Artintime N.9 - Settembre

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ART

IN TIME n.9 - Settembre 2013

ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI | LONDON NEWS


www.foodiegeekdinner.it


ARTINTIME L’EDITORIALE Settembre, un nuovo inizio. Un po’ come gennaio, si fa l’elenco delle cose progettate, dei desideri e di tutte quelle piccole soddisfazioni e piccolezze che potrebbero, lo sappiamo, farci stare meglio. Come per l’anno appena passato, si guarda con nostalgia alle vacanze, sempre troppo brevi, ai bei momenti di distensione e divertimento, al tempo libero, che immancabilmente tornerà a mancare tra una pioggia autunnale e le serate in cui, ahinoi, viene buio presto. E così ci adattiamo all’ennesima stagione che cambia, compensiamo il relax di un pomeriggio di mare con una sera a teatro, la piacevole granita sotto l’ombrellone con un corso di cucina che ci permetta di realizzare tavolate perfette per invitare gli amici a cena, mettiamo via costumi e pareo colorati e rispolveriamo maglioncini leggeri (perché va bene che arriva l’autunno, ma il Bel Paese a settembre ci regala ancora qualche splendida giornata di sole!) e ballerine. E poi ci sono i viaggi, estivi o autunnali non importa: la garanzia di un’evasione dal quotidiano è utilissima per tenere a bada il nostro stress e la nostra continua voglia di fuga da una realtà che, giorno dopo, giorno, si fa monotona ripetizione di percorsi, azioni e dialoghi. È il ritorno alla quotidianità, al solito tran tran. Ma, lo sapete, per questo e tanti altri mali che la società moderna ci infligge gratuitamente spegnendo, senza farsi vedere, il motore della nostra creatività e rubando terreno al nostro benessere, Artintime è qui per voi, una soluzione bella, colorata, giovane e pratica per regalarvi un piccolo momento di relax, un sorriso e una distrazione piacevole, di quelle per cui non sentirsi mai in colpa. Libri, musica, cinema, teatro, pop art: nomi, pagine, storie, suoni, colori e sensazioni per ispirare la vostra immaginazione. Ma non è finita qui! A settembre abbiamo voluto offrire più spazio alla musica, sulla scia degli eventi all’aperto che hanno caratterizzato l’estate. Nell’ambito del LIME festival, che si è svolto dal 29 al 31 agosto nella cittadina balneare di Alassio, in Liguria, abbiamo incontrato Daniele C., direttore artistico della manifestazione, con il quale abbiamo fatto quattro chiacchiere sulla formula dei festival musicali all’aperto, sull’organizzazione di eventi e sul pubblico. In esclusiva per i nostri lettori, Daniele ci ha anche dato qualche anticipazione sul _Reset Festival che si svolgerà a Torino dall’11 al 14 settembre in compagnia di tante band e musicisti emergenti, in pieno stile Artintime. Dopo feste estive e festival di inizio autunno in città, fuggiamo come sempre anche un po’ a Londra, perché le tendenze della City spesso ci fanno inventare e sognare cose nuove. Questo mese la nostra inviata si è lasciata ispirare dal profumo fragrante di una pasta all’italiana, e ci racconta la sua esperienza alla festa della birra Moretti, forse un po’ rimpiangendo il calore tutto italico che solo qui sa fare di una bevuta e pranzo in compagnia un evento catalizzatore. Quanto ci piace casa nostra, in fondo? È perché, problemi e cattive gestioni a parte, la nostra Italia è uno scrigno di tesori sconosciuti: Unclassicart ci aiuta a scoprirne uno nuovo, questo mese è il particolarissimo e affascinante gruppo scultoreo conservato ora ad Ascoli, dopo secoli di vita tormentata e tanti, tanti viaggi un po’ inconsapevoli intorno al mondo. Siete pronti anche voi a viaggiare intorno al mondo comodamente seduti davanti al vostro computer, sfogliando le pagine di Artintime? E allora eccoci qui: pronti alla ripartenza di settembre!

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ARTINTIME SOMMARIO 6 . BYEALEX by Angelica Magliocchetti

8 . DRIFT – CAVALCA L’ONDA by Francesca Cerutti

10 . ALICE PASQUINI by Ilaria Chiesa

12. AMORE E MORTE SULLO SFONDO DI UNA PERFETTA TRAMA GIALLA by Alessandra Chiappori

14 . SERIE TV: COSA VEDREMO by Manuela Raimo

16 . LA STRANA STORIA DI DUE GRIFONI E UNA CERVA by Roberta Colasanto

18 . FRATELLI DALLA VIA: DUE MENTI E UN PREMIO by Barbara Mastria

20 . INTERVISTANDO : Daniele C. by Alessandra Chiappori e Angelica Magliocchetti

24 . DENIMOR by Angelica Magliocchetti

26 . L’ISOLA CON IL DESERTO DENTRO E INTORNO

by Alessandra Chiappori

28 . WISH YOU WERE HERE by Cristina Canfora

30 . ALEANDRO RONCARA’ by Spazio San Giorgio Bologna

32 . IL DESTINO E’ SEMPRE PUNTUALE by Francesca Cerutti

34 . EVENTS by Anna Moschietto

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ARTINTIME

BYEALEX Avete mai pensato all’ungherese come a una lingua dolce e melodiosa? Ebbene, evidentemente c’era bisogno di lui per convincerci tutti. Marta Alex, in arte ByeAlex, è infatti un personaggio fuori dalle righe; ventottenne, laureato in filosofia, giornalista e direttore del magazine “Tattoo”, tutto si sarebbe aspettato tranne di diventare una delle più celebri star del suo paese. Fin da bambino si avvicina alla musica e con il passare degli anni compone un’infinità di canzoni che tiene rigorosamente tutte per sé. Nel 2012, però, tenta la sorte con l’aiuto dell’etichetta discografica CLS Music e fa uscire il suo primo singolo “Csókolom”; il brano entra subito nella top ten ungherese restando per settimane al terzo posto. Incoraggiato dai risultati, nello stesso anno fa uscire anche “Láttamoztam” e “Messziről”. Partecipa poi al contest “A Dal”, per accedere alle selezioni dell’Eurosong Contest di Malmo in Svezia. Inaspettatamente supera i più celebri big della scena musicale un-

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gherese e si ritrova a un passo dal biglietto di sola andata per il festival Europeo più conosciuto; solo il voto del pubblico gli permetterà di rappresentare la sua nazione al contest in Svezia. Il suo brano, rigorosamente non in inglese è “Kedveshem” ed è una ballata leggera, lieve e infinitamente tenera. Il brano raccoglie molti consensi tanto che ne viene registrata una versione remix “Kedvesem (Zoohacker Remix)”. Il 2013 vede l’uscita del suo primo singolo in inglese, forse a sfruttare la sua nuova fama europea, “One For Me” e subito dopo un ritorno alla lingua madre, evidentemente più apprezzata anche dal pubblico straniero con “Nekemte”, dove esplora anche il mondo dell’elettronica. Schivo, riservato e defilato da tutto quel set di stelle e stelline del panorama pop, ByeAlex sembra davvero la risposta più intimista e per certi versi tradizionale della musica ungherese. Senza mai lasciarsi travolgere troppo dalle sonorità più americane o pop riesce a tenere sospeso l’ascoltatore in un vortice di leggerez-

za. Personaggio di certo strano, lui stesso ammette di aver superato un momento buio costruendosi un personaggio ideale, che vive in un mondo perfetto, un po’ fuori dalla realtà. Al di là delle più bizzarre teorie il nostro artista si rivela comunque come l’espressione di un bisogno del panorama musicale locale (e non solo): “forse adesso stiamo tornando indietro perché il pubblico non ha votato per le canzoni pop convenzionali a Eurovision, ma per una canzone che significa qualcosa per loro” rivela. Tendenza o meno, resta il fatto che ByeAlex, finora, ci ha regalato dei pezzi davvero notevoli; non resta, ora, che aspettare l’album o, magari, un bel tour. Staremo a vedere: enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME

