ART
IN TIME
y a d h t r i appy B
H rtintime!! A
n.6 - Giugno 2013
ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI LONDON NEWS | UNCLASSICART
L’EDITORIALE Noi un anno fa c’eravamo, e voi? È giugno, e Artintime oggi spegne la sua prima candelina di compleanno! Un successo, una cartolina (e quanti di voi ci seguono da vicino sanno bene che di cartoline ce ne intendiamo parecchio!) da appendere soddisfatti in bacheca, sicuri di un’esperienza acquisita, ma altrettanto fiduciosi di poter intraprendere nuovi viaggi, percorsi, di poter inseguire con buoni risultati nuove idee, nuove suggestioni in un mondo che cambia a un ritmo sempre più rapido. Siamo partite da poche pagine e poche rubriche, e nel giro di dodici numeri siamo riuscite a raccogliere i frutti di un lavoro di redazione, di numerose riunioni spesso non facili; abbiamo portato a casa collaborazioni nei campi che più ci sono sembrati affini alla nostra idea iniziale, quella di creare qualcosa che funzionasse, qualcosa che fosse nostro. E così è nata l’idea di un magazine online, sfogliabile, bello da vedere e anche da leggere, perché composto dei nostri pensieri e delle nostre analisi, filtrato da sguardi che non pretendono certo l’abilità, l’acume e l’obiettività di grandi firme del giornalismo, ma sono visioni vere, sincere, autenticamente nostre.Per questo motivo, forti dell’esperienza di un anno, abbiamo pensato che fosse ora di uscire allo scoperto, e così il 30 maggio, alle soglie dell’uscita di questo numero di giugno, parliamo di noi per la prima volta, in veste ufficiale. Lo possiamo fare grazie all’appoggio dell’Università di Torino, in particolare della professoressa Giulia Carluccio, e grazie all’ospitalità offertaci dal Laboratorio Multimediale Guido Quazza, diretto da Nello Rassu. Mentre questo numero va in stampa, qui si preparano locandine, si allestiscono presentazioni e si spargono cartoline d’invito. Quelle nuove che abbiamo messo in circolazione sono primaverili, dai toni pastello e con una bicicletta pronta a sfrecciare. Le abbiamo distribuite in grande quantità a un’occasione imperdibile per i torinesi e non solo, a cui dedichiamo qualche pagina in esclusiva nel numero che state per aprire: il Salone Internazionale del Libro, un evento unico e affollato di voci, idee, creatività, proprio come il tema proposto quest’anno, sotto lo slogan “dove osano le idee”.Non è forse anche qui, su Artintime, che le idee stanno osando sempre di più a partire, da un anno a questa parte? Se tutto ciò è stato possibile, non è però solo grazie all’inventiva delle redattrici e a un gruppo di cellule grigie in perpetua agitazione da creatività: esiste un pubblico, ci siete voi lettori che nel corso di questi mesi non ci avete abbandonato, anzi, siete aumentati! Per voi, e anche un po’ per noi, ci siamo fatte un regalo: un sito tutto nuovo. Non più statico come eravate abituati a vederlo, ma agile, attuale, uno spazio riempito dai nostri articoli, che ritroverete poi in forma completa nella versione sfogliabile, a piè pagina. Certo, è tutto ancora un work in progress, ma se continuerete a seguirci, ormai lo sapete, non resterete delusi! Quindi buona lettura… Siete pronti a spegnere la prima candelina insieme a noi? www.artintime.it
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ARTINTIME SOMMARIO 4 . AMARI by Alngelica Magliocchetti
6 . NO - I GIORNI DELL’ARCOBALENO by Francesca Cerutti
8 . MASSIMO SIRELLI by Ilaria Chiesa
10. MA LE FATE ESISTONO DAVVERO?
by Alessandra Chiappori
12 . SERIE TV: ANTICIPAZIONI DA OLTREOCEANO by Manuela Raimo
14 . IL MAESTRO DEGLI SCATTI RUBATI by Roberta Colasanto
16 . UNA RETE EUROPEA DI GIOVANI PER LO SPETTACOLO DAL VIVO
LE A
SPECIA
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by Barbara Mastria
18 . MONEDA DURA by Angelica Magliocchetti
20 . NEI DETTAGLI I SENSI, IN UN ALBERO DI JACARANDA LA STORIA by Alessandra Chiappori
22 . GET SET FOR FESTIVALS’ SEASON! by Cristina Canfora
24 . GABRIELE TALARICO by Ilaria Chiesa
26 . FOTOGRAMM-ATOMO by Francesca Cerutti
32 . INTERVISTANDO : ANTONIO MICALI by Francesca Cerutti
36 . MOVIELIST-GIUGNO by Francesca Cerutti
38 . EVENTS by Anna Moschietto
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ARTINTIME AMARI Sarà ‘pop sbagliato’ come viene definito, ma di sicuro la valanga di testi che attraversa la penisola direttamente da Udine ha il suo fascino. Loro sono gli Amari e, nonostante il nome, vi piaceranno. Nata nel 1997 da un’idea di Pasta e Dariella (voci e rispettivamente tastiera e chitarra), la band si propone di rivisitare l’hip hop nostrano. Dopo una collaborazione con i 21 del dj e producer Giuann Shadai, il gruppo si allarga includendo il dj H.C. Rebel e Cero (al basso). La svolta si ha nel 2000 quando la band vince l’Arezzo Wave (finendo anche nella raccolta del festival, “Guida Verde”), tappa che la porta, nell’agosto dell’anno successivo, alla pubblicazione del loro primo album, “Corporali”. Dopo questo rapidissimo debutto, gli Amari non accennano a fermarsi e nel giro di un anno fanno uscire il loro secondo lavoro, “Apotheke”; occasione che segna anche il fortunato incontro con Leonardo Beccafichi, loro futuro produttore, e l’entrata nella band del tastierista Marcopiano e del batterista Carletto Barackus. Il 2003 vede l’uscita di “Gamera”, una sorta di riassunto delle puntate precedenti che include tutti i generi sperimentati dalla band (rap, hip hop, folk ed elettronica), e la partecipazione
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della formazione friulana a Groningen in Olanda per l’Eurosonic Festival. Segue il boom con “Grand Master Mogol”, da cui verranno estratti i tre singoli: “Conoscere gente sul treno”, “Campo minato” e “Bolognina revolution”, vero e proprio manifesto delle battaglie che spesso si combattono quotidianamente dentro di sé. Le sonorità frizzanti e i temi leggeri di questo album rappresentano uno stacco abbastanza netto, però, con il lavoro successivo, “Scimmie d’Amore” in cui la vita sembra farsi meno facile rispetto agli EP precedenti. A variare i toni anche una serie di collaborazioni con artisti importanti come Frankie HI-NRG MC, Nikki, ecc. Nel 2009 con l’ingresso nella band del chitarrista Enrico Berto, gli Amari producono “Poweri”, un lavoro che già dal titolo denota un’influenza del mondo anglosassone, prima fra tutta la lingua, per la prima volta alternata all’italiano. L’album ottiene un buon successo con tanto di passaggi alla BBC e presenza nelle playlist di mostri sacri come Erol Alkan. Si tratta però di una breve parentesi perché proprio quest’anno (2013) la band ritorna con “Kilometri”e, forte dei suoi testi, per far arrivare appieno il suo sound così particolare, torna a scrivere totalmente in italiano. È in quest’ultimo lavoro, inoltre, che si
nota l’acquisita maturità del gruppo (ormai sulle scene da 15 anni): sono i testi a farla da padroni questa volta, più riflessivi, più furbi. A far da contorno un lavoro compatto e omogeneo; abbiamo così brani come “Il tempo più importante”, un viaggio sognante ripreso in modo perfetto dal video ‘d’animazione senza animazioni’ realizzato da Tomas Marcuzzi (nome d’arte: Uolli). Una clip quasi immobile se non per particolari quasi irrilevanti che si animano a tempo, seguendo le minuzie quotidiane che spesso ritornano nei temi degli Amari. Assolutamente da ascoltare anche “Il cuore oltre la siepe”, l’omonimo brano “Kilometri” e “Rubato”, brano conclusivo del cd che porta con sé un po’ di speranza, seppur realistica. Una band, insomma, dal genere originale, capace di farsi apprezzare e di catturare l’attenzione; come di consueto vi lascio un brano, un consiglio, per salire anche voi sul treno e lasciarvi incantare per miglia e miglia. “Aspettare, Aspetterò”, e si parte. Enjoy!
Angelica Magliocchetti
MUSIC
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ARTINTIME
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MOVIES
NO – I giorni dell’arcobaleno Presentato a Cannes ormai un anno fa, NO- I Giorni dell’arcobaleno è diretto da Pablo Larraìn che firma con questo film la sua quarta opera cinematografica, appartenente, con le due precedenti, a una trilogia dedicata alla dittatura, cominciata nel 2008 con Tony Manero e proseguita nel 2010 con Post Mortem. No – I giorni dell’arcobaleno racconta il periodo del referendum che pose fine alla dittatura di Pinochet in Cile, mettendo in evidenza come si sono svolte e soprattutto come sono state costruite e accolte le campagne per il Sì (favorevole a Pinochet) e per il No (contro Pinochet). René Saavedra è un giovane pubblicitario istruito in America che, ritornato nel suo Paese, si ritrova a lavorare in comunicazione: le sue campagne promozionali sono fortemente intrise dello spirito commerciale degli Stati Uniti, i microonde diventano un gioco e tutti sono felici come nelle pubblicità della Coca-Cola. Non si capisce bene quanto René ami il suo paese: lui non è come gli altri Cileni, si muove su uno skateboard per le strade della città, si atteggia e si veste come un americano. E ancora, mentre suo padre era un politico di destra e la sua ex moglie era un’attivista politica, lui sembra invece osservare i fatti da fuori. Quando gli viene proposto di intraprendere la campagna per il No, attraverso la realizzazione di spot in 15 minuti da trasmettere in televisione, la sua scelta di accettare non è legata a un senso di patriottismo o avversione nei confronti di Pinochet. René vive la realizzazio-
ne come una gara con se stesso, un modo per dimostrare le proprie abilità, ecco perché sembra passivo nei confronti del messaggio che lancia in ogni minuto di quei video. Ma, mentre cerca di rendere ogni immagine comunicativa e far parlare ogni cosa all’interno dei suoi prodotti, riesce a toccare il popolo, che alla fine si ritrova a votare il No e quindi a eliminare Pinochet. Una campagna fatta dagli impiegati - gli esponenti del partito del No contro i più ricchi, coloro che dalla dittatura traevano vantaggio - gli esponenti del partito del Sì. No - i giorni dell’arcobaleno è strutturato in modo da mostrare attentamente allo spettatore il backstage e i rischi che gli esponenti del No hanno corso nel realizzare gli spot: paura, consapevolezza di agire contro Pinochet e i suoi seguaci, corsa contro il tempo e soprattutto la volontà di comunicare nonostante tutto e tutti, di scontrarsi addirittura con la censura. Il messaggio che lancia questo film è sicuramente molto forte e fa appassionare lo spettatore che, nonostante un inizio a tratti faticoso, difficilmente poi riuscirà a staccarsi dallo schermo. La campagna per il No diventa un principio, un diritto, quello alla libertà d’espressione, alla verità. Non mancano i momenti in cui gli esponenti del partito del Sì decidono di infangare quanto gli avversari cercano di dimostrare: i filmati del regime di Pinochet sono degni di un dittatore, ricordano a noi italiani quelle parate mussoliniane con le forze armate che sfilavano e mostravano al mondo potenza e forza. Quei filmati in
cui il Duce si faceva ritrarre in mezzo alla gente, nei campi bonificati, un’iconografia tipica dei dittatori che cercano di influenzare il popolo mostrando che tutto è perfetto perché c’è qualcuno, al potere, che pensa solo al bene del paese. È un popolo che non deve pensare ad alternative al regime: quella è l’unica salvezza per il singolo, lì c’è la vera libertà. La libertà di espressione, invece, la libertà di opinione, sono un diritto di tutti e No – i giorni dell’arcobaleno lo ricorda: non si tratta di principi di destra, né di sinistra o centro, l’arcobaleno esprime proprio questa simbologia. Capitato per caso come simbolo per il No, alla fine ci si rende conto che è in realtà un’immagine efficace che racchiude i colori di tutti i partiti politici, senza distinzione, perché tutti alla fine vogliono la pace, tutti i cileni sono uguali, i poliziotti al servizio di Pinochet come chi manifesta nelle strade. Tutti vogliono la serenità nella nazione, bisogna solo avere il coraggio di dire No per costruire insieme un futuro migliore, per tutti. Probabilmente le tematiche trattate in No – I giorni dell’arcobaleno non sono niente di nuovo, eppure sono valori anacronistici: ancora oggi c’è chi lotta per la libertà di pensiero, di opinione e di espressione. Pablo Larraìn ha voluto raccontare quelle del suo Cile, ma sono molte le storie simili che il cinema ha già voluto ricordare e, purtroppom per motivi di censura molte non possono ancora essere testimoniate.
