema la pinna coprendo la o, diventa “fragile”. Libro di metafore, sfrenata ironia, metanarrazione, cinismo e scrittura vissuta, questo esordio di Emmanuela Carbè costruisce nelle sue pagine un intero universo. E in effetti il sottotitolo ci avvisa: “manuale per la costruzione di un mondo, completo di tavole per esercitazioni a casa”: una parte di scrittura e una di fumetti, spassosissime tavole realizzate dall’autrice stessa, che narrano la poetica storia d’amore tra due pesci rossi, lui libero, lei chiusa nella boccia di vetro, titubante sul fatto di saltar fuori e abbattere così le mura che la distanziano dal mondo. Lui, il pescetto, si chiama invece Palomar, e l’eco calviniano non capita certo a caso, perché l’autrice, lo capiamo appena aperto il libro, nella letteratura ci sguazza alla pari del suo salmone domestico. Aperto il libro, si delinea già tutto molto chiaramente, e si sorride, un po’ complici e un po’ curiosi, perché ci si trova davanti un dichiarato “Patto con il lettore” in cui si avverte che sì, l’improbabilità di trovarsi per animale domestico un salmone è alta, ma trattasi di

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narrativa, dunque si può accettare un compromesso. Segue la lista alfabetica dei protagonisti di questa sorta di teatro – ricostruzione di un mondo, dicevamo proprio prima – dove numerose sono le vere e proprie “sagome” (sagomadigattuso la fa padrona su tutte in quanto a ironia) ritagliate dal cartone e messe sul palco. Protagonisti assoluti, la ragazza e il salmone, alias coscienza dotata di pinne e branchie, lo capiamo presto. Un mondo che scaturisce da lì, “la sola nicchia che ho fatto io” ci dice la ragazza, che come molti ventenni d’oggi è spesso fragile, sola, ma che ha una coscienza cinica come quella di un salmone. Se così si può dire. La vietatissima domanda “quanto c’è di autobiografico nel tuo libro” insiste parecchio per uscire allo scoperto, perché non tornano solo i luoghi che l’autrice reale ha frequentato, ma le situazioni che probabilmente ha vissuto, tra biblioteche universitarie e invio di curriculum vitae, tra amici Projectmanager organizzati e Pessoa letterati, e poi c’è l’essere scrittore esordiente. Un grande classico, verrebbe da pensare, il culmine del salto continuo e shakerato ad hoc tra autobiografismo e gioco di scrittura. L’autoriflessione sulla condizione di giovane scrittore esordiente regala alcuni tra i momenti più divertenti del libro, con un’imperdibile descrizione del soggetto “giovane scrittore”, dotato dell’armamentario standard che lo identifica nel mondo, e con il quale no, la ragazza non ci sta

ad allinearsi. Nonostante poi, però, provi a scrivere un romanzo, di cui il salmone mangia le pagine, cosicché non finirà mai, o meglio finirà, le conclusioni si moltiplicano, sono gli inizi che si perdono. Una narrazione in senso stretto in questo libro non c’è, ma dietro alle sue pagine è costantemente presente un narratore più che consapevole, con a sua disposizione un bagaglio letterario e retorico da riplasmare, manipolare a piacimento per divertirsi, divertire e creare: per costruire un mondo, torniamo sempre lì, prendendo sagome e pezzi di realtà per ricomporli. Il linguaggio dietro a questa penna cinica ma assolutamente divertita è densissimo: citazioni letterarie rimodellate su slogan odierni, invenzioni fantastiche dal sapore ittico per coerenza al salmone, neologismi e un uso mirabolante del parlato che spazza via gli articoli e fa del monologo di questa storia una voce di oggi, di tutti. Storia di metafore, storia fragile, ma è così che, attraverso un salmone e un linguaggio lavorato a puntino, senza perdere mai un grammo dalla consueta ironia, l’autrice ci dice qualcosa di sé. Grazie al discorso metaletterario, il libro un po’ riflette se stesso, e ridacchiando con maturità e cinismo non ci fa mistero di funzionare proprio così, per metafore, aprendoci la porta a un mondo chiuso nella sua boccia, difficile da capire fino in fondo a volte, ma godibilissimo. Gli istanti di vita universitaria con la descrizione puntuale e tremendamente ironica di magliet-


BOOKS tagialla, studente in biblioteca, mio salmone tesista, le uscite serali e le loro immancabili problematiche, il cinema rigorosamente in quarta fila, le chiacchiere fintamente (o no?) intellettuali con Pessoa e i viaggi spensierati (forse solo un po’) con madrelinguaspagnola… Tutti pezzettini di un lavoro che va letto e apprezzato per il suo essere a un tempo solo ironico e struggente, cinico ma altrettanto dolce.

A lessandra Chiappori

“Prendo Salmone e lo trascino verso l’uscita. Fuori è pieno di gente che dovrebbe stare dentro a studiare, per uscire ci vuole un numerino, come dal pescivendolo. È il nostro turno, usciamo. Crodo, gli dico, sono in quel punto della mia vita che tu già sai, né giovane né vecchia, senza punti di riferimento, senza futuro senza passato, senza ricordare a memoria le citazioni, anzi, senza memoria del tutto, me tapina me eccetera, e tu, tu mi vieni a parlare della soap opera di canale cinque? Salmone mi guarda, mi pare che con la faccia mi voglia dare ragione. Poi, entrando, mi dice: preferisci quelle della rai?” “Mio salmone domestico”, Emmanuela Carbé, Laterza, 2013.

EMMANUELA CARBÉ Emmanuela Carbé è nata nel 1983 e con “Mio salmone domestico”, di cui alcuni brani erano apparsi sul blog letterario “Nazione Indiana”, ha esordito nel mondo della narrativa nel 2013. Non era però estranea alla scrittura (come capiamo dalle pagine del libro: lavorate, dense di ironia e imperdibili!) perché nel 2002, giovanissima, si era già aggiudicata il Premio Campiello. Al momento, dopo aver conseguito un dottorato in filologia moderna all’Università di Pavia, collabora con l’Ateneo e, ci auguriamo, continua a scrivere!

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ARTINTIME events@artintime.it

PERCHE’ IL FALSO? “NON LO SO” Una delle bugie più abusate ogni giorno. “Chi ha rotto quel vaso?”: “Non lo so”. “Pensa si tratti di omicidio?”: “Non lo so”. “Sicuro di non aver notato quell’iceberg?”: “Non lo so”. Pensate che è anche una delle bugie più antiche. Sapete cosa rispose Caino a Dio quando questi gli chiese dove si trovasse suo fratello Abele? Esatto, rispose con “Non lo so”. L’uomo è per sua natura un bugiardo, mente in continuazione, è un architetto della bugia. Struttura spesso delle frottole raffazzonate, senza pensarci troppo, mettendo a rischio la propria immagine e credibilità. E, diciamocelo, facendo anche un sacco ridere. Un esempio? La faciloneria del dichiarare ostentando naturalezza che “No, non mi sono rifatta il naso”, anche se il soggetto in questione era fino a poco prima fornito di un trespolo per pappagalli in mezzo agli occhi. Però, va detto, ci sono anche bugie con fondamenta di acciaio, sono quelle che a volte è difficile individuare e riuscire a demolire, e spesso possono anche modificare determinate situazioni. Vero è che, ahinoi, la storia ci insegna che anche quelle prima o poi crollano, basta il semplice canto di un gallo (“Pietro, anche tu eri un suo discepolo”, “No, non ho mai visto quell’uomo!”). A proposito di storia, il passare del tempo non ci