DRIFT – CAVALCA L’ONDA Durante l’estate 2013 saranno stati in molti a soffermarsi sulle spiagge italiane per osservare i surfisti, a trattenere il respiro mentre si esibivano in acrobazie incredibili ai limiti dell’immaginazione. Attimi in cui il tempo sembra fermarsi, mentre gli acrobati della tavola saltano sulle onde e ritornano in equilibrio e lo spettatore attende in silenzio, trattenendo il fiato, il momento in cui spariscono in mare per poi riemergere, pronti a cavalcare una nuova onda. Sedersi in sala e guardare “Drift” fa provare le stesse sensazioni. Ambientato nell’Australia degli anni ‘70, è la storia di due fratelli amanti del surf, Andy (Myles Pollard) e Jimmy Kelly (Xavier Samuel), che riescono a trasformare questa passione in un lavoro. Il film comincia con scene in bianco e nero che raccontano allo spettatore l’infanzia dei due ragazzi, la fuga dal padre violento, intrapresa con la madre a bordo di una station wagon, l’incontro con Gus (Aaron Glenane), ragazzino molto abile

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nel riparare le tavole da surf, e l’importanza di questo sport nelle loro vite. Mentre Jimmy ancora bambino sta cavalcando un’onda, dal bianco e nero si passa al colore, il mare si tinge di blu e vediamo Jimmy adulto che vince una gara di surf. È una giovane promessa di questo sport, ma non sembra intenzionato a voler investire sulla sua abilità e, a causa di alcune amicizie sbagliate, rischia di finire nel giro della malavita. Per tenerlo lontano da questo mondo Andy decide di lasciare il suo lavoro in segheria e di coinvolgerlo nella produzione di tavole da surf, un’impresa ardua che non vedrà alcun contributo economico da parte della banca locale. Andy sceglie di inseguire un suo sogno, spinto anche da un altro personaggio da poco arrivato in città: JB, hippy e fotografo di surfisti, interpretato da Sam Worthington, noto al grande pubblico per il ruolo di Jake Sully in “Avatar”. Andy sembra essere una figura perfetta, rigorosa, uno di quei personaggi completamente

buoni, con un animo puro. Nettamente contrapposti a lui sembrano essere il fratello Jimmy e Gus, molto più fragili e con idee non troppo chiare sulla loro vita e, in particolar modo, sul loro futuro. L’arrivo di JB rappresenterà un momento molto significativo, un incontro che cambierà le loro esistenze in alcuni casi in meglio, in altri in peggio. L’hippy vive il suo sogno, si sposta da una costa all’altra e scatta foto ai surfisti, è un uomo che conosce il mondo, che ha vissuto fuori dall’Australia, è il personaggio più adulto dell’intera storia, oltre alla madre dei due fratelli. JB però conosce quel mondo fatto di feste e droga, ne fa parte, ma sembra riuscire a conviverci, uscendone sempre vincitore. È un personaggio-cartina di tornasole per gli altri: sarà proprio lui a mettere in evidenza i loro limiti e difetti, come una specie di santone, un uomo in grado di fornire sempre la risposta giusta al momento giusto. Realizzare i propri sogni è difficile, ma lo è ancora di più quando il contesto non


MOVIES

sembra essere favorevole. Non saranno infatti solo le banche a ostacolare Andy, ma i traffici di droga nei quali resteranno coinvolti i suoi amici mineranno seriamente il negozio di tavole da surf. La distanza geografica dell’Australia, letteralmente “dall’altra parte del mondo” è un altro punto a sfavore dei protagonisti, che risentono anche della superiorità che, negli anni ’70, le attrezzature per surf americane potevano vantare. Una battuta in particolare sottolinea questa distanza, e si tratta forse di una delle tante motivazioni che spingono Andy a intraprendere la sua attività, che prevede non solo la fabbricazione della tavole, ma anche delle mute da surfista, cucite attentamente dalla madre, che per mantenere i due figli lavora come sarta in casa. Tratto da una storia vera, “Drift” è stato realizzato da due giovani re-

gisti, Ben Nott e Morgan O’Neil che sono riusciti a offrire allo spettatore inquadrature con angolature singolari, immergendo le telecamere nell’oceano, con punti di vista molto interessanti . In molti casi si entra anche all’interno delle stesse onde, come se lo spettatore fosse stato collocato su una tavola da surf e anche lui si stesse trasformato in un surfista australiano. Sono numerosi i primi piani inseriti tra un’acrobazia e l’altra, con gli sguardi ammiccanti dei due fratelli, in particolar modo di Jimmy, che fanno da contorno alla storia, un di più che la arricchisce e la rende ancora più coinvolgente. Di fronte a un cast principalmente composto da attori maschi, sono stati inseriti soltanto due ruoli femminili, di fatto solo una cornice per la narrazione: la madre Kat Kelly (Robin Malcom) e Lany (Lesley-Ann Brandt), che è anche l’unica ragaz-

za a praticare il surf. Due donne in fuga dal loro passato, costrette a ricostruire altrove la propria vita. Sogni e realtà, sono questi gli ingredienti di “Drift”, che lo arricchiscono e lo rendono un film che farà riflettere molto lo spettatore, una storia difficile da dimenticare.

Francesca Cerutti

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ARTINTIME

www.alicepasquini.com

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POP-ART

ALICE PASQUINI Alice Pasquini è nata nel 1980. Dopo essersi diplomata all’Accademia delle Belle arti di Roma ha vissuto per lunghi periodi in Inghilterra, Spagna - dove ha conseguito il MA in “Critical art studies” alla Universidad Computense di Madrid - e Francia. Alice decide ben presto di slegarsi dall’ambito accademico-istituzionale per fare della città lo scenario privilegiato per la sua arte, diventando una delle poche donne al mondo a praticare la streetart. Nel corso della sua carriera, iniziata nel primi anni del 2000, ha realizzato più di mille opere pubbliche in decine di Paesi, tra i quali Marocco, Australia, Gran Bretagna, Francia, Norvegia, Olanda, Russia oltre che, ovviamente,

Italia.Tutta l’opera di Alice è dalla parte delle ragazze e racconta vita vera, realtà e, a volte, brutalità. Attraverso la sua arte AliCè (nome d’arte) cerca di cogliere e fermare singoli momenti di vita della gente e tra la gente. “Creo arte sulle persone e sui loro legami, il mio interesse è rappresentare i sentimenti umani e esplorare punti di vista differenti. Il desiderio è di rappresentare le emozioni umane ed esplorare queste emozioni da differenti punti i vista”. L’artista è interessata in particolare alla rappresentazione delle donne che disegna forti, indipendenti e creative, per proporre immagini diverse dallo stereotipo a cui siamo abituati. I suoi lavori sono

realizzati principalmente in vernice spray colorata e pittura acrilica, o inchiostro su carta o photoshop per le illustrazioni.

Ilaria Chiesa

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ARTINTIME AMORE E MORTE

SULLO SFONDO DI UNA PERFETTA TRAMA GIALLA Oxford, tra le rispettose mura di uno dei college più prestigiosi del Regno Unito ha luogo un improvviso, inaspettato, insolito e misterioso omicidio. Questa la sinossi stringata di “Ogni contatto lascia una traccia”. Il delitto è scoperto subito, praticamente alla prima pagina, ed è la voce narrante a svelarcelo, quella del protagonista emotivo di questa storia, Alex, avvocato laureato a Oxford e recentemente sposatosi con Rachel, anche lei studentessa modello, tragicamente uccisa dopo una cena di ex alunni dell’università, proprio sulle rive del lago del campus. Assistere a un omicidio a storia appena aperta è una molla irresistibile per qualsiasi lettore perché, lo si intuisce molto presto, dietro alla rispettabile copertina bianca di Einaudi si cela una vera e propria storia gialla, un mistero da risolvere ripercorrendo tracce, analizzando storie e collegando i fili della logica. Ma, e qui sta la grandissima abilità dell’autrice, il bandolo di questa matassa non è asciutto e imparziale come lo sarebbe per un detective alla Agatha Christie. Perché questo romanzo non è solo un giallo, ma uno straordinario affresco sociale, un ritratto emotivo di rara intensità e una bellissima storia d’amore. Il punto è che non lo scopriamo subito, è la penna dell’autrice ad accompagnarci lungo un percorso invisibile, avvolti dal buio. Pagina dopo pagina si fanno chiare le