Francesca Cerutti
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ARTINTIME
www.massimosirelli.it
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POP-ART
MASSIMO SIRELLI “L’arte per me è il piacere del bello, la curiosità di osservare, capire, dedurre, immaginare. La scoperta di nuovi linguaggi e la voglia di sporcarsi le mani.” Classe 1981, Massimo Sirelli nasce a Catanzaro e si appassiona alle arti visive da adolescente, subendo le influenze del mondo dei graffiti e della street art. A 14 anni affronta a suon di graffiti “il suo primo muro”, in un’epoca in cui le scritte in città non erano ancora comuni né considerate fenomeno artistico come ora. “Quello spray rappresentava per me lo sfogo per la collera che avevo dentro. – racconta di sé l’artista - Ero piccolo e fortemente arrabbiato con la vita, e quando scrivevo la mia tag riuscivo a sentirmi
di nuovo vivo.” Il writing, l’arte delle scritte (i cosiddetti tag) sui muri urbani è il modo in cui Massimo riesce a filtrare la quotidianità con la sua prospettiva tutta personale, quella che parte dalla strada, dall’essenza della città. L’artista si diploma allo IED di Torino in digital e virtual design, nel 2003, inizia poi a lavorare come freelance per diverse agenzie di comunicazione tra le quali Ferrero, Seven, Fiat, Rai Trade e Bakeca. it. Dal 2006 è Art Director - Fondatore dello studio creativo “Dimomedia”, laboratorio creativo di ricerca e sperimentazione incentrato su grafica, comunicazione e multimedia design.
Ilaria Chiesa
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ARTINTIME MA LE FATE ESISTONO DAVVERO? L’autrice, Simona Baldelli, assicura che sì, i due esseri magici di “Evelina e le fate”, la Nera e la Sceba, sono reali quanto i fatti raccontati in questa storia. Una storia che ha sbancato al Premio Calvino 2012 raccontando avvenimenti che nuovi, per il lettore italiano, non sono di certo. Il romanzo è infatti ambientato nel 1944, in piena seconda guerra mondiale, nella campagna marchigiana alle spalle di Pesaro. Da una parte la Resistenza con la lotta partigiana, dall’altra l’imminente arrivo delle truppe alleate. Ma tutto questo Evelina non lo sa. La protagonista del romanzo è infatti una bimba di cinque anni, nata sotto le bombe di una guerra al di fuori della quale ignora l’esistenza di un mondo diverso, con un funzionamento tutto differente da quello che fa comparire alla porta di casa un gruppo di sfollati, e che le fa scoprire, in una botola segreta sotto la stalla, il rifugio per un’amica speciale. È uno sguardo puro e innocente quello di Evelina, capace di credere alle fate, quei due aiutanti che, ritornando lungo tutto il racconto ad accompagnare male, dolore e morte (la Nera) e attimi di spensieratezza, spirito di fanciullezza e sogni (la Sceba), fanno domandare al lettore se si tratti di una favola o di un racconto realistico. Forse si tratta di un giusto quanto inestricabile insieme delle due componenti, capace di offrire nuove ottiche alla visione di un conflitto che ha segnato il Nove-
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cento e che ha visto intrecciarsi drammi e lotte che hanno lasciato tracce profonde su un territorio. Al suo territorio, la campagna, Evelina è molto legata. Perché non ha visto altro, perché è normale così. La bambina, in età ancora prescolare, conosce bene ogni piccolo e grande lavoro da compiere nei campi, nella stalla, nella cucina di casa. Aiutata dalla nonna impara a fare i tortellini, va da sola a lavare e stendere una cesta di bucato al fiume, è insomma una piccola donnina intenta a seguire ciò che i grandi le insegnano, ciò che è giusto. Eppure c’è intorno a lei qualcosa che oltrepassa l’aura protetta e benevola della famiglia. La lotta partigiana imperversa, mentre la madre di Evelina è spossata dalla malattia. Preoccupazioni, bombardamenti, fughe notturne da casa sono il pane quotidiano della piccola vita della protagonista. Ma i bambini, si sa, sono curiosi quanto innocenti. Ecco allora che avviene un misterioso incontro capace di accendere nuova linfa nei sogni e nell’immaginario della piccola: sotto la stalla è nascosta una bambina. Noi lettori, adulti e tristemente consapevoli del contesto, capiamo subito che si tratta di una bambina ebrea nascosta lì per essere protetta, ma Evelina non lo può sapere, e crede alle storie inventate dalla ragazzina, in cerca, anche lei, solamente di amicizia e di calore umano. Tra le due nasce una tenera amicizia segreta, una piccola fiamma di speranza nel buio del-
la guerra che imperversa. Ma sarà il conflitto a vincere, gettando acqua su quella fiammella in un modo che al lettore, che vede tutto con gli occhi di una bambina di cinque anni, sembra spietato. Evelina tuttavia è un personaggio forte, lei, che magicamente così come riesce a vedere le fate, vede anche la trasparenza nei corpi delle persone, che rappresenta il male, la malattia, la morte. Non se ne spaventa come faremmo noi, oggi, a quell’età. Lei è nata con la guerra, è cresciuta in campagna: la liberazione arriverà, è già all’orizzonte alla chiusura del romanzo. Una nota conclusiva va spesa per il linguaggio di quest’opera prima, che si caratterizza in modo forse unico per l’accurata mescolanza di italiano e dialetto, un dialetto ricreato da un insieme di altri dialetti marchigiani, un po’ come il siciliano di Camilleri, e un dialetto che, coerentemente con il profilo della storia e dei personaggi, è parlato da tutti, Evelina compresa. Magia, realismo, infanzia, crudeltà, amicizia, guerra: questo romanzo racchiude tutto nel suo fiabesco aspetto, una paradossalmente moderna visione che ripropone il tema della Resistenza e del secondo conflitto mondiale facendosi così nuovo, ma mantenendo tutta la forza e l’intensità di una memoria storica.
A lessandra Chiappori
BOOKS
“Lungo la strada ragionava sulle cose che aveva sentito. La madre di Luigi aveva detto che tutti morivano per colpa della gente che aveva un telo come quello della Sara. Proprio come aveva detto lei. ‘Chi mi vede muore’. Si fermò e aprì la balla. Cercò la pezza e la guardò per bene. Era bianca come il latte e con le frange sui lati più corti. In un angolo c’erano in triangoli. Li avevano ricamati uno sull’altro, uno per dritto e uno a testa in giù. Facevano il disegno di una stella. Evelina non aveva mai avuto paura delle stelle, perché erano belle e facevano luce di notte. Rimise la pezza nel sacco e ripartì. Pensò che nemmeno quel telo le faceva paura.” “Evelina e le fate”, Simona Baldelli, Giunti, 2013.
Simona Baldelli Vincitrice del prestigioso Premio Calvino 2012, e scelta da Giunti per la pubblicazione del suo primo romanzo, Simona Baldelli è un’esordiente a suo modo particolare per Artintime, se non altro per l’età anagrafica, che la vede nascere a Pesaro nel 1963. La storia di Evelina è tuttavia particolare e interessante per il ritorno a una tematica, quella del secondo conflitto mondiale e della Resistenza, forse considerata fuori moda per un esordiente contemporaneo. Simona Baldelli, che vive a Roma dove da vent’anni si occupa di teatro e attività culturali, ha invece avuto il coraggio di riportare in auge un pezzo di storia italiana, e Torino, con la giuria del Premio Calvino, ha premiato il suo talento letterario!
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ARTINTIME SERIE TV: anticipazioni da oltreoceano La stagione è quasi finita, ma sono arrivati gli Upfront e ci hanno fatto conoscere tutte le serie che vedremo da questo autunno. Per la FOX non è stato un anno da ricordare, sono sopravvissute solo un drama The Following e una comedy The Mindy Project. Cancellati senza appello The Mob Doctor, Ben and Kate, oltre a Touch che è rimasto solo per due stagioni brevi e l’amatissimo Fringe. Torneranno invece Bones, Glee, New Girl, Raising Hope, The Mindy Project e le serie di animazione Bob’s Burger, The Simpsons, Family Guy, American Dad. BROOKLYN NINE-NINE Ambientata nel distretto di polizia 9-9 di Brooklyn dove Jack Peralta (Andy Samberg) è un detective scanzonato, ma finisce a lavorare per un capo integerrimo la cui disciplina è esemplare. Jack è bravo nel suo lavoro ma il capitano Roy Holt (Andre Braugher) non si fa impressionare dal numero degli arresti, inoltre c’è la detective Amy Santiago (Melissa Fumero) che lo sta tallonando perché vuole raggiungerlo e superarlo. Lei arriva da una famiglia di sette fratelli poliziotti, per cui essere competitiva e dimostrare di essere la migliore è il suo obiettivo primario. Nel distretto ci sono anche la detective Rosa Diaz (Stephanie Beatriz), il detective Charles Boyle (Joe Lo Truglio), il sergente Terry
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Jeffords (Terry Crews) e la segretaria Gina Linetti (Chelsea Peretti). Dai produttori di Parks & Recreation. DADS Warner (Seth Green) ed Eli (Giovanni Ribisi) sono due amici trentenni, che lavorano insieme e si ritrovano improvvisamente a vivere un incubo: i loro padri si trasferiscono a casa dei figli da un giorno all’altro. Warner ha una moglie, Camilla (Vanessa Lachey), due figli e due cani, Eli ha una vita caotica fatta di alti e bassi e di nulla di stabile a parte il lavoro e una relazione occasionale con Edna (Tonita Castro), la donna delle pulizie. Crawford (Martin Mull) è il papà di Warner, vive fuori dalle righe e fuori dalle sue possibilità e spetta al figlio mettergli un freno. David (Peter Riegert) è il papà di Eli, l’emblema della negatività. È irritabile, taccagno e non perde occasione per fare sapere al figlio quanto è deluso, portandolo a spendere oltre il dovuto. Dalla mente del premio Emmy Seth MacFarlane. ENLISTED Il sergente Pete Waits (Geoff Stults) torna dall’Afghanistan dopo un errore che gli è costato caro e si ritrova a capo di una piccola base militare dove si trovano Der-
rick (Chris Lowell) e Randy (Parker Young), i suoi fratelli minori. Randy è il più piccolo e sogna la carriera militare da una vita, vuole essere il soldato modello, mentre Randy è il tipico combina-guai a ripetizione, poco incline alla disciplina e forse poco interessato all’esercito. Tutti e tre sono nel distaccamento D, l’unità che ospita i soldati meno capaci di grandi missioni. Dovranno, tra le altre cose, fare da assistenti ai parenti dei soldati lontani, tra una missione e l’altra, ritroveranno il senso di stare insieme. US & THEM Basata su una serie inglese, Gavin (Jason Ritter) lavora a New York come copywriter farmaceutico, soffre di nevrosi e non si è mai innamorato. Stacey (Alexis Bledel) è un’impiegata in Pennsylvania, brillante e single. Ma nei sei mesi precedenti tra i due ci sono stati molti messaggi on line, tanto che ora decidono di incontrarsi dal vivo con gli amici con Chris (Dustin Ybarra) e Nessa (Ashlie Atkinson). Peccato che i due novelli innamorati abbiano contro, oltre gli amici, anche i parenti: per Gavin ci sono i genitori Pam (Jane Kaczmarek) e Michael (Kurt Fuller), per Stacey troviamo lo zio Brian (Michael Ian Black) e la mamma Gwen (Kerry Kenney-Silver).
