ART
IN TIME n.1 - Gennaio 2013
ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI | LONDON NEWS
L’EDITORIALE Anno nuovo, vita nuova! Quanti di voi – e di noi – hanno meditato e preso dentro sé la decisione, così ferrea all’apparenza ma purtroppo così labile ai cambiamenti di sorta, di iniziare il nuovo anno con propositi e promesse da mantenere? La dieta da seguire per depurarsi dopo i bagordi festivi e le fette di panettone di troppo, la pila di libri sul comodino in perenne aumento, ancor più ora che si sono aggiunte le novità spacchettate sotto l’albero, e il cinema, la musica, i programmi tv della nuova stagione, le mostre, le vacanze, i festival e ogni appuntamento imperdibile… Praticamente ogni cosa che le pagine di Artintime cercano di regalarvi ogni mese, suscitando la vostra curiosità e catturando la vostra attenzione. Perché in fondo, anche se sono piani perennemente destinati al fallimento (magari solo parziale!), sono i sogni, le aspettative e i progetti per un domani che vorremmo sempre migliore dell’oggi. Spazio dunque senza esitazioni alle nostre consuete rubriche, che prendono spunto da alcune delle novità in circolazione. Come per il cinema, che in questo gennaio occupa buona parte delle nostre pagine sotto diversi suoi aspetti. Quella agli esordi del nuovo anno è una vera e propria esplosione di uscite, che abbiamo fatto fatica a condensare per il nostro formato ma che ci auguriamo possano essere buoni punti di partenza per un’esplorazione personale del mondo su grande schermo. Ci sono un dolcissimo cortometraggio pluripremiato e un interessante progetto cinematografico firmato De Serio, una riconsiderazione a un mese di distanza del Torino Film Festival, e un giro a spasso per le sale cinematografiche di Londra. Lo spazio dedicato ai libri prende spunto dalla più stretta attualità, parlando di crisi delle librerie grazie all’intelligente romanzo di Alberto Schiavone e rileggendo in chiave di esordio il nuovo attesissimo libro di J.K.Rowling. La musica non si ferma, e ci propone anzi nuove voci dalla Svezia e suoni reggae mai fuori moda da una piccola realtà savonese. L’intervista di gennaio resta in tema musicale, offrendoci una lunga e bella chiacchierata alla scoperta del talento, della tecnica, dei progetti e degli interessi di Lorenzo Favero, 24enne chitarrista e compositore torinese al suo album d’esordio, “Skylines”. Alla pop art è dedicato un pezzo sull’irriverente Alessio Bolognese, creatore di Sfiggy, omicida di cartoons, mentre torna mix art per parlarci della spumeggiante cake designer torinese Claudia Lotta. E ancora, spazio alle più interessanti serie tv apparse ultimamente sugli schermi internazionali. Per chiudere, last but not least, con il teatro, che tornerà ad arricchire Artintime presentandoci Paola Zaramella, promessa del palcoscenico, che coltiva la propria arte in attesa della primavera in cui sbocciare. È così che ci sentiamo noi in questo primo numero del nuovo anno: tanto lavoro alle spalle, portato avanti nel migliore dei modi – o almeno così crediamo di poter dire! – e tante porte da aprire all’orizzonte, che scopriremo magari una volta passato il freddo inverno e tornata la bella e calda stagione. E allora sì, facciamo una lista di cose nuove e buoni propositi per il 2013: noi miglioriamo sempre più Artintime, ma voi continuate così numerosi a leggerci e seguirci! www.artintime.it
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ARTINTIME SOMMARIO 4 . FROM SWEDEN.. ANTONIA VAI! by Alngelica Magliocchetti
6 . SETTE OPERE DI MISERICORDIA by Francesca Cerutti
8 . ALESSIO BOLOGNESI by Ilaria Chiesa
10 . NON SI TRATTA DI MAGIA:
by Alessandra Chiappori
12 . SERIES. LE NOVITA’ DELLA STAGIONE. PARTE2 by Manuela Raimo
14 . INTERVISTANDO : LORENZO FAVERO by Anna Moschietto
18 . PAOLA ZARAMELLA by Barbara Mastria
20 . EAZY SKANKERS,, THE ITALIAN REGGAE by Angelica Magliocchetti
22 . DI PAGINE, DI STORIE E DI TENACI LIBRAI by Alessandra Chiappori
24 . THE MOVIE SIDE OF LONDON by Cristina Canfora
26 . CLAUDIA LOTTA, SWEET DESIGNER by Ilaria Chiesa
28 . I TWEET DI MARIO PARRUCCINI by Francesca Cerutti
30 . MY TFF: SGUARDI SUL TORINO FILM FESTIVAL by Cristina Canfora
32 . MOVIELIST-GENNAIO by Francesca Cerutti
34 . EVENTS by Anna Moschietto
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ARTINTIME
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MUSIC
FROM SWEDEN.. ANTONIA VAI! Nella continua ricerca di esordienti di talento, questa volta restiamo in Europa, spostandoci fino all’estremo nord. È qui, nelle fredde lande della Svezia, che si incontra una voce incredibilmente graffiante, riscaldata dalle note soul che la contraddistinguono e che si amalgamano quasi spontaneamente con un’impostazione più tipicamente folk. Lei è Antonia Vai, autrice e polistrumentista, ribattezzata, per le sfumature un po’ viscerali del suo folk, “Bohemian Soul Diva”. Il suo percorso musicale inizia quasi per caso, da composizioni personali create nelle camere d’albergo durante i suoi spostamenti; un po’ in sordina, senza interrompere la sua produzione creativa, inizia una lenta diffusione su internet dei suoi brani, che colpiscono subito per l’intimità trasmessa, l’energia e il calore di una voce così adatta al genere. In un naturale crescendo, nel settembre del 2012, fa uscire due album: “Lovers and
Prophets” e “Dirt from when the Earth was flat”, curati entrambi dalla stessa artista nelle melodie, nei testi, e persino nei video e nella produzione. Sebbene uscita quasi in contemporanea, l’inedita coppia di EP d’esordio presenta però parecchie differenze. Innanzitutto le tematiche: il primo ruota intorno all’idea dell’amore proibito, mentre il secondo è una raccolta di composizioni istantanee, registrate in un unico momento creativo. A monte di questo si ritrova, ovviamente, anche una forma stilistica diversa. Più limata, curata e limpida in “Lovers and Prophets”, che presenta anche brani registrati in studio come l’incisiva “Macho Woman” caratterizzata dalla presenta del pianoforte e dai ritmi più pop e “Down the rabbit hole”, dove, in un manto soul, spiccano i virtuosismi della chitarra. “Dirt from when the Earth was flat” è invece un altro mondo: immediato, senza filtri, un po’ ruvido e per questo forse più autentico. “Once I knew a boy”, primo brano dell’EP
è un esempio piacevole dell’atmosfera “live” che pervade l’intero album, passando per il coro di voci di “Song for the winter sky (and you)” fino a giungere al battito dei tamburi che aprono “It’s 6 in the morning and I think I love you”. Pur restando quindi fermamente ancorata al filone folk - Antonia ricorda infatti maggiormente artiste quali Ingrid Michaelson ed Eleanor Friedberger, più che personaggi del recente panorama soul (una fra tutti Amy Winehouse) -, la ventiquattrenne di Stoccolma ha gettato delle basi di tutto rispetto per il suo percorso musicale. Aspettando di vedere se il suo talento vocale e le sue capacità compositive riusciranno a portarla alla conquista della scena musicale, vi regalo un ultima perla: la penetrante e malinconica chitarra di “Rainy June”. Enjoy!
