Artintime N. 3 - Marzo

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ART

IN TIME n.3 - Marzo 2015

ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | INTERVISTE | EVENTI | LONDON NEWS



ARTINTIME L’EDITORIALE C’è un elemento parte integrante della nostra vita quotidiana soggetto a grandi, spesso immense difficoltà, abusato, maltrattato, dimenticato, brutalizzato, impoverito. È la lingua italiana, il mezzo indispensabile per comunicare: tra amici, al bar, a scuola, ma anche, salendo di livello, sui media responsabili di nutrire l’opinione pubblica, cioè quello che abbiamo in testa e di cui parliamo tutti i giorni, nelle aziende, nelle istituzioni, dalle pubbliche amministrazioni locali agli organi centrali di governo, e tra i personaggi che di queste istituzioni fanno parte. La pubblicitaria Annamaria Testa ha promosso lo scorso 17 febbraio una petizione a favore della lingua italiana, sostenuta dalla parola chiave (e non keyword!) #dilloinitaliano, che ha fatto rimbalzare l’iniziativa sui media. La Testa, che scrive anche su Internazionale, una delle piattaforme da cui è partita l’iniziativa, si è proposta in prima linea, sue parole “in favore di un uso più accorto della lingua italiana da parte di chi ha ruoli e responsabilità pubbliche”. Questa scesa in campo non vuole essere una “battaglia di retroguardia” con la sua strenua promozione dell’italiano a favore di un abuso incontrollato e indiscriminato di anglicismi. La stessa Accademia della Crusca, che supporta la causa, conosce benissimo i movimenti linguistici ed è consapevole dello scambio reciproco da sempre esistente tra lingue, ma sottolinea l’urgenza di porre un rimedio cosciente a un vero e proprio uso illegittimo di termini inglesi nel linguaggio che ogni giorno imperversa tra i media e le istituzioni, direttamente responsabile del linguaggio di cui ci nutriamo ogni giorno, che diventa inevitabilmente il nostro. Una spirale a scendere, quindi, che necessita di una presa di posizione chiara e forte: “perché la lingua italiana è un bene comune – spiega la Testa - ci appartiene, ha un valore grande ed è nostro compito averne cura”. È stata così aperta una raccolta di firme sulla piattaforma change.org, che nel giro di pochi giorni ha ricevuto un numero altissimo di adesioni, e chissà nel momento in cui questo editoriale uscirà su Artintime quanti nomi saranno già inclusi nella lista. Tra gli otto punti a favore della campagna segnalati dalla testa, ci piace sottolinearne due (trovate il testo completo cercando petizione Annamaria testa su Google). Il terzo: la nostra lingua è un valore. Studiata e amata nel mondo, è un potente strumento di promozione del nostro paese. Il sesto: da Dante a Galileo, da Leopardi a Fellini: la lingua italiana è la specifica forma in cui si articolano il nostro pensiero e la nostra creatività. Vorremmo dunque tralasciare la bella e importante occasione di riflessione sulla nostra lingua offerta da questa iniziativa? Pensateci. Noi di Artintime, insieme ad Annamaria Testa, pensiamo che abbia “senso che ci sforziamo di non sprecare il patrimonio di cultura, di storia, di bellezza, di idee e di parole che, nella nostra lingua, c’è già. Ovviamente, ciascuno è libero di usare tutte le parole di qualsiasi lingua come meglio crede, con l’unico limite del rispetto e della decenza. Tuttavia, e non per obbligo ma per consapevolezza, parlando italiano potremmo tutti cominciare a interrogarci sulle parole che usiamo. A maggior ragione potrebbe farlo chi ha ruoli pubblici e responsabilità più grandi”. Sorpresa in più per questo mese, la copertina realizzata per noi appositamente da Luigi Leuce, illustratore e grafico web torinese. Buona lettura, e ricordatevi di #dillointaliano! Alessandra Chiappori

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ARTINTIME SOMMARIO 6 . LINDSEY STIRLING by Angelica Magliocchetti

8 . FEAST, UNA SCORPACCIATA DI AMICIZIA by Francesca Cerutti

10 . HITNES by Anna Moschietto

12 . QUEL CINICO CHE STRAPPA SORRISI by Alessandra Chiappori

14 . UN PICCOLO GRANDE CAPOLAVORO DELLA GALLERIA SABAUDA by Roberta Colasanto

16 . ANTONIO TAGLIARINi by Barbara Mastria

18 . HOW TO GET THROUGH THE SAMPLE SALES by Cristina Canfora

20 . CIAO BEATRICE by Angelica Magliocchetti

22 . L’INDIMENTICABILE STORIA DI MOMO by Alessandra Chiappori

24 . COSI’ FORTE: IL CORAGGIO DI DIRE NO

by Francesca Cerutti

32 . EVENTS by Anna Moschietto

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ARTINTIME music@artintime.it

LINDSEY STIRLING “La ragazza con il violino epico”. Una definizione che calza perfettamente all’artista californiana Lindsey Stirling: violinista, compositrice e ballerina. Classe 86, la giovane artista mormone si avvicina al violino già all’età di 6 anni e, dieci anni dopo, la ritroviamo in una rock band (Stomp on Melvin) dove compone il suo primo pezzo rock per violino, aggiudicandosi così il titolo di Miss Arizona Jr. e Miss America Jr. nella categoria talento. Dopo essersi fatta notare nel programma America’s Got Talent 2010, viene contattata dal regista il regista Devin Graham per girare insieme il video di “Spontaneous Me”. Il risultato, caricato su Youtube, ottiene così tanto successo da far diventare il famoso motore di ricerca musicale il palcoscenico prediletto dall’artista californiana e del regista americano suo partner in numerosi video. Inizia così una fervente produzione di singoli, molti dei quali in collaborazione con can-