SERIES
SURVIVING JACK Jack Dunlevy (Christopher Meloni) è un ex militare e oncologo abituato a fare il genitore assente, lavoro e solo lavoro, dal mattino alla sera tardi. Ma un giorno la moglie Joanne (Alex Kapp Horner) gli fa sapere che vuole tornare a studiare legge, per cui d’ora in poi sarà lui a doversi occupare anche dei figli. Frankie (Connor Buckley) è il loro figlio maggiore, un teenager ribelle, insicuro che non ama essere al centro dell’attenzione di nessuno, ma dopo l’estate diventa un asso del baseball e le ragazze iniziano a girargli intorno, mettendolo in situazioni assurde. Poi c’è Rachel (Claudia Lee), una diciassettenne furba e sempre pronta a dare del filo da torcere a Jack, che dovrà imparare a essere un padre migliore di quello che è stato finora.
Sanchez (Jason Ruiz) è un poliziotto che vorrebbe essere il migliore ma non fa altro che fare casini, non sempre per colpa sua ma anche dei suoi colleghi tra i quali il suo partner Tommy Margaretti (Will Sasso). Nel distretto ci sono anche il detective Randall Hickox (Chi McBride), il capitano John Rushour (Peter Atencio), la nuova Justice (Jane Lynch) e il poliziotto sotto copertura Donel (Phil LaMarr).
Manuela Raimo
MURDER POLICE Serie d’animazione ambientata in un distretto di polizia dove Manuel
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ARTINTIME IL MAESTRO DEGLI SCATTI RUBATI Nella sala di un importante museo una signora osserva la Maya vestida di Francisco Goya. Alla sua destra un gruppetto di ben sette uomini (tra i quali ce n’è uno un po’ più bassino che cerca di vedere meglio da dietro le spalle di quello che gli sta davanti) ammira la Maya desnuda del medesimo pittore: stessa modella, questa volta senza vestiti. È una delle 136 fotografie di Elliot Erwitt esposte nella mostra a Palazzo Madama fino al 1 settembre 2013, ed è un esempio significativo per introdurre la figura del celebre e amatissimo fotografo: la foto fu scattata nel 1995 al museo del Prado; i soggetti della foto, i visitatori, sono di schiena. Una situazione spontanea e proprio per questo divertente, di quelle che Erwitt amava immortalare (spesso all’insaputa dei protagonisti dei suoi scatti) quando se ne presentava l’occasione. Le doti essenziali di un fotografo? Prima ancora della tecnica, la pazienza (di saper attendere il momento giusto, l’attimo da cogliere) e la fortuna, “ I always put luck into my budget” (E. Erwitt). Ed Erwitt è in questo senso davvero fortunato. All’inaugurazione della mostra, lo scorso 17 aprile, c’era anche lui in carne ed ossa, 84 anni, una lunga e gloriosa carriera alle spalle e nessuna intenzione di andare in pensione. È un personaggio schivo, ironico, famoso per quella sua maniera di minimizzare durante le interviste, “Photography is not brain surgery. It’s not that complicated”, una cosa alla portata di tutti in fondo; ed è convinto che le
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fotografie le si debba guardare, più che parlarne. Elliot Erwitt nasce nel 1928, inizia a lavorare in America realizzando stampe autografate per i fans dei divi del cinema e diventa membro della Magnum Photos nel 1953 invitato da Robert Capa, a cui è dedicata un’altra retrospettiva torinese a Palazzo Reale fino al 14 luglio (occasione più che propizia per gli appassionati del genere). Erwitt nel corso della sua carriera ha viaggiato molto, visto molto, raccontato molto. Ha ritratto stelle di Hollywood e presidenti, ma anche passanti, casalinghe, bambini, cani. I cani, in particolare, sono protagonisti di molti scatti che mettono in luce, paradossalmente, la loro “umanità”, così come alcuni luoghi in special modo (le spiagge, i musei, la strada, i campi nudisti..) non hanno mai mancato di fornire all’occhio del fotografo qualche scena particolarmente stimolante. Sono celebri gli scatti rubati (nel vero senso della parola!) diventati poi emblematici del lavoro di Erwitt, come il bacio riflesso dallo specchietto retrovisore dell’automobile di una giovane coppia, o come l’incontro tra Nixon e Khrushchev, la famosa disputa culinaria (ma non solo) avvenuta nel 1959 a Mosca in occasione di una fiera di prodotti americani, durante la quale pare che Nixon dicesse cose banali come “Noi siamo più ricchi di voi”, “Noi mangiamo carne rossa, voi zuppa di cavoli” e che Khrushchev replicasse in russo con una frase non tradotta dall’interprete ma intesa benissimo dal fotogra-
fo, che il russo lo capiva eccome. Se spesso davanti alle fotografie di Erwitt si sorride, non mancano scatti ambigui, come uno dei preferiti del fotografo, quello di un bimbo di colore che sorride mentre si punta una pistola giocattolo alla testa, o ancora foto che documentano realtà come la guerra o la segregazione razziale in America, ma sempre con semplicità e immediatezza, mai in maniera retorica. La mostra sta riscuotendo notevole successo visto il richiamo di un nome così illustre del mondo della fotografia come quello di Erwitt e vista anche la notevole quantità di materiale esposto, che dà in effetti una panoramica completa su soggetti, visione e stile di questo artista. Per ciò che riguarda la location, la Corte Medievale di Palazzo Madama, si può pensare che il collocamento delle opere risenta un po’ dello spazio relativamente contenuto destinato all’allestimento, ma bisogna sicuramente notare come una certa commistione di stili, tra antico e moderno, sia particolarmente suggestiva agli occhi dello spettatore che, entrando dall’imponente facciata settecentesca dello Juvarra, calpesta i lastroni trasparenti del pavimento della Corte Medievale attraverso i quali si vedono le antiche fondamenta romane, mentre osserva, per esempio, una foto di Marylin Monroe.
Roberta Colasanto
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TEATRO
UNA RETE EUROPEA DI GIOVANI PER LO SPETTACOLO DAL VIVO I giovani nel mondo dell’arte non stanno con le mani in mano. La realtà che li racconta spesso alienati, distratti e annoiati è distante anni luce dall’esperienza che Artintime vi propone per questo mese. Non si tratta di una compagnia, di un attore in erba o nuove sperimentazioni: niente di tutto ciò può classificare, invece, ragazzi tra i 18 e i 30 anni, che, sparsi in tutta Europa creano reti per la condivisione di idee e progetti intorno allo spettacolo dal vivo. Si chiamano Young Performing Arts Lovers e la loro costituzione risale al 2009 nel contesto francese del Festival de Reims Scène d’Europe. All’interno di questo festival, per lo più aperto alle nuove proposte della scena europea, si sono incontrati per la prima volta rappresentanti di varie nazioni del vecchio continente per conoscersi ed esprimere la loro passione per il teatro. Sono giovani impegnati a vario titolo nelle performing arts: chi è spettatore esperto, chi attore, organizzatore, studente nel campo, registi, drammaturghi. Gli appuntamenti che li coinvolgono sono fissati più volte l’anno, all’interno di un festival in programma in uno dei Paesi che
rappresentano. Francia, Irlanda, Italia, Croazia, Bosnia, Germania, Svezia, Belgio: un mix culturale e artistico che in questi anni di Ypal ha permesso la condivisione di idee e la creazione di nuove metodologie di lavoro di gruppo. I giovani Ypal convivono per quattro giorni all’interno di una struttura totalmente autonoma, quella di un festival parallelamente al quale organizzano le proprie attività. Si parla di workshop in cui si condividono idee intorno al ruolo dello spettatore, si riflette sul ruolo della cultura nel proprio Paese; si assiste agli spettacoli, si incontrano gli artisti e il pubblico chiacchierando costruttivamente. Ma Ypal è anche un’invasione della città: nei casi migliori, quando le presenze coprono totalmente i Paesi rappresentati, un centinaio di “stranieri” vive pienamente la città ospitante, fruendo delle opere d’arte, luoghi storici e di interesse culturale. Ciascun gruppo è coinvolto nella costruzione delle giornate del meeting: vengono proposti in plenaria le attività e, singolarmente, si raggiungono gli spazi allestiti appositamente. In occasione dell’incontro di Ambur-
go 2012, i partecipanti Ypal hanno alloggiato in uno spazio allestito da studenti di design e aperto al pubblico: una vera e propria installazione contemporanea vivente. In quella occasione, per dare la possibilità a ogni giovane di essere protagonista, il programma nasceva quotidianamente su iniziativa spontanea. La possibilità di confronto generata da Ypal ha permesso di focalizzare l’attenzione su quale ruolo abbia la cultura oggi nei Paesi membri dell’Unione: l’occasione per riflettere sul teatro eleggendolo parte integrante della crescita della popolazione, non solo intrattenimento, ma cultura necessaria per i cittadini. Il prossimo incontro Ypal si svolgerà dal 31 maggio al 3 giugno a Torino, la città che ospita la rappresentanza italiana.
