ArtinTime - N.6 Novembre

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ART

IN TIME n.6 - Novembre 2012

TEATRO SERIE TV LONDON NEWS LETTERATURA EVENTI MIX-ART CINEMA

MUSICA

INTERVISTE


L’EDITORIALE “Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo” È Italo Calvino ad aprire Artintime di Novembre, con il suo “Se una notte di inverno un viaggiatore”. C’è tutto: pagine da leggere, l’inverno alle porte, e i viaggiatori metaforici capitati su queste pagine web, i Lettori, come li chiama Calvino, con la L maiuscola. Loro sono i veri protagonisti di Artintime, e su di loro vogliamo soffermarci in questo editoriale: per riflettere insieme, fare chiarezza sull’inizio di questa storia, e cercare di costruire una visione che comincia “dieci pagine più avanti” del punto in cui ci troviamo ora. Tanti, tantissimi di voi Lettori si sono incuriositi al nostro progetto negli ultimi mesi, e hanno deciso di leggerci, ci hanno richiesto l’amicizia sui social network, hanno sfogliato le nostre pagine complimentandosi per la grafica e per la qualità dell’idea. Noi della redazione ci siamo esaltate, è vero, ma ci siamo anche incuriosite a nostra volta, e abbiamo preso accordi per proseguire sulla strada intrapresa, senza mai fermarci, anzi continuando a costruire piano piano il prodotto che, ce lo avete dimostrato, vi piace così tanto. È un processo graduale, i più affezionati di voi Lettori se ne saranno accorti: lentamente avanziamo con progressivi arricchimenti e sistemiamo qualche dettaglio. Questo mese il nostro sito vede aggiustamenti qua e là: provate a curiosare su www.artintime, troverete novità sotto alla voce “la redazione”. Eh sì, piacere a tutti: siamo noi, in foto e biografia, per servirvi! Passiamo ora al numero di novembre che vi accingete ad aprire: le novità non mancano nemmeno qui. Siamo partite da un insieme di “arti”: libri, cinema, musica, mix art. Ebbene, oltre alla galleria di musicisti e band da conoscere, alle pellicole analizzate per voi, alle news dal mondo dei libri, con consigli spesso insoliti rispetto alle tendenze del marketing, alla galleria di film in uscita e agli eventi scelti per voi sul Piemonte e in tutta Italia, si confermano e fanno il loro ingresso alcune novità. Torna la rubrica bilingue in italiano e inglese direttamente from London: questo mese la nostra inviata in Gran Bretagna ha fatto visita alla Whitechapel Gallery per raccontarci le opere di Maurizio Cattelan esposte in mostra. L’intervista del mese toccherà poi l’affascinante mondo del teatro, che ha fatto da poco il suo graditissimo ingresso in questo progetto. Ad Artintime parla della sua carriera e del suo modo di intendere il rapporto con la scena e il pubblico Silvia Costa, di Plumes dans la tête. Infine la novità del mese, la rubrica dedicata al mondo delle fiction televisive: anticipazioni e personaggi dalle emittenti di tutto il mondo, per tutti gli appassionati che non sanno perdersi nemmeno una puntata della loro serie preferita. Possiamo stabilire il momento esatto dell’inizio della nostra storia? Artintime è iniziata già prima, una gelida sera di dicembre davanti a quattro tazze di cioccolata calda gusto gianduia. È iniziata prima del sito, delle pagine, e dei suoi contenuti, è nata grazie a un’idea, al rigore e alla fatica di tener fede a un modo di operare il più professionale possibile. Pare stia funzionando anche ad avventura iniziata. E questo non può che farci sorridere e sperare nel futuro. www.artintime.it

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ARTINTIME SOMMARIO 4 . LA FAME DI CAMILLA by Alngelica Magliocchetti

6 . IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI by Francesca Cerutti

8 . MEHDI OUAZ

by Ilaria Chiesa

10 . L’ORSACHIOTTO CHE RACCONTAVA IL MONDO by Alessandra Chiappori

12 . DALLA BBC AMIRICANA: COPPER by Manuela Raimo

14 . INTERVISTANDO : SILVIA COSTA by Barbara Mastria

16 . From Chicago with.. WILCOL by Angelica Magliocchetti

18 . GROUNDED : UN CORTO DI FANTASCIENZA by Francesca Cerutti

20 . FEDERICO PIETRELLA by Ilaria Chiesa

22 . A SPASSO CON GLI AUTORI by Cristina Canfora

24 . MAURIZIO CATTELAN by Cristina Canfora

26 . MOVIELIST-NOVEMBRE by Francesca Cerutti

28 . EVENTS by Anna Moschietto

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ARTINTIME

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MUSIC

La Fame di Camil a La fame è un istinto, un po’ come fare musica. È sulla falsa riga di questa considerazione, parafrasando un pensiero del filosofo Feuerbach «L’uomo è ciò che mangia» (in questo caso l’uomo è ciò che suona), che nasce il nome della band indie-rock “La Fame di Camilla”. Il gruppo, formato già dagli inizi da Ermal Meta (voce, chitarra, piano, campionamenti), Giovanni Colatorti (chitarre), Dino Rubini (basso) e Lele Diana (batteria), nasce nel 2007 a Bari. È, però, solo dopo due anni di rodaggio e numerosi live che fa uscire l’omonimo EP di debutto, contenente il singolo “Storia di una favola”, che permette alla band di aggiudicarsi il Premio come Miglior Video, Miglior Soggetto e Migliore Fotografia nella categoria Emergenti e il riconoscimento di Rivelazione Indie Pop dell’anno al MEI 2009.

L’anno successivo “La Fame di Camilla” partecipa al Festival di Sanremo nella sezione Giovani con il brano “Buio e Luce”, tratto dal suo secondo progetto discografico e, mentre calca i palchi di tutta Italia (e non solo) come band d’apertura del “Dannato vivere tour” dei Negrita, nel 2012 pubblica il suo terzo album, “L’attesa”. Un lavoro, quest’ultimo, incentrato sulla generazione di trentenni di oggi, preda di una continua attesa, immobile e paurosa, senza scampo. A costoro si rivolge la formazione barese, cercando di trasmettere un messaggio di positiva reazione, di trasformazione dell’ansia soffocante in una spinta vitale ad andare avanti... È questo che si ritrova nei testi, mai scontanti, e nei live, vero cavallo di battaglia della band, dove “La Fame di Camilla” riesce a creare con il pubblico un’atmosfera intimista, quasi am-

maliante. Nessun vestiario studiato o distintivo, nessun effetto scenografico o featuring famoso: solo loro, le casse, gli strumenti e la gente. La ricetta ideale per una performance dal vivo vincente. “La Fame di Camilla” rimane allora un gruppo tutto da scoprire, capace di richiamare alla mente gli echi della generazione dei grandi cantautori italiani (ascoltate per esempio Un uomo, La stagione dell’amore silenzioso o Niente che ti assomigli). Vi sembra troppo? A voi la parola. Per il momento vi lascio sulle note di Solo una scia, singolo che ha accompagnato la band fino a Londra per la prestigiosa rassegna “Puglia Sounds In London” al Dingwalls Club di Camden, e di certo, non è poco! Enjoy!