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tessere del puzzle, i volti, le storie, i gesti, le attitudini e le parole di ciascuno. A unirle, e trovarne il faticoso e misterioso incastro, sono i segreti ben nascosti nelle tenebre del passato e del silenzio allestite da ciascun personaggio. Ed è alla ricerca di questi segreti che si muove l’indagine passiva, se così si può definire, di Alex, disperato vedovo la cui personale storia, disvelata piano piano come tutti gli altri fili di questo grande arazzo, lascia presagire un passato tragico e un carattere conseguentemente fragile. Di mistero in mistero, la figura di Rachel prende adagio forma, volto, voce e psicologia, fino a definirsi nitidamente, pedina di una scacchiera insabbiata che emerge al ritmo lento della narrazione. Si tratta però di una lentezza costruita con attenzione estrema dall’abilissima autrice che, con una destrezza e uno spirito analitico magistrale, distribuisce indizi in ogni pagina. Che siano flash, ricordi, pensieri, sensazioni, dialoghi, brani descrittivi apparentemente buttati lì per rallentare il ritmo e distendere, la narrazione della Dymott si rivela sorprendentemente sagace e ci scorta, nostro malgrado, sul sentiero della soluzione, a cui arriveremo insieme ai protagonisti. Ogni traccia, giocando con il titolo, lascia un contatto: siamo in grado di tirare i fili e venirne a capo. La prosa di questo romanzo è ricca, abbondante, crea un mondo e quasi sembra essere emanata

dalla stessa atmosfera austera e a se stante che evoca il college, il piccolo universo dove ha luogo la tragica uccisione di Rachel. I segreti, i non detti, i misteri di eventi solo in apparenza scollegati tra loro sono alimentati da un uso abilissimo dei piani temporali: continui rimandi al passato si alternano a frequenti sfasamenti di tempo che legano riflessioni dell’oggi a pensieri traslati verso l’epoca in cui i protagonisti erano studenti, narrazioni di storie nella storia, dialoghi riportati in ulteriori racconti rispetto a quello che Alex ci dice. Se nel corso della prima parte del romanzo tutto questo resta appannato e incomprensibile, la pazienza premierà il lettore fiducioso: la matassa sarà sciolta, rivelando non solo una sorprendente evoluzione dei fatti, con ogni personaggio scolpito e, finalmente, definito integralmente nei propri misteriosi legami con gli altri, ma anche una meravigliosa meccanica narrativa, che si attiverà ricostruendo ogni voce, evento e storia. Dietro al romanzo, una straordinaria verità di amore incondizionato e pulito, barlume di normalità distrutta da un nocciolo di perversione alimentato all’interno della grande università di Oxford, nel tempio dello studio e della giovinezza, nel magico campus autonomo all’interno del quale, bene o male, capiamo essersi definite le dinamiche che avrebbero condizionato la vita futura di molti personaggi. Perché ogni contatto, insegna il titolo, lascia inesorabilmente la propria traccia.

A lessandra Chiappori


BOOKS “Lei rispose va bene, ma ci sono cose di cui non posso parlare, questo lo devi capire. E accostò il visto al mio e mi fissò dritto negli occhi dicendo: -Alex, è proprio questo il punto. Ci sono delle storie inenarrabili. E tu non dovresti dire che mi ami, perché non puoi, no davvero. Non mi conosci, e se mi conoscessi non mi ameresti, te lo assicuro-.” Elanor Dymott, “Ogni contatto lascia una traccia”, Einaudi, 2013.

Elanor Dymott Se il suo esordio nel mondo dei romanzi è avvenuto quest’anno con “Ogni contatto lascia una traccia”, non si può dire che Elanor Dymott abbia però investito male i suoi primi quarant’anni. Classe 1973, l’autrice vanta un passaporto ben nutrito: nata in Zambia, ha passato parte dell’infanzia nel Sud-est asiatico per poi studiare negli Stati Uniti e in Inghilterra dove oggi, conseguita la laurea in giurisprudenza, ha deciso di vivere. A Londra, dove abita, si dedica alle attività creative che la appassionano: da una parte il flauto traverso, dall’altra la scrittura creativa, tanto che alcuni suoi racconti sono apparsi sulle riviste “Stand”, “Warwick Reviews” e “Algebra”.

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ARTINTIME

SERIE TV:

COSA VEDREMO . . . Siamo quasi alla fine di questa stagione estiva ma le cable continuano a sfornare serie da segnalarvi. THE BRIDGE FX ogni mercoledì dal 10 luglio Trama: A metà del “Bridge of the Americas”, che separa gli Stati Uniti dal Messico, viene ritrovato un cadavere femminile che mette a dura prova la giurisdizione del caso. Sonya Cross (Diane Kruger), detective del dipartimento di El Paso, Texas, Stati Uniti sembra avere la meglio sul collega Marco Ruiz (Demian Bichir), rappresentante della giurisdizione della polizia messicana. Ma ben presto si scopre che il cadavere è composto da due corpi e così anche Ruiz torna in gioco. Nel frattempo, per via di un rapimento, facciamo la conoscenza con Charlotte (Annabeth Gish) e con suo marito che ha senz’altro qualcosa da nascondere. Sonya scopre anche che le ragazze messicane scomparse non sono una novità per Marco e colleghi, venendo a conoscenza di un traffico di donne, vendita dei loro organi o utilizzo come corrieri per il

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traffico di droga. La prima impressione: remake della serie svedese (Bron) e danese (Brone) Il pilot è ben scritto, ben girato, con due comprimari davvero convincenti che rendono perfettamente i due diversi modi di lavorare dei loro distretti. Coinvolgente e ricco di colpi di scena, sembra che FX abbia trovato un’altra ottima serie per il suo pubblico. ORANGE IS THE NEW BLACK Netflix 13 episodi disponibili dall’11 luglio Trama: Piper Chapman (Taylor Schilling) è condannata a 15 mesi in una prigione federale per aver trasportato una valigia piena di soldi sporchi, dieci anni prima. La ragazza si consegna spontaneamente alla polizia per scontare la pena, lasciando a casa il fidanzato Larry Bloom (Jason Biggs). Piper affronterà i suoi demoni come scopriremo dai molti flashback della sua vita prima di Larry, quando, con la sua ex Alex (Laura Prepon),

una spacciatrice, girava il mondo facendo riciclo di denaro sporco. Nel carcere Piper imparerà a sue spese di chi può fidarsi e da chi invece è meglio stare alla larga. La prima impressione: intrigante, con un intreccio mai banale e con una giusta dose di flashback che non stancano né annoiano lo spettatore, dopo l’ottimo “House of Cards” sembra che Netflix abbia trovato un altro successo, tanto che è già stato rinnovato per una stagione due, in arrivo l’anno prossimo. LOW WINTER SUN AMC dall’11 agosto ogni domenica Trama: Frank Agnew (Mark Strong) lavora per la Omicidi di Detroit. Quando scopre che il collega Brendan McCann (Michael McGrady) ha brutalmente ucciso la prostituta di cui si è innamorato, non ci mette molto a farsi convincere dal collega Joe Geddes (Lennie James) a ideare il delitto perfetto e ucciderlo. Ma la morte di Brendan mette in moto tutta una serie di complicazioni ed eventi che Frank non poteva preve-


SERIES

dere. Quel mattino al distretto arriva anche Simon Boyd (David Costabile) dagli Affari Interni, pronto a indagare su un giro di poliziotti corrotti; la cosa allarma Charles Dawson (Ruben Santiago-Hudson), il capo di Frank, e mette in agitazione anche Dani Kahlil (Athena Karkanis), una collega del distretto. All’esterno stanno a guardare Damon Callis (James Ransone), giovane e aspirante boss con la moglie Maya (Sprague Grayden), e Nick Paflas (Billy Lush), braccio destro di Damon. La prima impressione: Violento, crudo, esattamente quello che ci si aspetta da un pilot del genere, dove non si ha una distinzione tra buoni e cattivi, tra poliziotti corrotti o presunti tali, tra boss in carriera e mogli avide di potere. Nonostante preso singolarmente sia originale (un po’ ricorda l’acclamata The Shield, per esempio), l’intreccio è assolutamente convincente, ricco di dettagli da scoprire durante la puntata.