Barbara Mastria
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ARTINTIME MONEDA DURA Con la lenta apertura dei confini cubani, la diffusione della musica meno tradizionale, più giovane e poco conosciuta sta lentamente invadendo il web approdando sulle sponde del vecchio continente. È così che troviamo finalmente reperibili su internet i brani di tutta una serie di band famose solo a livello nazionale o nel panorama sudamericano. Una di queste è la protagonista di giugno; loro sono i Moneda Dura, rigorosamente cubani, direttamente dall’Havana. La formazione nasce nel 1997 dall’inventiva di due studenti universitari: Hugo Fernández (basso e voce) e Nassiry Lugo (chitarra, voce e responsabile degli arrangiamenti e testi). A loro si aggiungono quasi subito Addiel Perera (chitarra), Miguel Alejandro Atencio (percussioni) e Osmel Prado (batteria) portando la band alla composizione attuale. Con il singolo “La Buena Onda”, anticipazione dell’album di debutto “Cuando Duerme la Habana” registrato dall’etichetta Egrem, inizia la carriera del gruppo, che si contraddistingue fin da subito per le sue tonalità rock contaminate dai ritmi afro-cubani tipici dei generi tradizionali della zona come la salsa e il Son. La hit scala subi-
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to le classifiche, arrivando a essere inclusa nella compilation prodotta dalla Warner Bros “Carácter Latino III”, che contiene i singoli più popolari nel mondo ispanico. Questo debutto folgorante porta la band a essere considerata fin da subito tra le più rappresentative del pop rock cubano, spianando la strada al secondo album:”Mucho Cuida’o” in cui è presente “Lola” forse una delle più note, irriverenti, produzioni dei Moneda Dura. La ragazza attraente (dai toni coloratissimi nel video del brano), seppure sia un tema tipico, non è però la caratteristica predominante dei Moneda Dura; è la vita quotidiana a Cuba il centro tematico della band, con una satira sociale e una denuncia sempre appese al sottile filo della licenza poetica. È con gli album successivi che questa realtà, seppur avvolta da melodie leggere, diventa predominante.”Ojalá”, il terzo lavoro, vuole essere un tributo ai compositori cubani Pablo Milanés e Silvio Rodriguez e contiene al suo interno dei pezzi notevoli come l’energica “Callejero”, la spensierata “Luna Llena” e, in collaborazione con la Charanga Habanera la latina, “Yo vengo de La Habana” . Dopo un nuovo
album, “Alma sin Bolsillos”,che ci mostra invece il lato più tranquillo e intimista della band, ricorrente soprattutto in brani come “Al Sudeste” o la tenera ”Los Ojos de Aitana”, con l’uscita dell’ultimo lavoro, approdiamo infine al prodotto forse più maturo dei Moneda Dura, “Caminos Infinitos’’, che mostra come l’attenzione ai temi impegnati sia diventata una prerogativa della band; “Mi televisor”, “Despierta” o ancora “Se acabò el dinero” ne sono un esempio lampante. A questo punto, è chiaro come la carriera della formazione cubana non sia riassumibile in poche righe e come la sua evoluzione sia intimamente legata all’isola, con le sue contraddizioni e la sua particolarità. Un mix inusuale e coinvolgente dunque, che non mancherà di stupirvi per l’incredibile miscela di modernità e di sound caraibico. Un assaggino: la famosissima “Mala leche”, giusto per calarvi nella parte. Enjoy!
Angelica Magliocchetti
MUSIC
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ARTINTIME NEI DETTAGLI I SENSI, IN UN ALBERO DI JACARANDA LA STORIA Il mappamondo ruota tra le dita: Teheran, Iran, smog e folla disordinata di traffico e polvere, Germania, Stati Uniti, terre di salvezza, lavoro, di vita “normale”, e poi Torino, le piazze nel cuore della città che parlano di caffè e attimi di serenità, i tavolini all’aperto, le Alpi quasi a proteggere il tutto. “L’albero dei fiori viola”, straordinario esordio narrativo di Sahar Delijani, ha anche questa tra le sue caratteristiche: una suddivisione quasi cinematografica in luoghi e tempi precisi, in quadri all’interno di ognuno dei quali l’autrice dipinge storie e personaggi. Sono diversi all’inizio, quasi slegati, ma dopo qualche capitolo ci rendiamo conto che si tratta di una storia sola, quella che unisce i destini e la tragica esperienza di differenti generazioni della medesima famiglia, e delle persone che vi ruotano intorno. Come intorno all’albero di jacaranda, l’arbusto dai meravigliosi fiori viola e rosa che dà il titolo all’edizione originale e che ritorna, elemento stabile, radice solida da cui ripartire ogni volta, a cui costantemente fare riferimento nelle difficoltà. Quella di questo romanzo è una storia vera e toccante, la storia di un paese, l’Iran, sconvolto negli anni Ottanta dalla rivoluzione di Khomeini, dall’insediarsi di una dittatura religiosa che nel giro di pochi anni si è macchiata dei peggiori orrori: imprigionamento dei “ribelli” (ritenuti tali dal regime, che aveva invece promosso la “vera” rivoluzione), processi sommari, condanne,
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uccisioni, fosse comuni. La vita dei protagonisti del romanzo si svolge in questo scenario tragico, aprendosi nel carcere di Evin nel 1983, passando per i giorni della Rivoluzione verde del 2009 e approdando a Torino, nel 2011. Tre sono le generazioni coinvolte nel ritratto di una famiglia che è solo l’emblema di una situazione più generale, ugualmente terribile per altre storie dell’Iran contemporaneo, altre vite, altre speranze. Ci sono i giovani degli anni Ottanta, i sognatori di un Iran giusto e moderno, finiti tra le mura squallide di carceri in cui hanno partorito, vivendo l’orrore di maternità precarie, in cui hanno visto consumare i propri vent’anni stroncati da un’impiccagione immotivata. Ci sono i figli di quei giovani, nati in prigione e divenuti liberi a casa di nonni amorevoli, protetti da un orrore che è tutto negli occhi di quei genitori sentiti, una volta tornati a casa, come degli estranei. Vite deviate, vite strappate al loro corso, e tuttavia ancora unite, legate dallo snodo che, in un cortile di Teheran, vede crescere rigoglioso un albero di jacaranda capace, con i suoi petali delicati e profumati, di lenire le ferite e curare il dolore. I profumi sono solo una parte di un mondo fatto di pennellate sensoriali: olfatto, gusto, vista, tatto, udito, la Teheran del romanzo prende vita attraverso l’accurata osservazione dei dettagli che la compongono. Cose piccole, sfumature intimamente personali, come il profumo di pulito di una
nonna, del suo bucato seguito con precisione e meticolosa attenzione, quasi una delle tante forme di protezione della famiglia, di radicata abitudine per restare ancorati a una normalità impossibile fuori, nelle strade della città. E poi sguardi, posati su particolari che in altre storie sarebbero solo una cornice, sguardi profondi e intensi, che interpretano anche il più piccolo gesto, perché sono gli sguardi dei prigionieri che non conoscono il proprio futuro, la cui esistenza dipende unicamente dal rumore di passi nel corridoio del carcere, dalla visione di un paio di ciabatte di plastica ai piedi di un “fratello della rivoluzione”. Sono gli sguardi disperati della paura. È un romanzo di rara intensità quello di Sahar Delijani, che pesca nell’autobiografia plasmandola sapientemente a narrativa. La Storia irrompe, sì, capiamo che i fatti raccontati riguardano episodi che realmente hanno sconvolto il mondo, capiamo che si tratta di quegli eventi, rivediamo le immagini dei telegiornali, ma tutto questo reale resta fuori dalle pagine. Non ci sono i nomi di coloro che questa Storia l’hanno davvero segnata, tutto è vissuto dai protagonisti invisibili di quei fatti: le famiglie, le persone, chi abitava quel Paese e aveva ideali, chi è nato in quelle condizioni ed è cresciuto con situazioni tragiche alle spalle. Quadro dopo quadro, nel passaggio spaziale e temporale da Teheran a Torino e nel cambio di prospettiva che pagina dopo pagina slitta dai genitori
BOOKS ai figli, seguiamo la rivoluzione e la scopriamo, così come accade ai più giovani protagonisti. Tra loro, c’è chi ha deciso di restare in Iran e chi è andato via, ed è così che il romanzo si chiude nella cornice di una pacifica sera in piazza Bodoni (“la piazza del Conservatorio”) a Torino. Una scena che nella sua calma cela una travaglio interiore, un’irrequietezza che sempre porta a quell’Iran distante, impossibile da dimenticare, da eliminare dal proprio patrimonio genetico e dalla propria memoria. La memoria, l’albero di jacaranda è proprio questo: testimone vivente, aggancio del presente al passato, centro dell’universo che questo romanzo racconta in modo così delicatamente potente.
A lessandra Chiappori
“Leila li immaginò affrontare la vita così com’erano in quel momento, con le piccole, fragili braccia attorno alle spalle, alla vita, alle ginocchia l’uno dell’altro. Intrecciate come i loro destini. Non vedeva fratello e sorella, né cugini. Vedeva tre espressioni di un unico corpo. Tre in uno, come i rami di un albero, l’albero di jacaranda nel cortile di casa. Impossibile capire dove finiva l’albero e dove iniziavano i rami. Ecco a cosa somigliavano, quei tre bambini: all’albero e ai suoi rami” Sahar Delijani, “L’albero dei fiori viola”, Rizzoli, 2013.
Sahar Delijani Nata nella prigione di Evin a Teheran nel 1983, Sahar Delijani ha sapientemente intrecciato in questo suo esordio letterario fatti biografici che toccano in prima persona lei e la sua famiglia con una trama romanzesca che non ha nulla da invidiare ad autori più maturi. Anzi, linguaggio, struttura e tematiche di questo straordinario romanzo sono segni di una maturità letteraria piena, che gli editori di tutto il mondo non hanno stentato a riconoscere alla fiera di Francoforte del 2011, quando L’albero dei fiori viola è stato oggetto di serrate contrattazioni. Ad aggiudicarselo per l’Itala è stata Rizzoli, e proprio nel nostro Paese il libro è stato pubblicato in anteprima mondiale lo scorso aprile, a omaggiare l’autrice che, dopo la laurea a Berkeley in Letteratura comparata, si è trasferita a Torino, dove vive attualmente.
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ARTINTIME
GET SET FOR FESTIVALS’ SEASON! Some ultimate fun is waiting for you music lovers. It is time to open the gates of the wildest, muddiest and hottest music festivals of the year. For those Europeans who live too far or simply cannot afford a ticket to Coachella, the infamous southern California desert located festival, English ones are a great compromise. Since the offer is pretty much wide, here a short guide of the most amazing events, with some practical hints. Hope it will help you choose. Field Day kicks off: a one day humongous gig taking place at Victoria Park in the East end of London with more than 70 performers from Bath for Lashes to Django Django, Everything Everything, Solange Knowels, Tim Burgess. Easy to reach by public transportation, food and drinks are available but alcohol is barred from the event. General admission is around £55 without online fees, you can purchase them by the main website or with other outlets like See Tickets, Ticketmaster, Ticketweb, Wegottickets. There are also few stores where you can collect them in person. Full list on the official website. Same location for Lovebox Weekender, from Friday
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19th to Sunday 21th of July it offers not just music from Plan B, Azealia Banks, Goldfrapp, Groove Armada, Mark Ronson and many more in the 10 stages but also cirque and cabaret. Prices for tickets go from £30 for a single day up to £99 for a three day weekend one. By the end of this month (29th and 30th of June) Hard Rock Calling is bringing back the rock guru himself, Mr Bruce Springsteen alongside of Kasabian, Klaxons, Miles Kane, Dark Horses, and, as the only Italian act, Negramaro. The show has moved in a new, luxury venue the Queen Elizabeth Olympic Park a site of over 250 acres, former house of the 2012 Games. Tickets available from £45 to £63 for a single day. Line-up to be confirmed for the iTunes festival, the annual one month long festival sponsored by Apple Inc. Usually hold in September at the beautiful Roundhouse in Chalk Farm, Camden Borough, hosts a different performance every night and is free. You have to send an email to get the chance of winning tickets or queue up for few hours before the gig outside the venue. Every session will be also available for download on iTunes site. So you
won’t miss a thing! If you are up to travel and don’t mind camping, at least three events are not to be missed: Glastonbury, Reading and Leeds festival and Bestival. From 28th to 30th of June the Somerset landscape will be invaded by the sounds of the greatest bands you can imagine: Artic Monkeys, The Rolling Stones, Mumford & Sons, Vampire Weekend, The Vaccines, Editors, Alt-J, Two Doors Cinema Club, The Hives and still more acts. Sorry folks, tickets for this year are already sold out. Between 25th and 28th of August choose your city, Reading or Leeds, and be entertained by Greenday, Sistem of a Down, Eminem, Skrillex, Phoenix, Is Tropical, Ms Mr, Crystal Fighters and many more playing in the 8 stages. Day tickets £99, Weekend ones £211. In the heart of the Isle of Wight Bestival is the four day music event winner as best major festival at the 2012 UK festival awards. With an eclectic selection and unique atmosphere, in September, will be the host of Fatboy Slim’s Birthday Bash and live music from M.I.A, Franz Ferdinand, Sinead O’ Connor, Bastille, The Strypes. Tickets on sale now for £108.