Angelica Magliocchetti
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ARTINTIME SETTE OPERE DI MISERICORDIA “Sette opere di misericordia” (2011) è il primo lungometraggio realizzato dai gemelli torinesi Gianluca e Massimiliano De Serio. Ambientato nella loro città natale, il film racconta le vicende di Antonio, un uomo anziano che ha subito una tracheotomia a causa di un tumore alle corde vocali, e Luminita, una giovane di origini moldave. Le strade di Luminita e Antonio si incontrano a causa di un piano criminale: la donna spera di ottenere i documenti che le permetteranno di non vivere più in clandestinità e soprattutto di andarsene da quella casa in cui viene sfruttata. Antonio diventa un punto chiave del suo piano, in particolare il suo appartamento e il fatto che viva solo lo rendono una vittima appetibile. Una vicenda dalle tinte molto tristi, che racconta quelle periferie della città dove ci sono le baraccopoli, gli invisibili, i dimenticati, uomini e donne che si muovono senza farsi notare, che cercano di sopravvivere senza permessi di soggiorno. Luminita è una ragazza prigioniera della sua ‘famiglia’, costretta a rubare per racimolare qualche soldo e rinchiusa di notte nel retro di un furgone che diventa la sua stanza da letto improvvisata, con qualche coper-
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ta vecchia e sporca. La sceneggiatura di “Sette opere di misericordia”, come hanno precisato gli stessi registi, ha origini molteplici. In primo luogo nasce dall’omonimo quadro di Caravaggio, in cui le opere di misericordia, citate nel Vangelo di Matteo, vengono rappresentate in un unico frame; queste nel film vengono utilizzate per creare dei capitoli che scandiscono la narrazione, quasi anticapitoli si potrebbe dire, poiché l’opera di misericordia rappresentata in essi non è restituita in modo canonico, ma quasi distorto, lo spettatore è spinto a riflettere sul significato che gli stessi registi hanno voluto attribuire a ognuna di esse. In secondo luogo l’esperienza di vita dei gemelli De Serio, l’assistenza al nonno malato di tumore, ha influenzato la narrazione, gli ospedali, le infermiere Moldave, le loro storie sono diventati spunti che Gianluca e Massimiliano hanno rielaborato e trasportato nel loro film. I personaggi portati sulla scena non sono molti, così come i dialoghi praticamente inesistenti, Sette opere di misericordia è un film che vuole raccontare con le immagini; la macchina da presa si sofferma sui volti, sugli oggetti senza paura, crea dei focus indelebili che rimangono impressi
nella memoria dello spettatore. A volte si assiste ai dialoghi oltre un vetro, si vedono i personaggi che parlano, ma non percepiamo quello che dicono, sentiamo i rumori della città, le auto, i bus, i tram che percorrono le vie periferiche, solo nelle ultime scene allo spettatore è concesso attraversare quel vetro e sentire quello che sta accadendo a Luminita, perché non può vederlo direttamente, lo capisce grazie al suono e al volto della madre del neonato che fissa senza espressione la scena. Un ruolo molto importante in “Sette opere di misericordia” è svolto dalla luce, non solo perché il nome della protagonista, Luminita, significa piccola luce, ma per i giochi che vengono costruiti grazie ad essa e grazie al direttore della fotografia Piero Basso, anche lui di origine piemontese. Lo stile di Caravaggio viene ripreso in questo film, la luce viene direzionata sui volti dei protagonisti, illumina solo parte di essi, lasciando nel buio l’intera stanza in cui si trovano; essa poi ottiene il massimo splendore, la sua massima forza nel momento in cui Luminita riporta a casa il neonato e lo tiene tra le braccia, entrambi vengono avvolti dalla luce del sole, un bagliore quasi angelico che fa dimenticare allo spettatore che Luminita ha
MOVIES
rapito quel bambino e lo voleva vendere in cambio dei documenti falsi. A questa scena farà seguito la punizione di Luminita per il suo gesto, saranno i capi della famiglia a vendicarsi e a far pagare a caro prezzo il gesto della donna. Ad aiutarla, a raccoglierla fisicamente da terra, sarà Adrian, l’angelo portatore della luce pura, lo stesso che all’inizio del film regala a Luminita una lampada, un oggetto quindi destinato a fare luce. Come ricordano gli stessi fratelli in una loro intervista pubblicata sul sito del film: “Abbiamo cercato di fondere attraverso la composizione del formato cinemascope e l’uso della luce naturale l’unione di materia fisica e ricerca spiritua-
le, nel tentativo di raggiungere quell’umana spiritualità, quella misericordia insieme relativizzata e trascendente cui approdano i protagonisti. Il corpo umano, centro e motore dell’azione narrativa, si fa gradualmente luce e suono: puro sentimento.” “Sette opere di misericordia” è un film molto duro, che racconta storie difficili e purtroppo vere, ogni singolo fotogramma parla della vita, della quotidianità di molte persone senza cadere mai nel banale e nel retorico, tutto è costruito con grande attenzione offrendo così allo spettatore un’esperienza cinematografica unica sia per quanto riguarda la visione che la riflessione. Un film
sicuramente che merita di essere visto e rivisto, perché ogni volta regala nuove emozioni.
Francesca Cerutti
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ARTINTIME
www.alessiobolognesi.com
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POP-ART In collaborazione con Spazio San Giorgio, Bologna
ALESSIO BOLOGNESI Ferrarese, trentaquattro anni, autore di Sfiggy: Alessio Bolognesi è un ingegnere appassionato del suo lavoro, ma desideroso di evadere da congetture sistemiche della società e del consumo, contro cui inventa, per farsi giustizia da sé, un personaggio evasivo ed irriverente, sfortunato ma vendicativo. L’iniziazione alla tela per Bolognesi avviene nel 2008 con lo studio del corpo e della sua stilizzazione, che cede poi il testimone a un progetto che tutt’ora lo vede coinvolto intimamente, Sfiggy, appunto. Dopo numerose mostre dislocate sul territorio italiano che hanno fatto discutere giornali e radio per la loro singolarità macabra – prima fra tutte il ritrova-
mento del fantoccio di Hello Kitty accoltellato al pedibus nel centro di Treviso – Bolognesi dà tregua e ci rassicura sul ritrovamento e l’arresto del temibile assassino di cartoons. Bianco, segnato da cicatrici, cattivo ed efferato omicida, Sfiggy si fa giustizia eliminando i personaggi dei cartoni animati anni ’80 e ’90, ponendo loro fine e disilludendo chi è cresciuto nella convinzione che la loro purezza sarebbe rimasta immutata. Non ancora soddisfatto, deride con sprezzo e irriverenza i grandi maestri della Pop Art, la corrente artistica alla quale si ispira, citando chiaramente i prodotti e i maestri sbeffeggiati senza pudore. Molteplici e intriganti
sono stati gli approcci dell’artista con i differenti medium, affrontati di volta in volta per rendere Sfiggy sempre più reale, unico e noto, “perché la fama non ha prezzo!”, come avrebbe probabilmente spiegato Andy Warhol.
Ilaria Chiesa
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ARTINTIME NON SI TRATTA DI MAGIA :
il nuovo “esordio” narrativo di J.K Rowling Certo, un’autrice da primi posti in classifica e budget stellare come lei non dovrebbe essere annoverata tra gli autori esordienti prediletti da Artintime, ma J.K. Rowling con il suo nuovo e attesissimo “Il seggio vacante” merita una recensione, non fosse altro per il coraggio con cui, dopo una saga dall’impatto indelebile come Harry Potter, si è rituffata nel mondo della scrittura per dare alle stampe un nuovo volume. Niente a che fare con magia, fantasia, lotta tra buoni e cattivi. E niente a che fare, naturalmente, neanche con il grande filone della letteratura per ragazzi o per giovani adulti. No, il nuovo lavoro della Rowling, che vanta uno spessore materiale di pagine degno dei celebri tomi del maghetto, non ha altro in comune con la saga. Stabilita l’impossibilità del paragone, ci piace pensare a “Il seggio vacante” come a un esordio, perché, a conti fatti, con la storia precedente della scrittrice non ha davvero niente a che vedere. È una storia di mera attualità quella del nuovo Rowling, che fin dalla prima pagina mette in scena gli attori di un’intricata tragicommedia del quotidiano. Un mondo affollato quello di Pagford, la
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cittadina che fa da sfondo alla vicenda. Fin troppo affollato, forse, vista la complessità dell’impianto narrativo che, molto cinematograficamente, tesse trame spezzettandole a episodi con un perfetto montaggio che ne mantiene la coerenza di fondo. Non solo. L’abilità della Rowling è tutta nascosta nella segreta alchimia con cui ogni personaggio e ogni storia si scoprono pagina dopo pagina legati l’un l’altro, tanto che, nel succedersi dei capitoli, quelli che sembravano stralci narrativi a se stanti diventano mosse di una sola partita a scacchi, pedine di un’unica grande partita comune: la storia che si snoda dalla situazione di partenza e descrive la propria evoluzione. Si tratta senza dubbio di ciò che fa pensare a J.K. Rowling come a un talento della letteratura contemporanea, è una complessità che si cimenta con cinquecentocinquanta pagine di un linguaggio denso e agilmente cangiante da un registro all’altro, che nella traduzione italiana di Silvia Paraccini non perde vigore e ricchezza. L’umanità nelle sue varie sfumature è rappresentata in questo affresco di cittadina inglese dove la psicologia di ciascuno combatte tra apparenze pubbliche e sentimenti
privati: invidie, rancori, piani di rivalsa sociale, prevaricazione, solitudini, frivolezza, potere, giustizia. Temi mai così vivi, mai così veri, che raggiungono il loro apice di crudezza quando toccano le macro-questioni dell’adolescenza e della tossicodipendenza, talvolta intrecciate in scorci che davvero nulla hanno del magico e fantastico harrypotteriano. L’esistenza dei ragazzi è quella dura e graffiante di ogni sobborgo e periferia urbana dell’Inghilterra e del mondo moderno, trascorsa in un’agitazione e confusione perenne fatta di sigarette, profili Facebook, attriti in famiglia e prime esperienze con l’altro sesso. La Rowling dimostra una conoscenza acuta e capillare della teen age, una familiarità disinvolta con l’umano essere e tutte le sue caleidoscopiche sfaccettature. E allora forse è proprio questo il senso della sua scrittura, la fonte del talento indubbio che l’autrice dimostra: fare della realtà un racconto, cogliere l’effetto domino che la mossa di qualcuno crea nell’intera comunità, i riflessi, le conseguenze all’interno di un microcosmo spesso inconsapevolmente organizzato. No, non si tratta di magia, ma di ottima letteratura contemporanea.
A lessandra Chiappori
BOOKS J.K ROWLING Probabilmente nota a tutti, se non altro per sommi capi, la biografia di J.K. Rowling assomiglia tanto alla storia fantastica di un romanzo: dalla sfortuna più nera alle stelle del successo. Una donna da 450 milioni di copie vendute con i sette volumi di Harry Potter, e che ci piace prendere ad esempio, perché con il solo potere della lingua scritta e della fantasia ha saputo creare un universo, regalare magia a milioni di persone e sollevarsi dalle difficoltà economiche che la ostacolavano. Non contenta, raggiunta la fama, si è rimessa in gioco re-inventandosi e dando nuova voce alla sua talentuosa penna. Ammirevole, e, perché no, imitabile!
