Artintime N.7 - Luglio

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ART

IN TIME n.7 - Luglio 2013

ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI | LONDON NEWS |


www.foodiegeekdinner.it


ARTINTIME L’EDITORIALE “Vedo nuvole in viaggio che hanno la forma delle cose che cambiano, / mi viene un po’ di coraggio se penso poi che le cose non rimangono mai, / come sono agli inizi, 2013 un nuovo solstizio, / se non avessi voluto cambiare oggi sarei allo stato minerale. / Mi butto, mi getto tra le braccia del vento, con le mani ci faccio una vela / e tutti i sensi li sento più accesi, più vivi, / come se fosse un’antenna sul tetto che riceve segnali da un mondo perfetto. / Sento il mare dentro a una / conchiglia, Estate, l’eternità è un battito di ciglia” Lui è Jovanotti, ha appena inaugurato il suo grande tour estivo negli stadi italiani, e questo è il suo singolo di punta per la stagione appena iniziata: “Estate”! Non potevamo affidarci a pezzo migliore per rendervi un’immagine sonora di come ci sentiamo alle soglie del mese di luglio, dopo le fatiche e il grande impegno per i festeggiamenti del nostro primo compleanno, e dopo una stagione di caldo che stentava a partire. Ecco, finalmente è estate! Finalmente possiamo tornare a lamentarci per il troppo caldo e sognare piccoli momenti di relax su una spiaggia, perché in fondo abbiamo bisogno di una cosa molto banale: un po’ di riposo. Servirà a tutti per ricaricarsi, e a noi di Artintime, in particolare, per fare il punto sul nostro progetto, ipotizzare futuri scenari, imbastire nuove idee e cercare di concretizzarle nel più razionale e pratico dei modi. Non vogliamo certo fermarci, anzi! E lo avrete di certo capito voi che ci seguite online sul nostro nuovo portale, ancora in cantiere, ma che già inizia a produrre novità, come i brevi articoli su iniziative, concerti, mostre, piccole recensioni che, tra un mensile sfogliabile e l’altro, vi presentiamo per tenervi sempre aggiornati sul mondo degli artisti emergenti e dei festival ed eventi in giro per l’Italia. Stiamo ingranando tutte le marce, l’estate non potrà che aiutarci a ritrovare le energie per regalarvi due numeri frizzanti, tutti da leggere sotto l’ombrellone, e per ripartire alla grande in autunno. Per luglio abbiamo preparato tanti begli articoli per viaggiare insieme a tutte le arti: cinema, musica, libri, teatro, pop art. Tra le nostre pagine colorate vi perderete tra un’affascinante New York e una macchina da scrivere retrò, tra i suoni del rebetiko greco e un po’ indie rock nostrano. E che dire poi dell’avventura tra gli scaffali di una misteriosa libreria, che vi invita caldamente alla lettura sfrenata (approfittatene, se andrete in vacanza!) e ai viaggi di fantasia. Con l’immaginazione si parte – anzi, si vola! - anche grazie alle opere degli artisti che ci presenta la rubrica di pop art. E poi si fanno le valigie, come da estate che si rispetti: si va nell’Europa dell’est per seguire il teatro, e poi si torna sul Mediterraneo, a Genova, per scoprire gli angoli nascosti dal sapore barocco di Strada Nuova, patrimonio Unesco. Non dimenticatevi di fare una tappa a Londra, dove vi aspetta la nostra inviata, pronta con nuove cronache in doppia lingua dal Regno Unito. E se non vi basta, ci sono anche gli eventi estivi, per divertenti weekend in giro tra festival e iniziative lungo tutto lo Stivale. Pronti a partire? Noi sì, ci vediamo su www.artintime.it! www.artintime.it

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S R E

N T R

PA

STORIE DI GIOVANI CHE INVESTONO SUL LORO FUTURO

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ARTINTIME SOMMARIO 6 . KOZA MOSTRA by Alngelica Magliocchetti

8 . POPOLARITA’ A SUON DI MACCHINA DA SCRIVERE by Francesca Cerutti

10 . SILVIA VIGANO by Ilaria Chiesa

12. IL SORPRENDENTE incontro tra tecnologia e libri

by Alessandra Chiappori

14 . SERIE TV: APPUNTAMENTO CON LA CW by Manuela Raimo

16 . UNA CITTA’ BAROCCA, UNA STRADA E UN VIOLINO by Roberta Colasanto

18 . TEATRUL ACT by Barbara Mastria

20 . THE RED CARPET by Angelica Magliocchetti

22 . AFFRESCO DI UNA VITA DA RESTAURARE

by Alessandra Chiappori

24 . “EDUCATE GIRLS AND YOU CAN CHANGE THE WORLD” by Cristina Canfora

26 . RAFFAELLA ROSA LORENZO by Ilaria Chiesa

28 . THESE VAGABOND SHOES by Francesca Cerutti

32 . INTERVISTANDO : NOEMI CUFF IA by Francesca Cerutti, Alessandra Chiappori

36 . MOVIELIST-LUGLIO by Francesca Cerutti

38 . EVENTS by Anna Moschietto

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ARTINTIME

KOZA MOSTRA Preparatevi a scatenarvi, scaldate i motori per l’arrivo del tornado “Mafia Music Collective”, ma soprattutto tenetevi pronti all’ondata di energia: sono in arrivo baldanzosi, sconclusionati e incredibilmente trascinanti i Koza Mostra! In un mix di tradizioni musicali balcaniche, di rebetiko greco, di ska e rock, fa irruzione sul palcoscenico europeo la formazione greca composta da Ilias Kozas (voce e chitarra), Chris Kalaitzopoulos (fisarmonica e cori), Alex Archontis (batteria e cori), Vasilis Nalmpantis (tromba), Stelios Siomos (chitarra) e Dimitris Christonis (basso). Formatasi a Salonicco nel 2012, in un solo anno la band ha vinto il MAD Video Music Awards 2012 con il singolo “Tora / Me Trela” (feat. Dimos Anastasiadis), prodotto il primo album “Keep up

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the Rhythm” con l’etichetta discografica Platinum Records, creato con la partecipazione straordinaria di Paul Hitter (già realizzatore dei lavori artistici per i Gogol Bordello) e partecipato come rappresentante della Grecia all’Eurovision Song Contest di Malmo 2013. Non è tutto, il gruppo, che si presenta in scena regolarmente armato di kilt o di fustanella, fa dei live il suo vero habitat diventando la voce energica e divertente (nonché divertita) di una Grecia ultimamente non proprio in forma, tanto da portare il Bild News a scrivere: “For these Greeks the crisis doesn’t exist” . Una cosa è certa: la vena creativa non manca proprio a questo sconclusionato gruppetto di musicisti tanto che nell’album di esordio troviamo dei brani intrisi di rock come “Where we belong” e ironiche fughe ska come “Alcohol is

free” (singolo portato all’Eurosong Contest) o la title-track “K.U.T.R. - Keep up the Rhythm” per approdare infine all’improbabile western in “Desire”. Per chi volesse invece calarsi in pezzi dai toni decisamente più balcanici e tradizionali non si può che consigliare la travolgente “Lianoxortaroudia”. Nell’attesa di conoscere le date del loro prossimo tour (le richieste arrivano davvero da tutto il mondo), non resta che alzare le casse, allenare il fiato e premere play sullo stereo: ora che l’estate è arrivata, non sentite anche voi bisogno di un po’ di carica? So, Enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME

POPOLARITA’

a suon di macchina da scrivere La macchina da scrivere ha sempre il suo fascino: il rumore di quei tasti che a tratti ricordano la sigla de “La signora in Giallo” riporta ai tempi ormai andati in cui erano in pochi a scrivere su una tastiera “qwerty”, ed erano ancora in meno a saper battere rapidamente, usando tutte e dieci le dita. “Tutti pazzi per Rose” (Populaire) comincia proprio così, con una macchina da scrivere, una giovane donna, Rose appunto, e un agente immobiliare che cerca una segretaria. Siamo alla fine degli anni Cinquanta e la massima aspettativa di lavoro per una donna è la carriera da segretaria, obiettivo grazie al quale essere assunte stabilmente e, perché no, trovare anche marito: “le segretarie si fanno sempre sposare dal proprio capo”. Rose Pamphyle abita in un piccolo paesino di provincia, uno di quelli che raggiungi solo dopo estenuanti viaggi in pullman, suo padre ha un negozio in cui vende praticamente di tutto e proprio in vetrina, tra i tanti prodotti esposti, c’è una mac-

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china da scrivere, l’oggetto magico, il mezzo che consentirà a Rose di andarsene da lì e di diventare una “ragazza moderna”, come le ricorda spesso la giovane donna che lavora nel negozio di suo padre. La sua abilità nel battere a macchina rappresenta proprio il lascia passare che le permette di essere scelta tra molte altre candidate da Louis Échard, ma il suo datore di lavoro ha visto ben altro in lei. Comincia così per Rose un’esperienza davvero singolare: Louis deciderà di allenarla per farla gareggiare nei vari concorsi dattilografici della regione, ma Rose è una fuoriclasse già quando scrive utilizzando solo due dita, cosa potrebbe accadere se imparasse a usarne dieci? “Tutti pazzi per Rose”, esordio alla regia di Régis Roinsard presentato in anteprima al Festival del cinema di Roma 2012, è una commedia brillante, frizzante e fresca. La struttura base, che lega l’intero film, è la storia d’amore tra Rose e Louis. Un espediente sicuramente non nuovo per il mondo cinemato-

grafico e anche rischioso, perché i cliché legati alle storie d’amore per il grande schermo sono ripetitivi e monotoni, tanto che si rischia la banalità. L’abilità di Roinsard sta proprio nell’inserire le gare dattilografiche, la competizione. Lo spettatore non solo si appassiona alla storia d’amore dei due protagonisti, ma viene coinvolto in una serie di sfide che lo lasciano fino alla fine con il fiato sospeso. Il regista ha raccontato di aver iniziato a scrivere questa storia proprio in seguito al ritrovamento di un volantino che parlava di una gara dattilografica, qualcosa di estremamente fuori luogo per l’epoca in cui viviamo, ma che mantiene in sé un fascino non da poco. Interessante è la costruzione del percorso ascensionale di Rose verso la fama: grazie alla sua bravura la ragazza riuscirà passo dopo passo a vincere le più importanti gare nazionali, diventando campionessa francese di dattilografia per l’anno 1959. È l’apice del successo in patria: il suo volto rimbalza dalla televisione ai giornali, in suo onore viene crea-