FROM LONDON
Si spalancano i cancelli dei festival più attesi: per gli amanti della musica si annuncia un’estate caldissima. Per gli europei che vivono troppo lontano o che non possono permettersi un biglietto per il Coachella, rinomato evento nel deserto del sud della California, i festival inglesi sono un’ottima alternativa. L’offerta è vastissima, perciò ecco una breve guida degli imperdibili, con qualche suggerimento pratico. Ad aprire le danze è il Field Day: una serie di concerti lunga un giorno nel bel mezzo di Victoria Park, nell’East End di Londra. Più di 70 artisti, tra cui Bath for Lashes, Django Django, Everything Everything, Solange Knowels e Tim Burgess. Facile da raggiungere con i mezzi di trasporto pubblici, garantisce la presenza di cibo e bibite, ma l’alcool è bandito. Il biglietto standard è intorno ai £55 e puo’ essere acquistato online sul sito ufficiale o su siti partner come See Tickets, Ticketmaster, Ticketweb, Wegottickets. Ci sono, inoltre, alcuni negozi che permettono l’acquisto. L’elenco completo si trova su www.fielddayfestivals.com Stessa location per il Lovebox Weekender, tre giorni di musica da
venerdì 19 a domenica 21 luglio, con performance di Plan B, Azealia Banks, Goldfrapp, Groove Armada, Mark Ronson e molti altri nei dieci palchi allestiti, in più spettacoli di circo e cabaret per deliziarvi. I prezzi vanno da un minimo di £30 per un solo giorno, fino a £99 per tutto il weekend.Alla fine del mese (29, 30 giugno) ritorna l’Hard Rock Calling con il guru del rock Bruce Springsteen in prima linea affiancato da Kasabian, Klaxons, Miles Kane, Dark Horses e, unici artisti italiani, i Negramaro. Lo show ha quest’anno una nuova e lussuosa casa: il Queen Elizabeth Olympic Park, un’area di oltre 250 acri sede dei giochi olimpici 2012. Biglietti disponibili da £45 a £63 per il singolo giorno. Ancora da confermare la line-up dell’iTunes festival, l’annuale evento sponsorizzato dalla Apple che regala un mese di musica live. A settembre la bellissima Roundhouse di Chalk Farm, Camden, ospita ogni sera un concerto gratuito. Per entrare basta vincere i biglietti mandando una mail al sito specifico oppure tentare la fortuna mettendosi in coda qualche ora prima dell’inizio, eventuali posti va-
canti verranno assegnati secondo lo schema first come-first served. Ogni sessione sarà disponibile da scaricare sul sito di iTunes nei giorni immediatamente successivi. Se siete disposti a spostarvi un po’ e non vi dispiace l’idea del campeggio, tre festival sono caldamente raccomandati: Glastonbury, il Reading e Leeds festival e il Bestival. Dal 28 al 30 giugno l’incantevole campagna inglese del Somerset sarà invasa dalle note delle migliori band in circolazione: Artic Monkeys, The Rolling Stones, Mumford & Sons, Vampire Weekend, The Vaccines, Editors, Alt-J, Two Doors Cinema Club, The Hives e tantissimi altri. Spiacenti di informarvi che i biglietti per quest’anno sono già sold out. Tra il 25 e il 28 agosto scegliete la vostra città, Reading o Leeds, e fatevi intrattenere da nomi come Greenday, Sistem of a Down, Eminem, Skrillex, Phoenix, Is Tropical, Ms Mr, Crystal Fighters e altri ancora che calcheranno gli otto palchi immersi nel verde. Biglietti giornalieri a £99, per il weekend £210. Nel cuore dell’isola di Wight, infine, Bestival è la quattro giorni di musica vincitrice l’anno scorso del premio Best Major Festival. Con la sua selezione eclettica e l’atmosfera unica che la contraddistingue, a settembre, ospiterà le celebrazioni per il compleanno di Fatboy Slim e live di personaggi come M.I.A, Franz Ferdinand, Sinead O’ Connor, Bastille, The Strypes. Biglietti in vendita ora a partire da £108.
Cristina Canfora
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ARTINTIME In collaborazione con Spazio San Giorgio, Bologna
GABRIELE TALARICO
Ilaria Chiesa
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Nato a Catanzaro nel 1974, Gabriele Talarico vive e lavora a Bologna.Nonostante la sua giovane età è presente sulla scena artistica nazionale già dal 1998 ed è considerato uno tra i più promettenti esponenti della Nuova Figurazione Italiana. Talarico parte dallo scatto fotografico, rielaborato poi in digitale: trasforma la composizione in un negativo, in cui il nero minaccia d’inghiottire figure solitarie e timide. Infine trasporta il risultato su tela usando colori molto liquidi e stendendo le pennellate fino a cancellare ogni traccia della materia. Se tanti artisti per nascondere il grande debito con la fotografia esaltano il tocco del pennello, Talarico preferisce evidenziare il suo rapporto con il mezzo: visti da lontano, i suoi quadri ricordano le strisce degli sviluppi fotografici. Come nell’Iperrealismo, l’abilità nel dipingere è usata per insinuare nello spettatore un dubbio: che non si tratti affatto di pittura.
MIX-ART
archiviotalarico.blogspot.com
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ARTINTIME FOTOGRAMM-ATOMO
Cosa succede se IBM incontra il cinema? Semplice, se il gruppo di ricerca di IBM si mette in testa di realizzare un cortometraggio: di certo non farà una cosa in stile Pixar, ma vorrà proporre qualcosa di nuovo, di straordinario, di mai visto prima. In un’epoca in cui gli schermi cinematografici diventano sempre più grandi, in cui tutti in casa dobbiamo cercare di possedere un meraviglioso televisore da minimo 27’’ per poter avere l’effetto cinema in salotto, in un’epoca in cui si tende a farsi avvolgere dalle immagini, spesso si perde di vista l’essenziale. La parte singola che compone ogni cosa, senza la quale non esisterebbe nient’altro. È proprio questa che IBM ha voluto mostrare, sfruttandola per realizzare un cortometraggio senza precedenti. A Boy and His Atom è il cortometraggio più piccolo della storia, così dice IBM, perché realizzato con atomi che sono stati isolati singolarmente e poi assemblati per comporre i fotogrammi per il filmato. Questa tecnica, denominata riposizionamento degli atomi, rappresenta un lavoro di precisione e di artigianato digitale senza prece-
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denti. A Boy and His Atom comincia con una spiegazione del prodotto che lo spettatore sta per vedere: su uno schermo grigio disomogeneo compaiono delle scritte, IBM si presenta, spiega che un pallino corrisponde a un atomo, ingrandito 100 milioni di volte, nomina il gruppo di ricerca e sottolinea che il cortometraggio è stato realizzato con il seguente scopo: “to explore the limits of filmmaking”. Ecco perché si è pensato al film più piccolo del mondo, realizzato muovendo degli atomi fotogramma per fotogramma, in una specie di stop motion. Per chi è nato e cresciuto con i videogiochi di Super Mario è inevitabile il rimando a fotogrammi molto simili agli scenari dei paesaggi in cui l’eroe col berretto rosso viveva e vive tutt’ora le sue avventure: nuvolette e personaggi stilizzati, dalle movenze robotiche accompagnate da una musichetta metallica che sicuramente non rappresentano niente di interessante a livello cinematografico. Non c’è infatti un’idea di narrazione complessa: vediamo il ragazzo protagonista, Adam, giocare con una pallina-atomo che
cambia forma, poi viene lanciata nel cielo in mezzo alle nuvole e finisce nel puntino della scritta ‘Think’. IBM non vuole chiaramente ricreare la nuova Pixar, A Boy and His Atom è sì un cortometraggio perché composto da immagini in movimento, ma non ha pretese cinematografiche, è una pura manifestazione di quello che oggi si può fare con la ricerca, è anche un motivo di orgoglio per l’azienda, prima a creare immagini fotografando degli atomi. IBM ha voluto anche spiegare, attraverso altri due video, come è stato realizzato questo cortometraggio, come sia stato possibile isolare gli atomi, ingrandirli e a trasformarli per ricostruire la sagoma del ragazzo. Il cinema e la tecnologia lavorano insieme da anni, ma quello che IBM mostra attraverso questo prodotto è molto affascinante e davvero curioso.
Francesca Cerutti
MOVIES...