Manuela Raimo

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ARTINTIME LA STRANA STORIA

DI DUE GRIFONI E UNA CERVA MORENTE l nome tecnico è trapezophoros, sostegno per mensa, la funzione è quella dei piedi di un tavolo. Quello conservato ad Ascoli Satriano (Fg) è unico, letteralmente. Un gruppo scultoreo alto 95 cm e lungo 148 cm, reso con straordinaria maestria da un marmo molto pregiato, che raffigura due grifoni, mitologiche bestie alate con corpi di leone e teste di drago, mentre sbranano una cerva. Datato IV secolo a.C., conserva evidenti tracce di colore (rosso sulle creste dei grifi, azzurro per le ali, giallo sul corpo del cerbiatto, verde alla base) che devono farcelo immaginare coloratissimo in origine. I due grifoni occupano il posto d’onore del Polo Museale di Ascoli, presentati in una sala suggestivamente allestita insieme ad altri reperti che condividono le loro stesse vicissitudini. Sì perché, oltre che per l’altissima qualità tecnica e materiale, questi ritrovamenti hanno suscitato notevole scalpore per le loro vicende, di cui molti particolari rimangono tuttora avvolti nel mistero. Verso la fine degli anni ‘70 un gruppo di tombaroli scavò nella zona di Ascoli Satriano e si imbatté in quella che, secondo le ipotesi degli archeologi, doveva essere una

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tomba a camera del IV a.C. Non conosciamo l’identità dell’antico proprietario della tomba: un aristocratico? un principe? Una cosa è certa, chiunque egli fosse doveva essere sfacciatamente ricco a giudicare dal lussuoso corredo che oggi si presenta agli studiosi inevitabilmente frammentario. Gli autori dello scavo clandestino ebbero dunque un gran colpo di fortuna, e chiaramente fecero del loro peggio. Stiparono gli oggetti trafugati in macchina avvolti in fogli di giornale; probabilmente il trapezophoros fu trovato integro e, non entrando in auto tutto intero, venne preso a martellate perché si potesse trasportare in parti. I vari reperti furono smembrati, alcuni dei quali recuperati quasi subito dalla Guardia di Finanza e riposti nei magazzini della Soprintendenza di Foggia. Ma i più pregiati, tra cui il nostro pezzo coi grifoni, furono venduti a un mercante d’arte e in seguito, per tramite di noto trafficante internazionale, finirono nella collezione di un magnate di miniere e mercante di diamanti belga-americano. Ma non finisce qui: lo stesso trafficante si occupò della vendita di questi pezzi, per diversi milioni di dollari, al J. Paul Getty Museum di Malibu

(U.S.A.). Nel 2002 uno dei tombaroli, sapendo di avere solo pochi mesi di vita davanti a sé, fornì ai carabinieri preziose informazioni grazie alle quali si recuperarono i reperti inizialmente sequestrati e ormai dimenticati nei magazzini della Soprintendenza, riconoscendo un’affinità con i pezzi finiti in America. Lunghe trattative del Ministero dei Beni Culturali portarono nel 2007 alla restituzione di questi capolavori unici all’Italia. È questa dunque la storia dei due grifoni e della cerva di Ascoli: creati dal marmo pregiato della Turchia, scolpiti con ogni probabilità da mano greca, sepolti per più di 20 secoli in Puglia, dissotterrati e spediti all’altro capo del mondo per poi ritornare vittoriosamente a casa. E se gli enigmi da risolvere –pane per i denti degli archeologi - sono ancora molti, il fascino di questo gruppo scultoreo non delude mai chi lo osserva dal vivo, nella penombra della sala dei marmi del museo di Ascoli Satriano.

Roberta Colasanto


UNCLASSICART

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ARTINTIME

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TEATRO

FRATELLI DALLA VIA:

DUE MENTI E UN PREMIO

Il teatro in estate sfonda del tutto la quarta parete e, oltre a invadere sale e spazi al coperto, si apre completamente alla scena cittadina, riversandosi nelle piazze e nella natura. Per gli appassionati e gli operatori del settore è facile riempire l’agenda di appuntamenti e viaggi in lungo e in largo per l’Italia. A metà luglio si è svolto in Romagna il Festival di Santarcangelo, scena ambita da quarantatre anni dal teatro contemporaneo in piazza. Lì, gli ultimi tre giorni, si è svolta la selezione finale del Premio Scenario 2013, sostenuto dall’omonima Associazione e che dalla sua istituzione quattordici anni fa, valorizza le nuove idee, i nuovi progetti e le visioni di teatro. Al concorso partecipano giovani al di sotto dei trentacinque anni, del tutto autonomi e non appartenenti a formazioni sovvenzionate. I nuovi progetti vengono presentati sottoforma di primo studio e il riconoscimento dell’originalità permette agli autori di poterlo sviluppare e presentare ufficialmente al pubblico. Quest’anno il Premio Scenario

è stato assegnato ai Fratelli Della Via, Marta e Diego, che con il loro progetto “Mio figlio era come un padre per me” si sono aggiudicati il parere favorevole della giuria. I Fratelli Della Via, che del progetto sono registi, costumisti e scenografi, hanno puntato lo sguardo sul tema delle relazioni genitorifigli, della morte e del futuro. Due figli vorrebbero uccidere i propri genitori per riprendersi le proprie vite e diventare padroni di se stessi: ma i genitori hanno in serbo la sorpresa, macabra e impensabile, di un doppio suicidio che nega loro la possibilità di sentirsi “liberi”. I cadaveri li costringono alle ultime volontà, alla sepoltura, alla vestizione, rinchiudendoli in una società di cui pare che i veri padroni siano i morti. I protagonisti di “Mio figlio era come un padre per me” si trovano a svilupparsi interiormente secondo i dettami della società contemporanea, in cui non si è unici, ma molteplici personalità che coesistono dentro se stessi: uomini in competizione, impossibilitati a realizzarsi,

perché la realizzazione umana gli è preclusa ed è vissuta come insormontabile barriera. Marta Della Via, co-autrice insieme a Diego, suo fratello, è una giovane attrice che può già vantare, nel corso della sua carriera, la vittoria di vari premi per le sue opere. Laureata al Dams di Bologna, è stata allieva di grandi nomi della scena italiana contemporanea, quali Pippo Delbono e Laura Curino. Ha studiato tra Bologna e Parigi, dove ha acquisito le tecniche circensi di acrobatica aerea, giocoleria e clown. Sempre nella capitale francese, ha approfondito lo studio sulla Commedia dell’Arte. È grazie a questo background che Marta riesce, nel corso del suo lavoro, a miscelare tecniche di maschera e clown ad aspetti della nuova drammaturgia, confermandosi così come una vincente risposta veneta alla crescita del teatro contemporaneo nazionale.

Barbara Mastria

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ARTINTIME QUATTRO CHIACCHIERE CON.. Daniele C.