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testimonia soltanto che l’uomo non si è evoluto in saggezza, intelligenza e stupidità: anche le balle sono migliorate. Ed eccoci, così, di fronte a quelle bugie che sembrano in tutto e per tutto delle assolute e incrollabili verità, troppo ben tirate su per capire di esserci cascati con entrambi i piedi dentro: quando ce ne rendiamo conto, è ormai troppo tardi. Qualche esempio tra i più clamorosi e incredibili della storia recente? Eccovi accontentati… Ma ricordate che non stiamo raccontando bugie! 1938. Un giovane speaker radiofonico porta allo sconvolgimento più totale metà degli Stati Uniti d’America, poiché sta narrando a tutti che navicelle aliene sono atterrate sul pianeta, pronte a distruggere tutto e a rendere prigionieri i suoi abitanti. Tutto molto interessante, peccato che sia completamente finto. Nessuna navicella, nessun attacco, niente di pericoloso. Si tratta semplicemente di un adattamento radiofonico dal celebre romanzo “La guerra dei Mondi” di H. G. Wells, reso forse un po’ troppo realistico dall’intonazione di un allora sconosciuto Orson Welles. Un continente intero cascato ingenuamente in una pura farsa, fatto assurdo che, sul rovescio della medaglia, ha visto premiato per la sua bravata il signor

Welles, che ebbe con questo episodio l’occasione di iniziare la sua carriera da regista. 1979. Rivoluzione Islamica a Teheran. Un gruppo di ribelli prende in ostaggio i membri dell’ambasciata USA del paese, ma sei funzionari riescono a scappare e a rifugiarsi presso la casa dell’ambasciatore canadese. Che fare? Semplice, creiamo una bugia enorme sotto gli occhi di tutti. E fu così che Tony Mendez, agente della CIA, allestì un piano: fingersi un regista, ricreare un film fittizio e spacciare i sei fuggitivi per i membri della troupe - tutti presenti a Teheran per un sopralluogo delle finte location -, imbarcarsi poi su un aereo e tornare dal caro Zio Sam. E l’operazione riuscì benissimo, peccato non venne fatto realmente il finto film, “Argo”. O meglio, fino al 2012, quando Ben Affleck pensò bene di portare sullo schermo questa rocambolesca farsa. 1984. Tutta Livorno è in festa, d’altronde i cento anni di uno dei suoi più illustri figli capitano una volta sola. E così per il buon Amedeo Modigliani sono organizzate mostre, conferenze, retrospettive. E anche una formidabile scoperta - pensa la coincidenza! - proprio nel pieno dei festeggiamenti per il centenario. Fu infatti organizzata un’operazione di


SPECIAL!

ricerca nel Fosso Reale di Livorno sulla scorta della leggenda secondo cui l’artista, in preda alla rabbia conseguente a sbeffeggiamenti vari, gettò nelle sue acque tre sculture, raffiguranti tre teste. Dragando il tratto interessato, vennero ripescate tre teste, tutte contraddistinte dallo stile inconfondibile di Modigliani. Il mondo artistico si divise, molti illustri critici autenticarono le tre opere, fu festa assoluta, lacrime di gioia e di emozione. Il tutto durò un mese, poiché quattro studenti universitari svelarono la loro zingarata, o meglio, citando le parole di uno dei quattro, Angelo Froglia, la loro fu definita “un’operazione estetico-artistica, per verificare fino a che punto la gente, i critici, i mass-media creano dei miti”. Ed eccoci così arrivati al punto. Oggi creare bugie è divenuta un’arte, ma non l’arte del doversi giustificare da errori commessi o del non far sapere alla propria moglie dove

si è stati la sera prima: è una vera e propria dimostrazione di quanto la società, i media, la gente, possa abboccare a ogni cosa. Niente di strano allora se, grazie anche ai social networks e a internet, ci ritroviamo a leggere notizie come “Perde droga in spiaggia e chiede l’intervento della polizia cinofila per ritrovarla: arrestato”. Un attimo, però, perché questo tipo di notizie ogni tanto ci porta ad avere dei dubbi: sembra una cosa talmente falsa che… E se fosse vera? Potrebbe essere, ed eccoci allora a condividere con commenti del tipo “Questo sì che è un genio!”, quando in realtà il vero “genio” sei tu che ci sei cascato, credendo, perso come sei tra falsità e apparenze rimbalzate di schermo in schermo, che fosse una notizia reale. Disorientati in un mondo di fakes, dove non esiste forse nemmeno più il confine tra bufale e realtà, tra costruzioni mediatiche, invenzioni, creatività e semplice, spesso banale, ma perché no anche

incredibile, realtà. Ecco in che contesto si inserisce un evento curioso e innovativo come il Piemonte Documenteur FilmFest. Un festival intero per celebrare il lavoro dei cineasti e il falso documentario, altrimenti noto come mockumentary. Perché creare una serie di filmati su cose non vere? Perché, in fin dei conti, cos’è il cinema se non finzione? E allora perché non approfittare delle potenzialità degli strumenti che la narrazione cinematografica regala per raccontare persone, territori, vicende? In fondo, non sono altro che storie!

Stefano Ascheri

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ARTINTIME UN FESTIVAL COI BAFFI

Dal 4 al 9 agosto torna nelle valli montane del Piemonte: il PDFF Un simpatico baffo che campeggia su un ben noto costume da supereroe, così si presenta per la sua quinta edizione, in programma dal 4 al 9 agosto, il PDFF, Piemonte Documenteur Filmfest, unico festival europeo interamente dedicato al falso documentario, meglio conosciuto come mockumentary. Artintime, media partner dell’evento per questa edizione 2014, ha così da raccontarvi qualcosa sul grande e curioso tema del falso e della bugia. Iniziamo allora a scoprire qualcosa di più sul PDFF in compagnia di Carlotta Givo, una delle anime del festival. Ciao Carlotta, ci racconti cos’è e come è nato il Piemonte Documenteur Filmfest? Ciao, dunque il PDFF è nato per un’intuizione nel 2009 quando sono venuta in contatto con un festival simile che esiste tutt’ora in Canada, nello specifico nel Quebec. È una formula di festival che ho subito ritenuto interessante, perché non si va solo a vedere cinema, ma è un festival durante il quale si fa cinema. Ho deciso di adattarlo alle esigenze italiane, in particolare piemontesi, con lo scopo di raccontare proprio le montagne del Piemonte, a partire da quelle che conoscevo di più, quelle vicine a me. Ho sempre conosciuto molto bene la val-