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ARTINTIME @SALONEDELLIBRO – DOVE OSANO LE IDEE #1 “Padiglione 3 corridoio S del Salone. Leo continua a guardarsi intorno meravigliato: tanti libri così, nelle loro case o casette, non li ha mai visti. È come un bosco, o una foresta, ma tutta ordinata, con viali larghi e sentieri più stretti, e invece dei funghi delle castagne delle foglie e dei fiori ci sono libri libri e libri. Grandi e piccoli, con le copertine di tutti i colori”. Tre bambini volutamente persi tra i libri e le storie, a ognuno la sua narrazione fatta di melodie jazz che variano dall’ironico alla suspense, il tutto condito da uno sguardo affascinato, perso, anche lui, nel grande mare delle pagine scritte. Una trama da romanzo? Esattamente, e ci ha pensato Margherita Oggero, autrice che al Salone del libro 2013 ha presentato con un curioso e riuscito accompagnamento di musica jazz il suo nuovo libro “Perduti tra le pagine”, ambientato proprio… Al Salone del libro! I tre bambini dell’asilo che si lasciano consapevolmente cullare dalla grande baraonda libresca dell’evento torinese fanno simpatia, e un po’, nei loro sguardi stupiti e curiosi, ci ritroviamo anche noi. Perché il Salone del libro, oltre al caos, al sovrapporsi di incontri interessanti, alle code in attesa fuori dalle sale, ai grandi personaggi da inseguire per un autografo sul frontespizio, il Salone del libro è prima di tutto un ritorno,
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sempre meraviglioso, ai libri, alle storie, al tempo che vorremmo per perderci un’altra volta tra le pagine. Anche se, come dimostrano i tantissimi appuntamenti proposti, non sempre, di questi tempi, è possibile farlo a cuor leggero. Il Salone 2013 si è aperto con “Scene di crisi all’uscita del tunnel”, l’incontro organizzato dall’AIE (associazione italiana degli editori) per fare il punto sulla situazione attuale del mondo editoriale, stretto tra una crisi economica generale e nuove tendenze che vedono il digitale guadagnare fette di mercato e, parallelamente, il cartaceo a prezzo stracciato conquistare posti nelle classifiche ufficiali. Valore e qualità sono stati i termini emergenti, su cui focalizzare l’attenzione sperando e lavorando per un ritorno al meglio dell’editoria, della letteratura. Perché è lì che, tutto sommato, forse è custodita la chiave per l’uscita dall’attuale situazione di stasi: “nei momenti di crisi l’uomo cerca le storie – ha osservato uno dei relatori – per uscire dalla crisi bisogna cambiare le storie di riferimento. Il lettore in Italia è ormai in una nicchia, con libri che sono diventati oggetti di massa, ecco perché è importante il libraio come figura di riferimento e di dialogo, pronto a coccolare il lettore”. Non clienti, ma persone, oggi più che mai stretti da un tempo diventato impalpabile, troppo veloce per leggere davvero, tra smartphone,
sintesi forzate e aggiornamenti continui: c’è sempre meno tempo per leggere in questo mondo, la forza del libro in un simile scenario rischia di evaporare. E allora, che si fa? Si continua, persi ancora una volta tra le pagine, puntando a qualità e valore, al ruolo unico e indispensabile che lettura e cultura racchiudono. È ciò che fanno le riviste culturali, come L’Indice del libro del mese, diretto da Mimmo Càndito, che Artintime ha incontrato al Salone in occasione della presentazione del volume che riunisce le migliori recensioni del 2012. O come Orlando, un giornale culturale nuovo e giovane, che in un mondo dove competizione e guadagno la fanno da padroni, ha deciso di dedicarsi alla letteratura riservando spazio esclusivamente alla qualità, senza fini di lucro, senza cedere alle logiche economiche, una scelta coraggiosa e ammirevole, a cui auguriamo di avere tutto il successo che merita. Il numero speciale di Orlando distribuito al Salone era dedicato ai classici, e come non pensare allora a Italo Calvino e al suo intramontabile “Perché leggere i classici”? Nel quarantesimo anno dalla pubblicazione di “La giornata di uno scrutatore” il Salone ha voluto anche ricordare la figura dello scrittore e intellettuale sanremese che tanti anni ha vissuto a Torino e tanto ha dato alla letteratura italiana. Ma c’è stato spazio, in questo Salone, anche per le no-
EVENTS
vità. Tra le numerosissime proposte, due esordi letterari che ci piace sottolineare perché scelti anche da Artintime per la rubrica dedicata ai libri di questo mese. Uno è italiano, si tratta di “Evelina e le fate”, di Simona Baldelli, vincitrice del Premio Calvino 2012 che ha organizzato un incontro per presentare anche altri candidati al trofeo ora editi con successo: “A viso coperto”, di Riccardo Gazzaniga, “Bert e il mago”, di Fabrizio Pasanisi, “Piccole storie”, di Eugenio Giudici. L’altro è straniero, ma a suo modo legato all’Italia, come scoprirete leggendo la recensione, ed è “L’albero dei fiori viola”, di Sahar Delijani, un drammatico e intenso viaggio dall’Iran a Torino. Altri titoli, ancora, di tanti giovani e meno giovani che per la prima volta hanno trovato una casa editrice che li ha portati al Salone: c’è il candidato Premio Strega “Sofia si veste
sempre di nero” di Paolo Cognetti, “Capo scirocco”, di Emanuela E. Abbadessa, “Cate, io” di Matteo Cellini per citarne solo tre, presentati dal professor Piero Dorfles al caffè letterario. Intelligenza, differenza, futuro, queste le parole chiave emerse negli incontri dello spazio Book to the future, dedicato al nuovo mondo del digitale che sta subentrando anche in campo editoriale, parole che forse stanno indicando la strada da intraprendere nell’affrontare ogni discorso sui libri, sull’editoria, sulla cultura in Italia. Che resta un punto critico e dibattuto, soprattutto per quanto riguarda quell’anima che stona così tanto con la gratuità del bello, della magia racchiusa nei libri e assolutamente distante dalle logiche di mercato, quella economica. Ci piace allora concludere citando Paola Mastrocola e il suo ultimo romanzo “Non so niente di te”, presentato
al Salone. Il giovane protagonista percorre un’evoluzione che lo porta a ritrovare se stesso e il proprio tempo libero, inteso come tempo liberato, distante da ogni finalità volta al guadagno. Un tempo in cui ritrovare la felicità, che non è un istante consumistico, ma uno stato, una condizione, la felicità nelle cose che si stanno facendo, senza altri scopi né fini esterni: il puro piacere di fare, in sé. Impossibile, oggi? Vogliamo pensare di no. Lo confermano i dati sul Salone 2013, che vedono un incremento degli ingressi e delle vendite di libri, si percepisce nell’aria, negli argomenti dibattuti. Le idee stanno osando, e lo fanno a partire dai libri e tornando ai libri, in un vortice tutto nuovo di creatività. Basta aspettare ancora un po’ e nel frattempo perdersi, ancora una volta, beatamente, tra le pagine.
Alessandra Chiappori
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@SALONEDELLIBRO – DOVE OSANO LE IDEE #2 “Narrativa dalla A alla Z, dove tutto è possibile; dove l’immaginazione di un bambino può mettere radici e crescere fino all’inverosimile; dove il coraggio di un bambino è come il vento che lo spinge a nuove scoperte; e dove il tuo viaggio ha inizio.” Pagemaster Libri, libri, libri e ancora libri. Entrare al Salone del libro è come essere catapultati nella magia di Pagemaster, trascorrere cinque giorni nei padiglioni del Lingotto ricolmi di libri, scrittori ed editori è un’avventura meravigliosa. Un salotto letterario dalle dimensioni immense, in cui la gente si ferma, si incontra, si racconta, dove c’è chi passa per vedere i grandi personaggi e chi invece si perde tra le copertine, chi scopre case editrici che stampano con la rotativa e chi si sofferma a sentire i racconti dei piccoli editori. Ci sono i blogger che si conoscono di persona, che si scambiano i contatti, che consigliano libri e che
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improvvisano aperitivi tra le bancarelle. Chi gira con la macchina fotografica e chi con il cellulare per immortalare ogni momento, ogni stranezza, ogni copertina. C’è chi appunta tutto sull’iPad, sul tablet, sullo smartphone di ultimissima generazione e chi si affida ancora al caro e vecchio taccuino, l’amico fidato dei grandi scrittori. L’impressione avuta in questi cinque giorni di full immersion al Salone del Libro 2013 è stata proprio questa: la magia, l’incanto, l’idea di essere in un mondo fantastico in cui tutti i cuori battevano per un’unica passione, i libri. Libri di qualsiasi genere, di qualsiasi dimensione, libri che con il tempo cambiano, a seconda anche del mercato, si trasformano, si liquefanno e diventano ebook, applicazioni, audiolibri, spesso diventano progetti partecipativi, in cui le persone si fanno autori di una piccola parte di romanzo. Book to the future è stato sicuramente uno dei micro-salotti più all’avanguar-
dia dell’intero Salone. Gli incontri proposti hanno toccato tematiche molto interessanti, si potrebbe dire “al passo con i tempi”: quale futuro per il libro cartaceo, come e dove collocare l’ebook, e, ancora, che ruolo giocano i blogger sulle vendite di libri? Sono molte le domande che pervadono il mercato editoriale di questi tempi e ogni blogger, ogni editore ha provato, attraverso la propria esperienza, a fornire risposte. Sono tutte pure riflessioni, ma sicuramente hanno permesso al pubblico di chiarirsi un po’ le idee riguardo questi nuovi ritrovati tecnologici “diabolici”, che sembrano essere in grado di cambiare per sempre la storia della narrativa. Di certo la fruizione dei libri è cambiata rispetto a qualche anno fa, un ebook si può leggere su un ereader, su un tablet e anche su un cellulare, ma c’è un punto fermo che accomuna i veri lettori: il feticismo per la carta, che rappresenta un valore aggiunto al libro ed è ancora quel
EVENTS mezzo che consacra l’opera, la rende concreta. L’ebook potrebbe però al contempo essere una possibilità per gli esordienti, un mezzo per farsi conoscere, un modo per affacciarsi al mondo dell’editoria e raccogliere un primo gruppo di lettori, un biglietto d’entrata, per richiamare l’attenzione degli editori più grandi, che potrebbero scoprire nuovi talenti grazie al lavoro degli editori digitali. Passeggiando tra i padiglioni è stato possibile conoscere tutti quei piccoli editori che è bello definire “artigiani della cultura”: nel loro piccolo, nelle loro aziende a conduzione famigliare cercano di dare voce agli esordienti, di far conoscere nuovi scrittori. È bello fermarsi a chiacchierare con loro, sentire quali sono i problemi di ciascuno, le paure per il futuro, vedere i loro occhi brillare e capire che nei libri, loro, lettori prima di tutto, ci credono davvero. C’è chi vive grazie alla piccola casa editrice e chi si è avvicinato da poco al mondo dell’editoria e cerca in tutti i modi di non affogare in quest’oceano. Purtroppo la gente fatica ad avvicinarsi ai piccoli editori, molti credono che i loro libri costino quanto quelli dei grandi editori e valgano la metà. Non è assolutamente così, chi è realmente un lettore deve perdersi tra gli stand delle piccole case editrici, deve adottare un libro, uno scrittore, deve lasciarsi contagiare dalla loro passione. Molti di loro puntano davvero sulla qualità, propongono prodotti realmente interessanti, che meritano di essere letti, di essere consigliati agli amici. Quando le luci sul Salone si spengono, è difficile tornare alla realtà di tutti i giorni, il viaggio tra i libri è terminato, si torna a casa. L’incanto svanisce e i nostri scaffali si preparano ad accogliere i nuovi amici cartacei, scelti con tanta cura, rischiando a volte di dover dire di no a molti altri. Tutti i visitato-
ri si saranno sentiti come il piccolo Richard alla fine di Pagemaster: quale libro o quali libri devo portare a casa? È difficile scegliere. Uno li vorrebbe tutti, ma non è possibile! Allora il bravo lettore inizia a farsi le liste, che diventano lunghe e interminabili, appunta i titoli uno dopo l’altro e quelle liste sembrano non accorciarsi mai, anzi si allungano, giorno dopo giorno, libro dopo libro. Ma questa è un’altra storia, diceva qualcuno. Arrivederci al prossimo anno, Salone del Libro, arrivederci anche a tutti gli amici incontrati in questi giorni e soprattutto… buona lettura!