“Pagford, al contrario, risplendeva nella mente di Howard di una specie di luce morale, come se l’anima collettiva della comunità si incarnasse nelle sue strade acciottolate, nelle sue colline, nelle sue case pittoresche. Per Howard, il suo luogo di nascita era molto più del ricordo di vecchi edifici, di un fiume che scorreva veloce fra gli alberi, dalla maestosa silhouette dell’abbazia o dei cesti fioriti appesi nella Piazza. Per lui, la cittadina era un ideale, un modo di essere; una civiltà in miniatura che si reggeva saldamente in piedi in mezzo al degrado nazionale” “Il seggio vacante”, J.K. Rowling, Salani, 2012.
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ARTINTIME SERIES:
Le novità della stagione. Parte 2. Secondo appuntamento con le serie tv: pronti a conoscere meglio alcune delle novità già in onda e in arrivo per questo 2013 appena inaugurato? NASHVILLE ABC ogni mercoledì alle 22,00 Trama: Rayna Jaymes (Connie Britton) è una regina in discesa della musica country. Tutto a favore della giovane e determinata Juliette Barnes (Hayden Panettiere), che fa parte della stessa casa discografica. Il rapporto si complica quando entrambe vogliono portarsi in tour il chitarrista e compositore Deacon Claybourne (Charles Esten), uno dei componenti della band di Rayna e suo ex fidanzato. Ma Rayna ha anche altri problemi: il marito Teddy Conrad (Eric Close) si sta candidando come sindaco di Nashville, fortemente appoggiato dal ricchissimo suocero Lamar Wyatt (Powers Boothe) che vede per lui un futuro come politico in carriera, mentre vorrebbe che la figlia smettesse di inseguire il successo e diventasse solo la moglie del futuro sindaco. Facciamo anche la conoscenza con la giovane nipote di Deacon, Scarlett O’Connor (Clare Bowen), che tra un servizio al tavolo e l’altro scrive e compone canzoni con l’amico Gunnar Scott (Sam Palladio) men-
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tre il suo ragazzo, Avery Barkley (Jonathan Jackson), cerca di sfondare con la sua band. La prima impressione: Nonostante il rischio soap sia dietro l’angolo, bisogna ammettere che la trama per ora non è male, le due protagoniste principali sono molto interessanti. Anche i comprimari sono bravi e fanno il loro lavoro; al momento ci sono più storie che si uniscono e vi consiglio di non fermarvi ai primi episodi: con il passare delle puntate ogni personaggio riesce a diventare piacevole. Acclamatissimo dalla critica, un po’ meno dal pubblico, è per ora una delle poche novità ABC ad aver ottenuto una stagione completa di 22 episodi. BEAUTY AND THE BEAST CW ogni giovedì alle 21,00 Trama: Catherine Chandler (Kristin Kreuk) è una poliziotta di New York. Nove anni prima ha assistito impotente all’omicidio della madre e lo stesso destino sarebbe toccato anche a lei se non fosse intervenuto “qualcosa” a fermarli. Ai tempi Cath ha dichiarato più volte che non è stato un animale ma una persona a salvarla, ma nessuno l’ha mai preso sul serio. Ai giorni nostri durante un’indagine per
omicidio Cath e la collega Tess Vargas (Nina Lisandrello), trovano sulle scena del delitto una serie di impronte appartenute al dottore Vincent Keller (Jay Ryan), dichiarato morto durante la guerra in Afghanistan nel 2002. Cath vuole vederci chiaro e scopre che l’uomo in realtà è vivo e si nasconde a casa dell’amico J. T. Forbes (Austin Basis). Quando la ragazza capisce che Vincent è il suo misterioso salvatore e che oltre a lei ha già salvato almeno sei persone, accetta di non rivelare la sua esistenza a Tess, al capo Joe Bishop (Brian White) e all’amico Evan Marks (Max Brown) in cambio di informazioni sulla notte in cui è morta sua madre. La prima impressione: Non è mai facile confrontarsi con una serie tv datata reinventandola in contenuti e tempi, e anche in questa della CW l’impressione è che se si confrontasse con la precedente della ABC di anni fa, ne uscirebbe maluccio. Non aiutano il fatto che la bestia non sia tale, anzi tutto il contrario, e che la bella Kristin non sia molto credibile a volte come poliziotta. Ma ci sono delle potenzialità, un po’ di intrigo nella trama con la rivelazione del motivo per il quale Vincent vive nascosto ed è innegabile che tra i due attori ci sia una bella chimica
SERIES
che porta a fare il tifo per loro sin da subito. I primi episodi sono stati un po’ meno intriganti, ma, come era successo per la prima stagione dei vampiri, il finale di mid-season ha lasciato con un cliffhanger interessante, e con il ritorno la serie potrebbe decollare. DALLAS TNT - la seconda serie in arrivo da gennaio 2013 Trama: Dallas, versione 2012, riprende a narrare le vicende della famiglia Ewing, anni dopo gli eventi conosciuti delle stagioni precedenti. Ritroviamo così Bobby Ewing (Patrick Duffy) con la nuova moglie Ann (Brenda Strong) e il loro figlio adottivo Christopher Ewing (Jesse Metcalfe) da una parte e JR (Larry Hagman), Sue Ellen (Linda Gray) e il loro figlio John Ross Jr. (Josh Henderson). A completare il quadro, Elena Ramos (Jordana Brewster), ex fidan-
zata di Chris e ora legata a John e Rebecca Sutter (Julie Gonzalo) la fidanzata di Chris al quale si aggiunge il fratello Tommy (Callard Harris). Tutto prende il via quando John Ross con l’aiuto di Elena trova un grosso giacimento di petrolio nel ranch di proprietà di zio Bobby. Il ragazzo si vede già ricco sfondato a capo delle imprese, ma lo zio non vuole saperne, ha anche scoperto di avere un cancro e l’unica cosa che intende fare è vendere e non alimentare odio nella famiglia, ci è già passato. Nel frattempo Chris è di ritorno dalla Cina, dove ha studiato energie alternative, per sposarsi con Rebecca. I due cugini si collocano subito su fronti opposti e non solo per questioni economiche: Chris ritrova Elena (un’altra) dopo anni, da quando si erano lasciati alla vigilia del matrimonio. Nonostante
stia per sposare Rebecca, riscoprire Elena fa riaffiorare i suoi sentimenti per la ragazza, che ora sta con il cugino... E il colpo di scena a fine puntata rimette tutto in gioco. La prima impressione: Riprendere una serie amatissima dopo anni era un’operazione rischiosa, ma la TNT non ha avuto dubbi: dopo il doppio episodio iniziale, la serie non si molla più! La trama è intrigante, ricca di colpi di scena, alcuni anche non previsti, i protagonisti sono a loro modo affascinanti, anche se il peso dei veterani si fa sentire. Di recente è scomparso l’attore che interpreta JR, ma la produzione della stagione due è quasi terminata e la seconda stagione andrà come previsto in onda già a gennaio 2013.
Manuela Raimo
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ARTINTIME LORENZO FAVERO Questo mese Art In Time ha intervistato per voi un giovane chitarrista torinese ritenuto una delle migliori promesse della chitarra acustica italiana, Lorenzo Favero. Musicista e compositore classe 1988 che si è fatto conoscere grazie al suo stile raffinato nell’uso del “fingerpicking”. Un artista giovane, ma con molti successi alle spalle che, dopo aver mosso i primi passi fra esibizioni, concorsi ed eventi musicali, si è dedicato alla composizione, ha stretto interessanti collaborazioni con artisti di fama nazionale ed internazionale e ha aperto i concerti di chitarristi del calibro di Don Ross, Frank Vignola e Bermuda Acoustic Trio. Un percorso di crescita artistica che lo ha portato nel 2012 alla realizzazione del suo primo album ufficiale, “Skylines”. Da dove nasce la tua passione per la musica? Nasce principalmente grazie ai miei genitori. Entrambi suonano il pianoforte da autodidatti e mi hanno abituato fin da piccolo a vivere in compagnia della musica,
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con cui ho imparato a giocare. Ricordo ancora i pomeriggi passati con mia sorella ad improvvisare esibizioni con pianoforte e percussioni. Inoltre, ho passato la mia prima infanzia a Mosca, dove c’è una forte cultura musicale e dove i bambini vengono formati musicalmente già nei primi anni di scuola. Un background culturale che mi ha permesso di maturare negli anni la mia passione per la musica. Cosa ti ha portato a scegliere la chitarra acustica? La scelta di dedicarmi alla chitarra è avvenuta a quattordici anni. Ricordo che stavo per abbandonare lo studio del pianoforte e, per caso, in una scuola di musica, ho sentito suonare “Last Steam Engine Train” da un maestro di chitarra acustica. In quel momento ho capito di aver trovato il mio strumento. Da allora, per diversi anni, ho alternato lo studio di chitarra acustica “fingerstyle” ed elettrica, e ho suonato con diverse band rock, blues, funk. Solo successivamente, dal 2008, ho scelto di dedicarmi completamente alla tecnica del
“fingerpicking”. Perché la scelta di questa particolare tecnica? È una tecnica che permette un’ampia libertà, anche nella scelta del genere musicale. E questo perché consente di unire ritmo e melodia. Il principio è quello utilizzato per suonare il pianoforte, il pollice della mano destra suona i bassi e il ritmo, imitando la mano sinistra del pianista, mentre le altre dita della mano destra creano la melodia. Quali sono i tuoi artisti di riferimento? Quale influenza hanno sulla tua musica? I miei principali riferimenti musicali sono i chitarristi Tommy Emmanuel, Don Ross, Pierre Bensusan, Peppino D’Agostino e Django Reinhardt, ma seguo con interesse anche il rock britannico, in particolare Beatles e Led Zeppelin, e il gypsy jazz. Inoltre ho sempre amato ascoltare musicisti provenienti anche da altri generi, tra cui Ennio Morricone e Zucchero. Un mix di artisti di cui ammiro in parti-
INTERVISTANDO...