Angelica Magliocchetti

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IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI Il paese delle spose infelici, il primo lungometraggio del regista esordiente Pippo Mezzapesa, presentato l’anno scorso al Festival del cinema di Roma, è sbarcato questa primavera nelle sale cinematografiche francesi ricevendo molte recensioni positive. Sfortunatamente in molte sale italiane è passato un po’ in secondo piano e in molti cinema di periferia non è nemmeno arrivato. Ora è disponibile in DVD ed è sicuramente un’ottima occasione per vederlo o rivederlo. Il paese delle spose infelici ci narra la storia di un ragazzo, Veleno, originario di una famiglia benestante, amico di Zazà, giovane con diversi problemi a livello famigliare. I due,

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insieme ai loro amici, un giorno vedono una donna che cerca di gettarsi dal tetto di una chiesa e che fortunatamente viene salvata dai Pompieri: si chiama Annalisa ed è un personaggio alquanto contorto e misterioso. Veleno e Zazà iniziano a frequentarla, a trascorrere i pomeriggi con lei, fino a innamorarsene. Annalisa è quella sposa infelice che sembra non aspettarsi più nulla dalla vita, dal momento che l’uomo che amava è morto prima che si sposassero. Entrare in contatto con i due ragazzini, pieni di vita, potrebbe essere a rigor di logica un’occasione per smuoversi da quell’apatia e isolamento in cui è caduta dopo essere rimasta sola. Ambientato

in un paese pugliese, che non viene mai ufficialmente nominato, Il paese delle spose infelici ci ricorda quanto sia importante la famiglia quando si nasce in un paese con un alto tasso di criminalità. Crescere non è mai semplice e farlo quando non si hanno delle linee guida, lo è ancora di più; a volte uno sport può essere d’aiuto, può essere un modo per costruirsi dei sogni, delle speranze, delle aspettative di vita lontano dal paese originario. Cosmica, la squadra di calcio in cui giocano Zazà e Veleno è un modo per raccoglierli da quelle strade in cui vivono e trascorrono le loro giornate, ma una squadra di calcio non potrà mai sostituire la famiglia nell’educazio-


MOVIES...

ne e, nonostante il mister sia chiaramente un uomo di sani principi, i suoi giovani possono comunque compiere scelte sbagliate. Una storia cruda e severa, che non lascia spazio a grandi speranze, che non ha paura di mostrare quello che è stato, e che in alcune zone è ancora, il sud Italia. Singolare la scelta di inserire inquadrature dell’Ilva di Taranto, proprio per contestualizzare il modo in cui si cresce nelle periferie e le scelte per il futuro che si presentano davanti agli occhi dei ragazzi. Gli adulti non sempre sono figure positive, spesso sono spacciatori e la stessa Annalisa sembra non aver idea di quello che sarà di lei, ma la cosa non la preoccupa, vive

la giornata come vuole e come preferisce, svendendo anche se stessa e il suo essere donna. Non sembra voler cambiare la sua situazione, Veleno le confessa che se solo fosse più grande la porterebbe via da lì, ma questa proposta del ragazzino sembra lasciarla completamente indifferente. Il finale resta aperto, non ci fa capire come andrà a finire per i nostri protagonisti, noi speriamo che si risolva tutto per il meglio, ma l’unica soluzione per Zazà e i suoi amici sembra quella di andarsene per sempre via da quei luoghi, dove il futuro sembra essere morto. Veleno dovrà ricominciare a studiare, dovrà sfruttare quei mezzi che gli vengono offerti dal-

la ricchezza della sua famiglia per costruirsi un futuro solido e nella completa legalità, al contrario di quello che si presenta davanti all’amico Zazà. Colpisce fortemente che l’opera prima di un regista sia incentrata su queste tematiche, con scene molto forti e crude in cui non manca la violenza: una storia di periferia che colpisce e non lascia di sicuro indifferenti, anzi porta lo spettatore a riflettere e a meditare su quanto ha appena visto.

Francesca Cerutti

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ARTINTIME

www.ouazart.com

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MIX-ART

Biografia tratta dal sito dell’artista

MEHDI OUAZ Può essere considerato uno dei nomi più promettenti del panorama artistico torinese, il “Pittore dei vip” lo definiscono in molti, ma Mehdi è molto di più. Nato a Tunisi 27 anni fa, a 4 anni si imbarca per la Sicilia, dove rimane fino al 1992. A 17 anni, realizza il suo sogno e si trasferisce a Ispica, raggiungendo il padre che gli ha promesso un provino con le giovanili del Milan, ma «Appena arrivato, mio papà mi ha mandato a lavorare nei campi. Di calcio non si è più parlato». A 18 anni fugge a Catania, dove si mantiene facendo il cameriere. Finché, nel 2011, a causa di una storia d’amore andata male, Mehdi prende il primo treno per Torino. E proprio qui a Torino arriva la svolta: Dopo aver passato i primi 3 giorni alla stazione di Porta Nuova, senza casa e senza lavoro, conosce Andrea Marte, storico dell’arte e artista affermato. «Hai una sigaretta?» e i due iniziano a parlare. Poi Mehdi

tira fuori un foglio e una matita, e con pochi tratti gli dimostra il suo talento. Da quel momento diventa ufficialmente suo allievo. «Andrea mi ha trasmesso la sua tecnica dei materiali riciclati e ho capito che era la mia strada – racconta Mehdi – Ho fatto un ritratto di Fabrizio di De André per regalarlo a Massimiliano Allegri, allenatore del Milan e fan del cantante» La sua voglia di emergere lo porta, la mattina della semifinale di Coppa Italia tra Juventus e Milan, a recarsi nell’albergo “Principi di Piemonte” che ospita i rossoneri, e a rimanerci tutto il giorno. Riesce ad avvicinare Allegri che, dopo un’iniziale titubanza, gli dà appuntamento nel suo camerino. «Quando arrivai ero teso, ma lui staccò un dipinto dalla parete e lo sostituì con il mio. Un gesto che ancora oggi ricordo con emozione». Da lì accadde tutto velocemente: i ritratti di Zlatan Ibrahimovic, Marco Borriello,

Alessandro Del Piero, Gigi Buffon, Antonio Conte e Andrea Pirlo , o di icone del passato come Marilyn Monroe. Ma anche quadri contro il razzismo, contro l’omofobia e che esprimono i suoi stati d’animo. «Ho dipinto una donna con un bambino pensando a mia madre, che non vedo da 6 anni – spiega – e, ora che mi sono innamorato, i miei lavori esprimono la gioia che provo» Alla domanda “Come ti vedi in futuro?”, la risposta non potrebbe che essere: «Andrea Marte mi organizzerà una personale. Io, musulmano, penso che l’arte unisca i popoli. La pittura è la mia vita, ho combattuto tanto per arrivare fin qui e voglio fare grandi cose». E noi siamo sicuri che sarà proprio così!