MOVIES

ta una linea di macchine da scrivere di colore rosa… Insomma, la Rose di provincia svanisce ed è rimpiazzata da una vera e propria star che firma autografi e rilascia interviste, una donna moderna, com’era esattamente il suo obiettivo. La stessa battuta pronunciata da Rose nella scena di massima intimità con Louis vuole sottolineare ancora una volta la volontà di emancipazione che anima la ragazza: “nel 1959 le donne non aspettano più il matrimonio.” Si va verso gli anni Sessanta, la rivoluzione dei costumi ormai è in corso e il nuovo sta per seppellire per sempre il vecchio. Rilevante è anche la scelta del regista di raccontare l’invenzione della sfera che cambierà il sistema di battitura a macchina, rendendolo più scorrevole e rapito, evitando i problemi di blocco delle macchine da scrivere. L’invenzione

verrà partorita da Louis, ma sarà l’amico americano Bob Taylor a venderla ai suoi compatriotti, ricordando che: “l’America è per gli affari, la Francia per l’amore”. Una battuta che strizza l’occhio alla Francia e alla sua capitale, incoronata da anni come la città dell’amore, del romanticismo. Nonostante gli scenari tipicamente francesi, con tanto di puntata a Parigi e di passaggio sotto la celeberrima Tour Eifel, lo stile del regista risulta molto americano nelle espressioni, nei personaggi, negli ideali e anche negli ambienti, dove è impossibile non rivedere tutto quel filone di commedie che hanno portato sul grande schermo la guerra tra i sessi, l’eterna battaglia tra uomini e donne. L’attrice Sandra Dee ne era l’emblema, ed è proprio ispirandosi a lei che nel 2003 è stato realizzato il film “Abbasso l’amore” (“Down

with love”) in cui recitavano Reneé Zelwegger e Ewan McGregor, per la regia di Peyton Reed. “Tutti pazzi per Rose” è un esordio molto interessante e sicuramente degno di nota, Régis Roinsard con questo film ha dimostrato le sue abilità e senza ombra di dubbio ha dato il via in modo magistrale alla sua carriera cinematografica.

Francesca Cerutti

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ARTINTIME

www.silviavigano.it

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POP-ART

SILVIA VIGANO’ Silvia Viganò nasce a Oggiono, in provincia di Lecco, nel 1978. Cresce coltivando grandi passioni per la moda, l’arte e il design, tanto da decidere di iniziare gli studi al liceo artistico di Desio e laurearsi poi all’Istituto Marangoni di Milano in “fashion design”. Per un certo periodo lavora nel mondo della moda, creando anche una propria linea di t-shirt, ma contemporaneamente si dedica alla pittura, tanto ceh nel 2008 nasce “Glam in Pink”, mostra curata da Chiara Argenteri presso la galleria “Stragapede & Perini” di Milano. Da quel momento Silvia Viganò si dedica totalmente all’arte figurativa, partecipando, sempre nel 2008, alla collettiva “Un biglietto da new pop a no pop”, curata da Igor Zanti presso la galleria “It’s my” di Milano e alla prima edizione milanese di “Arte accessibile” al Su-

perstudio di Via Tortona. Il 2009 si apre per lei con “Exploration of the spirit” alla Art fusion gallery di Miami Beach. Lo stesso anno nasce la collaborazione con “Rugiano interior decoration” grazie alla creazione di opere per gli showroom di Milano, Hong Kong e Mosca. In ottobre inizia il rapporto tuttora duraturo con la galleria “Gio Art” di Lucca con cui partecipa a tre edizioni di “Arte Padova”. Tra le gallerie con cui ha a che fare, anche la Mazzoleni di Bergamo, che la ospita in occasione di B.A.F 2010 e all’interno del “Forte Village” di S. Margherita di Pula. Nel 2011 inaugura la seconda personale intitolata “Silvia in Wonderland”, curata ancora da Chiara Argenteri nella galleria Mazzoleni di Bergamo. La troviamo poi presente alla collettiva “Art Italien Contemporain” presso l’Espace Kiron di Parigi.

E arriviamo al 2012, che inizia con la galleria “Gio Art” e “Arte Genova” e prosegue con “Arte Accessibile” a cui Silvia partecipa con il progetto “Fashion girls al gusto di frutta”, curato da Alessandra Redaelli. È di nuovo a Padova e poi a Parigi per presentare i suoi lavori alla fiera “Cutlog” con l’associazione Arting 159. Diversi sono i critici e i curatori interessati alla sua opera, tra i molti Chiara Argenteri, Igor Zanti, Alessandra Redaelli, Ivan Quaroni. Alcuni lavori di Silvia sono stati pubblicati sulle riviste Effetto Arte, Flash Art ,Glamour e AD .

Ilaria Chiesa

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ARTINTIME IL SORPRENDENTE incontro tra tecnologia e libri Ebook, google, algoritmi e calcolatori di potenza indescrivibile contro vecchie librerie dagli scaffali stracolmi, volumi rilegati, idee e creatività tutte umane. Questi i protagonisti dell’appassionante e irresistibile avventura de “Il segreto della libreria sempre aperta”, felice esordio di un autore che, in sintonia con il suo romanzo, porta avanti con successo la doppia passione per le tecnologie informatiche da un lato e per la lettura e il mondo dell’editoria dall’altro. Una storia che, tra sapori di commedia ed echi di avventura, costruisce una trama labirintica e avvincente: c’è un giovane protagonista, brillante e pieno di speranze, che si ritrova quasi suo malgrado coinvolto in oscure vicende piene di suspense e mistero, accompagnato da un amore e dai suoi amici. Ci sono luoghi di culto, che spaziano da strutture ipertecnologiche a una vecchia e polverosa libreria che non chiude mai, gestita da un saggio e imperscrutabile signor Penumbra. L’autore sembra aver trovato la ricetta perfetta per regalarci una lettura piacevole e sorprendente a ogni pagina: un’avventura letteraria in pieno stile, di quelle che, ogni tanto, fanno bene allo spirito. Ma c’è qualcosa in più rispetto alle classiche storie del filone, che rende l’idea di Robin Sloan vincente e attualissima. La vicenda si svolge negli Stati Uniti, per lo più a San Francisco: dove altro, se non proprio a ridosso della Silicon Valley

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e del campus di Google famoso in tutto il mondo per essere luogo natale di alcune tra le invenzioni che hanno e stanno cambiando la comunicazione? Domandarsi cosa abbiano a che fare le tecnologie informatiche più avanzate del pianeta con la libreria che dà il titolo al libro - a tutti gli effetti un’antica libreria con altissime scaffalature da raggiungere su scale in equilibrio precario - è una buona domanda di partenza per apprezzare meglio la particolarità del romanzo. La storia si inserisce proprio lì, nella faglia tra l’antica tecnologia della stampa a caratteri mobili, che ha rivoluzionato la lettura e i libri in tutto il mondo per secoli, e i complessi algoritmi e strumenti di Google, che i libri di carta li usa, sì, ma per passarli allo scanner, indicizzarli e renderli disponibili in formato digitale. Volumi misteriosi e altrettanto strani acquirenti del negozio, enigmi da svelare, una setta che veste tonache scure e conserva manoscritti in una cripta, ostile all’informatica e all’aiuto che potrebbe fornire ai suoi segretissimi lavori. Pagina dopo pagina, inseguendo l’avventura, capiamo però che, sotto sotto, a nascondersi non sono solo i segreti della trama, ma tante tematiche attualissime. C’è la contrapposizione tra antica tecnologia del libro e nuovo approccio digitale, e c’è il problema del regredire della creatività umana, dell’attività artigianale e manuale a rischio sparizione di fronte alla semplicità di un click, di una ricerca sul computer

che risolve tutto in un batter di ciglia. Scrittori e programmatori, gli uni spesso ostili all’attività degli altri, si contendono la vittoria tra le pagine di questo romanzo, in una contrapposizione che terrà tutti col fiato sospeso. E che, alla fine, decreterà entrambi a loro modo vincitori. Forte e importante è la presenza in questa storia dell’arte tipografica, spesso dimenticata, ma alla base del romanzo e dei font che proprio ora state leggendo sotto forma di lettere e parole: un ritorno alle origini, per ripercorrere la storia del libro e riaffermarne ancora una volta l’importanza, il fondamentale ruolo che non potrà certo essere cancellato da Google e associati, solo aiutato, potenziato, e magari anche incoraggiato. È una storia attuale, che coinvolge e fa sognare, che tiene incollati alle pagine fino all’ultimo colpo di scena, alla scoperta di quale sia davvero il segreto della libreria sempre aperta. Calati nell’attualità informatica che permea la storia ci sono classici passaggi segreti nascosti dietro le scaffalature, i codici da decifrare (vero anello di congiunzione tra carta e schermo informatico), i nemici e gli alleati. Tra questi, un grande amico di infanzia, l’aiutante indispensabile, ma con una caratteristica in più che ne rende unico il legame con il protagonista. I due sono infatti “amici di libro”, si sono conosciuti e hanno portato avanti sogni e passioni comuni grazie alle storie de “Il canto del drago”, una trilogia letteraria capace di generare non solo legami tra persone, ma di racchiudere segreti tramandati per secoli.


BOOKS Il potere della lettura e dei libri, sembra dirci l’autore, è davvero infinito, e non basteranno degli ebook reader al posto dei volumi in carta a cancellarlo. Quello che la morale finale della storia ci racconta per voce del protagonista, poco prima del finale e dopo aver svelato il segreto della libreria, è ancora una volta un valore quanto mai attuale, quello dei legami, dei contatti, della loro fondamentale importanza ora, in un mondo globalizzato e connesso, che non smette, nonostante le infrastrutture virtuali che riesce a costruire, di fare, scrivere, creare, di ideare, di immaginare. Di sognare.