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tanti e musicisti da tutto il mondo. Rock, shuffling, hip hop, dubstep, una marea di generi che la giovane artista affronta armata solo del suo violino, delle sue acrobazie e delle atmosfere epiche che ricrea nelle sue performance. “Transcendence”, “Starships” con Megan Nicole, “Mission Impossible” con The Piano Guys, “Game of Thrones” con Peter Hollens, “The Scientist” con Tyler Ward e Kina Grannis... è davvero lunga la serie di duetti che la giovane violinista riesce a collezionare nel giro di pochi anni. È del 2012, però il suo primo, omonimo, album di inediti, che viene posizionato direttamente al primo posto della Classical Album, la classifica della rivista statunitense Billboard. Il successo è infatti subito confermato dalla rete, tanto che il canale Youtube di Linsdey arriva a contare 6 milioni di utenti iscritti e 700 milioni di visualizzazioni totali. Un successo travolgente, merito del

talento di Lindsey Stirling, ma anche della sua capacità di stare sulle scene e di incantare con stili e scenari sempre differenti. Nel 2013 escono, a distanza di pochi giorni, due EP in collaborazione cantante e produttore texano Tyler Ward: “ONE Cover” (che conta solo due brani) e “Living Room Sessions” . Dopo un acclamato tour negli Stati Uniti, in Canada e in Europa, nel 2014 esce “Shatter Me”, il secondo album dell’artista californiana. In quest’album, più denso di musica elettronica, troviamo per la prima volta due brani musicati e cantati. Un viaggio nell’oscurità che porta quindi la violinista californiana a tentare nuove, inedite, strade. Come sempre sia visive che musicali. Non perdetevi quindi l’occasione di scoprire, vedere, ascoltare e farvi coinvolgere da un’artista poliedrica e spettacolare! Enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME movies@artintime.it

FEAST, UNA SCORPACCIATA DI AMICIZIA Gattini e cagnolini sono i video più virali di questi ultimi anni. Tutti almeno una volta al giorno trovano sulla bacheca di Facebook una micro clip con un tenero cucciolo che viene voglia di coccolare all’infinito. I cani e i gatti riescono a dare molte soddisfazioni e proprio di questo parla il cortometraggio Disney che introduceva “Big Hero 6” e si è aggiudicato un Oscar come miglior cortometraggio di animazione. Diretto da Patrick Osborne, noto al pubblico per essere l’animatore di Ralph Spaccatutto e Bolt (altro cagnolino caro ai bambini), “Feast” racconta la storia di un cucciolo, Winston, un trovatello che entra nella vita di un ragazzo, James, per cambiargliela definitivamente. Ritrovato casualmente per strada, James diventa amico del cagnolino avvicinandolo con dei bocconcini e proprio attraverso il cibo diventano amici. Winston diventa quasi un figlio, mangia i suoi croccantini insieme a bacon, uova, polpette e molti altri cibi più adatti a noi “umani”. In questo crescendo di umanizzazione del cane subentra però un terzo personaggio, la fidanzata del suo proprietario. Ecco che le dinamiche del rapporto a due, uomo – cane, vengono rotte da questa nuova persona che stravolge le abitudini culinarie e così,

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al posto di grandissimi panini farciti con ogni prelibatezza, il cane si ritrova a mangiare dei piatti molto eleganti con cibi raffinati e chic. Succede sempre che, quando un amico si fidanza, le relazioni cambiano: per quanto uno non voglia modificare quanto costruito, è difficile mantenere le vecchie abitudini. Winston se ne accorge ben presto e ne rimane deluso, ma sarà proprio lui, miglior amico di James, a ricostruire quella relazione che si rompe improvvisamente. Un cane, insomma, ristabilisce la relazione tra gli umani, portandoli a capire quanto essi si completano l’un l’altro. Ecco così che il cucciolo trova la sua collocazione all’interno del nuovo nucleo che si va a creare. Viene nuovamente preso in considerazione come membro della famiglia e il suo ruolo cresce ulteriormente nel momento in cui arriva il bebè. Le polpette di sugo lanciate dall’alto del seggiolone riportano il cane agli albori della sua relazione con James, ormai divenuto uomo e padre. “Feast” è una parabola in perfetto stile Disney, dove i sentimenti e le emozioni riempiono ogni fotogramma, dove le espressioni ancora una volta sono più forti di centinaia di parole. Amicizia, amore, lealtà, fiducia, crescita, sono questi i valori che vengono messi in gioco nel

cortometraggio e che portano lo spettatore ad appassionarsi della vicenda del piccolo cane e del suo padrone. Una storia anche sociale, che fa capire l’importanza degli animali all’interno delle famiglie, presenze silenziose, alle quali manca solo la parola - come si ricordava in “The Artist” - ma che sono perfettamente in grado di leggere i nostri sentimenti e i nostri pensieri, sono quelli che nonostante tutto e tutti sono sempre pronti e ci attendono, disposti a perdonarci e a riprendere l’amicizia da dove l’avevano lasciata. Un cortometraggio che è una perla dell’animazione da aggiungere alla grande collana di gioielli Pixar, una scorpacciata di amicizia, una storia premiata dalla giuria degli Accademy Awards con un Oscar per il miglior cortometraggio di animazione. Come dargli torto?

Francesca Cerutti


MOVIES

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ARTINTIME

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STREET-ART popart@artintime.it

HITNES Street artist romano classe 1982, si laurea nel 2005 all’Istituto Europeo di Design della capitale. Dal 1996 inizia a realizzare murales in Europa, Messico, Cina e Australia, sia per committenze private sia per la riqualificazione di aree urbane. Un’attività che l’artista porta avanti parallelamente ai lavori di illustrazione, scenografia, storyboarding, grafica e incisore, che lo vedono impegnato in diversi progetti e lavori, anche con Cinecittà. Il tema ricorrente è la natura, in particolare il mondo animale, che ritroviamo sia negli enormi disegni murali sia in illustrazioni e incisioni, opere presentate nelle numerose personali dell’artista: Pisa (2004); Viterbo (2006); Schio (2006); Roma (2008); Roma, Trevi, Parigi

e Fribourg (2009); Roma, Napoli e Firenze (2010); Bologna, Roma, Padova, Palermo (2011); Mexico City (2012); Roma (2013); Lugano, New York (2014). Tra le ultime realizzazioni di Hitnes “SanBa”, opera di rinnovamento del quartiere San Basilio, nella periferia di Roma, inaugurato il 28 febbraio 2015. Un progetto di arte contemporanea promosso dall’Associazione “Walls” che prevede l’abbellimento di sei facciate di palazzi, su cui l’artista ha raccontato in pittura, contestualmente alla zona e ai suoi abitanti, il nuovo volto del quartiere e la sua volontà di rinascita culturale.