Ilaria Chiesa

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ARTINTIME L’ORSACHIOTTO che raccontava il mondo Esiste davvero o no il magico e dolcissimo orsacchiotto di pezza protagonista delle pagine di “La favolosa vita di Henry N. Brown orsetto centenario”, esordio letterario della tedesca Anne Hele Bubenzer? Questa sarà la domanda che vi porrete appena voltata l’ultima pagina del libro. Perché l’indiscusso primo attore di questa storia è proprio lui, Henry N. Brown, un orsacchiotto cucito e assemblato con amore in una casa inglese degli anni Venti dalla prima di una lunga serie di proprietari, e perché tanti e diversi episodi e personaggi si intrecciano in questa finzione narrativa. Henry è davvero l’orsacchiotto dell’editore? Dell’editore reale o di quello inventato nel romanzo? E chi è la misteriosa scrittrice che compare nelle prime pagine? È inventata o è la stessa Bubenzer che si ritrae in forma romanzata? Dubbi che accrescono l’atmosfera di suspense che apre la storia, e che sapientemente viene condotta fino alla fine del libro, alternata ai racconti di Henry, che ripercorre la sua lunga “carriera” da orsacchiotto. È un viaggio attraverso città, paesi del mondo, usanze, modi di vivere, pagine di storia. E in effetti proprio alle soglie di un viaggio Henry compare e inizia a parlarci. Si fa subito

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amicizia con questo simpatico, un po’ acciaccato e dolcissimo orsacchiotto salvato dalla monotonia di un negozio di antiquariato, perché nonostante sia fatto di pezza e non abbia una voce udibile, Henry è umano come se non più dei personaggi che lo accolgono via via lungo la sua movimentata esistenza. Racconti, persone, ma soprattutto sentimenti: ecco quello che Henry riesce a recepire dai suoi occhi di bottone. I sentimenti sono quello che l’umanità varia proietta sul povero orsacchiotto, che viene sballottato suo malgrado da un proprietario all’altro senza riuscire a controllare la sequenza degli eventi, senza potersi imporre, muoversi o dire la propria, ma adattandosi via via a ciò che i fatti gli presentano, provando egli stesso emozioni. Col suo aspetto tenero e la sua dolcezza irresistibile Henry conquista il cuore di tutti coloro che lo incontrano (lettori compresi!), è l’amico perfetto, colui che ascolta sempre, che infonde serenità senza lasciare il dubbio di poter mai tradire chi gli si affeziona, orsacchiotto buono, coccolato, innaffiato di affetto che sa ricambiare per dote naturale. Oppure no? Non tutti gli orsacchiotti sono speciali come Henry, e lo capiamo subito: c’è un mistero

nascosto nel suo cuore, e non si tratta di una metafora per parlare di sentimenti, perché c’è davvero qualcosa cucito dentro la pancia del protagonista. Lui stesso ne è consapevole, ma ignora di cosa si tratti: “amore” l’ha definito la sua prima proprietaria, nonché creatrice. Ma di cosa si tratta veramente? Perché nessuno si è mai accorto di questo oggetto? E cos’è a far sì che Henry venga portato via dalla polverosa mensola del negozio sulla quale sembra essere stato dimenticato? Sono le storie: di Henry, dei bambini e degli adulti che incontra, dei paesi e delle guerre che sconquassano il Novecento europeo, degli affetti perduti o mai trovati. Perché l’orsacchiotto Henry N. Brown esiste davvero: è l’amico invisibile di tutti noi. “Non riuscivo più a capirlo, il mondo. Cosa le prendeva adesso? Perché si comportava come se fossimo lontani conoscenti e io fossi solo un giocattolo come tutti gli altri? Dopo tutto quello che avevo fatto per lei! Purtroppo, dovetti in seguito constatare che comportamenti del genere sarebbero stati all’ordine del giorno, nella mia vita. In fondo al cuore, chi più chi meno, ogni adulto rimane bambino, ma nessuno vuol darlo a vedere. Non chiedetemi perché”.

A lessandra Chiappori


BOOKS

“La favolosa vita di Henry N. Brown orsetto centenario” Anne Helene Bubenzer, Sperling&Kupfer, 2012.

Anne Helene Bubenzer Uscito nel 2008 sul mercato tedesco e divenuto un caso editoriale, il libro dell’orsetto Henry è arrivato in Italia solo nel 2012. Artintime ha deciso di occuparsi della sua autrice – tedesca, classe 1973, editor freelance e traduttrice - in omaggio alla Buchmesse 2012 svoltasi lo scorso ottobre a Francoforte: la più importante fiera del libro al mondo, dove si acquistano ogni anno i diritti dei libri che circoleranno sul mercato nei prossimi mesi. È raro, a questo proposito, imbattersi in autori dell’area germanica nel panorama editoriale italiano, specialmente se si tratta di romanzieri giovani o esordienti. E questo è proprio il primo romanzo della Bubenzer, in attesa di nuove scoperte che, chissà, popoleranno in futuro gli scaffali delle librerie italiane.

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ARTINTIME

Dalla BBC americana: COPPER LA STORIA:

Oggi voglio farvi conoscere una serie tv presto in arrivo in Italia, trasmessa dalla BBC americana: “Copper”. Ambientata nella New York del XIX secolo, “Copper” narra le avventure di un giovane detective di origini irlandesi, Kevin Corcoran (Tom Weston-Jones) che, con l’aiuto dei suoi colleghi Francis Maguire (Kevin Ryan) e Andrew O’Brien (Dylan Taylor), cerca di mantenere l’ordine nel quartiere di Five Points e contemporaneamente tiene sott’occhio la piccola comunità di Fifth Avenue, il quartiere ritenuto “giusto” dagli abitanti, ricchi prevaricatori. Kevin ha anche una missione da com-

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piere: scovare l’assassino della figlia e ritrovare la moglie Ellen, scomparsa senza lasciare traccia mentre lui era coinvolto nella guerra civile. Durante il conflitto, Kevin ha stretto amicizia con Matthew Freeman (Ato Essandoh), afro-americano, ottimo medico legale, sposato con Sara (Tessa Thompson), traumatizzata dai bianchi. Altro amico di Kevin è Robert Morehouse (Kyle Schmid), vecchia conoscenza, figlio di uno dei più ricchi di Fifth Avenue che non lo stima come dovrebbe. Kevin e compagni si intrattengono spesso e volentieri nel locale di Eva Heissen (Fraka Potente), tenutaria del bordello Eva’s Paradise. Una delle ragazze del locale, Molly Stuart

(Tanya Fischer) ha una relazione complicata con Francis, anche se innamorata di Kevin. Indagando sull’omicidio della figlia, Kevin fa la conoscenza di Annie Reilly (Kiara Glasco), sorella gemella della vittima. Il legame è immediato: l’età e l’aspetto di Annie ricordano a Kevin la sua bambina, tanto da indurlo a impegnarsi nelle indagini, durante le quali fa la conoscenza di Elisabeth Haverford (Anastasia Griffith), giovane, bella e ricca.


SERIE TV

IL PARERE

Il pilot parte leggermente lento, per poi prendere un ritmo interessante: c’è modo di dare uno sguardo al carattere dei protagonisti, tanto che presto ci si ritrova coinvolti come non si penserebbe mai. Due parole sulla produzione: il cast è ricco di volti noti e di interessanti novità, la serie è ideata da Tom Fontana, già tre volte Emmy Awards per Oz, e da Barry Levinson che Fontana

conosce dai tempi di Oz, vincitore di alcuni premi Oscar per Rain Man. È la prima produzione del canale BBC Usa e per ora la prima stagione è composta da dieci episodi. Il pubblico sembra aver apprezzato, noi teniamo le dita incrociate per il rinnovo.

Manuela Raimo

DELL’ESPERTO

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ARTINTIME

SILVIA COSTA Imbattersi in un’artista giovane e piena di idee in questo momento storico culturale è abbastanza frequente; un po’ meno essere di fronte ad una performer che con determinazione e coraggio riesce a solcare il palcoscenico e farsi strada tra chi nel teatro e nelle arti performative non crede più così tanto. Per questo è stato interessante intervistare Silvia Costa che, dal 2007, ha iniziato un percorso di ricerca personale legato alla scena, che oltrepassa il confine di ciò che comunemente si intende per teatro. Lasciamo a lei la parola.