colare la capacità di costruire melodie semplici ed efficaci, in grado di catturare l’ascoltatore. Trovare la giusta melodia è la parte più difficile, la “cosa in più” che rende un musicista un grande artista. Ed è proprio questo che ricerco nei miei riferimenti musicali. So che negli anni hai partecipato a svariati concorsi nazionali e televisivi ottenendo spesso ottimi risultati. Quali esperienze e premi ritieni maggiormente rilevanti per la tua crescita artistica? Il ricordo migliore che ho è legato al concorso “New Sounds of Acoustic Music” del 2011 a Sarzana, dove ho ricevuto il Premio Carisch. Ma credo che ognuno dei concorsi cui ho partecipato abbia in qualche modo contribuito alla mia crescita artistica. Si tratta di opportunità per mettersi in gioco, per imparare a stare su un palco, e per confrontarsi con altri musici-
sti con cui si condividono le stesse passioni per la musica e la chitarra acustica, in particolare. Spesso mi è capitato di “jammare” per ore nei backstage con giovani musicisti. Un’esperienza che consiglio a tutti di fare. Oltre ai concorsi hai preso parte ad eventi e festival, cosa ci puoi raccontare di queste esperienze? Ho avuto la fortuna di partecipare a numerosi festival di chitarra acustica italiani, sia come dimostratore all’interno di stand di liutai, sia come musicista. Esperienze che mi hanno permesso da un lato di scoprire alcuni particolari legati alla lavorazione delle chitarre, dall’altro di farmi conoscere dal pubblico come artista. Ma la cosa che mi è rimasta più impressa è sicuramente essermi reso conto di come la musica possa “muovere” le persone. Tra un musicista e il suo pubblico s’instaura un rap-
porto particolare, costruito sul piacere reciproco nell’ascoltare e farsi ascoltare. Una sensazione nuova, che mi ha colpito particolarmente. Tra le tue esibizioni ci sono anche alcune collaborazioni con importanti nomi della musica, inoltre, durante la tua carriera hai ricevuto consensi da alcuni grandi artisti. Ce ne puoi parlare? Nel corso degli anni ho avuto l’onore di aprire i concerti di grandi artisti come Massimo Varini e Frank Vignola. Con quest’ultimo, in particolare, ho anche avuto il piacere di improvvisare sul palco “Isn’t She Lovely” e “I’ll See You in My Dreams”. E ho avuto occasione di incontrare alcuni dei miei musicisti di riferimento, tra cui Don Ross e Franco Morone, con cui ho condiviso il palco dell’”Acoustic Guitar Meeting 2012”, e Nico di Battista, con cui
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ARTINTIME ho collaborato alla realizzazione dell’album “Nuovi segnali acustici”, raccolta di brani “fingerstyle” uscita nel 2011. Tutti musicisti che hanno contribuito molto al mio percorso artistico. Come anche Tommy Emmanuel. Ci siamo visti più volte prima dei suoi concerti e mi ha sempre dato ottimi consigli. Inoltre mi ha incoraggiato a proseguire la mia attività di compositore e ha apprezzato molto i brani che gli ho fatto ascoltare nelle varie occasioni. A dicembre 2012 è uscito il tuo primo album ufficiale, com’è nato? A marzo dello scorso anno ho deciso di iniziare la registrazione di alcuni brani totalmente inediti e di registrare nuovamente alcuni brani già presenti nei demo “Tutti i colori del cielo”, “The Grinch” e nell’EP “Skylines”. Una lavorazione che mi ha impegnato per mesi, ma che mi ha permesso di ottenere un risultato davvero soddisfacente. L’album contiene otto brani originali e tre arrangiamenti (“Cinderella”, “Cissy Strut” e “Scherzi a parte”), che raccontano la prima fase del mio percorso da artista. Brani che ho cercato di rendere nel modo migliore possibile, ricercando di volta in volta i suoni più ricchi e più adatti al pezzo. Una produzione impegnativa, che sta finalmente per concludersi. Anche se manca ancora la parte più importante, il giudizio del pubblico! L’album s’intitola “Skylines”. Perché questo nome? Come ho detto è un album che racconta la mia prima fase artistica, perciò ho scelto di dargli un nome che rievoca alcuni ricordi d’infan-
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zia. Fino a otto anni ho vissuto a Mosca, una città che mi ha lasciato impresso nella memoria un suo particolare aspetto, gli ampi orizzonti, “skyline” in inglese. Inoltre ricordo che la sera giocavo a cercare nei tramonti le linee bianche lasciate degli aerei, “sky lines”, appunto. Perciò per me il titolo ha un doppio significato, che mi lega al mio passato, al periodo in cui, si può dire, ho scoperto la musica. Ora parliamo di date. Puoi darci qualche anticipazione sulle esibizioni in programma? Certo, la prima anticipazione che posso darti è che dal 10 al 13 aprile sarò in Germania alla fiera musicale “Musikmesse” di Franco-
forte, nello stand della Reference Laboratory, di cui sono testimonial da Maggio 2012. La prima data di presentazione di “Skylines” è fissata per l’8 Febbraio presso il locale Al Bacio di Varisella. Il 14 luglio invece sarò impegnato con una data del “Nuovi segnali acustici tour”, assieme a Nico di Battista, Dario Chiazzolino e Davide Sgorlon presso “La finestra sul lago”, a San Maurizio d’Opaglio, in provincia di Novara. Consiglio anche, in attesa di nuove date, di visitare il mio sito. Ho pubblicato alcuni video HD di brani originali presenti in “Skylines”, che ho realizzato nel 2012. Inoltre mi si può contattare e si può acquistare l’album on line!
Anna Moschietto
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Lorenzo Favero nasce nel 1988 a Torino e trascorre la sua prima infanzia a Mosca. Tornato in Italia si dedica allo studio del pianoforte, ma poco dopo abbandona lo strumento per dedicarsi a quella che diventerà la sua vera passione, la chitarra. Un vero e proprio colpo di fulmine, avvenuto per caso, grazie ad un maestro di chitarra acustica “fingerstyle”, che avvia Lorenzo allo studio della tecnica del “fingerpicking”. Dopo di che inizia il suo percorso di artista, compositore e arrangiatore, costellato di premi, partecipazioni a festival, collaborazioni con artisti di rilievo nazionale ed internazionale. E infine il primo grande traguardo, la pubblicazione a dicembre 2012 del suo primo album ufficiale, “Skylines”, che raccoglie e racconta la prima fase del suo percorso artistico.
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ARTINTIME
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TEATRO
PAOLA ZARAMELLA: A Teatro comunico con tutti Al giorno d’oggi sentire che il teatro sia un bene comune alla portata di tutti, ma proprio tutti, è qualcosa in controtendenza. Ma è il pensiero cardine che ha condotto Paola Zaramella a immergersi nel campo teatrale e a fare di questo il fulcro della sua vita. Nata tra le montagne valdostane, Paola, giovanissima, è un vulcano di energie e di idee. Per chi la incontra è fonte di scambio culturale e intellettuale; ancor prima una donna che crede nel proprio mestiere, un mestiere su cui probabilmente, oggi, puntano in pochi. Ragazza scherzosa e riflessiva, le piace definirsi amante del silenzio e allo stesso tempo del rumore; una donna nata nel profondo nord, in cui la lingua italiana va
a braccetto con quella francese, che si stabilisce a Roma. Nella frenesia della città, Paola riesce a isolarsi e creare il suo teatro, che è condivisione di energie, bene comune per tutti e soprattutto la possibilità continua di poter comunicare al pubblico le sue emozioni e i suoi pensieri. Paola è eclettica: inizia da bambina a recitare in lingua francese. Si forma con i nomi più importanti della scena contemporanea italiana, partecipando a laboratori di recitazione, uso della voce e tecniche del movimento. Ha recitato all’interno di varie compagnie, ma ora si sta dedicando singolarmente al suo lavoro. È un’artista che adatta se stessa alle esigenze della scena: alle volte personag-
gio triste, altre particolarmente surreale. Si circonda di colori e cerca di trasmettere al pubblico i suoi pensieri sulla società e sulla vita, condividendo con lo spettatore il suo sentire. Il suo teatro sfocia anche nei mezzi di comunicazione di massa, quali la web radio, che le dà la possibilità di mettere in rilievo soprattutto la sua abilità recitativa. Paola lavora nel presente, per far parte di quel futuro teatrale in fioritura.