Anna Moschietto

Mail: hitnes@gmail.com Sito: http://www.hitnes.org/

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ARTINTIME books@artintime.it

QUEL CINICO CHE STRAPPA SORRISI Cesare Annunziata, eccolo qui l’irrefrenabile assoluto protagonista di questo brillante, ironico e sotto sotto tenero romanzo di “quasi esordio” di Lorenzo Marone. Vedovo della paziente Caterina, con due figli e un nipote, davanti ai suoi 77 anni Cesare non si è ancora arreso - e non ci pensa nemmeno! - all’età che avanza con i suoi fastidi e problemi e alla solitudine che sembra caratterizzare i cosiddetti “anziani”. Lo conosciamo così nel flusso spassosissimo della sua voce di narratore in prima persona mentre vive la vita condominiale, tra vicini bizzarri di sempre e nuovi inquilini dalle storie a tinte oscure, mentre frequenta una prostituta che un po’ consola le sue voglie e le sue mancanze affettive, e mentre si barcamena nel complicato rapporto con i figli, Sveva e Dante. E lo conosciamo molto bene, perché è lui stesso a lasciarci entrare nella sua vita e nei suoi pensieri, mettendo a nudo il suo cinismo, sì, ma anche la sua ironia, le sue paure e la sorta di sociopatia che lo porta a preferire le quattro mura di casa propria a un diretto rapporto con gli altri, senza i quali però, in realtà, non saprebbe come fare. A cominciare proprio dai due figli con cui, e lo capiamo dalla piccola premessa che precede l’attacco del romanzo (“una precisazione”, dove Cesare insinua, come a volerne conferma da noi, che suo figlio

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sembra proprio gay, anche se non glielo ha mai detto), il rapporto di Cesare è tutt’altro che semplice. Sveva, carattere spigoloso e orgoglioso, proprio come il padre, è sposata con un bambino, e Cesare si ritrova suo malgrado a scoprire cose sulla situazione matrimoniale della figlia che forse non avrebbe voluto conoscere, o che invece forse è giusto un padre sappia. Non sa invece cose su Dante, il figlio che lo adora e che sembra più di tutti capire con pazienza o rassegnazione le asperità del carattere del padre e non si aspetta, almeno in apparenza, nulla in più da lui. E poi c’è Emma, la nuova e giovane vicina di casa che Cesare, amante delle belle donne, nota subito, ma nella cui vita entra a far parte per una tragica vicenda che la riguarda, e che metterà alla prova il forte e roccioso anziano napoletano. Eh già, sullo sfondo di questa storia tutta empatia e sorrisi c’è una Napoli che brulica e del cui spirito è un po’ fatto lo stesso Cesare, dalla battuta sempre pronta ma dalla sotterranea malinconia che si genera nel confronto costante con la bellezza e con ciò che non lo è, o non lo è più. Delicato, intenso ed emozionante è così l’elenco che nel finale copre più e più pagine, a snocciolare i “mi piace” di Cesare, dalle azioni quotidiane, ai profumi del cibo, alle donne, alle sensazioni, ai colori… Un intero mondo, il mon-

do di una persona che non vuole affondare nel buio e nella solitudine, nella banalità di una vita che, vista l’età, inizia a farsi talvolta pesante. Ma la tentazione di essere felici è più forte e supera tutto, facendo di Cesare un vincente, nonostante un passato fastidioso che esce improvvisamente allo scoperto, nonostante l’irrefrenabile spinta all’egoismo che spesso lo porta a calpestare la sensibilità altrui, nonostante il male, l’ingiustizia contro la quale il nostro protagonista resiste, stoico, forte e testardo fino all’ultimo nel cercare quella felicità a tutti i costi, sempre. L’ironia è una delle chiavi della storia, sapientemente dosata dall’autore, lascia spazio a siparietti davvero irresistibili e situazioni comiche che riusciranno ad acchiapparvi, strapparvi un sorriso e trascinarvi nella vicenda dell’arzillo Cesare, travolti insieme a lui dai fatti e dalle pieghe che la vita ci riserva dietro ogni insospettabile angolo. Come non lasciarsi andare, per esempio, di fronte alle piccole scenette piene di verve che il protagonista allestisce a bordo dei taxi, dichiarandosi in tono imperioso all’autista come capo della polizia, dei carabinieri o della finanza, e riuscendo così a incutere timore e, naturalmente, a ottenere una corsa gratis? Il trasformista Cesare vi sorprenderà con questi e altri numeri da cabaret o da investigare privato che si rispetti, scenette, pensieri e improvvisate che non vi aspettere-


BOOKS ste da un 77enne, e che per questo, caricati da una tremenda voglia di vivere e di godersela tutta fino all’ultimo, risulteranno davvero irresistibili. Come il romanzo di Marone: una ventata di ottimismo e un grazie alle cose belle della vita capaci di generare la felicità che ci alimenta come linfa.

A lessandra Chiappori

È vero, mi piace giocare all’investigatore. E non solo. Adoro trasformarmi in altre persone, assumere identità diverse, vivere in modo fantastico. È che fino a una certa età ho trascorso una vita alquanto «normale», senza particolari emozioni. Il problema è che quando ti avvicini alla fine ti vengono a far visita di notte molte voci irritanti che bisbigliano in modo insistente: Datti una mossa, non marcire in casa, fai qualcosa di folle, cerca di rimediare a tutto il «non fatto» della tua misera vita.

Lorenzo Marone, La tentazione di essere felici, Longanesi, 2014

LORENZO MARONE Classe 1974, napoletano, dopo anni di carriera da avvocato Lorenzo ha capito che la sua ambizione era un’altra, e così ha cambiato lavoro e ha iniziato a dedicarsi a piene mani alla scrittura uscendo con qualche racconto e approdando al vero e proprio esordio nel 2015 con questa esilarante storia per Longanesi, che rivela una grande dimestichezza non solo con la forma narrativa ma con tutto ciò che la vita sa offrirci.