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Qual è il suo percorso formativo? Da dove nasce l’interesse per la scena? Sono diplomata in Arti Visive e dello Spettacolo all’Università Iuav di Venezia, dove ho seguito maggiormente i corsi legati alle arti visive piuttosto che allo spettacolo. L’idea di teatro che veniva presentata lì era legata soprattutto al teatro di regia, qualcosa che sentivo non facesse per me. Subito dopo la laurea triennale ho iniziato a lavorare come attrice con la compagnia Societas Raffaello Sanzio, nella produzione Hey Girl!. Era il 2006, avevo ventun’anni. Da allora continuo a lavorare con loro. Ma

questo spazio non mi basta. Così dal 2007 porto avanti un progetto di ricerca personale legato alla scena, Plumes dans la tête, insieme con il musicista e compositore Lorenzo Tomio. Non ricordo esattamente quando mi nacque l’interesse per quello spazio vuoto che è la scena, ma è sempre stata presente, nei miei giochi da bambina, piuttosto che nella mia vita da adulta, una tendenza a sovvertire l’ordine di quello che ho davanti, a inventare, a fingere, a crearmi uno spazio, un altrove. Gli spettacoli coinvolgono lo spettatore sia per l’aspetto visivo che uditivo. Come si è


INTERVISTANDO... sviluppa la sua ricerca? Non c’è un metodo preciso e ogni volta non so quale sarà l’origine e lo sviluppo di un’idea. Dipende tutto solo da lei. Mi trovo sempre davanti a un vuoto che mi schiaccia e per salvarmi mi costringe a vedere qualcosa in mezzo a quel nulla; devo chiudere a lungo gli occhi, isolarmi, stringere le meningi fino a sentire che fanno male. A volte tutto può scaturire dalla visione di un’immagine, dallo studio, da una frase letta in un libro, da un suono. Una volta che l’idea si forma dentro di me, tutti gli elementi necessari alla sua realizzazione si richiamano a vicenda, senza forzatura, come se attratti da una forza magnetica. I colori, il cibo... Come si inseriscono? Ho iniziato per caso a pensare al cibo come elemento per un’installazione. Non cucino molto essendo spesso in tournée, ma quando lo faccio noto che le regole che mi guidano nella scelta degli ingredienti e della loro composizione si strutturano a partire da necessità cromatiche. Ho bisogno di verde, piuttosto che di bianco o di giallo. Così è nata l’idea di disegnare veramente con il cibo. Anche in questo caso ho cercato di sovvertire la regola generale del cibo come nutrimento (anche se diventa essenziale, ai fini del lavoro, sapere che tutto quello che presento è edibile), e interessarmi al suo colore, alla sua forma, alla sua consistenza. Parto da quello che vedo esteriormente del cibo per costituire la sua struttura interna, le ricette. E poi, come davanti a un foglio bianco, inizio a comporre un disegno. È un altro lavoro di composizione,

un modo di sovvertire la natura di un elemento, trasformandolo in qualcos’altro. In generale cerco di non darmi limiti di contesti in cui il mio lavoro si possa inserire. Cos’è per lei il corpo? Come lo concepisce in rapporto agli altri linguaggi della scena? Il corpo è uno degli elementi che mi servono per comporre l’immagine della scena. Ma non sempre è il mio punto di partenza. Io sono nel mondo con il mio corpo, e a volte è solo uno strumento di percezione di quello che mi sta attorno. Cerco di non disporre gli elementi secondo una gerarchia. Tratto un suono alla stesso modo di una luce, di un corpo, di un materiale. In molti lavori il corpo era uno degli ultimi elementi a introdursi. Ho sempre cercato di crearmi prima uno spazio molto connotato, una struttura, che contenesse il corpo - o i corpi-, li limitasse. Da quei limiti sono partita per immaginare la vita di quel corpo. E sempre meno mi capita di vedere il mio di corpo messo in scena. A meno che non sia irriconoscibile. Non riesco ad avere fantasie su di esso così com’è. Preferisco sparire. Le performance raccontano di lei o raccontano qualcosa al pubblico? I miei lavori partono da me, ma non parlano di me, non devono farlo. Sono poche le volte in cui trovo che la biografia messa in scena sia interessante. E forse anche la parola raccontare non è esatta. Credo che sia più interessante porre degli interrogativi al pubblico, metterli davanti ad un dubbio, ad una frattura. Lo spettatore posto innanzi a un lavoro deve pensare. Io da spettatrice

sono colpita maggiormente da ciò che mi commuove e mi estranea dal tempo perché ogni lavoro per la scena è soprattutto un modellare altro del tempo. Quanto lavoro c’è dietro le performance? Non saprei quantificarlo. Direi che cerco di non smettere mai di lavorarci. Molti giovani oggi sono disillusi. Quelli che si interessano di arte in generale non vengono presi sul serio. Qual è secondo lei il nuovo volto della creatività e della sperimentazione? La situazione politica e sociale in cui viviamo il più delle volte è davvero scoraggiante e deprimente. È paradossale forse, ma credo che per un giovane l’unica via per sviluppare il proprio percorso artistico sia raggirare le istituzioni, non prendere di petto le politiche, non iniziare una battaglia di questo genere da cui non si può che uscirne sconfitti. Bisogna rendersi pericolosi con le proprie armi, cioè le idee. Avere le doti di determinazione profonda, di coraggio e di acuta sfrontatezza; le qualità dell’essere selvaggi, istintivi ed essere capaci di credere, di crederci sul serio.

Barbara Mastria

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From Chicago with.. WILCOL Direttamente da Chicago, stanno infiammando l’Europa con il loro country-rock: sono i Wilco. Amatissima oltreoceano, la formazione vede i natali nel 1994, dalle ceneri degli Uncle Tupelo, gruppo alternative in cui militavano già Jeff Tweedy (voce), poi capogruppo della nuova band, Ken Coomer (batteria), John Stirratt (basso) e Max Johnston (mandolino, banjo, violino e lap steel); a loro si aggiungerà poi Jay Bennett alla chitarra. Vista la maggioranza di elementi prelevati direttamente dal progetto precedente, non stupisce che il primo EP (“A.M.”, 1995) abbia un sapore molto simile ai precedenti lavori. È invece con il secondo album del 1996, “Being There”, che la band inizia a strutturare un suono più personale, eclettico, con incursioni sempre più evidenti nel soul, nel pop e nella musica psichedelica. In seguito,