A lessandra Chiappori

“Il secondo negozio si trova sopra e oltre il primo, sulle alte scaffalature dotate di scale a rotelle, ed è fatto di volumi che non esistono, almeno secondo l’onnisciente Google. Fidatevi, ho cercato per ore intere. Molti sembrano antichi, con le copertine di pelle screpolata e i titoli in foglia d’oro, ma altri hanno rilegature moderne con copertine nuove di pacca in perfette condizioni. E allora non sono tutti vecchi, ma solo… speciali. Fanno parte di quello che ho battezzato il Catalogo Dell’Oltretutto” Robin Sloan, Il segreto della libreria sempre aperta, Corbaccio, 2013.

Robin Sloan 32 anni, ex manager di Twitter: potremmo fermarci qui e il quadro biografico di Robin Solan sarebbe già sufficientemente ricco. L’inventore della storia della libreria sempre aperta è infatti un giovane e brillante appassionato di tecnologie e programmazione, interesse che va di pari passo con quello per i libri. Non c’è quindi da stupirsi se dalla penna (anzi, dalla tastiera!) di questa giovane mente americana ha preso forma un esordio letterario che esalta al contempo il mondo della lettura e quello della tecnologia. Ottima prima prova: Robin Sloan ci ha visto giusto, e qualcosa ci fa pensare che un suo eventuale futuro romanzo non potrà che confermare le sue doti!

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ARTINTIME SERIE TV: appuntamento con la CW Continua la rassegna alla scoperta degli Upfront per le serie che vedremo da settembre in poi. In questo numero conosceremo le proposte della piccola e giovane CW. Il bilancio della passata stagione non è dei più entusiasmanti, ma neanche un totale fallimento: delle cinque novità sono sopravvissute Arrow, Beauty and the Beast e Carrie’s Diaries. Emily Owens ha raggiunto i soli tredici episodi ordinati iniziali e per Cult, interrotto dopo pochi episodi, ci sarà una conclusione solo questa estate. Torneranno ovviamente The Vampire Diaries, Supernatural, Hart of Dixie e ci sarà una breve stagione finale per Nikita Ed ecco le novità: THE ORIGINALS: Klaus Mikaelson (Joseph Morgan), è un ibrido vampiro/lupo mannaro che, dopo aver ricevuto notizie di un complotto ai suo danni, torna nel suo vecchio quartiere francese di New Orleans. Lì ritrova il suo ex pupillo Marcel (Charles Michael Davis), un vampiro che ha preso da anni il totale controllo della zona, dando soprattutto caccia spietata alle streghe. Lo raggiunge anche il fratello Eljah (Daniel Gillies), che non ha mai smesso di sperare in una redenzione di Klaus. Anche la licantropa Hayley (Phoebe Tonkin) è in città perché spera di trovare notizie sui suoi genitori, ma finisce nelle mani della strega

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Sophie (Daniella Pineda). Klaus non è certo abituato a farsi comandare, per cui presto fa capire a Marcel chi ha la stoffa del comando. Così, mentre aspetta con Elijah che li raggiunga anche Rebekah (Claire Holt) che è ancora a Mystic Falls, stipula un’alleanza con le streghe per riprendersi il controllo della città che un tempo gli apparteneva. Dai produttori di The Vampire Diaries arriva lo spinoff già presentato come puntata 4×20 di questa stagione appena conclusa. THE TOMORROW PEOPLE: Stephen Jameson (Robbie Amell) è un teenager normale, almeno fino a quando non inizia a sentire voci e a soffrire di uno strano sonnambulismo, tanto da non sapere dove si sveglierà al mattino. Un grosso sconvolgimento nella sua vita che non sa come gestire. Starà forse impazzendo? Una delle voci lo spinge dai Tomorrow People: Russel (Aaron Yoo), John (Luke Mitchell) e Cara (Peyton List), un gruppo di persone che vivono in una metropolitana abbandonata, sempre in fuga dal gruppo paramilitare degli Ultra a cui fa da capo il dottore Jedikiah Price (Mark Pellegrino), che li vede come nemici (date le loro peculiari abilità) e fa di tutto per trovarli e ucciderli. Stephen viene contattato dal dottore, che vuole sapere

dove si nascondono i Tomorrow People, e gli offre in cambio dell’informazione una vita tranquilla con i famigliari e l’amica Astrid (Madeleine Mantock). Ma Stephen ha trovato un nuovo tipo di famiglia nei Tomorrow, non ha paura di mostrarsi con i suoi problemi che non riesce a controllare ed è sempre meno convinto di tradirli. Inoltre deve scoprire cosa ne è stato di suo padre, misteriosamente scomparso da un giorno all’altro. Remake moderno di una serie britannica degli anni ’70, il suo produttore è Greg Berlanti, lo stesso dietro alla hit Arrow. REIGN: Anno 1557. Maria Stuarda (Adelaide Kane), regina di Scozia, viene strategicamente inviata in Francia con le amiche Lola (Anna Popplewell), Aylee (Jenessa Grant), Greer (Celina Sinden) e Kenna (Caitlin Stasey) come dame di compagnia. Questo perché è promessa sposa del Principe Francesco (Toby Regbo), futuro re di Francia. Quello che non unisce l’amore, possono fare il potere e gli intrallazzi di corte. Maria è bella, intrigante e determinata. Francesco è affascinato da questa giovane che sembra non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, ma è anche un ragazzo ribelle, poco incline agli intrallazzi e fiero di essere un uomo libero; oltre tutto ha già una relazione clandestina con una cortigiana. A fare da terzo incomodo arriva Bash (Torrance


SERIES

THE ORIGINALS Coombs), fratellastro di Francesco per cui il padre stravede. È sveglio e con più esperienza e ci mette poco a invaghirsi della bella promessa del fratellastro. E mentre in Francia qualcuno cerca di mandare a monte le nozze tra i due promessi sposi, Maria, con l’aiuto delle sue amiche, inizia a domandarsi chi ama davvero… In midseason STAR-CROSSED: Emery ha 6 anni, quando una nave aliena di Atrians precipita nella sua città. La popolazione ha il terrore che vogliano dichiarare guerra e inizia per prima a combatterli. Emery trova Roman, un coetaneo alieno spaventato, nascosto vicino a casa sua e decide di mantenere il segreto, di proteggerlo dall’odio e di passare del tempo con lui, tanto da instaurare un legame profondo, fino a quando le forze dell’ordine lo scoprono, pronte a ucciderlo. Per Emery, da quel giorno,

il suo amico sarà morto. Dieci anni dopo gli Atrians, vivono al Sector, un campo sotto controllo, ma ai giovani viene concesso di frequentare un liceo lì vicino, per sondare se sia possibile una convivenza più pacifica. Emery (Aimee Teegarden) scopre che Roman (Matt Lanter) è vivo ed è uno dei nuovi studenti. Il tempo non sembra passato per loro; come si ritrovano riprendono a frequentarsi, rendendo il loro rapporto ancora più profondo. Ma la paura e i pregiudizi non sono scomparsi e mentre i due ragazzi sono sempre più legati, tutti intorno a loro cercano di dividerli per sempre, sia i padri che i cittadini che non vedono di buon occhio l’integrazione. THE 100: Vi mancava una serie distopica, che ora va tanto di moda? Eccone una nuova. A 97 anni da un’esplosione nucleare che ha quasi distrutto l’umanità, 100 dei 400 superstiti tornano sulla Terra, dopo

aver passato quasi un secolo su 12 stazioni orbitanti. Ci sono Clarke (Eliza Taylor), la figlia dell’ufficiale medico dell’Arca, il combinaguai Finn (Thomas McDonnel), i fratelli Bellamy (Bob Morley) e Octavia (Marie Avgeropoulos) e Wells (Eli Goree), il figlio del cancelliere dell’Arca. Sono rimasti sull’Arca, tra gli altri, Jaha (Isaiah Washington), il padre di Wells, Abby (Paige Turco), la madre di Clarke, e Kane (Henry Ian Cusick), secondo in comando del cancelliere. Peccato che loro non abbiano modo di sapere come sta andando sulla Terra. Nonostante ciò hanno da prendere decisioni sempre più difficili. I 100 giovani, sono totalmente ignoranti in materia di vita sulla Terra, perché non l’hanno mai conosciuta, e dovranno fare il possibile per restare uniti e provare a sopravvivere in un mondo per loro nuovo.

Manuela Raimo

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ARTINTIME UNA CITTA’ BAROCCA,

una strada e un violino Qual è la prima cosa che vi viene in mente quando sentite nominare Genova? Il 99,9% degli intervistati naturalmente risponde: l’Acquario! È un dato di fatto che siano ancora in pochi, almeno fuori dalla Liguria, a considerare Genova una vera e propria città d’arte. Ed è forse proprio per questo che, quando la si riscopre dal punto di vista artistico e architettonico, ci si innamora perdutamente di questa città. E così, focaccia nello zaino e zaino sulle spalle, passeggiando per le vie del centro si alza lo sguardo sulle grandiose architetture cinque-seicentesche dei palazzi costruiti dalla nobiltà genovese; e, regola fondamentale, si entra nei cortili! Che l’edificio sia sede di una banca o di una facoltà universitaria, mai passare oltre senza sbirciare i porticati e gli splendidi giardini interni. La città pullula di chiese che sbalordiscono per la ricchezza di decorazioni e custodiscono grandi capolavori come le rivoluzionarie tele del Rubens nella Chiesa del Gesù, o la meravigliosa Natività del Grechetto in quel piccolo e squisito scrigno che è Chiesa di San Luca. I sontuosi palazzi delle antiche famiglie dell’aristocrazia lo-