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ARTINTIME unclassicart@artintime.it

UN PICCOLO GRANDE CAPOLAVORO DELLA GALLERIA SABAUDA Al piano terra della riaperta Galleria Sabauda di Torino, passeggiando tra le opere del 1400 ci si imbatte in una tavoletta dipinta raffigurante San Francesco che riceve le stigmate, opera del più celebrato artista del Quattrocento fiammingo: Jan Van Eyck. Per le sue piccole dimensioni –appena 29 cm x 33 cm- la tavoletta si è vista sovente superata a passo svelto dal visitatore avido di riempirsi gli occhi dei grandi capolavori della galleria ma magari poco avvezzo alle sorprese che la grande arte fiamminga, anche se in piccole dimensioni, può riservare. Questa piccola tavola, destinata alla devozione privata, ha una copia gemella di dimensioni minori conservata al Philadelphia Museum of Art, probabilmente di mano dello stesso artista. Si pensa che le due opere fossero quelle menzionate nel testamento di Anselmo Adorno, che

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nel 1470 lasciava alle due figlie, entrambe monache, due tavolette raffiguranti San Francesco di mano del Van Eyck. Come le strade dei due dipinti si siano poi divise al punto da farli rispuntare in luoghi geograficamente così distanti, a Torino e a Philadelphia, è un mistero di quelli che spesso circondano la storia e le peripezie delle opere d’arte. Il “San Francesco” di Torino, dipinto a olio su tavola di legno di quercia del Baltico, raffigura il momento in cui il santo, ai piedi del monte Verna, riceve da Gesù Cristo le stigmate. San Francesco raffigurato di profilo e il suo compagno, frate Leone, che siede addormentato, sono figure definite in maniera scultorea, pesantemente ancorate al terreno, le pieghe delle vesti che scendono severe a suggerire il tessuto grezzo e pesante del saio, i cordoni in vita che caratterizzano l’abito fran-

cescano definiti in ogni loro singolo filo. Se si osserva attentamente si riesce a intravedere persino l’ombra di una barba mal rasata sulle guance di San Francesco. I personaggi sono collocati in un paesaggio mediterraneo caratterizzato da una flora definita con straordinaria precisione botanica; a destra la quinta rocciosa del monte, con i suoi pietroni friabili; in lontananza si apre uno scorcio luminoso occupato da un lago con una minuscola barchetta che pur proietta il suo riflesso nello specchio d’acqua; al di là di questo una città turrita; ancora alle spalle si intravede una catena montuosa seminascosta dalla nebbia. Guardare un quadro fiammingo significa non dover mai fermare lo sguardo: è un gioco virtuosistico dell’artista, che sfida lo spettatore a scoprire ogni piccolo dettaglio. L’esempio più celebre in questo senso è un dipin-


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to presente su tutti i manuali di storia dell’arte e conservato alla National Gallery di Londra, i “Coniugi Arnolfini”, dove ogni superficie riflettente è utilizzata da Van Eyck per svelare altri particolari della realtà non immediatamente compresi nella scena principale. Nella tavoletta torinese, inoltre, non si è mancato di notare una certa somiglianza del profilo del

santo con quello del cancelliere Rolin, potente committente dell’artista fiammingo, da lui ritratto nella tavola con la “Madonna del cancelliere Rolin” conservata al Louvre (dove, guarda caso, ritornano le montagne in lontananza e la barchetta in secondo piano con la sua immancabile ombra nell’acqua). Vi aspetta alla Galleria Sabauda dunque questa piccola ma eccezionale

prova di un artista che si è cimentato tanto in imprese monumentali (come il famigerato Polittico di Gand) quanto in opere di piccolo formato, come le miniature, sempre raggiungendo vette di eccellenza. Di sicuro un ottimo punto di partenza per iniziare a scoprire il fascino della pittura fiamminga: da non perdere.

Roberta Colasanto

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TEATRO teatro@artintime.it

ANTONIO TAGLIARINi “Il Teatro è un luogo di pensiero, all’interno del quale ci si può incontrare e che, anche se apparentemente può sembrare inutile, racchiude in sé un valore inestimabile”. Così rispondeva qualche anno fa Antonio Tagliarini a una video intervista per Pim Off, spazio milanese dedicato alla danza contemporanea e al teatro, quando gli si chiedeva il perché del fare teatro oggi. Lo si avverte dedito a un lavoro complesso, sincero, diretto e leale col pubblico, atteggiamento che lo obbliga coscientemente a sottrarre da esso tutto ciò che rivela superficialità e falsità. Stabile a Roma, Antonio Tagliarini è un artista a 360 gradi: autore, performer, regista e coreografo, collabora attualmente con diversi nomi della scena nazionale e internazionale e dal 2008 con Daria Deflorian. Il loro sodalizio aveva preso forma due anni prima, quando erano stati

invitati come interpreti a prendere parte a uno spettacolo di Fabrizio Arcuri. Oggi Tagliarini e Deflorian collaborano stabilmente come compagnia. Recentemente i due artisti sono stati insigniti del Premio Ubu 2014 come Novità italiana per l’applaudito, “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”. Coreografo e legato all’espressione corporea, davanti alla crisi economica e al senso di impotenza da esso recato, Tagliarini spiega quanto non solo il teatro, ma le arti in senso lato, possano giovare dello stimolo di determinati meccanismi creativi che scartino il solco che la crisi stessa rappresenta. Antonio Tagliarini, quale artista resiliente, vive l’oggi della cultura e dell’arte mettendo nel lavoro tutte le avversità che lo attraversano, creando opere che coinvolgano in prima persona e avvicinino il pubblico al suo sentire.