Ve lo abbiamo anticipato sul nostro sito, e alla fine noi di Artintime ci siamo prese una piccola vacanza e siamo partite alla volta di Alassio per seguire da vicino il LIME festival, anticipazione estiva del noto Reset Festival che si svolgerà dall’11 al 14 settembre a Torino. E così tra passeggiate in spiaggia, focacce, aperitivi in riva al mare e musica live ad ogni angolo della strada, siamo riuscite a intervistare Daniele C, direttore artistico della manifestazione, in una divertente quanto avventurosa traversata del Budello, la famosa stradina centrale di Alassio, palcoscenico all’aperto per gli artisti emergenti che hanno popolato questa tre giorni di festa. Chi sei e cosa fai? Sono Daniele C. e sono uno degli organizzatori e dei direttori artistici di Alassio Lime, evento organizzato dal 29 al 31 di agosto ad Alassio in collaborazione con il Comune, con l’associazione di VivAlassio, l’Assessorato al Turismo e l’associazione dei locali della famosa passeggiata della città. L’idea era di creare una manifestazione che fosse il più possibile coerente con quello che è il contesto del territorio, quindi una località turistica giovane e di mare e al tempo stesso di far combaciare

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questa esigenza con la nostra missione di creare un circuito tra gli artisti emergenti, mettendoli nella situazione migliore per potersi esibire, fornendo quindi al pubblico un ventaglio di scelte a 360 gradi; dalla musica di strada fino al concerto. Come vengono selezionati gli artisti? Per Alassio Lime, come per il Reset Festival, la scelta è frutto di un percorso che dura tutto l’anno: essendo noi stessi dei musicisti incontriamo molti artisti con cui creiamo un network, un circuito da cui partono poi successivamente delle collaborazioni. Una parte degli artisti arriva al festival quindi proprio partendo da dentro il nostro circuito, e ne diventa parte attiva, prestandosi durante l’evento per svolgere la parte dell’organizzazione, o come staff del supporto tecnico e promozionale, logistico, ecc. Allo stesso tempo, ogni anno per ogni evento analizziamo le realtà presenti sul web, dato che ovviamente non possiamo avere una conoscenza completa di un mondo così mutevole come quello degli artisti emergenti , grazie alla collaborazione con il partner tecnologico Sounday Music riusciamo ad avere una buona panoramica di musicisti che vengono successivamen-

te ascoltati, analizzati e selezionati per coprire un’altra quota degli artisti presenti alla manifestazione, sia essa Alassio Lime o il Reset Festival. Le modalità di esibizioni non prevedono delle performance dal palco ma per strada; come funziona e come mai questa scelta? Basta passeggiare un attimo per il Budello per rendersi conto che fare musica qui ha qualcosa di fantastico; io da artista nel momento in cui organizzo un evento mi metto nella posizione di colui che deve suonare, chiedendomi rispetto al contesto in cui ci troviamo qual è la situazione migliore per un’esibizione. In questo caso ci è sembrato che la musica da strada fosse la soluzione più carina, più diretta verso il pubblico e meno invasiva dal punto di vista del rumore. Questa soluzione poi è anche la più comunicativa per gli artisti che sono a diretto contatto con il pubblico, partecipando al festival ci si rende conto infatti che in questi tre giorni viene a crearsi un vero e proprio un legame con tra i musicisti e gli spettatori, che pian piano diventano una parte dello show, annullando la classica barriera di separazione tra il performer e l’osservatore. Naturalmente


INTERVISTANDO...

abbiamo allestito anche un palco in Piazza Partigiani dove si esibiranno ad esempio i “2 Fat Man”, una band molto busker come attitudine in grado però di stare anche su un palco. Ognuno, quindi, può trovare qui la propria dimensione; l’idea è di soddisfare tutti, sia chi ama assistere a un concerto dal palco, sia chi invece preferisce farlo in mezzo ai musicisti di strada. Per quanto riguarda l’organizzazione di eventi, quale pensi che sia la ricetta segreta per organizzare al giorno d’oggi un evento come il LIME Festival? Che ruolo hanno internet e i social network? Internet e i social sono strumenti che esistono e ai quali bisogna guardare proprio perché vengono usati dagli artisti emergenti (e non solo), sono quindi un punto d’incontro tra l’artista e il pubblico,

ma anche tra l’artista e l’addetto ai lavori. Per quanto riguarda l’ingrediente segreto, secondo me, ognuno ha il suo. Nel nostro caso sicuramente c’è di mezzo la passione e un perché. È importantissimo infatti chiedersi “Perché vorrei fare un evento?” Se c’è una motivazione, qualsiasi sia, e c’è una passione dietro, il risultato può essere comunicativo e qualcuno può riconoscercisi; e lo stesso vale che si parli di una band, di un progetto o di una manifestazione. Se non ci sono questi presupposti l’evento rischia di esser fine a se stesso. Noi abbiamo sempre avuto una motivazione: in parte perché siamo artisti e in parte perché iniziamo a notare come negli ultimi anni in Italia si stiano iniziando a muovere tutta una serie di promotori culturali che finalmente mostrano delle basi per svolgere questo ruolo; è forse quest’idea che si stanno ricreando delle ideologie,

che si senta sempre più l’esigenza di non credere più ai mostri sacri che ci vengono proposti come tali quando spesso invece non sono dei fantocci, ecco, tutto questo ci ha spinti a pensare che toccasse a noi, che fosse il momento di farsi avanti e di proporre qualcosa . I risultati, ovviamente poi, dipendono anche dall’esperienza, dall’im-

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ARTINTIME

pegno, dalle risorse economiche e mille altre cose, però il messaggio che voglio lasciare è che un festival, anche fatto con poco, però con un senso, con un perché, sicuramente non avrà davanti un vuoto di pubblico. Cosa puoi anticiparci del Reset Festival di settembre a Torino? Quest’anno il Reset Festival arriva alla sua quinta edizione e avrà sempre la forma dell’evento di piazza dedicato agli artisti emergenti, rivolto a tutta Torino; la sua forma sarà quindi figlia degli anni precedenti. Una delle novità però è il grande spazio che verrà dedicato questa volta ai workshop che saranno il 12 e 13 settembre ai Murazzi nella Student Zone e che vedranno la partecipazione di artisti e di operatori del settore nazionale, tutti con

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molte cose da dire e tanta voglia di rispondere alle domande del pubblico. Per fare alcuni nomi avremo Erica Mou, Piotta, Federico Dragogna (I Ministri), Giordano Sangiorgi e, quest’anno, ci sarà anche un avvocato di Roma che verrà a parlare dei diritti nella musica; grandi temi quindi, quelli affrontati all’interno dei workshop. Non potranno mancare poi i concerti nella zona di Piazza Vittorio e gli After Party ai Murazzi, al Bunker e per vari locali in giro per tutta la città. Un grande evento dunque, che cerchiamo di migliorare di anno in anno, mettendoci nella posizione di capire cosa vorremmo trovare noi in prima persona al festival. Ovviamente non tutto riesce sempre al 100%, ma lo spirito è quello di ‘’giocare’’ senza perdere di vista il senso che c’è dietro.

Un grande in bocca al lupo allora a Daniele C. e tutto lo staff di Alassio Lime e Reset Festival; noi ci siamo stati e ci saremo: e voi?

Alessandra Chiappori Angelica Magliocchetti


Via Pastrengo 6, Moncalieri


ARTINTIME

DENIMOR C’è tutto il fantastico, il surreale e l’inquietudine dell’universo circense nel sound e nella presenza scenica dei Denimor. La band torinese vede la sua formazione nel 2009 e già da subito mostra una spiccata propensione per la teatralità, accentuata ancora di più dalle collaborazioni con i maestri dell’illusione come Arturo Brachetti, Luca Bono e Igor Matyushenko, ex artista del Cirque du Soleil. A tutto questo, il gruppo aggiunge delle sonorità potentemente rock e la presenza fissa sul palco delle performer Nisha Sara e Marianna Musacchio. Questa, ma non solo, la carta vincente della formazione torinese che con molta gavetta live riesce ad approdare a tappe di rilevanza nazionale quali l’Heineken Jammin’ Festival nel 2011 e il Rock in Roma nel 2012, come band d’apertura dei The Cure. Sull’onda del successo, la band inaugura un tour europeo diviso tra Francia, Inghilterra e Belgio e nel

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2013 si trova a calcare il palco del Sziget festival a Budapest, evento unico nel suo genere, aperto a ogni espressione artistica e musicale, che ha base per una settimana su un’isola in mezzo al Danubio. Rifacendosi alle atmosfere dei maestri del cinema come Stanley Kubrick, Quentin Tarantino o Tim Burton, il gruppo lascia di certo a bocca aperta per la forza del suo show, compatto, coerente e assolutamente fantastico. Il sound, poi, non è da meno; sull’impronta rock si innestano accenni sinfonici e melodie, attraverso uno stile che richiama le colonne sonore di Danny Elfman o quelle di Hans Zimmer. Un vero e proprio spettacolo per occhi e orecchie, quindi, quello che va in scena con i Denimor; tra costumi d’epoca, richiami allegorici, mondi fantastici e tanta teatralità, non si può non dire che negli anni siano riusciti a creare un vero e proprio circo rock. Non fatevi però ingannare (troppo), la so-

lida base musicale c’è, e si sente. In attesa di “Wonderful Top Hat” primo singolo (e video ufficiale) della loro Opera Rock, registrato nello storico studio torinese Transeuropa Recording e prodotto da Fabrizio “Cit.” Chiappello, vi lascio assolutamente da ascoltare “A Nice Proposal”, “So easy, so tragic” e la quanto mai calzante, onirica e visionaria “Fabulous Fantabulous”. Siete pronti per calarvi in nuovi e fantastici universi? So, Enjoy!