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cale si concentrano su poche strade del centro storico, tra cui l’odierna via Garibaldi, già Strada Nuova, dichiarata nel 2006 nientemeno che Patrimonio dell’Umanità Unesco. Ben quattordici i palazzi su questa via, tutti inseriti nel sistema dei Rolli. I Rolli (rotoli) erano gli elenchi delle dimore adatte a ospitare le personalità straniere in visita a Genova. Gli ambasciatori o i principi stranieri non venivano alloggiati, come si usava in genere, nella residenza del sovrano, perché a Genova il sovrano non c’era: la città si era data una costituzione repubblicana ed era retta da un’oligarchia di nobili che ogni due anni eleggevano un Doge. Niente re, niente palazzo reale, ma un buon numero di famiglie aristocratiche con altrettante residenze “bellissime e comodissime”, che affascinarono il geniale pittore fiammingo Pieter Paul Rubens al punto da fargli pubblicare ad Anversa un libro intitolato “I Palazzi di Genova”, con tanto di illustrazioni dettagliate. Questi palazzi, per adempiere ai doveri di ospitalità della Repubblica, vennero dunque catalogati a seconda del fasto e delle comodità che offrivano e in base a questo in-

seriti in varie “classi”: poche le dimore adatte ad accogliere papi e imperatori; venti all’incirca erano all’altezza di cardinali e principi (prima classe); una sessantina buone per ambasciatori e alta nobiltà (seconda classe), e così via. Lo sfarzo nella costruzione e nella decorazione di chiese e palazzi e la ricercatezza nel collezionismo privato da parte delle nobili famiglie genovesi furono conseguenza della straordinaria ricchezza che caratterizzò la città in particolare tra Cinque e Seicento: i Genovesi erano infatti i banchieri della monarchia spagnola, che ricorreva a ingenti prestiti per finanziare le sue campagne militari. Gli interessi confluivano, sotto forma di metalli preziosi, dalle colonie spagnole del Nuovo Mondo direttamente nei forzieri genovesi. Qui non venivano tesaurizzati né investiti in terre, bensì in beni di lusso e primariamente in opere d’arte. I nobili collezionavano, per passione o per moda, i dipinti dei più grandi artisti passati e presenti, e si facevano ritrarre (ovviamente) dai migliori sulla piazza: Rubens prima, l’allievo Van Dyck dopo, abilissimi traduttori delle aspirazioni di grandezza di que-


UNCLASSICART

sta classe dirigente, con le donne in prima fila, ritratte anche senza coniuge al seguito, a testimonianza di un ruolo attivo nella gestione degli affari e della loro intraprendenza. Un po’ di questa atmosfera è rimasta in via Garibaldi nelle sale di Palazzo Rosso, che fu dei Brignole Sale, tra gli esuberanti soffitti affrescati dai genovesi Domenico Piola e Gregorio de Ferrari e la ricca collezione di dipinti. L’ultimo piano ospita invece l’appartamento di Caterina Marcenaro, storica direttrice dei Musei civici: un’abitazione diventata originale spazio museale, tra mobili moderni e antichi dipinti, da cui si sale fin sul tetto per ammirare l’intera città dall’alto. Di fronte c’è Palazzo Bianco, ex Grimaldi, anch’esso sede espositiva di un’importante quadreria, collegato al Palazzo Tursi, oggi sede del Municipio. Qui, in una

piccola saletta detta “paganiniana”, è custodito un altro tipo di opera d’arte: il violino del leggendario musicista genovese Nicolò Paganini. Lo strumento, costruito nel 1743 dal liutaio Bartolomeo Giuseppe Guarneri detto “del Gesù”, fa parte di quella famiglia di strumenti ad arco, così come gli Stradivari, considerati quasi magici per la potenza e pienezza del loro suono e ritenuti di valore inestimabile. Questo strumento, soprannominato “il Cannone” dallo stesso Paganini per la straordinaria sonorità, è ancor più celebre per essere appartenuto al più grande virtuoso del violino mai esistito (forse per via di un certo patto col diavolo…), che decise di lasciarlo alla sua città d’origine. E qui a Genova possiamo tutt’oggi ammirarlo con gli occhi e, di tanto in tanto, anche ascoltarlo, suonato da qualche gran-

de musicista. Tutto questo non è che un piccolo assaggio di una città che ne ha per tutti i gusti. E se pensavate che l’Arte con la A maiuscola, quella che si studia sui libri, risiedesse solo al Louvre, in bianchi saloni affollati dalle orde di turisti, vi stupirete a ritrovarvela davanti in qualche chiesetta dimenticata e semideserta di una qualsiasi viuzza genovese.

Roberta Colasanto

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ARTINTIME

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TEATRO

TEATRUL ACT Uno spazio per il teatro indipendente in Romania Si è ufficialmente aperta a giugno la stagione dei Festival di teatro contemporaneo nel nostro Paese. Molti si svolgono o svolgeranno nell’Italia settentrionale in zone piemontesi, lombarde e trentine. Chi ha la possibilità di parteciparvi nota con piacere che sia la scena italiana che quella internazionale sono percorse da una corrente parallela a quella dello spettacolo tradizionale, che dall’interno del teatro stesso germoglia coi suoi multicolori. Si tratta spesso di giovani compagnie, altre volte di veterani del teatro di ricerca che mettono in scena il prodotto dei loro ultimi studi in materia. Credendo che lo spazio per parlare delle offerte nostrane si possa sempre trovare, perché non puntare l’attenzione su una giovane compagnia rumena, che ha fatto capolino per un festival lo scorso mese, segnando tre tappe del suo spettacolo tra Torino e il novarese? Teatrul Act, fondato nel 1995, è stato il primo teatro indipendente nella Romania post-comunista. Dopo aver debuttato con il testo di Eliot “Assassinio nella cattedrale”,

nel 1998 ha aperto uno spazio teatrale a Bucarest. Dal 2000 il teatro ha volto la sua attenzione al teatro di ricerca con lo sguardo aperto sulla drammaturgia contemporanea. La compagnia offre alle giovani generazioni la possibilità di formarsi attraverso la propria scuola e di diplomarsi. Quest’anno in Italia, per la prima volta al Festival delle Colline Torinesi, la formazione attoriale era composta interamente da neo-diplomati, in una formazione di cinque elementi dove non si contavano solo puri attori, ma anche musicisti e cantanti. Giovani e molto preparati, gli attori di Teatrul Act hanno occupato la scena come professionisti, raccontando la storia non facile di uno stupro di gruppo ai danni di un’adolescente, inferto dai suoi stessi coetanei. Recitando le battute in rumeno con i sottotitoli in italiano, per molti spettatori è stata l’occasione di assistere per la prima volta a uno spettacolo del tutto originale. Un insieme di emozioni, amore, infanzia tradita e ipocrisia del sistema giudiziario che, raccontata da giovani, ha

permesso che il pubblico si emozionasse, ma capisse con distacco cosa lo spettacolo voleva trasmettergli. Il teatro di Act si riassume nell’uso della drammaturgia contemporanea raccontata in palcoscenico in modo nuovo, secondo regole-non regole della ricerca. La sensazione a pelle che giunge dalla scena alla platea è quella di un coinvolgimento che non è mai totale, che sul più bello si spezza per impedire che ci si possa immedesimare con il personaggio. Difficile in questo caso potersi immedesimare in una vittima di stupro, si potrebbe solo compatire, vivere con lei la tragedia subita, ma mai conoscerla nel punto più profondo. Una toccata e fuga teatrale che ha fatto assaporare il fermento culturale dell’est.

Barbara Mastria

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ARTINTIME THE RED CARPET L’altisonante nome in inglese, l’oggetto forse più sinonimo di spettacolo, quello elegante, quello da passerella, quello da carrellata di VIP, così si presenta il gruppo Viareggino, con un tocco di bon ton e un riferimento diretto al mondo anglosassone, loro, sono i The Red Carpet. In attivo dal 2009, ma già presenti su palchi locali con cover e progetti più orientati al punk sotto il nome di The Lazy Rabbits, la band si presenta come una novità per il panorama indie/alternative della penisola. Dopo anni di gavetta, quindi, il cantante e chitarrista Giacomo Di Luise , il batterista Federico Giannini, il bassista Francesco Bocconi e Alessandro De Antoni all’elettronica e al synth riescono a farsi notare dall’etichetta Nerd Sound Records, producendo nel 2010 il loro album d’esordio “All These Lights “. Da questo momento in poi catturata da un vortice di impegni, la formazione viareggina si trova ad

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aprire le due date dell’Eastpak Goes Acoustic Tour del gruppo romano The Electric Diorama, a partecipare come headliner al BoomArt Festival di Lucca, ad esser la band d’apertura dei concerti italiani della celebre band inglese The Vaccines, novità nel panorama britannico e ad esplorare l’Europa, passando per Kiev, dove hanno girato il video di “You will be at my show”. L’album è ben strutturato, con un impronta che rispecchia il gusto per sonorità in stile The Killers , con qualche assaggio di Kings Of Leon, ma che non manca di variazioni anche molto interessanti; un bell’esempio è proprio “You will be at my show”, in cui il fortunato connubio artistico con Andrea Poggioli dei The Electric Diorama permette di rendere ancora più surreali le atmosfere (rese benissimo dal vi-

deo) del brano. In “All These Lights“ troviamo però anche spunti molto diversi, come l’orecchiabile “The Road Goes On (And On)”, l’energica “Midnight Bell”, la giocosa “Sparks” oppure, per chi cercasse un primo approccio con i The Red Carpet, la rinascimentale, gustosa, festosa mascherata di “Everytime”. Intanto, in attesa del loro tour 2013 che li porterà in giro per l’Italia fino alla conquista della Russia e dell’Ucraina, potete trovarli su un palcoscenico, di fronte e migliaia di spettatori, come band d’apertura dei concerti dei Fun. ; decisamente un bell’inizio. Enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME AFFRESCO

di una vita da restaurare Ci sono situazioni, disgrazie, fragilità che la vita e il senso di pudore o vergogna portano a cancellare, a non vedere, anche se sono lì davanti, che palesemente accendono il loro allarme rosso. Succede così per la famiglia della protagonista di “Le ossa del Gabibbo”. Una mamma chiamata costantemente Picozzi, che solo a romanzo avanzato si dedurrà essere il cognome. Una mamma che scopre di avere la sclerosi multipla, e che inizia ad avere i primi sintomi e fastidi fisici della malattia quando ancora la figlia è piccola, e non capisce bene - o forse sì, fin troppo - cosa siano quella camminata un po’ diversa, quella gamba che strascica, quegli sbalzi d’umore così repentini. È la storia di vent’anni di malattia, questo romanzo, di una lenta e inarrestabile spirale che sbriciola il corpo e l’autonomia e riduce una donna a una forma vegetale dietro alla quale stare, della quale prendersi cura, senza indugiare, senza fermarsi a riflettere sul come e sul perché. Ma è anche la storia di una crescita, quella della figlia, che da ingenua bambina delle elementari continua a scontrarsi e a cozzare contro il problema della madre, e crescendo prende consapevolezza del mondo e di ciò che si sta svolgendo tra le mura di casa. L’infanzia, all’inizio, e poi un’adolescenza confusa e ribelle, la mancanza di punti di riferimento e la voglia costante di fuga, di corsa via, lontano da una situazione disumana che è sempre stata chiara, già anni prima di prenderne piena coscienza.