Barbara Mastria

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ARTINTIME fromlondon@artintime.it

HOW TO GET THROUGH THE SAMPLE SALES JUNGLE Reading the title you might want to ask “What on earth is a sample sale?”, and “Why should I be interest in such thing?”, the following article will cover these points and give you some tips on how to get the most out of it. The mysterious world of sample sale is actually easy to explain. A retail business, a brand or a designer wants to get rid of the excess merchandise, those items used as display or as sample to sell products to vendors. They are generally been used in advance showings or fashion show and could be not in perfect conditions. Here comes the bargain for you, because is the perfect opportunity to get your dream shoes or cardigan at a fraction of the original price. It works well especially for those unaffordable brands that we all dream about. New York is the main city of the sample sales, we have seen them celebrated in several movies, where brides to be fight for the right size of a Vera Wang gown. So we can imagine that the hardest part, after you’ve been able to spot the exact occasion, is to survive it! Well, since more and more cities are using this business technique, websites and magazines are becoming the first tool to discover the best sale. Then, of course, the word of mouth is still very helpful. Here what I learnt from my first ever Sample Sale in London. First of all I acknowledged the existence of an amazing Rupert Sander-

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son sample sale (a British shoes designer), through a picture of a magazine article sent to my mobile by my fashionable friend. The message under the image she sent was more or less “Today, after work, nearest tube station Green Park”. This is how we planned it basically. Once inside the room, a conference space transformed for the event with two rows of chairs in the middle and mirrors at the height of your feet, it was clear to me that I was entering a war zone. I didn’t know where to start as I was overwhelmed by the amount of shoes all over the place and women frantically trying them on in every single corner. My experienced friend, instead, was already moving forward to the most discounted section, already looking for a deal. She quickly explained me our target and then we went hunting heads down. With methodical research we narrowed the options into three each and conquered a chair to sit on. Every now and then she was popping back to the display table to see if any interesting shoes were available in our size. She was also very chatty with “the competitors”, giving them her frankly opinion, sometimes using it strategically. Out of this experience I can say that two is the perfect number for the hunt, and at least one of you has to be very switched on. You have to constantly look for the perfect item, because it can appear from

no-where, and be ready to fight for it! If someone is trying what you like but seems undecided work your way in starting a conversation with a compliment and then casually say that there is something odd about the item or that it doesn’t perfectly suit her. She will leave it for you to grab. Leggendo il titolo potreste chiedervi “Che cos’è un Sample Sale?” e “Perché dovrei essere interessato a una cosa del genere?”, l’articolo che segue cercherà di rispondere a questi quesiti e in più dare alcune dritte su come trarre il massimo dalle “svendite”. Il mondo misterioso dei sample sale è in realtà molto facile da spiegare. Un negozio, un marchio o uno stilista vuole disfarsi di un eccesso di prodotti, i cosiddetti campioni di vendita o resti di magazzino. Questi articoli possono essere leggermente fallati, non in perfetto stato perché utilizzati durante sfilate di moda o nei campionari. New York è patria indiscussa dei sample sale, lì vengono effettuati ormai da anni. Hanno persino trovato spazio nei film, come un rituale fenomeno consumistico. Innumerevoli le scene con protagonista la lotta per l’ultimo modello di vestito da sposa di Vera Wang o affini. È facile quindi arrivare all’assunto che la parte più ostica in questa corsa all’acquisto perfetto sia, dopo aver individuato la svendita dei nostri sogni, sopravvivere all’orda inferocita di donne in assetto da guerra.


SPECIAL

Riscontrato il successo di questa strategia di vendita, sempre più città vi fanno ricorso; gli strumenti principali per scoprire dove, come e quando avverranno gli sconti fuori stagione sono siti internet, blog e riviste. Senza dimenticare naturalmente il buon vecchio passaparola. Ecco cosa ho imparato dalla mia prima esperienza londinese di sample sale. Per prima cosa sono venuta a conoscenza di un’incredibile svendita di scarpe di Rupert Sanderson (stilista britannico

attivo dal 2001) grazie all’immagine di un ritaglio di giornale inviatami sul cellulare da un’amica appassionata di moda. Il messaggio sotto la foto recitava così: “Oggi, dopo lavoro, la metro più vicina è Green Park”. Questo il nostro piano d’attacco. Una volta dentro la stanza, una sala conferenze trasformata in atelier temporaneo con due file di sedie al centro e specchi ad altezza caviglia, è stato come ritrovarsi in trincea.

Non sapevo da dove cominciare, impressionata dalla quantità di scarpe esposte ovunque e dal numero di donne che frenetiche misuravano calzature in ogni angolo. La mia amica, molto più esperta invece, si era già mossa in direzione della sezione con gli sconti maggiori alla ricerca di una clamorosa offerta. Ci siamo concesse un ragguaglio veloce sul nostro comune obiettivo, e giù a testa bassa per scovare la preda. Con metodica ricerca abbiamo ridotto le opzioni a tre a testa e conquistato una sedia. Di quando in quando la mia amica ritornava al tavolo su cui erano esposte le scarpe, per vagliare le novità in fatto di modelli e misure. Giocando d’astuzia, si era in più guadagnata le simpatie delle “avversarie” dando opinioni e consigli spassionati. Da questa esperienza ho dedotto che due è il numero perfetto per la caccia all’affare, e almeno una di voi deve essere veramente carica. Mai smettere di cercare l’oggetto dei vostri desideri, perché può comparire dal nulla proprio quando meno ve lo aspettate. Perciò siate pronte a lottare per ottenerlo! Infine, se qualcuno sta misurando un capo a cui siete interessate e vi sembra indeciso, non siate timide, approcciate la persona facendole un complimento. Dopo aver attirato la sua attenzione in questo modo, mettete in dubbio la qualità dell’articolo o il modo in cui le sta addosso. Lo lascerà senza tentennamenti, e voi potrete aggiudicarvelo.