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dopo alcuni passaggi di testimone tra i musicisti (Johnston lascia il posto a Bob Egan dei Freakwater e alla batteria Ken Coomer viene sostituito da Glenn Kotche) e, dopo il mancato successo di “Mermaid Avenue”, collezione di brani musicali tratti da materiale inedito originale di Woody Guthrie, l’ennesimo scarso successo di vendita di “Summer Teeth”, loro terzo album, provoca tensioni fra il gruppo e i produttori. L’etichetta discografica Warner Bros, infatti, li abbandona dopo l’uscita del disco sperimentale “Yankee Hotel Foxtrot”. I Wilco decidono allora di mettere le loro tracce a disposizione dei fan su internet e partono per un mini tour per finanziare il loro quarto lavoro. Nel 2004 esce così “A Ghost is Born”, distribuito anch’esso in anteprima sulla rete. Parte da qui una lenta ma costante risalita che porta la band alla pubblicazione del

live “Kicking Television” (2005), di un più omogeneo e rilassato “Sky Blue Sky” (2007) e del rassicurante “Wilco(the album)” (2009), dove si nota la nuova, piena, presa di coscienza del gruppo. A settembre 2011, anticipato dal singolo I might, esce il loro nuovo EP, “The Whole Love”, e nel 2012 è ripubblicato il progetto “Mermaid Avenue”, quasi in segno di sfida. Niente da dire, in poco meno di 10 anni i Wilco hanno modificato continuamente il loro stile e il loro assetto, dando una rappresentazione perfetta dell’anima inquieta dell’America d’oggi. Diretti discendenti del folk, possono vantare nelle loro composizioni gli echi della chitarra pellegrina di Woody Guthrie, unita ad un personalissimo pop dai colori sgargianti, come si può notare in Born Alone o in Dawned On Me. Dopo tanto vagare in una continua ricerca musicale, nell’ultimo


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EP i Wilco sembrano dunque aver trovato la loro duplice anima, miscelando ad un’aria (finalmente) solare dei tratti più ruvidi, quasi ipnotici (un esempio su tutti: gli audaci dodici minuti di One Sunday Morning (Song For Jane Smiley’s Boyfriend). Ora, nell’attesa di vedere la loro prossima mutazione musicale, vi consiglio di dedicare un po’ di tempo alla band dell’Illinois, anche perché ce n’è davvero per tutti i gusti! Enjoy!

Angelica Magliocchetti

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GROUNDED : un corto di fantascienza È rarissimo trovare cortometraggi di fantascienza e spesso, quando li si trova, sono prodotti di scarsa qualità a causa di effetti speciali scadenti a volte giustificati da un budget basso. Grounded non è uno di questi: presentato a diversi festival internazionali e realizzato da Kevin Margo, è un cortometraggio che incanta lo spettatore e lo trasporta in un mondo fantastico. Completamente privo di dialoghi, Grounded ha una narrazione piuttosto complessa, costruita da una serie di nuclei narrativi che vogliono presentare, secondo quanto dice il regista, una storia che sarà poi lo spettatore stesso a ricostruire nella sua testa. Tutto comincia con un astronauta che atterra per caso su un pianeta sconosciuto, in un sistema solare che sembra non avere molto a che

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vedere con il nostro. In meno di otto minuti vengono condensate tematiche molto forti come giovinezza, vecchiaia, ereditarietà e approvazione paterna, scelte davvero singolari per un prodotto ascrivibile al genere della fantascienza. Dal canale Vimeo del regista comprendiamo il perché di questo: fonte di ispirazione della sua vita è stato il padre e la sua morte è divenuta così spunto per Grounded. La fantascienza è un genere che si ama o si odia e, anche se principalmente prediletto dai maschi, vede ragazze inserire tra i film preferiti prodotti come Blade Runner. In realtà è un ottimo mezzo che permette al cinema di sperimentare nuove tecniche grazie alle sue ambientazioni poco realistiche. Allo stesso tempo, può far convergere all’interno della narrazione topoi propri di di-

versi generi cinematografici, come lo stesso Grounded dimostra. In questo caso infatti ci troviamo di fronte a un prodotto apprezzabile per vari motivi che vanno ben oltre il genere: gli scenari mozzafiato riprodotti con meticolosa precisione, i colori nitidi e il suono che lo accompagnano dimostrano il lavoro e lo studio che è stato fatto in corso di realizzazione. È molto forte l’impatto estetico sullo spettatore, che rimane inevitabilmente estasiato di fronte a queste immagini. Definito uno dei migliori cortometraggi di fantascienza, ha ricevuto numerosi premi e nominations in molti festival internazionali. Per chi fosse interessato, il cortometraggio è interamente fruibile su Vimeo insieme a un trailer e a un backstage dello stesso.

Francesca Cerutti


MOVIES...

Premi ricevuti

Best Experimental Short: 2012 USA Film Festival Best Picture: 2012 Winter Film Awards Best Short Film: 2012 Independent Filmmakers Showcase Film Festival Best Sound: 2012 Independent Filmmakers Showcase Film Festival Best Cinematography: 2012 Lakeshorts International Film Festival Best Editing: 2012 Los Angeles Movie Awards Best Editing: 2012 Los Angeles Cinema Festival of Hollywood Best Digital Effects: 2012 Los Angeles Cinema Festival of Hollywood Best Cinematography: 2012 Los Angeles Cinema Festival of Hollywood Best Sci-Fi, Fantasy or Horror Film: Buffalo Niagara Film Festival John Kelly Award for Excellence in Cinematography: 2012 Fresno Film Fest

Ha partecipato alle seguenti Selezioni Ufficiali 2012 2012 2012 2012 2012 2012 2012 2012 2012 2012 2012

LA Shorts Newport Beach Film Festival ÉCU – The European Independent Film Festival Sci-Fi-London Indie Spirit Film Festival The Los Angeles New Wave International Film Festival Cine Gear Expo 2012 Montclair Film Festival Maryland Film Festival Madrid International Film Festival Gasparilla International Film Festival

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Sonoma International Film Festival Sacramento International Film Festival 60 Degrees North VISIONFEST Fort Myers Film Festival United Film Festival - Los Angeles United Film Festival - New York

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ARTINTIME

3D STREET-ART

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MIX-ART

FEDERICO PIETRELLA Nato a Roma nel 1973, l’artista vive da tempo a Berlino dove si concentra gran parte del suo lavoro. Armato di uno strumento “speciale” quale il timbro, le sue opere sono il risultato di un’originale combinazione di pittura e fotografia. Autoritratti e paesaggi sono infatti osservati da un diverso punto di vista: da lontano l’immagine si ricompone, da vicino si percepiscono insiemi di segni talvolta indecifrabili. Ha esposto in molte sedi sia in Italia che all’estero. L’ultima, in ordine di tempo, è stata la sede dell’Istituto Italiano di Cultura, a Londra, anche se fin dagli esordi Pietrella è stato notato da importanti istituzioni e collezionisti, come la torinese Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e la American Academy.

Ilaria Chiesa

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ARTINTIME A SPASSO CON GLI AUTORI: Le passeggiate letterarie di Torino tra storia e letteratura Passeggiare e leggere: due attività simili perché erranti, da condurre senza costrizioni e in assoluta libertà. Del resto già Umberto Eco aveva trovato un nesso nel suo “Sei passeggiate nei boschi narrativi”, dove racconta di lettori a spasso per il mare magnum dell’intertestualità, alla presa con decisioni di interpretazione, bivi, salti, stupori che intrecciano testo e lettura, proprio come un percorso urbano, mai definito e statico. Quella organizzata a Torino è un’iniziativa che unisce nel migliore dei format l’andare a spasso e il piacere della lettura: le “Passeggiate letterarie, camminare conoscendo e conoscere camminando”, sono un progetto realizzato da qualche anno nella città sabauda grazie a una proficua collaborazione tra Università e Centro Servizi Didattici. In particolare, i percorsi si svolgono sotto il coordinamento della professoressa Alba Andreini, docente di letteratura italiana all’Università di Torino e autrice del volume “Una Mole di parole. Passeggiate nella Torino degli scrittori”, (Celid, 2006). Si tratta dunque di lezioni universitarie riportate su strada? No: le passeggiate letterarie sono itinerari un po’ turistici un po’ studenteschi, condotte da guide abilitate con