Barbara Mastria
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ARTINTIME EAZY SKANKERS, the Italian reggae. Per iniziare in bellezza l’anno, ci affidiamo alla corrente forse meno nota del reggae moderno made in Italy. Loro sono gli Eazy Skankers e con alle spalle ben dieci anni di carriera, premi nei maggiori contest nazionali e collaborazioni con prestigiosi artisti della scena musicale contemporanea, nel 2011 hanno dato luce al loro ultimo album, ‘’Changes’’, forse uno dei migliori dischi reggae italiani degli ultimi anni. Il gruppo, di origine savonese, nasce nel 2002 e presenta sin dagli esordi una formazione stabile di sei elementi: il frontman Raphael Nkereuwem e il bassista Andrea Bottaro, ideatori del gruppo, Lucio Massimi (sax e cori), Alessio Solinas (batteria), Giovanni Pastorino (tastiera e cori) e Alessandro Sappino (chitarrista). Fin da subito si lanciano in una lunga serie di live, dove affinano il loro sound a metà tra il roots e il reggae moderno, con incursioni in generi più soul e collaborazioni tra le più disparate. Appena diciottenni, nel giro di due anni vincono il Reggae Contest, concorso per band italiane indetto dal Rototom Sunsplash, il più grande festival reggae europeo, ottenendo la possibilità di esibirsi sul Main Stage al fianco di leggende quali i Black
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Uhuru; e l’Arezzo Wave contest per gruppi emergenti. Nel 2008, dopo una lunga gavetta, gli Eazy Skankers produco il loro disco d’esordio “To The Foundation”, prodotto presso i Tuff Gong Studios in Giamaica e remixato da Roland McDermott, già tecnico di Gentleman, Damian Marley e Tarrus Riley. Al suo interno, oltre alle sonorità ora più mature della band, si trovano prestigiose collaborazioni con alcuni dei personaggi più celebri del panorama internazionale come Michael Rose, Lutan Fyah e Perfect. Da questo momento in poi la band non si ferma più, suonando di festival in festival e dividendo il palco (e la musica) con una serie lunghissima di volti noti, quali ad esempio gli Africa Unite, Toots & the Maytals, Desmond Dekker, Shaggy, Meg, Bitty McLean, Sinéad O’Connor, Bluebeaters, Rodigan e molti altri ancora. Siamo quindi tornati al punto di partenza; forte delle esperienze internazionali, carica delle influenze più disparate, la formazione ligure fa uscire il suo secondo lavoro: ‘’Changes’’. L’EP, autoprodotto, vede la partecipazione in co-produzione e mixaggio di Madaski, leader e tastierista degli Africa Unite. Da questo incontro nasce quindi un sound potente,
che rende omaggio ai grandi classici del roots (ad esempio nell’irresistibile ”Rasta postman”), riprende in modo personale le influenze della band pinerolese (molte le affinità in ‘’Changes”) e permette lo sviluppo di sonorità e strumenti nuovi, come ad esempio l’uso della lingua italiana. Colpiscono, infatti, brani come ‘’Un altro giorno”, improntata sulla difficile tematica dell’immigrazione, “Colore” dove spicca il duetto tra Raphael e Bunna (altro elemento del gruppo di Pinerolo) e “Dentro”, singolo allegro, d’amore, caratterizzato da un’incredibile prestazione vocale del cantante. Se amate quindi le sonorità e il particolare taglio ritmico del genere, o semplicemente avete voglia di gustarvi un po’ di roots dai tratti italici, gli Eazy Skankers fanno per voi. Listen, and enjoy!
Angelica Magliocchetti
MUSIC
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ARTINTIME DI PAGINE, DI STORIE E DI TENACI LIBRAI L’anno nero dell’editoria, questo è il marchio che ha contraddistinto tutto il settore librario nell’appena trascorso 2012. Contro la crisi economica e la sempre più stretta minaccia costituita da e-book e librerie della grande distribuzione, combatte il libraio protagonista di questo ironico e amaro romanzo di Alberto Schiavone. Una storia a tratti sognante, a tratti quasi surreale, ambientata sullo sfondo non definito di una città italiana tra una libreria, un bar, e un palazzo con case, cantine e citofono. Niente di speciale? Speciale è, a suo modo, la libreria in questione, gestita da un personaggio bizzarro e saggio. Il libraio con la L maiuscola, quello che svolge il proprio lavoro come una missione, con amore, passione, competenza e un pizzico di solidarietà e intuizione tutte umane, che gli permettono di azzeccare il titolo perfetto per ogni esigenza, per ogni cliente. Punto critico della storia sono proprio i clienti, che oltrepassano la soglia in sempre minor numero, lasciando il buon libraio solo, insieme alla giovane commessa a cui sta efficacemente insegnando il mestiere. Le persone non amano più i libri? Si lasciano sedurre da un lettore elettronico e portatile?
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Sembrerebbe proprio così.Eppure quegli insiemi di pagine incuriosiscono ancora, ed è proprio inseguendo uno di loro, firmato Giovanni Arpino, sperando e temendo per le sorti di un volume divenuto prezioso non appena targato come fuori catalogo, che i protagonisti di questa storia si mettono in moto, ricamando percorsi e trame che solleticano il lettore e lo portano a riempire gli spazi immaginari con una serie di stereotipi narrativi noti. Ma è qui che Schiavone diverte e destabilizza, perché il bello del libro è tutto racchiuso nella miriade di piccole storie accennate e non finite, lasciate sospese, senza una soluzione né un epilogo. Punti di contatto accennati, la cui prosecuzione è tutta affidata alla fantasia del lettore. Si intuiscono sfumature di poliziesco, una storia d’amore, si crede costantemente che tutti i dettagli raccolti pagina dopo pagina vadano a incastrarsi nel puzzle perfetto, e invece… Amanti dei libri, questo romanzo è perfetto per voi, che sicuramente avrete un libraio di fiducia, o che sognate di essere lì, dietro al bancone, a selezionare le uscite editoriali e proporre della buona letteratura come medicina per la vita. E anche se le difficoltà sembrano
insormontabili, potrebbe darsi che anche alla vostra porta bussi uno stravagante destino fatto di coincidenze, che tutto possono, tranne che incentivare sogni e ideali. Per quelli, basta un libraio coriaceo e testardo come un armadillo, che rema controcorrente nonostante l’evidenza faccia pensare al peggio, ma che, sostenuto da qualche buon amico, qualche buon libro e quel tanto di sana follia che aiuta gli audaci, si appresta a superare la tempesta e tornare al comando della sua nave. Niente metafore: il bancone di questa libreria è proprio a forma di nave. Siete curiosi di saperne di più? Allora non resta che entrare, e leggere!
A lessandra Chiappori
BOOKS
«Non le piacciono i cani?» «No.» «Davvero? E che animale le piace?» Il libraio riflette. È una domanda sciocca, cui non ha voglia di rispondere. Indeciso tra l’elefante e il germano reale, ha un’illuminazione. «L’armadillo» «L’armadillo? E che animale è?» «Scorza dura ma sostanza dentro.» La signorina si toglie gli occhiali, finalmente incuriosita. «È piccolo, coriaceo, antico. Come me. Come un libraio.» «Non ne ho mai visto uno.» «Ci stiamo estinguendo.» “La libreria dell’armadillo” Alberto Schiavone, Rizzoli, 2012.
Alberto Schiavone Alberto Schiavone, torinese classe 1980, esordisce come autore con una piccola casa editrice indipendente, ma dalla sua esperienza concreta di libraio a Bologna trae spunti, idee e storie per intessere la trama del suo secondo romanzo, “La libreria dell’armadillo”, che viene accolto con successo da Rizzoli, dando al testo e al suo autore ben altra visibilità. Un libro sui libri, scritto e vissuto da un libraio poco più che trentenne: una scommessa e un buon auspicio, a sottolineare che, come i giovani talenti, i libri probabilmente hanno ancora molti lustri prima della definitiva estinzione!
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ARTINTIME SPECIAL NEW YEAR
THE MOVIE SIDE OF LONDON Tutto sembra più bello, grande e luminoso a Londra, non fanno eccezione le sale cinematografiche. Agli amanti dei film è riservata un’ampia scelta, dai multisala agli intimi e antichi cinema di periferia, tanto che decidere dove andare può rivelarsi complesso. L’articolo che segue dovrebbe mostrarsi utile per chi voglia trovare il posto perfetto in cui godersi il suo film preferito. Iniziamo da Leicester Square, vero e unico quartier generale. La patria dei multisala offre sempre le ultime uscite, fino a un totale di 15 film a settimana. L’Odeon è il cinema più grande e tutte le premiere si svolgono lì, ma non è l’unico, ve ne sono altri degni di attenzione. Come ad esempio l’Empire, che compare nella lista dei dieci migliori cinema del mondo, o il The Prince Charles Cinema, il più economico del West End. Propone una vasta gamma di generi cinematografici, perfino qualche gemma dal passato come “Mamma ho perso l’aereo”, “Casablanca” o “Karate Kid” e maratone di film, dalla trilogia de “Il Signore degli anelli” a quella de “Il Cavaliere Oscuro”. Altro cinema in zona è il Vue, con le sue nove sale e prezzi a partire da £8.10. Cambiando area, ma sempre nelle vicinanze, più di preciso ad Haymarket, Cineworld insieme alla normale programmazione dà
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la possibilità di sperimentare proiezioni private, basta prenotare la location, ricordandosi che non è l’unica sede, anzi ve ne sono sparse in tutta Londra (ad esempio a Chelsea, Fulham Road, Hammersmith, Shaftesbury Avenue, ecc…). Scegliete la più vicina a voi. Se siete lontano dal centro città e in cerca di una multisala a prezzi abbordabili, la risposta è il Ritzy Picturehouse. A Brixton, Clapham Common, Hackney e Greenwich, con la tessera studenti (anche straniera) pagherete il vostro biglietto solo £5.80. Inoltre durante la settimana vi sono sconti quasi ovunque: i martedì l’Odeon fa pagare solo £6.60 per spettacoli precedenti le cinque del pomeriggio e il Coronet Cinema di Notting Hill è ancora più economico con la super offerta a £3.50 tutto il giorno, incluso i serali (a questo prezzo si può facilmente chiudere un occhio sulla scomodità dei sedili!), i mercoledì se siete possessori di una sim card Orange (compagnia telefonica inglese) i cinema del circuito Vue hanno l’offerta due per uno. La succosa notizia del mese è la riapertura dell’Electric Cinema, adatto per gli amanti del lusso e del confort, situato a Portobello Road. Chiuso in giugno a seguito di un incendio, ritorna in vita completamente rimodernato, con una speciale sezione per
le romantiche effusioni: niente più sbaciucchiamenti nell’ultima fila, coppiette, portate il vostro romanticismo nei letti matrimoniali in prima fila. Si avete capito bene, letti. Confortevoli santuari con lenzuola di cashmere, ottimi per allungare le gambe e coccolarsi. I biglietti per i letti, ovviamente venduti solo appaiati, vengono £18 l’uno, invece delle £20 per i posti normali. Scontati per via della posizione non proprio ideale (a essere onesti, a chi piace la prima fila? Solo a qualcuno non totalmente interessato al film!). In aggiunta, se siete affamati troverete all’Electric House, il locale a fianco, un ristorante in stile Chicago e un bar che vende donuts freschi dai gusti molto particolari come Maple Bourbon, Bergamot Orange, Berry Trifle, Ginger Chew and Mexican Chocolate. Non dimenticate, infine, le proiezioni Pop Up Screens, veri e propri cinema all’aperto che proiettano film meravigliosi, normalmente qualcosa da fare in un clima più dolce, ma siamo a Londra e tutto è possibile. Infatti, finita la stagione estiva, The Old Truman Brewery a Brick Lane è diventata la casa invernale che ospita incantevoli classici di Natale come “The Nightmare Before Christmas”, “Babbo Bastardo”, “Il Grinch” o “Edward mani di forbice”, tra cioccolata calda, vin brulè, cupcakes e pop corn.