Cristina Canfora

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ARTINTIME music@artintime.it

CIAO BEATRICE 2012, Bagheria (Palermo). Ernest Lanzafame (chitarra e voce), Fabrizio Piazza (basso), Nicolò Zarcone (batteria) e Luciano Cucinella (chitarra e cori) danno vita a una band, improvvisandone il nome a un concerto, un po’ per scherzo, ma sicuramente per passione. Loro sono i Ciao Beatrice. Di impronta rock, i giovani artisti amano sperimentare, creando dei brani originali e aperti a più interpretazioni. È in questa doppia faccia che la band mostra il suo talento fin dai primi brani e ancor più nel suo album d’esordio: “Problemi, cose”. Sin dalla copertina è evidente che la band ha già uno stile proprio, colorato, allegro e un po’ truffaldino. Si, perché dietro al sound gioioso e alla solarità delle melodie, qualcosa stride: i testi. Come sollevando una maschera, ascoltando attentamente la vena creativa dei giovani musicisti siciliani, emerge un mondo fat-

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to di sospesi. Di un quotidiano che c’è, rassicura ma non basta. Manca d’essenza, manca di quei piccoli attimi di pazzia di cui tutti abbiamo bisogno. È da questa idea che si diramano le dieci tracce dell’album, in scia Strokes: l’elettronica “Non capirò mai il circo” realizzata in collaborazione con Dimartino, l’evocativa “Fuoco amico” («Senti come fischia il rumore della tua allegria!»), l’inaspettata “Gommapiuma” e l’ultimo singolo, corredato da un video realizzato con l’associazione cinematografica Making, “Sembra Che ci Stia Provando Io”. Un primo lavoro che lascia ben sperare per il futuro della band siciliana. E anche se ora sono rimasti in tre, dopo che il batterista Nicolò Zarcone ha lasciato il gruppo, il tocco è sempre lo stesso, ed è imperdibile! So, Enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME books@artintime.it

L’INDIMENTICABILE STORIA DI MOMO Lo preannuncia la quarta di copertina, e in effetti vi accorgerete che è davvero così: Momo, il ragazzo protagonista di questa storia parigina ambientata durante la seconda guerra mondiale, è realmente un personaggio che vi resterà nel cuore. Lo conosciamo in apertura, insieme alla sorella più piccola, Marie, mentre improvvisamente e senza spiegazioni di sorta è costretto a scappare dalla propria casa, i genitori già spariti e arrestati in un alone di inspiegabile ai suoi occhi. Undici anni lei, quattordici lui, Maurice Moscowitz, detto Momo, e Marie si ritrovano soli e attanagliati dalla paura in uno sgabuzzino di un palazzo di Les Halles, il quartiere parigino del grande mercato all’ingrosso. La storia di Momo è tratta da una vicenda reale, e per quanto romanzata sappiamo quindi che le paure e gli episodi vissuti non sono frutto di invenzione ma panico e orrore incisi nella vera storia del Novecento. Sarà per questo che, per quanto percorse da dolore, non riusciamo a staccarci dalle pagine del romanzo. Momo, rimasto orfano con solo una sorella spaventata e piccola da proteggere e la segreta speranza che i genitori tornino a prenderli, deve rimboccarsi le maniche e lavorare per guadagnare qualcosa. È così che entra nel mercato e, lavoretto dopo lavoretto, si costruisce intorno una rete di amici che sarà fondamentale, estesa fino alla vi-

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cina di casa, Bulle, una prostituta dalla grande generosità. Momo e Marie sono considerati ebrei anche se di soli nonni ebrei, e mentre la vicenda, iniziata nel 1941, prosegue nel tempo, la situazione per loro a Parigi si fa sempre più pericolosa. Ma tutto sembra andare per il meglio: Momo cresce, lavora e mette su imprese stringendo con i collegi e amici di Les Halles sinceri rapporti di amicizia che costituiranno l’ossatura della sua nuova vita di ragazzo ebreo senza documenti e in costante fuga nella Parigi nazista degli anni Quaranta. Su questo sfondo storico, che alterna momenti bui ad altre svolte positive, che incoraggiano via via l’audacia di Momo e la speranza del lettore, il ragazzino terrorizzato e innocente del primo capitolo diventa suo malgrado adulto. È un processo graduale e inevitabile, viste le circostanze. Momo matura come un frutto di serra: forzatamente. Lo fa ingoiando tristezze e paure, tenendo sottopelle un dolore che ha imparato a far suo, magnificando quei valori così forti trasmessi dai genitori, presenti anche se assenti, e che ne orientano l’agire, sempre tenace, votato solo alla salvaguardia e protezione del proprio nucleo familiare ormai sventrato, nel ricordo di mamma e papà e nelle cure e sollecitudini rivolte a Marie. Momo cresce così, forse è per quello che ci entra nel cuore: perché si dà da fare, sopporta le peggiori umiliazioni e le

tremende vicende che il conflitto gli scarica addosso fino alla liberazione americana del 1944, ma resta integro. Scalfitto fuori, ma puro dentro. La sua giovane vita e le sue ambizioni di studio, di serenità, di amore, polverizzate in cenere, in una Parigi che da casa sicura diventa prigione da incubo, sotto la guida di folli. Ma la sua dignità di ragazzo, ormai uomo all’arrivo delle truppe alleate in Francia, si salva: Momo mantiene, dietro lo sconforto più grande, che colpisce allo stomaco anche noi, una rettitudine morale di estrema robustezza, unica eredità della sua famiglia scomparsa un giorno del 1941 e mai più riunita. È una vicenda brutale, come tutte le storie di guerra che scavano e scoprono piccole storie nella più grande Storia. Così, mentre per noi seconda guerra mondiale significa libri studiati a scuola, grazie a Momo e a Marie possiamo materializzarci nella Parigi della guerra, vivere la fame che morde, il freddo, il panico del non essere più padroni della propria vita, dei propri cari, dei propri sogni e di un futuro per cui si era tanto faticato e che all’improvviso non esiste più. Momo è l’incarnazione di questa tragica sorte, un ragazzino votato alla più sana e corretta delle vite, diventato adulto troppo presto, in uno strappo feroce alla sua candida innocenza, al suo diploma di scuola, ai suoi libri e ai suoi progetti di rinascita, di ricostruzione. Che tuttavia, finito il conflitto e pagato


BOOKS l’altissimo e improponibile costo di vite e speranze umane, possono ripartire. Lontano da Parigi, città ormai vuota e priva di alcun aggancio: bisogna andare via. Far finta di niente sarà difficile, sarà impossibile – l’orrore non si cancella – ma l’anima candida di Momo e Marie, ne siamo certi, resisterà e scalderà le loro vite e quelle di chi gli starà intorno.