Come un affresco, gli stadi regressivi della malattia vengono raccontati mano a mano su una base ancora fresca, sull’esperienza viva di Virginia, la figlia. Sono fasi, così come quelle delle età della ragazza, via via più grande, più responsabile, come vorrebbe il padre e come lei non si sente di essere, più matura, come è sempre stata, cercando di nascondere la consapevolezza delle cose sotto gli abiti della sua età. Non è casuale parlare di affreschi: il marito di Picozzi, padre della ragazza, è un noto restauratore, abituato a prendersi cura di opere d’arte in via di deterioramente, a cui dedica la vita. Parallelamente, sarà lui a prendersi cura della moglie, a seguire l’evolvere del male, mai arreso, come il finale della storia fa intuire, sempre propositivo a un alleviamento, a una soluzione, a un restauro: per salvare quel che resta, per proteggerlo ancora. Siamo in Umbria, a Spoleto, la geografia e i fatti della realtà, che è quella degli anni Novanta con la guerra di Jugoslavia e le stragi di mafia italiane, sono costantemente esplicitati. A non emergere con sincerità è il sentimento di Virginia, che forse ha paura, che sente la malattia della madre come una zavorra, e per questo scappa: nell’irresponsabilità, da se stessa, da casa, fino a Roma e New York, dove la troviamo, cresciuta e realizzata, autrice teatrale. Matura, forse di più, forse fino a capire che è davvero il sentimento di oppressione e fuga da una madre ridotta a niente a portarla lontano, a scappare dall’immagine

della donna che, nonostante tutto, ama e ha amato. La scommessa di questo romanzo è raccontare una vicenda drammatica senza cedere ai toni della tragedia. Fin dal titolo c’è una nota di sorriso: il Gabibbo, pupazzone televisivo le cui gambe finte ricordano a Virginia quelle della madre. Un’ironica prospettiva su un destino di malattia già segnato, in modo violento e irreversibile. È un’ottica attraverso cui Virginia, il cui punto di vista orienta tutta la narrazione, filtra gli eventi della sua infanzia e giovinezza accompagnata dal mostro della sclerosi della madre. È una via, come poi la fuga materiale quando sarà più grande, che le permette di volare sopra la realtà, di fare per un momento finta che non esista, e che sia tutto normale, come succede alle altre bambine, come avviene nelle altre famiglie, come sarebbe giusto che fosse. Tra il cosciente e l’irresponsabile, Virginia si renderà perfettamente conto del suo atteggiamento di fuga, mentale e materiale, ed è così che anche dall’altra parte dell’oceano, a un agente teatrale della Grande Mela proporrà un testo sulla malattia della madre, sull’ossessione di quelle gambe che non funzionano come dovrebbero, che peggioreranno. Normale, umano atteggiamento di fronte al dolore, che tuttavia tra queste pagine resta il protagonista secondario: prima c’è tutto ciò che gli ruota intorno, la normalità che, per quanto costretta all’adattamento, deve e vuole fortemente continuare a vivere.

A lessandra Chiappori

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BOOKS “Portava sempre dei fuseaux a quei tempi, che le stavano addosso in un modo che in seguito non ho più rivisto. Sarà stato a causa del tessuto semielastico, delle cuciture che non andavano troppo dritte, fatto sta che a Picozzi in quegli anni i fuseaux spiovevano in un modo che posso paragonare, per spiegarlo, solo a un’altra figura che aveva anche lei, nonostante la differenza di stazza e di spessore umano, calzoni che spiovevano come i suoi: il Gabibbo”

Virginia Virilli, Le ossa del Gabibbo, Feltrinelli. 2012

Noemi Cuffia, “Il metodo della bomba atomica”, LiberAria, 2013

Virginia Virilli Ci sono Spoleto e il teatro in questo libro, e insieme al nome della protagonista, Virginia, sono gli elementi autobiografici che dalla vita dell’autore hanno deciso di passare alle pagine del romanzo. Spoletina, Virginia Virilli vive a Roma dove si occupa di teatro, sua grande passione. Il suo primo monologo per palcoscenico è datato 2005, da allora non ha mai smesso di scrivere per il teatro e interpretare i suoi stessi lavori, tanto che nel 2008 è stata insignita del prestigioso premio Ubu come nuova attrice under 30. E che la ragazza abbia talento, potrete capirlo anche dalle prime pagine di questo suo primo romanzo!

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ARTINTIME “EDUCATE GIRLS AND YOU CAN CHANGE THE WORLD”. It has been a month already but the echo of this global event is still there. Lots have been said but going through this unique experience, in person, was an unbelievable feeling. I am talking about the Sound of Change Live, the amazing 4 hours concert held at Twickenham Stadium, south-west London. The campaign Chime for Change, founded by Gucci’s designer Frida Giannini in collaboration with Beyoncé and Salma Hayek, has the aim of raise awareness and funds for girls’ and women’s empowerment. A brand new kind of feminism, detached from the negative imageries, focusing on education, health and justice for all women around the world. The numbers speak by themselves, thanks to the incredible audience more than 200 projects in 70 countries were fully funded. Projects like helping provide pediatric care in Panama, sending 35 girls in Ethiopia to school, helping end child marriage in Zambia, and so on. The glamorous platform reached its target, girl power never looked so sassy and inspiring (at least since the Spice Girls retired). It was inevitable to be totally overwhelmed by the

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presence of all of these celebrities put together as official spokesman for such an essential matter. Apart from the performers (don’t worry I’ll mention them in detail later on), the hosts were simply fantastic: James Franco, Frieda Pinto, Jada Pinkett Smith, Zoe Saldana, Blake Lively and Ryan Reynolds. Then the stage was filled by the impassioned Madonna, preaching about the beginning of a revolution of love. Priceless, despite the hiss. Being seated on those green plastic chairs, between cheering and dancing women in a huge rugby stadium was surreal. But it is time to face the juicy facts and mention the highlights (and the let downs) of the event. The headliner Jessie J was a great warming up followed by a new promising artist, Iggy Azalea, a blonde sensation from Australia. On top of my list, dressed like an emerald goddess, Florence + The Machine, her songs brought us to a parallel universe. A contagious, energetic, crowd shaking performance by Jennifer Lopez and her surprise duet with Mary J-Blidge prepared the field for the main and most awaited moment. Beyoncé Knowels. She was everything you

can ask for. Diva, in a good way, flawless singer, significant entertainer, powerful dancer and sweet companion when Jay-Z came on stage for Crazy in Love. Tears almost wet my cheeks during the touching performance of Witney Houston’s I Will Always Love You. The Stadium was mesmerized. I was, instead, unipressed by Rita Ora dancing skills, the weak voice of Ellie Goulding, Timbaland’s average exhibition. In the middle a smooth John Legend and an unappreciated Laura Pausini: her strong voice wasn’t enough to conquer the English folks, they quickly flood in the nearest beers’ stand.


FROM LONDON

È già passato un mese, eppure risuona ancora nell’aria l’eco di questo evento globale. Se n’è parlato ovunque, e vivere quest’esperienza di persona è stata un’emozione incredibile e unica. Sto parlando del concerto Sound of Change, quattro ore di musica nello stadio di Twickenham, zona sud-ovest di Londra. La campagna Chime of Change, fondata da Frida Giannini, direttore creativo di Gucci, in collaborazione con la cantante Beyoncé e l’attrice Salma Hayek, ha lo scopo di raccogliere fondi per contribuire al rafforzamento della situazione femminile nel mondo. Una nuova tipologia di femminismo distaccata dalle immagini negative che si concentra invece sull’educazione, la salute e la giustizia per le donne. I numeri parlano da soli: grazie al generoso pubblico sono stati totalmente finanziati più di 200 progetti in oltre 70 paesi. Idee concrete come portare cure pediatriche a Panama, mandare a scuola 35 ragazze etiopi, aiutare a porre fine ai matrimoni combinati tra bambini in Zambia, e così di seguito. La spettacolare piattaforma ha raggiunto il suo obiettivo, il Girl Power non è mai stato così energico e stimolante (almeno non da quando le Spice

Girls si sono ritirate). Inevitabile venire sopraffatti dalla scintillante presenza di tutte quelle celebrità, riunite con il nobile intento di diventare portavoce di una questione scottante e di primaria importanza. Oltre ai cantati (non preoccupatevi ne parlerò dettagliatamente tra poco) anche i presentatori erano di prima categoria: James Franco, Frieda Pinto, Jada Pinkett Smith, Zoe Saldana, Blake Lively and Ryan Reynolds. Poi arriva lei, l’unica e sola Madonna che appassionata predica l’inizio di una rivoluzione d’amore. Impagabile. Nonostante i fischi. Essere seduti su quei seggiolini di plastica verde scricchiolanti in mezzo a donne urlanti e danzanti in un immenso stadio di rugby è stato surreale. Ma è ora di passare ai fatti gustosi e menzionare i momenti migliori (e quelli peggiori) della serata. La cantante d’apertura Jessie J è stata un’ottima partenza, seguita da una nuova artista molto promettente, Iggy Azalea, rivelazione bionda proveniente dall’Australia. In cima alla mia lista degli highlights, vestita come una dea di smeraldo, Florence + The Machine, le sue canzoni ci hanno trasportato in un universo parallelo, come un incan-

to. Un’esibizione contagiosa, vitale, che ha scosso la folla è stata quella di Jennifer Lopez, in duetto a sorpresa con Mary J Blige. Ha infuocato il pubblico giusto in tempo per l’attrazione principale: Beyoncé Knowels. Tutto ciò che potete desiderare, e di più. Diva nel senso buono del termine, impeccabile esecutrice, artista espressiva e rilevante, ballerina incisiva e dolce partner quando Jay-Z l’ha raggiunta on stage per duettare sulle note di Crazy In Love. A stento ho trattenuto le lacrime durante la sua versione di I WIll Always Love You di Witney Houston. Lo stadio era ipnotizzato.Ora le noti dolenti, sono rimasta poco o per nulla colpita dalle doti di ballerina di Rita Ora, che ancheggiava goffamente sui tacchi a spillo, la vocina stridula di Ellie Goulding e l’esibizione assolutamente mediocre di Timbaland hanno dato il colpo di grazia. Nel mezzo un armonioso John Legend e una incompresa Laura Pausini: la sua voce potente non è bastata per accattivarsi il pubblico inglese. Al suo ingresso c’è stato un esodo di massa verso il più vicino chiosco di birra. Ah queste donne assetate di rivoluzione!