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le Po, sono originaria di Savigliano e quindi ho scelto proprio questi luoghi dove non ci sono mai state grandi realtà culturali e che potevano diventare un’ottima realtà nella quale sperimentare. Territori poco mainstream, ma estremamente affascinanti. Da chi è composta la squadra organizzatrice del PDFF? Durante l’anno ci sono due persone fisse, poi nell’ultimo mese inseriamo altre persone soprattutto in prossimità dell’evento per aggiornare il sito, poi abbiamo un videomaker e uno stagista, non per farci portare il caffè, ma per cercare di offrirgli una formazione a 360°. Le equipe di cineasti che parteciperanno al PDFF 2014 sono sette: come si è svolta la selezione? I partecipanti sono cambiati, cresciuti numericamente, migliorati tecnicamente in questi anni? In primavera, solitamente intorno ad aprile esce il bando di reclutamento per le equipe, è aperto a livello internazionale anche se attualmente viene pubblicato solo in lingua italiana. Nonostante questo, negli anni abbiamo avuto iscrizioni di gruppi francesi, ma alla fine non hanno mai passato le preselezioni. Quest’anno abbiamo ricevuto 30

iscrizioni, siamo partiti da 14 il primo anno fino a circa 45 lo scorso ed è sempre difficile scegliere! Sono tutti davvero molto bravi, delle super eccellenze, prima di scegliere i sette prescelti ci mettiamo tanto tempo e soprattutto ponderiamo bene e analizziamo il materiale inviato. Siamo molto contenti di questa partecipazione soprattutto se consideriamo che la promozione del festival è fatta in maniera mirata, certo, ma molto economica. Sfruttiamo moltissimo i social che sono sicuramente un’ottima vetrina e al loro fianco c’è sempre il caro e vecchio passaparola che aiuta sempre. Quest’anno poi abbiamo deciso di inserire una persona che si dedicasse integralmente all’ufficio stampa, a ricoprire questo ruolo è Simona Savoldi, giovanissima addetta stampa. Il concorso prevede 96 ore di lavoro per produrre un falso documentario, un’esperienza di produzione che voi definite “immersiva e organizzata”: ci spieghi meglio come si svolgerà il tutto? Nel pratico ci sono sette equipe che devono realizzare un cortometraggio, hanno a disposizione 96 ore e devono creare nello specifico un mockumentary coinvolgendo le persone del luogo e i turisti. Il primo anno, nel 2011, le troupe avevano a


INTERVISTANDO...

disposizione 72 ore, poi ci siamo resi conto che effettivamente era poco il tempo a disposizione quindi abbiamo scelto di portarlo a 96 ore non solo per avvantaggiare chi doveva realizzare il mockumentary, ma anche per gli abitanti del luogo che devono letteralmente abituarsi e relazionarsi con questi personaggi. Quali caratteristiche tecniche e stilistiche dovrà avere il documentario prodotto? Le equipe dovranno realizzare un mockumentary della durata di 10 minuti totali che raccontino i luoghi dove si trovano con l’aiuto appunto dei suoi abitanti. Si viene a creare così un progetto audiovisivo che promuove il territorio chiedendo al territorio stesso di mettersi in gioco, una promozione turistica e sociale a 360°. E come si comporta la gente del luogo?

I primi anni erano molto spaventati, sono tutti comuni che arrivano a 100 abitanti durante l’anno. Era sicuramente una sfida, un modo per arrivare alle persone più chiuse che in queste realtà montane non mancano, ma la bellezza sta proprio nel trovare un canale, un metodo di comunicazione efficace per coinvolgerli. Nel momento in cui si mettono in gioco poi escono delle idee meravigliose, è normale trovare un abitante che si ritrova a interpretare il sindaco del paese, che magari insulta quotidianamente a causa di divergenze ideologiche. Eppure nel momento in cui ci si ritrova ad interpretare il ruolo di un altro, ha origine una specie di catarsi quasi inconscia. Sono convinta che il cinema ha un effetto catartico e può aiutare davvero molto le persone a comprendere meglio la società.

Da chi è formata la giuria e cosa riceverà in premio il team vincitore? La giuria è costituita da un gruppo di esperti più, a partire dal secondo anno, i vincitori dell’anno precedente. In questi anni abbiamo avuto il prof. Franco Prono del Dams di Torino, quest’anno ci saranno il prof. Simone Arcagni e il regista Mario Garofalo, i suoi lavori hanno un grandissimo successo in Cina dove ha ricevuto importanti riconoscimenti. I vincitori saranno premiati durante la serata finale, evento fondamentale che è allo stesso tempo presentazione e proiezione dei cortometraggi. Organizzare un festival: con il PDFF siete riusciti nel vostro intento. Qual è la ricetta per trasformare le idee in eventi concreti? La ricetta non c’è, quello che posso

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INTERVISTANDO...

dire è che non è semplice. Penso sia importante dedicarsi alle cose alle quali si crede, quelle che appassionano, che fanno piangere, ridere, che a volte vi fanno anche arrabbiare. Non sempre le cose ingranano subito, è necessario lavorarci tanto e seriamente, cercando di trovare le giuste combinazioni. Altra cosa importante è la fortuna, Woody Allen dice che lui è molto fortunato, certo riconosce di avere del talento, ma è diventato quello che è grazie alla fortuna. Ci sono molte persone che hanno talento, ma che non sono fortunate. Come sopravvivere a questo? L’importante è provarci, magari è necessario ridimensionare le aspettative, i progetti, bisogna cercare di circondarsi di persone che condividono la nostra idea, nell’ottica di creare un team coeso che si rispetta e rispetti le capacità di tutti facendole frut-

tare al meglio. Poi bisogna avere coraggio, tanto coraggio! Il coraggio soprattutto di dire: io ci provo nonostante tutto e tutti e se si fallisce… imparare dai nostri fallimenti. Mai fermarsi, imparare a chiedere, sapersi stupire, rompere le scatole, diventare quasi degli stalker…il PDFF ha cominciato così! Poi abbiamo avuto la fortuna di trovare qualcuno che ci ha ascoltato. Altra cosa fondamentale è scrutare cosa fanno gli altri, “copiare”, ma con intelligenza, con l’intelligenza di chi analizza quello che ha davanti cercando di capire i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Sono convinta che la creatività si autoalimenti! Per chi fosse in vacanza o in città e non potesse seguire da vicino il PDFF, il web ci è di aiuto in qualche modo? Potremo vedere i mockumentary re-

alizzati dalle squadre? Il PDFF sarà on line sui social e i mockumentary abbiamo deciso di pubblicarli tutti sul nostro sito e a ogni sezione di ogni anno si trovano i film realizzati. Hai mai pensato di trasportare il festival in altri luoghi, o di creare delle succursali? Mi piacerebbe molto! Per scoprire quei luoghi spesso dimenticati. Sarebbe bello creare un festival itinerante come avevamo pensato all’inizio, cercando di andare a lavorare su territori diversi collaborando con le realtà di quel territorio. Una fitta rete per collaborare, conoscersi, aiutarsi a vicenda. Una menzogna ci salverà? Sì, assolutamente. Aiuta anche a sopravvivere alla crisi…insomma… si può fare!