Angelica Magliocchetti


MUSIC

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ARTINTIME L’ISOLA CON IL DESERTO DENTRO E INTORNO Esistono storie crude, che non ammettono spazi per speranze, sorrisi, animi leggeri. Storie che dipingono realtà tanto buie da non poter sembrare vere, da stridere al limite del fastidio con tutto ciò che concepiamo di giusto e buono. Ed è così che noi lettori, in qualche modo oltraggiati dalla violenza di personaggi negativi e finali amarissimi quasi ci ribelliamo, allontanando dal nostro mondo quel testo, quell’universo compiuto in cui dà spettacolo una violenza inaudita, che non ci appartiene, un incubo che mai vorremmo ci scuotesse dal sonno dolce e ristoratore della lettura. È il sonno in cui, ogni tanto, i libri amano trasportarci, e al quale andiamo serenamente incontro perché abbiamo bisogno di distrazioni positive, che ci abbraccino e ci consolino. Ma “Qui non crescono i fiori”, come già preannuncia il titolo, non è così. Non c’è consolazione in questa storia del giovane Luca Giordano, voce autoriale che dal cinema ha deciso di passare momentaneamente alla narrativa. Non c’è un varco oltre cui intravedere un briciolo di serenità. C’è solo un’isola, lontana da tutto, brulla e ruvida come i protagonisti di una storia triste e disperata, che un po’ lottano contro un destino segnato dal nulla, un po’ si illudono di poter cambiare, sognare, amare. È un romanzo in

cui ci si scontra con scenari di desolazione descritti con l’intensità di una voce cinematografica, che inquadra paesaggi e luci con abilità registica. Una desolazione che nasce da una ben più radicata tragedia familiare, mal nascosta dietro alle bottiglie di vino del padre e dietro all’assenza di valori che, di conseguenza, regola le vite dei figli. L’isola è lontana da tutto, e solitari sono i suoi abitanti, che dal deserto in cui hanno sempre vissuto non possono forse fare a meno di ricreare deserto tra le mura di casa, in situazioni drammatiche in cui si alimentano incomprensioni, muraglioni di depressione, disperazioni intime irrisolvibili se non in atti estremi che al copione della tragedia sono quasi necessariamente collegati. Lo si capisce presto proseguendo nella lettura: da questo fato ineludibile di distruzione e desertico annientamento di vita, affetto e amore, non sarà scontato uscire per innescare un positivo cortocircuito, dare nuova aria, pulita e fresca, ed esaudire così il desiderio di happy ending del lettore. No, la legge della moira è cruda, e protrae la sua maledizione per un finale che spezza le attese, i sogni, dei protagonisti e del lettore insieme. Il deserto torna sovrano, prosciugando anche le ultime disperate energie accumulate per portarsi in salvo, fuggire dall’i-

sola, dal terribile passato familiare, da una routine che è già arresa accettazione di un qualcosa di contaminato, marcio, mortale. Scenari scarni, come a voler dare corpo alla rudezza della vita in un paesaggio, parte integrante di una disperazione allestita in forma narrativa. Personaggi scolpiti dalle azioni e dai gesti quotidiani, che, come sul grande schermo, sembrano prendere vita e muoversi, in un dipinto animato dal quale si sprigionano nitidi suoni – l’ape scassata che sobbalza sullo sterrato, al volante un dodicenne, la pelle abbronzata, gli occhi scuri di sofferenza e sogni di libertà – e odori – quello della paura, di un cane ferito, affamato e in trappola, di un uomo allo sbando che si infligge penitenze corporali per punirsi, di un bambino che fugge di notte per portare un pezzo di pane al suo unico amico a quattro zampe. Un’opera prima che sorprende per incisività ed efficacia, una voce abile e matura che integra dialoghi e narrazione in una forma scarna e talvolta violenta, come l’isola e la storia che narra, ma intensa, lucida, densa di sensazioni che non danno giudizi ma spargono semi. Sono i semi da cui quei fiori mai nati potrebbero un domani regalare un mondo migliore, fatto solo di cose belle.

A lessandra Chiappori

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BOOKS “Il vento, finalmente. Quasi ogni giorno c’è un’ora in cui il mare sembra un po’ più vicino, quando il vento si alza e arriva anche al centro dell’isola. La gente esce di casa trascinando le sedie sulla strada e si siede ad aspettare che arrivi il tramonto. La vita in paese prende il via sempre alla stessa ora, la sera. Anche le cicale si sono zittite”

Luca Giordano, “Qui non crescono i fiori”, ISBN, 2013

Luca Giordano Torinese, classe 1985, Luca Giordano è un giovane talento della narrativa che emerge all’attenzione del grande pubblico dopo una solida esperienza in campo cinematografico. Diplomatosi a Roma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, nel 2009 si è classificato tra i finalisti del prestigioso premio Solinas, dedicato alla scrittura cinematografica. Ed è proprio la sceneggiatura la forma di scrittura da cui il giovane autore ha deciso di cimentarsi con l’arte delle parole e dell’immaginazione, segnando una prima tappa con il lavoro firmato insieme a Ivan Cotroneo per il film “Amori Elementari” di Sergio Basso.

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ARTINTIME WISH YOU WERE HERE Late morning in Soho, my lucky friend and I are heading to a oneoff event hosted by Italian beer brand Birra Moretti. Italy’s Coming to London! Golden Square is waiting for us transformed into a frisky Italian piazza. It’s Friday and whitecollar workers are spying the Piazza from their workplace, willing to join us during their lunch break. Someone will dare to. Thanks to my dear friend we won tickets that permit a full VIP treatment. So we get our spot on the wood benches by the wood table just in front of the live satellite link-up screen from San Gimignano. An unusual bold sun is shining and we are surrounded by tanned waiters welcoming us with huge smiles. Sergio Dondoli, a former Gelato World Champion, reveals the menu of the day: a saffron ice cream as dessert and delicious Carbonara to start. Obviously sprinkled by few pints of Morretti beer. While we are waiting for the main dish they serve us bread, oil and olives. As we are all lively and jovial, people are thrilled to share our banquet. So we chat with the dining companions and get the chance to know each other a bit better. A local couple stands out the most, an English Lady in her seventies and her partner, a Scottish gentleman. Wise and kind, they give good advices about how to approach life: never be afraid to ask and always take your chances because you’ll never know! We absolutely trust them since they have a pretty impressive winning records. The

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screen now shows Stefano Dondoni (son of the gelato maker) and Sandra Rosy Lotti cooking one of the most well known Italian recipe. Simply looking and that makes your mouth water. All the senses are combined to give the impression of being in Italy, listening to the familiar sound of our language makes me and my friend feeling homesick. Full and tipsy we leave the table ready for another unique experience during a typical London afternoon. The Dalston House is waiting for us…but this is another story. È tarda mattina quando, scortata da una fortunata amica attraverso le strade centralissime di Soho, vado a reclamare il mio posto all’evento sponsorizzato dalla Birra Moretti. Italy’s coming to London! Dietro Carnaby Street, la bellissima Golden Square ci attende vestita a festa. È un venerdì e i colletti bianchi della City ci osservano brindare con la spumeggiante birra durante la loro pausa pranzo. Qualcuno avrà l’ardire di unirsi a noi. Facciamo un passo indietro. La mia accompagnatrice, vincendo i biglietti messi in palio sul sito inglese dell’italica birra, ci ha spalancato i cancelli dorati del festoso banchetto allestito in piazza. Un tripudio di tavoli e panche in legno, ombrelloni vermiglio che ci schermano da un insolito sole poderoso, e delizie italiane da assaporare. Sorridenti camerieri abbronzati ci scortano al nostro tavolo, in prima fila, davanti al maxi schermo che trasmette live dall’Italia. San