A lessandra Chiappori

“centoquarantatré franchi, ecco tutto il patrimonio che ho portato via in preda al panico, oltre al mio completo marrone chiaro… A quello ci tenevo più di ogni altra cosa, giacca e pantaloni fatti su misura. Lo avevo messo per la prima volta due mesi prima, la sera in cui papà ci aveva portati da Fernand, il bistrot di place des Cerisier, per festeggiare il mio diploma di terza media. Il completo e la scatola di biscotti… Il resto penso che non valesse granché” Philippe Hayat, Momo a Les Halles, Neri Pozza, 2014

PHILIPPE HAYAT Al suo primo romanzo accolto con grande calore sul mercato editoriale francese, Phillippe Hayat sembra avere un particolare talento per la narrativa che speriamo lo porti a nuove storie, anche se non è un “letterato” nel dna. Laureato infatti all’École Polytechnique e specializzato all’ESSEC di Parigi, ha fondato nel 2007 100.000 Entrepreneurs, un’associazione che incoraggia e promuove l’imprenditoria giovanile.

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COSI’ FORTE: IL CORAGGIO DI DIRE NO Luca Gaddini, regista noto nel web per “Tracklist the Series”, ha recentemente realizzato un cortometraggio che si allontana dai toni ironici e goliardici di questa serie, per spostarsi su tematiche di tipo sociale come la violenza sulle donne. “Così forte”, questo il titolo, racconta attraverso dei fotogrammi la storia di una giovane donna che cerca di nascondere la violenza subita. Cerca di convivere con una persona che di fatto non la rispetta e a fatica trova il coraggio di scappare per uscire da questa relazione malata. Le immagini che si succedono in “Così forte”, accompagnate dall’omonimo componimento musicale di Alessandro De Pieri, sono sicuramente esplicative e lasciano ben poco da immaginare: gesti, azioni, momenti di vuoto interiore in cui la protagonista si ferma e si trova sola a pensare a quello che le accade. Sola come tutte le donne che sono vittime di violenza e che non riescono - o riescono a fatica con la loro unica forza - a ribellarsi a qualcosa che è di fatto più grande di loro. Le vie di fuga sono difficili da vedere e il bagliore della speranza è spesso invisibile al fondo di un tunnel troppo nero. Forse la morte è l’unica via di uscita, il suicidio, per rompere queste umiliazioni, per non dover

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anche convivere con l’idea di aver subito una violenza: sono le cicatrici psicologiche ad essere più dolorose e longeve, dal dolore fisico si può guarire, ma la mente richiede tempistiche più lunghe. La violenza però, ci ricorda il regista, è spesso anche economica, l’uomo sfrutta la compagna trasformandola quasi in una banca dalla quale attingere senza ritegno i soldi. La donna deve avere il coraggio di urlare il suo no, di opporsi. Nel cortometraggio questo avviene proprio quando in cui il tono della musica cambia e sembra si vada verso un momento di riscatto, di cambiamento radicale. La ragazza sceglie di non nascondere la violenza, perché se seguisse questa strada non risolverebbe nulla: toglie così il trucco dal suo occhio e mostra alle persone il trauma subìto, perché è necessario testimoniare, raccontare, affinché qualcosa cambi. Colpo di coda finale è poi la fuga, il cambiamento totale della propria vita: la ragazza sceglie di andarsene da quella casa che è di fatto divenuta un carcere, un luogo di sofferenza dove lei non è più considerata come donna ma come mero oggetto. Quello non era amore, non era rispetto e soprattutto non era vita! Raccontare queste storie è molto difficile, si rischia di cadere nel banale e di mostrare le

solite cose che chiunque potrebbe evidenziare, rischiando di divenire retorici e soprattutto poco efficaci nel comunicare un messaggio che oggi è molto sentito dalla società. Il cortometraggio di Luca Gaddini riesce con semplicità a dare voce a tutto questo, prendendo in considerazione la figura femminile a 360°, senza dimenticare tutto quello che queste dinamiche generano nel bene e nel male. La trama che regge l’intero corto è molto semplice, ma attraverso un montaggio ben studiato vengono evidenziati i momenti drammatici che una donna vive. La composizione di Alessandro De Pieri, che accompagna l’intero cortometraggio, è una musica dai toni amari che porta lo spettatore a riflettere su quelle immagini, lo aiuta a concentrarsi e a cogliere ancora più nel profondo il disagio che la donna vive nel momento della violenza. Il lavoro di Luca Gaddini è sicuramente ben fatto, un’ennesima conferma delle abilità e della sensibilità di questo giovane regista.

Francesca Cerutti


MOVIES

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PIACENZA SUONA JAZZ

MOVIEVALLEY BAZZACINEMA

MANTOVA COMICS AND GAMES

Dal 1° marzo e fino al 3 aprile torna l’appuntamento con “Piacenza Suona Jazz”, rassegna jazzistica che per il secondo anno allieterà le serate piacentine con ventiquattro concerti gratuiti organizzati in numerosi locali cittadini. Un appuntamento da non perdere a cui prenderanno parte artisti nazionali e internazionali, tra questi: Pietro Bonelli, Cristiano Calcagnil, Jack Walrath Quartet, Anita Vitale Quartet, Stefano Bagnoli, Vladimir Kostadinovic Quartet. Il calendario completo della rassegna è disponibile sul sito www.piacenzajazzclub.it.

A Bazzano Valsamoggia, in provincia di Bologna, si svolgerà la quarta edizione di “Movie Valley Bazzacinema - Festival Nazionale di Cortometraggi in Concorso”, che dal 5 al 15 marzo presenterà le opere selezionate per le due sezioni competitive a tema libero “Fiction” e “Puntate pilota/n. 1 delle web series”. Dieci giorni dedicati agli short film, a registi emergenti e a uno dei maggiori maestri del cinema, Federico Fellini. Maggiori informazioni sul programma della rassegna sono disponibili su bazzanocinefestival. xoom.it.