Francesca Cerutti

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ARTINTIME unclassicart@artintime.it

MONTE PULSANO: UN LUOGO DA SCOPRIRE Agosto, mese di vacanze e, perché no, mese di scoperte. Questa volta siamo sul Gargano, a pochi chilometri da Monte Sant’Angelo, sul ciglio di un vallone a strapiombo che si affaccia sul golfo di Manfredonia. Qui, immerso nel silenzio di una natura selvaggia e suggestiva, si erge il complesso monastico di Santa Maria di Pulsano, un luogo che ha mantenuto intatto durante i secoli il suo fascino spirituale. Edificata nel VI secolo sui resti di un tempio pagano, seriamente danneggiata durante le incursioni dei Saraceni, l’abbazia fu ricostruita nel XII secolo a opera del pellegrino San Giovanni da Matera ispirato, come vuole la leggenda, dalla Vergine Maria. Un sentiero ciottolato sormontato da archi ci conduce alla chiesa, ricavata in parte da una grotta naturale. Nel 1646 la parte anteriore della navata crollò a causa di un forte terremoto e la facciata originale andò così perduta. Nella ricostruzione furono tuttavia riutilizzati alcuni elementi originari superstiti, come capitelli e cornici finemente traforate e intagliate con motivi vegetali, che

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testimoniano ancora oggi la straordinaria abilità delle maestranze attive in Puglia nel XII secolo. Luogo di raccoglimento e meditazione, entrando in chiesa è possibile assistere alla celebrazione della messa in greco, secondo il rito bizantino; tolti i due o tre turisti con la reflex al collo, l’illusione di essere capitati in luogo fuori dal tempo è completa. Ma ciò che rende l’abbazia di Monte Pulsano un luogo davvero speciale e straordinario è il suo sistema di eremi. Si tratta di grotte o rudimentali costruzioni che costellano le impervie pareti rocciose del monte e che fungevano da luoghi di ritiro per gli eremiti. Gli eremi erano collegati fra loro da sentieri o scalinate (salvo alcuni quasi inaccessibili, raggiungibili con le corde) e dotati di una rete idrica con canali scavati nella roccia della montagna. Alcuni eremi erano adibiti a qualche funzione specifica, come il mulino o la prigione; altri, utilizzati come luoghi di meditazione e di preghiera, presentano resti di affreschi sulle pareti di roccia. Fino a oggi sono più di venti gli eremi censiti, dei quali i più accessibili sono

resi visitabili al pubblico. A mezzoretta di macchina da Manfredonia dunque, lasciati alle spalle il trambusto e il viavai del porto, si arriva così in questo luogo pieno di storia e di suggestioni, affacciato su un panorama mozzafiato. Un luogo che ancora in pochi conoscono, Monte Pulsano, a differenza del suo più celebre vicino, Monte Sant’Angelo, dove culto e turismo si intrecciano saldamente. Un luogo unico, da riscoprire.

Roberta Colasanto


UNCLASSICART

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ARTINTIME

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TEATRO teatro@artintime.it

UN MESTIERE, UNA PASSIONE.

DAL CINEMA AL TEATRO CON ISABELLA RAGONESE Leggere il curriculum di Isabella Ragonese sembra una corsa contro il tempo e, contemporaneamente, la consapevolezza che quando la passione alimenta la propria volontà allora è possibile realizzare i sogni nel cassetto e non solo. Isabella ha trentatré anni e ai più è nota come attrice di cinema in “Tutta la vita davanti”, “La nostra Vita” e per essere apparsa in “Il commissario Montalbano” nel 2011 o ne “Il giorno in più” con Fabio Volo. Ma la sua solarità e caparbietà hanno contagiato anche il teatro. Isabella, dalla Sicilia, sua terra d’origine, parte navigando nell’immenso mare del web e facendosi conoscere inviando ovunque i suoi testi; la sua giovane età – che per il teatro è come il bambino che si affaccia alla vita – e i suoi ottimi risultati in pochi anni (ricordiamo l’esordio nel 2006 in “Nuovomondo” nel cine-

ma e nel 2012 con “La Commedia di Orlando”) è la risposta migliore all’abbattimento morale di chi, scoraggiato, non crede che il mondo del teatro possa ancora offrire soddisfazioni e il raggiungimento di traguardi inaspettati. Da settembre 2013, Isabella è impegnata a teatro con “African Requiem”, in ricordo della giornalista Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio e di cui ricorrono quest’anno i vent’anni dalla morte. Vicende politiche a parte, l’impresa teatrale firmata da Stefano Massini sottolinea per Isabella la compartecipazione all’ideale alla passione di una giovane ragazza per il proprio mestiere. Isabella si ritrova a trattare di teatro civile con la massima artisticità che possa dare e che lei stessa definisce necessaria affinché la tragicità dell’argomento possa incontrare e svilupparsi al meglio in un qua-

dro artistico studiato nei dettagli. Libertà di stampa negata e libertà di esprimersi artisticamente sono i punti di contatto tra l’attrice in scena e il personaggio di cui si parla, oltre all’età anagrafica - Ilaria Alpi aveva trentatré anni proprio come l’attrice oggi – e all’urgente necessità di fare bene il proprio lavoro. Isabella Ragonese è a tratti solare e a tratti malinconica: è bello immaginare questa donna impegnata in un’arte non semplice, che viene spesso dal cuore, dalla mente e dalla caparbietà innata, coi piedi saldi alla terra e la voglia di impegnarsi a tenere alta la professionalità del mestiere di attore su qualsiasi scena venga richiesta e davanti a qualsiasi telecamera.

Barbara Mastria

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ALL THE SHADES OF PORTOBELLO. Welcome to the most renewed location of west London: Portobello Road. The infamous street with its glorious market is an iconic destination for Londoners and tourists from all around the globe. Over two miles of goodies divided into sections: Antiquities, Fruits and Veggie, New goods, Fashion market, Second hand goods. Since 1850, in the middle of the Victorian Era, the market stalls served the locals wealthy inhabitants of the rich area of Notting Hill. Way before a charming and dorky character, played by Hugh Grant, stunned generations of ladies flirting on a bench with Julia Roberts. The magic atmosphere of the movie is far from what you actually perceived walking by the crowed street. On a Saturday, the day that usually “brings all the boys to the yard”, you can barely move or navigate yourself through the browsing folks, looking for bargains. In case you are wondering where its exotic name comes from, the answer is from a Caribbean town named Puerto Bello captured by Captain Edward Vernon in 1739. Originally it was a farm then developed into the largest and most

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known antiquities market in the world. Was in 1945 that the antiquities section started, thanks to many “rag and bone” men. Before it was mostly dedicated to food, the “costermongers” (as the food stalls are known locally) were undoubtedly kings of the market. Despite society’s changes, food is still the core business of this area, in all its variations. The multicultural soul of London is showed in the widest selection of food you can consummate on Portobello Road. From German sausages to Spanish churros, from Lebanese delights to Italian homemade pizza, crepes and kebabs, fresh bread and fish and chips, if you have cash in your pocket you can eat literally whatever. But the queen of Portobello Market is, without a doubt, Cheryl Devlin. The outspoken lady of the best Fruit and Vegetable stall is a forth generation market trader, she lives and breathes for the Market and knows everyone by name. Her strawberries are more red, her aubergine bigger and juicier, her Portobello mushrooms the finest. You can find her just in front of the Electric Cinema, another legendary

and unique place you have to visit not only if you love Cinema, but also if you like beautiful things in general. Remember that there’s no market on Sundays and stalls close at 1pm on Thursday. I personally recommend Fridays to enjoy a nice stroll throughout the marketplace with no rush and no mob. Benvenuti nella zona più conosciuta dell’ovest di Londra: Portobello Road. La rinomata strada con il suo glorioso mercato è un’iconica destinazione sia per i londinesi che per turisti provenienti da tutte le parti del globo. Quasi tre km ricchi di oggetti di tutti i tipi divisi per sezioni: antichità, frutta e verdura, oggetti nuovi, oggetti fashion, oggetti usati. Sin dal 1850, in piena era Vittoriana, i banchi erano a servizio dei locali: i benestanti abitanti dell’opulenta zona di Notting Hill. Molto prima, dunque, che l’affascinante e imbranato personaggio di un film interpretato da Hugh Grant, facesse impazzire generazioni di signore flirtando su una panchina con Julia Roberts. La magica atmosfera