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il supporto di giovani provenienti dall’Università e fanno della leggerezza (quella calviniana delle “Lezioni americane”, per restare in tema) il loro punto forte, proponendo un percorso alla scoperta di angoli e quartieri torinesi, che si accompagna alla lettura di pagine e ad aneddoti biografici e storici. Che Torino offra molto agli appassionati di cose letterarie è fatto noto. Avvolto per decenni da una cortina grigia che ne faceva uno dei principali poli industriali italiani, il capoluogo sabaudo non ha saputo esportare la sua rilevanza culturale se non a partire da anni recenti, dal boom turistico delle Olimpiadi del 2006 in particolare, che l’hanno rivelata al mondo come città internazionale, giovane, sempre nuova, e inesorabilmente affascinante. È così che è piacevole dilettarsi nelle passeggiate letterarie, scoprendo e riscoprendo angoli di una Torino che ha accolto, negli anni, la maggior parte degli scrittori e degli intellettuali del panorama nazionale: De Amicis, Pavese, Fenoglio, Calvino, Nietzche, Salgari, Natalia Ginzburg, Levi, Arpino, Gozzano, Fruttero e Lucentini, Soldati… Ingranaggi di un grande motore letterario che tra i borghi torinesi trova da sempre la sua benzina. Passeggiare a

Torino sarà allora considerare targhe e lapidi mai notati prima, che ricordano il passaggio di uno scrittore, o l’abitazione di un editore (come non pensare a Giulio Einaudi e alla sua “squadra” che diede un carattere unico all’editoria del secondo dopoguerra?), sorprendersi davanti allo svelamento di dettagli romanzeschi che parlano della città, trasformandola e rielaborandola, come solo la fantasia letteraria sa fare, immaginare la vita quotidiana di autori ormai classici, vederli andare a pranzo in trattoria, prendere una stanza in affitto, seguire lezioni universitarie, perdersi in ricerche nelle biblioteche cittadine. Non è un legame casuale quello di Torino con i libri: città del Salone Internazionale del libro, dei Portici di Carta, di un’Università tra le più antiche d’Italia, del Circolo dei Lettori, di molteplici case editrici e di infinite librerie, seminate lungo le strade e ricorrenti, come i caffè, ognuna con la propria storia, e il proprio fascino discreto. Avete voglia di scoprirle anche voi e andare a spasso sulle tracce di qualche scrittore? Le passeggiate letterarie saranno un’occasione perfetta. Maggiori informazioni e contatti su www.passeggiateletterarie.net

A lessandra Chiappori


BOOKS

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ARTINTIME MAURIZIO CATTELAN

Maurizio Cattelan nasce a Padova nel 1960. È indubbiamente uno degli artisti italiani contemporanei tra i più eccentrici, misteriosi e provocatori. Noto alle cronache soprattutto grazie alla sua controversa opera La Nona Ora (1999), Cattelan ha un modo tutto suo di esprimersi, intenso, a tratti umoristico. Capace di puntare il dito (medio) su questioni sociali e politiche con estrema facilità, attualmente si divide tra New York e Milano, città nelle quali vive e lavora. La prima volta che ho potuto apprezzare le opere dell’artista è stato durante i miei giorni da teenager alle scuole superiori. Ho avuto la fortuna di frequentare il liceo nei pressi del Museo d’Arte Contemporanea di Torino, il Castello di Rivoli. Una mattina, così, semplicemente, sono incappata in alcune delle sue sculture. Al tempo non ero molto informata sull’arte contemporanea, ma sono letteralmente rimasta scioccata dal cavallo impagliato di Nove-

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cento (1997) e dai bambini appesi agli alberi in una sorta di suicidio di gruppo (Untitled, 2004). Ciò che mi ha colpito di più è stata la capacità dell’artista di alzare la voce contro le ingiustizie della vita senza neppure emettere un suono ma riuscendo lo stesso a mirare al cuore e all’anima delle persone. Oggi, quasi dieci anni più tardi, vivo a Londra e ho l’opportunità di comparare le mie iniziali impressioni con un punto di vista più maturo. La Whitechapel Gallery, in collaborazione con la Collezione Sandretto Re Rebaudengo, ospita fino al 2 dicembre una mostra che sintetizza il pensiero di Cattelan. Nonostante le piccole dimensioni, l’esposizione, a ingresso gratuito, non manca di contenuti. Anzi, la Galleria 7, una grande stanza fresca di pittura bianca, sembra totalmente riempita dagli otto pezzi scelti come i più sostanziali. Varcato l’ingresso, ad aspettarvi c’è il grande tappeto rotondo con il logo Formaggio del Bel Paese sor-

montato da un satirico dito medio rivolto all’ingiù (Il Bel Paese, 1994). Appena dietro, appeso al muro, il simbolo delle Brigate Rosse diventa maliziosamente una rossa insegna al neon da bar o, se preferite l’interpretazione vagamente blasfema, la stella cometa. All’estrema sinistra trovate Lullaby (1994), un grande sacco riempito di macerie provenienti dal Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, danneggiato in un attentato bomba correlato alla Mafia. Dal lato opposto vi osserva We Are Revolution (2000), una statua raffigurante Cattelan, grandezza bambino, vestito con gli iconici abiti di feltro portati dall’artista-attivista tedesco Joseph Beuys, caricatura del cliché dell’artista come salvatore. La sua firma al neon, poi, fa da contraltare al pezzo più discusso: in Bidibidobidiboo (1996) uno scoiattolo suicida è riverso sul tavolo di una cucina in tutto e per tutto identica a quella in cui è cresciuto Cattelan. Per ultima, ma non meno importante, la fotografia che ritrae un gruppo di migranti nord africani giocare una partita di calcetto (in un tavolo allungato in modo tale da ospitare undici componenti per parte) contro giocatori di calcio italiani tutti bianchi. Un chiaro rimando al razzismo imperante nel gioco più seguito in Italia. Alla fine dell’esperienza che la mostra vi ha regalato, non è importante aver apprezzato o meno le opere di Cattelan, ciò che conta è che egli sia capace di creare dibattito e attirare l’attenzione dei media. Perché è di ciò che abbiamo bisogno, altrimenti l’indifferenza ucciderà le nostre menti. Abbiamo bisogno di arringhe e commenti sentiti. Abbiamo bisogno di essere più coinvolti in quello che vediamo e sperimentiamo ogni giorno.