Gimignano è connessa con noi. Un allegro gelataio, Sergio Dondoli, si avvicina e ci annuncia che presto assaggeremo la sua nuova specialità, il gelato allo zafferano, non prima di aver gustato, però, una carbonara con tanto di dimostrazione in diretta dalla Toscana, il tutto naturalmente innaffiato da fiumi di birra. Per ammazzare l’attesa ci servono pane, olio e olive. Regna il buonumore e i passanti sono attirati come api dal miele. C’è tutto il tempo per conoscere meglio i commensali, e da buone italiane per nulla intimidite apriamo le danze chiacchierando con una coppia locale, lei inglese intorno ai settanta, lui scozzese di età ignota, due personaggi che dispensano perle di saggezza una dietro l’altra e ci incitano a tentare sempre la sorte e a non aver mai paura di chiedere. Detto da chi ha vinto un viaggio gratis negli Stati Uniti e mille altri premi in pochi anni suona come un ottimo consiglio. Dallo schermo ci arrivano le immagini di due esperti cuochi al lavoro, Stefano Dondoli (figlio del gelataio che ci ha accolte) e Sandra Rosy Lotti si dilettano nella più classica delle ricette. L’acquolina sale mentre ammiriamo lo sfrigolare del guanciale in padella, la familiarità degli ingredienti e del suono della nostra lingua natia ci fa sentire vicinissimo alle nostre famiglie in realtà oltre Manica. Sazie e lievemente brille, ci alziamo da tavola per continuare a goderci il pomeriggio londinese, direzione Dalston House…ma questa è un’altra storia.

Cristina Canfora


FROM LONDON

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ARTINTIME In collaborazione con

ALEANDRO RONCARA’ Nato ad Orbetello nel 1967, ma da anni residente a Montecatini Terme, Roncarà non ha avuto una formazione propriamente artistica, ma nonostante ciò – come lo stesso artista tiene a evidenziare – egli ha sempre disegnato, spinto da una passione innata, e quasi ossessiva, che lo portava, fin da piccolo, a lasciare i suoi segni su ogni tipo di supporto che gli capitava davanti, coltivando così – come accennavo sopra – un immaginario ricchissimo che appare con evidenza nelle sue opere di oggi. L’artista, quindi, è riuscito nella difficile impresa di mantenere vivo dentro di sé un mondo fantasioso, ma allo stesso tempo gioioso e leggero, in cui ognuno di noi può riconoscere una parte di sé, una parte di un tempo che ci è appartenuto. Il mondo di Roncarà, quasi come fosse un grande romanzo di avventure meravigliose per ragazzi, è animato da personaggi creati dalla sua immaginazione; un mondo che egli chiama “MondoRondo”, e in cui prendono forma e si animano personalità che rispondono al nome di Ariosto, Torquato, Piff, Rebblù, Cen-

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tòmini, ed altri. Un vero e proprio regno della fantasia, che si è nutrito, nel tempo, delle esperienze del vissuto personale dell’artista, ovvero: dei testi visionari e ironici di alcune canzoni degli anni Settanta – periodo che, non a caso, corrisponde agli anni dell’infanzia di Roncarà –, come quelle di Loy e Altomare, Drupi, e Rino Gaetano; ma anche dei racconti di “leggende” e “imprese”, non certamente eroiche, ma umane e popolari delle persone della strada, o degli amici dell’artista. Questo mondo dell’immaginazione, così vivo e pulsante, non poteva essere espresso da Roncarà con un linguaggio artistico tradizionale, perché l’immediatezza della narrazione ne avrebbe risentito. Non è un caso, quindi, che egli abbia scelto un linguaggio simile ad una scrittura spontanea, comunicativa, ma allo stesso tempo personale, ricollegabile, per certi aspetti, alla corrente artistica della graffiti art. Come lo erano già stati quelli di Haring, infatti, anche i lavori di Roncarà sono caratterizzati da una grande eterogeneità nell’uso dei supporti: si

passa dai più tradizionali acrilici su tela ai dipinti su muro, dalle sculture ai gadgets decorativi (poster, capi di abbigliamento, motivi per stoffe, ecc.). Anche il linguaggio espressivo adottato dai due artisti presenta punti di tangenza. I loro lavori, dai colori squillanti e vivaci, sono caratterizzati da un simile intreccio di motivi ideografici e da una folla di figure stilizzate, dai contorni netti e spessi. Oltre all’influenza del graffitismo, però, nell’arte di Roncarà si avverte una forte corrispondenza con il mondo dei fumetti, tra cui, probabilmente, l’esempio di Jacovitti, con il suo famoso personaggio Cocco Bill, è forse il più vicino all’opera dell’artista toscano. Arte e fumetti, cartoni animati e graffiti, storie popolari e storie fantastiche: tutto questo fa parte del ricco e vivace immaginario di Aleandro Roncarà; un immaginario che crea un mondo dove tutto è fantasia e meraviglia. Tratto da uno scritto di

Emanuele Greco


POP-ART

www.odiolerotonde.it

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ARTINTIME IL DESTINO

E’ SEMPRE PUNTUALE

“Destiny” è un cortometraggio di Fabien Weibel, Manuel Alligné, Sandine Wurster, Victor Debatisse, quattro studenti della scuola francese “Bellecour Ecoles d’art”, realizzato con 3D studio max e, di fatto, si tratta di una storia in loop. Per cinque minuti circa viene ripetuta la stessa vicenda di un uomo che si alza, osserva la sua collezione di orologi, si prepara per andare al lavoro e, uscendo di casa alle 8 in punto, viene investito. Ogni volta che la storia ricomincia, il nostro protagonista si sveglia pochi minuti più tardi e vede se stesso impegnato a svolgere le azioni che lo avevamo visto affrontare qualche istante prima. Abbiamo quindi un livello base, dove si svolge la storia principale, e dei livelli secondari, come se fossimo di fronte alla riproduzione di un oggetto esploso che deve essere assemblato. Al termine della storia principale non è chiaro quale sia l’intento dei quattro creatori, ma ecco che subito suona una nuova sveglia e il personaggio in pigiama osserva se stesso prepararsi per andare al lavoro, senza interagire, spaventato e confuso da ciò che sta accadendo: il suo alter ego in giacca e cravatta passa attraverso di lui come se fosse un fantasma. Al secondo risveglio, cerca di toccare il prota-

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gonista principale e prova a fermare il bus lanciando sul suo parabrezza un nano da giardino; l’autista sbanda e l’autobus, puntuale, alle 8 investe ugualmente il personaggio in giacca e cravatta. Al terzo risveglio i minuti disponibili sono sempre meno, la casa comincia a essere sovraffollata, ma il nostro personaggio in pigiama non riesce a fare nulla, inciampa scendendo le scale e assiste impotente all’autobus che investe il suo alter ego pronto per andare al lavoro. Siamo al quarto e ultimo risveglio. Il nostro protagonista è chiaramente stanco di questo loop nel quale è finito, dal quale non sembra possibile uscire. Dopo il suono della sveglia, la prende in mano e la scaraventa contro il muro: il tempo sembra fermarsi, tutti gli orologi della casa rallentano il corso. Il personaggio inizia a scendere le scale e rivede tutti i suoi alter ego al rallentatore, quello che precipita dalle scale, quello che cade in giardino, quello che lancia il nano e se stesso in giacca e cravatta pronto per andare al lavoro. Esce in giardino e finalmente vede qualcosa che prima non aveva mai considerato: l’alba e la sua bellezza, il sole che sorge e inonda di luce la campagna circostante. Tocca l’orologio che porta in mano ed ecco che tutti i livelli ecco convergono in

uno: il nostro protagonista è ancora vivo, si è salvato perché ha smesso per una volta di guardare i suoi orologi, ha guardato oltre il tempo che scorre e si è fermato un minuto di più a osservare il mondo. “Destiny” è un cortometraggio ben studiato e strutturato, costato un anno di lavoro ai suoi ideatori che dimostrano una grande abilità tecnica presentando disegni molto puliti e semplici che ben compensano la narrazione, molto più complessa. All’interno del corto è stato volontariamente o involontariamente inserito un messaggio molto attuale: una denuncia, un monito per tutte quelle persone che vivono una vita scandita dal tempo, ogni mattina uguale, le stesse azioni studiate minuto per minuto per non perdere l’autobus e arrivare in tempo al lavoro, azioni che spesso ci fanno scordare gli altri e il resto del mondo. Il destino è sempre puntuale, sembrano volerci suggerire i creatori, tanto vale lasciarci distrarre ogni tanto da quello che ci si presenta davanti.