FROM LONDON

della pellicola è molto distante da ciò che in realtà si percepisce frequentando la trafficata strada. Durante un normale sabato, giornata più popolare in assoluto, difficilmente si riesce a districarsi tra la folla in cerca di offerte. In caso vi stesse domandando da dove deriva l’esotico nome, la risposta è dalla cittadina caraibica Puerto Bello, conquistata nel 1739 dal capitano inglese Edward Vernon. Originariamente, Portobello Road era una fattoria poi trasformatasi in ciò che oggi conosciamo come il più grande mercato di antichità al mondo. Fu nel 1945 che la sezione dedicata agli oggetti antichi venne inaugurata, grazie soprattutto ai rigattieri. Prima predominava il cibo, gli ambulanti erano senza dubbio i regnanti del mercato. Nonostante i sostanziali cambiamen-

ti della società, il cibo è ancora il motore principale di quest’area, in tutte le sue declinazioni. L’anima multiculturale di Londra si ritrova nella vasta selezione di cibi offerti tra le bancarelle. Dalle salsicce tedesche ai churros spagnoli, dalle delizie libanesi alla pizza italiana fatta in casa, crepes e kebabs, pane fresco e fish and chips si susseguono in un labirinto di aromi e sapori. Se siete forniti di denaro liquido (niente carte di credito mi raccomando) potrete assaggiare di tutto. Ma la regina incontrastata di Portobello è senza dubbio Cheryl Devlin. La schietta proprietaria del migliore banco di frutta e verdura di tutta la zona, commerciante di quarta generazione, vive e respira per il mercato e conosce tutti per nome. Le sue fragole sono più rosse, le sue melanza-

ne più grandi e succose, i suoi funghi i migliori. La potete trovare di fronte all’Electric Cinema, altro luogo leggendario e unico, da visitare non solo per chi è amante della settima arte ma prima di tutto per chi apprezza il bello in genere. Da ricordare che non c’è mercato di Domenica e che il Giovedì chiude all’una. Personalmente raccomando il Venerdì per godere a pieno una rilassata passeggiata costeggiando i banchetti, senza fretta e senza folla.

Cristina Canfora

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ARTINTIME music@artintime.it

CLEAN BANDIT Non sono molti i brani dance-pop che nel silenzio delle prime battute presentano un violino, eppure, forse, è proprio questa la chiave vincente di questo quartetto britannico: la fusione tra classico ed elettro-house. I Clean Bandit (nome che deriva da una frase russa, traducibile affettuosamente come “assoluto furfante”), al secolo i fratelli Jack e Luke Patterson insieme con Grace Chatto e Milan Neil Amin-Smith, si incontrano già nel 2009, all’università. Nel 2011 producono il loro primo singolo, “Telephone Banking”, ma vedono il loro vero debutto sulle scene musicali solo nel 2012 con il brano “A+E”. Il successo si fa attendere ma la band inglese non demorde e nel 2013 fa uscire “Mozart’s House” e “Dust Clears” che nonostante la discreta accoglienza raggiungono comunque la top 20 inglese. È il 2014 , però, l’anno della svolta; con il brano “Rather Be” (feat. Jess Glynne)

– accompagnato da un tenero video di ispirazione giapponese - presente nelle rotazioni radiofoniche di tutta Europa e in vetta alle classifiche del Regno Unito, il quartetto inglese fa il boom. Sull’onda di tanto successo seguono a ruota altri due ulteriori singoli: “Extraordinary” (feat. Sharna Bass) e “Nightingale”. A maggio 2014 esce finalmente l’album di debutto, “New eyes”, che più che presentare delle novità è una raccolta dei brani finora prodotti a cui si aggiunge un inedito, già in lista, però, come prossimo singolo, “Heart on fire”. Per gli amanti dell’elettronica pulita e serena, con un pizzico di melodia classica e cori di voce, quindi, i Clean Bandit rappresentano un’occasione ghiotta, anche se, per vederli live, bisognerà aspettare ancora. Nell’attesa di una data italiana, in alternativa, basterà accendere una radio qualsiasi e fischiettare l’allegro motivetto che fa da incipit a “Rather be”, e sarà subito estate! Enjoy!

Angelica Magliocchetti

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MUSIC

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ARTINTIME books@artintime.it

COME FUNZIONA LA MATEMATICA IN CONGO Si può essere considerati scrittori esordienti anche se non si è più giovani, soprattutto se il libro in questione arriva da una voce nuova e vissuta, e parla di una geografia e di una vita politica lontana dal nostro punto di vista europacentrico, e ancora di più quando il testo è pubblicato da un editore indipendente come il romano 66th and 2nd? Beh, sì, noi abbiamo deciso di includere In Koli Jean Bofane tra gli esordi a cui dare spazio su queste pagine: la sua è una pubblicazione fuori dall’ovvio, che ci catapulterà per un istante in Africa. Ma non quella dei grandi paesaggi mozzafiato e della sconfinata savana selvaggia. È l’Africa dell’affollata Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, nota alle nostre orecchie per quelle notizie che ogni tanto passano al tg in secondo, terzo piano, e per pagine di storia che troppo spesso non inglobiamo nella nostra memoria. Eppure, anche in una grande città come Kinshasa, parallelamente ai fatti sanguinosi e militareschi di cui racconta la tv, ci sono vite umane che provano ad arrangiarsi per resistere nonostante gli ostacoli, storie che vogliono incamminarsi, svolgersi. Una di queste è la storia di Célio Matemona, giovane congolese che, rimasto orfano dopo una rappresaglia militare all’insegna della violenza spietata quando era bambino, si ritrova trentenne dall’intelligenza brillante, affaccendato per conto

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di una delle tante ONG di Kinshasa. Povero e dalla parte di quegli stessi poveri e affamati tra i quali è cresciuto e dei quali conosce le sofferenze, ma anche la dignità e il candore, Célio ha però dalla sua un asso nella manica. È la matematica, disciplina cui si è aggrappato per sopravvivere alla sua difficile e ancora breve vita grazie all’unica eredità materiale e involontaria lasciata dal padre, un manuale, un compendio di matematica per la scuola superiore. Célio Matematik, questo il soprannome che si porta dietro grazie alla sua passione, riuscirà con la sua mente brillante a ottenere un posto di lavoro per un non ben precisato “ufficio informazioni” incaricato di manipolare l’informazione per ottenere consenso da parte dell’opinione pubblica. Con tocchi che riecheggiano i romanzi distopici di atmosfera orwelliana e una punta di mistero che lega le vicende, entriamo così insieme a Célio nelle stanze della politica, o di ciò che viene proposto alla popolazione come politica. Mentre tra lussuosi uffici e loft gli ingranaggi del potere sono oliati ad hoc da meschine attività di comunicazione pilotate e truccate come nella tradizione di ogni regime, tra le strade di Kinshasa e i suoi abitanti lontani da ogni leva del poter serpeggia la Fame. Célio, consapevole di tutto questo, si illude che per risolvere la situazione basti applicare a ogni problema del reale la giusta soluzione matematica. È così che lui