FROM LONDON Maurizio Cattelan was born in Padua, Italy, in 1960. He is one of the most provocative, dark and quirky contemporary Italian artists. Well known in the world thanks to the controversial sculpture The Ninth Hour (1999), he has an intense but also humoristic way to express himself and point the (middle) finger to social and political issues. He lives and works in New York and Milan. The first time I saw Cattelan’s works was during high school days. I had the fortune to attend my lessons nearby Turin Contemporary Art Museum, Castello di Rivoli. One morning I simply ran into few of his sculptures. I didn’t know much about this kind of art, but I was completely blown away by the taxidermied horse (Novecento, 1997) and the han-

ging kids (Untitled, 2004). What impressed me the most was the fact that an artist could raise his voice against life unfairness without even making a sound and still targeting people’s hearts and souls. Now, almost ten years later, I live in London and I have the chance to compare my “freshman feelings” with a more grown-up insight. The Whitechapel Gallery, in collaboration with Collection Sandretto Re Rebaudengo, is displaying a selection of works that reassemble the essence of Cattelan’s view. Despite the small size, this free exhibition doesn’t lack in content. In fact Gallery 7, a big room fresh of white paint, seems filled by the energy of the eight pieces chosen as the most substantial ones. Once you enter

the door the first thing you see, in front of you, is the round carpet with the logo of a famous Italian cheese Formaggio del Bel Paese surmounted by a satirical middle finger hang upside-down (The Beautiful Country, 1994). Just behind this, on the wall, the logo of the terrorist organisation Brigate Rosse is mischievously turned into a less important neon bar sign or, if you prefer, into a slightly blasphemous holy comet. On the far left corner there is Lullaby (1994) a large bag filled with rubble from the Contemporary Art Pavillion in Milan which was damaged in a Mafia-related bomb attack, at the opposite side We are Revolution (2000), a boy sized Cattelan dressed in the iconic felt suit of German artist-activist Joseph Beuys caricatures clichés of the artist as a saviour. In another corner of the room is located the neon signature of the artist, mirrored by Bidibidobidiboo (1996) where you can see a suicide taxidermied squirrel slumped over a kitchen table with a gun on his feet in a miniature version of Cattelan’s family house. Last but not least the picture of an elongated table football with North African migrants facing all white Italian footballers, reminds us racism issue in the most followed Italian sport. Whether you appreciate or not his works, Cattelan will always make you debate and capture the attention of the media. That’s exactly what we need, because indifference, otherwise, will kill our brains. We need statements and comments. We need to be involved in what we do and see everyday.

Cristina Canfora

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ARTINTIME DA NOVEMBRE AL CINEMA! La collina dei papaveri - Il segreto di Umi Komatsuzaki Lucky Red Regia: Goro Miyazaki. Genere: Animazione Trama: Storia ambientata nella Trentottesima era Shova (è il 1963, l’anno precedente alle Olimpiadi di Tokyo). Racconta le vicende di Umi Komatsuaki, una normale ragazza che frequenta le superiori, vive nella città di Yokohama vicino a Tokyo. Durante la disputa per la demolizione o la salvaguardia di una vecchia casa in legno della scuola, il “Quartier Latin”, sede dei club scolastici di filosofia e di astronomia, scrigno delle memorie di alcune generazioni, Umi e Shunya Kazama si innamorano. Ben presto, parlando delle storie delle proprie famiglie, scoprono con sgomento un segreto che li accomuna. Lo attendiamo perché: è la seconda regia del figlio di Hayao Miyazaki. Curiosità: Hayao Miyazaki ha collaborato alla sceneggiatura. Uscita: 6 novembre

Argo Warner Bros Regia: Ben Affleck Genere: Drammatico Trama: Teheran, 1979. L’Iran è un paese antiamericano e durante una delle numerose manifestazioni viene presa d’assalto l’ambasciata degli Stati Uniti. L’agente della CIA Tony Mendez escogita un piano per liberare gli intrappolati e portarli in patria. Interpreti: Bryan Cranston, Ben Affleck, Michael Cassidy, Taylor Schilling, John Goodman Lo attendiamo perché: È il terzo film di Ben Affleck in versione regista dopo Gone Baby Gone e The Town, entrambi molto apprezzati dalla critica. Curiosità: Il film è tratto da una storia vera. Uscita: 8 novembre

Code Name: Geronimo Koch Media Regia: John Stockwell Genere: Azione Trama: Nel 2011 la CIA decide di selezionare un’unità speciale di Navy Seals, per una missione segreta in Afghanistan. Il nome in codice dell’obiettivo finale è Geronimo, lo stesso del temibile capo Apache capace di sfuggire per anni alle truppe americane dell’800. Nemmeno i membri del team conoscono il reale obiettivo di questa operazione, direttamente coordinata dalla Casa Bianca: trovare e uccidere Osama Bin Laden. Interpreti: Kathleen Robertson, Cam Gigandet, Anson Mount, Xzibit Lo attendiamo perché: la morte di Bin Laden è stata a lungo attesa dagli Americani e una volta avvenuta ha riscosso molti dubbi a livello internazionale. Curiosità: i fatti raccontati sembrano voler finalmente rivelare in toto i retroscena e la morte stessa di Osama Bin Laden. Uscita: 8 novembre

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MOVIELIST - NOVEMBRE... A cura di Francesca Cerutti

Paris Manhattan Archibald Enterprise Regia: Sophie Lellouche Genere: Commedia Trama: Una giovane farmacista preferisce rifugiarsi nella sua passione per Woody Allen piuttosto che mettersi alla ricerca di un fidanzato, ma l’incontro con Victor potrebbe sconvolgerle i piani. Interpreti: Alice Taglioni, Patrick Bruel, Marine Delterme, Michel Aumont, Louis-Do de Lencquesaing Lo attendiamo perché: sembra una commedia divertente e adatta agli amanti di Woody Allen. Curiosità: è il primo lungometraggio della regista Sophie Lellouche Uscita: 8 novembre

Seven Psychopaths Moviemax Regia: Martin McDonagh Genere: Commedia nera Trama: Storia di uno sceneggiatore in crisi che si fa convincere dai suoi amici strampalati a guadagnare soldi con un sistema molto particolare: rapire cani. Tutto bene, fino a quando non scompare il cane di un boss. Interpreti: Olga Kurylenko, Christopher Walken, Colin Farrell, Woody Harrelson, Sam Rockwell. Lo attendiamo perché: sembra una commediola esilarante ma con toni macabri. Curiosità: il film, presentato al Toronto International Film Festival, ha vinto il premio di Film preferito dal pubblico per la Sezione Midnight Madness. Uscita: 15 novembre

Dracula 3D Bolero Regia: Dario Argento Genere: Horror Trama: Johnathan Harker trova lavoro nella biblioteca del castello del Conte Dracula, la sua giovane sposa Mina decide di raggiungerlo e lungo la strada sosta a casa dell’amica Lucy. Qui scopre un paese distrutto dalla barbara uccisione di una ragazza. Mina resta affascinata dal Conte Dracula, ma qualcosa non le torna. Decide quindi di rivolgersi al grande cacciatore di vampiri: Abraham Van Helsing. Interpreti: Thomas Kretschmann, Asia Argento, Marta Gastini, Francesco Rossini, Rutger Hauer Lo attendiamo perché: siamo curiosi di vedere quest’adattamento del romanzo di Bram Stoker dopo quello celeberrimo di Coppola, anche se sono già arrivate le critiche dalle anteprime. Curiosità: è il primo film 3D del maestro dell’horror italiano. Uscita: 22 novembre

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ARTINTIME SCRITTORI IN CITTA’

TORINO FILM FESTIVAL

FESTIVAL DELLA FISARMONICA DIGITALE

Torna anche quest’anno nella città di Cuneo la manifestazione dedicata ai libri e alla letteratura Scrittori in Città. L’appuntamento, che avrà luogo dal 15 al 18 novembre, sarà dedicato al tema Senza Fiato, che farà da filo conduttore della manifestazione coinvolgendo autori e libri in presentazioni e dibattiti, sia per il pubblico adulto che per i ragazzi. Anche quest’anno infatti sarà dato spazio ai più piccoli con incontri, laboratori, animazioni e spettacoli. Per maggiori informazioni sul programma vi rimandiamo a www. scrittorincitta.it.