Francesca Cerutti
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ARTINTIME INSIDE BATMAN: Quattro chiacchiere con Antonio Micali Inside Batman è una web series realizzata dalle giovani case di produzione Le Bain e TroubleDuo Film, una fan fiction che vuole raccontare un supereroe, Batman, improvvisamente disoccupato e catapultato nella città eterna: Roma. Quale sarà il suo impiego e soprattutto i cattivi che dovrà combattere? Ne parliamo con uno degli sceneggiatori, Antonio Micali Inside Batman è una web series, ma è anche un mockumentary, come nasce questo progetto e perché avete scelto questo particolare genere, il mokumentary, che in Italia è poco conosciuto e diffuso? Il progetto Inside Batman nasce, oltre dalla passione che ciascun membro del team ha per il Cavaliere Oscuro, da un gruppo di ragazzi che si sono conosciuti attraverso RaiLab, un laboratorio sperimentale per le risorse artistiche della Rai dedicato a comici, conduttori, autori e filmaker che abbiamo frequentato nel 2012. Eravamo in tutto 40 e, tra questi, un gruppo più ristretto è rimasto in contatto anche dopo l’esperienza del laboratorio, collaborando insieme ad una serie di progetti, uno dei quali appunto Inside Batman. La scelta del mockumentary è arrivata in maniera skinneriana, diciamo, tramite “apprendimento per prove ed errori”. La prima messa in scena alla quale avevamo pensato, infatti, fu la sketch comedy. Girammo persino un pilota di quella prima idea. Guardando il risultato
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però non fummo convinti e decidemmo di spingerci verso un genere differente, poco battuto tra le webserie, ma tuttavia conosciuto ed originale allo stesso tempo. Guardando poi una puntata di “Modern Family”, anch’esso un mockumentary seriale, arrivò l’illuminazione. La web series è economica, pratica e ultimamente molto di moda, quali sono le carte vincenti per emergere in questo mercato in forte espansione? Oggi riuscire a emergere è diventata una vera e propria sfida, molto più complessa rispetto anche a un anno fa. Quantomeno lo scorso anno la produzione partiva esclusivamente dal basso e quindi fattori come “una bella storia” o “una buona messa in scena” erano necessari e sufficienti per emergere o comunque essere notati. Oggi invece l’interesse per le webserie non parte solo “dal basso”. Magnolia che investe su “Kubrick – Una storia porno”, Poste Italiane che finanzia la webserie fantascientifica “Lib” o Rai Fiction che partecipa alla produzione della webserie “Una mamma imperfetta” sono chiari segnali di interesse da parte delle economie forti che rischiano di creare ulteriori barriere. Senza contare l’elevatissimo numero di webserie che viene prodotto a tutti i livelli, da quello amatoriale a quello professionale. Difficile quindi stabilire quali possano essere i fattori minimi e indispensabili per affermarsi. Nel nostro caso per esempio i fattori che speriamo ci facciano gioco nel lungo
periodo sono: l’uso del personaggio di “Batman” contemporaneamente mainstream e di nicchia, l’uso di una messa in scena originale come il mockumentary, la scelta di non fare solo parodia ma anche e soprattutto satira sociale e la creazione di una vera e propria architettura transmediale che sviluppa la storia non solo all’interno della webserie ma anche all’interno di altre piattaforme come i social (Facebook e Twitter) o il blog “Cave Batty” dedicato esclusivamente alla satira e “gestito” dal nostro Batman. Mockumentary, ma anche parodia del personaggio e satira del nostro Paese. Spesso le parodie nascono con l’intento di denunciare particolari situazioni, Inside Batman vuole fare anche questo? È un mezzo per denunciare un po’ i nei del nostro paese? Il nostro Batman è anche e soprattutto questo! Gordon che esordisce dicendo di essere stato due anni in cassa integrazione e che si ritrova con un CO.CO.CO è solo uno degli esempi più lampanti del tentativo di raccontare attraverso Inside Batman i mali e i malcostumi del nostro Paese. E lo facciamo soprattutto evidenziando come tutti i personaggi (anche Gordon e Blake) possono essere influenzati da questi mali e malcostumi, tanto da accettarli e diventare parte del sistema. Cosa invece che non accadrà mai a Batman, non perché portatore di valori positivi, ma semplicemente perché
INTERVISTANDO... incastrato nella sua “filosofia oscura” dalla quale non riesce mai a uscire. Perché avete scelto Batman piuttosto che Superman o Spiderman o altri super heroes? Beh, siamo andati per esclusione. Superman ci sta un po’ antipatico, per Hulk non avevamo abbastanza tempera verde, a Roma gli unici palazzi-simil-grattacieli sono all’Eur e quindi anche Spiderman è da escludere e, infine, per quanto riguarda Iron Man, stava per uscire al cinema il terzo episodio e non volevamo rubargli pubblico. Scherzi a parte, la scelta è ricaduta su Batman per diversi motivi. Primo fra tutti, la passione per il Cavaliere Oscuro che molti di noi condividono. Inoltre Batman è un eroe molto particolare, un po’ positivo un po’ negativo. Un personaggio “problematico” e, diciamocelo, anche un po’ “insano”. Però perfetto nel suo contesto, quello di una Gotham City con cattivi veramente “cattivi” e “fuori di testa”, da quello che si veste come il Jolly delle carte a quello che sembra un pinguino. La domanda che ci siamo posti quindi è stata: ma Batman, che in mezzo ai pazzi è un supereroe, in mezzo alle persone normali come apparirebbe? Da lì l’idea di realizzare un falso documentario su Batman, ambientato temporalmente due anni dopo aver sconfitto tutto il crimine, quando Gotham si è trasformata in una città come tante, con i suoi piccoli problemi locali, le infrazioni stradali, le risse di condominio, le truffe telefoniche. Troppo poco per un Cavaliere Oscuro! La vostra Gotham è Roma, capitale d’Italia e luogo simbolo per la politica, in questo periodo teatro di alleanze e accordi più o meno comprensibili. In uno dei trailer Batman viene intervista-
to come uno dei saggi scelti da Napolitano casualità capitata ad hoc oppure la situazione politica ha influenzato significativamente la vostra produzione? L’una, l’altra e qualcosa in più. Mi spiego. È stato sicuramente un caso quello di essersi trovati col lancio di Inside Batman a cavallo dell’elezione del Presidente Napolitano, ma d’altra parte non potevamo non approfittarne essendoci posti come scopo anche la satira. In più avevamo un problema con la pubblicazione della prima puntata, non saremmo riusciti ad andare online quando previsto e quindi abbiamo
optato per un contenuto breve, di scuse nei confronti del seguito che aspettava il primo episodio e comunque in linea con la nostra “editorialità”. La troupe dietro inside Batman: quanti siete e come è nato questo gruppo? Come già accennato, il nostro gruppo nasce partendo dalla comune esperienza di RaiLab, e rimane unito accomunato dalla passione per questo lavoro e dai legami di amicizia. Il progetto di Inside Batman nasce comunque dal desiderio e da un’idea di Pep-
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ARTINTIME pe Coco (che nella serie interpreta Batman) il quale mi coinvolse nel progetto per mettere in piedi una messa in scena alternativa a quella della sketch comedy, il mockumentary (quindi il soggetto di serie). Poi la serie coinvolge anche una doppia regia, Giuseppe Caporale e Roberto Maria Nesci, titolari tra l’altro di due realtà produttive indipendenti, TroubleDuo Film e Le Bain, che mettono a disposizione i loro mezzi per la produzione della serie. Montaggio, audio e aiuto-regia nelle mani di una sola persona, Luca Postiglioni. Le grafiche sono di Silvia de Benedittis, le musiche di Marco Arata e sceneggiatura e comunicazione di Antonio Micali (il sottoscritto) e di Giovanni Pignatelli. Ognuno di noi porta avanti più ruoli, come è normale in qualsiasi produzione web-seriale che si rispetti. Ultimi ma non ultimi, gli attori, Francesco Garbelli nel ruolo di Gordon e Flavio Ciancio in quello di John Blake. Tu, Antonio, sei lo sceneggiatore di Inside Batman, come ti sei avvicinato a questo personaggio e lo hai reso tuo? Beh, in realtà è stato molto semplice. Batman era un personaggio praticamente pronto. Restava solo da decidere il modo migliore di metterlo in scena. E dopo poco tempo mi sono reso conto che il modo migliore di rendere divertente un personaggio noto per essere un eroe “serio” era quello di lasciare che continuasse a essere se stesso in un ambiente in cui la sua serietà apparisse ridicola, stonata, fuori luogo. Questo rende il progetto Inside Batman un prodotto fortemente parodistico e satirico nei confronti del nostro paese. Quanti episodi vedremo in questa prima stagione? Potete fare una piccola anticipazione per i
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lettori di ArtInTime? Inside Batman sarà una webserie composta da 5 puntate per la prima stagione nella quale vogliamo soprattutto esaltare l’approccio di Batman ad un ambiente tanto diverso da gestire rispetto a Gotham come l’Italia. L’obiettivo è quello di sfruttare questa serie breve come testa d’ariete che ci aiuti a farci conoscere ad un pubblico più ampio e magari ci permetta di portare avanti lo stesso Inside Batman in stagioni successive con finanziamenti e so-
stentamenti utili alla realizzazione di un prodotto degno di nota. Evoluzione del progetto: quale sarà il futuro di Inside Batman? Ancora non lo sappiamo. Sicuramente vogliamo fare una prima stagione ben fatta e di forte appeal. Ma questo saranno gli utenti a confermarlo o meno. Noi dal canto nostro stiamo cercando di fare una webserie che non sia semplicemente una webserie. Mi spiego: sicuramente il web, e soprattutto Youtube, si sta dimostrando una vera e propria fucina di
INTERVISTANDO... piattaforme ma anche di estenderla, estendendo così la portata del progetto anche a pubblici differenti. Insomma, non vogliamo solo raccontare una storia, ma tentare di regalare un’esperienza complessa.
talenti. Sono già un paio d’anni che i giovani mettono in mostra le proprie capacità attraverso le webseries, e prodotti come Lost in Google, Stuck o Freaks dimostrano che la qualità può pure essere alta. Tuttavia, credo che, soprattutto in Italia, viviamo ancora un problema di definizione del concetto di webseries. Tendiamo per lo più a produrre, lasciatemi coniare un termine, “webTvseries”, ossia serie tv distribuite tramite il web. Ciò che viene poco tenuto in considerazione è l’effettiva possi-
bilità di poter sfruttare appieno le potenzialità del web creando un’architettura crossmediale e transmediale intorno al proprio progetto. Cosa che invece stiamo provando a fare noi con INSIDE BATMAN. Abbiamo già creato la fan page Facebook e l’account Twitter. Ora stiamo pensando a un profilo Instagram, e abbiamo appena lanciato un blog satirico gestito dal nostro Batman che si chiama CAVE BATTY e che serve per distribuire la storia su più
Prima di salutarci, quale consiglio daresti ai lettori che vogliono realizzare una web series? Consiglierei di farla! Sembra assurdo e riduttivo, ma può bastare anche uno smartphone per mettere in piedi un progetto, fermo restando che il progetto sia davvero interessante. L’altro giorno sono stato alla presentazione ufficiale di un Festival di Roma dedicato alle webserie che avrà luogo nel mese di settembre, e tra i vari ospiti c’erano i Manetti Bros. che hanno fatto un’osservazione molto interessante sul web e sulle webserie. In pratica sostenevano che la serialità sul web deve rimanere estranea dai meccanismi economici e produttivi che regnano in tv o nel cinema, perché questi, qualora entrassero in gioco influenzerebbero in maniera determinante non solo la messa in scena e la capacità di ingegnarsi per proporre qualcosa in maniera originale, ma anche le idee, la creatività che sta alla base di qualsiasi storia. Come si potrebbe passare ad una nuova era produttiva se l’era precedente non finisce o non si arresta? Mi ritrovo molto d’accordo con questo pensiero. D’altra parte lo diceva pure Einstein che la crisi aguzza l’ingegno. Produrre per il web vuol dire produrre in condizioni critiche. E la criticità stimola la necessità di superarla. E quando ciò avviene, beh… possiamo goderci il futuro!