FROM LONDON Everything seems cooler, bigger and brighter in London and when it comes to movie theatres there is no exception. Movie goers have plenty of choices, from multiplex to intimate old cinemas, the offer might be overwhelming at times. The following article should be helpful for everyone out there willing to find the perfect spot to watch his/her favourite film. Lets start with the very headquarter, Leicester Square. The land of the multiplex always brings to you the latest screenings, up to 15 movies a week. Odeon is the bigger one and all premieres happen there, but there are other theatres as good as that. The Empire, for instance, appeared in the list of the ten best cinemas in the world, then we have The Price Charles Cinema, the best value one in London West End. It offers a wide range of genres, and you can even watch some classics or golden oldies like Home Alone, Casablanca, The Karate Kid and amazing marathons, from The Lord of the Ring
to The Dark Knight trilogy. Another movie theatre is Vue, the nine screen cinema with ticket prices from £ 8.10. Nearby, in Haymarket, Cineworld, in addition to the normal scheduling, gives you the chance of a really special private view. You just need to hire the location and there are lots of other venues of the same brand (like in Chelsea, Fulham Road, Hammersmith, Shaftesbury Avenue and so on), so you can choose the closest one. If you are far from the city centre and looking for a more affordable multiplex, Ritzy Picturehouse is the answer. Located in Brixton, Clapham Common, Hackney and Greenwich with your student card you pay only £5.80. Besides during week days discounts are available almost everywhere: on Tuesdays Odeon makes you pay just £6.60 for screenings before 5pm, and Coronet Cinema in Notting Hill has a super deal just £3.50 (with this price you can easily overcome the uncomfor-
table seats!), on Wednesdays if you have an Orange sim card Vue cinemas present 2 for 1 tickets offer. The juicy news of the month is the reopening of Electric Cinema, the most luxurious and comfortable place to watch a film located in Portobello Road. Shut down in June after a fire, it comes back to life now completely refurbished, hosting a new special section for the romantic action: no more smooching on the back row couples, lets bring your romance to the double beds in the front row. Yes, you got it right, beds. Comfy sanctuaries with cashmere throws, great for stretch your legs and do some cuddles. Bed tickets, obviously only sold in pairs, are £18 each, actually cheaper than the regular one, which is £20. Discounted because of the unappealing position (to be fair, who enjoyed the front row? Only someone who is not fully committed with the movie!). Furthermore, if you are starving you’ll find in The Electric House club next door a Chicago-influenced diner and a donut bar that sells unique flavours such as Maple Bourbon, Bergamot Orange, Berry Trifle, Ginger Chew and Mexican Chocolate. Don’t forget about the Pop Up Screens experience, an outdoor cinema showing openair screenings of awesome films, generally something that you like to do in a nice and warm weather. But with the summer season over, The Old Truman Brewery in Brick Lane became the winter home, and between hot chocolate, mulled wine, special cupcakes and popcorn you can enjoy an amazing Christmas classic like The Nightmare Before Christmas, Bad Santa, The Grinch or Edward Scissorhands.
Cristina Canfora
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ARTINTIME Tratto dal sito dell’artista
CLAUDIA LOTTA Sweet Designer
Ilaria Chiesa
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Psicologa per formazione, sweet designer per passione. Convinta che la vita vada vissuta pienamente, Claudia decide di fondere il suo interesse per i viaggi, la ricerca estetica e l’alta pasticceria per farne la sua missione. Allieva della più talentuosa cake designer di Londra, Peggy Porschen, e della più illustre scuola americana di cake decorating, la Wilton School di Chicago, torna nel 2011 a Torino per aprire la sua bakery. Spinta dalla passione, ed incoraggiata dall’entusiasmo suscitato, Claudia crea così la sua Academy (dove insegna le tecniche di decorazione agli appassionati e propone corsi di team building alle aziende), amplia la gamma dei servizi (per soddisfare le richieste di privati e aziende interessati a organizzare ricevimenti o a donare dolci di rappresentanza personalizzati), crea una linea di oggettistica (gioielli, shopper, mug…) ispirata al mondo del cake decorating e dei cupcake, cura rubriche su alcune riviste… E continua a divertirsi un mondo!
MIX-ART
www.claudialotta.it
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ARTINTIME I TWEET di Mario Parruccini New York, due ragazze tornano da scuola, si parla di genitori e di quanto essi a volte siano sopravvalutati. L’amica di Claire non vuole andare a pranzo con la madre perché le farà il terzo grado, Claire invece non pranza mai con la madre, quando torna a casa c’è sempre un messaggio della segretaria ad attenderla e una carta di credito. Sua mamma è troppo presa dal lavoro per considerarla, è una donna in carriera che vive in simbiosi con il cellulare, troppo preoccupata a mantenere un peso forma ideale piuttosto che avere una buona relazione con la figlia. La solitudine di Claire è fortissima, non parla con nessuno, chiusa in casa come se fosse in un castello con le inferriate alle finestre, un vetro la separa dal mondo. Ironia della sorte a notarla sarà proprio un personaggio che solitamente vive ai margini della società e che la gente tende a non guardare. Un senzatetto, passando davanti a casa sua, inizia a parlarle, a “twittare” con lei, non con il noto social network, ma con cartelli, frasi scarabocchiate su dei pez-
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zi di cartone. È un modo che lui usa per comunicare con gli altri, per farsi notare. Ecco quello di cui Claire ha bisogno: deve ricordare alla madre che lei esiste e merita delle attenzioni. “I Tweet” è un cortometraggio diretto da Mario Parruccini, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Antonio Micali e alla cantante Sistiana Lombardi, è un progetto interessante che invita lo spettatore a fermarsi e a riflettere non solo mentre assiste alla storia di Claire, ma soprattutto dopo, mentre scorrono i titoli di coda. È inevitabile, a cortometraggio terminato, ripensare a quelle inquadrature, a quelle scene costruite tutte ad hoc per raccontare; sono pochissimi i dialoghi in “I Tweet”, sono le immagini a parlare, i volti, i gesti, gli sguardi e naturalmente i cartelli. Le parole rompono gli schemi, le troviamo all’inizio nel breve dialogo tra Claire e l’amica, ci sono poi le parole della segreteria telefonica, fredde, meccaniche, quelle delle telefonate che fa la madre, l’assenza di un dialogo verbale è il vero problema di Claire. La madre non parla con lei, non le risponde
al telefono, non ha tempo per la figlia che deve imparare a crescere da sola, deve comprarsi la cena con la carta di credito, l’unico messaggio che sembra aver inculcato la madre nella testa della figlia è quello del rigore alimentare: niente carboidrati, niente Red Velvet (dolcetti tipo cupcake). Ogni inquadratura di “I Tweet” sembra voler urlare: “Vivi, indipendentemente dai carboidrati, dai Red Velvet, vivi! Non essere freddo, non avere paura di esternare i tuoi sentimenti, perdi del tempo per le persone che ti vogliono bene, concediti un dolce di più e una telefonata di meno. La vita può avere un sapore diverso.” “I Tweet” è un prodotto brillante e geniale, creato da un’equipe di grandi comunicatori: montaggio, sonoro, fotografia, sono stati costruiti e scelti con grande attenzione, tutto è studiato nel dettaglio. È un cortometraggio che parla agli occhi e al cuore, che si fa guardare e riguardare perché è in grado di regalare ogni volta emozioni diverse.
Francesca Cerutti
MOVIES...