osserva e interpreta il mondo, forte delle sue sicurezze legate allo studio. Ma presto si renderà conto che, oltre ai teoremi astratti, a scendere in campo deve essere qualcosa di altrettanto astratto ma molto più importante: i valori, quelli di onestà ed etica che hanno piastrellato la sua sfortunata storia, quelli che gli ha trasmesso il sacerdote suo insegnante di matematica. Ancora una volta, in mezzo a delitti e rappresaglie, inscenati colpi di stato e opulenza ostentata da una classe priva di morale, Célio vincerà grazie al suo ragionamento, e alla sua capacità di non abbattersi mai. Questa, più di altre morali, è quella che dà un senso di speranza alla storia, e ci mette in dialogo con il popolo congolese: la fedeltà ai propri principi, ai propri valori, nell’assurda cornice di una città brulicante, dove coesistono appartamenti di lusso e bancarelle ai bordi della strada, dove passare del denaro a chi, per strada e tra gli amici, ne ha più bisogno, è un comportamento del tutto normale, dove stregoneria e razionale calcolo matematico si mescolano nel comune intento di fuggire dal male. C’è speranza in questo libro oscuro, per una rinascita e una redenzione in cui il popolo africano crede e per cui combatte quella Fame definita con l’iniziale maiuscola, come coantagonista che, senza l’inganno e la frode dei falsi progetti politici, poi sempre sfociati in tragica dittatura e squallore, si aggira per le strade del Congo, mostro a due teste che


BOOKS attende le sue vittime al varco. Finzione narrativa, ma non troppo: questo è un romanzo che, alternando i toni leggeri e la narrazione a scenari molto verosimili per poter essere scaturiti da sola immaginazione, ci apre una breccia su un continente defilato, del quale ci dimentichiamo troppo spesso e le cui voci possono invece restituirci ricchezza, visioni e verità.

A lessandra Chiappori

“Nonostante la precarietà della sua condizione, era sicuro di sé e del proprio futuro. I suoi neuroni continuavano a escogitare strategie per arrivare al successo. Come milioni di abitanti di Kinshasa, era convinto che il futuro gli appartenesse. Che un giorno anche lui avrebbe conosciuto la ribalta. Ma lui, Célio Matemona, possedeva un notevole vantaggio. Era riuscito a penetrare nelle menti labirintiche di Pitagora, Einstein, Talete e compagnia bella. Da ciò, traeva un senso di superiorità” In Koli Jean Bofane, “Matematica congolese”, 66th and 2nd, 2014.

IN KOLI JEAN BOFANE In Koli Jean Bofane, classe 1954, è un autore congolese esiliato in Belgio dal 1994. Ha pubblicato con Gallimard libri per l’infanzia incentrati su temi a lui molto cari, come la dittatura congolese che per anni ha piegato il paese e l’emigrazione. Con “Matematica congolese” esordisce nel 2008 nel mondo della narrativa per adulti, e lo fa con i consensi della critica, aggiudicandosi nello stesso anno il Grand prix littéraire d’Afrique noir e, nel 2009, il Prix Jean Muno. In Italia arriva, tradotto da Stefania Ricciardi, nel 2014 grazie a 66th and 2nd

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ARTINTIME popart@artintime.it

MASSIMILIANO PETRONE Nato il 4 marzo1983 a Moncalieri, provincia di Torino, Massimiliano Petrone si diploma nel 2003 presso la Scuola d’Arte “Renato Cottini”, dove appende le basi del disegno e della pittura. Successivamente frequenta per tre anni l’”Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino (indirizzo Pittura), che sceglie poi di abbandonare liberandosi così dalle rigidità del mondo accademico. Inizia quindi il suo percorso artistico che trae ispirazione dal mondo urbano, da volti stravaganti che abitano la sua città natale e che sono catturati dall’obiettivo della macchina fotografica dell’artista per essere poi trasformati in coloratissime opere figurative. Tele, cartoni, muri, tavole di legno sono i supporti utiliz-

zati, su cui l’artista applica tecniche miste (acrilico, olio, tempera, acquerello, spray). Tra queste rimane escluso solo il disegno, che Massimiliano Petrone riserva alla rappresentazione del proprio mondo interiore, una sorta di universo parallelo in cui prendono forma soggetti astratti e surreali. Opere che nel corso degli anni ha esibito in numerose mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero, tra cui ricordiamo il “Viaggio Travel” Solo Show at Brunswick Street Gallery - Fitzroy - nel 2014, “MADINITALY” - Enim Artists Gallery – Blanca – nel 2013, l’esposizione alla Biennale di Venezia - Padiglione Italia regione Piemonte a cura di Vittorio Sgarbi nel 2011, ma anche in occasione di festival di street art e live painting.

Anna Moschietto

www.massimilianopetrone.com | Facebook: massspetrone

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POP-ART

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ARTINTIME movies@artintime.it

I WISH I WERE A HAY Qualsiasi bambino cresciuto in campagna ha sicuramente trascorso del tempo in mezzo alla natura, giocando con le pannocchie di mais, sgranandole, si sarà attardato la sera scalzo sui prati che incominciavano a inumidirsi. Avrà trascorso qualche ora avvolto da quel prurito che solo il contatto con il fieno ti può regalare. Avrà sognato a occhi aperti attraversando i campi, visitando luoghi poco consoni alla vita di tutti i giorni. Sarà rientrato a casa la sera con i piedi e le mani sporchi di terra, talmente incrostati che per toglierla ci voleva tanta pazienza e olio di gomito. Sensazioni, attimi che “I wish I were a Hay” il cortometraggio della giovane regista Bulgara Iva Gocheva traspone sapientemente in immagini: se ci si lascia trasportare dai fotogrammi sembra quasi di sentire l’odore del fieno, la brezza leggera che accarezza la pelle. Poesia. Luci. Infanzia. Semplicità. Terra. Sono queste le parole che fanno da linea guida a un cortometraggio che si potrebbe quasi definire bucolico. Raccontare la storia di questo corto è impossibi-

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le, non esiste infatti una narrazione, le immagini si susseguono offrendo allo spettatore delle suggestioni, un granaio, dei bambini, echi del passato e di una civiltà contadina. È il ricordo della terra e di quello che essa produce, in particolare del grano. Sembra quasi di rivivere un sogno, quel sogno legato all’infanzia, l’età in cui si scoprono luoghi, ci si ritrova a fantasticare e un granaio diviene un luogo meraviglioso, un mondo magico e dei semplici oggetti divengono mantelli, armature. I bambini di “I wish I were a Hay” giocano in una natura che li avvolge, si immergono nei campi di mais, un labirinto buono che li abbraccia come una madre e che li protegge per poi, una volta divenuti adulti riaccoglierli tra le sue braccia. Alla fine del cortometraggio vediamo infatti una donna bendata alla ricerca di qualcosa, è rinchiusa in quello che sembra essere un granaio, ma non sembra felice. Riesce a ristabilire la sua serenità nel momento in cui si sdraia sul grano, entra in contatto con esso regredendo quindi all’infanzia, al senso di protezione che quel seme le dava

da piccola, al senso di casa. Ad accompagnare un progetto filosofico abbiamo la fotografia di Alexander Starnishev che è sicuramente un valore aggiunto, riesce infatti a giocare molto bene con la luce e le ombre, con lo sfocato, restituisce allo spettatore quelle tinte tipiche della campagna e quei colori che è spesso difficile riproporre digitalmente e cinematograficamente. Altra perla legata a questo corto è la poesia di Emily Dickinson: “The Breezes fetch along - and hold the sunshine in its lap and bow to everything”, cornice espressiva di quanto rappresentato, messaggio chiaro ed evidente degli intenti della giovane regista. Guardare “I wish I were a Hay” una sola volta non ha senso, ogni visione propone sensazioni differenti che sicuramente non mancheranno di stupirvi. Sedetevi davanti allo schermo e lasciatevi trasportare, attingete dai ricordi della vostra infanzia e tornate indietro, cercate il contatto con la terra e diventate fieno!

