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GALLERIA, LABORATORIO, SPAZIO PER RESIDENZE LAILA HIDA RACCONTA “LE 18”
from Artribune #72
by Artribune
Nella vecchia Medina di Marrakech, LE 18, uno spazio culturale e di residenza multidisciplinare, propone un programma rigoroso che include mostre, conversazioni, workshop e pubblicazioni. Fondato da Laila Hida, lo spazio-galleria è incentrato sull’apprendimento collettivo e si basa su una rete fluida di collaboratori.
Come si è evoluta la scena artistica di Marrakech negli ultimi 10 anni?
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Esattamente 10 anni fa la scena artistica conobbe un ribollire iniziato qualche anno prima con la Biennale di Marrakech. C’era una rilevante attività turistica, nonché l’inizio di un forte interesse per le scene sudafricane. La Biennale è stata, per certi versi, un catalizzatore delle energie di questa svolta. Da allora, Marrakech ha attirato parecchi artisti marocchini di altre regioni, ma anche artisti internazionali. Sono nate nuove gallerie con progetti più impegnati e infine la fiera 1:54, che si è insediata nello spazio lasciato dalla Biennale creando ogni anno una boccata d’aria fresca per Marrakech.
Però...?
Però la maggior parte delle manifestazioni rimangono eventi temporanei e, anche se portano molta visibilità, sono ancora troppo pochi i programmi di ricerca e supporto alla creazione a lungo termine.
Puoi parlarci del tuo lavoro sul territorio e dei tuoi artisti?
Siamo una sorta di laboratorio tanto sul piano della creazione quanto della curatela. Stiamo lavorando su molti fronti a livello prettamente locale e su piccola scala. Sviluppiamo assi che ci guidano (i beni comuni, l’immagine e la rappresentazione, l’oralità, le pratiche vernacolari, tra gli altri) e da cui possiamo innescare riflessioni critiche sulla produzione artistica e su questioni sociali. Lo facciamo attraverso residenze di artisti, programmi di scambio con strutture marocchine e internazionali per condividere i nostri valori o preoccupazioni. Cerchiamo di supportare gli artisti all’inizio della loro carriera, coinvolgendoli nei nostri progetti o integrandoli in una comunità più ampia. Non rappresentiamo gli artisti come fa una tradizionale galleria, li consideriamo piuttosto come collaboratori.
LE 18 funge spesso da luogo e contenitore di conversazioni e scambi sui processi e le problematiche del Paese; ci puoi parlare del ruolo di LE 18 nella scena artistica di Marrakech?
Lavoriamo per la nostra sopravvivenza in un ecosistema governato dallo scambio economico e capitalista. La nostra sopravvivenza significa quella di spazi sperimentali, di forme di solidarietà, di impegni individuali e collettivi, di spazi di libertà, di confronto, di scambio, di incontro. Oggi, lo vediamo nelle strutture sia private che statali qui o in Occidente, c’è una forte ripresa delle pratiche sociali, delle questioni collettive, delle istanze sociali, ma nulla è cambiato in fondo.
Le strutture funzionano allo stesso modo e riproducono le stesse disuguaglianze, lo stesso sistema egemonico.