Decimo anniversario per la rassegna “Mantova Comics and Games”, che dal 6 al 8 marzo presso il PalaBAM di Mantova riunirà disegnatori, case editrici e appassionati in una fiera ricca novità, ospiti ed eventi. Una convention in cui apprezzare importanti nomi del mondo del fumetto come Paolo Pantalena, Paolo Martinello, Sio, Joe Dever e Jean-Luc Istin, novità editoriali in anteprima, ma anche giovani talenti e workshop con i più affermati maestri del settore. Per maggiori informazioni sul programma della rassegna: www. mantovacomics.it.

BYBLOS

CARTOOMICS

BERGAMO JAZZ

Dal 13 al 15 marzo presso il Parco Esposizioni Novegro di Milano si svolgerà una nuova edizione di “Byblos”, la mostra mercato del libro antico e del novecento, della stampa d’epoca e della cartofilia. L’evento, come ogni anno, sarà aperto a intenditori, collezionisti e appassionati, e proporrà uno spazio espositivo dedicato al libro antico e al libro usato, presentando stampe, mappe, cartoline e soggetti artistici. Non mancheranno inoltre appuntamenti e incontri con noti personaggi della cultura e dell’informazione. Info: www.parcoesposizioninovegro.it.

Presso Fiera Milano Rho dal 13 al 15 marzo vi aspetta “Cartoomics”, il salone del fumetto, dei cartoons e dei videogames. Una rassegna ricca di novità editoriali, anteprime, laboratori e incontri con importanti ospiti e autori emergenti provenienti dal mondo digitale. Un evento diversificato in cui troverete, oltre a editori, games e produzioni, anche le aree cosplay, fantasy, sci-fi e action, e la mostra “Il fronte di fronte”, incentrata su illustrazioni e fumetti originali sulla Prima Guerra Mondiale. Per maggiori informazioni: www.cartoomics.it.

Diretto da Enrico Rava torna l’appuntamento con il “Bergamo Jazz”, evento che dal 15 al 22 marzo proporrà al pubblico concerti con importanti artisti internazionali, incontri, proiezioni e molto altro ancora. Una trentasettesima edizione che vedrà protagonisti tra gli altri Stefano Battaglia, Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia, il batterista Jeff Ballard, la cantante statunitense Dianne Reeves, Fred Wesley e il sassofonista Mark Turner. Per conoscere il programma completo del festival visitate: www. gaetano-donizetti.com.

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EVENTS A cura di Anna Moschietto

YOUNG ABOUT

ARTELESIA FILM FESTIVAL

CORTINAMETRAGGIO

Organizzato dall’Associazione “Gli anni in tasca, il cinema e i ragazzi”, dal 16 al 28 marzo a Bologna si svolgerà il festival “Young About”, rassegna indipendente dedicata al cortometraggio di fiction e d’animazione per ragazzi. Una selezione di corti di fiction e animazione sviluppati sui temi Amore, Identità allo specchio, La grande guerra, Alberi, che saranno proiettati durante i giorni di festival e a cui saranno affiancate numerose attività, tra cui incontri e seminari. Per anticipazioni e informazioni sul programma della rassegna: www. youngabout.com.

Ottava edizione per “ArTelesia Film Festival School and University“, concorso di cinema breve sviluppato con lo scopo di favorire la sperimentazione e ricerca cinematografica su temi di impegno sociale e civile. L’evento, che si svolgerà dal 16 al 21 marzo e dal 23 al 28 marzo, vedrà protagonisti studenti di ogni età e comprenderà, oltre alle proiezioni delle opere in concorso, incontri con registi e attori. I temi dell’edizione saranno: Luce, Corto-Libro, Integration. Maggiori informazioni sul programma della rassegna sono disponibili sul sito www.artelesiafestival. com.

Dal 18 al 22 marzo torna l’appuntamento con “Cortinametraggio”, la rassegna cinematografica dedicata al cinema breve di Cortina d’Ampezzo, giunta quest’anno alla sua decima edizione. Quattro giorni di proiezioni, incontri con registi e attori, mostre, workshop e omaggi, in cui interverranno numerosi ospiti tra cui: Ricky Tognazzi, Veronica Pivetti, Jane Alexander, Sabrina Impacciatore, Giorgio Colangeli, Ambra Angiolini, Enrico Lo Verso, Chiara Francini, Fiammetta Cicogna, Cosimo Cinieri e Giuliano Montaldo. Per maggiori informazioni visitate: www.cortinametraggio.it.

SGUARDI ALTROVE FILM FESTIVAL

BIF&ST

BOLOGNA CHILDREN BOOK FAIR

A Milano dal 20 al 28 marzo si svolgerà la ventiduesima edizione di “Sguardi Altrove Film Festival”, kermesse internazionale dedicata a tematiche del mondo femminile, che si sviluppa nelle sezioni “Cinema” e “Oltre il Cinema. Tasselli d’Arte”, di cui fanno parte fotografia, video installazioni e performance. La sezione cinematografica presenterà le proiezioni dei lungometraggi di finzione, documentari e corti sull’attualità a regia femminile selezionati per il concorso, oltre alle opere della non competitiva “Sguardi Incrociati”. Info: www.sguardialtrovefilmfestival.it.

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con il “Bari International Film Festival”, che dal 21 al 28 marzo presenterà al pubblico una ricca selezione di opere, incontri, eventi e omaggi a grandi nomi della cinematografia, tra cui Fritz Lang e Francesco Rosi, a cui sarà dedicata una vasta retrospettiva. Una sesta edizione in cui non mancheranno novità, importanti anteprime e ospiti internazionali. Nella serata inaugurale sarà presentata la commedia di Marco Pontecorvo “Tempo instabile…con probabili schiarite”. Info: www.bifest.it.

Dal 30 marzo al 2 aprile torna “Bologna Children’s Book Fair”, la fiera riservata agli operatori del settore che ogni anno, presso il quartiere fieristico di Bologna, accoglie editori, autori, illustratori, editor, traduttori, bibliotecari e librai, in un ricco confronto culturale sull’editoria per ragazzi. L’evento presenta le principali novità e tendenze del settore attraverso aree espositive, presentazioni, incontri e mostre, importanti vetrine per artisti di talento. Informazioni sul calendario dell’evento sono disponibili sul sito www.bookfair.bolognafiere.it.

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