Cristina Canfora

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ARTINTIME In collaborazione con Spazio San Giorgio, Bologna

RAFFAELLA ROSA LORENZO Nata a Rho nel 1973, Raffaella Rosa Lorenzo svolge la sua attività artistica tra Milano e la Toscana. I premi e i riconoscimenti iniziano ad arrivare molto presto: un secondo Premio Nazionale nel 1993 consegnato da A.N.V.I. (Associazione Nazionale Vetrinisti d’Italia), che la decreta prima nel 1997, insieme al primo posto conseguito anche dall’A.V.I (Accademia Vetrinisti d’Italia), e non manca un premio di Benemerenze alla più Giovane Maestra d’Arte Vetrinistica. Nel 2011 riceve l’invito a partecipare alla 54° Biennale di Venezia dove espone all’interno del Padiglione della Repubblica del Costa Rica. Tema del padiglione dedicato a Federico II di Svevia è lo “Stupore” al quale Raffaella si ispira progettando e creando “Il volo”, opera dedicata all’ecosostenibilità e al riciclo, che presenta al pubblico farfalle realizzate in pet di bottiglie. La sua creazione ha trovato un ottimo riscontro anche all’ultima Biennale di Venezia, conquistando da subito sguardi ammirati dalla trasparenza, dalla leggiadria e dall’ingegnoso riuso della ba-

nale plastica. Delle farfalle di Raffaella si dice: “sono sinfonie sordide e libere, leggere e delicate. Come Michelangelo che dava vita alla scultura dal marmo liberando la statua dal blocco materico, Raffaella Rosa Lorenzo libera tante farfalle dalla plastica che altrimenti andrebbe dimenticata in qualche rifiuto”. L’artista dà vita a ogni farfalla che è sì uguale, ma diversa per modellature e venature, attraverso cui la materia che prima costituiva le bottiglie si accende, prende vita, e assume così anche una valenza estetica prima impensabile. È il trionfo della primavera, dove le farfalle diventano anime libere che viaggiano come fantasie. Con i suoi “ricami di pet eleganti e originali”, Raffaella Rosa Lorenzo riesce a coniugare dimensioni antitetiche, unendo lo spirituale all’icona pop, il naturale al plastico, il trascendente all’oggetto concreto, “il bruco bottiglia attraversa la propria metamorfosi kafkiana per elevarsi, per divenire altro, per sublimarsi con grazia. Il salto alla bellezza che cattura l’equilibrio del tempo e del coraggio di chi osa cambiare”.

Ilaria Chiesa

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MIX-ART

www.raffaellarosalorenzo.com

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ARTINTIME

THESE VAGABOND SHOES New York, I love you

Scarlett Johansson non ha mai nascosto il suo sogno: diventare un giorno regista. In molte delle interviste rilasciate in questi anni ha ricordato che il suo obiettivo era poter passare un giorno dall’altra parte della telecamera. Prossimamente infatti arriverà sul grande schermo il suo primo film da regista, tratto dal romanzo di Truman Capote: “Incontro d’estate” (Summer Crossing). Non è necessario aspettare fino all’uscita in sala del film per comprendere le abilità registiche di Scarlett, l’attrice ha già dato un assaggio della sua bravura con un cortometraggio davvero singolare e interessante: “These Vagabond Shoes”. Girato interamente con toni seppia, “These Vagabond Shoes” è un cortometraggio ambientato interamente a New York e costruito in modo da raccontare e mettere in eviden-

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za particolari scorci e vedute della città. Analizzando il titolo ci si rende immediatamente conto che è una citazione, rimanda infatti a un altro omaggio a New York, un tributo musicale, ovvero la celebre canzone di Frank Sinatra, di cui una strofa recita: “These vagabond shoes, they are longing to stray, right through the very heart of it. New York, New York”. Il cortometraggio si apre con una serie inquadrature che si soffermano su alcuni orologi e sveglie: sono le 4, del mattino o del pomeriggio? Non è chiaro. Un uomo, interpretato dall’attore Kevin Bacon, si allaccia le scarpe stando seduto sul letto, questo gesto potrebbe suggerire allo spettatore che sia mattino. Il protagonista esce dalla stanza, si assicura di aver chiuso bene la porta, poi scende le scale accompagnato da un pianto di bambino, acquista delle sigaret-

te e va a prendere la metropolitana. Sembra stia andando al lavoro ma ancora non si capisce cosa lo porti a fare queste azioni, sono tipiche di una mattina qualsiasi, anche se lo spettatore non ne è completamente certo. Dopo un viaggio in treno, troviamo il nostro protagonista intento ad acquistare qualcosa a un chiosco, non vediamo l’insegna e nemmeno il volto del venditore. Il protagonista si dirige quindi verso una panchina e finalmente vediamo cos’ha comprato: un panino e una bibita. Sulla confezione del panino c’è una scritta, forse a noi italiani risulta completamente sconosciuta, ma per un newyorchese quei caratteri sono inconfondibili, è un “Nathan’s Famous Hot Dog”, un panino tipico di New York. Mentre il nostro uomo è intento a mangiare, la telecamera allarga il campo lasciando scoprire così che è seduto sulla panchina di un


MOVIES...

molo, o di una banchina. A questo punto uno scavalcamento di campo ci mostra il protagonista di spalle, intento a osservare l’oceano. Non si vede nulla all’orizzonte, il mare si separa in modo netto dal cielo. Il sole giunge all’improvviso e ridona colore all’immagine. “These Vagabond Shoes” è un cortometraggio davvero particolare, è stato inserito nei contenuti speciali del dvd “I love New York”, e sicuramente racconta questa città in un modo diverso, forse autobiografico? Ma a noi non è dato saperlo. La narrazione si colloca fuori dal tempo, gli orologi all’inizio non significano nulla, non vogliono darci una precisa idea del momento della giornata, sembrano vari spaccati di vita newyorkese, episodi che possono accadere quando una persona esce di casa, cose che possono avvenire a orari imprecisati e in qualsiasi circostanza nella

città che non dorme mai. Il nostro protagonista sembra stia per incontrare una persona, invece lungo tutto il percorso rimane solo: vuole semplicemente andare a mangiare un hot dog nel posto più buono di New York e sedersi a guardare l’oceano. Scarlett Johansson riesce a realizzare un prodotto interessante e accattivante, un tributo a New York lontano dai canoni di Woody Allen o Walter Ruttman con Berlino, una struttura che tende a depistare lo spettatore, lo prende in giro (lo stesso look del personaggio sembra dirci che ci troviamo negli anni 40-50, ma altri indizi ci fanno capire che l’ambientazione potrebbe essere contemporanea). Un esordio davvero singolare insomma, che fa crescere l’aspettativa sul primo film di Scarlett Johansson.

Francesca Cerutti

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ARTINTIME

TRIBALTOWN

AFRICA FESTIVAL 2013

Torinesi, tenetevi pronti: un pezzo d’Africa sta per approdare in città! Dopo il successo dell’anno scorso, il 19, 20 e 21 luglio alla Casa nel Parco (Parco Colonnetti, Torino) si presenterà un’occasione unica per assaporare la cultura, la musica e i colori dell’Africa: sta per arrivare il TribalTOwn Africa Festival! Promosso dall’Associazione Culturale TAMRA e ALT Music Center in collaborazione con Fly Technology, il festival punta a offrire a tutti la possibilità di confrontarsi con i costumi dei popoli africani, immergendosi in tre giorni di laboratori di danza, spettacoli teatrali, esposizioni artistiche, dibattiti interculturali, cene tradizionali e tanta, tanta musica. Alla c’è l’idea di esaltare le diversità della cultura africana rispetto alla nostra, per poi evidenziare le potenzialità di un legame che passa dalle radici più tribali per fondersi

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con la modernità occidentale. Un weekend all’insegna dell’integrazione, quindi, che si dividerà in tre giornate dalle tematiche diverse. Si parte con venerdì 19 luglio, il “Nelson Mandela Day”, giornata dedicata al grande leader storico e premio Nobel per la pace, dalle 16:30 in poi ci si potrà lanciare in stage di percussioni, assistere a una conferenza sul Sud Africa, assaporare i piatti della tradizione nella cena africana a cura dell’Associazione Tamra e ballare tutta la notte sui ritmi live della percussionista africana Koleho Mosala. All’insegna della musica anche sabato 20 luglio, il cui tema “I GRIOT del Senegal”, richiama subito la figura del poeta e cantore che svolge il ruolo di conservare le tradizioni degli antenati; anche questa volta tanti laboratori, inclusi quelli per i più piccoli, mostre fotografiche e un’esposizione delle opere dell’ar-

tista Chiara Gobbo. Immancabile il concerto di fine giornata con i racconti musicati e cantati del gruppo de I Griot del Senegal e l’orchestra multietnica Demb Ak Taye. Infine, domenica 21 luglio, l’Italia entra in scena nell’esempio di integrazione culturale “Puglia incontra Africa” e, a chiudere il pomeriggio di attività, una doppia esibizione, a rappresentare ulteriormente l’incontro, non scontro, tra generi (e popoli) diversi con la musica hip hop dei Barriera Jam e i tamburi del fondatore del gruppo dei Mau Mau, Tatè Nsongan. Una vera e propria immersione, dunque, quella che attende chi è rimasto a casa, chi è curioso e chi, come noi, ama farsi trascinare per scoprire volti nuovi e ritmi irresistibili. Are you ready?