Francesca Cerutti


MOVIES...

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ARTINTIME FESTIVALETTERATURA

MITO

MFF

A Mantova dal 4 all’8 settembre si svolgerà la diciassettesima edizione del “Festivaletteratura”, la rassegna letteraria che accoglie annualmente grandi nomi della cultura italiana e internazionale, in un evento aperto a un pubblico vario di appassionati e curiosi. Cinque giorni di kermesse in cui opere, temi e autori verranno presentati e approfonditi nel corso di dibattiti, incontri e anteprime, in cui interverranno giovani promesse della letteratura, giornalisti e importanti autori del panorama mondiale. Per maggiori informazioni sul programma: www.festivaletteratura.it.

Settima edizione per la rassegna musicale “MITO Settembre Musica”. L’evento, che verrà inaugurato il 4 settembre al Teatro alla Scala di Milano, accoglierà come ogni anno musicisti e artisti di fama internazionale, che si esibiranno in concerti e performance spaziando dal repertorio classico e antico, al jazz e alla musica contemporanea. Un calendario ricco di appuntamenti, tra cui incontri, mostre e omaggi, che coinvolgeranno i principali centri culturali di Torino e Milano. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale dell’evento: www.mitosettembremusica.it.

Diciottesimo appuntamento con il “Milano Film Festival”, che dal 5 al 15 settembre accoglierà nel capoluogo lombardo i migliori talenti della cinematografia italiana e internazionale, importanti ospiti e un ricco pubblico di appassionati. L’obiettivo della kermesse rimane quello di individuare e promuovere a un vasto pubblico internazionale nuove direzioni cinematografiche, qualità e innovazione. Una rassegna ricca di proiezioni, incontri, laboratori e anteprime, di cui potrete conoscere anticipazioni e curiosità visitando il sito www.milanofilmfestival.it.

SIFF

MTV DIGITAL DAYS

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA D’ARTE

Dal 7 al 15 settembre nella città di Tricase (LE) si terrà la decima edizione del “Salento International Film Festival”. La rassegna, interamente dedicata alla cinematografia indipendente contemporanea, sarà come sempre luogo di confronto di culture e tradizioni e accoglierà autori, registi e ospiti provenienti da tutto il mondo, che interverranno in incontri, proiezioni e rassegne omaggio. Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale dell’evento www.salentofilmfestival.com dove troverete il programma completo della rassegna.

Nella splendida cornice della Reggia di Venaria Reale (TO) il 13 e 14 settembre si terrà la prima edizione di “MTV Digital Days”, evento dedicato alle nuove forme di musica e intrattenimento digitale, in cui si esibiranno alcuni dei più noti dj italiani e internazionali. Due giorni in cui gli amanti di musica elettronica e hip hop, potranno apprezzare artisti del calibro di 2many Dj’s, GTA, Disclosure, e conoscere le principali innovazioni tecnologiche utilizzate in ambito musicale. Per maggiori informazioni sugli appuntamenti in programma digitaldays.mtv.it.

Presso il Palazzo Reale di Milano dal 16 al 20 settembre si svolgerà la dodicesima edizione del “Festival Internazionale del Cinema d’Arte”, la rassegna dedicata alla promozione dei linguaggi universali del cinema e dell’arte. La kermesse comprende due sezioni di concorso (Cinema d’arte, Art Lab) e prevede un ricco calendario di proiezioni, appuntamenti collaterali, incontri e approfondimenti, a cui prenderanno parte registi, autori e molti altri importanti ospiti di fama internazionale. Per maggiori informazioni sul festival www.festivalcinemadarte.it.

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EVENTS

A cura di Anna Moschietto

PORDENONE LEGGE

ARTELIBRO

TCBF

Dal 18 al 22 settembre torna l’appuntamento annuale con la rassegna letteraria della città di Pordenone, “Pordenone Legge”. L’evento, che come sempre sarà ospitato nel centro storico cittadino, proporrà al pubblico incontri, presentazioni, anteprime, reading, mostre, laboratori e spettacoli, in cui interverranno autori, artisti, giornalisti e importanti ospiti del panorama culturale internazionale. Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito www.pordenonelegge.it dove potrete consultare il programma completo della rassegna.

Dal 19 al 22 settembre, presso il Palazzo Re Enzo e del Podestà di Bologna, si svolgerà la decima edizione del festival dedicato al libro d’arte “Artelibro”. La rassegna, che quest’anno avrà come tema “Musica per gli occhi. Collezionismo all’Opera”, prevede come sempre mostre, concerti, incontri, presentazioni e iniziative legate all’editoria d’arte per ragazzi. Novità dell’edizione sarà la sezione dedicata all’editoria digitale in cui sarà possibile consultare e-book e conoscere le app più interessanti. Per maggiori informazioni consultate il sito ufficiale dell’evento www.artelibro.it.

Decima edizione per il “Treviso Comic Book Festival”, la rassegna internazionale dedicata al fumetto della città di Treviso. L’evento, che si svolgerà dal 21 al 29 settembre, accoglierà fumettisti, artisti, autori e ospiti provenienti da tutto il mondo, che interverranno in incontri, presentazioni, workshop, mostre ed eventi speciali. Un decimo anniversario ricco di novità e appuntamenti, che riguarderanno anche il Paese ospite dell’edizione, la Danimarca. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.trevisocomicbookfestival.it.

SOCIAL MEDIA WEEK

ITN EXPO

FESTIVAL DELLA LETTERATURA DI VIAGGIO

Torna anche quest’anno l’appuntamento con la conferenza internazionale dedicata ai media digitali “Social Media Week”, che dal 23 al 27 settembre, nella città di Torino, presenterà le principali novità e tendenze dei social media. L’edizione, dedicata al tema “Open&Connected”, sarà incentrata sui principi della collaborazione e della connessione globale, argomenti su cui saranno organizzati incontri, seminari e conferenze, a cui potranno partecipare aziende, professionisti e appassionati del mondo della comunicazione digitale. Per maggiori informazioni: socialmediaweek.org.

Il 26 e 27 settembre presso il Centro Congressi Lingotto di Torino si terrà la quinta edizione della conferenza & expo B2B “Infrastructures and technologies for the smart city”. L’evento, che si propone di presentare le principali novità e tendenze del settore delle infrastrutture digitali, darà particolare spazio all’approfondimento di alcune componenti tecnologiche tra cui le piattaforme Cloud e le soluzioni Big Data. Un appuntamento dedicato ai professionisti del settore di cui potete trovare maggiori informazioni all’indirizzo www.itnexpo.it.

A Roma, dal 26 al 29 settembre si svolgerà la sesta edizione del “Festival della letteratura di viaggio”, la rassegna letteraria dedicata alla narrazione del viaggio, di luoghi e culture. Una manifestazione che ogni anno accoglie autori, viaggiatori e narratori di tutto il mondo per raccontare al pubblico il viaggio e i viaggiatori. Un festival ricco di appuntamenti, incontri, mostre, laboratori e attività, in cui il pubblico potrà apprezzare questo particolare genere. Per maggiori informazioni su ospiti ed eventi in calendario visitate il sito www.festivaletteraturadiviaggio.it.

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