Francesca Cerutti
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ARTINTIME DA GIUGNO AL CINEMA! P. O. E. Poetry of Eerie Distribuzione indipendente Regia: Simone Barbetti, Angelo Capasso, Bruno Di Marcello, Paolo Fazzini, Yumiko Itou, Mannuela Sica, Matteo Corazza, Domiziano Cristopharo, Rosso R. Fiorentino, Paolo Gaudio, Giuliano Giacomelli, Alessandro Giordani, Giovanni Pianigiani, Edo Tagliavini. Genere: Horror Trama: Film a episodi basato sui racconti di Edgar Allan Poe. Interpreti: Paolo Andreetta, Mariano Arpea, Matteo Bonazza, Marco Borromei, Angelo Campus. Lo attendiamo perché: è stato realizzato da un gruppo di giovani registi italiani che lavorano nel settore indipendente. Uscita: 7 giugno
Into Darkness – Star Trek Universal Pictures Regia: J. J. Abrams Genere: Fantascienza Trama: Quando l’Enterprise viene richiamata sulla Terra, l’equipaggio si rende conto che una terrificante e inarrestabile forza ha devastato dal suo interno la flotta e tutto quello che essa rappresenta gettando il pianeta nel caos. Il Capitano Kirk si ritroverà allora a dover condurre una caccia all’uomo per scovare un’arma di distruzione di massa Interpreti: Zoe Saldana, Chris Pine, Zachary Quinto, Anton Yelchin, Simon Pegg Lo attendiamo perché: è il seguito del primo Star Trek di Aabrams. Uscita: 13 giugno
Il fondamentalista riluttante Eagle Pictures Regia: Mira Nair Genere: Thriller Trama: Mentre infuriano le proteste studentesche a Lahore, il giovane professore pakistano Changez Khan (Riz Ahmed) e il giornalista Bobby Lincoln (Liev Schreiber) dialogano di fronte a una tazza di tè. Changez, laureato a Princeton, racconta a Lincoln del suo passato come brillante analista finanziario a Wall Street. Interpreti: Riz Ahmed, Kate Hudson, Liev Schreiber, Kiefer Sutherland, Om Puri Lo attendiamo perché: è un film sull’11 settembre, che ricorda il precedente 11.09.01 Uscita: 13 giugno
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MOVIELIST - GIUGNO... A cura di Francesca Cerutti
U.S.A. contro John Lennon Universal Pictures Regia: David Leaf, John Scheinfeld Genere: Documentario Trama: la trasformazione di John Lennon da rockstar ad attivista pacifista, sullo sfondo del suo turbolento rapporto con gli Stati Uniti: tra minacce, pedinamenti e intercettazioni illegali, il coraggio di un artista che ha “usato” la propria celebrità per provare a rendere il mondo un posto migliore. Interpreti: JohnLenno, Stew Albert, Tariq Ali, Carl Bernstein, Robin Blackburn. Lo attendiamo perché: è già stato definito un classico del cinema documentario Uscita: 17 giugno
L’uomo d’acciaio Warner Bros Regia: Zack Snyder Genere: Fantastico Trama: Clark combatte contro il quesito più importante: “Perché sono qui?”. Formato dai valori dei suoi genitori adottivi, il giovane scopre presto che avere delle super abilità comporta prendere difficilissime decisioni. Quando il mondo viene attaccato, Clark deve diventare l’eroe conosciuto col nome di Superman, non solo per splendere come ultima luce di speranza nel mondo, ma anche per proteggere coloro che ama. Interpreti: Henry Cavill, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Russel Crowe Lo attendiamo perché: dopo la fortunata serie Smallville, è impossibile perdersi questa nuova avventura con il nuovo superman. Uscita: 20 giugno
Stoker 20th Century Fox Regia: Chan-wook Park Genere: Drammatico Trama: La vita tranquilla e solitaria di India Stoker viene sconvolta quando, nel giorno del suo 18° compleanno, perde suo padre Richard in un tragico incidente. India è una ragazza sensibile, che sfoggia un comportamento impassibile, mascherando i suoi sentimenti profondi e le sensazioni più intime che solo suo padre conosceva e capiva. Interpreti: Mia Wasikowska, Matthew Goode, Nicole Kidman, Jacki Weaver, Alden Ehrenreich. Lo attendiamo perché: Chan-wook Park è il regista del film culto Oldbody. Uscita: 20 giugno
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ARTINTIME CINEMAMBIENTE
FASANO JAZZ
FESTIVAL DELLA LETTERATURA MILANO
A Torino dal 31 maggio al 5 giugno si svolgerà la sedicesima edizione di “Cinemambiente”, la rassegna cinematografica internazionale dedicata a opere con tematica ambientale. Il festival si articolerà in tre sezioni, in cui concorreranno documentari, corti e mediometraggi di produzione nazionale e internazionale, e comprenderà alcune sezioni non competitive. Non mancheranno inoltre retrospettive, mostre, dibattiti, incontri con gli autori, presentazioni di libri, spettacoli teatrali e concerti. Per ulteriori informazioni visitate www.cinemambiente.it.
Sedicesima edizione per il “Fasano Jazz Festival” che dal 1° al 12 giugno proporrà al pubblico concerti dei principali artisti jazz italiani e internazionali. Tra i protagonisti delle serate Danilo Rea Trio, Raiz & Radicanto, Valentini – Pace Trio, Nathaniel Peterson Band, Paolo Fresu, Formel Life, Alex Carpani Band e Aldo Tagliapietra. Un calendario ricco di eventi tra i quali non mancheranno gli appuntamenti con mostre e incontri letterario-musicali, che coinvolgeranno i principali centri culturali della città. Per maggiori informazioni: www.fasanojazz.it.
Dal 5 al 9 giugno in vie, biblioteche e circoli culturali del territorio milanese si svolgerà la seconda edizione del “Festival della Letteratura”, un appuntamento che mira a unire e avvicinare il pubblico al libro e alla cultura. Un festival ricco di appuntamenti che darà ai visitatori la possibilità di incontrare, confrontarsi e riflettere su storie, percorsi, racconti. Cinque giorni di kermesse in cui saranno protagonisti editori, autori e poeti, che interverranno in presentazioni, dibattiti e readings. Maggiori informazioni sul programma dell’evento a www.festivaletteraturamilano.it.
I DIALOGHI DI TRANI
FORUM EUROPEO DIGITALE
LIBRI DA GUSTARE
Nella suggestiva cornice del Castello di Trani dal 6 al 9 giugno si terrà il consueto appuntamento con il festival “I Dialoghi di Trani”, la manifestazione letteraria che si propone come momento di incontro e confronto su idee e riflessioni della società contemporanea. Un’opportunità per il pubblico di ogni età di incontrare e apprezzare autori, giornalisti, artisti e grandi nomi della cultura, che interverranno durante i quattro giorni della kermesse in conferenze, meeting e presentazioni. Per informazioni sugli appuntamenti in programma www. idialoghiditrani.com.
Il 7 giugno a Lucca, presso Palazzo Ducale, si svolgerà l’annuale appuntamento con il “Forum Europeo Digitale”, la conferenza internazionale dedicata al mondo della digital communication. Una decima edizione che attraverso incontri, dibattiti e workshop affronterà tematiche riguardanti le nuove tecnologie video, il futuro della comunicazione, i new contents, il rapporto tra i media e la rete, e le nuove sfide digitali, argomenti che verranno presentati e approfonditi con l’intervento di ospiti di fama internazionale. Per maggiori informazioni: www.comunicaredigitale.it.
Diciassettesimo appuntamento con il Salone del Libro Enogastronomico e di Territorio “Libri da Gustare”, che dal 7 al 9 giugno, nella località di La Morra, in provincia di Cuneo, guiderà il pubblico in un percorso tra cultura e gusto. Una manifestazione che ha come obiettivo la valorizzazione delle produzioni letterarie dedicate ai sapori, alle tradizioni e alle curiosità del territorio. Un’occasione per il pubblico di apprezzare il connubio tra letteratura ed enogastronomia tra presentazioni, degustazioni, attività, eventi e mostre. Maggiori informazioni: www. libridagustare.it.
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EVENTS
A cura di Anna Moschietto
SCRATCH!
ARCIPELAGO SHORT FILM FESTIVAL
PAROLE SPALANCATE
Seconda edizione per il festival internazionale dedicato al corto di animazione “Scratch!”, che dal 13 al 15 giugno, nella città di Lecce, presenterà al pubblico le migliori produzioni cinematografiche selezionate dalla giuria per le tre sezioni: animazione tradizionale, 2d digitale, mix media e stop motion; 3d e visual effects; music videos. Una rassegna giovane e innovativa che ospiterà noti personaggi del mondo dell’animazione e della cultura, che interverranno durante i tre giorni di festival in eventi e workshop. Per informazioni: www.scratchfilmfestival.it.
Anche quest’anno torna l’appuntamento con “Arcipelago - Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini”, che si propone di dare spazio alle produzioni più originali e innovative realizzate in formati fuori standard. L’evento si svolgerà dal 15 al 22 giugno, presso il Multisala Intrastevere, nel centro storico di Roma, e darà particolare spazio alle nuove tendenze del cinema europeo, delineandone le nuove tendenze e sperimentazioni. Un appuntamento da non perdere per curiosi e appassionati di cinema. Ulteriori informazioni sul sito www.arcipelagofilmfestival.org.
Dal 16 al 23 giugno torna l’appuntamento annuale con “Parole Spalancate”, il festival di poesia della città di Genova, che per la sua diciannovesima edizione proporrà appuntamenti, eventi speciali e incontri con numerosi ospiti di fama internazionale. Una delle principali rassegne di poesia della penisola, oltre che un’interessante iniziativa che permetterà ai visitatori di apprezzare le performance di autori e artisti italiani e stranieri, che interverranno in incontri, letture, concerti e spettacoli. Per maggiori informazioni consultate il sito www.festivalpoesia. org.
PERC FEST
EDITECH
PESARO FILM FESTIVAL
Nuovo appuntamento con il “PercFest – Memorial Naco”, il Festival del Jazz e delle Percussioni, che per la sua diciottesima edizione ha deciso di rinnovarsi con una nuova iniziativa, “Sonata di Mare”. L’evento si svolgerà dal 18 al 23 giugno nella splendida località balneare di Laigueglia (SV), e accoglierà musicisti e artisti di livello internazionale, che prenderanno parte a seminari, workshop, concerti e spettacoli totalmente gratuiti. Sei giorni dedicati alla magia jazz, alle percussioni e al ritmo, ricchi di appuntamenti e importanti ospiti, di cui in attesa del programma definitivo potete trovare alcune anticipazioni sul sito www.percfest.it.
Il 20 giugno, presso il Palazzo Reale di Milano, torna l’appuntamento annuale con la conferenza “Editech”, l’evento organizzato dall’Associazione Italiana Editori che ha come obiettivo l’analisi e l’approfondimento dei mutamenti in atto nel settore editoriale. Un sesto appuntamento che affronterà in particolare la questione della digitalizzazione, attraverso lo sguardo e l’opinione di importanti ospiti internazionali, che si confronteranno sull’attualità e sul futuro dell’editoria. Maggiori informazioni sul programma e sulle modalità di partecipazione sul sito www. editech.info.
Giunto alla sua quarantanovesima edizione, torna l’evento cinematografico internazionale della città di Pesaro, la “Mostra Internazionale del Nuovo Cinema”. La rassegna, che si svolgerà dal 24 al 30 giugno, darà spazio alle produzioni di registi emergenti e proporrà un’ampia retrospettiva sul cinema cileno degli ultimi dieci anni, uno dei più innovativi e fertili del Sud America. Non mancheranno poi proiezioni, anteprime, dibattiti e workshop, in cui interverranno autori, cineasti e molti altri ospiti. Maggiori informazioni sul festival: www.pesarofilmfest.it.
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STORIE DI GIOVANI CHE INVESTONO SUL LORO FUTURO
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