Angelica Magliocchetti


EVENTS

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ARTINTIME

QUATTRO CHIACCHIERE CON Noemi Cuffia È da poco uscito in libreria il suo esordio letterario “Il metodo della bomba atomica”, presentato ufficialmente in occasione del Salone del Libro 2013, e il suo “Tazzina di caffè” è stato riconosciuto come uno dei blog letterari più influenti di Italia. Lei è Noemi Cuffia, torinese, classe 1980, una laurea in letteratura angloamericana alle spalle e tante esperienze nel mondo dei libri e dell’editoria che l’hanno condotta fino al successo di oggi. Artintime ha il piacere di fare quattro chiacchiere con lei di fronte a una tazzina di caffè… Virtuale o reale che sia! Una giovane autrice al suo esordio letterario: come ti senti vedendo il tuo primo libro pubblicato e oggetto di successo? Per me è un miracolo! So che può sembrare un’espressione un tantino esagerata…ma in effetti l’etimologia della parola “miracolo” è “cosa me-

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ravigliosa”. Dunque l’effetto è questo, di sorpresa e di strana felicità. Strana perché ci speravo molto, ma non l’avrei mai creduto, realmente, possibile. Quanto al successo, forse è prematuro per decretarlo: spero però che lo leggano in molti! Il titolo “Il metodo della bomba atomica” è quantomeno curioso: ce lo spieghi? Qualcuno mi ha chiesto se avesse qualcosa a che fare con il tema più che mai attuale del nucleare. Niente di tutto questo, la chimica c’entra poco, forse solo quella del cervello però conta, a ben pensarci. Perché il “metodo della bomba atomica” è una strategia squisitamente psicologica che utilizza uno dei protagonisti per aiutare la sua fidanzata. Aiutarla prima di tutto a uscire di casa. E poi a vivere. Perché lei, Celeste, è incline a chiudersi nel suo mondo “ovattato” e afinalistico, fatto di ma-

linconia e paure. Allora lui prova a spronarla, disperatamente a dire il vero, convincendola che in casa stia scoppiando una vera bomba. Ma la più potente e devastante che esista. Una bomba atomica che la costringa a scappare via, lontana dalla stagnazione, possibilmente correndo forte. Celeste, Leone, Umberto: ognuno scolpito a tutto tondo, definito e delineato con estrema abilità. Come sono nati i personaggi di questa storia? Grazie! Sono nati in tempi diversi. Celeste esiste da tanto tempo nella mia mente (e nel mio cuore). Da anni. Non ricordo neanche bene da quanto, molto comunque. Con quelle caratteristiche lì: straniera, slavata, sperduta e solissima. Leone è nato dopo, come suo “aiutante” buono. La parte migliore di lei, ma anche la più deleteria, perché le


INTERVISTANDO...

impedisce di crescere e svilupparsi come individuo, restando fermo anche lui, nonostante i suoi sforzi, se così si può dire di un personaggio letterario. Umberto ha invece una data di nascita ben precisa, il 2007. Lo ricordo bene perché l’ho visto. C’è un personaggio di Torino che gli assomiglia molto, io l’ho visto due volte nella mia vita ma ho pensato: questa persona non sta bene. Nasconde un dolore più grande di lui. Se fosse un personaggio di un romanzo farebbe cose tremende, ma almeno si potrebbe riscattare. E così gli ho dato la vita. Il miracolo della scrittura è dare vita a ciò che non la possiede. La corsa e il cuore sono due temi ricorrenti nella storia: ci racconti qualcosa di più? Sono due elementi importantissimi per me, per la mia vita. Il cuore mi affascina molto, e mi spaventa. Tutti

i miei nonni se ne sono andati per motivi di cuore, nella mia famiglia è proprio il punto debole. E poi mi incuriosisce la stretta correlazione con le emozioni e con l’amore. L’amore o la sua assenza incidono sul cuore. Quando ci si innamora di colpo batte il cuore, sembra di sentirlo muoversi per la prima volta. Ma perché? Me lo sono sempre chiesta. La corsa è qualcosa cui tengo molto. Secondo me, è molto letteraria. Cambia qualcosa dentro, dopo una bella corsa. E moltissimi personaggi di finzione, specie nei film, a un certo punto si mettono a correre. Ma perché? Altra domanda senza risposta. Certo è che prima o poi a tutti capita di correre via da qualcosa, o verso qualcosa. A proposito del tuo romanzo hai parlato spesso di storia costruita artigianalmente, con gli attrezzi della scrittura, una sto-

ria ben fatta insomma, ci spieghi perché? Non volevo sprecare una grande occasione, che è quella dell’esordio, impregnandola di “me stessa” più di tanto. Ho questo grandissimo sfogo che è il blog che, più che autobiografico, qualche volta è addirittura uno spazio “intimo”, personalissimo, perfetto per lasciar fluire libero tutto il narcisismo possibile e il bisogno di attenzioni. Ma soprattutto sono convinta che il romanzo, a differenza del blog, sia anche un oggetto artistico che merita ogni cura. Questo l’ho anche imparato sul campo, lavorando con una editor scrupolosa e instancabile come Alessandra Minervini. Da lei ho appreso che la scrittura è un lavoro vero, e tra i più seri del mondo! Storia sull’amore, giallo, a tratti thriller, il tuo è un ro-

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ARTINTIME manzo di contrasti tra momenti di delicata leggerezza e altri di buio e violenza: come ti sentiresti di definirlo se dovessi incasellarlo in un genere? Non credo ci sua una definizione precisa per questo libro, nel bene e nel male. Assomiglia a un giallo, ma non ne ha tutti gli elementi. Non è “rosa” e non è poi così noir, anche se forse è il genere cui si avvicina di più. Semplicemente, però, è una storia, che avevo bisogno di raccontare. Torino compare spesso in questa storia, e forse ne è un po’ protagonista. Cosa rappresenta questa città per te? Tutto. Torino è lo spazio mentale di quasi tutti i miei ricordi. Trovo che sia una città molto letteraria e poetica. Cattiva e dolce insieme. Globale e locale come poche. Racchiusa tra le montagne, ma aperta all’estero per cultura e aspirazioni. Silenziosa e brulicante. Sofferente e all’improvviso leggera. E poi c’è il fiume. Come tutte le città di fiume, ha una vena pulsante che le scorre dentro, sempre viva, piena di storie da scoprire. Celeste, la protagonista, tiene un blog sui fiori: inevitabile il richiamo alla tua attività di blogger, come mai ha scelto di farla parlare tramite blog? Che fosse una blogger è stato inevitabile. Volevo assolutamente inserire dei “post” all’interno della trama, come inserzioni provenienti da un lontano altrove. Perché è una forma narrativa che conosco molto bene e trovo che interrompa ad arte il fluire degli eventi. Un po’ come una pausa di riflessione, all’interno delle giornate e delle vicende sia della vita dei blogger sia del mio personaggio. Il blog è uno spazio che si finisce per amare visceralmente,

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come lettori e come blogger: Celeste se ne prende cura molto più di quanto faccia con le sue piantine e con se stessa. Diventa uno spazio sacro. Dal blog di Celeste al tuo, ormai divenuto celebre: Tazzina di caffè. Come è nato e quanto ti è stato di aiuto per diventare scrittrice? Il mio blog è nato in un momento difficile. Mi sentivo sola, molto, e molto preoccupata per il mio destino. Il futuro era incerto più che mai. Ero giovane, ma non così tanto. Senza lavoro, con un grosso problema famigliare da risolvere, vivendo ancora in casa con i genitori, senza prospettive. Stavo abbandonando le parti più importanti e fertili di me: la lettura e la scrittura. Grazie al blog le ho ricontattate, ho tolto un po’ di polvere e ridato loro nuova vita. Per diventare una scrittrice vera, sempre che possa già definirmi tale e che il criterio sia la pubblicazione, allora è stato fondamentale. Perché ho esercitato il mestiere tutti i santi giorni. Un gran metodo, che consiglio a tutti. I blogger che parlano di libri sono davvero tanti, è difficile seguirli e conoscerli tutti. Spesso sono molto simili tra loro ed è complesso emergere da questa massa, trovare una propria linea, una propria voce, eppure tu ci sei riuscita. Quale consiglio ti sentiresti di dare a chi è già in questo mondo o vuole entrare a farne parte? Consiglio di non curarsi molto delle critiche, dei giudizi affrettati di chi mette in campo sentimenti negativi per mancanza d’altro. Consiglio di non scoraggiarsi, di essere sinceri con se stessi e di non curarsi della “fama”: è una vera sciocchezza e non serve proprio a niente. Ciò che

serve è essere utili. A se stessi e agli altri. E con utili intendo “autentici”. Una scrittura autenticamente sincera può aiutare l’umanità a progredire, a fare esperienze nuove. Mentre una scrittura preconfezionata è vana, senza gusto, senza gentilezza. E consiglio di essere curiosi, e di bere caffè, ma con moderazione! In futuro ti vedi di più come Noemi-blogger o come Noemiscrittrice? Mi vedo in entrambi i ruoli. Qualcuno mi ha chiesto se continuerò a essere “Tazzina di caffè” anche a cinquant’anni. Che ridere! Credo proprio di sì. E mi sto organizzando per finire un secondo romanzo. Spero proprio tanto che ci sarà spazio per tutto, perché sono due forme di lavoro e di scrittura complementari e interessanti in maniera diversa.

Francesca Cerutti Alessandra Chiappori


INTERVISTANDO...