Francesca Cerutti


MOVIES

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BOOK LIBRI SOTTO L’OMBRELLONE Per tutti i gusti e per ogni tipo di vacanza: dalla bicicletta, all’immersione nella natura, e ancora alla torrida estate siciliana, in Sudafrica, in Cambogia per atterrare sempre nell’oggi che così bene i libri ci sanno raccontare, chi da vicino, chi da lontano, senza mai smettere di tenerci incollati alle pagine, anche sotto a un ombrellone con l’invitante sciabordio delle onde a pochi passi. Potere della narrativa! Noi ci siamo fatti incuriosire e appassionare da questi titoli: a voi la scelta per farvi solleticare da nuove e invitanti storie e partire così verso sempre diversi e affascinanti mondi.

“In piedi sui pedali”, Enrico Brizzi, Mondadori

Un’autobiografia sui pedali, in pieno stile Brizzi. Per i seguaci dell’autore di “Jack Frusciante” e per tutti coloro che sul sellino della bici sanno ancora sentirsi padroni di sé, del proprio tempo, e detentori della straordinaria voglia di libertà che solo il manubrio della due ruote sa regalare. Dall’infanzia, ai tormenti dell’adolescenza fino all’età adulta per uno stile di vita e di scrittura inconfondibili.

“Il mondo di Anna”, Jostein Gaarder, Garzanti

Dopo Sofia, lo scrittore scandinavo tanto amato dal pubblico italiano torna a parlarci di filosofia ed etica con Anna, la ragazzina protagonista di questo nuovo romanzo incentrato su temi più che mai attuali e contemporanei, come quelli dell’ecologia e della sostenibilità ambientale. Tra fascino, magia, e limpida riflessione sull’umano e sul mondo, Gaarder ancora una volta riesce a conquistare i suoi lettori.

“La piramide di fango”, Andrea Camil eri, Sellerio

Non poteva mancare nell’estate 2014 il consueto appuntamento con una nuova avventura del commissario di Vigàta più amato dal pubblico: Salvo Montalbano. Ancora una volta turbato da sogni e incubi che spesso aprono le sue storie, il commissario è coinvolto in una vicenda gialla che lo porta a scivolare nel fango degli appalti pubblici. Tra indagini e malinconie legate al consueto rapporto con Livia, anche in questa nuova avventura l’abile detective saprà destreggiarsi con abilità tra i fili della trama.

“Ora o mai più”, Nadide Gordimer, Feltrinelli

Un omaggio alla scrittrice Premio Nobel recentemente scomparsa all’età di novant’anni che ci riporta a quel mondo spesso dimenticato dell’appartheid, in quel Sudafrica da cui la stessa Gordimer proveniva e del quale nelle sue opere ha da sempre parlato senza remore e con uno sguardo limpido e veritiero, tanto da essere definita “la voce dell’appartheid”. Per non dimenticare e, forse, anche per riscoprire.

“Canto della tempesta che verrà”, Peter Fröberg Idling, Iperborea

Dalla Scandinavia gelida e buia al sapore orientale della Cambogia anni ‘50, di cui l’autore è un attento conoscitore e in cui ha ambientato questo suo secondo romanzo, associato dalla critica a nomi come Marguerite Duras e Graham Greene, e forte di atmosfere che riportano a un periodo storico decisivo e, come in ogni grande storia, intessuto di decisioni e scelte private che pure, a loro modo, hanno costituito frammenti della grande Storia.

“Almanacco del giorno prima”, Chiara Valerio, Einaudi

Matematica come lente con cui interpretare il mondo, ecco cosa sono i numeri e i loro legami per il protagonista di questo libro, bambino appassionato di matematica e ora giovane broker, che continua a ragionare sul mondo in base a fattori numerici, tanto da speculare quasi sulla vita. Finché nella sua equazione non arriva l’incognita inattesa, quelle che mal si calcola perché non porta mai a certezze: l’amore. Un insolito e bel romanzo che ben descrive la contemporaneità intorno a noi.

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MUSIC LE HIT DELL’ESTATE Ed Sheeran / “SING”

Classe 91, il giovane cantautore di Halifax, mette a segno una nuova hit con il suo primo singolo in uscita dall’ultimo album “X (Multiply)”. Il brano“Sing” ft. Pharrell Williams è stato presentato al Saturday Night Live il 12 aprile 2014, ma è ancora in testa alle classifiche radiofoniche di tutta Europa, complice, forse anche il video il cui co-protagonista è un pupazzo con le fattezze del cantante, in pieno stile Muppets.

Imagine Dragon / “ON THE TOP OF THE WORLD”

Abbiamo già parlato di loro nei numeri precedenti di ArtInTime, ma il fenomeno non si arresta, tanto che questa canzone dal refrain allegro e dal video spaziale continua a scalare le vette delle hitlist mondiali. Una colonna sonora perfetta per un’avventurosa esplorazione estiva.

Francesco Renga / “IL MIO GIORNO PIU’ BELLO”

Un sound nuovo per il cantautore di Udine, un singolo, in piena estate, colmo di testo. Estratto dal suo album “Tempo Reale”, il brano vuole essere un inno all’amore universale, oltre l’uomo, la donna e il figlio. L’amore che sgorga così, passeggiando per le vie di un’ignota città con la sola compagnia di un lettore mp3.

Kiesza / “HIDEAWAY”

Un singolo di debutto davvero esplosivo per la cantautrice canadese, che in poche settimane ha scalato le classifiche mondiali. Un video tutto ballato per la giovane artista (che è anche ballerina), condito da un’atmosfera (e un look) tutta da street dance anni ’90, in omaggio agli albori di Madonna.

Emis Kil a / “MARACANA’”

Inutile dirlo, complici i Mondiali di Brasile 2014, complice il caldo e il ritmo energico dell’estate, il brano estratto dalla riedizione del terzo album “Mercurio” è e sarà ancora per l’intero mese una delle hit dell’estate. Una rapida sequenza di parole, per un ritmo tutto latino. Fresco.

Ariana Grande ft. Iggy Azalea / “PROBLEM”

La giovane artista statunitense di origini italiane ha colpito nel segno con il suo primo singolo estratto da “My Everything”; complice l’irriverente partecipazione della rapper australiana il brano ha debuttato alla numero 3 della Billboard Hot 100 americana, diventando il più alto debutto da parte di una collaborazione femminile. Dal sound potente e.. disinvolto.

