DIETRO LE QUINTE
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La luce e l’anima di Gaetano Previati di Marta Santacatterina
U
n ponte tra Simbolismo, Divisionismo e Futurismo: la curatrice Chiara Vorrasi presenta così Gaetano Previati (Ferrara, 1852 – Lavagna, 1920), uno dei rari artisti – con Giovanni Segantini, Medardo Rosso, Pellizza da Volpedo – a salvarsi dall’accusa di “passatismo” scagliata da Umberto Boccioni il quale, vedendo nel 1910 Paolo e Francesca del pittore ferrarese, ne rimase profondamente colpito, spingendolo a scrivere che con Previati le forme cominciavano a parlare come musica, i corpi aspiravano a farsi atmosfera e il soggetto era pronto a trasformarsi in stato d’animo. Quegli stati d’animo che, da fine Ottocento, divennero cruciali per tante discipline artistiche, dalla poesia di Baudelaire alla musica e alla pittura. Ma ci sono voluti cent’anni, dichiara ancora Vorrasi, “perché ci si ponesse il problema di riaprire il caso Previati, un artista che va considerato il padre dell’avanguardia del Novecento nonostante illustri storici dell’arte come Argan e come Longhi lo considerassero un fenomeno di superficie, un innamoramento causato dallo scientismo dell’Ottocento, tutto sommato non troppo convincente”; la mostra di Ferrara che ora ne celebra il centenario dalla morte finalmente lo riafferma quale caposaldo della via italiana alla modernità. LE OPERE IN MOSTRA Gli esordi di Previati si collocano in un contesto romantico che caratterizza la sua formazione e che lo porta a scegliere temi tradizionali, ma solo per poco; in breve, infatti, “capisce qual è la sua direzione e approda al Simbolismo, all’arte di esprimere l’inesprimibile, di varcare le apparenze reali e la gabbia che costringe le apparenze dentro la forma. Accede alla dimensione interiorizzata della fantasticheria e del sogno: le linee diventano fluide come la musica, mentre il colore è in grado di accendere la risposta empatica alle emozioni”, racconta sempre la curatrice. La mostra si apre allora con due sorprendenti versioni di un soggetto che riprende l’immaginario dei poeti maledetti intenzionati a superare la barriera della realtà oggettiva, cioè Le fumatrici di oppio, nonché con
un’inquietante, quasi gotica – e chi se lo aspettava, dal “pittore della luce”? – Prima comunione del 1884. Ma ben presto l’attenzione del pittore si rivolge a quella suggestione luminosa che solo il colore diviso può dare: ecco Pace (titolo originario di Nel prato, del 1889-90), con cui Previati aderisce al Divisionismo, tecnica che gli consente di esprimere una sensibilità moderna che, dopo l’avvento della fotografia, non è più disposta a credere all’apparenza sensibile delle cose. L’artista allora “scarta la realtà e recupera tutti gli stimoli che gli vengono dalla scena contemporanea e le atmosfere sfumate della Scapigliatura per creare un coinvolgimento in chi osserva l’opera, per invitarlo ad accedere alla dimensione dell’immaginazione”. UN PITTORE MODERNO Preziosa per la mostra – che riunisce 98 opere, compresi alcuni documenti inediti – è la collaborazione con l’archivio degli eredi poiché, oltre a rivelare la concezione originaria di alcune opere, ha permesso di studiare le ricerche di Previati sul connubio pittura e musica, e disegno e teatro. A tal proposito sono esposti dei lavori in cui l’artista ha dato un’interpretazione moderna a due temi prettamente ferraresi: uno centrato sul recente e inaspettato ritrovamento del quadro giovanile raffigurante Torquato Tasso e che si pensava perduto. Il secondo è rappresentato da un’opera totale che prevedeva la musica di Vittore Veneziani, la poesia di Domenico Tumiati e la proiezione dei disegni di Previati, che ora si possono ammirare e che raccontano la tragica storia di Ugo e Parisina, episodio di sangue avvenuto nel 1425 proprio nelle carceri del Castello Estense. Un’accelerazione improvvisa chiude il percorso: La ferrovia del Pacifico è un grande quadro databile attorno al 1914, e la data merita di essere sottolineata perché l’Italia in quegli anni era immersa nel turbinio futurista, con i suoi inni alla velocità e all’energia. L’anziano Previati non abbandona la tecnica divisionista, cifra del suo stile, ma accetta la sfida della modernità, e in quella locomotiva sbuffante che attraversa rapida un ponte sospeso in ferro c’è un po’ di quel sentimento che animava i suoi giovani “figli” futuristi.
fino al 7 giugno
TRA SIMBOLISMO E FUTURISMO. GAETANO PREVIATI
a cura di Chiara Vorrasi Catalogo Fondazione Ferrara Arte CASTELLO ESTENSE Largo Castello 1 – Ferrara 0532 299233 castelloestense.it
Gaetano Previati, Paolo e Francesca, 1909, Museo dell’Ottocento, Ferrara