Premi ricevuti: Miglior cortometraggio Mauro Bolognini FIlm Festival 2012 (best shortfilm) Miglior cortometraggio MaxFest 2012 (best shortfilm) Miglior cortometraggio Cortocorrente 2012 (best shortfilm) Miglior cortometraggio CortoMonamour 2012 (best shortfilm) Miglior regia VideoLab Film Festival 20120 (best director) Premio per la comunicazione sociale IndieMediaFest 2012 (best short for the social communication) Menzione speciale sezione Autori Settimo Senso Film Festival - Aurum (special mention Athors sections) Official Selection International FIlm Festival of Cinematic Art Los Angeles Official Selection Nameless Film Festival New York
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ARTINTIME SPECIAL TORINO FILM FESTIVAL
MY TFF:
sguardi sul Torino Film Festival Il Torino Film Festival è sempre stato un evento molto atteso e gradito dagli amanti del cinema vero, quello lontano dai pretenziosi red carpet e fatto di grandi emozioni raccontate da autori affermati o in ascesa. Un festival che piace soprattutto perché è in grado di regalare un’atmosfera internazionale a una città ancora per molti versi provinciale. Quest’anno poi si è celebrata la trentesima edizione, festeggiata con una torta gigante al galà d’inaugurazione presso il Lingotto, dove una bellissima Claudia Gerini ha presentato il film d’apertura, “Quartet”. L’esordio alla regia di Dustin Hoffman è un incantevole ritratto di una casa di riposo per anziani musicisti. In una meravigliosa magione nelle campagne inglesi, cantanti d’opera dall’umorismo contagioso programmano un ritorno alle scene sui generis. Ampiamente applaudito da una sala gremita da volti noti come Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Riccardo Scamarcio, il sindaco Fassino, la regista statunitense Jennifer Lynch e molti altri, la pellicola è solo la
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punta dell’iceberg di una ricca e interessante programmazione. In dieci giorni un’offerta di 233 film divisi in undici sezioni, un viaggio nel passato con la retrospettiva dedicata a Joseph Losey e innumerevoli conferenze stampa per conoscere da vicino il magico mondo della settima arte. Armata di un biglietto A/R da Londra, il mio rientro in patria è stato gustosamente farcito da incontri e giornate trascorse nel buio di una sala. Ecco la mia esperienza come addetto stampa al 30° Torino Film Festival. Una discreta coda all’ufficio accrediti nella sede Rai di via Verdi mi accoglie, un benvenuto poco incoraggiante che mi fa ricordare perché l’Italia non mi manca tanto, in fondo, ma sono pronta per tuffarmi nella prima proiezione: è “Chained” di Jennifer Lynch, figlia d’arte che presenta a Torino un film gore, genere notoriamente ricco di scene di violenza, tuttavia asservito a comunicare un messaggio profondo. La brutalità dell’abuso sugli innocenti è il tema centrale intorno al quale gravitano sottotesti come il vuoto emozionale del killer Bob (Vincent D’ono-
frio) e il concetto del controllo. La regista, che in conferenza stampa loda il suo protagonista, a suo dire uno degli attori più sottovalutati di Hollywood, accenna a un ritorno alle scene del padre. Sopravissuta al glamour tutto sabaudo del galà d’apertura (il momento migliore è stato assaggiare la torta, non scontrarsi ripetutamente con Scamarcio!), il giorno seguente ho tre film in lista: “Imogene”, “Ruby Sparks” e, a tarda notte, “V/H/S”. Mentre consiglio caldamente i primi due, argute commedie americane dal tocco indie, l’ultimo non è per i deboli di cuore. Un ensemble di spezzoni horror tra il ridicolo e lo splatter, tenuti insieme dalla storia centrale di un gruppo di ragazzi in cerca di emozioni e soldi facili che irrompono in una casa per rubare un certo nastro, ma per trovarlo devono guardarli tutti. Omaggio ai videotape vecchio stile, raduna tutti i maggiori nomi del genere horror americano attuale. Sembra che la mia esperienza festivaliera stia prendendo una piega piuttosto macabra, soprattutto considerando i titoli che mi aspettano il 25 novembre: “K-11” di Jules Steward
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e “The Lords of Salem” di Rob Zombie. Ambientato in un carcere detentivo il film dell’esordiente Stewart, mamma tatuata della più nota Kirsten, è un prison-movie esteticamente ben riuscito, scorrevole ma piuttosto superficiale. Con un atteggiamento vagamente arrogante, la neo regista sembra non voler far passare inosservati i suoi quasi trent’anni d’esperienza sul campo come script supervisor, breve e concisa non perdona le “domande-non domande” di improvvisati giornalisti. L’attesissimo ritorno di Rob Zombie è da tutto esaurito, controverso, visionario e a tratti blasfemo. Il cantante metal si spinge oltre ogni limite rispolverando il processo alle streghe di Salem. A metà settimana un gradito intermezzo italiano, “Amleto2” (da leggere al quadrato), lo spettacolo teatrale di e con Filip-
po Timi che travalica ogni confine proponendosi in 3D al cinema. Un esperimento diretto da Felice Cappa che tenta di conferire il tutto tondo dell’esperienza teatrale allo schermo bidimensionale cinematografico. Magistrale la qualità degli attori, con Timi esplosivo più che mai in una versione smitizzata e molto ironica del protagonista shakespeariano, un po’ meno il risultato in sala. A conclusione della mia full immersion arrivano tre film, in assoluto tra i preferiti di questo evento. Il poetico e struggente “Blancanieves” s’inscrive sulla falsa riga di “The Artist”, ma lo supera grazie a emozionanti primi piani, una colonna sonora che è parte integrante della narrazione e bellezze femminili mozzafiato. L’adattamento spagnolo della fiaba dei fratelli Grimm è una celebrazione ben riuscita dell’estetica
dei film muti europei degli anni ’20. La co-produzione ingleseirlandese, “Good Vibrations”, è l’ideale per chi ama il mondo della musica: Belfast, fine anni Settanta primi Ottanta, Terry Hooley apre un negozio di dischi nel bel mezzo dei tumulti, ma il destino e la sua passione faranno diventare quel luogo il centro nevralgico del nascente spirito punk. Chiamatelo rockumentary, chiamatelo biopic, nonostante le etichette, il film è un coinvolgente ed entusiasmante inno della cultura punk. “28 Hotel Rooms” è, infine, una storia a due voci, quelle degli interpreti Marin Ireland e Chris Messina. L’intimità di una coppia adulterina viene sviscerata attraverso la semplice messa a fuoco dei loro 28 incontri in altrettante stanze d’albergo. Bello come l’amore complicato, delicato e greve allo stesso tempo segna l’esordio alla regia dell’attore statunitense Matt Ross. Il vincitore del concorso è “Shell”, del regista scozzese Scott Graham, ciliegina sulla torta di un festival che è stato un successo di pubblico e critica, partito con il piede sbagliato in seguito alla polemica legata al rifiuto di Ken Loach di accettare il premio alla carriera a lui conferito quest’anno, ma chiusosi più che brillantemente. Salutiamo Gianni Amelio che per quattro anni ha diretto un grande evento e incrociamo le dita sperando in un altrettanto capace successore.
Cristina Canfora
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ARTINTIME DA GENNAIO AL CINEMA! The Master Lucky Red Regia: Paul Thomas Anderson Genere: Drammatico Trama: Un dramma ambientato negli anni Cinquanta e incentrato sul rapporto tra un intellettuale carismatico conosciuto come “il Maestro” la cui fede basata sull’organizzazione comincia a prendere piede in America, e un giovane vagabondo che diventa il suo braccio destro. Interpreti: Philip Seymour Hoffman, Laura Dern, Rami Malek, Jesse Plemons, Kevin J. O’Connor. Lo attendiamo perché: è ispirato alla storia di Scientology, la famosa setta religiosa a cui appartengono attori noti come Tom Cruise. Curiosità: il film è stato presentato al festival del cinema di Venezia. Uscita: 3 gennaio
A Royal Weekend Bim Regia: Roger Michell Genere: Drammatico Trama: Nel 1939 Re Giorgio VI va ad Hyde Park a fare visita alla famiglia Roosevelt, è un momento molto delicato nella Storia - sta per scoppiare la Seconda Guerra Mondiale - ma anche nella storia privata della famiglia Roosevelt. Eleanor infatti scoprirà che il marito ha una relazione con sua cugina. Tradimenti a parte, questa gita farà nascere anche una grande amicizia tra il Presidente degli Stati Uniti e il Re d’Inghilterra. Interpreti: Bill Murray, Laura Linney, Olivia Williams, Elizabeth Marvel, Blake Ritson Lo attendiamo perché: Bill Murray vestirà i panni di Roosevelt. Curiosità: è tratto da una storia vera, realmente Re Giorgio VI e Roosevelt si sono incontrati ad Hyde Park. Uscita: 10 gennaio
Lincoln 20th Century Fox Regia: Steven Spielberg Genere: Drammatico Trama: Il film è incentrato sullo scontro politico tra il presidente Lincoln e i potenti uomini del suo gabinetto per l’abolizione dalla schiavitù degli afroamericani alla fine della Guerra civile. Interpreti: Daniel Day-Lewis, Joseph Gordon-Lewitt, Tommy Lee Jones, Sally Field, James Spader. Lo attendiamo perché: rappresenta un momento importante della storia americana. Curiosità: si basa sul romanzo “Team of Rivals”, scritto dal drammaturgo Tony Kushner Uscita: 24 gennaio
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MOVIELIST - GENNAIO... A cura di Francesca Cerutti
Django Unchained Warner Brothers Regia: Quentin Tarantino Genere: Western Trama: Siamo nel sud degli Stati Uniti, due anni prima dello scoppio della Guerra Civile, Django è uno schiavo la cui storia brutale con l’ex padrone lo conduce faccia a faccia con il cacciatore di taglie di origine tedesca, il Dott. King Schultz. Schultz è sulle tracce degli assassini fratelli Brittle, e solo l’aiuto di Django lo porterà a riscuotere la taglia che pende sulle loro teste. Interpreti: Jamie Foxx, Jamse Remar, Kerry Washington, Don Johnson, James Russo, Leonardo Di Caprio. Lo attendiamo perché: si dice che con questo film Tarantino potrebbe reinventare il far west, ci riuscirà? Curiosità: il film è un esperimento pulp e un omaggio allo spaghetti western di Sergio Leone. Uscita: 17 gennaio
Frankenweenie Walt Disney Regia: Tim Burton Genere: Animazione Trama: Un rifacimento della storia di Frankenstein in stop motion. Il film, in bianco e nero, racconta le vicende di un bambino che decide di “resuscitare”, con l’aiuto della scienza, il suo cane morto in un incidente automobilistico, con effetti mostruosi. Interpreti: (nella versione originale) Winona Ryder, Martin Landau, Martin Short, Catherine O’Hara, Atticus Shaffer. Lo attendiamo perché: Curiosità: l film è stato realizzato in stop motion ed è stato il film di apertura del London Film Festival. Uscita: 17 gennaio
Les Miserables Universal Pictures Regia: Tom Hopper Genere: Musical Trama: Francia, inizio Ottocento, Jean Valjean viene rilasciato dalla prigione e cerca di rifarsi una vita, malgrado gli scontri con il temibile ispettore Javert, un irreprensibile tutore della legge che fa della cattura di Jean Valjean uno scopo di vita. Fino ad arrivare allo scontro finale. Interpreti: Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Helena Bonham Carter, Russel Crowe, Anne Hathaway. Lo attendiamo perché: rappresenta la trasposizione cinematografica dell’omonimo musical, tratto dal celebre romanzo di Victor Hugo. Curiosità: la versione teatrale del musical è stata vista da 60 milioni di persone in 42 paesi, tradotta in 21 lingue diverse e continua a battere i record ai box office di tutto il mondo. Uscita: 31 gennaio
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ARTINTIME ARTUSI JAZZ FESTIVAL
MASTERCLASS & COUNTRY FESTIVAL
ATINA JAZZ WINTER
Il 3 gennaio darà inizio all’appuntamento invernale con l’Artusi Jazz Festival, manifestazione dedicata agli amanti del jazz contemporaneo, che, come di consueto, si svolgerà nella località di Forlinpopoli. L’evento, organizzato dall’Associazione Dai de Jaz, propone un ricco programma di concerti, in cui si esibiranno alcuni dei più apprezzati musicisti jazz italiani. Tra gli artisti che interverranno nelle quattro giornate dell’evento Fabrizio Bosso, Rosario Bonaccorso, Claudio Filippini, Lorenzo Tucci. Per ulteriori informazioni www.artusijazzfestival. com.