Torna l’atteso appuntamento con il Torino Film Festival, giunto quest’anno alla sua trentesima edizione. L’evento, diretto da Gianni Amelio, si svolgerà dal 23 novembre al 1° dicembre, e ospiterà alcuni grandi nomi della cinematografia come Paolo Sorrentino, che presiederà la giuria del Concorso Internazionale Lungometraggi, lo sceneggiatore Paul Laverty e Ken Loach, a cui verrà assegnato il Gran Premio Torino. Ricordiamo inoltre la retrospettiva dedicata a Joseph Losey curata da Emanuela Martini. Per ulteriori informazioni sul calendario del festival www.torinofilmfest.org.

Il 3 novembre a Roma si terrà la sesta edizione del Festival Internazionale della Fisarmonica Digitale, che all’interno dell’Auditorium Parco della Musica presenterà i finalisti del concorso internazionale. I musicisti, provenienti da quindici nazioni, si contenderanno il premio della giuria e il The Ronald Lankford Journalists Award. Tra le performance che faranno parte della serata, le creazioni di musica e luce di Ralf Schink e l’esibizione di danza della compagnia Little Company diretta da Steve La Chance e Claudia Bosco. Info su www.v-accordionfestival.com.

INVIDEO

MOONLIGHT FESTIVAL

RASSEGNA DELLA MICRO EDITORIA

Ventiduesima edizione per la Mostra Internazionale di video e cinema oltre, che si svolgerà a Milano dall’8 all’11 novembre. Il tema scelto per la rassegna è Mutazioni Critiche, un invito a riflettere sull’attuale crisi e sulle inevitabili trasformazioni che ne derivano, argomento che verrà proposto non solo dalle trentacinque opere in concorso, ma anche da artisti e ospiti che interverranno durante i quattro giorni della kermesse. Un’occasione per il pubblico per confrontarsi con le nuove tendenze creative e nuove forme di sperimentazione. Info su www. mostrainvideo.com.

In arrivo la quarta edizione di Moonlight Festival, la rassegna musicale e culturale dedicata alla musica dark, new wave, goth ed elettronica. Il festival, che si svolgerà dal 9 all’11 novembre a Bologna, nel nuovo spazio Zona Roveri, proporrà giovani esordienti e nomi affermati della musica nazionale e internazionale. Tra gli artisti che interverranno all’evento David J Haskins, Kas Product, O’Children, Incubus Sukkubus, Fangs on Fur, Soviet Soviet e The Shimmer. Saranno inoltre presenti spazi dedicati a arte, letteratura e fotografia. Per maggiori informazioni www.moonlightfestival. com.

A Chiari, in provincia di Brescia, dal 9 all’11 novembre si svolgerà la decima edizione della Rassegna di Microeditoria, che come ogni anno riunirà a sé i piccoli e medi editori italiani, i loro autori e le loro opere. Molti saranno gli incontri con scrittori e giornalisti, i dibattiti e le presentazioni, e non mancheranno anche spazi dedicati ad arte e musica. Tra gli ospiti che interverranno nei tre giorni della rassegna ricordiamo il teologo e biblista Paolo De Benedetti, Oliviero Beha e Daniele Bossari. Per ulteriori informazioni visitate www.rassegnamicroeditoria.it.

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EVENTS

A cura di Anna Moschietto

INTERNET FESTIVAL

FESTIVAL DEL FILM DI ROMA

FESTIVAL DEI POPOLI

Dal 9 all’11 novembre presso Fiera Milano a Rho, si svolgerà la nuova fieralaboratorio Makers Italy, evento dedicato ai creativi tecnologici e digitali, ai “garage innovators” e agli amanti del Diy (do-it-yourself). I settori e le competenze protagonisti dell’evento saranno i più svariati, dalla meccanica all’automazione, dall’elettronica alla prototipazione. Ambiti che verranno proposti ed esplorati attraverso spazi espositivi, officine, laboratori e incontri. Un’occasione unica per conoscere la nuova realtà dei makers italiani. Info su www.makersitaly.it.

Giunto alla settima edizione, torna il Festival Internazionale del Film di Roma, che dal 9 al 17 novembre presenterà al pubblico un programma ricco di anteprime e di ospiti internazionali. Tra questi lo sceneggiatore Jeff Nichols, che presiederà la giuria internazionale incaricata di assegnare il Marc’Aurelio d’Oro, ma anche Matthew Modine e Bakhtiar Khudojnazarov, di cui “Aspettando il mare” aprirà la kermesse romana. Non mancheranno poi le novità, tra cui la sezione Cinema XXI dedicata alle nuove correnti cinematografiche mondiali. Per maggiori info www.romacinemafest. it.

Dal 10 al 17 novembre torna a Firenze il Festival dei Popoli, la rassegna internazionale dedicata a film e documentari, che come ogni anno si impegnerà a promuovere e diffondere il cinema documentario d’autore e il cinema di ricerca. Le sezioni competitive del festival saranno due, Concorso Internazionale, per corti e lungometraggi, e Panorama. Inoltre, verrà dato spazio alla proiezione di opere non competitive in sezioni dedicate a retrospettive, omaggi, focus ed eventi speciali. Per maggiori informazioni sul programma visitate www.festivaldeipopoli.org.

ITALIAN DOC SCREENING

FESTIVAL DELLE LETTERATURE DELL’ADRIATICO

PISA BOOK FESTIVAL

In contemporanea con il Festival dei Popoli, dal 15 al 17 novembre a Firenze si svolgerà l’ottava edizione di Italian Doc Screening. La manifestazione, ideata per tutti i creativi, produttori e film-makers interessati ad approfondire i linguaggi del contemporaneo, sarà luogo di analisi e riflessione sulle nuove tendenze, sul ruolo della Rete per i broadcasters nazionali ed internazionali e sull’attuale e futura evoluzione del genere documentario. Tra gli ospiti che interverranno nelle tre giornate Asta Wellejus e Jason Daponte. Per maggiori informazioni http://2012.italiandocscreenings.it.

Decimo appuntamento con il Festival delle Letterature dell’Adriatico, che si svolgerà a Pescara dal 16 al 18 novembre. La manifestazione, che si svilupperà nel centro storico della città, coinvolgerà l’Auditorium Petruzzi, il Circolo Aternino e il Cinema Teatro Massimo, dove saranno accolti autori di fama nazionale, giovani scrittori emergenti e alcuni volti noti del panorama artistico italiano. Un appuntamento che, come ogni anno, combinerà letteratura, musica, spettacolo ed intrattenimento. Per ulteriori informazioni www.festivaldelleletterature. com.

Dal 23 al 25 novembre torna a Pisa, presso il Palazzo dei Congressi, l’appuntamento annuale con l’editoria indipendente, il Pisa Book Festival. L’evento, che festeggia la sua decima edizione, riunirà l’editoria di varia e quella per ragazzi, e avrà come Paese Ospite d’Onore l’Olanda. Un’opportunità di scambio culturale su tradizioni, letteratura ed editoria, che coinvolgerà il pubblico con incontri e convegni. Non mancheranno poi presentazioni, seminari e laboratori dedicati ad adulti e ragazzi. Per informazioni sul calendario del festival www.pisabookfestival.it.

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STORIE DI GIOVANI CHE INVESTONO SUL LORO FUTURO

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