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ARTINTIME DA LUGLIO AL CINEMA! The Lone Ranger Walt Disney Regia: Gore Verbinski Genere: Avventura Trama: Lo sciamano indiano Tonto racconta la storia mai svelata che ha trasformato John Reid, un uomo di legge, in una leggenda della giustizia. Interpreti: Armie Hammer, Johnny Depp, Ruth Wilson, Tom Wilkinson, Helena Bonham Carter Lo attendiamo perché: ritornano sullo schermo Johnny Depp, divenuto cinquantenne da poco, e Helena Bonham Carter, anche se questa volta a dirigerli non sarà Tim Burton. Uscita: 3 luglio

To the Wonder 01 Distribution Regia: Terrence Malick Genere: Drammatico Trama: Neil è uno scrittore fallito, rimasto bloccato in un matrimonio senza amore con Marina, che ha sposato solo per farle avere il permesso di soggiorno. I due hanno avuto una figlia e i loro continui litigi iniziano a incidere sulla ragazza che comincia ad avere problemi a scuola. Interpreti: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem, Tatiana Chilin Lo attendiamo perché: è un nuovo film del celebre Malick, regista controverso, amato e odiato dalla critica. Uscita: 4 luglio

The East 20th Century Fox Regia: Zal Batmanglij Genere: Thriller Trama: The East racconta la storia di un gruppo di ecoterroristi, un’agente sotto copertura si infiltra per arrestare i criminali, ma ben presto si innamora del leader del gruppo. Interpreti: Ellen Page, Alexander Skarsgard, Patricia Clarkson, Julia Ormond. Lo attendiamo perché: è stato presentato al Sundance Film Festival e ha ottenuto diversi riscontri positivi. Uscita: 4 luglio

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MOVIELIST - LUGLIO... A cura di Francesca Cerutti

Parental Guidance 20th Century Fox Regia: Zal Batmanglij Genere: Thriller Trama: The East racconta la storia di un gruppo di ecoterroristi, un’agente sotto copertura si infiltra per arrestare i criminali, ma ben presto si innamora del leader del gruppo. Interpreti: Ellen Page, Alexander Skarsgard, Patricia Clarkson, Julia Ormond. Lo attendiamo perché: è stato presentato al Sundance Film Festival e ha ottenuto diversi riscontri positivi. Uscita: 4 luglio

Wolverine – L’immortale 20th Century Fox Regia: James Mangold Genere: Azione Trama: Wolverine si dirige in Giappone per seguire la sua amante Mariko Yashida. Quando arriva, scopre che è sposata con un freddo uomo d’affari. Interpreti: High Jackman, Naturi Naughton, Kelly Hu, Ken Watanabe, Will Yun Lee Lo attendiamo perché: è un nuovo capitolo imperdibile su Wolverine. Uscita: 25 luglio

Io sono tu Universal Pictures Regia: Seth Gordon Genere: Commedia Trama: Il protagonista, interpretato da Bateman, rimane vittima di un furto di identità, ma non è stato un uomo a realizzare questo piano. Interpreti: Jason Bateman, John Cho, Jon Favreau, Melissa McCarthy, Eric Stonestreet. Lo attendiamo perché: torna a lavorare con Bateman il regista Seth Gordon dopo l’ottimo risultato ottenuto con Come ammazzare il capo e vivere felici. Uscita: 25 luglio

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ARTINTIME IL CINEMA RITROVATO

GENOVA FILM FESTIVAL

CARTOON CLUB

Come ogni anno torna a Bologna l’appuntamento con la cinematografia del passato, con le innovazioni e gli autori che hanno fatto la storia della settima arte: il festival “Il Cinema Ritrovato” dal 29 giugno al 6 luglio accoglierà curiosi, cinefili e appassionati, nelle atmosfere magiche di indimenticabili opere filmiche. Un evento che darà spazio ai migliori restauri digitali e in pellicola, a retrospettive e approfondimenti su produzioni e cineasti, ripercorrendo la storia del cinema internazionale dalle sue origini fino alla modernità. Per maggiori informazioni www.cinetecadibologna.it.

Nella splendida cornice del Porto Antico di Genova dal 1° al 7 luglio si svolgerà la sedicesima edizione del “Genova Film Festival”. La rassegna, come ogni anno, proporrà un programma ricco di anteprime, film inediti, approfondimenti e incontri, e comprenderà numerose sezioni competitive in cui concorreranno i migliori corti, mediometraggi e documentari nazionali e liguri, con l’obiettivo di individuare novità e tendenze del cinema contemporaneo. Un’edizione ricca di novità e protagonisti di cui potete trovare qualche anticipazione sul sito www.genovafilmfestival.org.

Torna anche quest’anno l’appuntamento con “Cartoon Club”, il Festival Internazionale del Cinema d’Animazione e del Fumetto, che dal 4 al 28 luglio riunirà nella città di Rimini curiosi, professionisti e appassionati del settore. Una ventinovesima edizione ricca di incontri, spettacoli, proiezioni, mostre, performance e attività, che coinvolgeranno i visitatori nel mondo dell’animazione e del comic. Un evento dedicato soprattutto alle giovani generazioni, che cercherà di approfondire e studiare il legame tra le due arti. Per maggiori informazioni: www. cartoonclub.it.

UMBRIA JAZZ

COLLISIONI

AREZZO WAVE LOVE FESTIVAL

Quarantesimo anniversario per la rassegna internazionale che ogni anno accoglie a Perugia i grandi nomi della musica jazz, ”Umbria Jazz Festival”. Un evento ricco di concerti e appuntamenti che dal 5 al 14 luglio vedrà alternarsi sul palco artisti quali Eric Clapton, Diana Krall, Sergio Mendes, Pat Metheny, James Brown, Paolo Fresu, Pino Daniele e Russel Malone. Una settimana in cui il pubblico potrà apprezzare diverse proposte musicali in esibizioni gratuite, eventi speciali, tra jazz lunch & dinner. In un evento che coinvolgerà tutto lo splendido centro storico del capoluogo umbro. Maggiori info sul calendario della kermesse sul sito www.umbriajazz.com.

Anche quest’anno torna a Barolo l’evento letterario-musicale “Collisioni”, la rassegna di richiamo internazionale che ogni anno ospita grandi nomi della musica, del cinema, della cultura e dell’arte. Un evento da non perdere in cui verrà dato spazio a incontri, reading, concerti e spettacoli, in cui interverranno grandi artisti e ospiti di fama internazionale. Tra questi: i Jamiroquai, con la loro unica data italiana, lo scrittore Ean McEwan, Gianna Nannini, David Grossman ed Elton John, che chiuderà con il suo concerto la quinta edizione del festival. Per maggiori informazioni: www.collisioni.it.

Dall’11 al 14 luglio, ad Arezzo e Civitella, si svolgerà la ventisettesima edizione del “Arezzo Wave Love Festival”. La manifestazione, che per l’edizione 2013 si presenta fortemente rinnovata, ospiterà incontri, dibattiti e laboratori sul tema “Cheap & Chic”, ma anche un gran numero di concerti in cui si esibiranno artisti nazionali e internazionali. Tra i protagonisti delle quattro giornate di evento: Max Gazzè, Marta sui Tubi, Fedez, Massimo Zamboni, 77 Bombay Street, Grimus, Rangleklods, Fabrizio Barca e Eraldo Pecci. Per informazioni: www. italiawave.com.

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EVENTS

A cura di Anna Moschietto

VENEZIA JAZZ FESTIVAL

GFF

EFF

Dal 16 al 31 luglio si svolgerà la sesta edizione dell’evento musicale “Venezia Jazz Festival”. La rassegna, che vedrà esibirsi alcuni dei maggiori artisti jazz nazionali e internazionali, comprenderà laboratori, incontri letterari e jazz aperitif. Un evento da non perdere per gli amanti del genere e per tutti coloro che vogliono vivere l’atmosfera magica di una Venezia avvolta da particolari ritmi e melodie. Tra i protagonisti dell’edizione Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJohnette, Chick Corea e molti altri artisti. Per maggiori informazioni su ospiti e concerti: www.venetojazz.com.

Quarantatreesimo appuntamento per il “Giffoni Film Festival”, la principale manifestazione nazionale dedicata al cinema per ragazzi, che dal 19 al 28 luglio vedrà concorrere le migliori produzioni realizzate sul tema dell’edizione, “Forever young”. La kermesse, come sempre, affiancherà ai concorsi e alle proiezioni, incontri, spettacoli e anteprime, e accoglierà sul red carpet personaggi, artisti e attori nazionali ed internazionali. Tra i nomi più attesi Logan Lerman, Naya Rivera, Alessandro Gassman e Giancarlo Giannini. Informazioni: www.giffonifilmfestival.it.

Giunto alla sua settima edizione torna l’appuntamento annuale con l’”Est Film Festival”, la rassegna cinematografica dedicata alle produzioni indipendenti di giovani autori e registi, che si svolgerà a Montefiascone (VT) dal 21 al 28 luglio. La manifestazione comprenderà proiezioni, incontri, mostre, concerti ed eventi speciali e ospiterà nomi illustri del mondo della cinematografia, tra cui il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore, che inaugurerà l’edizione ritirando il premio Arco di Platino 2013. Per ulteriori informazioni sul programma dell’evento: www.estfilmfestival.it.

LIBRI ALL’ORIZZONTE

NOCICORTINFESTIVAL

ARONA MUSIC FESTIVAL

Dal 26 al 28 luglio si svolgerà la seconda edizione di “Libri all’Orizzonte”, la fiera del libro di Spoleto. L’evento sarà ospitato nella suggestiva cornice della Rocca Albornoziana e proporrà al pubblico, oltre alle consuete aree espositive, un ricco calendario di presentazioni, incontri con autori, mostre fotografiche, concorsi letterari e di poesia. Tre giorni dedicati al libro, alla cultura e all’editoria, in cui ospiti e visitatori si confronteranno sull’evoluzione del settore e sulle nuove tendenze. Per maggiori informazioni sugli appuntamenti in programma: www. libriallorizzonte.com.

Ottava edizione per il “NociCortinfestival”, la kermesse dedicata alla cinematografia breve della città di Noci (BA). La rassegna, organizzata dall’Associazione Nocicinema, si propone di valorizzare il cortometraggio e di diffonderlo come vera forma d’arte, dando spazio alle migliori produzioni internazionali. L’evento, che si svolgerà dal 27 al 30 luglio, proporrà al pubblico le proiezioni delle opere in concorso e darà così l’opportunità di apprezzare questa particolare forma d’arte attraverso una visione multiculturale. Per ulteriori informazioni: www.nocicinema.it.

Ad Arona, nella splendida cornice di Piazza San Graziano, fino al 26 luglio si svolgerà la rassegna “Arona Music Festival”, l’evento è dedicato alla musica classica e propone per questa edizione cinque appuntamenti da non perdere. Tra gli artisti che si esibiranno, l’attesissimo Giovanni Allevi (11 luglio) e il Mattia Cigalini Quartet (12 luglio). Un evento che si propone di dare spazio alle nuove tendenze della musica classica nazionale, offrendo al pubblico alcuni dei migliori artisti del genere. Per informazioni su ospiti e concerti in programma: www.comune.arona.no.it.

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PDFF 2013 - IV eDIzIone

dal 12 al 17 agosto, il festival europeo della bugia cinematografica torna per davvero a invadere le valli occitane del piemonte

gran finale a ostana il 17 agosto 2013 alle 21:30

se oltre alla curiosità voleste nutrire il corpo: dalle 19:30 vi aspettiamo con una ricca merenda vespertina offerta a tutti.

Per informazioni: info@pdff.eu | Segreteria: 347.8600227 / 339.3741741 |

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