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MUSIC

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SHORTINI

AIFF

UMBRIA ROCK FESTIVAL

Ottava edizione per il “Shortini Film Festival”, la rassegna cinematografica internazionale dedicata al cortometraggio della città di Augusta (Siracusa). L’evento, organizzato dall’Associazione culturale “QuattroTerzi”, si svolgerà dal 31 luglio al 3 agosto e comprenderà le sezioni competitive: Internazionale, Nazionale, Videoclip e Neorealismo. Una selezione di opere che il pubblico potrà apprezzare nei cinque giorni di kermesse attraverso proiezioni e presentazioni. Per maggiori informazioni su ospiti e appuntamenti, visitate: www.shortinifilmfestival.com.

Organizzato dall’Associazione “Rai. Co.”, dal 31 luglio al 3 agosto, torna l’appuntamento con l’”Ariano International Film Festival”, la rassegna cinematografica internazionale della città di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. Una seconda edizione che comprenderà oltre alle proiezioni delle opere in concorso ( Lungometraggi, Cortometraggi, Animazioni, Documentari, Serie web, Cortometraggi scuole) rassegne, omaggi e incontri con ospiti d’eccezione. Maggiori informazioni sul programma della rassegna sul sito: www.arianofilmfestival.com.

Dal 1 al 3 agosto a Massa Martana, in provincia di Perugia, si svolgerà la prima edizione del ”Umbria Rock Festival”. Un evento internazionale in cui si esibiranno tra gli altri The Kaiser Chiefs, James, Paul Weller, Basement Jaxx, Peter Hook and The Light, The Cribs, The Charlatans, Courteeners. Un evento che unirà la passione per la musica rock con quella per il cinema, ospitando una selezione di film nominati al premio BAFTA. Un ricco programma di cui potrete trovare maggiori informazioni sul sito ufficiale dell’evento: umbriarockfestival.com.

CECINA AUTORI

GARDA JAZZ FESTIVAL

PDFF

Il 1° agosto avrà inizio la seconda edizione di “CecinAutori”, il festival letterario, delle arti e dello spettacolo della città di Cecina (LI). L’evento accoglierà importanti artisti, musicisti e autori del panorama nazionale che parteciperanno a incontri, dibattiti e presentazioni, ma anche giovani scrittori esordienti. Tre giorni dedicati a cultura, letteratura e musica, in cui interverranno tra gli altri Andrea Vitali, Gabriele Montera, Roberto Vecchioni e Marco Malvaldi. Per conoscere il programma completo della rassegna visitate: www.cecinautori.it.

Dal 4 al 23 agosto si terrà la quattordicesima edizione del “Garda Jazz Festival”, rassegna itinerante che ogni anno raggiunge alcune delle più belle località dell’Alto Garda. Un evento ricco di appuntamenti e performance che vedrà protagonisti Antonio Onorato, Morblus Band, Nick the Nightfly Quintet, Mauro Negri, Remo Anzovino e molti altri ancora. Un percorso tra diversi stili e sonorità raccontato da grandi nomi del jazz internazionale. Per avere maggiori informazioni sul programma del festival, visitate: www.gardajazz.com.

Quinta edizione per il “Piemonte Documenteur Film Festival”, il festival europeo della bugia cinematografica, che dal 5 al 9 agosto accoglierà nei comuni di Ostana, Usseaux, Canosio, Valdieri, Sambuco, Torre Pellice e Bricherasio, giovani cineasti e videomaker che si cimenteranno nella realizzazione di un mockumentary che racconti il territorio. Le opere, realizzate in sole 96 ore, saranno proiettate al termine dei lavori, e verranno valutate e premiate dalla giuria e dal pubblico presente all’evento. Per ulteriori informazioni visitate: www.pdff.it.

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EVENTS A cura di Anna Moschietto

MOLISE CINEMA

UMBRIA FOLK FESTIVAL

CONCORTO FILM FESTIVAL

Organizzato dall’Associazione Molise Cinema, dal 5 al 10 agosto, torna il “MoliseCinema Film Festival”. La rassegna, dedita alla promozione delle più recenti e innovative produzioni nazionali e estere, darà spazio a giovani autori e linguaggi, privilegiando cortometraggi e documentari. Il programma prevede, oltre alle proiezioni delle opere selezionate, incontri, eventi speciali, concerti e letture a cui prenderanno parte attori, registi e produttori. Una dodicesima edizione ricca di appuntamenti di cui potrete trovare anticipazioni sul sito: www.molisecinema.it.

A Orvieto, presso Piazza del Popolo, dal 19 al 23 agosto si svolgerà l’ottava edizione del ”Umbria Folk Festival”. L’evento, dedicato alla musica folk, ospiterà artisti di fama nazionale e internazionale tra cui Caparezza, l’israeliano Asaf Avidam, il compositore e chitarrista nigeriano Bombino e Hevia. Non mancheranno inoltre momenti dedicati ad artisti emergenti, appuntamenti enogastronomici, incontri, contest ed omaggi. Per maggiori informazioni sul programma della manifestazione, visitate: www.umbriafolkfestival.it.

Dal 23 al 30 agosto a Pontenure, in provincia di Piacenza, si svolgerà la tredicesima edizione del “Concorto Film Festival”, manifestazione che si propone di valorizzare e promuovere il cortometraggio come forma espressiva e artistica. Otto giorni di rassegna in cui il pubblico potrà apprezzare questa particolare forma d’arte attraverso la presentazione delle opere selezionate per il concorso, retrospettive e eventi speciali. Un programma ricco di appuntamenti di cui potete trovare informazioni sul sito: archivio.concorto.com.

LIVORNO MUSIC FESTIVAL

MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA

CALITRI FILM FEST

Nuovo appuntamento con il “Livorno Music Festival”, rassegna musicale che dal 25 agosto al 8 settembre, presso la Fortezza Vecchia di Livorno, ospiterà le performance di musicisti di fama internazionale. L’evento, giunto alla sua quarta edizione, comprenderà incontri, master classes e concerti pubblici in cui i maestri si esibiranno con i migliori allievi dei corsi. Un appuntamento da non perdere per gli amanti della musica classica e non solo. Per maggiori informazioni sul programma della rassegna: www.livornomusicfestival.com.

Torna l’appuntamento con la “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica”, giunta quest’anno alla sua settantunesima edizione. La rassegna si svolgerà dal 27 agosto al 6 settembre e comprenderà quattro sezioni principali e due autonome (SIC e Giornate degli Autori), oltre ad anteprime mondiali, omaggi e retrospettive dedicate a grandi nomi della storia del cinema. Un evento ricco di appuntamenti a cui parteciperanno autori, registi e attori di fama mondiale. Per informazioni su programma e ospiti: www.labiennale.org.

Seconda edizione per il “Calitri Sponz Film Fest”, manifestazione dedicata ai cortometraggi sviluppati sul tema del matrimonio, degli sposalizi, dei rituali delle nozze, delle unioni tra persone o entità. La rassegna, ideata da Vinicio Capossela, avrà luogo nella cittadina di Calitri, in provincia di Avellino, dal 28 al 30 agosto e ospiterà registi internazionali che si cimenteranno sul tema attraverso i generi più disparati. Un appuntamento fuori dal comune in cui sarà dato spazio a tradizioni e culture differenti. Per informazioni: www.calitrifilmfest.it.

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