Presso il Castello Ducale di Castel Campagnano, in provincia di Caserta, dal 3 al 6 gennaio, si terrà l’evento Masterclass & Country Festival, appuntamento che offrirà a musicisti e appassionati l’opportunità di approfondire le proprie conoscenze nel campo della musica, attraverso il confronto con artisti di spicco del panorama internazionale. Quattro giorni di incontri e concerti organizzati sotto la direzione artistica di Simonetta Tancredi. Tra le esibizioni da non perdere “Sulle Ali del Canto”, il 5 gennaio. Per maggiori informazioni www.castelloducale.com.
Dal 4 al 6 gennaio, presso il Palazzo Ducale di Atina, si terrà la quarta edizione dell’Atina Jazz Winter. Un festival ricco di appuntamenti che, oltre ai concerti, comprenderà workshop, presentazioni, mostre e mini tour sul territorio. Tre giorni dedicati alla musica jazz, in cui interverranno alcuni dei migliori artisti nazionali, tra cui Enrico Zanisi, Michele Rabbia, Enzo Pietropaoli, Alessandro Paternesi. Ma anche un’occasione per apprezzare il territorio e i suoi prodotti. Per maggiori informazioni www.atinajazz.com e www.facebook.com/atinajazz
DIECIMINUTI FILM FESTIVAL
TRIESTE FILM FESTIVAL
SALONE DEL LIBRO E DELLA STAMPA ANTICA
Ottavo appuntamento con il Dieciminuti Film Festival, rassegna cinematografica internazionale dedicata al cinema breve ideata e promossa dall’Associazione culturale IndieGesta. La kermesse, che si svolgerà dal 10 al 13 gennaio presso il Cinema Antares di Ceccano (Fr), comprenderà il consueto concorso organizzato in sei sezioni competitive (Ufficiale, Extralarge, Animazioni, Remake, Spot, Visti da vicino), la Sezione Esplorazioni, quest’anno dedicata all’Iran, e la Dieciminuti Academy. Per maggiori info visitate dieciminutifilmfestival.com o la pagina Facebook dell’evento.
Dal 17 al 23 gennaio si svolgerà la ventiquattresima edizione del Trieste Film Festival, manifestazione cinematografica organizzata con lo scopo di sviluppare la collaborazione e il confronto tra i principali soggetti che operano nel mondo della produzione audiovisuale. L’evento, che prevede i consueti concorsi per corti, lungometraggi e documentari, darà spazio anche all’esposizione Zone di Cinema, riservata alla produzione locale, a sezioni monografiche, a retrospettive e a eventi speciali. Per maggiori informazioni visitate www.triestefilmfestival.it.
Torna anche quest’anno la storica manifestazione bolognese Salone del Libro e della Stampa Antica, che vi dà appuntamento il 19 gennaio in zona Fiera. L’evento, organizzato dall’associazione culturale Giovane Europa, coinvolgerà le principali librerie antiquarie italiane, ma anche librai ed espositori provenienti da tutta Europa. Un’occasione per conoscere ed apprezzare la cultura libraria e per ammirare libri e stampe di grande valore. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare www.associazionegiovaneuropa.eu.
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EVENTS
A cura di Anna Moschietto
OROBIE FILM FESTIVAL
SAN SALVARIO SHORT FILM FESTIVAL
FABER
Dal 19 al 26 gennaio presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo si svolgerà la settima edizione dell’Orobie Film Festival, rassegna cinematografica internazionale dedicata al documentario di montagna e al film a soggetto. Un evento che nasce dall’esigenza di promuovere gli ambienti montani favorendo la conoscenza di luoghi, storie e cultura. Obiettivo promosso attraverso il consueto concorso cinematografico, che comprenderà quest’anno due nuove sezioni Agricoltura di Montagna e Film prodotti da Televisioni. Per maggiori info www. teamitalia.com.
Organizzato con il patrocinio di Rough @ Torino e Nascira Film @ Milano, torna l’evento dedicato alla cinematografia breve e all’animazione San Salvario Short Film Festival, che raccoglie e promuove le produzioni più creative e originali del quartiere torinese. Le opere finaliste, selezionate dalla giuria per le tre sezioni competitive, I Nativi, Altri Luoghi e Animazione, saranno premiate il 26 e 27 gennaio al Rough di Torino. Un’occasione per entrare in contatto con le nuove tendenze e le sperimentazioni della cinematografia nazionale. www.cinemabreve.it
Terza edizione per il progetto Faber, che lancia anche quest’anno il concorso nazionale che si rivolge a giovani autori nei campi del live action, animazione, web e app, visual e graphic design, con l’obiettivo di favorire l’incontro e il dialogo tra le nuove generazioni di creativi del mondo digitale e le aziende che operano nel settore. Ai vincitori del concorso sarà data la possibilità di partecipare al Fabermeeting, previsto per giugno, e di prendere parte a programmi formativi e di sostegno ai progetti. Il concorso rimarrà aperto fino al 31 gennaio. www.fabermeeting.it.
MOSTRA INTERNAZIONALE DI ILLUSTRATORI CONTEMPORANEI
TORINO SOTTERRANEA
FUMETTI E DINTORNI
A Cremona, presso il centro culturale Santa Maria della Pietà, rimarrà aperta fino al 27 gennaio la Mostra Internazionale di Illustratori Contemporanei. L’esposizione presenta le opere realizzate per l’ottava edizione del concorso per illustatori di Tapiruan, sviluppate sul tema “Buffet”, e le illustrazioni premiate nelle passate edizioni. Inoltre è presente un’antologia dedicata a Federico Maggioni, ospite speciale dell’edizione, che ha firmato l’illustrazione del manifesto della mostra. Per ulteriori informazioni sull’evento www.tapirulan.it.
Torna a gennaio, per la sua undicesima edizione, Torino Sotterranea, il concorso musicale dedicato alle band emergenti di Torino organizzato dall’Associazione culturale The Mad. L’evento offrirà ai gruppi in concorso la possibilità di esibirsi sul palco dei principali locali del centro, dove la giuria e il pubblico stesso decideranno con il loro voto il passaggio alle fasi successive del concorso. Una serie di appuntamenti live in cui verranno premiati originalità, qualità e performance. Per maggiori informazioni sul programma dell’evento www.torinosotterranea.it.
Fino al 27 gennaio, presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze, rimarrà aperta la mostra Fumetti e Dintorni, dedicata agli editori e illustratori fiorentini degli anni trenta. Una mostra che racconta l’esordio del Fumetto in Italia attraverso la produzione editoriale cittadina. Un percorso che parte dal primo “Topolino” italiano, prodotto dalla Nerbini nel 1932, e da “L’Avventuroso”, e che prosegue con l’attività di autori come Giove Toppi e Yambo e di case editrici come Bemporad, Salani e Vallecchi. Per maggiori informazioni www.maru.firenze.sbn.it.
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STORIE DI GIOVANI CHE INVESTONO SUL LORO FUTURO
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